2. “Sei proprio il mio Typo”
Font: sconosciuti alla gente comune fino a vent’anni fa.
Grazie alla tecnologia, sono protagoniste del nostro quotidiano.
Il libro è un compendio sulla secolare storia della Tipografia,
condito di aneddoti su varie famiglie di caratteri.
Presentazione | “Sei proprio il mio Typo”, S. Garfield
3. Non semplici lettere…
I font non sono semplici disegni di lettere, ma sono un vero e proprio
veicolo di emozioni e informazioni. Hanno una grandissima capacità
comunicativa.
Sono l’“elemento zero” del Graphic Design.
Presentazione | “Sei proprio il mio Typo”, S. Garfield
4. Font(e) di guai.
Il Comic Sans non è nato per suscitare odio e repulsione, né tantomeno
per finire sulle fiancate di un’ambulanza o su una lapide.
Disegnato nel 1994 da Vincent Connare, dipendente della Microsoft
Corporation, per migliorare Microsoft Bob, un pacchetto software che
permetteva di scrivere testi e gestire le spese personali.
Presentazione | “Sei proprio il mio Typo”, S. Garfield
5. Font(e) di guai.
Microsoft Bob era amichevole (all’epoca le persone non avevano familiarità
con i computer). L’interfaccia del software presentava immagini dallo stile
infantile e testi in Times New Roman: il contrasto era davvero stridente.
Presentazione | “Sei proprio il mio Typo”, S. Garfield
6. Font(e) di guai.
Il Times New Roman è stato disegnato nei primi Anni ‘30 da Stanley
Morison per rinnovare il “The Times”.
Il suo motto era:
“un carattere che vuole avere un presente, se non addirittura
un futuro, non dev’essere né molto diverso né molto allegro”
Presentazione | “Sei proprio il mio Typo”, S. Garfield
7. Font(e) di guai.
Connare si è fatto influenzare da Roy Lichtenstein e dal mondo dei fumetti.
Così disegna il Comic Sans, caratterizzato da lettere morbide, arrotondate,
senza fastidiose punte aguzze.
Presentazione | “Sei proprio il mio Typo”, S. Garfield
8. Font(e) di guai.
Purtroppo gli spazi ingombro di Microsoft Bob erano stati interamente
progettati sulle misure del Times New Roman, quindi il Comic Sans,
più grande, non poteva essere utilizzato.
Microsoft Bob fu un flop. Nessuno giudicò il font inadatto, ma qualche
tempo dopo il carattere di Connare fu utilizzato per Microsoft Movie Maker,
che fu un enorme successo.
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9. Font(e) di guai.
Diffusione globale del Comic Sans: dopo essere stato incluso come
carattere di sistema in Windows 95.
Tutti possono usarlo, e quindi inizia a comparire ovunque, spesso a
sproposito: fiancate di ambulanze, siti porno, divise della nazionale di
basket portoghese, spot pubblicitari…
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10. Font(e) di guai.
La ribellione: il sito “Ban Comic Sans”.
I fondatori, Holly e David Combs, affermano:
“Quando si disegna un cartello “Vietato l’ingresso”, è consigliabile
l’uso di un font dai tratti marcati, capaci di attirare l’attenzione,
come l’Impact o l’Arial Black. Comporre un messaggio di questo
genere in Comic Sans sarebbe ridicolo […] come presentarsi
a un ricevimento elegante con un costume da clown”
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11. Font(e) di guai.
A sua volta, Connare afferma:
“Se si ama il Comic Sans non si sa granché di Tipografia.
Se lo si odia, non si sa ugualmente granché di Tipografia”
Ma perché la gente ama il Comic Sans?
Perché non sembra una font.
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12. Futura vs. Verdana.
Agosto 2009: Ikea cambia il proprio font istituzionale.
Viene abbandonato l’elegante Futura, a favore del moderno Verdana.
L’idea era utilizzare, per i materiali da stampa, il carattere già in uso
per il sito web.
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13. Futura vs. Verdana.
Il Verdana, però, è stato progettato per la visualizzazione a corpi ridotti,
e appare piuttosto goffo a grandi dimensioni.
Si scatenò un putiferio mediatico, tanto che perfino il New York Times
ne parlò:
“è la controversia più accesa di cui sia mai giunta notizia
dalla Svezia”
Alcuni hanno addirittura parlato di Verdanagate.
