5. L
’arte di rappresentare la nascita del Cirsto in una
dimensione quasi fiabesca, in equilibrio tra realtà e
misticismo, non però in senso iconografico, bensì
plastico e scultoreo, affonda le radici nei primi secoli del
passato millennio. L’idea nacque
dal desiderio di creare una
nuova forma di insegnamento
religioso del Mistero della nascita
del Salvatore, in grado di essere
comunicato e recepito dalle masse
in modo diretto, allegro e gioioso.
Non raramente si sono udite voci
attestanti che il Presepe e stata una
creazione voluta da San Francesco
d’Assisi e alimentata e continuata
da altri ugualmente rilevanti Membri del suo Ordine
monastico. Oggi, alla luce di nuovi studi, si tende invece
ad affermare che all’epoca tali raffigurazioni già risultavano
essere presenti presso molte Chiese cristiane, ovviamente
in modo semplice, se non addirittura semplicistico,
nell’intento di rafforzare l’immagine del grande Evento
nella notte di Natale. Un merito va tuttavia doverosamente
osservato che, anche se il Patrono d’Italia non fu colui il
quale inventò questo genere mistico di rappresentazione
cristiana, fu però senz’altro colui che più contribuì a
diffonderne il culto, la devozione, e la venerazione tra la
gente. In merito, ricordiamo che la sera della Vigilia del
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7. Storia del Presepe
1223, in una grotta nei dintorni di Greccio, nel corso della
celebrazione della Messa, diede vita ad un Presepe animato,
che generò tra i presenti una realtà di sacralità e misticismo.
Comunque, anche i Domenicani, sorti quasi
contemporaneamente ai Frati Minori, con uguale impianto
spirituale di Ordine mendicante, molto concorsero
anch’essi alla propagazione della liturgia del Presepe.
Nel prosieguo abbiamo che, nel lungo periodo, dal
tardo Medioevo, di cui dicevamo, e sino alla fine del
Rinascimento, le rappresentazioni artistiche della Natività
non subirono alcun allargamento. Ciò, nel senso che
sempre risultarono essere limitate unicamente all’interno
di sacre Strutture, quali, Chiese, Cappelle o Monasteri.
Il Presepe indubbiamente più antico, sopravvissuto alle
ingiurie del tempo e pervenuto sino a noi, anche se, purtroppo,
non in uno stato ottimale di conservazione, e quello
custodito nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma.
Autore ne fu Arnolfo di Cambio. Artista sublime il quale
seppe conciliare
nel suo operato lo
stile gotico con la
tradizione classica
e che tra i tanti
capolavori realizzati
ci piace ricordare
lo Scriba.A
questa stagione
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9. Storia del Presepe
iniziale legata a realizzazioni scultoree, fece poi seguito
un lungo periodo, destinato a concludersi subito dopo la
prima metà del Quattrocento, in cui il tema della Natività
riscosse invece notevole interesse, soprattutto da parte dei
pittori. Decoratori i quali realizzarono un gran numero di
raffigurazioni, di cui pure alcune di gran pregio e valore
artistico. Per tutte ricordiamo l’Adorazione dei Magi di
Benozzo Gozzoli all’interno del Palazzo Medici a Firenze.
L’uso plastico del Presepe ritornò ad imporsi nuovamente
nella seconda metà di questo XV secolo, allorquando
furono create delle grandi figure dei sacri personaggi
fondamentali. Figure le quali venivano poi quasi sempre
collocate sul davanti di uno scenario dipinto. Il luogo ove
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11. Storia del Presepe
maggiormente questo orientamento si diffuse fu la Toscana.
In molti siti della Regione è infatti ancora oggi possibile
ammirare resti isolati di monumentali pastori in legno,
di sicuro parte di più vasti complessi andati perduti.
Da questa località dell’Italia centrale, ad iniziare dagli ultimi
lustri di tale secolo, l’uso del Presepe, così concepito e la
tecnica per costruirlo, iniziarono gradatamente ad irradiarsi
e diffondersi anche nel settentrione della Penisola, ma
soprattutto nel Reame di Napoli. La notizia la rileviamo, non
solo dagli scritti di tanti cronachisti dell’epoca, ma anche da
ciò che è ancora possibile ammirare delle tante realizazzioni
giunte sino ai giorni nostri. Tra esse, indubbiamente degna
di nota è l’opera, con figure in legno, tra cui Profeti e Sibille,
grandi quasi al naturale, presente nella Chiesa napoletana di
San Giovanni a Carbonara e risalente al 1484. Unitamente
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13. Storia del Presepe
ad altre, ugualmente collocate all’interno del perimetro
urbano partenopeo, ma anche nei dintorni, tutte denotano,
quale caratteristica sviluppatasi in loco, un impianto
più complesso ed un maggiore numero di peronaggi.
