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NOTE SULLA MOSTRA
La febbrile Torino fin de siècle, pronta a contendere a Parigi il primato di capitale della scultura e delle
arti decorative, si apre alla modernità del Novecento: una vicenda complessa, durata circa cento anni,
esaminata attraverso le opere degli artisti più rappresentativi attivi a Torino tra il 1860 ed il 1960.
Le opere presentate in mostra costituiscono alcuni esempi significativi della parabola storico-artisti-
ca della moderna scultura torinese: si tratta di un arco cronologico teso all’incirca tra la metà
dell’Ottocento e gli anni Sessanta del secolo scorso; ossia tra l’avvicendamento di Odoardo Tabacchi
a Vincenzo Vela, quale titolare della cattedra dell’Accademia Albertina, e l’inizio dei festeggiamenti per
il centenario dell’unità d’Italia, coronato dall’Esposizione Internazionale del Lavoro del 1961, meglio
conosciuta come “Italia ’61”. In mezzo, a livello di rassegne nazionali e internazionali, Torino visse alme-
no altri quattro eventi decisivi: le esposizioni generali italiane del 1884 e del 1898 (quest’ultima ospitò
con successo la prima mostra dei bronzi artistici fusi da Emilio Sperati), l’Esposizione Internazionale
d’Arte Decorativa Moderna del 1902 e l’Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro del
1911 (per la quale vennero edificati, tra l’altro, il ponte monumentale “Umberto I”, con i gruppi di Cesare
Reduzzi e Luigi Contratti, e lo Stadium, allora uno dei più grandi complessi polifunzionali a livello
mondiale, ornato dai colossali gruppi equestri in cemento di Giovanni Battista Alloati). In questo perio-
do Torino fu una città davvero importante per l’arte plastica italiana, e a tratti addirittura una capita-
le europea della scultura. Ci riferiamo, in particolare, a quel delicato frangente che è stato il passaggio
dall’Otto al Novecento, allorché la presenza carismatica di alcune personalità d’eccezione, formate in
accademia dal magistero di Tabacchi (è sufficiente ricordare Leonardo Bistolfi, Edoardo Rubino, Pietro
Canonica e Davide Calandra), rappresentò il motivo principale dell’afflusso in città di giovani pieni di
talento, in arrivo da tutta la penisola e dal mondo intero per frequentare gli studi dei nostri scultori o
per iscriversi all’Albertina.
Un punto saliente non secondario nell’incoraggiare tale fioritura plastica fu – inoltre – la presenza di
notevoli fonditori d’arte (un nome su tutti: il citato Sperati).
Così la febbrile Torino di fine Ottocento si trovava sulla ribalta internazionale, pronta a contendere a
Parigi il primato di capitale della scultura e delle arti decorative. I vari avvicendamenti alla cattedra di
scultura dell’Accademia Albertina sono fondamentali per comprendere, su un piano estetico diacroni-
co, le linee guida che hanno segnato la storia della scultura moderna a Torino. Fece scalpore, nel 1905,
la scandalosa mancata concessione della cattedra a Bistolfi (osteggiato tra l’altro dal Clero torinese),
mentre ben altra sorte toccò al “diplomatico” Rubino, a cui seguì il pupillo Umberto Baglioni.
Tuttavia altri scultori comparvero poi sulla scena, decisamente avulsi dal contesto “istituzionale”. È il
caso, per esempio, di Umberto Mastroianni. L’energico magnetismo dell’artista laziale, formatosi in
modo indipendente negli studi dello zio Domenico e di Michele Guerrisi, ci conduce nel cuore degli
anni Trenta, anni in cui – come nei fasti dell’antichità classica – l’architettura e la scultura tornarono ad
Galleria Matteotti
DA BISTOLFI A MASTROIANNI
Cent’anni di scultura torinese
A cura di Umberto Brusasca e Mario Opezzo
Testi di Armando Audoli
Catalogo in mostra (104 pagine a colori, formato 17 x 24 cm, 15 euro)
18 giugno - 24 luglio 2015 (chiusura prorogata al 30 settembre 2015)
Da martedì a sabato, ore 15,30-19,30
Aperta nel mese di agosto su appuntamento
Corso Matteotti 2/A, Torino
+39 335 5298305
info@galleriamatteotti.it
www.galleriamatteotti.it
www.facebook.com/galleriamatteotti
avere la supremazia sulle altre arti. La statuaria degli anni Trenta, dopo l’ibrida fase di transizione degli
anni Venti e con la singolare variante sperimentale del futurismo di nuova generazione, non fece altro
che tentare di riappropriarsi gradualmente della rimpianta autonomia rispetto alle sofisticate “mollez-
ze”del linguaggio pittorico […].
