Conference
“Una collezione di antichità Egizie unica al mondo”
Bernardino Drovetti, dall’avventura alla scienza
23 maggio 2014
Accademia delle Scienze di Torino Sala dei Mappamondi
Il papiro mitologico di Khonsu-mes della Collezione Drovetti: uno dei più begli esemplari di arte grafica egizia
1. Il papiro mitologico di Khonsu-mes
della collezione Drovetti:
uno dei più begli esemplari
di arte grafica egizia
(Vienna ÄS 3859)
H. Satzinger (Vienna)
2. Il papiro mitologico di Khonsu-mes
della collezione Drovetti:
uno dei più begli esemplari
di arte grafica egizia
(Vienna ÄS 3859)
H. Satzinger (Vienna)
3.
4. La campagna di Napoleone in Egitto tra
il 1798 e il 1801, che fu allo stesso tempo
una spedizione scientifica, e la
conseguente pubblicazione dei suoi
risultati, incrementarono in modo
enorme l'interesse pubblico per la civiltà
faraonica e stimolarono molte case
regnanti europee a concorrere tra loro
per la creazione di collezioni di antichità
egizie negli anni ’20 dell’Ottocento.
5. Tali ambizioni furono perseguite da un
piccolo gruppo di persone - diplomatici
e avventurieri - che raccolsero i più
splendidi monumenti faraonici e li
offrirono alle parti interessate per
l'acquisto. A quanto pare, il possesso di
una collezione egizia era per un principe
uno status symbol, dimostrando al
mondo l'alto livello culturale della casa
regnante.
6.
7. La dinastia venerabile d’Asburgo era
meno sensibile su questo punto.
Tuttavia, per caso, furono proprio loro
tra i primi che potérono ostentare opere
dell’Egitto faraonico. Nel 1821 il medico
ungherese (dal nome tedesco) Ernst
August Burghard informò la Corte
austriaca che intendeva viaggiare in
Egitto, e propose di acquistare per la
casa imperiale di Vienna una
ragguardevole collezione di antichità
egizie.
9. Successivamente, sempre nel 1821,
Burghard acquistò in Egitto una
notevole collezione di più di 3.500
oggetti per la corte viennese.
Dunque il 1821 può essere considerato
l‘anno di náscita della collezione egizia
in Vienna, sebbene prima di allora si
trovassero già parecchi oggetti egizi nel
Gabinetto delle monete e d'antiquariato
degli Asburgo.
10. Mentre questi non superavano
certamente il mezzo migliaio di pezzi, il
loro numero aumentò a quasi quattro
mila in quel 1821.
Sembra che gli oggetti che Burghart
portò dall’Egitto fossero stati acquistati
da Giuseppe Nizzóli, cancelliere del
consolato Austriaco a Alessandria
d‘Egitto.
11. Nizzoli stesso non faceva scavi,
piuttosto soleva comprare i reperti
portati alla luce da altri personaggi, in
particolare dal piemontese Antonio
Lébolo che lavorava al servizio di
Bernardino Drovetti nella ricerca di
antichità.
12. Quando B. Drovetti nel 1823 offrì la sua
prima collezione anche alla corte di Vienna
(un fatto che non è molto noto), era troppo
tardi: gli Asburgo, nella loro modestia,
pensavano infatti di possedére ormai reperti
egizi a sufficienza.
In questo modo la splendida collezione di
Drovetti – che era stata offerta anche a
Parigi - non arrivò mai a Vienna. Questa
prima collezione assemblata da Drovetti,
considerata troppo costosa da Luigi XVIII,
come anche da Francesco I di Asburgo,
14. fu infine acquistata dal re Carlo Felice di
Savoia nel 1823, per la somma di 400.000
lire piemontesi. Essa consisteva di circa 8000
pezzi, tra cui 98 grandi statue, 170 papiri,
100 mummie di uomini ed animali, 1500
scarabei ed altri oggetti che furono
trasportati nel palazzo dell’Accademia delle
Scienze dove costituirono la base per il
Museo Egizio di Torino che fu inaugurato
nel novembre del 1824.
15. Dopo essersi fatta sfuggire questa
occasione, la Corte di Vienna, nel 1825,
acquistò parecchi oggetti da Drovetti. Fra
pezzi di scarso valore si trova anche un
reperto straordinario, cioè un papiro
appartenente alla categoria die “papiri
mitologici“, con disegni magnifici, una vera
opera d’arte.
16. Dall’inventario della collezione di Vienna, del
1825:
Oggetto: Rotolo di papiro molto lungo, ma stretto,
con rappresentazioni consecutive e con poca
scrittura geroglifica in mezzo : si notano fra le
varie rappresentazioni: l’albero della vita, la
pesatura del cuore, l’uccisione dell‘asino, la
navigazione sul Nilo (per due volte) ecc. Il tutto
dipinto.
Luogo di provenienza e datazione: Egitto, acquistato
a Vienna per 15 fl(orini) - [valore]: pagato 180
Fr(ancs), ma vale 400 Fr(ancs) –
L'ex proprietario: Drovetti il Giovane [Drovetti der
Jüngere].
17. Che cos‘è un „papiro mitologico“? Per dirlo
in un modo semplice, è un Libro dei morti
che invece del testo geroglifico contiene
rappresentazioni pittoriche dettagliate. Ma
il Libro dei morti egiziano non ha un
contenuto fisso o definito, come la Bibbia:
ogni esemplare costituisce una scelta
personale di formule, tratte da un corpus di
invocazioni varie. Dunque non esiste un
esemplare uguale ad un altro.
18. Allo stesso modo anche i papiri mitologici
sono personali: probabilmente non ci sono
due esemplari con lo stesso programma
iconografico.