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14. Futura vs. Verdana.
La nuova veste grafica non è stata determinata da un’azienda
che sfoggiava i suoi 66 anni di tradizione, bensì dalle economie di scala
e dalle esigenze dell’era digitale.
Come la libreria Billy, anche il Verdana si trova quasi in ogni casa.
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15. Caratteri su quattro ruote.
Fine Anni ‘50: rivoluzione grafica in Gran Bretagna, grazie alle figure
di Jock Kinneir e Margaret Calvert.
Il loro carattere, il Transport, compare su quasi tutti i cartelli stradali
d’Europa (e non solo).
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16. Caratteri su quattro ruote.
Nel 1957 si inizia a costruire il primo tratto di quella che sarebbe diventata
la M1, tra Londra e lo Yorkshire. Era necessario creare indicazioni da
approntare in tempi brevi.
Kinneir e la Calvert ricevettero alcune raccomandazioni:
“Sia chiaro che non dovrete inventare l’alfabeto di un carattere
totalmente nuovo. […] Il comitato si è abituato ad accettare
il peso e l’aspetto generale dell’alfabeto tedesco”
I due ignorarono totalmente queste raccomandazioni.
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17. Caratteri su quattro ruote.
Evitarono di ricorrere al DIN (Deutsche Industrie Norm), usato per
le autostrade e le targhe della Germania occidentale, nato negli Anni ‘20,
con tratti di spessore uniforme che favorivano la leggibilità.
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18. Caratteri su quattro ruote.
Disegnarono però il Transport: le forme geometriche delle lettere erano
studiate per consentire una lettura più veloce possibile dei toponimi.
Ma le lettere erano solo la metà dell’opera: bisognava osservare
se funzionavano una volta applicati sui cartelli stradali.
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19. Caratteri su quattro ruote.
Studi sull’impatto dei fari e dell’alone, ossia l’effetto di diffusione
della luce che rendeva necessario che le lettere bianche su fondo nero
fossero leggermente più sottili di quelle nere su fondo bianco.
Presentazione | “Sei proprio il mio Typo”, S. Garfield
20. Caratteri su quattro ruote.
Poco dopo l’inaugurazione del primo tratto dell’M1 nel 1959, i nuovi
cartelli si dimostrarono così efficaci che nessuno li degnò di una seconda
occhiata.
“Si tratta di facilitare il riconoscimento delle parole anziché
costringere l’automobilista a leggere ogni lettera”
“Paragono il sistema ai ritratti di Rembrandt: da vicino
non ha alcun senso, ma lo acquista alla giusta distanza”
Presentazione | “Sei proprio il mio Typo”, S. Garfield
21. YES, WE CAN.
“Non sono obbligato a vincere, ma sono obbligato a dire la verità”
Barak Obama, alla vigilia del voto sulla sua storica riforma sanitaria
nel marzo del 2010.
Alcuni caratteri danno l’impressione che ogni parola in cui compaiono
sia onesta e obiettiva.
Presentazione | “Sei proprio il mio Typo”, S. Garfield
22. YES, WE CAN.
Gotham: creato nel 2000 da Tobias Frere-Jones per la
Hoefler & Frere-Jones, importante azienda newyorkese di progettazione
tipografica.
2008: anno della vera consacrazione di questo font, che diventa il centro
dell’immagine grafica di Barak Obama.
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23. YES, WE CAN.
Svolta: la campagna di Obama ha una vera e propria immagine
coordinata, progettata con la stessa disciplina necessaria per creare
l’identità di una grande azienda.
Presentazione | “Sei proprio il mio Typo”, S. Garfield
24. YES, WE CAN.
Lettere semplici, senza grazie, solide e durevoli, discrete e innocue.
Comunicano lungimiranza senza spaventare gli elettori.
Inoltre è versatile perché presenta una quarantina di varianti.
Presentazione | “Sei proprio il mio Typo”, S. Garfield
25. YES, WE CAN.
Negli USA simboleggia qualcosa più del cambiamento: lo si trova
nell’iscrizione della prima pietra posata per la Freedom Tower
a Ground Zero e si associa immediatamente all’idea della vittoria
e del successo ottenuto onestamente.
Presentazione | “Sei proprio il mio Typo”, S. Garfield