Molti Stati Membri dell’UE, compresa l’Italia, la chiedono a gran voce. La Commissione Europea deve valutare se concederla: stiamo parlando della flessibilità. Ma cos’è, esattamente, questa flessibilità?
1. PATTO DI STABILITÀ E
CRESCITA. LE CLAUSOLE
DELLA FLESSIBILITÀ
Gennaio 2016
2. Molti Stati Membri dell’UE, compresa l’Italia, la chiedono a gran
voce. La Commissione Europea deve valutare se concederla: stiamo
parlando della flessibilità.
Proprio in questi giorni, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi la sta
invocando, ingaggiando una battaglia dialettica con la Commissione
Europea: serve a far ripartire l’Italia, sostiene il premier.
Ma cos’è, esattamente, questa flessibilità?
Scopriamolo insieme!
FLESSIBILITÀ, QUESTA SCONOSCIUTA
3. IL PATTO DI STABILITÀ E CRESCITA
Perflessibilitàsiintendelapossibilità,pergliStatiMembri,diusufruire
di alcune deroghe temporanee rispetto all’applicazione delle regole
sancite dal Patto di Stabilità e Crescita.
Il Patto è un insieme di regole per far sì che gli Stati Membri gestiscano
in maniera corretta le finanze pubbliche, coordinandone le politiche,
per non creare squilibri all’interno dell’UE.
Il Patto, datato 1997 e voluto dagli Stati Membri per fare rispettare i
“parametri di Maastricht” su disavanzo e debito pubblico, ha subìto
diverse modifiche nel corso degli anni.
4. IL PATTO DI STABILITÀ E CRESCITA: EVOLUZIONE
Il Patto, come detto, non è un Atto specifico ma è un insieme di regole
ed obblighi derivanti da diverse Direttive e altri atti normativi approvati
dall’UE.
L’atto “inaugurale” è la Risoluzione del Consiglio europeo relativa
al patto di stabilità e di crescita, approvata ad Amsterdam il 17
giugno 1997.
Durante i difficili anni della crisi economica che ha colpito l’UE (2011),
il Patto è stato profondamente riformato: regole di finanza pubblica
molto stringenti per gli Stati Membri hanno dato vita al “Fiscal
compact”.
5. IL PATTO DI STABILITÀ: COME FUNZIONA
IlPatto,nellaversione“Fiscal
compact”, è lo strumento
con cui l’UE ha imposto
l’austerità agli Stati Membri
durante la crisi.
Per “rimanere nel Patto”, i
Governi più in difficoltà han-
no dovuto applicare misure
severe e impopolari.
ComedimenticareilGoverno
Monti?
Il Trattato istitutivo dell’Unione Europea
stabilisce i limiti oltre i quali le finanze
pubbliche di uno Stato sono conside-
rate potenzialmente pericolose per la
tenuta dell’Unione:
il deficit di uno Stato è considerato
eccessivo se superiore al 3% del
PIL;
il debito pubblico è considerato
eccessivo se è superiore al 60% del
PIL e non si riduce di almeno il 5%
sulla media di un triennio.
6. II Patto contiene una serie di limiti e obblighi che vincolano le politiche
fiscali e di spesa degli Stati Membri.
Il “paletto” principale, introdotto nel 2011, è il perseguimento del
pareggio di bilancio: la cosiddetta regola aurea, prevista dal Fiscal
compact, è stata introdotta nel nostro ordinamento ad aprile 2011, con
la modifica dell’Articolo 81 della Costituzione italiana.
Con le regole attualmente previste dal Patto, per pareggio di bilancio si
intende un deficit strutturale inferiore allo 0,5% del PIL (1% per gli
Stati “virtuosi”, con il debito sotto controllo).
L’INCUBO DEL PAREGGIO DI BILANCIO
7. PREVENIRE E CORREGGERE
Il Patto lavora su due leve di azione:
unbracciopreventivo,finalizzatoad
assicurare che ciascuno Stato adotti
misure in linea con il raggiungimento
dell’OMT. È il motivo per cui gli Stati
Membriinvianolabozzadellapropria
legge di Stabilità alla Commissione
Europea, attendendo il “via libera”
prima di approvarla.
un braccio correttivo, che si attiva
quando il disavanzo e/o il debito
pubblico superano le soglie fissate
dal Trattato. In questi casi lo Stato
è sottoposto alla procedura per
disavanzo eccessivo.
Nel 2011 è stato anche intro-
dottoilconcettodi“Obiettivo
a Medio termine” (OMT), un
obiettivo di saldo di bilancio
specifico per ciascun Pae-
se, in ragione delle condizio-
ni economiche, finanziarie e
strutturali.
8. Sia per il braccio preventivo, sia per il
braccio correttivo, il Patto di Stabilità
concedeagliStatialcuni,ristretti,margini
di manovra: le cosiddette clausole di
flessibilità.
