Buoni come il pane è un progetto per la Scuola Primaria promosso da Panificio Zorzi s.r.l., in collaborazione con Pleiadi s.r.l..
www.buonicomeilpane.it
5. LETTERA DEL
PRESIDENTE
Nel Panificio Zorzi ogni giorno vengono sfornati prodotti
panificati che seguono un iter invariato da tre generazio-
ni, con profonde radici nella terra in cui produciamo: la
Valdadige .
Credo fermamente che la base indispensabile su cui co-
struire l’innovazione sia il rispetto dell’esperienza eredita-
ta dei nostri genitori e dei nostri nonni .
Se non conosciamo il nostro passato, non possiamo co-
struire il nostro futuro.
Perciò nella mia azienda seguiamo prassi consolidate da
oltre mezzo secolo di attività, anche quando studiamo e
mettiamo a punto un prodotto nuovo e innovativo .
Ho scelto quindi di condividere l’esperienza e la tradizio-
ne, tramandandola ai miei figli, e oggi voglio farlo con
voi dando vita al progetto Buoni come il pane.
Le prossime pagine faranno vivere un’avventura diver-
tente e variegata, ma soprattutto importante perché il
pane e i suoi derivati sono alla base della nostra alimen-
tazione quotidiana, ormai da secoli .
Buona lettura,
Gianni Zorzi
Presidente
6.
7. PIACERE,GRÌ!
Ciao, sono Grì, e sono buono come il pane.
Seguimi e ti spiegherò tutti i segreti del mondo del pane:
quello che “non avresti mai detto” e tante sorprendenti
curiosità.
Ti spiegherò anche perché il pane è importante per di-
ventare grandi, e perché i tuoi antenati lo mangiano da
secoli, anche se con nomi e forme diverse.
Cosa stai aspettando? Gira pagina e iniziamo la nostra
avventura!
Grì
8.
9. buoni come il pane
PREMESSA
Parlare del pane e dei suoi sostituti significa mettere in
primo piano un elemento (e un alimento) che unisce: pur
nelle numerose particolarità locali, il pane è un simbolo
che da sempre accomuna tutti i popoli, raccontando il
rapporto dell’uomo con la natura e i suoi elementi.
È il primo alimento solido che la madre dà al neonato,
l’unico che consumiamo in ogni momento della giornata
e in tutto il corso della vita.
E se ciò non fosse già abbastanza, qualcosa di così pre-
zioso eppur comune come il pane e i suoi sostituti, che
trovano posto sulle tavole degli italiani ogni giorno, può
offrire una gamma sorprendente di opportunità d’inse-
gnamento interdisciplinari e per tutte le età.
Buoni come il pane punta, quindi, a essere uno strumen-
to d’ausilio per l’insegnante - e per gli studenti – della
Scuola Primaria, accompagnandolo lungo tutto un ciclo
quinquennale. Dalla microbiologia alla storia, dalla bo-
tanica alla fisica, il docente scoprirà come la trattazione
del pane e dei suoi sostituti in Buoni come il pane, vo-
lendo celebrare un alimento antico e tutt’oggi essenziale,
proponga numerosi spunti per affrontare in classe in ma-
niera convincente argomenti didatticamente rilevanti,
anche quelli più ostici.
10.
11. buoni come il pane
SOMMARIO
1.UN MONDO DI PANE
1.1 Una questione di legge
1.2 Antico quanto noi
1.3 Giro d’Italia, giro di pani
1.4 Paese che vai, pane che trovi
1.5 Pane e dintorni
1.6 Pane, che bene che mi fai!
2.PRIMA LA
MATERIA PRIMA
3.DALLA SPIGA
ALLA CIABATTA
4.CIBO = ENERGIA
4.1 Le altre fonti dell’energia
12. 12buoni come il pane
ricordare
scegliere
Il Panificio Zorzi è sempre alla ricerca di nuove
soluzioni per affinare il processo produttivo
conservando però tutti i valori e la stessa
passione degli inizi, quando, nel 1960, fu
fondato con tutte le caratteristiche di un’impresa
orgogliosamente artigiana.
Il Panificio Zorzi sceglie attentamente le
materie prime per realizzare i suoi prodotti, che
devono essere italiane, certificate e garantite.
Solo usando ingredienti di qualità, scelti con
passione e accuratezza, infatti, si può ambire a
un risultato eccellente.
LE 5 PAROLE
MAGICHE
Dal 1960, il Panificio Zorzi sforna grissini e sostituti del pane fragran-
ti, friabili e leggeri, circondato dalla natura autentica della Valda-
dige. Tradizione e innovazione fanno del Panificio Zorzi un’azienda
orientata al futuro senza rinunciare ai propri valori. L’anima dell’a-
zienda Zorzi può essere riassunta in cinque parole, che di frequen-
te ricorrono nelle pagine del presente lavoro.
13. 13 buoni come il pane
GUSTARE
ASPETTARE
INNOVARE
La degustazione è l’arma vincente dell’azienda:
chi assaggia un prodotto Zorzi, non lo lascia più.
I prodotti Zorzi nascono da un impasto ottenuto
con materie prime selezionate e, seguendo
un rigido processo di lievitazione e cottura,
conquistano tutti i palati, anche i più esigenti.
Fragranza, friabilità e leggerezza sono i risultati
di passione, amore, tradizione e innovazione
con cui i prodotti sono preparati.
Da esperti panificatori, il Panificio Zorzi conosce
l’importanza di una corretta e naturale
lievitazione. Ha, infatti, mantenuto un rituale
di quattro fasi di lavorazione, invariate fin
dall’origine, sapendo che è tempo ben investito.
Dal 1960, anno della fondazione, il Panificio Zorzi
ha percorso una costante evoluzione diventando
una moderna struttura produttiva.
Oggi può avvalersi di tecnologia che permette
una produzione adatta a sostenere le esigenze
dei consumatori italiani e non.
Il Panificio Zorzi, infatti, sforna grissini per tutto il
territorio nazionale ed estero.
14. 14buoni come il pane
UN MONDO
DI PANE1.
Il pane, dal latino panis, ha un po-
sto fondamentale nella tradizione
mediterranea – che è anche la no-
stra - come componente primario
dell’alimentazione, al punto che
il termine stesso può diventare
sinonimo di cibo o di nutrimento,
non necessariamente fisico. Nella
cucina più antica si usava il termi-
ne cumpanaticum (oggi compa-
natico) per indicare ogni prepara-
zione che poteva accompagnarsi
al pane, sottolineando il suo ruolo
fondamentale.
Il pane, oltre a essere uno degli
alimenti più diffusi e consumati, in
Italia come nel mondo, è anche
uno dei cibi dei quali esistono più
varianti, negli ingredienti come
nella loro quantità, dalla prepara-
zione alla forma. Dagli ingredienti
base, costituiti da farina, acqua,
sale e lievito, si passa a una serie di
combinazioni, di possibilità di arric-
chimento e di tempi di lavorazione
pressoché infiniti e in gran parte le-
gati alle risorse e alle tradizioni dei
luoghi ove viene preparato e da lì
diffuso. Il pane, nella sua forma
più stravolta, diventa crackers,
grissini, fette biscottate e altri pro-
dotti da forno, meglio conosciuti
come “sostituiti”.
1.1 Una questione di legge
Volendo dare una definizione pre-
cisa del pane, si potrebbe dire che
è un prodotto alimentare ottenuto
dalla fermentazione, cui segue una
lievitazione, e successiva cottura in
forno di un impasto a base di fari-
na di cereali, acqua, confezionato
con diverse modalità, spesso arric-
chito e caratterizzato da ingredien-
ti prettamente regionali.
In Italia è la legge che ne stabilisce
chiaramente le caratteristiche e le
eventuali denominazioni. Un primo
decreto del Presidente della Repub-
blica in merito (il n. 580 del 4 luglio
1967) fu promulgato negli anni del
boom economico, in un periodo sto-
rico in cui il Paese vedeva la ripresa
e il fiorire dell’intero sistema pro-
duttivo dopo gli anni della guerra;
la legge ha definito il pane come
il prodotto ottenuto dalla cottura
totale o parziale di una pasta con-
venientemente lievitata, preparata
con sfarinati di grano, acqua e lie-
vito, con o senza aggiunta di sale
comune; ha individuato anche due
tipologie di pane - il pane comune e
quello speciale – e precisato il con-
tenuto di acqua da impiegare nella
panificazione, le tipologie di sostan-
za grassa ammessa e la percentua-
le minima dei grassi contenuti nei
pani speciali.
15. 15 buoni come il pane
TITOLO III - PaneArt. 14.
1. È denominato “pane” il prodot-
to ottenuto dalla cottura totale o
parziale di una pasta convenien-
temente lievitata, preparata con
sfarinati di grano, acqua e lievi-
to, con o senza aggiunta di sale
comune (cloruro di sodio).
2. Il prodotto di cui al comma 1 ot-
tenuto da una cottura parziale,
se destinato al consumatore fi-
nale, deve essere contenuto in
imballaggi singolarmente pre-
confezionati recanti in etichetta
le indicazioni previste dalle di-
sposizioni vigenti e, in modo evi-
dente, la denominazione “pane”
completata dalla menzione “par-
zialmente cotto” o altra equiva-
lente, nonché l’avvertenza che il
prodotto deve essere consumato
previa ulteriore cottura e l’indica-
zione delle relative modalità del-
la stessa.
3. Nel caso di prodotto surgelato, ol-
tre a quanto previsto dal comma
2, l’etichetta dovrà riportare le in-
dicazioni previste dalla normati-
va vigente in materia di prodotti
alimentari surgelati, nonché la
menzione “surgelato”.