Altri centri del Meridione ove pure si ebbe una notevole
diffusione, a più ampio respiro, rispetto che altrove, di questo
particolare tipo di sacra rappresentazione religiosa, legata
alla nascita del Cristo, furono Matera e Altamura. In tale
area, non abbiamo però un’uniformità nelle raffigurazioni,
bensì il prevalere di due differenti Scuole, con proprie e ben
definite caratteristiche. Mentre quella più semplice si limitava
a delle realizzazioni articolate su poche e ristrette sagome
in legno, così come era in uso in Toscana, quella più ricca
e complessa, prevedeva invece uno scenario più articolato
e con più figure, sul tipo quindi di quello napoletano.
Questo secondo tipo di Presepe, indubbiamente anche più
raffinato, oltre ad una chiara ispirazione all’arte bizantina,
quasi sempre si presentava immerso in un contesto
campestre. Al centro risultava normalmente essere presente
una grotta o una caverna, nella quale erano collocati la
Vergine Maria, San Giuseppe ed il Bambino Gesù posto in
una mangiatoia. La sacra rappresentazione nell’immediato
veniva completata dai tradizionali bue e asinello, mentre
tutt’intorno vi apparivano figure di persone che indicavano
un movimento. In lontananza, nella zona più distante dalla
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15. Storia del Presepe
montagna, ove stava l’antro in cui era nato il Salvatore,
si intravedevano i Re Magi provenienti dall’Oriente.
Questo modello di composizione più accurato ed elaborato,
che andava quindi al di là di una disadorna immagine della
Natività, fu quello che gradatamente si impose sempre
di più, subendo, nel contempo, un arricchimento di
ambientazione ed un accrescimento nella elaborazione delle
scene. Ciò fù possibile soprattutto in quanto, l’articolazione
erta e collinosa del paesaggio, consentiva l’impianto di
raffigurazioni complesse, con svariate presenze, malgrado
lo spazio ristretto. Inoltre, così
concepito dava l’opportunità di
impreziosire il tutto con una
qualunque scena secondaria,
senza che il quadro d’insieme ne
venisse minimamente a soffrire.
Comunque, resta che in questi
Presepi, indipendentemente
dalla loro importanza artistica,
era sempre l’immagine del
Bambino Gesù ad essere al
centro dell’ambientazione. Sacra Figura costantemente
immersa in una dimensione di grande povertà ed
umiltà, non disgiunta da una infinita dignità e maestà.
Va anche ricordato che lo sviluppo e la diffusione del
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17. Storia del Presepe
Presepe nei primi decenni del Cinquecento molto
deve anche all’impegno di San Gaetano di Thiene.
Nel prosieguo e sino ad oltre la fine del Seicento, il
concetto della raffigurazione della Natività non subì alcun
mutamento sostanziale. Conservò pertanto impianto e
struttura precedente, anche se con delle variazioni legate al
mutare dell’orientamento artistico dei luoghi e del tempo
ed a volte con una leggera riduzione delle dimensioni.
Degno di nota e anello di congiunzione con la successiva
figurina della seconda metà del Settecento, fu il fatto che
in molte località i Pastori si iniziò anche gradatamente
a rivestirli con abiti veri e cuciti proprio per loro.
Con l’inizio del XVIII secolo, che ovunque in Europa
vide il diffondersi e l’affermarsi di quel pensiero
illuminista, volto a modernizzare la società in ogni suo
aspetto, il Presepe entrò in una felice fase ascendente
e innovativa. Infatti, in tutta la Penisola, ma ancora
una volta soprattutto nell’Italia meridionale, oltre
ad una maggiore diffusione tra le classi popolari, si
ebbero rappresentazioni sempre più ad ampio respiro.
Dopo un così favorevole inizio, nel corso dei decenni
successivi, l’arte presepiale prese ad affermarsi anche in tutta
l’Europa, raggiungendo, nel contempo, un altro livello di
evoluzione. Divenne così possibile contemplare composizioni
di gran lunga più complesse, varie e articolate, in confronto
al passato. Composizioni formate non solo da ampie
rappresentazioni sceniche, ma anche da figure realizzate
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19. Storia del Presepe
con fine arte. Esse, infatti, oltre ad incutere un palpito di
cristiana commozione, suscitavano anche ammirazione per
la pregevole elegante fattura. Oltre al Portogallo, ove furono
create delle strutture riccamente dotate e lavorate, anche
la Spagna subito mostrò essere una presenza competitiva
in tale settore. Fù però, oltre Genova, nel Regno di Napoli
ed in quello di Sicilia che, in questo periodo, il Presepe
conobbe una delle sue stagioni più felici. Tra le novità vi
fù un graduale parziale abbandono del legno per queste
grandi sagome. Al suo
posto, soprattutto per
le teste, gli animali,
gli esseri umani di
piccole dimensioni,
i cesti di frutta e gli
arredi domestici,
aveva iniziato
felicemente ad
imporsi la terracotta.