Il secondo dopoguerra, dopo il primo che aveva violentemente reciso il cordone ombelicale con la Belle
Époque, rappresentò un nuovo insanabile trauma epocale […]. C’era chi rimaneva ostinatamente anco-
rato alla figurazione tradizionale […] e c’era poi chi cominciava a cedere alle lusinghe dell’Informel, che
intanto stava dilagando nel campo della ricerca pittorica. Ecco così che la rappresentazione della figu-
ra umana – protagonista indiscussa di questa vicenda – finì progressivamente per alterarsi fino quasi a
dissolversi, irrigidendosi nell’astrazione delle geometrie.
Era passato ormai più di un secolo da quando Vela aveva fatto scandalo con il suo rivoluzionario e
romantico Spartaco: l’arte plastica sentiva di dover uscire dal flusso della storia per ripiegare e ripie-
garsi nella fluidità tutta interiore della coscienza individuale.
(Dal testo introduttivo di Armando Audoli)
NOTA SULLA GALLERIA MATTEOTTI
La Galleria Matteotti va ad occupare i locali della storica Galleria Bottisio, raccogliendone idealmente il
testimone. E, proprio come nella staffetta, corre guardando avanti ma senza tralasciare uno sguardo
attento dietro di sé. Ecco dunque una mostra inaugurale che spazia dal classicismo della seconda metà
dell’Ottocento fino alle figure quasi astratte degli anni Sessanta, un percorso attraverso le varie corren-
ti culturali ed estetiche che hanno contraddistinto, qui a Torino, i primi cento anni della nostra
Repubblica, dalle sinuosità liberty e simboliste di Bistolfi e Fumagalli, passando per le materiche e viri-
li raffigurazioni di Santiano, Giorgis e Baroni, fino ad arrivare alle scomposizioni cubiste di Mastroianni
e Garelli.
Un viaggio alla fine del quale si scoprirà una Torino storicamente sempre in competizione artistica con
Parigi, e sempre pronta a porsi al centro della ribalta culturale europea.
Odoardo Tabacchi
Arnaldo da Brescia 1890 ca.
bronzo, h. 56,5 cm
Fusione Emilio Sperati
Edoardo Rubino
[Fanciulla] 1900 ca.
bronzo, h. 38 cm
Fusione Emilio Sperati
Davide Calandra
Fior di chiostro 1884
terracotta, h. 45 cm
Arturo Stagliano
Adelina 1904
marmo, h. 48 cm
Opera esposta alla Società
Promotrice delle Belle Arti
di Torino nel 1904
Pietro Canonica
L’abisso 1910 ca.
bronzo, h. 37 cm
César Santiano
Forza e materia 1918
bronzo, h. 47 cm
Giacomo Giorgis
La vedetta ante 1925
gesso, h. 46 cm
Leonardo Bistolfi
La Volontà
(L’Industria) 1925 ca.,
bronzo, h. 63 cm
Franco Garelli
[Figure] 1955 ca.