4. Il pane ottenuto mediante com-
pletamento di cottura di pane
parzialmente cotto, surgelato
o non, deve essere distribuito e
messo in vendita, previo confe-
zionamento ed etichettature ri-
portanti le indicazioni previste
dalla normativa vigente in mate-
ria di prodotti alimentari, in com-
parti separati dal pane fresco e
con le necessarie indicazioni per
informare il consumatore sulla
natura del prodotto.
5. Per il prodotto non destinato al
consumatore finale si applicano
le norme stabilite dall’art. 17 del
D.Lgs. 27 gennaio 1992, n. 109.
Art. 15.
Gli sfarinati impiegati per la produ-
zione del pane destinato alla ven-
dita al pubblico devono corrispon-
dere ai tipi ed alle caratteristiche di
cui agli articoli 7, 9 e 11.
Art. 16.
Il contenuto in acqua del pane a
cottura completa, qualunque sia
il tipo di sfarinato impiegato nella
produzione del medesimo, con la
sola eccezione del pane prodotto
con farina integrale, per il quale
è consentito un aumento del 2 per
cento, è stabilito come appresso:
» pezzature sino a 70 grammi, massi-
mo 29%
» da 100 a 250 grammi, massimo 31%
» da 300 a 500 grammi, massimo 34%
APPROFONDIMENTO+
Disciplina per la lavorazione e commerciodei cereali, degli sfarinati, del pane e dellepaste alimentari.
16. 16buoni come il pane
» da 600 a 1.000 grammi, massimo 38%
» oltre i 1.000 grammi, massimo 40%
Per le pezzature di peso intermedio
tra quelle sopra indicate il contenu-
to massimo in acqua è quello che
risulta dalla interpolazione fra i due
valori-limite. Le altre caratteristiche
analitiche del pane devono identifi-
carsi con quelle degli sfarinati con i
quali il pane è stato prodotto. È tol-
lerata una maggiorazione di 0,05
sul contenuto in ceneri, rispetto a
quello degli sfarinati impiegati nel-
la produzione del pane.
Art. 17.
Il pane prodotto con farina di grano
tenero avente le caratteristiche del
tipo 00 è denominato “pane di tipo 00”.
Il pane prodotto con farina di grano
tenero avente le caratteristiche del
tipo 0 è denominato “pane di tipo 0”.
Il pane prodotto con farina di grano
tenero avente le caratteristiche del
tipo 1 è denominato “pane di tipo 1”.
Il pane prodotto con farina di grano
tenero avente le caratteristiche del
tipo 2 è denominato “pane di tipo 2”.
Il pane prodotto con farina integrale
è denominato “pane di tipo integrale”.
Il pane prodotto con semola o con
semolato di grano duro, ovvero con
rimacine di semola o semolato, è
denominato rispettivamente “pane
di semola” e “pane di semolato”.
Nei locali di vendita i vari tipi di pane
devono essere collocati in scomparti
o recipienti separati, recanti un car-
tellino con l’indicazione del tipo di
pane e del relativo prezzo.
Art. 18.
[Nella produzione del pane è vieta-
to aggiungere ingredienti estranei,
salvo quanto disposto negli articoli
seguenti e salvi i competenti prov-
vedimenti del Ministro per la sanità,
emanati a norma della legge 30
aprile 1962, n. 283.]
È altresì vietata, nella produzione
del pane, l’utilizzazione nell’impasto
di residui di pane.
Art. 19.
[Nella produzione del pane è altresì
consentito l’impiego di:
a) farina di cereali maltati, che ab-
biano un potere diastasico, deter-
minato secondo il metodo Pollak,
non inferiore a 6.500 unità su so-
stanza secca;
b) estratti di malto, che abbiano un
potere diastasico, determinato se-
condo il metodo Pollak, non inferio-
re a 4.500 unità, ed abbiano le ca-
ratteristiche che verranno precisate
nel regolamento;
c) alfa amilasi e beta amilasi.
Per esigenze tecniche di produzione
di particolari forme di pane norma-
le, è ammessa la spalmatura con
uno dei grassi previsti dal primo
comma del successivo articolo 20.
L’esercizio degli stabilimenti o labo-
ratori di produzione delle sostanze
di cui al presente articolo è subor-
dinato all’autorizzazione prevista
dall’articolo 2 della L. 30 aprile 1962,
n. 283. Le sostanze stesse debbono
essere poste in commercio in confe-
zioni originali chiuse.]
Art. 20.
[Nella confezione dei pani speciali
è consentito l’impiego di burro, olio
di oliva - in tutti i tipi ammessi dalle
leggi vigenti, escluso l’olio di san-
sa di oliva rettificato - e strutto, sia
come tali che sotto forma di emul-
sionati, nonché latte e polvere di lat-
te, mosto d’uva, zibibbo ed altre uve
passe, fichi, olive, anice, origano,
17. 17 buoni come il pane
cumino, sesamo, malto, saccarosio
e destrosio.
Il pane speciale con l’aggiunta di
grassi deve contenere non meno
del 4,5 per cento di sostanza grassa
totale riferita a sostanza secca.
Il pane speciale al malto deve con-
tenere non meno del 7 per cento di
zuccheri riduttori, espressi in malto-
sio, riferito a sostanza secca.
Il pane speciale deve essere posto in
vendita con diciture che indichino
l’ingrediente aggiunto. Nel caso che
più ingredienti siano stati aggiunti,
le diciture devono indicare questi in
ordine decrescente di quantità pre-
sente riferita a peso. È vietata la ven-
dita di pane speciale con la generi-
ca denominazione di pane condito,
ingrassato o migliorato.
Il pane speciale deve essere tenuto,
nei locali di vendita, in scaffali se-
parati, forniti di cartelli recanti la di-
citura di cui al precedente comma.
L’impiego di ingredienti diversi da
quelli indicati nel presente articolo
deve essere autorizzato con decreto
del Ministro per la sanità, di concer-
to con i Ministri per l’agricoltura e
foreste e per l’industria, il commer-
cio e per l’artigianato; nel decreto
sono stabilite le norme e le moda-
lità per l’impiego e, al caso, per la
produzione ed il commercio degli
ingredienti autorizzati.]
Art. 21.
I prodotti ottenuti dalla cottura di
impasti preparati con farine ali-
mentari, anche se miscelate con
sfarinati di grano, devono essere
posti in vendita con l’aggiunta alla
denominazione “pane” della speci-
ficazione del vegetale da cui pro-
viene la farina impiegata.
Nella produzione dei tipi di pane di
cui al precedente comma possono
essere aggiunti gli ingredienti indi-
cati nell’articolo 20.
Art. 22.
[È denominato “grissino” il pane a
forma di bastoncino ottenuto dalla
cottura di una pasta lievitata, pre-
parata con farina di grano tenero
di tipo 0 o di tipo 00, acqua e lievito
con o senza sale.
È consentita la produzione di gris-
sini speciali, preparati con gli stessi
ingredienti previsti per il pane spe-
ciale dal precedente articolo 20,
nonché con i grassi alimentari in-
dustriali ammessi dalla legge.
Le caratteristiche degli ingredienti
aggiunti devono corrispondere a
quelle previste dagli articoli 19, 20
e 21 ed i grissini preparati con detti
ingredienti devono essere posti in
vendita secondo le modalità indi-
cate nel precedente articolo 20.
Sulle confezioni sigillate devono es-
sere indicati gli ingredienti, in ordi-
ne decrescente di quantità presen-
te riferita a peso.
In caso di vendita allo stato sfuso,
tali indicazioni devono essere ripor-
tate sul contenitore con apposito
cartellino indicante il prodotto.]
Art. 23.
Il pane deve essere venduto a peso.
Art. 24.
La vendita al pubblico del pane
di qualsiasi tipo e specie può es-
sere esercitata solo dagli esercizi
che abbiano ottenuto la prescritta
licenza di commercio, nella quale
la voce “pane” sia indicata in modo
specifico. Fanno eccezione i grissini
confezionati all’origine in involucri
chiusi e sigillati e venduti in tali con-
18. 18buoni come il pane
fezioni al consumatore.
[Le imprese con rivendita di pane
non annessa al panificio sono tenute
a farsi rilasciare dai produttori una
distinta per ogni quantitativo e tipo di
pane fornito, con l’indicazione dell’in-
dirizzo della ditta produttrice, della
data di consegna, del tipo e della
quantità del pane consegnato].
[Tali distinte debbono essere tenute
nella rivendita a disposizione degli
agenti di sorveglianza fino ad esau-
rimento della vendita del pane cui
si riferiscono.]
Art. 25.
Gli esercizi, che vendono il pane pro-
miscuamente ad altri generi, devo-
no disporre, per il pane, di apposite
attrezzature, distinte da quelle adibi-
te alla vendita degli altri generi.
[Gli esercizi di cui al precedente
comma sono sottoposti alle prescri-
zioni igienico-sanitarie che saranno
stabilite dal regolamento.]
Art. 26.
Il trasporto del pane dal luogo di la-
vorazione all’esercizio di vendita, a
pubblici esercizi o a comunità deve
essere effettuato in recipienti lava-
bili e muniti di copertura a chiu-
sura, in modo che il pane risulti al
riparo dalla polvere e da ogni altra
causa di insudiciamento.
È vietata la vendita del pane in for-
ma ambulante e nei pubblici mer-
cati, fatta eccezione per quelli co-
perti, purché vi siano le garanzie di
cui agli articoli precedenti.
Art. 27.
È vietato vendere o detenere per
vendere pane alterato, adulterato,
sofisticato o infestato da parassiti
animali o vegetali.
Il decreto del Presidente della Re-
pubblica n. 502 del 30 novembre
1998 ha in parte rivisto la normativa
in materia di lavorazione e di com-
mercio del pane.
