La comunicazione e la divulgazione in agricoltura. Riflessioni, orientamenti, istruzioni per l’uso.
Relazione presentata da Stefano Barbieri (Veneto Agricoltura) e Davide Longhitano (INEA) nel corso di formazione per divulgatori agricoli dell’Assessorato Agricoltura, Regione Sicilia, per conto di FORMEZ, nell’ambito del Progetto DEMETRA. Marzo 2014
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La traccia della giornata che è suddivisa in 2 parti:
prima due premesse sulla comunicazione e sul ruolo del consulente nel sistema della conoscenza,
poi due sezioni più di contenuto, una sul ruolo del web nella divulgazione,
l’altra sulla rivisitazione di alcuni strumenti di divulgazione più o meno tradizionali
sui quali cercheremo di dare qualche piccolo consiglio frutto dell’esperienza
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Il settore “primario” non è più da tempo un “tradizionale” settore economico: è un
insieme di relazioni economiche, sociali e territoriali e per certi aspetti di “stili di
vita”; è un settore che offre beni e servizi, che rappresenta più di altri il cosiddetto
presidio del territorio, che si relaziona in modo sempre più stretto con i consumatori
e con gli altri settori economici.
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Anche sul lato della “produzione” di beni, che rimane quello fondamentale, siano essi beni agricoli o
materie prime alimentari per la trasformazione, o ancora beni “no-food” come il tradizionale legname
delle foreste e dell’arboricoltura o i più recenti beni energetici o per altre finalità (farmaceutica,
artigianato, ecc.), il fattore “relazione” è caratterizzante. Non solo per gli aspetti contrattuali di
mercato tipici delle commodity globalizzate e indifferenziate, ma specie per i prodotti caratterizzati da
qualità certificata o tipicità riconosciuta secondo regolamenti comunitari (DOP, IGP, SGT, ecc.), ecc.. E’
nella caratterizzazione identitaria di un prodotto che si gioca oggi una delle sfide più qualificanti
dell’agricoltura. Il kmzero, il prodotto tipico, la produzione biologica o a basso impatto ambientale, il
prodotto etico, ecc. sono tutte tipologie produttive che hanno successo solo in un quadro di
integrazione dell’impresa agricola:
- integrazione con le altre risorse del territorio per la salvaguardia del suolo, del paesaggio, del
contesto locale nel quale la tipicità ha ragion di esistere;
- integrazione con gli altri settori produttivi (trasformazione alimentare, ristorazione, turismo,
distribuzione) per sinergie indispensabili a dare valore e ampia circuitazione ad una produzione che fa
della tipicità, in quanto unicità, non un fattore di “chiusura” (la “nicchia”), ma un fattore di redditività;
- integrazione e relazione con i consumatori, con i quali instaurare un rapporto quasi
personalizzato, di conoscenza quasi diretta.
Una simile produzione di beni non può che attivare una parallela offerta di servizi. Sono servizi:
- ambientali, quando l’agricoltura, attraverso metodi di produzione ecocompatibili o anche
grazie alla sua sola presenza in certi contesti territoriali, è fattore di tutela dell’ambiente e di
conservazione del paesaggio;
- educativi, quando l’agricoltura con le Fattorie didattiche attiva percorsi di conoscenza per le
nuove generazioni;
- sociali, quando con le Fattorie sociali sostiene percorsi di integrazione di soggetti deboli o
marginati;
- culturali, quando l’agricoltura mantiene vive storie e tradizioni;
- turistici, quando l’agricoltura offre ad un turista sempre più esigente, emozioni ed esperienze
vere, offrendogli cultura enogastronomica, storie di vita;
- benessere, quando offre spazi di ambiente dove praticare vacanze attive e slow.
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Il settore primario è, in altri termini, un settore che affronta oggi, molto più di ieri,
processi che sono innanzitutto di relazione economica e sociale, di contaminazione di
linguaggi, di apertura innovativa, tutti elementi propri delle scienze della
comunicazione e in particolare del paradigma digitale. E questo vale per tutte le
interfacce che l’agricoltura stessa ha con il mondo:
- nelle relazioni impresa – pubblica amministrazione,
- nelle relazioni di business tra imprese,
- nei processi di crescita del capitale umano,
- nelle relazioni con il consumatore,
- nelle relazioni con la società nel suo insieme (reputazione sociale rapporto
produttore-contribuente).
Noi ci occuperemo della comunicazione e della relazione nell’ambito della crescita del
capitale umano e del sistema della conoscenza. Ma non dimentichiamoci dell’insieme
delle relazioni.