Tra i primi maestri
che si cimentarono in
tale particolare produzione ricordiamo Lorenzo Vaccaro.
Nel 1734, Carlo di Borbone, designato dalla diplomazia
europea ad occupare il trono di Napoli, nonchè quello di
Sicilia, faceva solenne ingresso nella capitale. Il Meridione
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21. Storia del Presepe
riacquistava così nuovamente la dignità dell’autonomia
politica, dopo secoli di avvilente dominio vicereale. Il sovrano,
uomo pio e religioso, noto per una naturale predisposizione
verso le arti, in special modo quelle a carattere artigianale,
subito mostrò grande attenzione ed una particolare
predilizione per le realizzazioni presepiali. La simpatia e
la disponibilità del Re, che venivano a fondersi con quella
predisposizione già da tanto esistente nel popolo meridionale
e napoletano in particolare, per tali sacre rappresentazioni,
in breve favorirono il proliferare di un gran numero
di piccole botteghe ricche di maestranze specializzate.
Veri e propri laboratori, ove artigiani, ceramisti e
intagliatori erano costantemente dediti alla creazione di
figure e oggetti, in miniatura ed in terracotta, che potessero
servire alla composizione di uno scenario presepiale, sia di
vita cittadina che campestre. Ad essi sono poi da aggiungere
anche coloro che si occupavano dell’aspetto sartoriale, tra
cui la persona indubbiamente più rilevante fu la regina
Maria Amalia di Sassonia. Loro compito era confezionare
idonei vestitini, finemente decorati con trine e ricami, al
fine di rivestire quelle figure, angeliche ed umane, costruite
per una visiva narrazione della nascita di Gesù, mirabile
intreccio tra racconto evangelico e fantasia popolare.
Degno di nota fu poi il fatto che questi personaggi non
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23. Storia del Presepe
vennero però vestiti con la foggia in uso nella Betlemme
dei tempi di Augusto, bensì con quella del secolo in corso.
Nel momento in cui questi elaborati cominciarono a divenire
sempre più delle vere e proprie sculture in miniatura, alla
specialità vennero gradatamente ad accostarsi pure molti
artisti napoletani di gran fama. Essi, oltre a modellare le
terrecotte con il loro estro e le loro capacità, in aggiunta,
seppero impreziosirle, vivacizzarle ed animarle con un elegante
copertura di smalto. In tal modo, le singole composizioni
acquisirono, oltre a vigore e vitalità, anche una particolare
brillantezza. Nascevano così dei capolavori di alta Scuola,
realizzati con certosina pazienza e con una tale aderenza al
vero da suscitare, ieri come oggi, stupore e ammirazione.
Tra i più importanti artisti di questo periodo, solo per
citarne alcuni, ricordiamo in primis Giuseppe Sammartino,
nonchè gli Allievi della sua Scuola. Abbiamo poi Giuseppe
De Luca, specializzato nella creazione di animali da
cortile, unitamente a Francesco Gallo, Tommaso Schettino
e Giuseppe Sarno. Nel settore dei personaggi spiccano
invece Lorenzo Mosca, Francesco e Camillo Celentano,
Battista Polidoro e Francesco Cappiello. Nel campo
della realizzazione di puttini alati, animali di grandi
proporzioni e oggetti vari di uso comune, annoveriamo
invece Fortunato Zambini, Francesco Di Nardo, Nicola
Vassallo, Gennaro Reale e Carlo Amatucci. In questi
anni caratterizzati da una produzione così vivace ed una
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24. Storia del Presepe
evoluzione costante verso l’artistico ed il bello, ebbe pure
definitivamente termine la costruzione di soggetti in legno.
Il Presepe, così come s’impose nel corso del Settecento, non
prevedeva, comunque, solo raffinati modellini artigianali di
terracotta, a volte anche di stucco e cera, finemente smaltati
e riccamente vestiti, ma anche un contesto ampio e ben
delineato. Contesto, con spazi arredati, sia all’interno che
all’esterno, di case, stalle, botteghe e negozi. Tale Presepe
appariva poi anche composto da scene indipendenti tra
loro, anche se volte a formare un unico insieme. Punto
centrale era la Grotta con la sacra rappresentazione
della Natività, circondata da Angeli e pastori adoranti.
