Il terremoto dell’irpinia storia controversa e memoria difficile carpi 2013
1. Stefano Ventura
Il terremoto dell’Irpinia
dall’emergenza alla
ricostruzione.
Una storia controversa e una
memoria difficile
Carpi, 19 aprile 2013
2. INDICE DEGLI ARGOMENTI
1. Introduzione. La storiografia delle catastrofi
2. Il terremoto del 1980 in IRPINIA
L’evento e le testimonianze
L’emergenza.
3. La ricostruzione. Due temi:
L’urbanistica
Il lavoro e l’industrializzazione
4. Conclusioni. La memoria difficile
3. La storiografia delle
catastrofi
Il prima e il dopo: la tabula rasa
“Un grande terremoto “rappresenta” la fine del mondo. In
dimensioni ridotte, s’intende; il terremoto e’ una catastrofe
diversa, assolutamente diversa da tutte le altre: esso non
solo uccide l’esistenza biologica, rompe i cardini della natura
stessa, spezza l’asse della terra, risospinge la società e la
storia ai tempi del diluvio”.
Augusto Placanica, Il filosofo e la catastrofe, 1985
Catastrofe = capovolgimento della natura
Per le scienze umane, una catastrofe si può intendere come un DISVELAMENTO, una
tabula rasa, aumento esponenziale delle possibilità decisionali e politiche.
Per le scienze umane si offre un’occasione di studiare le comunità all’anno zero, le loro
scelte, le “continuità e le rotture” dei processi storici. Abuso del termine nel
linguaggio corrente
4. “L’ accettare i terremoti come esperienza continua della società e
della storia urta troppo profondamente il moderno orgoglio europeo.
Questo orgoglio isola le catastrofi nel presente e le elimina dal
passato perché non devono definire il futuro. Se oggi sopravviene
un cataclisma, esso viene discusso dall’opinione pubblica con toni
così accesi, come se in passato non ne fossero mai avvenuti. Poi
il suo ricordo viene precipitosamente scacciato dalla coscienza
collettiva, come se simili eventi non dovessero più verificarsi.”
Arno Borst, Il terremoto del 1348. Contributo storico alla ricerca sulle catastrofi,
1988.
Terremoti e modernità
5. 1976 -1980,
si parla di terremoti
Nasce il Progetto finalizzato
geodinamica del CNR;
Nasce la consapevolezza che una
Protezione Civile nazionale è
necessaria;
Anche le scienze umane si
interrogano su catastrofi e storia.
La storiografia delle
catastrofi
6. L’EVENTO
23 novembre 1980. Ore 19,35
6,9 scala Richter
2914 morti
8850 feriti
Circa 400 mila senzatetto
(280mila area interna + 120mila area urbana di Napoli)
7. Le testimonianze:
gli elementi ricorrenti
“Di quei terribili momenti ricordo la scossa interminabile, ma siccome casa
mia rimase illesa, così come quella vicina, non ci sembrava che fosse
successo niente di grave. Quando però uscimmo fuori e ci girammo verso la
piazza, si presentò ai nostri occhi questa immagine: un immenso polverone
bianco, spaventoso, macerie ovunque, uno sconvolgimento totale. Nel giro
di dieci minuti fummo ricoperti di polvere, sembravamo mugnai, eravamo
completamente bianchi. Non sembrava novembre quella sera, c’era una
luna che ti sfidava, che illuminava le macerie, beffarda”.
(Ventura, NON SEMBRAVA NOVEMBRE QUELLA SERA, Mephite, 2010)
8. Le testimonianze:
la precisione dei particolari
“Avevo nove anni e mezzo. La sera del 23 novembre
stavo studiando storia (allora frequentavo la
scuola elementare) nella cucina di casa, al terzo piano
di uno stabile, che apparteneva alla mia famiglia
ed era stato restaurato nel 1978. Ero con mio nonno,
ex maresciallo della Finanza, e mia nonna Maria.
Vidi saltare in aria il libricino che avevo davanti e
si sentì un boato fortissimo.
Quando mia nonna si accorse della cosa, ci spinse fuori e, sebbene fosse
notte, si vedeva benissimo grazie a una luna spaventosamente
grande. Casa nostra fu investita da massi e macerie provenienti da altre
abitazioni. Mi misi le mani in testa, dopo essere stato sbalzato dalla sedia,
e mi riparai sotto il camino. Sentii un forte dolore alla mano, poiché un
masso mi cadde sulla testa, mentre io la proteggevo con le mani. Sentivo
solo il freddo del sangue che scorreva sulle mani.”
(Ventura, Il terremoto dell’Irpinia. Storiografia e memoria, Italia contemporanea
n.43/2006)
9. Le testimonianze:
la memoria collettiva dei terremoti
Immagina questa piazza con tutte le case a terra
e con un mare di gente nella piazza grande del
paese con polvere dappertutto e con persone che
vagavano incredule; che poi il terremoto precedente
l‟abbiamo vissuto nel „62, anche se è stato molto lieve.