bronzo, h. 38 cm
Eugenio Baroni
Alpino ante 1935
bronzo, h. 66 cm
Roberto Terracini
[Figura femminile]
1947, bronzo, h. 66 cm
Umberto Baglioni
Leda senza cigno ante 1942
bronzo, 25 × 22 × 30 cm
Bozzetto dell’opera esposta
nella sala personale alla XXIII
Biennale di Venezia
Umberto Mastroianni
Ritratto di Guido Seborga
1956, bronzo, h. 43 cm
Già Collezione fratelli Buzzacchino
Adriano Alloati
Testa di Naiade n. 6 1960
bronzo, h. 41 cm
Variante della testa di una
delle Naiadi del cinema
Reposi (1948)
Galleria Matteotti, corso Matteotti 2/A, Totino +39 335 5298305 info@galleriamatteotti.it www.galleriamatteotti.it
Celestino Fumagalli
[Centrotavola] ante 1910
bronzo, 31,5 × 40 × 25 cm
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Galleria Matteotti Torino - DA BISTOLFI A MASTROIANNI Cent’anni di scultura torinese

  • 1. NOTE SULLA MOSTRA La febbrile Torino fin de siècle, pronta a contendere a Parigi il primato di capitale della scultura e delle arti decorative, si apre alla modernità del Novecento: una vicenda complessa, durata circa cento anni, esaminata attraverso le opere degli artisti più rappresentativi attivi a Torino tra il 1860 ed il 1960. Le opere presentate in mostra costituiscono alcuni esempi significativi della parabola storico-artisti- ca della moderna scultura torinese: si tratta di un arco cronologico teso all’incirca tra la metà dell’Ottocento e gli anni Sessanta del secolo scorso; ossia tra l’avvicendamento di Odoardo Tabacchi a Vincenzo Vela, quale titolare della cattedra dell’Accademia Albertina, e l’inizio dei festeggiamenti per il centenario dell’unità d’Italia, coronato dall’Esposizione Internazionale del Lavoro del 1961, meglio conosciuta come “Italia ’61”. In mezzo, a livello di rassegne nazionali e internazionali, Torino visse alme- no altri quattro eventi decisivi: le esposizioni generali italiane del 1884 e del 1898 (quest’ultima ospitò con successo la prima mostra dei bronzi artistici fusi da Emilio Sperati), l’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna del 1902 e l’Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro del 1911 (per la quale vennero edificati, tra l’altro, il ponte monumentale “Umberto I”, con i gruppi di Cesare Reduzzi e Luigi Contratti, e lo Stadium, allora uno dei più grandi complessi polifunzionali a livello mondiale, ornato dai colossali gruppi equestri in cemento di Giovanni Battista Alloati). In questo perio- do Torino fu una città davvero importante per l’arte plastica italiana, e a tratti addirittura una capita- le europea della scultura. Ci riferiamo, in particolare, a quel delicato frangente che è stato il passaggio dall’Otto al Novecento, allorché la presenza carismatica di alcune personalità d’eccezione, formate in accademia dal magistero di Tabacchi (è sufficiente ricordare Leonardo Bistolfi, Edoardo Rubino, Pietro Canonica e Davide Calandra), rappresentò il motivo principale dell’afflusso in città di giovani pieni di talento, in arrivo da tutta la penisola e dal mondo intero per frequentare gli studi dei nostri scultori o per iscriversi all’Albertina. Un punto saliente non secondario nell’incoraggiare tale fioritura plastica fu – inoltre – la presenza di notevoli fonditori d’arte (un nome su tutti: il citato Sperati). Così la febbrile Torino di fine Ottocento si trovava sulla ribalta internazionale, pronta a contendere a Parigi il primato di capitale della scultura e delle arti decorative. I vari avvicendamenti alla cattedra di scultura dell’Accademia Albertina sono fondamentali per comprendere, su un piano estetico diacroni- co, le linee guida che hanno segnato la storia della scultura moderna a Torino. Fece scalpore, nel 1905, la scandalosa mancata concessione della cattedra a Bistolfi (osteggiato tra l’altro dal Clero torinese), mentre ben altra sorte toccò al “diplomatico” Rubino, a cui seguì il pupillo Umberto Baglioni. Tuttavia altri scultori comparvero poi sulla scena, decisamente avulsi dal contesto “istituzionale”. È il caso, per esempio, di Umberto Mastroianni. L’energico magnetismo dell’artista laziale, formatosi in modo indipendente negli studi dello zio Domenico e di Michele Guerrisi, ci conduce nel cuore degli anni Trenta, anni in cui – come nei fasti dell’antichità classica – l’architettura e la scultura tornarono ad Galleria Matteotti DA BISTOLFI A MASTROIANNI Cent’anni di scultura torinese A cura di Umberto Brusasca e Mario Opezzo Testi di Armando Audoli Catalogo in mostra (104 pagine a colori, formato 17 x 24 cm, 15 euro) 18 giugno - 24 luglio 2015 (chiusura prorogata al 30 settembre 2015) Da martedì a sabato, ore 15,30-19,30 Aperta nel mese di agosto su appuntamento Corso Matteotti 2/A, Torino +39 335 5298305 info@galleriamatteotti.it www.galleriamatteotti.it www.facebook.com/galleriamatteotti