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Una riflessione sul valore dell’identità (elemento importante in una azione
comunicativa, e non solo)
Se anche una ditta «globalizzata» come la Apple sente il bisogno di legare la sua
produzione ad un luogo (quello dell’ideazione, pur se poi è assemblato in China),
l’agricoltura può dire di più «ideato e prodotto in ….» (vedi due esempi successivi)
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La ricerca e valorizzazione dell’identità di un territorio (e dei prodotti)
oggi giorno in una situazione di globalizzazione, è quasi una opzione «obbligata»,
di sopravvivenza: distinguersi per non estinguersi
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Il paesaggio è un elemento base per differenziare il prodotto turistico (e con esso i
prodotti di quel territorio) Se digitiamo Toscana su Google questi sono i risultati: il
paesaggio agrario toscano riconosciuto in tutto il mondo; perché non lo può essere
anche quello siciliano ? …..
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Per affermare un patrimonio territoriale, paesaggistico (e non solo) l’agricoltore può (e deve) essern
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Seconda premessa: riflessione sui diversi strumenti utilizzabili nel sistema della
conoscenza (e sulle diverse competenze/professionalità) per dare a ciascuna cosa il
giusto termine
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18. Due modelli concettuali a confronto: quello lineare, oggi superato e quello integrato in
cui l’azione del divulgatore diventa centrale nel mediare, oltre che trasferire
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Un concetto preso a prestito dalla moderna sociologia
per descrivere e interpretare i principali cambiamenti strutturali
che caratterizzano l’agricoltura post moderna
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(Anche se il progetto Formez-Reg.Sicilia lo usa) non usiamo più il termine «assistenza
tecnica» termine generico, poco appropriato (ricorda l’assistenza tecnica delle
lavatrici, con tutto il rispetto per quei tecnici), e legata a esperienze del passato che
spesso sono state ricche di qualche luce ma anche di molte ombre …
Ma «assistenza tecnica», «divulgazione», «consulenza» non sono termini equivalenti
se parliamo di consulenza ricordiamoci il suo significato
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Se questo corso serve per preparaci alla consulenza in base al nuovo regolamento
sullo sviluppo rurale ricordiamo cosa dice il regolamento (o più chiaramente la fiche
tecnica dell’art 15); cioè che il servizio di consulenza non è generica disseminazione,
ma è un servizio «sartoriale» che cerca di risolvere una specifica questione posta
dall’agricoltore; un servizio puntuale …
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Fare consulenza ha implicazioni sia sul piano comunicativo/relazionale
-Prevale il rapporto uno a uno
-È importante la fiducia che si crea tra cliente e committente
-La reciproca conoscenza (il consulente dovrebbe presentarsi con un curriculum vitae)
-E importante la riservatezza, in quel momento lavoriamo per il ns cliente non per il
sistema
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E implicazioni sul piano dell’organizzazione del lavoro
-Dobbiamo operare non occasionalmente, ma dobbiamo costruire un progetto, un
progetto condiviso tra noi e l’imprenditore
-e un progetto deve essere costruito secondo i principi della progettazione (analisi
swot, definizione dei tempi, degli obiettivi misurabili, verifiche ecc.)
-La consulenza è efficace se si usano determinati strumenti (poi ne vedremo uno la
checklist, nell’esempio della consulenza sulla condizionalità)
-E tutto questo deve esser messo nero su bianco, con un contratto (anche per
regolare i rapporti economici tra consulente e cliente)
Il metodo progettuale, con i suoi strumenti, le sue tappe è un metodo che dovrebbe
essere alla base dell’azione consulenziale (e non solo)
Uno degli aspetti fondamentali è l’individuazione di OBIETTIVI MISURABILI
Questo aspetto ha un valore importante
sia che siamo in un contesto di finanziamento pubblico (la PA deve essere in grado di
valutare e dare denaro con riferimento al raggiungimento effettivo di risultati
oggettivi conseguibili o conseguiti)
Sia che siamo nel rapporto privato tra cliente e fornitore del servizio di consulenza
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Non so se voi farete effettivamente i consulenti «puri» (dubito, forse non è neppure
deontologicamente corretto, essendo voi dipendenti pubblici)
Ma sicuramente dovete considerare di lavorare all’interno di un Sistema (e nel caso
vostro di un Ente)
Per cui non potete prescindere dal lavorare secondo principi di integrazione
(attivazione integrata di strumenti e metodi diversi) e di condivisione (che è la parola
chiave di questa era digitale)
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Fare divulgazione (termine più complessivo, da preferire) vuol dire attivare di volta in
volta strumenti diversi
Dalla consulenza alla formazione (che può essere in presenza come in azienda
(coaching) o on line (elearning per la quale preferisco la modalità blended cioè mix
tra presenza e online, vedremo poi l’esperienza veneta) oppure azioni più sintetiche,
più informative, fino alle azioni di aggregazione (comunità) che possono essere più
