3. Prosimetro in volgare fiorentino
42 capitoli di lunghezza variabile, 31 dei quali
contengono testi lirici, introdotti e commentati
in prosa dall’autore stesso (sul modello delle
razos dei provenzali).
La struttura
Il numero di capitoli (numero imperfetto) e
la conclusione repentina fanno pensare a
un’opera incompiuta.
Le liriche sono collocate all’interno dell’opera
in base a un ordine narrativo che vuole
riprodurre la vicenda di un amore.
3
4. Probabilmente, Dante scrive la Vita Nuova tra il
1291 e il ’93.
Sicuro terminus post quem [dopo il quale cioè
deve essere collocato] è la morte di Beatrice,
giugno 1290; i più antichi dei sonetti, però, in base
alla datazione fornita dall’autore stesso, risalgono al
1283, vedi quello indirizzato ad altri rimatori, A
ciascun’alma presa e gentil core, cui risponde
La datazione
ciascun’alma presa e gentil core, cui risponde
Cavalcanti.
Non risulta però campata in aria la datazione del
1293, anche per il ruolo dominante che nella Vita
Nova viene assegnato all’amicizia: un sentimento
che domina la prima età, la «adolescenza», cioè
«accrescimento di vita», che dura fino al
venticinquesimo anno, prima del passaggio alla
«gioventute» compresa tra i «26 e i 45 anni» [vedi
Convivio]
4
5. Ha un significato duplice:
-Vita Nova significa, materialmente, “vita
giovanile”. E infatti la narrazione dantesca inizia
da un episodio, il primo incontro con Beatrice,
iniziato quasi in coincidenza con il nono
compleanno dell’autore (1274) e giunge fino a
un’epoca successiva al 1292 [vedi scansione
vita dell’uomo nel Convivio]
Il titolo
vita dell’uomo nel Convivio]
- L’espressione Vita Nova ha anche il significato di
“vita rinnovata”, rigenerata dal’amore. Forse
c’è un’eco della lettera di San Paolo apostolo ai
Corinzi, secondo il quale il battesimo trasforma
«l’uomo vecchio in creatura nuova». Quindi fin dal
titolo è presente un legame tra l’esperienza
amorosa (e poetica) e l’esperienza di fede.
5
6. - Il titolo del libello, diminutivo del latino liber,
attraverso il quale lo stesso Dante, nell’esordio, si
riferisce alla sua opera, che ne riassume il
significato profondo, è infatti annunciato nelle
prime righe, in cui si parla di una vita nova.
Ancora sul titolo
prime righe, in cui si parla di una vita nova.
- Essa è da intendersi sia nel senso di
«giovinezza», sia nel senso di
«rinnovamento spirituale e poetico», «nuova
vita» di cui Dante beneficia grazie all’incontro con
Beatrice.6
7. In quella parte del libro della mia memoria
dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere
si trova una rubrica la quale dice Incipit Vita Nova.
Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole
le quali è mio intendimento d'asemplare in questo libello
e se non tutte, almeno la loro sentenzia
Dante, Vita Nova, I, 1
Il proemio
Il concetto di memoria. Alla propria mente
faranno riferimento anche i proemi di due
delle tre cantiche della Commedia (Inferno, II,
8; Paradiso, I, 10; al proprio ingegno, invece,
fa riferimento Dante in Purgatorio, I, 2); in tal
modo Dante sottolinea l’importanza del
patrimonio della propria memoria.
7
8. 1
• Il De consolatione philosphiae non solo per l’alternanza di prosa e poesia, ma
anche per l’esaltazione del potere della ricerca filosofica, che è un tema ben
presente nel testo dantesco. Nell’opera il Narratore si rifugia spesso nella sua
cameretta per pensare e per piangere e questa cameretta ha una funzione
analoga alla prigionia per Boezio.
2
• Le Confessioni di Sant’Agostino, scritte nel V secolo, il più noto modello di
scrittura autobiografica ed edificante, che scava nel profondo dell’interiorità
del soggetto.
I modelli e le fonti
8
2 del soggetto.
3
• Il De Amicitia di Cicerone (I sec. a.C.) nel quale è affermata l’importanza
dell’amore come manifestazione della soggettività, che ha in se stessa il
proprio fine e che pertanto è disinteressata e nobile
4
• Le opere agiografiche, come quelle di ambito francescano che valorizzavano
apparizioni e presagi. Beatrice è raffigurata come una santa
9. - Uso del sonetto e della canzone,
- Stile dolce e piano, privo di impennate
lessicali o di complessità sintattiche, spesso
Appartenenza allo Stil novo – Lo stile
lessicali o di complessità sintattiche, spesso
fondato su un atteggiamento quasi
didascalico → l’autore vuole rendere edotti i
suoi lettori del significato dell’esperienza
vissuta. → Le figure retoriche maggiormente
presenti nelle liriche sono la metafora e la
similitudine.
