3. Precorrere lo sviluppo – Ricerca e
Sviluppo
Tipico delle economie mature ed in espansione
con grandi valori aggiunti nella produzione.
Gli investimenti in Ricerca e sviluppo tendono a
realizzare nuovi prodotti o a soddisfare nuovi
bisogni se non addirittura creare proprio nuovi
bisogni.
Esempio la comunicazione:
Trasmissione Trasmissione Trasmissione
monodirezional Bidirezionale Bidirezionale in TE
e (radio e (telefono via movimento LE
televisione) cavo) (cellulare) TR
Bisogno Trasmissione AS
primario Trasmissione
Linguaggi monodirezional
monodirezional PO
COMUNICA o e di documenti
e di documenti
RT
RE in movimento
(Fax) O
(Ipod)
4. Vincoli nel precorrere lo Sviluppo
I vincoli possono essere:
Economici (Finanziamenti insufficienti/costi
elevati)
Etici (es. sperimentazioni)
Tecnologici (limiti costruttivi/realizzativi)
Sociali (riduzione di posti di lavoro)
6. Cavalcare lo sviluppo – la
riconversione
Per Riconversione Industriale si intende il cambiamento di
finalità produttive di una azienda il cui prodotto risulta
essere obsoleto od in avanzata fase di maturità.
Quando un prodotto comincia a diventare maturo, esso
diventa una solida fonte di utile solo per quelle aziende
che sono in posizione di leader del mercato, salvo
interventi che facciano cambiare le richieste del mercato.
Tutte le altre sono costrette ad una politica dei prezzi
(ribassi al limite della sopravvivenza) o alla ricerca di nuovi
prodotti. Cambiare prodotto significa cambiare tutta la
catena produttiva a seguito di una accurata indagine di
mercato che determini il nuovo prodotto. I costi sono
elevati che hanno come controparte solo i disastri sociali
che provocherebbe il continuare a produrre cose non
vendibili. Per cui il maggior danneggiato del mancato
intervento è lo Stato e non il proprietario dell’azienda. Ne
consegue che per l riconversione lo Stato e gli enti pubblici
giocano un ruolo fondamentale.
7. Il primo dopoguerra e l’Istituto di
Ricostruzione Industriale (IRI)
A seguito della Crisi Economica Mondiale del 1929 in Italia
lo Stato era diventato azionista delle 4 banche principali
fortemente esposte verso la banca di Italia e quindi fu
decisa prima la fondazione come ente provvisorio dell’IRI
nel 1933 con lo scopo di risanare le aziende e ricollocarle
sul mercato (recependo risorse per poter bonificare altre
aziende).
Al 1934, il valore nominale del patrimonio industriale era di
16,7 miliardi di lire, pari al 14,3% del Pil. Tra i principali
trasferimenti all'ente figuravano:
la quasi totalità dell'industria degli armamenti
i servizi di telecomunicazione di gran parte dell'Italia
un'altissima quota della produzione di energia elettrica
una notevole quota dell'industria siderurgica civile
tra l'80% ed il 90% del settore di costruzioni navali e
dell'industria della navigazione
8. IRI Ente Permanente
Nel 1937 il governo trasformò l'IRI in un ente pubblico
permanente; in questo probabilmente influirono lo
scopo di mettere in atto la politica autarchica lanciata
dal governo e di tenere sotto controllo del governo le
aziende navali ed aeronautiche, mentre era in corso
la guerra d'Etiopia.
Per finanziare le sue aziende l'IRI emise negli anni
Trenta dei prestiti obbligazionari garantiti dallo
Stato, risolvendo in questo modo il problema della
scarsità di capitali privati. L'IRI si diede una struttura
che raggruppava le sue partecipazioni per aree
merceologiche: l'Istituto sottoscriveva il capitale di
società finanziarie (le "caposettore") che a loro volta
possedevano il capitale delle società operative; così
nel 1936 nacque la Finmare, nel 1937 la Finsider e la
STET, poi nel dopoguerra Finmeccanica, Fincantieri e
Finelettrica.
9. Gli oneri impropri
Giuseppe Petrilli nei suoi scritti
elaborò una teoria che sottolineava
gli effetti positivi della "formula IRI".
Attraverso l'IRI le imprese erano
utilizzabili per finalità sociali e lo
stato doveva farsi carico dei costi e
delle diseconomie generati dagli
investimenti; significava che l'IRI
non doveva necessariamente
seguire criteri imprenditoriali nella
sua attività, ma investire secondo
quelli che erano gli interessi della
collettività anche quando ciò
avrebbe generato "oneri
impropri", cioè anche in
investimenti antieconomici.
10. Le Privatizzazioni
L'accordo Andreatta-Van Miert impresse una forte
accelerazione alle privatizzazioni, iniziate già nel 1992 con
la vendita del Credito Italiano. Nonostante alcuni pareri
contrari, il ministero del Tesoro scelse di non privatizzare
l'IRI SpA, ma di smembrarlo e di vendere le sue aziende
operative; tale linea politica fu inaugurata sotto il primo
governo di Giuliano Amato e non fu mai messa realmente
in discussione dai governi successivi. Raggiunti nel 1997 i
livelli di indebitamento fissati dall'accordo Andreatta-Van
Miert, le dismissioni dell'IRI proseguirono comunque e
l'Istituto aveva perso qualsiasi funzione se non quella di
vendere le sue attività e di avviarsi verso la liquidazione.