legate al contesto professionale (appunto le comunità professionali in cui si
aggregano soggetti interessati ad uno specifico tema professionale e tendenzialmente
«tra pari») o più aperte e diversificate (socialnetwork) fino a tutti gi strumenti e
linguaggi del web, alle newsletter, all’editoria (cartacea o online con l’e-book)
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Un esempio di utilizzo integrato dei diversi strumento è stato per l’esperienza veneta
il Progetto Infoecopratico» sulla Condizionalità, avviato dal 2004 e ancora oggi attivo
perché ancora oggi continuiamo a formare nuovi tecnici tramite corsi e-learning
blended e ad aggiornarli tramite seminari in presenza e tramite la Comunità
professionale
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Le diverse metodologie e strumenti di divulgazione stimolano lo sviluppo di nuove e
diverse professionalità. ES nell’ambito della consulenza si affianca la figura del Broker
dell’innovazione» un professionista (ma potrebbe essere una società, un ente
pubblico, uno spinoff universitario…ecc.) con funzioni di connessione tra impresa e
ricerca, per trovare tra le diverse innovazioni disponibili la giusta risposta alle esigenze
dell’impresa. (NB tema che qui non possiamo affrontare, merita un approfondimento
specifico, es suggerisco lezione di Giacomo Zanni (vedi slide al seminario di VA del
29.11.13)
Per quanto riguarda facilitatore di comunità ne parleremo poi e così anche per
l’animatore web, termine che di per se non esiste; è un tentativo di indicare in sintesi
divere competenze nella gestione dei siti e socialnetwork (non tanto competenze
digital-informatiche, ma chi, conoscendo i linguaggi web è in grado di gestire i
contenuti di web e socialnetwork a tematica agricola e dintorni, capace di animare
network, di essere intermediario tra nativi e immigrati digitali …
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Il concetto di integrazione lo possiamo leggere anche nel contesto del nuovo Reg
Sviluppo Rurale VEDI IN PARTICOLARE MIS 35 sulla COOPERAZIONE
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Forse gli operatori delle SOAT potrebbero svolgere meglio la loro professionalità non
è tanto come consulenti aziendali (che nella accezione vista prima, e nel reg 1305,
sarebbe preferibile lasciare al professionista privato) ma come operatori della
conoscenza (e in particolare come “broker dell’innovazione “) e specie nell’ambito dei
PEI: i PEI non sono ricerca (per quella c’è Horizon2020) i PEI sono proprio collaudo,
divulgazione, individuazione delle possibili soluzioni ad un problema e sua attuazione
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Ecco un’altra frase da ricordare ! COLLABORARE per COMPETERE,
non è una contraddizione
È oggi determinante l’azione sinergia tra istituzioni, operatori, società
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Dal punto di vista più concettuale, al di là dei metodi e delle professionalità,
l’integrazione è condivisione.
E la condivisione è il paradigma fondante di questa era digitale = collaborazione e
partecipazione
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Qualche considerazione per sottolineare l’inevitabilità della scelta digitale, della
sapersi confrontare con i nuovi linguaggi e strumenti, non si può continuare a pensare
che l’agricoltura è tradizionalmente refrattaria, e del resto per tutte le cose dette circa
l’agricoltura come insieme di relazioni, oggi non esiste relazione senza usare
strumenti e linguaggi principi della relazione moderna, cioè il digitale
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41. 18/03/14
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Qualche dato per capire la velocità della penetrazione del digitale: se la radio ci ha
messo 38 anni ad acquisire 50 milioni di utenti FB ci ha messo solo 2 anni. Per questo
non possiamo restare indietro (e dobbiamo restare al passo con i trend, perché ad es.
FB oggi è già strumento per «non più giovani …», basti vedere le statistiche degli
iscritti a FB in cui comincia prevalere la fascia 40-50 anni …)
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43. 18/03/14
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Segnali dell’arretratezza del settore agricolo nell’uso del web: in agricoltura solo il
15% degli occupati accede ad internet sul luogo di lavoro (per certi versi
comprensibile visto la particolarità del «luogo di lavoro» )
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44. 18/03/14
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Qualche dato sulla diffusione del digitale nell’agricoltura della Sicilia
In Italia:
In Veneto: gestione informatizzata = 3% ; con PC= 5% (Sau 23%); con sito web = 2%
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45. 18/03/14
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Facciamo ora una carrellata sulle diverse opportunità che il web offre all’agricoltura
Vedremo cinque macro ambiti
-l’acquisizione dati e la messa disposizione dei dati secondo il concetto di «opendata»
-Opportunità per il sistema della conoscenza propriamente detto (informazione,
formazione e l’aggregazione …)
- strumenti per la gestione aziendale e la consulenza
-L’agribusiness
-L’uso del web e dei social per la politica agricola
Ci soffermeremo infine su alcuni aspetti e problematiche aperte.