Esso ha definito il pane parzialmen-
te cotto come pane ottenuto me-
diante completamento di cottura
da pane parzialmente cotto, surge-
lato o non surgelato; questo deve
essere distribuito e messo in vendita
in comparti separati dal pane fre-
sco e in imballaggi preconfezionati.
Il pane ottenuto dalla miscelazione
di diversi tipi di sfarinati è denomi-
nato “pane al” seguito dal nome del-
lo sfarinato utilizzato.
Nella produzione del pane è con-
sentito l’impiego delle seguenti so-
stanze: farine di cereali maltati,
estratti di malto, alfa e beta amilasi
e altri enzimi naturalmente presenti
negli sfarinati utilizzati, paste acide
essiccate, farine pre-gelatinizzate
di frumento, glutine, amidi alimen-
tari, zuccheri.
Secondo il decreto, è poi denomina-
to “grissino” il pane a forma di ba-
stoncino, ottenuto dalla cottura di
una pasta lievitata, preparata con
gli sfarinati di frumento utilizzabili
nella panificazione, acqua e lievi-
to, con o senza sale alimentare.
19. 19 buoni come il pane
1.2 Antico quanto noi
Neolitico (10.000 a.C.)
L’uomo, da cacciatore e
raccoglitore di frutti, diventa
produttore del proprio cibo
grazie all’allevamento del
bestiame e all’agricoltura.
Antichi Egizi (2000 a.C.)
Gli Egizi possono essere
considerati fra i primi ad aver
apprezzato il pane lievitato: lo
dimostrano i dipinti sulle pareti
delle tombe.
Antichi Romani (300 a.C.)
Nell’Antica Roma, nasce la
prima corporazione di fornai,
all’inizio principalmente
cittadini di bassa condizione
sociale; in seguito, però,
ottennero privilegi e contributi
e ci fu anche chi fece fortuna,
come Marco Virgilio Eurisace, il
cui sepolcro, a Porta Maggiore,
racconta, nei rilievi di pregio,
le fasi della panificazione.
Antichi Greci (800 a.C.)
Nell’Antica Grecia, il pane
ha un ruolo fondamentale
nell’alimentazione, tanto da
diventare un oggetto di culto
rappresentato dalla dea
Demetra.
Medioevo (500-1300 d.C.)
Con il pane bianco di frumento
si cibavano i ricchi mentre la
povera gente si sfamava con il
pane d’avena o di crusca.
Settecento e Ottocento
Si fanno i primi tentativi
moderni di sostituire le
macchine per la panificazione
a mano con quelle
meccaniche, come quella del
fornaio parigino Salignac.
Seicento
Il panettiere di corte, Antonio
Brunero, ha un’idea geniale
per nutrire il futuro re d’Italia,
Vittorio Amedeo II, gracile e
debole: creare un pane friabile
e digeribile, fatto di sola crosta.
Nasce così il grissino.
Oggi
La produzione del pane e dei
suoi sostituti è automatizzata.
I prodotti, in un’infinità di
forme e sapori, si vendono al
supermercato, in panetteria o
in gastronomia.
20. 20buoni come il pane
Il pane è antico quanto noi: la sua
storia inizia con le prime tracce di
uomini che, smettendo di girovaga-
re per cacciare e raccogliere quel-
lo che cresceva spontaneamente
per cibarsene, divennero stanziali.
Fin da quando l’uomo iniziò a de-
dicarsi all’agricoltura i cereali han-
no costituito la base della sua ali-
mentazione; questi erano macinati
utilizzando le pietre, impastati con
l’acqua e cotti, a produrre una spe-
cie di focaccia non lievitata.
Testi antichi e resti archeologici
hanno confermato che il pane era
usato non solo dagli antichi Egizi, i
quali introdussero il concetto di fer-
mentazione, ma era un alimento
comune anche presso i Greci – che
ne producevano più di 70 tipi di-
versi - e faceva parte degli usi ali-
mentari dei Romani. Quest’ultimi,
inizialmente, utilizzavano il farro
sotto forma di focaccia salata, la ce-
lebre puls, vero piatto nazionale ai
primordi della loro storia; solo dopo
aver conquistato la Grecia, i Ro-
mani scoprirono il pane lievitato e,
man mano che le tecniche di maci-
natura e setacciatura della farina e
di preparazione e cottura del pane
si andavano complicando, la pro-
duzione si trasferì dall’ambito fami-
liare a quello “industriale”, ad opera
di artigiani specializzati, i pistores,
veri e propri fornai. Si diffusero così
i primi forni aperti al pubblico ma
il pane continuava a essere cotto
anche nei forni privati, come quelli
che sono stati ritrovati nelle case di
Pompei.
Nella società medievale le varie
classi si distinguevano dal rapporto
che avevano con il pane: ai ricchi
spettava un pane di frumento, ai po-
veri era destinato il consumo di un
pane formato da numerosi cereali;
ai primi il pane bianco, ai secondi il
pane nero; per i benestanti il pane
era cotto al forno, per gli altri utiliz-
zando tecniche più umili; ai primi il
pane non veniva mai meno, sulle
tavole dei secondi, invece, i cereali
erano consumati anche sotto forma
di polenta e zuppa.
Tra il ‘600 e il ‘700, ai banchetti dei
nobili, fece la sua comparsa il grissi-
no. Tradizionalmente la sua nascita
si fa risalire al 1679, quando il forna-
io di corte Antonio Brunero inventò
21. 21 buoni come il pane
questo alimento per poter nutrire il
futuro re d’Italia Vittorio Amedeo II,
di salute cagionevole e incapace di
digerire la mollica del pane.
La sostituzione di macchine al la-
voro a mano cominciò nell’antichi-
tà ma per quasi quaranta secoli
la tecnica della panificazione non
subì sostanziali mutamenti fino al
XVIII secolo. I primi tentativi moder-
ni di creazione d’impastatrici mec-
caniche datano infatti dal 1760,
quando il fornaio parigino Salignac
tentò di eseguire l’impasto con una
specie di erpice girante attorno a
un asse verticale per l’azione di un
motore animale; contemporanea-
mente, la regina Maria Antonietta
propose di sfidare la fame con le
brioches (i rivoluzionari successiva-
mente preferiranno la ghigliottina).
Nel 1810 un altro fornaio parigino, il
Lembert, stimolato da un concorso,
creò la prima impastatrice pratica;
più tardi furono applicate con mag-
gior successo l’impastatrice Boland,
che aveva il pregio di non lacerare
la pasta ma di stirarla e aerarla, la
Rolland e la Deliry. I continui perfe-
zionamenti delle vecchie macchi-
ne e la creazione di nuove hanno
portato oggi all’impianto di panifici
completamente automatici.
Grande importanza nella storia del
pane va poi attribuita all’introdu-
zione delle polveri lievitanti, risa-
lente al 1838 - oggi vietate in Italia
- e dei lieviti moderni, dovuti alle
scoperte di Pasteur sulla fermenta-
zione alcolica.
APPROFONDIMENTO+
Louis Pasteur è stato un chimico, bio-
logo e microbiologo francese. Grazie
alle sue scoperte e alla sua attività di
ricerca, è considerato universalmen-
te il fondatore della moderna micro-
biologia, ovvero della branca della
biologia che studia la struttura e le
funzioni dei microrganismi, cioè di
tutti quegli organismi viventi non visi-
bili ad occhio nudo.
Il procedimento della pastorizzazione
deve il suo nome proprio a Pasteur, il
quale compì i primi esperimenti, su
incarico di Napoleone III a partire dal
1853, sul vino. Oltre a notevoli avan-
zamenti nella comprensione della
fermentazione alcolica ad opera dei
lieviti, scoprì che il vino riscaldato a
55 °C in assenza di ossigeno non subi-
va l’inacidimento, comune all’epoca.
Pasteur dimostrò così la possibilità di
trasportare il vino trattato su lunghis-
sime distanze, con ovvi vantaggi per
le esportazioni francesi, senza che si
deteriorasse o fosse necessario addi-
zionarlo con alcol per tentare di evi-
tarlo, come si faceva in precedenza.
Negli stessi anni applicò il medesimo
procedimento all’aceto e poco dopo
anche alla birra.
Louis Pasteur
22. 22buoni come il pane
1.3 Giro d’Italia, giro di pani
Nella tradizione culinaria italiana
esistono infinite varietà di pane che
cambiano da zona a zona, a volte
anche da provincia a provincia.
Ognuna ha una sua storia, una
particolarità, una forma, un sapo-
re. Ognuna è migliore dell’altra: di-
pende dai gusti!
Partendo da nord, in Veneto trovia-
mo le spaccatine, piccoli pani ro-
tondi incisi a metà, e il montasù, due
cornetti sovrapposti di mollica mor-
bida e crosta sottile, oltre natural-
mente al grissino Valdadige, fria-
bile e leggero. Nel vicino Trentino
Alto Adige, i pani risentono spesso
dell’influenza austriaca, come i bre-
zel, ciambelle dalla caratteristica
forma intrecciata, e le rosette o kai-
ser, il pane dell’imperatore ricoperto
di semi di papavero ma non solo. In
Lombardia il pane più popolare è
la michetta, vuota all’interno e dal
tipico stampo a stella con “cappel-
lo” centrale. In Piemonte troviamo
la biova, soffice e bianchissima, e
la grissia, da cui derivano i grissini
- quelli tipici torinesi sono stirati. La
forma di pane più frequente sulle
tavole in Liguria è il libretto, dall’a-
spetto rigonfio come fosse un libro
aperto, ma la regione è
forse meglio nota per le focacce,
morbide e schiacciate, spennellate
con un’emulsione di olio extravergi-
ne, acqua e sale.