La gente è abituata al terremoto, storicamente c’è memoria del terremoto,
anche io ricordo quel terremoto del „62 e ricordo che in piazza ci siamo
messi a giocare a pallone, perché è stata una scossa così, però, stavamo in
piazza.
Questo terremoto ha sconvolto anche il rapporto con, la visione della morte, cioè
tu cammini, sei in piazza, e hai persone a terra con la testa spaccata, alcune già
sistemate a lato perché erano morti, e poi per tutto il paese gente che vagava in
cerca di non so cosa, magari come me in cerca dei parenti per tutta la notte.
(da La MALANOTTE, di Marcello Anselmo, audio - documentario Radio3)
10. I battaglioni dell’esercito specializzati
erano dislocati a molta distanza.
Le vie di comunicazione erano
difficilmente accessibili e molte volte
interrotte o crollate.
Le figure chiave nei paesi morirono nella
scossa, in molti casi (sindaci, parroci,
carabinieri, medici).
Le prime notizie dei telegiornali, oltre a
sottovalutare l’evento, collocavano
l’epicentro a 50 km di distanza
dall’epicentro reale.
Il ritardo dei soccorsi:
le cause
11. « Non vi sono stati i soccorsi immediati
che avrebbero dovuto esserci. Ancora
dalle macerie si levavano gemiti, grida
di disperazione di sepolti vivi .
Tutti gli italiani e le italiane – qui non
c’entra la politica, c’entra la solidarietà
umana – devono sentirsi mobilitati per
andare in aiuto di questi loro fratelli
colpiti da questa sciagura perché,
credetemi, il modo migliore di ricordare i
morti è quello di pensare ai vivi ».
Sandro Pertini
12. LA GESTIONE DELL’EMERGENZA: le prime settimane
Zamberletti nominato commissario
straordinario (24 novembre); diventa
operativo a 30 ore di distanza dall’evento
I volontari, dal caos ai gemellaggi (ad
ogni comune viene assegnata una
istituzione gemellata).
Il commissario affianca i generali ai
sindaci dei comuni terremotati
Il piano S (= sgombero, definizione
giornalistica) non funziona.
Il commissario intendeva spostare sulla
costa tra i 170mila e i 250mila senzatetto. I
senzatetto realmente sgomberati furono
21mila.
Giuseppe
Zamberletti
13. LA GESTIONE DELL’EMERGENZA: la seconda fase
Dicembre 1980: Dopo aver recuperato i cadaveri (più di un mese di lavoro) e
dopo aver sistemato i senzatetto in tende e roulotte, si pensa a dove collocare
gli insediamenti provvisori (prefabbricati).
Novembre – dicembre 1980: Nascono i comitati popolari, o di base,
motivazioni 1) disagio generale della vita nelle tendopoli 2) incontro tra i tanti
volontari di sinistra e i locali (pochi) contro blocco di potere locale D.C.
11 dicembre 1980: omicidio del sindaco di Pagani, Marcello Torre
14 febbraio 1981: Altra scossa: provoca un solo morto, a Napoli, dove scoppia
la rivolta dei disoccupati organizzati; (era già avvenuto l’11 dicembre 1980);
27 aprile 1981: rapimento di Ciro Cirillo da parte delle BR
25 Aprile – 1 maggio 1981: anche i comitati popolari irpini occupano
l’autostrada Salerno –Reggio Calabria e chiedono di essere ricevuti da
Zamberletti
14 maggio 1981: il Parlamento approva la legge di ricostruzione, a larga
maggioranza e con l’astensione del PCI. Vota contro l’Msi.
14. Gli attori
dell’emergenza e della
ricostruzioneIl
commissariato
straordinario
Governo e
Parlamento
Regioni, Province,
Comunità Montane
I sindaci
del
terremoto
I volontariI comitati
popolari
15. La ricostruzione
urbanistica
Filosofia di intervento: sulle ricostruzioni dei singoli comuni decidono i
sindaci. L’ impostazione del Friuli calata in un contesto diverso provoca
scompensi e risultati diversi (Judith CHUBB, 2002)
Uffici di piano delle Soprintendenze, scelta di recuperare filologicamente
(com’era e dov’era) solo pochi centri storici.