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L’importanza dell’open data: dati disponibili in formato riutilizzabile , rielaborabile da
chiunque
Alcuni esempi: il sito del censimento agricoltura
Il sito dell’opendata veneto con due casi (solo due, ma meglio che nulla) aziende bio e
distributori latte crudo
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48. 18/03/14
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La regione veneto ha attivato da settembre 2011 un portale (non è il sito della
regione o dell’assessorato) ocn due macro aree:
-Una pubblica organizzata con l’intento di orientare l’utente alla ricerca
dell’informazione in forma completa senza farlo navigare (o meglio errare) tra link e
siti diversi. Un tentativo di organizzare una guida per rispondere alle domande «cosa
devo fare per …» …
-Una parte riservata agli operatori in cui anche il singolo imprenditore può accedere
ai dati del suo fascicolo aziendale (il fascicolo digitale in cui sono raccolti i dati sempre
aggiornati della sua azienda) o seguire l’iter delle sue pratiche; ovviamente questo
accesso è anche per gli operatori dei CAA che possono accedere ai dati dei loro
«clienti» così come da parte degli operatori degli altri enti pubblici che possono
consultare i dati senza necessità di richiederli o ad altro ente o all’imprenditore. Per il
momento ancora pochi sono gli imprenditori che accedono direttamente al loro
fascicolo
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Ecco la home page pubblica. Rapida visione delle diverse parti (per l’operatore, per il
consumatore, ecc.)
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Nell’area pubblica si può accedere anche ad alcuni strumenti di lettura di alcuni dati
esempio gestione dell’azoto (direttiva nitrati) far notare possibilità di lettura tabellare,
a grafico, o tramite cruscotti (nb questo non è opendata, perché i dati sono già
elaborati)
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55. 18/03/14
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Un esempio di «quasi opendata» nella regione toscana: la possibillità di leggere dati
dalla rete di monitoraggio fitosanitario, fin dalla singola «capannina» o punto di
rilevazione; nb non solo dati meteo
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56. La Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA) è uno strumento comunitario
finalizzato a conoscere la situazione economica dell'agricoltura europea e a
programmare e valutare la Politica Agricola Comunitaria (PAC). Tuttavia i dati non
sono open e solo dopo formale richiesta è possibile accedere al contenuto. L’aspetto
interessante riguarda il tipo di informazione che negli ultimi anni si sta evolvendo in
quanto racchiude oltre che i principali dati di bilancio aziendale anche alcuni dati
primari agroambientali (es. quantità di NPK, classe di tossicità dei fitofarmaci
utilizzati, ecc..)
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Passiamo in rassegna alcuni esempi di siti web in cui prevale l’approccio 2.0 ovvero
l’approccio della condivisione e della partecipazione
Alterneremo l’analisi di social network più o meno generalisti (es FB, linkedin) in cui
c’è e ci può essere una presenza «agricola», con siti «agricoli» con approccio social o
veri e propri social network agricoli
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58. 18/03/14
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Imageline è forse la più grande community agricola. È una iniziativa privata. Nella
slide alcuni dati. Offre servizi informativi, strumenti e una community/forum in cui
attivare conversazioni e discussioni sulle più diverse tematiche agricole, discussioni
«tra addetti ai lavori»
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59. 18/03/14
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Linkedin è invece il socialnetwork internazionale (più internazionale che italiano) ma
specializzato sul «mondo del lavoro» e delle «professioni», qui non si va per
cazzeggiare del più e del meno ma per conoscere professionisti interessati alle tue
stesse tematiche. Usato anche dalle aziende per ricerche di lavoro. Ci si iscrive e si
compila un «curriculum vitae», dopo diche si cercano persone che hanno i tuoi stessi
interessi e si chiedono «collegamenti» (non si chiede l’»amicizia» si chiede un
contatto professionale, anzi si deve motivare la ragione della richiesta di contatto):
oltre ai singoli sono presenti anche le aziende e si creano «gruppi» di interesse.
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Slideshare è il socialnetwork delle presentazioni ppt. Si condividono le presentazioni
(o altri documenti) nei più diversi formati (ppt, pdf ecc.)