Dell’Emilia Romagna sono noti il
coppia ferrarese, a forma di una “x”,
e la mitica piadina, sfoglia bassa e
tonda, tutta da farcire. Un classico
della Toscana è invece il toscano o
sciocco senza sale; se nelle Marche
il pane è unito al mosto, in Umbria
può essere caciato, con pecorino, o
nociato, con le noci. Pane tradizio-
nale laziale è la ciriola, di piccolo
taglio e di forma vagamente simile
a un pallone da rugby; stessa forma
con incisioni superficiali nel pane di
mais in Abruzzo e in Molise.
Più a sud troviamo il pane cafone,
semplice ma profumatissimo, e il
pane di Padula, segnato a quadretti
sulla superficie e che resta fragran-
te per giorni; grande formato anche
per il pugliese pane di Altamura,
cotto nei tradizionali forni a legno e
in pietra. Diversi pani calabresi han-
no il buco in centro: tra questi i taral-
li, ciambelle secche e tonde, anche
di dimensioni più piccole (tarallini).
Infine le isole: in Sicilia troviamo le
morbide muffolette, da farcire, il
ATTIVITÀ
*Innovare significa cambiare l’ordine delle cose per farne di nuove che ga-
rantiscono, quasi sempre, risultati migliori. L’intuizione del fiorentino Antonio
Meucci, per esempio, ha dato vita al primo telefono, il quale rivoluzionò il
mondo delle comunicazioni.
Svolgi una ricerca sull’innovazione nella panificazione, dal mulino
azionato dalla forza dell’uomo o degli animali, a quello messo in moto
dall’acqua o dal vento, fino alle modernissime macchine automatizzate.
Il mulino, antico e moderno
23. 23 buoni come il pane
pane di Monreale, dal-
la mollica color giallo
intenso e spolverato di
semi di sesamo, e altri
pani per le feste. Sulle
tavole dei sardi il pane
non funge da semplice
accompagnamento,
ma è lui stesso il prota-
gonista: quello per an-
tonomasia è il carasau
o carta di musica per
la sua caratteristica
croccantezza che ne
rende rumorosa la ma-
sticazione.
ATTIVITÀ
*Il pane e i suoi sostituti non sono solo da gustare per apprezzarne il sa-pore dolce o salato oppure l’aroma delle spezie che si sono aggiunte allaricetta di base. Essi vanno osservati con attenzione per ammirarne la for-ma e distinguerne il colore, della crosta e della mollica; vanno annusati,specialmente se appena sfornati, e vanno tenuti tra le mani per provaresensazioni di calore, di morbidezza o, viceversa, di croccantezza. I sostitutidel pane vanno, infine, anche ascoltati: un grissino che si spezza, quandoè fresco, produce un suono caratteristico.
Qual è il pane (o un suo sostituto) tipico del paese in cui vivi?Oppure: qual è il pane (o un suo sostituto) che più ti piace? Descrivi lesue caratteristiche usando tutti e cinque i sensi!
Pane in tutti i sensi
OGNI REGIONE
HA LA SUA
TRADIZIONE,
LA SUA STORIA E...
IL SUO PANE!
eccone alcuni:
Valle D’Aosta
Pane nero
di segale
lazio
Pizza
Bianca
romana
Calabria
Pane di
cerchiara
SARDEGNA
spianata
di ozieri
basilicata
Pane di
matera
molise
pizza pane
marche
pane del duca
UMBRIA
PANE DI STRETTULA
lombardia
miccone
pavese
EMILIA
ROMAGNA
COPPIA
FERRARESE
puglia
puccia
liguria
focaccia
classica
di genova
piemonte
grissino
stirato
torinese
CAMPANIA
Pane CAFONE
ABRUZZO
pane casereccio
aquilano
TOSCANA
PANE SCIOCCO
veneto
grissino valdadige
FRIULI VENEZIA GIULIA
rosetta
triestina
(kaiser)
TRENTINO ALTO ADIGE
PANE DI SEGALE
sicilia
Pane nero di
castelvetrano
24. 24buoni come il pane
1.4 Paese che vai, pane
che trovi
Il pane costituisce la base dell’a-
limentazione non solo in Italia ma
anche nel resto del mondo, ad ec-
cezione di popolazioni che non pos-
sono dedicarsi all’agricoltura, come
per esempio gli eschimesi, oppure
alcune tribù africane, che sono dedi-
te esclusivamente all’allevamento del
bestiame.
Il pane simbolo della Francia è la ba-
guette: è nota forse a tutti l’immagine
delle persone che escono dalle pa-
netterie con il pane infilato sotto brac-
cio e privo di incarto. Si racconta che
fu Napoleone a ordinare ai fornai
di creare dei pani lunghi da ficcare
negli zaini dei soldati. Di origine fran-
cese è anche il pancarrè, prodotto
in stampi chiusi a sezione quadrata,
spesso usato per realizzare i toast.
In Cina il pane è sostituito dal riso, ma
in occasioni speciali è preparato un
insolito pane di piccole dimensioni,
che viene cotto a vapore, il pao tzu.
In molti paesi del Medio Oriente e
dell’Oriente, e cioè i Paesi Arabi e l’In-
dia, anziché usare il pane per avvi-
cinare il cibo sulla forchetta, il pane
costituisce già la forchetta con cui
prendere il cibo. Dopo aver strappa-
to un pezzetto di pane viene avvolto
intorno a un boccone di cibo, troppo
molle per essere raccolto con le dita,
e si infila in bocca sia il cibo che la
“posata”. Tra le “posate” più utilizza-
te in India, c’è il chapati, un tipo di
pane piatto non lievitato.
Accompagnano il momento del tè in-
glese (ma non solo) gli scones, piccoli
pani rotondi al burro dal caratteristi-
co sapore salato, che deriva dall’im-
piego di bicarbonato di sodio al po-
sto del lievito.
In Svezia, Danimarca, Norvegia e Fin-
landia il pane più diffuso è morbido
e scuro, preparato con farina di ave-
na o segale e venduto già affettato.
Anche in Germania, il pane tipico è
scuro, spesso ricoperto di semi, come
il Pumpernickel. Un’altra specialità
tedesca sono i Pretzel, ciambelline
intrecciate cosparse di sale.
25. 25 buoni come il pane
1.5 Pane e dintorni
Proverbi e modi di dire
Sono moltissimi in Italia i proverbi
e i modi di dire che parlano del
pane, per lo più espressioni conta-
dine tramandate oralmente. Quan-
do si è in ristrettezze economiche, si
dice che si vive “a pane e acqua”, al-
ludendo a un’alimentazione ai limiti
della sopravvivenza che rientrava
fra le varie forme di punizione car-
ceraria applicate fino a tempi non
troppo lontani. Essere molto franchi,
dire le cose apertamente senza la-
sciare possibilità di malintesi, anche
a costo di essere brutali può essere
reso con l’espressione “pane al pane,
vino al vino”. Se si va molto d’accordo
con qualcuno, si dice che si è “pane
e cacio”, un modo di dire che deri-
va dalla cultura pastorizia in cui l’a-
limentazione era basata sul pane e
formaggio.
Quando invece si sta parlando di un
articolo o di un bene molto richiesto,
si dice anche che si “vende come il
pane”. Il pane è talvolta anche ac-
costato all’offesa e alla vendetta:
“rendere pan per focaccia” esprime
l’intenzione di ripagare uno sgarbo
con un altro. Infine, con la metafora
“essere un pezzo di pane” si addita
una persona – o un animale - mite,
indulgente, di carattere malleabile.
CINA
pao tzu
FRANCIA
baguette
INGHILTERRA
scones GERMANIA
pretzel e pumpernickel
INDIA
chapati
26. 26buoni come il pane
Pane, arte e letteratura
Il pane è una presenza costante
nella rappresentazione pittorica:
già gli Egizi lo raffiguravano sulle
pareti delle tombe. Con i Greci e i Ro-
mani, il pane acquista un valore sim-
bolico, vantando una sua divinità: si
chiamava Demetra, cioè “madre ter-
ra”, ad Atene e Cerere a Roma. Tra il
‘500 e il ‘600, fu proprio Cerere uno dei
soggetti più rappresentati dagli artisti
dell’epoca, talvolta associata a Bac-
co, altre volte a Giunone come negli
affreschi di Raffaello. Poiché nella
cultura cristiana il pane è metafora
del corpo di Cristo, accanto a queste
rappresentazioni profane, ce ne sono
moltissime ispirate dai temi della reli-
gione, uno fra tutti è l’affresco “L’Ulti-
ma Cena” di Leonardo da Vinci.
A partire dal ‘600, la quotidianità è
nuovamente protagonista: il dipinto
“La Lattaia” del pittore olandese Jan
Vermeer mostra una donna intenta
a versare il latte, un gesto universa-
le eseguito in silenzio dove anche gli
oggetti – pane compreso - sembrano
essere lì dall’eternità fino all’eternità.
Tutto il mondo che gira attorno al
pane è fonte di ispirazione per gli arti-
sti di fine ‘800, i quali dipingono covo-
ni scanditi nel mutare delle stagioni e
ATTIVITÀ
*Sin da quando si è piccoli, si è portati a fare delle scelte ogni giorno - al-
cune in maniera consapevole, altre inconsciamente – ed è proprio nel-
lo scegliere che ribadiamo il concetto di essere liberi. Anche per fare il
pane (quello buono) bisogna innanzitutto scegliere i giusti ingredienti:
che siano di qualità, sicuri, meglio se locali. Associa ad ogni modo di dire
sul pane il suo significato.
a. Se non è zuppa è pan bagnato. 1. Vederci pochissimo.
b. Non è pane per i tuoi denti. 2. Conoscere molto bene un argomento
c. Guadagnarsi il pane con o un lavoro specifici.
il sudore della fronte. 3. Essere senza cibo.
d. Essere senza pane. 4. Non è cosa adatta a te.
e. Masticare come il pane. 5. È la stessa cosa.
f. Non distinguere il pan dai sassi. 6. Lavorare per procurarsi il
necessario per vivere.