I non rari casi la Grotta era però sostituita dalle rovine
di un antico tempio pagano, a significare il trionfo del
Cristianesimo sulla precedente religione greco-romana.
Seguiva la scena dell’Angelo che dava l’annuncio agli
esterefatti contadini e la presenza di una o più montagne
popolate da uomini, donne e animali, singoli o raccolti
in greggi. Infine, non mancava mai una qualche osteria
con gli avventori dediti a banchettare o chiacchierare tra
loro. I Re Magi erano sempre in lontananza sui loro focosi
destrieri, circondati da servi e guerrieri. Chiudeva tale
scenario un fondo dipinto con gusto e articolazione, al
fine di valorizzare ed arricchire maggiormente l’insieme.
Di tali grandiose cornici, purtroppo, nulla è sopravvissuto
sino a noi, al di là di qualche rilevante testimonanza
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26. Storia del Presepe
scritta. Ciò, in quanto le creazioni sceniche, terminato
il periodo natalizio, venivano normalmente distrutte.
In merito a questi Presepi va anche detto che in questo
secolo non venivano realizzati più unicamente in chiese e
covventi, ma anche nelle comuni case. Mentre però quelli
presenti nei sacri Edifici della fede cristiana apparivano
composti essenzialmente da figure religiose, al fine di non
distrarre l’attenzione dei fedeli dal Mistero dell’Evento,
quelli costruiti nelle normali abitazioni erano invece
molto più complessi ed articolati. Ovviamente, il tutto era
condizionato dal censo di chi vi abitava. Di conseguenza
presso le dimore della nobiltà e della ricca borghesia era
pertanto possibile trovare rappresentazioni di grande
estro artistico, con particolari ben curati e ricercati e,
naturalmente, pastori realizzati dai più noti figurai del tempo.
In relazione a queste testimonianze presepiali, va anche
doverosamente detto che tali raffigurazioni sono senz’altro
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28. Storia del Presepe
da considerare anche la migliore produzione artistica
napoletana dell’intero secolo. Ciò, in quanto, mentre la
grande plastica statuaria era condizionata da correnti
estranee e lontane dalla realtà partenopea. Correnti, quindi,
che non stimolavano affatto gli esecutori, anzi li condizionava
enormemente impedendo loro di dare il meglio del proprio
talento, nel settore presepiale avvenne esattamente il
contrario. In tale settore gli artisti, dimentichi di virtuosismi
e tecnicismi e allontanati dettami e imposizioni di stili non
sentiti, dettero libero corso al proprio estro a riprodurre
così come il loro gusto ed il loro talento suggeriva.
Con la fine di questo secolo anche la felice stagione
artistico - presepiale napoletana, sia nella capitale, che
nell’intera Italia meridionale ed insulare, si avviò ad un
lento tramonto. Nel corso dell’ Ottocento, malgrado alcuni
sprazzi di vera fioritura, gli esecutori non riuscirono però
mai ad uguagliare i tanti capolavori che erano stati creati
in precedenza. Uno dei momenti di rinascita più degno
di nota fu quello che si ebbe nel corso del Decennio
francese, allorquando la Corte murattiana mostrò interesse
e dedicò affettuose cure verso tale tipo di arte. Ad esso
ne seguirono ancora altri, ma ciò non basto a fermare la
costante fase discendente nella quale si era entrati. Ciò,
però, non influì sul numero delle composizioni presepiali
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30. Storia del Presepe
che, in occasione del natale, ovunque continuavano ad
essere realizzate nel ricordo della Natività del Cristo.
Oggi, così come del resto è stato per tutto il corso del
Novecento, la tradizione non si e affatto affievolita. In merito
va anche ricordato
che, in molti paesi
del mondo, anche
in Italia, sono sorte
Associazioni tese
alla salvaguardia
della tradizione
del presepe,
nonche della sua
valorizazzione. Nel
nostro Paese viene
pure pubblicata
una rivista specializzata, edita dalla Associazione Italiana
Amici del Presepe. Nel ritornare alla nostra storia diciamo
subito che l’uso di realizzarne grandi, piccoli e in alcuni
luoghi anche viventi, ha continuato a diffondersi presso tutti
i popoli cristiani del mondo. Nella notte di Natale infatti,
non vi è chiesa che non abbia il suo, così come non vi è casa,
la quale, per la gioia dei componenti della famiglia, adulti
e bambini, non abbia la sua Greppia. Greppia costatemente
contornata dalle classiche esterne simboliche sacre Figure.
Questi pastori dei tempi moderni, ben disegnati, ben
realizzati, ben rifiniti e ottimamente colorati, pur restando
solidi nel loro significato, non sono però più, nella
stragrande maggioranza dei casi dei capolavori artistici.
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