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Youruralnet: social network promosso dalla Reterurale per i giovani agricoltori
Agriregioneeuropa: sito ricco di documentazione, ottima rivista online, attività
seminariali e elearning
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Il caso delle comunità professionali promosse da Veneto agricoltura:
La prima esperienza è del 2006 (Comunità consulenti condizionalità) ed è nata come
«naturale» prosecuzione dell’attività di formazione in elearning blended (cioè non
solo online ma mix con formazione in presenza (vedi slide successiva)
Poi sono nate altre comunità tutte come prosecuzioni di attività o di formazione
specifica (es corsi RSPP e comunità sicurezza; corsi su businessplan e Comunità
competitività) altre sempre collegate ad azioni formative o seminariali ma più aperte
(es Sviluppo rurale, bioenergie)
Una “Comunità professionale” è un luogo virtuale di incontro tra operatori
professionali interessati ad un particolare argomento che condividono e fanno
crescere la loro conoscenza e professionalità, sviluppando assieme pratiche,
soluzioni, conoscenze migliori. Non è quindi un ambito formativo tradizionale, ma
“professionale” finalizzato al proprio lavoro, centrato sull’esperienza dei partecipanti,
sulla loro capacità e volontà di collaborare.
La Comunità diventa un fenomenale canale di comunicazione permanentemente
aperto, multidirezionale, cioè capace di connettere Pubblica Amministrazione con
operatori territoriali, operatori di soggetti associativi o istituzionali diversi tra loro,
professionisti con ricercatori, ecc (vedremo poi i limiti)
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Facciamo un passo indietro vediamo da dove nascono quasi tutte le comunità
professionali promosse da VA: da un corso elearning blended: qui viene spiegate le
diversi parti di questo mix formativo:
- Uso della piattaforma open-source “moodle” (la più usatra nel mondo, anche delle
università)
-Il concetto di blended: cioè lezioni on-line alternate a poche ma significative lezioni
in aula (nella fase on-line si privilegia l’acquisizione della conoscenza di base, nella
fase d’aula si privilegia il chiarimento, la discussione (che spesse volte invece viene
ridotta agli ultimi minuti della lezione o “nella discussione alla macchinetta del caffè
durante le pause …”)
- i materiali del corso sono prodotti ad hoc non dovrebbero essere il riciclaggio di
slide usate in un normale corso in presenza
-Il corso si segue non a random, ma secondo una preciso percorso, questo non tanto
per limitare la libertà di apprendimento (che con l’elearning è già ampia perché ti
permette di studiare quando vuoi e da dove vuoi, caso, ufficio, ecc.) quanto per
evitare che lo studente (che ricordiamoci è un adulto impegnato sul lavoro) non sia
“distratto” dai suoi impegni che tendono a fargli posticipare l’attività di
apprendimento personale
- una classe ben definita (circa 25-30 partecipanti),
- la guida di un tutor.
NB _ ES CORSO ELEARNIG BLENDED CONDIZIONALITA’ = Il corso ha una durata
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64. complessiva di 88 ore (22 ore di formazione d’aula e 66 ore in modalità di
apprendimento individuale/e-learning) distribuite nell’arco di 10 settimane.
Si precisa che la quantificazione delle ore di frequenza e-learning deriva da uno
standard convenzionale che attribuisce 3 ore e-learning per ogni ora d’aula,
indipendentemente dalla
effettiva frequenza e-learning che ogni corsista vorrà dedicare nell’arco temporale
fissato dal calendario di corso.
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La Comunità condizionalità è la più numerosa e più «vecchia» (2007), la
partecipazione alla comunità fa parte del sistema di aggiornamento obbligatorio cui
sono tenuti i consulenti che operano per la mis 114 (un post sul forum vale 15 minuti,
la risoluzione di un test che vien proposto online dopo ogni seminario di
aggiornamento in presenza vale 1 ora, una foto o un documento postato vale 30
minuti) insieme alla attività in presenza (partecipazione ai seminari riconosciuti)
concorre al raggiungimento delle 24 ore di aggiornamento obbligatorio in un biennio.
Vi sono iscritti oltre 600 partecipanti con un tasso di partecipazione (accesso negli
ultimi 12 mesi del 60%). Le altre comunità hanno tassi di partecipazione tra il 60 e il
30%.
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Nel grande socialnetwork che è FB si può fare informazione e soprattutto
condivisione della conoscenza anche in campo agricolo e dintorni
Ormai tutte le associazioni, enti, istituzioni sono su FB (e su twitter)
Essenziale in azioni di comunicazione con i consumatori, importante anche in attività
legate ad aspetti più professionali
Molte considerazioni da fare circa le modalità di intervento, il linguaggio da usare …
l’importanza di una presenza costante, la differenza tra pagina e profilo, evitando
commistione tra profilo personale e pagina istituzionale, ma evitando l’uso di un
linguaggio troppo istituzionale, l’uso degli «eventi», le campagne promozionali a
pagamento … ecc. ecc.
