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Semplice Complicato   Complesso Una riflessione sulle reti e i sistemi complessi   Valerio Eletti   Roma, 3 maggio 2011   Libreria Assaggi, Roma
Tre esempi per iniziare  Cerchiamo di condividere in prima battuta il significato delle tre parole aiutandoci con un esempio:  immaginiamo di prendere e lanciare tre diverse cose  e valutiamo la possibilità che noi abbiamo di prevederne la traiettoria.  ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],calcolare con una certa approssimazione dove cadrà  è un’operazione possibile e relativamente  semplice .  Primo: immaginiamo di lanciare un sasso:  Etimologia:   sine + plico   (senza pieghe)
Tre esempi per iniziare: il secondo  ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],calcolare con una certa approssimazione dove cadrà  è un’operazione possibile ma  complicata .  Secondo: immaginiamo di lanciare un aeroplanino:  Etimologia:   cum + plico   (con piegature)
Tre esempi per iniziare: il terzo  ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],calcolare con una certa approssimazione dove andrà  a posarsi è un’operazione impossibile:  sia l’“oggetto” che il fenomeno rientrano nel campo della  complessità .  Terzo: immaginiamo di lanciare un piccione:  Etimologia:   cum + plècto   (intrecciato, tessuto insieme):  “ composto di più parti collegate tra loro e dipendenti una dall’altra ”
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Focus sulla complessità: perché?
E in sostanza perché oggi noi umani ci possiamo vedere e studiare  come  ‘sistemi di sistemi complessi’  che osservano e modificano  (essendone nello stesso tempo modificati, ma probabilmente non osservati)  sistemi di sistemi complessi di ordine superiore (come i fenomeni sociali)  e di ordine inferiore (come i batteri o gli organi del nostro corpo). L’ approccio complesso  ci permette infatti di rileggere tutto il mondo,  sia dentro che intorno a noi, in un modo nuovo:  una opportunit à  capitata, in misura analoga, altrettanto ricca e rivoluzionaria,  soltanto tre secoli or sono, quando nasceva il  “ metodo scientifico ” ... Focus sulla complessità: perché?
La complessità: cos’è?  e quindi eccoci alla domanda centrale:   che cosa intendiamo per complessità?   Sotto la ‘parola ombrello’  complessità  (sistemi complessi, reti,  complessità algoritmica, auto-organizzazione, soft computing…)  si trova non una nuova disciplina, ma  un paradigma culturale nuovo   rispetto ai paradigmi culturali e ai modelli del metodo scientifico classico:  lo intuiamo già dal fatto che negli esempi che abbiamo visto  scompaiono - nel caso del fenomeno complesso - principi basilari  come il riduzionismo, la prevedibilità, il rapporto causa-effetto, la linearità… Per comprenderne in maniera articolata la natura, le caratteristiche e le proprietà  procediamo in maniera non semplificata, non sequenziale:  procediamo per accumulo di descrizioni, stimoli, concetti chiave  che ricaviamo dalle parole di studiosi e ricercatori di diversi ambiti disciplinari.  ... vediamo qualche definizione in contesti e discipline diverse >>>
Questi sistemi sono formati da numerosi agenti che agiscono insieme. Possono essere cellule nervose nel cervello oppure individui nell’economia.  Ogni elemento influisce sugli altri e subisce l’influsso degli altri.  (…)  Questi agenti  interattivi non sono controllati centralmente;  i comportamenti emergono dalle interazioni stesse  (…)  Il comportamento coerente  del sistema deriva dalla competizione e collaborazione fra gli elementi.  (…)  Ogni livello del sistema serve come mattone per costruire il prossimo livello.  Così un gruppo di cellule formerà un tessuto,  e un gruppo di operai costituirà un team di lavoro,  e così via per ogni livello e per ogni tipo di sistema complesso.  Un fenomeno fondamentale di adattamento di questi sistemi  è che essi si riorganizzano continuamente, mentre imparano.  Definizione di carattere divulgativo  brano da  John   Holland  (Santa Fe Institute),  Adaptation in Natural and Artificial Systems , Mit Press, Cambridge (Mass. US) 1992,  tradotto e citato a pag.19 di A. Gandolfi,  Formicai, imperi, cervelli , Bollati Boringhieri  1999)