Tra il 1992 ed il 2000 l'IRI vendette partecipazioni e rami
d'azienda che determinarono un incasso per il ministero
del Tesoro, suo unico azionista, di 56.051 miliardi di
lire, cui vanno aggiunti i debiti trasferiti. Hanno suscitato
critiche le cessioni ai privati, tra le altre, di aziende in
posizione pressoché monopolistica come Telecom Italia ed
Autostrade S.p.A., che hanno garantito agli acquirenti
11. La liquidazione
Le poche aziende
(Finmeccanica, Fincantieri, Fintecna, Alitalia e
RAI) rimaste in mano all'IRI furono trasferite sotto
il diretto controllo del Tesoro. Nonostante alcune
proposte di mantenerlo in vita, trasformandolo in
una non meglio precisata "agenzia per lo
sviluppo", il 27 giugno 2000 l'IRI fu messo in
liquidazione e nel 2002 fu incorporato in
Fintecna, scomparendo definitivamente. Prima di
essere incorporato dalla sua controllata ha però
pagato un assegno al Ministero del Tesoro di oltre
5000 miliardi di lire, naturalmente dopo aver
saldato ogni suo debito.
12. Utilità della riconversione
Recupero di aziende decotte;
Salvaguardia dei posti di lavoro;
Orientamento della produzione a fini strategici;
Realizzazione diretta di una politica industriale
nazionale con capitale misto.
Modernizzazione controllata dei sistemi produttivi.
13. Rischi della Riconversione
Possono essere riconvertite aziende che, con un
minimo sforzo potrebbero tornare in posizioni di
leader.
Potrebbero essere scelti prodotti di “vita breve”
(es. dischi di memoria ad alta capacità “zip”
soppiantati dai DVD)
Potrebbero sottrarre opportunità di investimento
dal mercato.
14. Inseguire il progresso
In situazioni di grande distinzione tra
mondo reale e mondo progredito, per
diminuire le differenze può essere
intrapresa la strada dell’”inseguimento”.
Ovvero la strada di obiettivi di
produzione a scadenza fissa, come ad
esempio i “PIANI QUINQUENNALI
SOVIETICI.
15. Piani Quinquennali
I piani quinquennali furono introdotti per la prima volta
nell'URSS sotto la guida di Stalin negli anni tra il 1929
ed il 1933. L'organo principale responsabile della
pianificazione economica quinquennale era il Gosplan
(dal russo Государственное Плановый
Комитет, Gosudarstvennoe Planovij
Komitet, Commissione Statale per la Pianificazione).
Il primo piano quinquennale sovietico favorì un
enorme sviluppo dell'industria pesante, mentre sfavorì
la produzione dei beni di consumo e il settore
agricolo. A questo primo tentativo seguirono altri piani
quinquennali, nei quali i metodi divennero di volta in
volta più elaborati e sofisticati, anche grazie
all'introduzione di maggiori indicatori di produttività
(non solo in termini fisici), al mutamento della lista
delle priorità a favore dei beni di
consumo, all'aumento dell'uso di incentivi (estesi
anche ai dirigenti) e all'autonomia delle strutture
16. Esiti dei Piani
Alcuni piani quinquennali non sfruttarono
completamente il periodo di tempo loro
assegnato: alcuni raggiunsero gli obiettivi
prefissati prima di quanto previsto, mentre altri
fallirono e vennero abbandonati. In URSS
complessivamente ci furono tredici piani
quinquennali. Il primo venne approvato nel
1928, per il periodo di cinque anni dal 1929 al
1933, e venne completato con un anno di
anticipo. L'ultimo si riferiva al periodo dal 1991 al
1995 e non venne completato a causa della
dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991.
17. Rischi dei piani quinquennali
I piani quinquennali hanno una specie di rigidità
interna dovuta al fatto che considerano il
progresso immutabile per almeno 5 anni e si
basano generalmente sulle ricerche tecniche
degli anni precedenti. Come Achille piè
veloce, corrono il rischio di non raggiungere mai
la tartaruga.
L’economia diventa economia di stato che
produce solo oggetti standardizzati (es. la
Trabant)
18. Vantaggi dei piani quinquennali
In situazione di particolare arretratezza, indicare
degli obiettivi, con un sistema di premi e
punizioni, significa programmare dei tempi di
recupero.
Lo stato può programmare un livello di sviluppo
costante per tutti i cittadini anche se con un livello
basso.
19. Conclusioni
Ricerca e sviluppo di
Paesi Ricchi o grandi
nuovi prodotti e modifica
aziende
del mercato
Riconversione
Paesi industrializzati industriale per prodotti
più moderni
Piani pluriennali per il
Paesi arretrati
recupero delle distanze