9
10. - La prosa della Vita Nova è un modello di
chiarezza e di equilibrio, unisce efficacia
comunicativa e ricerca costante di armonia e
musicalità, necessaria per non creare uno scarto
troppo accentuato con le parti in prosa. Il
lessico, rispetto ai testi poetici, è caratterizzato da
una maggiore ricercatezza: Dante fa largo uso
Appartenenza allo Stil novo – Lo stile
una maggiore ricercatezza: Dante fa largo uso
di latinismi, che sono tratti dalle Sacre Scritture,
evangeliche in particolare.
-Di stampo evangelico sono anche le frequenti
ripetizioni di parole, oltreché i moduli degli esordi
dei capitoli e l’uso diffuso di una sintassi basata sul
polisindeto (proposizioni collegate tra loro da
congiunzioni coordinanti).
10
11. -Da un certo punto di vista esso ci appare un
canzoniere, una raccolta di rime (31 testi poetici,
di cui la maggior parte, 25, sono sonetti) collegate
con brani in prosa scritti in un secondo tempo, che
spiegano le circostanze in cui sono nate le poesie,
oppure forniscono indicazioni di commento. la
critica ha messo a confronto la struttura
Genere letterario?
critica ha messo a confronto la struttura
dell’operetta dantesca con quella di alcuni
canzonieri di lirica provenzale, in cui le poesie
sono accompagnati da brani in prosa sulle ragioni
(razos) della composizione dei testi e sulle vite
(vidas) dei trovatori.
-Da un altro punto di vista si potrebbe dire che la
Vita Nova è l’autobiografia di un poeta, che
contiene la trascrizione di alcune rime.
11
13. Le attestazioni di stima e di amicizia verso
Cavalcanti (10 «questo mio primo amico a cui ciò
scrivo») in realtà contengono un senso di
superiorità: la più evidente consiste
nell’interpretazione del senhal Primavera
assegnato a Giovanna, la donna di Guido,
secondo l’equazione analogica «Primavera:
Beatrice = Giovanni: Cristo», con l’estensione
Cavalcanti nella Vita nova
13
Beatrice = Giovanni: Cristo», con l’estensione
sottintesa «= Cavalcanti : Dante».
Guido Cavalcanti e la sua donna sono retrocessi
a precursori ormai superati, un “prima” che è
diventato “dopo”: esaurita la loro funzione
di battistrada vengono liquidati, ma con il
riconoscimento di aver reso possibile
l’affermazione della vera poesia, quella appunto
di Dante.
14. Cavalcanti rifiutò che Dante gli indirizzasse
degli scritti in latino: è quindi quasi un modo
per sottolineare l’incompletezza culturale di
Cavalcanti, forse, a parere di Dante, disattento
verso il serbatoio di classici dai quali la poesia
in volgare, cioè appunto quella di Dante,
attingerà forza e volontà.
Cavalcanti ha sbagliato in due direzioni: non è
Cavalcanti nella Vita nova
14
Cavalcanti ha sbagliato in due direzioni: non è
stato capace di spiegare l’impalcatura
concettuale dei suoi scritti e ha visto amore
come un «accidente»; per Dante invece
amore avrà valore positivo, pago di sé e poi
diventerà, con l’evoluzione intellettuale
testimoniata dalle opere successive, il più
alto momento conoscitivo.
15. - Un pubblico molto ristretto, elitario
-Già il fatto di indirizzare l’opera a Cavalcanti
indica che Dante voleva scrive il suo primo
libro, se non proprio per una persona sola, per
un pubblico di dimensioni ridottissime,
individuato su una base non sociologica, ma
intellettuale
Pubblico e destinatari del libello
intellettuale
-Si tratta di una piccola cerchia di spiriti
grandi, legati da amicizia e da valori comuni in
cui rispecchiarsi.
15
16. Attraverso la storia del suo amore per Beatrice
sono descritti in modo profondo e analitico,
spesso filosofico:
- la natura del sentimento amoroso e le
sue conseguenze sul poeta;
- le caratteristiche peculiari della donna
amata;
- il ruolo fondamentale di costei all’interno
Appartenenza allo Stil novo – I temi
- il ruolo fondamentale di costei all’interno
dell’ordine metafisico universale.
-Di centrale importanza è anche il motivo
delle visioni, che sottolineano le svolte
narrative fondamentali: il sogno del “cuore
mangiato” dell’esordio; il sogno funebre
che precede l’evento centrale della
scomparsa dell’amata; la «mirabile
visione» finale, che preannuncia il
silenzio e lo studio necessari per
giungere alla nuova poesia di Beatrice.
16
18. Sin dalle prime parole, Dante mostra di voler
raccontare l’inizio della sua nuova vita: ‘nuova’
in quanto rinnovata dall’incontro con
Beatrice e dagli effetti che l’Amore ha prodotto
in lui. Nuova anche nel significato che in
latino possiede l’aggettivo novus:
straordinario, mai visto prima.