  • 2. avere la supremazia sulle altre arti. La statuaria degli anni Trenta, dopo l’ibrida fase di transizione degli anni Venti e con la singolare variante sperimentale del futurismo di nuova generazione, non fece altro che tentare di riappropriarsi gradualmente della rimpianta autonomia rispetto alle sofisticate “mollez- ze”del linguaggio pittorico […]. Il secondo dopoguerra, dopo il primo che aveva violentemente reciso il cordone ombelicale con la Belle Époque, rappresentò un nuovo insanabile trauma epocale […]. C’era chi rimaneva ostinatamente anco- rato alla figurazione tradizionale […] e c’era poi chi cominciava a cedere alle lusinghe dell’Informel, che intanto stava dilagando nel campo della ricerca pittorica. Ecco così che la rappresentazione della figu- ra umana – protagonista indiscussa di questa vicenda – finì progressivamente per alterarsi fino quasi a dissolversi, irrigidendosi nell’astrazione delle geometrie. Era passato ormai più di un secolo da quando Vela aveva fatto scandalo con il suo rivoluzionario e romantico Spartaco: l’arte plastica sentiva di dover uscire dal flusso della storia per ripiegare e ripie- garsi nella fluidità tutta interiore della coscienza individuale. (Dal testo introduttivo di Armando Audoli) NOTA SULLA GALLERIA MATTEOTTI La Galleria Matteotti va ad occupare i locali della storica Galleria Bottisio, raccogliendone idealmente il testimone. E, proprio come nella staffetta, corre guardando avanti ma senza tralasciare uno sguardo attento dietro di sé. Ecco dunque una mostra inaugurale che spazia dal classicismo della seconda metà dell’Ottocento fino alle figure quasi astratte degli anni Sessanta, un percorso attraverso le varie corren- ti culturali ed estetiche che hanno contraddistinto, qui a Torino, i primi cento anni della nostra Repubblica, dalle sinuosità liberty e simboliste di Bistolfi e Fumagalli, passando per le materiche e viri- li raffigurazioni di Santiano, Giorgis e Baroni, fino ad arrivare alle scomposizioni cubiste di Mastroianni e Garelli. Un viaggio alla fine del quale si scoprirà una Torino storicamente sempre in competizione artistica con Parigi, e sempre pronta a porsi al centro della ribalta culturale europea.
  • 3. Odoardo Tabacchi Arnaldo da Brescia 1890 ca. bronzo, h. 56,5 cm Fusione Emilio Sperati Edoardo Rubino [Fanciulla] 1900 ca. bronzo, h. 38 cm Fusione Emilio Sperati Davide Calandra Fior di chiostro 1884 terracotta, h. 45 cm Arturo Stagliano Adelina 1904 marmo, h. 48 cm Opera esposta alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino nel 1904 Pietro Canonica L’abisso 1910 ca. bronzo, h. 37 cm César Santiano Forza e materia 1918 bronzo, h. 47 cm Giacomo Giorgis La vedetta ante 1925 gesso, h. 46 cm Leonardo Bistolfi La Volontà (L’Industria) 1925 ca., bronzo, h. 63 cm Franco Garelli [Figure] 1955 ca. bronzo, h. 38 cm Eugenio Baroni Alpino ante 1935 bronzo, h. 66 cm Roberto Terracini [Figura femminile] 1947, bronzo, h. 66 cm Umberto Baglioni Leda senza cigno ante 1942 bronzo, 25 × 22 × 30 cm Bozzetto dell’opera esposta nella sala personale alla XXIII Biennale di Venezia Umberto Mastroianni Ritratto di Guido Seborga 1956, bronzo, h. 43 cm Già Collezione fratelli Buzzacchino Adriano Alloati Testa di Naiade n. 6 1960 bronzo, h. 41 cm Variante della testa di una delle Naiadi del cinema Reposi (1948) Galleria Matteotti, corso Matteotti 2/A, Totino +39 335 5298305 info@galleriamatteotti.it www.galleriamatteotti.it Celestino Fumagalli [Centrotavola] ante 1910 bronzo, 31,5 × 40 × 25 cm Sono disponibili su richiesta le immagini ad alta definizione