Arricchisco il mio lessico
27. 27 buoni come il pane
delle ore come Claude Monet o cam-
pi di grano su cui sorvola uno stormo
di corvi come Vincent Van Gogh.
Più recentemente, Pablo Picasso, in
una delle sue prime opere cubiste,
ritrae il pane vicino a una fruttiera,
in una natura morta decisamente al-
terata; vero appassionato del cibo, e
del pane più di ogni altra cosa, Sal-
vador Dalì dipinge dapprima un ce-
stino di pane dal notevole realismo
e poi un pane surreale che definisce
antropomorfo. René Magritte non ha
indubbiamente eguali nell’inserire,
nei suoi quadri, immagini fantasti-
che, inquietanti e oniriche, come un
treno che sbuca da un camino o un
cielo in cui le nuvole si trasformano in
pane francese. E che dire dell’artista
americano Man Ray che, nel 1958, ha
creato un calco di gesso a forma di
baguette e l’ha poi dipinto di blu?
Anche nella letteratura il pane ha un
suo spazio di rilievo. Citando uno dei
maggiori romanzieri italiani di tutti i
tempi, Alessandro Manzoni, ne “I Pro-
messi Sposi” parla del pane come il
«pane del perdono» che padre Cristo-
foro chiede al fratello dell’uomo che
ha ucciso e «il pane della provviden-
za», presente in molte pagine. Ma non
si dimentichino le fiabe popolari che
tutti, almeno una volta nella vita, si
sono sentiti raccontare: Cappuccetto
Rosso porta alla nonna un paniere
pieno di focacce e Pollicino segna la
strada con briciole di pane.
ATTIVITÀ
*Un tempo si credeva che il cuore fosse il luogo della memoria; d’altron-de, il verbo “ricordare” deriva dal latino cor, cordis, cuore, e può essereletteralmente reso come “tornare dalle parti del cuore”. In Inghilterra,“imparare a memoria” è traducibile con “imparare con il cuore” (learnby heart). Meno romanticamente, oggi sappiamo che è il cervello aconservare le informazioni ma ugualmente i ricordi, capaci di riporta-re alla mente eventi, persone o luoghi del passato, sono tesori preziosiche emozionano.
Impara a memoria (o meglio: con il cuore!) una poesia o una fila-strocca sul pane. Qui sotto è proposta quella dell’educatrice, poetes-sa e scrittrice Arpalice Cuman Pertile.
La novellina del grano
Un giorno un chiccolino
giocava a nascondino;
nessuno lo cercò
ed ei s’addormentò.
Dormì sotto la neve
un sonno lungo e greve;
alfine si destò
e pianta diventò.
La pianta era sottile,
flessibile, gentile,
la spiga mise fuor
d’un esile color.
Il sole la baciava,
il vento la cullava:
di chicchi allor s’empì
pel pane di ogni dì.
Un esercizio di cuore
28. Lo sapevi che... esistono gli
alberi che producono il pane?
Il baobab è una pianta enorme che
vive in Africa. I suoi frutti hanno una
lunghezza di quasi mezzo metro e
una larghezza di dieci centimetri; le
scimmie ne vanno ghiotte ma anche
l’uomo li apprezza perché sono molto
appetitosi e ricchi di amido e vengo-
no utilizzati al posto del pane. Il vero
frutto del pane però cresce sull’albe-
ro del pane, una pianta tipica nelle
isole del sud-est asiatico e in quel-
le oceaniche. Anche questo frutto è
molto grosso - sembra la testa di un
uomo - e va consumato ancora acer-
bo altrimenti è immangiabile; ha un
colore bianco, proprio come il pane,
e per essere mangiato bisogna sbuc-
ciarlo, avvolgerlo in una foglia e cuo-
cerlo su una pietra rovente. Esistono,
al mondo, altri alberi del pane. Il più
famoso è la palma di sagù, originaria
delle isole dell’Oceania. Con il midol-
lo contenuto nel suo tronco si ottiene
il sagù, che è una sostanza ricca di
amido simile a una pasta granulosa.
ma il pane cresce sugli alberi?
nooo... ma ci sono frutti
molto appetitosi e ricchi
di amido che vengono
mangiati al posto del pane
29. 29 buoni come il pane
1.6 Pane, che bene che mi fai!
Il pane è composto per più della
metà del suo peso da carboidrati
che hanno una grande importanza
come carburante per il nostro corpo.
Gli altri componenti importanti che
provengono dalla farina con cui lo
si produce sono le proteine e i gras-
si. Infine, il pane contiene acqua
(in quantità molto inferiore nei suoi
sostituti che sono perciò più secchi)
e, specialmente quello integrale, fi-
bra, che aiuta a preservare la salute
dell’intestino.
CARBOIDRATI
39,4%
LIPIDI
0,23%
AMIDO
34,7%
ZUCCHERI
SOLUBILI
1,1%
FIBRA
1,9%
PROTEINE
5%
ACQUA
17%
Composizione in
percentuale di 100
grammi di pane
tipo 00.
Fonte: INRAN
Composizione in percentuale di 100
grammi di grissino Zorzi senza sale.
Fonte: Chelab Silliker
...E IL GRISSINO!
IL PANE...
30. 30buoni come il pane
Ma lo sai che di proteine ne
esistono di due tipi? Le proteine
vegetali sono infatti un’alternativa
alle proteine animali, contenute
in alimenti come la carne, il
pesce, le uova, i formaggi e gli
altri latticini. Quelle che trovi nei
cereali come il frumento, nei
legumi come la soia o nella frutta
secca non contengono tutti gli
amminoacidi essenziali e perciò
sono definite proteine semplici.
Tuttavia, le proteine vegetali
sono povere di grassi e amiche
dei nostri reni. Per seguire una
dieta sana e bilanciata, quindi, è
consigliabile alternare le proteine
animali e quelle vegetali.
I carboidrati, o glucidi o zuccheri,
sono composti chimici organici spesso
studiati in biologia e alimentazione.
Hanno numerose funzioni biologiche,
tra cui quella di riserva energetica e
trasporto dell’energia. I glucidi, a se-
conda della loro struttura, possono
essere semplici, come il glucosio, il
saccarosio e il fruttosio, o complessi,
come l’amido.
Le proteine, o protidi, sono un altro
tipo di composto chimico organico,
tra i più complessi, e costituenti fon-
damentali di tutte le cellule animali e
vegetali. Una proteina è una catena
– meglio: un polimero – di aminoaci-
di. Le proteine favoriscono il rinnova-
mento delle cellule del nostro organi-
smo e sono la componente principale
dei muscoli, degli organi interni, della
pelle, dei capelli e delle unghie. Svol-
gono una funzione importante nella
produzione di enzimi, molecole che
velocizzano le reazioni chimiche ne-
cessarie affinché la cellula funzioni
correttamente, e ormoni. Inoltre, al-
cune proteine, funzionano da anti-
corpi, altre intervengono nel proces-
so di coagulazione del sangue e altre
ancora servono per il trasporto delle
sostanze nutritive e dell’ossigeno.
I lipidi, o grassi, sono ancora un tipo
di composto chimico organico, larga-
mente diffusi in natura, che hanno in
comune l’insolubilità in acqua. Sono
la sorgente più concentrata di ener-
gia, rappresentando una grande ri-
serva per animali e piante.
APPROFONDIMENTO+ Di cosa è fatto il pane...
31. 31 buoni come il panebuoni come il pane
APPROFONDIMENTO+
Il processo digestivo
INGESTIONE
bocca
ghiandole salivari
faringe
esofago
DIGESTIONE
stomaco
fegato
cistifellea
pancreas
ASSORBIMENTO
intestino tenue
intestino crasso
Nella saliva la
ptalina inizia la
digestione degli
zuccheri
Nel succo gastrico
la pepsina inizia
la digestione delle
proteine
Per apprezzare l’efficacia digestiva della
ptialina basta masticare per qualche
minuto un pezzo di pane senza deglutirlo.
Mano a mano che passa il tempo il bolo
assumerà un sapore sempre più dolce, a
testimonianza della scissione delle lunghe
catene di carboidrati in zuccheri semplici.
Gli enzimi del succopancreatico e del succoenterico digeriscono igrassi e concludono ladigestione di proteine e
zuccheri
La libe emulsiona
i grassi
32. 32buoni come il pane
I principi nutritivi del pane, così come
di tutti gli altri alimenti, vengono tra-
sformati e ridotti in complessità attra-
verso il processo di digestione. Essa
inizia dalla bocca, dove il cibo rice-
ve la saliva dalle ghiandole salivari
ed è rotto meccanicamente dai den-
ti tra cui gli incisivi che lo tagliano, i
canini che lo strappano, i premolari
e i molari che lo triturano. Il cibo, im-
pregnato di saliva e impastato con i
movimenti della mascella e della lin-
gua, forma il bolo, che viene spinto
nella faringe dove viene deglutito. La
faringe fa parte anche dell’apparato
respiratorio ed è la via attraverso cui
l’aria entra nella laringe e quindi pas-
sa nella trachea. Durante la degluti-
zione l’introduzione dell’aria nei pol-
moni cessa e l’entrata della laringe è
coperta dall’epiglottide in modo che il
bolo imbocchi la via giusta cadendo
nell’esofago, un tubo lungo che termi-
na nello stomaco. La parete più inter-
na del sacco dello stomaco, la muco-
sa, presenta numerose escrescenze,
dette microvilli, dove si annidano le
ghiandole che, a ogni pasto, produ-
cono succo gastrico, composto da
enzimi, muco e acido cloridrico. Sono
proprio gli enzimi i protagonisti della
digestione: rendono semplici i princi-
pi nutritivi, spezzando le loro catene e
trasformando così il bolo in chimo. Lo
stomaco ha funzione di dissolvimento
e di digestione, ma in genere non di
assorbimento, tuttavia alcune sostan-
ze - come l’acqua - possono essere di-
rettamente assorbite qui. L’ultima fase
della digestione, l’assorbimento, è il
passaggio nel sangue, attraverso le
pareti intestinali, delle sostanze otte-
nute dalla digestione. Il contenuto in-
testinale, dopo l’assorbimento nell’in-
testino tenue, prosegue lentamente
il suo cammino nell’intestino crasso,
composto da cieco, colon e retto, che
sbocca all’esterno con l’ano.