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Passiamo in rassegna alcuni esempi di siti web in cui prevale l’approccio 2.0 ovvero
l’approccio della condivisione e della partecipazione
Alterneremo l’analisi di social network più o meno generalisti (es FB, linkedin) in cui
c’è e ci può essere una presenza «agricola», con siti «agricoli» con approccio social o
veri e propri social network agricoli
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Esempio di «Sistemi di supporto alle decisioni (in inglese Decision Support Systems, DSSs)
Vite.net è un servizio di web assistance per la gestione sostenibile del vigneto
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Nel campo dell’agribusiness i social network e gli strumenti web giocano ormai un
ruolo determinante: interessanti casi nel collegamento tra domanda e offerta specie
per le produzioni locali, il ruolo del racconto delle esperienze (esperienze di
imprenditori, esperienze di consumatori …)
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Altri due casi di siti per l’incontro domanda offerta
Più recente e funzionale packeateasy
Di Coldiretti Padova il kmzeropoint (ma inattivo) pensato per il B2B tra aziende
agricole produttrici da un lato e aziende commercio e trasformazione dall’altro
(purtroppo ora non attivo)
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Una «gara» tra talenti del web per il vino
La famosa fucina di startup H-farm ha lanciato il 1-2 marzo un evento in cui oltre 300
giovani talenti del web divisi in gruppi hanno gareggiato per proporre a tre aziende
nel settore vitivino (2 cantine e la fiera vinitaly) delle soluzioni innovative nel campo
della comunicazione e organizzazione digitale
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Uso del qrcode in bottiglie di vino. Dal codice fotografato con lo smartphone si
accede ai siti internet del produttore con tutte le possibili info
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In Veneto la prima esperienza è stata fatta nel 2010 durante la conferenza regionale
per l’agricoltura durante la quale nell’arco dei quattro mesi in cui si sono svolti i
diversi seminari tematici si è parallelamente svolta un consultazione online aperta a
operatori del settore ma anche (su livello parallelo, ma distinto) rivolta ai cittadini
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È proseguita all’inizio 2013 con una esperienza (non riuscita) di forum rivolto ai
giovani
non riuscita perché da parte della PA si è usato (ad eccezione della pagina FB) un
sistema di forum piuttosto formale e non molto friendly and easy
E da parte dei “giovani” non si è avuto molto impegno nel cercare di approfondire i
contenuti, fornendo un contributo che potesse essere sostanziale
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Nel percorso di consultazione con il partenariato per l’elaborazione del PSR 2020 (con
semianari, spazio web informativo, streaming degli incontri ecc.) si è aperta una
consultazione on line rivolta ai circa 100 soggetti del partenariato
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Questi i dati della prima fase (svoltasi a settembre 2013) sull’analisi e individuazione
dei fabbisogni, a gennaio si è svolta la seconda sulla strategia, a aprile è attesa la
terza fase sul testo delle misure
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Il digital device è anche generazionale (e comunque di cultura e di formazione)
Nella maggior parte dei casi i consulenti agricoli rispecchiano l’età media degli
agricoltori, cioè “non più giovane” con poca esperienza circa l’uso del web (o
comunque da “immigrati digitali”).
Inoltre sono più abituati ad utilizzare il linguaggio parlato che quello scritto. Quindi,
un conto è fare un commento in una discussione in presenza, in un corso in classe
(magari usando la gestualità, tono della voce, ecc.); un altro è scrivere un commento
(un post) su un forum on-line: bisogna scrivere e pensare che quello che si scrive
rimarrà lì per “sempre”.
Bisogna investire in formazione digitale
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Manifesto in alto adige (Brunico) la banda larga come fattore di sviluppo comunicato
alla popolazione
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Un altro vincolo è il sentimento di competizione (ne abbiamo già parlato) e di gelosia
professionale.
Perché devo condividere con te che puoi essere mio competitor ?
Le politiche di partenariato, che stimolano all’aggregazione possono far superare
questi limiti
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Il funzionario pubblico è in genere poco propenso a mettersi in gioco in ambienti
“informali”, teme di esporsi in interpretazioni normative che poi vincolano lui e la PA
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La diffusione del web nel mondo rurale apre nuove opportunità professionali (es.
divulgatore che è un facilitatore delle comunità professionali)
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Ha ancora senso parlare oggi di distinzione tra vita lavorativa e vita sociale ?