Le tre fasce di danno: i comuni terremotati passano da 286 a 687 (tra
gennaio e maggio 1981)
Il fabbisogno di tecnici: anomalie e impreparazione
16. Gli effetti sociali della ricostruzione urbanistica
Case più grandi e comode, la dimensione privata ha
soppiantato la dimensione pubblica
Il patrimonio abitativo moltiplicato si scontra con lo
spopolamento
Il danno ambientale: posti pieni di verde invasi dal cemento
Civiltà contadina/modernità incivile
Forte frazionamento e conflittualità interna alle comunità
17. PROGETTO-PILOTA SUL CENTRO STORICO (1981),
COMUNE E UFFICIO DI PIANO DELLA SOPRINTENDENZA
SANT’ANGELO DEI LOMBARDI
PRIMA DEL SISMA
SANT’ANGELO DEI LOMBARDI
DOPO IL SISMA
Il centro storico
28. Bisaccia, Chiesa di A.L.
Rossi
Quartiere Castello di Teora
Stadio, S. Gregorio Magno Piano di Zona, Colliano
Gli stili architettonici
29. Il lavoro e l’industrializzazione (art.32 legge 219)
Previsioni del 1981
20 nuove aree
(province di Avellino, Salerno e
Potenza)
Aziende previste: 255
Posti di lavoro previsti:
13805
Area industriale di Buccino,
Salerno, 2010
30. Risultati
Posti di lavoro creati :
6804
(Dato di luglio 2011, è il 49%
delle previsioni,
ma il dato è sovrastimato)
Fondi statali spesi:
Circa 13 milioni di euro
(pari a 25mila miliardi di lire)
Fonte: La fabbrica del terremoto,
Osservatorio sul Doposisma – Area
Ricerche Monte dei Paschi di Siena, 2011
31. LE CIFRE DELLA RICOSTRUZIONE
Per il terremoto di Campania e Basilicata
lo Stato italiano, al 2008, ha speso
circa 63mila miliardi di lire (pari a 32.363.593.779 €)
Ricostruzione compiuta al 95% (dopo 32 anni e 5 mesi)
32. Lo studio di Geipel sul terremoto del
Friuli (1976)
*Geipel – Pohl – Stagl,
Opportunità, problemi e conseguenze
della ricostruzione dopo una catastrofe,
1990
I tempi/le fasi
•Fase a breve termine
(fino a un anno circa dalla
catastrofe)
•Fase a medio termine
(dai 2 ai 5 anni)
•Fase a lungo termine
(dai 6 ai 10 anni dalla catastrofe)
I modelli teorici
Alternativa 1: ripristino puro e
semplice dello status quo ante
Alternativa 2: occasione per il
miglioramento delle strutture
Alternativa 3: nessun obiettivo
predefinito per la ricostruzione
33. Le scelte di ricostruzione
1. Top - down (Le autorità dello Stato
intervengono dall’alto)
2. Negoziale (tra Stato, autorità locali e
popolazione)
3. Mista (livelli intermedi tra i casi
precedenti)
Alfio Mastropaolo, Università di Torino
L’Aquila 2010, dietro la
catastrofe, Meridiana
n. 65-66
Uno studio sul terremoto dell’Aquila
Terremoto in Emilia, 20-29 maggio 2012
Quale scenario?
34. CONCLUSIONI: La memoria difficile
Il meccanismo del ricordo nelle testimonianze orali irpine: l’evento, la
solidarietà, il salto nel buio (perché il terremoto dell’Irpinia viene associato
all’Irpiniagate).
Due tipi di rimozione:
- collettiva
(paura che il cielo ci cada sulla testa, Asterix e Obelix)
- individuale, necessaria per andare avanti.
“L’oblìo curativo, come il vino di Elena, lenisce i dolori” (Omero)
Chi subisce uno shock ricorda con difficoltà.
Il caso dell’Olocausto: ricordare comporta
dolorose rivisitazioni.
La retorica dell’emergenza serve a celare
le reali responsabilità
(esempio: gli abruzzesi “forti e gentili”)
35. CONZA,
Monumento in memoria
delle vittime del terremoto
In un disastro, viene chiamata in causa non solo e non tanto la
nostra capacità o incapacità di misurarci con l‟emergenza, con i
disastri che ci travolgono, ma più ancora la nostra frequente
rimozione dei doveri fondamentali di un paese”.
Guido Crainz
La memoria utile
Dovere della memoria (forme di tutela,
conservazione, trasmissione).
La memoria è utile, in particolare alle
nuove generazioni.:
- per conoscere e sapere come
comportarsi in caso di terremoto;
- per non commettere gli stessi errori del
passato.
36. Bibliografia di riferimento
Francesco Barbagallo, Napoli fine novecento. Politici, camorristi, imprenditori,
Einaudi, 1997
Ada Becchi Collida, Passano gli anni e il nuovo non viene.
J. Dickie – J. Foot – F. Snowden, Disastro! Disasters in Italy since 1860: culture,
politics, society, Palgrave, 2002.
G. Gribaudi – A. Zaccaria, Terremoti: storia, memorie, narrazioni, Università di
Napoli, 2012.
Franco Arminio, Viaggio nel Cratere (Sironi 2003) e Terracarne (Mondadori, 2011)
Giovanni Iozzoli, I terremotati, Manifesto Libri, 2009.
Ambiente, rischio sismico e prevenzione nella storia italiana, a cura di G. Silei,
Lacaita, 2011.
Osservatorio sul Doposisma (rapporti annuali 2010, 2011, 2012)
FILM E DOCUMENTARI:
Lina Werthmuller, Era una domenica sera di novembre, 1981.