Cos’è la complessità? Esistono un gran numero di definizioni ;  alcune si basano sui concetti di informazione, di entropia (…), di caso o di casualità.  Tutte, sebbene a diversi livelli, esprimono una relazione tra il tutto e le parti del sistema,  per meglio dire sottolineano il fatto che la conoscenza delle parti  non è sufficiente a spiegare il funzionamento del tutto.  (…) La formula ormai consacrata della complessità postula che  “ il tutto è maggiore della somma delle parti”.  Che si tratti di turbolenze atmosferiche, di colonie di insetti  o di altre popolazioni animali sottoposte a fluttuazioni erratiche,  dello sviluppo delle malattie epidemiche, dell’evoluzione dei regimi politici,  di reti di telecomunicazioni, di movimenti sociali o di andamento dei mercati azionari,  i sistemi complessi dinamici - insiemi aperti e instabili - non possono essere descritti  attraverso l’analisi classica, che consiste nel segmentare il tutto  e nel cercare di comprenderlo attraverso la scomposizione delle sue funzioni elementari.  Un altro aspetto della complessità è il suo essere costantemente “di confine”  tra due condizioni differenti, talvolta contraddittorie.  La complessità rinvia spesso a una soglia critica, a una frontiera fra caos e ordine. Réda  Benkirane ,  La teoria della complessità  Bollati Boringhieri 2007, pag. 9  (l’edizione originale è del 2002)  Definizione di carattere divulgativo
L’idea di fondo della teoria algoritmica dell’informazione è di osservare  la  grandezza  in bit del software del computer, la grandezza più piccola possibile  (…)  È una visione software della scienza: una  teoria  scientifica è un programma informatico  che calcola le nostre  osservazioni , i dati sperimentali.  (…)  Una teoria consiste nel comprimere i dati, attraverso concise descrizioni algoritmiche.  Più semplice la teoria, migliore la capacità di comprendere qualcosa.  Una teoria molto complessa significa che qualcosa non va per il verso giusto.  Possiamo d’altro canto definire la  complessità  o, più precisamente,  il  contenuto algoritmico dell’informazione  di un insieme di fatti  (o di un altro oggetto digitale) come la grandezza in bit  del programma più piccolo per il rispettivo calcolo  (…)  E una stringa di bit è irriducibile (chiamata anche “algoritmicamente casuale”)  quando la sua complessità è pari alla sua grandezza.  Definizione specifica di complessità algoritmica  Gregory J.  Chaitin ,  Teoria algoritmica della Complessità ,  Giappichelli Editore, Torino 2006 (pagg. 13-14)
Il contenuto di informazione algoritmica (Cia) o casualità algoritmica,  pur essendo a volte chiamato complessità algoritmica,  non corrisponde a ciò che intendiamo comunemente con la parola complessità.  Per definire  la  complessità effettiva  ci occorre qualcosa di completamente diverso  da una quantità che consegue il suo massimo in stringhe casuali.  In effetti sono proprio gli aspetti non casuali di un sistema o di una stringa  a contribuire alla sua complessità effettiva, che può essere grosso modo caratterizzata  come la lunghezza di una descrizione concisa delle sue regolarità.  La complessità grossolana e il Cia (…)  si riferiscono alla lunghezza di una descrizione concisa dell’intero sistema o stringa,  compresi tutti i suoi caratteri casuali, e non delle sole regolarità.  Per discutere il concetto di complessità effettiva è essenziale esaminare nei particolari  la natura dei sistemi complessi adattativi.  (…) la loro capacità di apprendere, ovvero di evolversi,  implica la capacità di distinguere (…) ciò che è casuale da ciò che è regolare.  La complessità effettiva è quindi connessa alla descrizione delle regolarità di un sistema  da parte di un sistema complesso adattativo che “lo osserva”.  Definizione di complessità effettiva  (vs complessità algoritmica)   Murray  Gell-Mann ,  Il quark e il giaguaro. Avventure nel semplice e nel complesso ,  Bollati Boringhieri 1996 (ed. orig. 1994) (pag. 70)
Murray  Gell-Mann ,  Il quark e il giaguaro. Avventure nel semplice e nel complesso ,  Bollati Boringhieri 1996 (ed. orig. 1994) (pag. 80)  Definizione di complessità effettiva  (vs complessità algoritmica)   Contenuto di Informazione Algoritmica (CIA)  massimo minimo Massima  complessità effettiva possibile Parametro:  per una data lunghezza  di messaggio  ordine totale casualità totale al margine  tra ordine  e caos