E ancora
Il web facilita l’apprendimento, il confronto, l’acquisizione di conoscenze … ma non
possiamo banalizzare
Il processo formativo è tale se porta al cambiamento e per questo non può che
passare attraverso un processo di “fatica”, di “approfondimento”, di “messa in
discussione”
Processi che tra l’altro avvengono in fase diverse e spesso meno formali di formazione
L’importante è quindi valorizzare tutti questi momenti “formativi” che durano tutta la
vita, ma che sono anche “larghi” quanto la vita, cioè coinvolgono momenti diversi (nel
lavoro, come nel divertimento, nella formazione come nella vita sociale, ecc.)
Una formazione lunga e larga quanto la vita. Nel senso che coglie e valorizza tutti i
momenti e tutte le esperienze della vita: l’importanza di quanto si apprende in
momenti cd informali o in altri termini «l’esperienza»
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Una checklist è uno strumento che aiuta nell’analisi della situazione aziendale su un
determinato tema, da evidenza del lavoro fatto, facilita un rapporto chiaro tra
consulente e cliente assegnando tempi e azioni da intraprendere per porre rimedio
alle non conformità (non solo quindi uno strumento di controllo ma di indirizzo per le
azioni da intraprendere)
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Il ”Dossier di consulenza” è un prodotto di Veneto Agricoltura, elaborato nel 2007 e
successivamente aggiornato
È disponibile in formato cartaceo e in access
È stato riconosciuto come documento ufficiale per le azioni di consulenza finanziate
con la mis 114 PSR 2007-2013
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Dopo una scheda iniziale con i dati anagrafici dell’impresa, per ogni atto/norma della
condizionalità c’è una pagina con i riferimenti normativi
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Cui segue un diagramma di flusso che fa percorrere al consulente e all’imprenditore
le diverse situazioni e opzioni, parallelamente una scheda permette di tenere traccia
delle situazioni e segnare le specifiche condizioni aziendali
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Sempre per ogni atto/norma: un’area per annotare la situazione inziale e le azioni
suggerite
Che poi vengono raccolte in schede / calendario di sintesi finali
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Nel 2011 è stato elaborata una nuova sezione dedicata alla sicurezza sul lavoro
(elaborata in collaborazione con SPISAL Verona)
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Il progetto prevedeva l’elaborazione di un documento complessivo che aggregando
l’analisi, sempre con la stessa metodologia, di diversi aspetti del contesto aziendale
(condizionalità, sicurezza, strutture aziendali, diversficazione, ecc.
Possa giungere a ad una sintesi che orienti le scelte dell’imprenditore; scegliere non
in base alle impressioni o aspettative soggettive, ma in base ad una analisi (non solo
economica, non solo normativa …)
Si è individuato il parametro di SIGNIFICATIVITA’ che viene attribuito ad ogni azione di
miglioramento che si intende programmare. (slide successiva)
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In sintesi il tentativo è di esprimere (opportunamente tarati) un rapporto tra questi
tre fondamentali parametri
Vedi file «All 13 Dossier competitività bozza 0»
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Alcuni aspetti da considerare
Curare la cadenza settimanale-quindicinale la migliore (dipende ovviamente dalla
numerosità delle news da comunicare
Meglio evitare uso posta elettronica normale e rivolgersi a servizi ad hoc che
permettono di:
-Utilizzare una grafica appropriata (che deve contenere elementi costanti per
fidelizzare ed elementi di novità per distinguersi dal numero precedente
-Invio a numeri elevati senza andare in spam
-Controllo degli indirizzi errati
Evitare linguaggio troppo formale
Accattivanti sì, ma non usiamo linguaggi troppo «commerciali»
Uso delle immagini è importante ma sconsiglio di usare solo immagine (spesso
bloccata dai filtri) meglio un buon testo semplice, sintetico che concentra l’attenzione
sull’informazione fondamentale (es data, luogo, cosa) importante dare riferimenti per
ulteriori info
Importantissimo riportare in calce le motivazioni per cui si riceve la newsletter e
come fare per non riceverla più (disclaimer)
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Chiarezza e completezza delle informazioni
Sia per le informazioni logistiche che per le informazioni di programma (titoli, relatori,
ecc.)