33. 33 buoni come il pane
Io mangio il pane perché...
1. Mi regala l’energia per affrontare la giornata
Va detto che i carboidrati del pane e dei suoi sostituti, presenti sotto forma
di amidi, danno al nostro corpo un’energia a medio rilascio, che diventa
una riserva per l’intera giornata - a differenza degli zuccheri semplici che
forniscono energia spendibile immediatamente e quindi esauribile in poco
tempo. Mentre lo zucchero, infatti, ha una struttura
chimica molto semplice per cui viene
assimilato immediatamente, l’amido
è un polisaccaride, cioè un
carboidrato complesso costituito
da un gran numero di molecole
di zucchero (o glucosio) legate
insieme tra loro.
Grazie a questa struttura, è
quindi utilizzato dall’organismo
più lentamente, in modo più
regolare, e garantisce energia
per più tempo.
2. Fa bene al mio intestino (e non solo)
La ridotta presenza di grassi nel pane ne fa un alimento facilmente e ra-
pidamente digeribile. Un corretto apporto di fibre, poi, aiuta a preservare
la salute delle mucose intestinali e a mantenere in equilibrio la microflora,
distribuita all’interno dell’intestino e deputata a svolgere compiti importanti
per il buon funzionamento di tutte le cellule dell’organismo. Le fibre, inoltre,
rallentano l’assorbimento del glucosio derivato dal metabolismo degli amidi,
collaborando a tenere sotto controllo l’aumento di peso e a prevenire l’insor-
gere del diabete mellito tipo II. Grazie alle fibre, il pane – specialmente quello
integrale – favorisce quindi il transito intestinale, prolunga il senso di sazietà
e migliora il tono dell’umore.
3. È sempre un piacere
Il pane e i suoi sostituti sono sempre pronti, in tante forme e gusti diversi, e
possono essere consumati ovunque, con qualsiasi pietanza.
34. 34buoni come il pane
Grazie a tutte queste caratteristiche, il
pane e i suoi sostituti sono alla base
della piramide alimentare che riassu-
me la filosofia della dieta mediterra-
nea – uno stile di alimentazione quo-
tidiana basato su alimenti vegetali,
che trae principalmente energia da
cibi ricchi di carboidrati e dall’olio di
oliva. Contano anche le abitudini di
vita, per esempio il fatto di consuma-
re i pasti in famiglia o tra amici - non
solo per condividere il cibo, quindi,
ma anche per favorire il dialogo, la
riflessione e il piacere della socialità.
IL PANE I SUOI SOSTITUTI
SONO ALLA BASE DELLA
PIRAMIDE ALIMETARE!
35. 35 buoni come il pane
La farina per la panificazione, come
vedremo in seguito, è ottenuta maci-
nando i chicchi di cereali. Il chicco,
più correttamente chiamato carios-
side, è il frutto tipico delle piante ap-
partenenti alla famiglia delle Grami-
nacee, di cui i cereali fanno parte. Se
lo si apre a metà e lo si osserva atten-
tamente, si noterà che è composto da
diversi strati. Quello più esterno, detto
pericarpo, è rappresentato dalla cru-
sca, ricca in fibra, mentre a protegge-
re il germe o embrione, che è il cuore
del chicco, vi è l’endosperma, costi-
tuto da amido e proteine. Il chicco è
quindi uno scrigno di elementi prezio-
si per il nostro organismo.
APPROFONDIMENTO+ Il Modello Alimentare Mediterraneo (M.A.M.)
Il Modello Alimentare Mediterraneo
(M.A.M.) nasce da una tradizione
secolare, propria dei Paesi Medi-
terranei - Grecia, Spagna, Francia
meridionale, Corsica, Nord Africa e
Medio Oriente - i quali hanno clima,
ambiente geografico e geologico, usi
e costumi molto simili.
I protagonisti della tradizione alimen-
tare mediterranea sono gli alimenti di
origine vegetale, primi fra tutti pasta,
pane, frutta, ortaggi, olio d’oliva, ai
quali si affianca un consumo mode-
rato di alimenti di origine animale,
fra cui sono da preferire latte par-
zialmente scremato, formaggi poco
grassi, pesce, uova, carni magre,
aromatizzati con basilico, origano,
peperoncino, timo - erbe preziose che
evitano il consumo eccessivo di sale.
Sono anche gli alimenti tipicamen-
te usati in anni più bui, come quelli
dell’immediato dopoguerra, gli anni
’50, per poi essere abbandonati nel
periodo del boom economico perché
ritenuti troppo poveri e poco attraenti
rispetto ai cibi previsti in altri modelli
alimentari provenienti in particolare
dalla ricca America.
Il condimento principe è l’olio extra-
vergine d’oliva; bevanda tipica è il
vino, che, consumato nella giusta
quantità e modalità, possiede alcune
proprietà benefiche e salutari.
Nel 2008, l’Italia ha presentato richie-
sta all’Unesco affinché la dieta medi-
terranea venisse inserita fra i patrimo-
ni culturali immateriali dell’umanità,
riconoscimento che riceve nel 2010.
germe
pericarpo
endosperma
36. 36buoni come il pane
PRIMA LA
MATERIA PRIMA2.
Per fare il pane non servono altro
che farina, acqua, lievito, spesso il
sale. Sembra facile eppure chiun-
que si sia cimentato (o si cimente-
rà!), ha scoperto quant’è difficile
ottenere un risultato soddisfacente:
la riuscita dipende da un equilibrio
degli ingredienti, che devono esse-
re scelti accuratamente, dei modi e
dei tempi di lavorazione.
FarinaLa farina si ottiene dalla macinazio-
ne dei cereali, ma non solo. Quel-
la che chiamiamo “semola” – per
esempio, la semola di grano duro
- è una farina di granulometria
maggiore. Per definizione, la farina
è di grano e in particolar modo di
grano tenero ma esistono quella di
mais, di orzo, di avena, di segale,
di kamut oppure quella di legumi,
di frutta a guscio, di castagne o di
ceci. Il tipo di farina (00, 0, 1, 2 e in-
tegrale) indica il livello di raffinazio-
ne; per intenderci, la farina tipo 00
è stata sottoposta al processo di ma-
cinazione più volte di quella tipo 0
ed è perciò più fine ed epurata dal-
le scorie del rivestimento esterno del
chicco – va detto, con conseguenti
caratteristiche nutrizionali differen-
ti. Bisogna anche distinguere tra
farina “buona” e “cattiva”: la farina
buona deve favorire la lievitazio-
ne, evitando così l’uso di additivi, e
deve essere ricca di proteine. Se poi
è integrale, quindi ricca di fibre, mi-
gliora il transito intestinale e rende
più regolare l’assorbimento dei car-
boidrati.
I 10 Paesi al mondo che consumano più
frumento (tonnellate). Fonte: Dipartimento
dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America, 2011.
37. 37 buoni come il pane
ACQUAGrazie all’aggiunta dell’acqua le
proteine della farina interagiscono
fra di loro formando il glutine, un
elemento essenziale che conferisce
agli impasti viscosità, elasticità e
coesione: maggiore è il contenuto
di glutine, migliore è la qualità del
pane.
Oro blu
L’acqua è un componente fonda-
mentale di tutti gli organismi viventi
presenti sul nostro pianeta. L’uomo è
costituito per circa il 60% da acqua:
se si considera una persona del peso
di 60 chilogrammi, 42 sono solo di
acqua. E la stessa percentuale (71%
circa) copre la superficie della Terra!
Tutta quest’acqua prende parte al ci-
clo dell’acqua, o ciclo idrologico, che
consiste nel suo continuo muoversi
dall’atmosfera al terreno, alle acque
superficiali, a quelle sotterranee e
agli organismi, per poi risalire in at-
mosfera grazie a processi quali l’eva-
porazione e la condensazione.
Tale fenomeno è possibile anche
grazie al fatto che l’acqua è l’unica
APPROFONDIMENTO+
I cereali
I cereali sono alimenti di origine vege-
tale e appartengono alla numerosa
famiglia delle Graminacee. Tra i più
conosciuti, ci sono il frumento (o grano),
l’orzo, il farro, il miglio, il riso, il mais (o
granturco), l’avena e la segale, ma ve
ne sono altri meno noti: il grano kho-
rasan (o kamut), il grano saraceno,
l’amaranto e la quinoa. Gli ultimi tre
sono fra l’altro chiamati pseudo cereali
perché non possono essere classificati
botanicamente tra i cereali ma sono
alternative molto valide perché conten-
gono interessanti proprietà nutrizionali.
In commercio si possono trovare sotto
forma di chicchi, fiocchi, soffiati o di
farine, appunto. L’Unione Europea è il
maggior consumatore al mondo di fru-
mento, con circa 126 milioni di tonnella-
te all’anno, seguita a ruota dalla Cina.
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
IL corpo dell’uomo e’ composto
per il 60% di acqua
38. 38buoni come il pane
sostanza che si trova in natura, a tem-
peratura ambiente, nei tre stati di ag-
gregazione: solido, liquido e gassoso.