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Definizioni di emergenza e livelli di complessità George F.R.  Ellis , “True complexity and its associated ontology”,  in  Science and ultimate reality. Quantum Theory, Cosmology and Complexity ,  edited by Barrow, Davies, Harper for the Cambridge University Press, 2004 (pag. 608)  ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
[object Object],Riflessione sui livelli gerarchici di complessità George F.R.  Ellis , “True complexity and its associated ontology”,  in  Science and ultimate reality. Quantum Theory, Cosmology and Complexity ,  edited by Barrow, Davies, Harper for the Cambridge University Press, 2004 (pag. 608)  Figure:  hierarchy of structure  and causation .  Each lower level underlies what happens  at each higher level,  in terms of physical causation.  Sociology/Economics/Politics Psychology Physiology Cell biology  Biochemistry Chemistry Physics Particle physics
Riflessione su struttura delle reti e complessità Albert-Laszlo  Barabasi ,  Link. La scienza delle reti ,  Einaudi 2004 (ed. orig. 2002) (pag. 84 e pag. 77)  La natura, di norma, non ama le leggi di potenza*.  Nei sistemi più comuni le grandezze seguono una curva a campana,  e le correlazioni decrescono rapidamente secondo le leggi esponenziali.  Ma tutto cambia se il sistema è costretto a subire una transizione di fase.  In questo caso  emergono le leggi di potenza :  segno inequivocabile, in natura, che il caos sta facendo posto all’ordine.  La teoria delle transizioni di fase ci dimostrò in modo forte e chiaro  che la strada dal disordine all’ordine è tenuta insieme dalle potenti forze  dell’auto-organizzazione e governata dalle leggi di potenza.  Ci dimostrò che le leggi di potenza non sono un modo come un altro  di definire il comportamento di un sistema.  Sono l’autentico marchio di fabbrica dell’auto-organizzazione dei sistemi complessi.  * Le  leggi di potenza  esprimono in termini matematici il fatto che nelle reti del mondo reale la  maggioranza dei nodi ha solo pochi link, e questi innumerevoli piccoli nodi coesistono  con pochi grandi hub dotati invece di un numero eccezionalmente alto di link.  (vedi anche legge di Pareto o legge 80/20 o scale free network)
…  concludiamo questa carrellata con un pensiero di Edgar Morin:   Ci sono due aspetti fondamentali della complessità che ritrovo fin dal principio;  da un lato la natura multidimensionale del problema:  il  complexus  è veramente ciò che viene “tessuto insieme”;  dall’altro lato le contraddizioni irriducibili che nascono da problemi profondi.  (…)  Ho adottato il termine  complessità  al culmine di un percorso preciso (…)  solo a partire dagli anni 1968-1970, quando ho aggiornato la mia cultura scientifica e biologica,  ho scoperto un certo numero di teorie, alcune tratte dalla cibernetica,  altre sviluppate nella teoria dell’autorganizzazione, giungendo infine alla nozione di complessità. (…)  Da questo percorso sono arrivato alla conclusione che, tanto per il pensiero  quanto per l’azione, esisteva una forma di complessità che per le persone significa  confusione, contraddizione, cioè qualcosa che non è possibile descrivere né spiegare. A quel punto  ho capito che la sfida stava esattamente là   …  e una riflessione di Morin sulla complessità Edgard  Morin , “Il complesso, ciò che è tenuto insieme”,  intervista raccolta in  La teoria della complessità  di Réda Benkirane, Bollati Boringhieri 2007  (edizione originale: 2002) (pag. 19 e 20)
Sviluppo degli studi sulla complessità dal 1940 ad oggi
E quindi andiamo a completare  questa panoramica NON sistematica sull’idea di complessità  con  l’elenco di parole chiave   (o meglio di proprietà e caratteristiche dei sistemi complessi)  messo a punto ormai dieci anni fa ma ancora in parte valido  con una notazione:  si tratta di item a volte ridondanti,  a volte non presenti contemporaneamente in tutti i sistemi complessi,  e a volte espressi in maniera non più attuale Primo  identikit  della complessità …  dal Cap. 8 (intitolato “L’identikit di un sistema complesso”)  di  Formicai, imperi, cervelli. Introduzione alla scienza della complessità di Alberto Gandolfi, pubblicato in prima edizione da Bollati Boringhieri nel 1999