Una ‘nuova’ vita – L’incontro con Beatrice
Sin dal primo incontro con Beatrice (nove anni
lui, poco più di otto lei) Dante concepisce un
amore profondo, che si rinnoverà al secondo
incontro (nove anni più tardi), quando la donna
concederà al poeta il suo saluto → importanza
del concetto di salutare, da salutem dare,
dare la salvezza, salvare (capp. XI e XXI).
18
19. Nella Vita Nova la numerologia rappresenta un
elemento centrale per l’intera costruzione
dell’opera: nel libello giovanile il numero nove
forma il perno del sistema simbolico e allegorico,
poiché legato alla «donna della salute», della quale
costituisce una vera e propria “cifra” inscritta persino
nel suo nome
-nella sua formula latina le ultime due lettere
La numerologia
-nella sua formula latina le ultime due lettere
corrispondono infatti al numero nove secondo il
sistema dei numeri romani BeatrIX).
-Beatrice è infatti definita da Dante un nove: poiché
è la «donna venuta da cielo in terra a miracol
mostrare») e il nove è il «numero del miracolo».
-Ciò in quanto esso esprime la manifestazione di una
realtà soprannaturale e celeste nel mondo, essendo
composto dal numero tre, il numero proprio
della Trinità, moltiplicato per se stesso.
19
20. Equivoco tra Dante e Beatrice: Dante
mette in pratica l’usanza tipicamente
provenzale e siciliana di usare altre donne
come ‘schermo’ del suo amore.
Questo provoca la privazione del saluto di
La donna dello schermo
Questo provoca la privazione del saluto di
Beatrice, che addolora profondamente il
poeta.
20
21. Un giorno in chiesa, Dante fissa Beatrice, ma i
presenti credono che egli guardi piuttosto una
bella donna posta a metà strada tra i due, sulla
traiettoria dello sguardo di Dante, il quale accetta
il malinteso per proteggere Beatrice dalle
malelingue (vedi Malparlieri nella poesia
provenzale)
I pettegolezzi intorno alla seconda presunta
passione di Dante provocano la negazione del
La donna dello schermo
passione di Dante provocano la negazione del
saluto da parte di Beatrice.
La donna-schermo lascia la città per un lontano
paese, muore una giovane compagna di Beatrice.
Il Narratore deve lasciare la città e compiere un
viaggio che lo avvicina alla residenza della prima
donna-schermo; ha una visione di Amore che gli
indica una nuova donna-schermo. Per punirlo
Beatrice decide di negare il «dolcissimo
salutare» a Dante.
21
22. La morte di Beatrice causa a Dante una fase di
perdizione: quella che ricorderà egli stesso nel
Purgatorio e che terminerà con lo
smarrimento nella selva e l’inizio del viaggio
nei tre regni oltremondani.
Dante rifletterà sul senso dell’Amore,
La morte di Beatrice
Dante rifletterà sul senso dell’Amore,
sentimento che trova asilo solo nel cuore gentile
e che ha il potere di innalzare il pensiero
dell’innamorato verso Dio.
Solo attraverso l’esperienza amorosa prodotta nel
cuore dell’uomo dalla donna gentile e angelicata
si può vivere un amore purissimo, finalizzato
alla trascendenza dell’anima.
22
23. Passa il tempo e giunge il primo anniversario della
morte di Beatrice.
Il Narratore, in suo ricordo, disegna figure di
angeli su certe tavolette; si accorge poi che da
una finestra una «donna gentile» lo sta osservando.
La donna ha un’espressione di profonda pietà e il
narratore, dopo aver ricevuto dalla donna «sguardi
pietosi» e «quasi d’amore» comincia a ricercarne
La donna gentile…
pietosi» e «quasi d’amore» comincia a ricercarne
l’incontro e infine le rivolge un sonetto.
Il piacere che gli occhi del Narratore ricavano
dall’incrociare gli occhi con quelli della «donna
pietosa» provocano la disapprovazione della
coscienza del narratore, che vorrebbe gli occhi
lacrimanti per sempre per Beatrice.
Nel secondo trattato del Convivio darà
un’interpretazione allegorica della vicenda: la
«donna gentile» sarebbe stata la Filosofia.
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24. L’ultimo evento, nel capitolo 42, compreso nel
tempo della Vita Nova è una «meravigliosa
visione», di cui il Narratore ci comunica solo
l’effetto: «io vidi cose che mi fecero proporre di
non dire più di questa benedetta infin a tanto che io
potesse più degnamente trattar di lei».
Il ricordo della «mirabile visione» (sicuramente una
visione della Beatrice beata) e la promessa di dire,
La conclusione dell’opera…
visione della Beatrice beata) e la promessa di dire,
un giorno, di colei «quello che non fu detto
d’alcuna» potrebbero far pensare che qui Dante
abbia già in mente l’idea della Commedia.
In realtà il discorso va rovesciato: è la Commedia
che realizza, in una situazione psicologica, culturale
e letteraria profondamente diversa e sulla base di
una concezione che non può essere anteriore al
1305/6 la promessa (indeterminata) con cui
si chiude la Vita Nova.
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