19. All’inizio del Nuovo Regno i sarcofagi
cambiárono la loro forma. Se fino ad allora
erano casse rettangolari, presero allora la
forma di corpi umani mummificati. La
forma della cassa era ideale per recare
iscrizioni tratte da testi funerari, mentre la
forma della mummia forniva poca
superficie per tale scopo.
22. I testi furono dunque scritti su rotoli di
papiro. Questa è l’origine del Libro dei
morti, che rimase in uso da allora in poi, fin
quasi alla fine della storia egizia, nei primi
secoli dopo Cristo. Ma alla fine del Nuovo
Regno, durante la XXI dinastia, apparve un
nuovo tipo di composizione funeraria, nota
come Papiro mitologico.
23. Libro dei morti di Hor figlio di Heqairdies
(Museo Egizio, Torino). Epoca tarda.
25. Questi papiri sono caratterizzati dalla
sostituzione del testo del Libro dei morti
con immagini, accompagnate soltanto da
rarissime legende. Molti di questi disegni
risalgono alle illustrazioni convenzionali del
Libro dei Morti, le cosiddette „vignette“
associate alle singole formule, così come ad
altri testi funerari.
27. Una dei più begli esemplari di Papiro
mitologico è quello di Khonsu-mes di
Vienna, proveniente appunto dalla
collezione di Drovetti. L'uomo per cui
venne realizzato questo papiro è anche noto
da altre fonti. Il suo sarcofago si trova ora a
Marsiglia, così come quello di sua moglie, il
cui papiro funerario è conservato alla
Bibliothèque Nationale di Parigi.
28. Il sarcofago della figlia è al Museo
Nazionale di Copenaghen, mentre il suo
papiro funerario è a Leida. Da tutte queste
fonti apprendiamo che Khonsu-mes aveva
ricoperto la carica di Capo Archivista, ed
inoltre era Sovrintendente del Laboratorio
degli Orafi e Sovrintendente di tutti i lavori
di costruzione, nonchè capo degli Artigiani
nel tempio di Amon.
29.
30. Le illustrazioni di questo papiro sono di
rara qualità e bellezza. La serie di immagini
inizia a destra, dove troviamo il titolo,
"Libro di ciò che si trova nell’Aldilà”.
31. Inizio del papiro die Khonsu-mes:
"Libro di ciò che si trova nell’Aldilà”
32. All’inizio del suo viaggio nell’Aldilà il
morto – Khonsu-mes, capo di coloro che
sono responsabili dei libri – è in ginocchio
in atteggiamento di adorazione verso il
simbolo dell’ovest: il falco divino e la piuma
di struzzo sullo stendardo; l’ovest è la zona
della morte, dove il sole tramonta. Dietro
l’uomo si trova la dea ”che è opposta al suo
signore“; il simbolo dell’ovest vi è il sole
della sera, il dio Sole stanco, dipinto come
ariete, anche lui sullo stendardo, simbolo
degli esseri divini.
34. Le parole scritte in geroglifici signifícano
come “il grande dio nel suo disco”.
Il sole della sera si appresta ad attraversare
la zona notturna. Questo passaggio non è
solo la controparte logica del viaggio diurno
del sole attraverso il cielo. Questo processo
cosmico è importante anche perchè il sole
stanco ed invecchiato viene così rigenerato.
Affiancato dalla “figlia di Ra”, il Dio Sole
effettua il suo ringiovanimento.
35.
36. La restante parte delle scene non costituisce
un vero itinerario nel mondo ultraterreno; si
tratta piuttosto di immagini, di icone che
rappresentono delle verità religiose di
grande importanza, selezionate dal
proprietario della tomba che deve aver
consultato a questo scopo sacerdoti
specializzati in testi funerari.
37. In un’altra scena si vedono una donna
divina e un sicomoro, la scritta identifica la
dea come Nut. Davanti a lei si inginocchia
Khonsu-mes; la dea versa dell‘acqua da una
brocca-hes sulle mani del defunto e gli porge
un vassoio con del cibo .
38.
39. La scena seguente mostra Khonsu-mes in
atto di fare un’offerta al dio sole Ra
Horakhty.
40.
41. Il misterioso lago di fuoco, che è affiancato
da quattro babbuini, distrugge il defunto
che risulti colpevole, mentre il defunto
beato si rinfresca nelle sue acque.
42.
43. La scena centrale nella teoria dell’esistenza
di una vita dopo la morte è quella del
giudizio divino finale, caratterizzato da una
grande bilancia. Anubi (dalla testa di
sciagallo) è colui che effettua la pesatura.
Osiride in trono presiede il tribunale. Thoth
dalla testa di ibis è lo scriba che annota il
risultato della pesatura.
44. L'idea che sta alla base di questa scena è
notevole: non si tratta di pesare le buone
azioni di una persona contro quelle cattive.
Piuttosto, il cuore del defunto – sede del suo
pensiero, del suo sentimento e della sua
volontà – deve risultare esattamente dello
stesso peso rispetto alla norma divina (ma'at
in egiziano), raffigurata spesso da una
piuma.
45.
46. Due barche (di modello arcaico) consentono
al defunto un pellegrinaggio ai santuari di
Abido e Menfi.
48. Khonsu-mes è infine identificato con il dio
Osiride, e dopo la morte raggiunge la vita
eterna nell’Aldilà grazie al sostegno del dio
Anubi e all'assistenza delle dee Iside e
Nefti.
50. Dunque, anche se Vienna non rientra
tra i musei che possiedono grandi
collezioni di antichità egizie di
Drovetti, conserva comunque un
magnifico oggetto che gli era
appartenuto.