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Primo  identikit  della complessità
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Estensione attuale dei concetti della complessità
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Focus sui concetti chiave della complessità
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Focus sui concetti chiave della complessità
E chiudiamo questo veloce excursus sull’idea di complessità  (basato sull’accumulo di informazioni, idee, riflessioni) con una nostra proposta di definizione (o meglio di descrizione)  di  sistema complesso adattativo …  …  e un tentativo di definizione di sistema complesso adattativo
Sistema complesso adattativo Si può avere un sistema complesso adattativo  quando si mettono insieme  tantissimi elementi   (semplici o complessi a loro volta)  connessi  tra di loro in una  rete  di azioni e  retro-azioni   (feedback, loop,  non linearità  del sistema)  regolate da  leggi locali  semplici,  e quando nel suo insieme il sistema si trova  in uno stato  fuori dall’equilibrio   (uno stato dinamico, turbolento, al  margine del caos )  e in una condizione di scambio con l’ambiente  ( sistema aperto , dissipativo).  Proposta di definizione di sistema complesso adattativo
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Le caratteristiche ricorrenti dei sistemi complessi adattativi
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Le caratteristiche ricorrenti dei sistemi complessi adattativi
Da queste considerazioni consegue immediatamente la risposta  alla domanda che ci siamo fatti:  perché occuparsi di complessità?   Perché noi stessi  siamo  sistemi complessi adattativi,  formati  da sistemi complessi adattativi,  immersi  in ambienti costituiti da sistemi complessi adattativi  in continua iterazione tra loro  e in permanete adattamento evolutivo ai rispettivi ambienti.  Non solo:  grazie alle capacità emerse dalla complessità delle sinapsi  del nostro organo cervello,  siamo in grado di creare e aggiungere  nuovi sistemi complessi adattativi   all’ambiente in cui viviamo ;  e siamo in grado di osservare (e in parte “comprendere”)  alcune delle gerarchie di complessità che si trovano “sotto” e “sopra” la nostra.  Nota:   nonostante tutto ciò il riduzionismo, il determinismo, l’approccio lineare ai problemi  restano e resteranno strumenti prìncipi nella scala temporale e spaziale in cui ci muoviamo  come esseri viventi nel nostro quotidiano …  e chiudiamo il cerchio
Per chi vuole  approfondire la bibliografia di riferimento,  conoscere i siti dei centri di ricerca e studi  su questioni legate alla complessità,  avere notizia di iniziative  riguardanti lo studio della complessità,  ecco l’indirizzo del sito del  Complexity Education Project :   www.complexityeducation.it   e il mio indirizzo email:   valerio.eletti@uniroma1.it  Approfondimenti e contatti
Mappa delle  Teorie della  Complessità.  Prima parte.
Mappa delle  Teorie della  Complessità.  Seconda parte.

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Semplice Complicato Complesso

  • 1. Semplice Complicato Complesso Una riflessione sulle reti e i sistemi complessi Valerio Eletti Roma, 3 maggio 2011 Libreria Assaggi, Roma
  • 2.
  • 3.
  • 4.
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  • 6. E in sostanza perché oggi noi umani ci possiamo vedere e studiare come ‘sistemi di sistemi complessi’ che osservano e modificano (essendone nello stesso tempo modificati, ma probabilmente non osservati) sistemi di sistemi complessi di ordine superiore (come i fenomeni sociali) e di ordine inferiore (come i batteri o gli organi del nostro corpo). L’ approccio complesso ci permette infatti di rileggere tutto il mondo, sia dentro che intorno a noi, in un modo nuovo: una opportunit à capitata, in misura analoga, altrettanto ricca e rivoluzionaria, soltanto tre secoli or sono, quando nasceva il “ metodo scientifico ” ... Focus sulla complessità: perché?