Allo stato solido è presente sotto forma
di ghiaccio, nella neve, nella grandi-
ne, nella brina e nelle nubi; allo stato
liquido si trova sotto forma di pioggia
e rugiada, ma soprattutto va a costi-
tuire gli oceani, i mari, i laghi e i fiumi;
allo stato gassoso, infine, è presente
come nebbia e vapore ed è il princi-
pale costituente delle nuvole.
Altre proprietà chimico-fisiche ca-
ratterizzano l’acqua. Essa possiede
un’elevata tensione superficiale, os-
servabile dal fatto che alcuni oggetti
– come un ago – o certi insetti riesco-
no a galleggiare e a camminare sul-
la sua superficie. Conseguenza di un
simile fenomeno è la capillarità, ov-
vero la capacità dell’acqua di risalire
in fessure e tubi sottilissimi sfruttata,
per esempio, dalle piante per assorbi-
re l’acqua dal terreno e farla arrivare
sino alle foglie, lungo i tubi xilematici,
vincendo la forza di gravità. L’acqua
è inoltre un ottimo solvente, vale a
dire un liquido in grado di sciogliere
un’altra sostanza, detta soluto, non-
ché un buon conduttore, cioè capa-
ce di farsi attraversare dalla corrente
elettrica. Ecco perché possiamo bere
una tazza di tè caldo zuccherato sen-
za che lo zucchero rimanga sul fon-
do e perché tanti incidenti provocati
dall’elettricità avvengono in bagno,
dove convivono apparecchi elettrici
e rubinetti.
39. 39 buoni come il pane
LIEVITONon tutti sanno che il lievito è un tipo
di fungo, e quindi un essere vivente.
Al regno dei Funghi appartengono
sì organismi complessi, quali quel-
li che troviamo nel sottobosco o le
muffe, ma anche unicellulari, come
i lieviti, appunto.
Questi sono dunque colonie di mi-
crorganismi, costituiti da un’unica
cellula di tipo eucariote, alcuni usa-
ti per lievitare il pane e far fermen-
tare le bevande alcoliche. I lieviti
fermentanti convertono gli zuccheri
in anidride carbonica ed etano-
lo: nella panificazione, è proprio
grazie all’anidride carbonica che
la pasta si gonfia (mentre l’etanolo
evapora durante la cottura).
Il tempo
(e la pazienza)
Ebbene sì, anche il tempo, seppur
astratto, è un ingrediente essenziale
per fare un buon pane. I momenti
di sosta sono necessari in diverse fasi
della panificazione: bisogna attende-
re che i lieviti facciano il loro compito
durante la fase di lievitazione, che il
pane cuocia nel giusto tempo a se-
conda del tipo, che si raffreddi per
far fuoriuscire il calore dal suo inter-
no. Solo con la pazienza, si ottengono
i buoni risultati.
C’è un intruso!
Un additivo alimentare è definito per
legge a livello europeo come qualsia-
si sostanza normalmente non consu-
mata come alimento in quanto tale e
non utilizzata come ingrediente tipico
degli alimenti, indipendentemente
dal fatto di avere un valore nutritivo,
che aggiunta intenzionalmente ai
prodotti alimentari per un fine tec-
nologico nelle fasi di produzione,
trasformazione, preparazione, trat-
tamento, imballaggio, trasporto o
immagazzinamento degli alimenti,
si possa ragionevolmente presumere
che diventi, essa stessa o i suoi deri-
vati, un componente di tali alimenti,
direttamente o indirettamente.
Gli additivi sono classificati in base
alla loro funzione, individuando così
tre grandi gruppi: gli additivi che aiu-
tano a preservare la freschezza degli
alimenti (conservanti e antiossidanti),
gli additivi che migliorano le caratte-
ristiche sensoriali del cibo (coloranti,
addensanti, emulsionanti, dolcifi-
canti, esaltatori di sapidità) e, infine,
gli additivi tecnologici, usati per fa-
cilitare la lavorazione degli alimenti
(agenti antischiuma, antiagglome-
ranti, …).
Gli additivi subiscono, a livello euro-
peo e internazionale, un processo di
valutazione della sicurezza prima di
essere autorizzati per l’uso alimenta-
re; quelli autorizzati sono contrasse-
gnati da una sigla numerica prece-
duta dalla lettera E.
40. 40buoni come il pane
Sai leggere un’etichetta
alimentare?
Nonostante il sistema di allerta e di
controllo comunitario garantisca la
massima sicurezza dei consumatori
verificando efficacemente i prodotti
che arrivano ogni giorno sulla nostra
tavola, è comunque buona abitudi-
ne controllare l’etichetta di ciò che si
consuma e preferire quegli alimenti
caratterizzati dalla lista di additivi
più breve o, ancor meglio, scegliere
quelli in cui queste sostanze siano
totalmente assenti.
L’etichetta dei prodotti alimentari ri-
porta la lista completa degli ingre-
dienti, la tabella nutrizionale, i termini
di scadenza, le modalità di conserva-
zione e l’origine del prodotto.
In ogni caso, il produttore è obbligato,
per legge, a pubblicare almeno le se-
guenti specifiche: nome del prodotto,
elenco degli ingredienti, quantitativo
(peso netto/peso sgocciolato), termini
di scadenza, azienda produttrice, lot-
to di appartenenza, modalità di con-
servazione ed eventualmente utilizzo.
L’ordine con cui gli ingredienti appa-
iono nella lista sull’etichetta non è ca-
suale ma è regolato per legge.
In particolare, i vari componenti de-
vono comparire per ordine decre-
scente di quantità: il primo ingredien-
te dell’elenco è più abbondante del
secondo, che a sua volta è più ab-
bondante del terzo e così via.
Alla fine della lista, poiché presenti in
quantità sempre inferiori al resto, può
capitare di trovare indicata anche la
presenza di additivi alimentari; questi
possono essere specificati sia con la
loro denominazione, sia con la sigla
europea - ad esempio, l’acido ascor-
bico, un conservante, può essere indi-
cato come E300 o proprio come acido
ascorbico.
LEGGI ATTENTAMENTE L’ETICHETTA
PER SAPERE QUELLO CHE MANGI!
Valori nutrizionali medi per / Average nutritional
values per / Valeurs nutritionelles moyennes pour
/ Durchschnittiche nahrhaft Werte pro
100 g
Energia / Energy / Valeur énergetique /
Energiewert
1718 kJ
406 kcal
Grassi / Fat / Lipides / Fette 5,1 g
di cui saturi / of which saturated /
dont les saturées / davon gesättigt
0,8 g
Carboidrati / Carbohydrate / Glucides /
Kohlenhydrate
71,0 g
di cui zuccheri / of wich sugars /
dont le sucres / davon Zucker
2,0 g
Fibra / Fiber / Fibres / Faser 3,3 g
Proteine / Protein / Protides / Eiweiss 17,4 g
Sodio / Sodium / Sodium / Natrium 0,01 g
41. 41 buoni come il pane
DALLA SPIGA
ALLA CIABATTA3.
L’arte della panificazione è molto
complessa e presuppone una co-
noscenza vasta e articolata degli
ingredienti, delle tecniche e dei
molti fattori che contribuiscono a ot-
tenere un buon prodotto. I panifica-
tori devono conoscere tutti i segreti
del mestiere e solo con una lunga
esperienza sul campo possono ac-
quisire le competenze necessarie.
Il controllo dei tempi di lievitazione
o delle temperature di cottura sono
segreti da mastri fornai!
La preparazione del pane consta di
quattro fasi.
1. IMPASTAMENTO
L’impastamento consiste nel com-
binare l’acqua alla farina. Lo sco-
po principale di tale operazione
è di formare il glutine, ovvero una
massa elastica e modellabile data
dall’unione di due tipi di proteine,
la gliadina e la glutenina, presen-
ti principalmente nell’endosperma
dei chicchi dei cereali.
2. LIEVITAZIONE
La fase di lievitazione prevede la
trasformazione, da parte dei lieviti,
del glucosio della farina in etanolo
e anidride carbonica. Quest’ultima
viene imprigionata nel reticolo for-
mato dal glutine, che le impedisce
di fuoriuscire e l’impasto, di conse-
guenza, aumenta di volume. Ga-
rantire una buona lievitazione, se
possibile con lievito madre, è molto
importante: il processo rappresenta
una prima digestione dell’alimento
che quindi una volta introdotto nel
nostro organismo risulta meno pe-
sante e perciò più facilmente dige-
ribile.
3. FORMATURA
La pasta è quindi pronta per la for-
matura: di piccole o di grandi di-
mensioni, tondo o allungato (come
il grissino), liscio o lavorato in super-
ficie – ce n’è per tutti i gusti!
4. COTTURA
Dopo un po’ di riposo, il pane pas-
sa alla fase di cottura, solitamente
in forni elettrici, anche se alcune
produzioni artigianali continuano
a cuocerlo come una volta, nel for-
no a legna. Il grissino, in particola-
re, deve cuocere finché quasi tutta
l’acqua che contiene non viene eli-
minata.
42. 42buoni come il pane
CIBO = ENERGIA4.
Pasta, frutta, verdura, carne, pesce,
formaggio e, naturalmente, pane. Per-
ché ne mangiamo? Prima di risponde-
re alla domanda si provi pensare al
corpo umano come a una meraviglio-
sa macchina. Il nostro organismo, pro-
prio come tutte le macchine, necessita
di un costante apporto di carburante
per compiere le diverse funzioni biolo-
giche vitali. Di conseguenza, quando
si mangia non ci si limita a soddisfa-
re un piacere personale ma si svolge
anche un importante compito: si as-
sumono alimenti per trasformarli poi
in energia.