La flessibilità permette agli Stati di adot-
tare politiche espansive per stimolare la
crescita, “violando” temporaneamente
e in maniera controllata, le regole stabi-
lite dal Patto.
LA FLESSIBILITÀ NEL PATTO
Quanto al braccio preven-
tivo, quello che maggior-
mente interessa gli Stati
Membri, il Patto prevede
clausole di flessibilità in
tre ambiti principali:
investimenti
riforme strutturali
condizionicongiunturali
9. UNA FLESSIBILITÀ… PIÙ FLESSIBILE!
Fatti bene i compiti a casa, adesso un po’ di respiro.
Questa, in sintesi, la richiesta giunta alla Commissione Europea dagli
Stati che, dopo anni di austerità, hanno rivendicato a più riprese
maggiori margini di scelta (leggete anche di spesa, sì) per attuare le
proprie politiche.
L’insistenza di alcuni Paesi, Italia in testa, e l’allentamento della morsa
della crisi economica hanno consentito alla Commissione di diminuire
− giusto un po’, beninteso! − la stretta sui conti pubblici.
A gennaio 2015 la Commissione Juncker ha approvato la
Comunicazione “Sfruttare al meglio la flessibilità consentita dalle
norme vigenti del Patto di Stabilità e Crescita”: un documento
interpretativo che traccia orientamenti più morbidi sul concetto di
flessibilità. Vediamo quali.
10. La Commissione consente agli Stati di
effettuare investimenti che comportino
unadeviazionetemporaneadall’OMT.
Questo a condizione che:
il PIL sia decrescente o al di sotto
del suo potenziale;
non si riduca il volume di investi-
menti pubblici complessivi;
la deviazione non implichi lo sfora-
mento del 3% deficit/PIL;
la deviazione è compensata entro 4
anni.
LA FLESSIBILITÀ SUGLI INVESTIMENTI
La flessibilità è consentita
solo per spese nazionali
effettuate per progetti co-
finanziati dall’UE nell’am-
bito della politica struttura-
le e di coesione, delle reti
transeuropee (TEN-T) e del
meccanismo per collegare
l’Europa (CEF), o di pro-
getti cofinanziati dal Fondo
Europeo per gli Investimen-
ti Strategici (FEIS).
11. LA FLESSIBILITÀ SULLE RIFORME STRUTTURALI
Lo Stato Membro deve
presentare alla Commis-
sione un piano di rifor-
me strutturali che riporti
informazioni dettagliate e
un calendario affidabile di
esecuzione.
La Commissione valuta
quindi il piano per decidere
se accordare la flessibili-
tà, sorvegliando poi sull’ef-
fettiva attuazione delle rifor-
me.
Il Patto concede agli Stati deviazioni
temporanee dall’OMT − o dal piano di
convergenza, in caso di applicazione del
braccio correttivo − per l’attuazione di
riformestrutturali.Questelecondizioni:
la deviazione non può in ogni caso
essere superiore allo 0,5% del PIL
(1% nel caso di braccio correttivo);
occorre fornire un piano di rientro
dettagliato, in un orizzonte temporale
di 4 anni;
gli effetti positivi delle riforme devono
essere quantificabili a lungo termine
sul bilancio;
le riforme devono essere state attuate
integralmente.
12. FLESSIBILITÀ PER CONDIZIONI CONGIUNTURALI
Èunmeccanismodiflessibilitàcheconsenteunaparzialemodulazione
degli sforzi sostenuti dagli Stati, in base alla congiuntura economica
che stanno attraversando.
L’OMT è calcolato sulla base delle specificità di ciascuno Stato.
È possibile però che le previsioni macroeconomiche si rivelino
imprecise,ocheeventiinattesimodifichinoloscenario.Inquesticasi,la
Commissione ha adottato un meccanismo che consente di adattare
gli obblighi di bilancio di un Paese alla congiuntura economica.
In caso di congiuntura favorevole, allo Stato Membro sarà richiesto
un maggiore sforzo di aggiustamento fiscale; in caso contrario, la
Commissione allenterà la presa chiedendo allo Stato aggiustamenti
minori al proprio bilancio.
13. FLESSIBILITÀ À LA CARTE
Con il varo della Legge di Stabilità 2016, l’Italia ha chiesto alla
Commissione Europea l’applicazione delle clausole di flessibilità per
investimenti e riforme strutturali.
LaCommissionehadatoperorailvialibera,mahagiàfattosapereche
in primavera vorrà discutere con il Governo italiano su quali saranno
le riforme da attuare. Solo allora, forse, la luce sarà definitivamente
verde.
Nel dubbio, il Presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha
avvertito il Governo: «La flessibilità è un margine, si può usare una
volta sola. Non si può esagerare».
Chissà: Italia avvisata… troppa flessibilità negata?
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