  • 7. La complessità: cos’è? e quindi eccoci alla domanda centrale: che cosa intendiamo per complessità? Sotto la ‘parola ombrello’ complessità (sistemi complessi, reti, complessità algoritmica, auto-organizzazione, soft computing…) si trova non una nuova disciplina, ma un paradigma culturale nuovo rispetto ai paradigmi culturali e ai modelli del metodo scientifico classico: lo intuiamo già dal fatto che negli esempi che abbiamo visto scompaiono - nel caso del fenomeno complesso - principi basilari come il riduzionismo, la prevedibilità, il rapporto causa-effetto, la linearità… Per comprenderne in maniera articolata la natura, le caratteristiche e le proprietà procediamo in maniera non semplificata, non sequenziale: procediamo per accumulo di descrizioni, stimoli, concetti chiave che ricaviamo dalle parole di studiosi e ricercatori di diversi ambiti disciplinari. ... vediamo qualche definizione in contesti e discipline diverse >>>
  • 8. Questi sistemi sono formati da numerosi agenti che agiscono insieme. Possono essere cellule nervose nel cervello oppure individui nell’economia. Ogni elemento influisce sugli altri e subisce l’influsso degli altri. (…) Questi agenti interattivi non sono controllati centralmente; i comportamenti emergono dalle interazioni stesse (…) Il comportamento coerente del sistema deriva dalla competizione e collaborazione fra gli elementi. (…) Ogni livello del sistema serve come mattone per costruire il prossimo livello. Così un gruppo di cellule formerà un tessuto, e un gruppo di operai costituirà un team di lavoro, e così via per ogni livello e per ogni tipo di sistema complesso. Un fenomeno fondamentale di adattamento di questi sistemi è che essi si riorganizzano continuamente, mentre imparano. Definizione di carattere divulgativo brano da John Holland (Santa Fe Institute), Adaptation in Natural and Artificial Systems , Mit Press, Cambridge (Mass. US) 1992, tradotto e citato a pag.19 di A. Gandolfi, Formicai, imperi, cervelli , Bollati Boringhieri 1999)
  • 9. Cos’è la complessità? Esistono un gran numero di definizioni ; alcune si basano sui concetti di informazione, di entropia (…), di caso o di casualità. Tutte, sebbene a diversi livelli, esprimono una relazione tra il tutto e le parti del sistema, per meglio dire sottolineano il fatto che la conoscenza delle parti non è sufficiente a spiegare il funzionamento del tutto. (…) La formula ormai consacrata della complessità postula che “ il tutto è maggiore della somma delle parti”. Che si tratti di turbolenze atmosferiche, di colonie di insetti o di altre popolazioni animali sottoposte a fluttuazioni erratiche, dello sviluppo delle malattie epidemiche, dell’evoluzione dei regimi politici, di reti di telecomunicazioni, di movimenti sociali o di andamento dei mercati azionari, i sistemi complessi dinamici - insiemi aperti e instabili - non possono essere descritti attraverso l’analisi classica, che consiste nel segmentare il tutto e nel cercare di comprenderlo attraverso la scomposizione delle sue funzioni elementari. Un altro aspetto della complessità è il suo essere costantemente “di confine” tra due condizioni differenti, talvolta contraddittorie. La complessità rinvia spesso a una soglia critica, a una frontiera fra caos e ordine. Réda Benkirane , La teoria della complessità Bollati Boringhieri 2007, pag. 9 (l’edizione originale è del 2002) Definizione di carattere divulgativo
  • 10. L’idea di fondo della teoria algoritmica dell’informazione è di osservare la grandezza in bit del software del computer, la grandezza più piccola possibile (…) È una visione software della scienza: una teoria scientifica è un programma informatico che calcola le nostre osservazioni , i dati sperimentali. (…) Una teoria consiste nel comprimere i dati, attraverso concise descrizioni algoritmiche. Più semplice la teoria, migliore la capacità di comprendere qualcosa. Una teoria molto complessa significa che qualcosa non va per il verso giusto. Possiamo d’altro canto definire la complessità o, più precisamente, il contenuto algoritmico dell’informazione di un insieme di fatti (o di un altro oggetto digitale) come la grandezza in bit del programma più piccolo per il rispettivo calcolo (…) E una stringa di bit è irriducibile (chiamata anche “algoritmicamente casuale”) quando la sua complessità è pari alla sua grandezza. Definizione specifica di complessità algoritmica Gregory J. Chaitin , Teoria algoritmica della Complessità , Giappichelli Editore, Torino 2006 (pagg. 13-14)