Attenzione loghi, rispetto prescrizioni di finanziamento
Indicazioni per raggiungere sede
Indicazioni per iscrizioni
Chiarezza nelle indicazioni a chi è rivolto, chi sono i destintari
Numero ammessi, gratuità o meno
Attestati
Programma più completo possibile (chi sono i relatori …)
Attenzione all’impaginazione per la visualizzazione on-line (ordine delle pagine,
rotazione (!) e al peso informatico se spedito online
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Qualche piccola attenzione quando si produce una pubblicazione:
-Attenzione ai loghi: può essere un «disturbo» averli in copertina, ma identificano il
produttore e sono essenziali nei prodotti finanziati da enti e progetti pubblici. È
essenziale controllare con attenzione le prescrizioni previste dal progetto e le
indicazioni dell’ente (loghi aggiornati, leggibili, posti nelle posizioni corrette … ecc.);
se possibili alcuni possono esser messi all’interno o in ultima di copertina
-Il colophon; in genere in seconda di copertina o all’interno raccogli tutte le info su
editore, autori, vari credits e NON DIMENTICATE LA DATA DI PUBBLICAZIONE
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Il codice ISBN- International Standard Book Number - è un numero che identifica a
livello internazionale in modo univoco e duraturo un titolo o una edizione di un titolo
di un determinato editore. Possono richiederlo (su isbn.it) : le case editrici e tutti
quegli enti/fondazioni pubblici o privati che hanno una produzione editoriale.
L'ISBN è formato da un codice di 13 cifre, suddivise in 5 parti dai trattini di divisione.
E’ riproducibile anche come codice a barre. Permette la catalogazione nelle
biblioteche, è elemento indispensabile per le citazioni bibliografiche, nei curricula,
ecc. Oggi giorno è pressoché obbligatorio (oltre all’obbligo per gli enti pubblici di
consegnare sempre copia delle sue pubblicazioni alla Biblioteca nazionale e altre
biblioteche (non ricordo esattamente legge e obblighi …)
L’editor o revisore editoriale; è una figura professionale tipica delle grandi case editrici
e in queste svolge anche un opera di interpetazione / valutazione del testo, di
scouting; per noi è importante a) un attento lavoro di correzione bozze (l’autore, il
grafico e qualsiasi soggetto che è «dentro» l’opera non «vede» gli errori ne di banale
battitura né di sintassi; ma un buon lavoro di correttore bozze/editor dovrebbe esser
finalizzato a rendere il testo più scorrevole, più leggibile e comprensibile, ma
specialmente per un testo divulgativo evitare che questo sia un testo scientifico per
soli addetti ai lavori; importante un buon lavoro su disegni, grafici, icone,
evidenziazione di parti del testo, organizzazione della siposizione del testo sulla
pagina (qui fondamentale un buon rapporto tra grafico ed editor)
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Che non sia solo uno scaricare sull’utente i costi di stampa . Quindi, attenzione al
colore, solo quello che serve (es. evitare troppe cornici, sfondi colorati)
Attenzione al colore dei grafici: linee, colonne ecc. se non vi sono simboli legati ad
una legenda o etichette che spiegano il contenuto/riferimento, qualora si stampasse
in bianco/nero si perde di comprensione.
Se da leggere a video, evitare le due colonne che creano necessità di scrollare la
videate e si rischia di perdersi
Attenzione al «peso» informatico (dove possibile fare una versione per la stampa ad
alta definizione e una per la visualizzazione più leggera, in questo secondo caso si
prederà un po di definizione delle immagini ma nella maggior parte dei casi non è un
problema
Vi sono sul mercato interessanti servizi online che svolgono la funzione di
«biblioteche online» (lo stesso slideshare) per diffondere e condividere. Interessanti
anche soluzioni per «sfogliare» il file come fosse un libro/rivista.
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Powerpoint … ma non solo (es. https://prezi.com un «innovativo» sistema on-cloud
per presentazioni «molto animate»)
Usare slide con «solo immagini» o «tutto scritto» ? Pro e contro
Leggibilità alla proiezione
Effetti speciali ?
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La letteratura (scarsa) e l’esperienza sul campo hanno offerto in questi anni (e
decenni) diverse opportunità per mettere a punto, testare, convalidare e utilizzare
metodologie e strumenti efficaci nel campo delle azioni divulgative e formative in
agricoltura.
Più spesso, metodi e strumenti sono analizzati e attuati in contesti profondamente
diversi da quelli europei. Molta letteratura e manualistica ed esperienze sono riferite
a cd «Paesi in via di sviluppo»
Il Progetto Endure è un progetto abbastanza recente (2010) che ha offerto un
compendio di strumenti in un contesto europeo.
Il progetto è focalizzato sulla diffusione delle pratiche di IPM.
Da questo progetto e dalle schede prodotte cogliamo qualche utile indicazione per
come gestire incontri con agricoltori e tecnici.
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Al di là degli strumenti e metodologie proposte (alcune sembrano poco applicabili in
contesti «agricoli») il messaggio fondamentale di ENDURE è di porre particolare
attenzione alla preparazioni delle azioni divulgative sotto l’aspetto della
massimizzazione del risultato in termini di acquisizione della conoscenza, di confronto
tra i soggetti.
Nulla va lasciato al caso e all’improvvisazione.
Non va escluso nessun strumento possa rivelarsi efficace ai ns fini.
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