In fisica, l’energia è la capacità di un
corpo di compiere un lavoro, vale
a dire uno spostamento. Siamo tut-
ti d’accordo che spingere un’auto o
sollevare un peso è una fatica; ecco,
per la fisica si tratta di lavoro. L’ener-
gia può presentarsi sotto diverse for-
me – ci sono, per esempio, l’energia
cinetica, quella elettrica, quella ter-
mica o quella solare; essa può essere
trasformata e convertita da una for-
ma all’altra ma non può mai essere
distrutta. Proprio come il carburante
che fa muovere le automobili, anche
il cibo – che fa muovere l’uomo - è
una fonte di energia di tipo chimico:
l’energia chimica è quindi trasforma-
ta in energia meccanica. La caloria,
o meglio la chilocaloria, è l’unità di
misura della quantità di energia chi-
mica che ogni alimento può fornire e
varia a seconda della composizione
del cibo in termini di macronutrienti.
Quest’ultimi sono i già visti carboidra-
ti, proteine e grassi.
4.1 Le altre fonti dell’energia
L’uomo, però, non si serve solo
dell’energia chimica nascosta ne-
gli alimenti. Automobili, industrie,
illuminazione, riscaldamento e raf-
freddamento richiedono l’uso di note-
voli quantità di energia, provenienti
da risorse diverse dal cibo.
Bisogna innanzitutto distinguere fra
fonti rinnovabili e non rinnovabili: le
prime, quali il sole e l’acqua, sono da
considerarsi inesauribili mentre le se-
conde, per esempio i combustibili fos-
sili, stanno pressochè finendo e per di
più non possono essere rinnovate.
I combustibili fossili, cioè carbone,
petrolio e gas metano, sono sostanze
formatesi nel corso delle ere geologi-
che, ossia in milioni di anni – perciò
sono dette “fossili”. La materia organi-
ca di origine animale e vegetale, ac-
cumulata, decomposta e sepolta nel
terreno anche a grandi profondità,
viene a trovarsi in particolari condi-
zioni di temperatura e di pressione. In
situazioni simili, si vengono a formare
sostanze solide (carbone), liquide (pe-
trolio) e gassose (metano) che hanno
la capacità di bruciare producendo
43. 43 buoni come il pane
notevoli quantità di energia – e per-
ciò sono detti “combustibili”.
I combustibili fossili sono oggigiorno
la principale fonte energetica sfrut-
tata dall’umanità, grazie ad alcune
importanti caratteristiche che li con-
traddistinguono – sono facilmente
trasportabili, per esempio – ma han-
no per contro notevoli svantaggi. In-
nanzitutto sono altamente inquinanti:
provocano, fra l’altro, la liberazione di
anidride solforosa, responsabile del fe-
nomeno delle piogge acide. Il loro uti-
lizzo determina, inoltre, un aumento
della quantità di anidride carbonica
in atmosfera, un gas non direttamente
inquinante ma considerato il maggior
imputato dell’effetto serra. Infine, si è
già detto, si tratta di risorse non rinno-
vabili, destinate all’esaurimento.
Alla luce di ciò, l’uomo si sta sempre
più ingegnando per riuscire a rica-
vare energia con successo dalle fon-
ti rinnovabili, fra cui molte hanno la
peculiarità di essere anche energie
pulite, vale a dire non inquinanti.
Così, l’energia del Sole viene cattura-
ta dai pannelli solari e trasformata in
energia termica per scaldare l’acqua
o in energia elettrica per far funzio-
nare gli apparecchi elettrici nelle no-
stre case; allo stesso modo, l’energia
meccanica del vento e dell’acqua,
capace di muovere le pale eoliche
e le turbine, è trasformata in elettri-
ca. Per “biomasse” si intendono tutti
i materiali organici, come le piante,
gli scarti della nostra alimentazione e
di quella degli altri animali, i residui
delle coltivazioni, che possono essere
usati come combustibili; bruciandoli
in speciali inceneritori, i termovalo-
rizzatori, si ricava energia elettrica
da energia chimica. Un altro tipo di
energia rinnovabile è quella che de-
riva dalla Terra; il calore che racchiu-
de al suo interno può essere sfruttato
in diversi modi: sotto forma di acqua
calda e di vapore, è usato diretta-
mente per il riscaldamento o viene
trasformato in energia elettrica nelle
centrali geotermiche.
44. APPROFONDIMENTO+
La pioggia acida e l’effetto serra
Per pioggia acida si intende il pro-
cesso di ricaduta, sotto forma di
pioggia, neve, nebbia e altri tipi di
precipitazione, di sostanze acide.
Esse sono causate dagli ossidi di zol-
fo e di azoto, presenti in atmosfera
sia per cause naturali – le eruzioni
vulcaniche, per esempio - che per
effetto delle attività umane: i veico-
li a motore e le centrali elettriche a
carbone sono fra i più inquinanti. In
presenza di acqua gli ossidi di zolfo
originano l’acido solforico, mentre
gli ossidi di azoto si trasformano in
acido nitrico. La loro azione provoca
l’acidificazione di laghi e corsi d’ac-
qua, danneggia la vegetazione e
molti suoli forestali. Oltre a questo, le
piogge acide accelerano il decadi-
mento dei materiali da costruzione e
delle vernici, nonché comprometto-
no la bellezza e il decoro degli edifi-
ci, delle statue e delle sculture.
L’effetto serra è un fenomeno che in-
dica la capacità di un pianeta come
la Terra di trattenere nella propria
atmosfera parte dell’energia pro-
veniente dal Sole. Esso è possibile
grazie alla presenza in atmosfera di
alcuni gas, detti appunto gas serra,
che hanno come effetto quello di mi-
tigare la temperatura dell’atmosfera
isolandola parzialmente dai grandi
sbalzi o escursioni termiche: in loro
assenza, la Terra sarebbe un piane-
ta tutt’altro che ospitale. Secondo la
teoria del surriscaldamento globale,
l’attuale riscaldamento del clima ter-
restre ha sia una parte naturale do-
vuta alle normali variazioni climati-
che, sia una parte artificiale dovuta
all’azione umana. Si ritiene, infatti,
che l’uomo incida sull’atmosfera
apportando un aumento eccessivo
di anidride carbonica e metano e
proprio questo aumento di gas serra
è ritenuto responsabile della parte
artificiale nell’incremento della tem-
peratura terrestre.
45. ATTIVITÀ
*Ci sono tanti tipi di attese: quelle interminabili e quelle che si dissolvono in
poco tempo; quelle che sono collegate a eventi di vita felici come l’atte-
sa per la nascita di un figlio oppure, purtroppo, talvolta, quelle legate a
notizie drammatiche e dolorose. E poi, lo si è visto, c’è l’attesa del mastro
fornaio, il quale sa che per fare un buon pane bisogna essere pazienti e
saper aspettare. Nella società caotica di oggi, la pazienza è un valore
più che mai da riscoprire.
Per riprodurre l’effetto serra in classe, c’è bisogno di un paio di vaschette di
plastica richiudibili, un termometro, una lampada alogena, un paio di forbici, un
misurino, un po’ di acqua e… pazienza! Quindi, si procede come segue. Si taglia il
coperchio di una vaschetta di plastica a metà con l’aiuto delle forbici; il coperchio
dell’altra vaschetta deve invece rimanere integro. Si riempiono entrambe le vaschet-
te della stessa quantità di acqua, si chiudono per bene e si posizionano sotto la luce
della lampada alogena. Dopo una buona mezz’oretta, si misura la temperatura
dell’acqua nelle due vaschette: in quale l’acqua sarà più calda e perché?
Micro effetto serra
46.
47. FAI IL BUONO
(COME IL PANE)
Sei pronto a sfidare mamma, papà e gli altri compenenti della
tua famiglia? Appendi la scheda al frigorifero e segna con una
crocetta quale Buona Azione compi ogni giorno.
Fai partecipare anche mamma e papà per scoprire chi, in fami-
glia, è il più Buono (come il pane).
Mamma Papà Io
Ho fatto 5 pasti
(3 principali e 2 spuntini).
Ho mangiato frutta e
verdura.
Ho mangiato lentamente e
masticato a lungo.
Ho chiuso il rubinetto mentre
mi spazzolavo i denti.
Ho gettato i rifiuti negli
appositi contenitori per la
raccolta differenziata.
Ho spento la luce quando
non serviva.
Ho bevuto acqua del
rubinetto.
Ho fatto un po’ di movimento
fisico.
Ho letto le etichette
alimentari di ciò che ho
mangiato.
Ho trovato il modo per
riutilizzare un oggetto
altrimenti da gettare.
Ho fatto la doccia nel minor
tempo possibile.
Ho preso i mezzi pubblici.
Altro
Altro
48.
49. FAI IL BUONO
(COME IL PANE)
Mamma Papà Io
Ho fatto 5 pasti
(3 principali e 2 spuntini).
Ho mangiato frutta e
verdura.
Ho mangiato lentamente e
masticato a lungo.
Ho chiuso il rubinetto mentre
mi spazzolavo i denti.
Ho gettato i rifiuti negli
appositi contenitori per la
raccolta differenziata.
Ho spento la luce quando
non serviva.
Ho bevuto acqua del
rubinetto.
Ho fatto un po’ di movimento
fisico.
Ho letto le etichette
alimentari di ciò che ho
mangiato.
Ho trovato il modo per
riutilizzare un oggetto
altrimenti da gettare.
Ho fatto la doccia nel minor
tempo possibile.
Ho preso i mezzi pubblici.
Altro
Altro
Sei pronto a sfidare mamma, papà e gli altri compenenti della
tua famiglia? Appendi la scheda al frigorifero e segna con una
crocetta quale Buona Azione compi ogni giorno.
Fai partecipare anche mamma e papà per scoprire chi, in fami-
glia, è il più Buono (come il pane).