  • 11. Il contenuto di informazione algoritmica (Cia) o casualità algoritmica, pur essendo a volte chiamato complessità algoritmica, non corrisponde a ciò che intendiamo comunemente con la parola complessità. Per definire la complessità effettiva ci occorre qualcosa di completamente diverso da una quantità che consegue il suo massimo in stringhe casuali. In effetti sono proprio gli aspetti non casuali di un sistema o di una stringa a contribuire alla sua complessità effettiva, che può essere grosso modo caratterizzata come la lunghezza di una descrizione concisa delle sue regolarità. La complessità grossolana e il Cia (…) si riferiscono alla lunghezza di una descrizione concisa dell’intero sistema o stringa, compresi tutti i suoi caratteri casuali, e non delle sole regolarità. Per discutere il concetto di complessità effettiva è essenziale esaminare nei particolari la natura dei sistemi complessi adattativi. (…) la loro capacità di apprendere, ovvero di evolversi, implica la capacità di distinguere (…) ciò che è casuale da ciò che è regolare. La complessità effettiva è quindi connessa alla descrizione delle regolarità di un sistema da parte di un sistema complesso adattativo che “lo osserva”. Definizione di complessità effettiva (vs complessità algoritmica) Murray Gell-Mann , Il quark e il giaguaro. Avventure nel semplice e nel complesso , Bollati Boringhieri 1996 (ed. orig. 1994) (pag. 70)
  • 12. Murray Gell-Mann , Il quark e il giaguaro. Avventure nel semplice e nel complesso , Bollati Boringhieri 1996 (ed. orig. 1994) (pag. 80) Definizione di complessità effettiva (vs complessità algoritmica) Contenuto di Informazione Algoritmica (CIA) massimo minimo Massima complessità effettiva possibile Parametro: per una data lunghezza di messaggio ordine totale casualità totale al margine tra ordine e caos
  • 13.
  • 14.
  • 15. Riflessione su struttura delle reti e complessità Albert-Laszlo Barabasi , Link. La scienza delle reti , Einaudi 2004 (ed. orig. 2002) (pag. 84 e pag. 77) La natura, di norma, non ama le leggi di potenza*. Nei sistemi più comuni le grandezze seguono una curva a campana, e le correlazioni decrescono rapidamente secondo le leggi esponenziali. Ma tutto cambia se il sistema è costretto a subire una transizione di fase. In questo caso emergono le leggi di potenza : segno inequivocabile, in natura, che il caos sta facendo posto all’ordine. La teoria delle transizioni di fase ci dimostrò in modo forte e chiaro che la strada dal disordine all’ordine è tenuta insieme dalle potenti forze dell’auto-organizzazione e governata dalle leggi di potenza. Ci dimostrò che le leggi di potenza non sono un modo come un altro di definire il comportamento di un sistema. Sono l’autentico marchio di fabbrica dell’auto-organizzazione dei sistemi complessi. * Le leggi di potenza esprimono in termini matematici il fatto che nelle reti del mondo reale la maggioranza dei nodi ha solo pochi link, e questi innumerevoli piccoli nodi coesistono con pochi grandi hub dotati invece di un numero eccezionalmente alto di link. (vedi anche legge di Pareto o legge 80/20 o scale free network)
  • 16. … concludiamo questa carrellata con un pensiero di Edgar Morin: Ci sono due aspetti fondamentali della complessità che ritrovo fin dal principio; da un lato la natura multidimensionale del problema: il complexus è veramente ciò che viene “tessuto insieme”; dall’altro lato le contraddizioni irriducibili che nascono da problemi profondi. (…) Ho adottato il termine complessità al culmine di un percorso preciso (…) solo a partire dagli anni 1968-1970, quando ho aggiornato la mia cultura scientifica e biologica, ho scoperto un certo numero di teorie, alcune tratte dalla cibernetica, altre sviluppate nella teoria dell’autorganizzazione, giungendo infine alla nozione di complessità. (…) Da questo percorso sono arrivato alla conclusione che, tanto per il pensiero quanto per l’azione, esisteva una forma di complessità che per le persone significa confusione, contraddizione, cioè qualcosa che non è possibile descrivere né spiegare. A quel punto ho capito che la sfida stava esattamente là … e una riflessione di Morin sulla complessità Edgard Morin , “Il complesso, ciò che è tenuto insieme”, intervista raccolta in La teoria della complessità di Réda Benkirane, Bollati Boringhieri 2007 (edizione originale: 2002) (pag. 19 e 20)
  • 17. Sviluppo degli studi sulla complessità dal 1940 ad oggi
  • 18. E quindi andiamo a completare questa panoramica NON sistematica sull’idea di complessità con l’elenco di parole chiave (o meglio di proprietà e caratteristiche dei sistemi complessi) messo a punto ormai dieci anni fa ma ancora in parte valido con una notazione: si tratta di item a volte ridondanti, a volte non presenti contemporaneamente in tutti i sistemi complessi, e a volte espressi in maniera non più attuale Primo identikit della complessità … dal Cap. 8 (intitolato “L’identikit di un sistema complesso”) di Formicai, imperi, cervelli. Introduzione alla scienza della complessità di Alberto Gandolfi, pubblicato in prima edizione da Bollati Boringhieri nel 1999
  • 19.
  • 20.
  • 21.
  • 22.
  • 23. E chiudiamo questo veloce excursus sull’idea di complessità (basato sull’accumulo di informazioni, idee, riflessioni) con una nostra proposta di definizione (o meglio di descrizione) di sistema complesso adattativo … … e un tentativo di definizione di sistema complesso adattativo
  • 24. Sistema complesso adattativo Si può avere un sistema complesso adattativo quando si mettono insieme tantissimi elementi (semplici o complessi a loro volta) connessi tra di loro in una rete di azioni e retro-azioni (feedback, loop, non linearità del sistema) regolate da leggi locali semplici, e quando nel suo insieme il sistema si trova in uno stato fuori dall’equilibrio (uno stato dinamico, turbolento, al margine del caos ) e in una condizione di scambio con l’ambiente ( sistema aperto , dissipativo). Proposta di definizione di sistema complesso adattativo
  • 25.
  • 26.
  • 27. Da queste considerazioni consegue immediatamente la risposta alla domanda che ci siamo fatti: perché occuparsi di complessità? Perché noi stessi siamo sistemi complessi adattativi, formati da sistemi complessi adattativi, immersi in ambienti costituiti da sistemi complessi adattativi in continua iterazione tra loro e in permanete adattamento evolutivo ai rispettivi ambienti. Non solo: grazie alle capacità emerse dalla complessità delle sinapsi del nostro organo cervello, siamo in grado di creare e aggiungere nuovi sistemi complessi adattativi all’ambiente in cui viviamo ; e siamo in grado di osservare (e in parte “comprendere”) alcune delle gerarchie di complessità che si trovano “sotto” e “sopra” la nostra. Nota: nonostante tutto ciò il riduzionismo, il determinismo, l’approccio lineare ai problemi restano e resteranno strumenti prìncipi nella scala temporale e spaziale in cui ci muoviamo come esseri viventi nel nostro quotidiano … e chiudiamo il cerchio
  • 28. Per chi vuole approfondire la bibliografia di riferimento, conoscere i siti dei centri di ricerca e studi su questioni legate alla complessità, avere notizia di iniziative riguardanti lo studio della complessità, ecco l’indirizzo del sito del Complexity Education Project : www.complexityeducation.it e il mio indirizzo email: valerio.eletti@uniroma1.it Approfondimenti e contatti
  • 29. Mappa delle Teorie della Complessità. Prima parte.
  • 30. Mappa delle Teorie della Complessità. Seconda parte.