1. Per una lettura epistemologica
degli ARTEFATTI.
Tecnologia come cultura
Gabriele Righetto
Centro d’Ateneo di Ecologia Umana
Università di Padova
righetto.g@libero.it
1.a Parte
I CONCETTI FONDANTI
PER LA TECNOLOGIA
Si presentano qui solo alcuni nodi concettuali per riscontrare gli elementi
fondamentali del campo di esistenza degli artefatti, oggetto d’azione della
Tecnologia.
Trasformazione Gestita
Artefatto è qualsiasi operazione umana, materiale e/o immateriale che induca
ad una trasformazione dell’esistente in termini di strutturazione spazio-
temporale e di comportamenti individuali e sociali.
La trasformazione non è però un atto semplice che si limiti al solo apparire e
produrre artefatti, ma è una trasformazione gestita, ossia espressa da capacità
di condurre un processo che interessa l’artefatto nel tempo e in rapporto agli
ambienti in cui interagisce.
Un artefatto ha un proprio arco di vita che va dall’ideazione alla dismissione.
Tale arco di vita attraversa varie fasi di cui le principali sono: la progettazione,
la valutazione di impatto ambientale, la produzione, la distribuzione, l’uso, la
manutenzione, il riciclo, la dismissione, la sostenibilità ambientale e culturale.
Tutto questo ampio e complesso processo è definibile come trasformazione
gestita, in cui ogni singolo passaggio è un atto di trasformazione, ma richiede di
1
2. essere reso coordinato e compatibile nel suo insieme sia per la sua logica interna
che per le esigenze e logiche di contesto.
Ecco perché è indispensabile aggettivare la trasformazione come trasformazione
gestita.
Tecnoumanesimo
La Tecnologia è il campo culturale degli artefatti e del loro uso da parte degli
uomini, essa costituisce una componente essenziale soprattutto della cultura
materiale, ossia relativa al complesso di conoscenze, credenze, modi di
comportamento, convenzioni e aspettative dell’uomo espressi e realizzati
mediante trasformazioni riscontrabili in eventi composti di materia, energia ed
informazione, strutturate e incidenti sulla qualità della vita umana e
sull’ambiente in cui essa agisce.
Fanno parte integrante della cultura e della cultura materiale quello che
l’antropologia descrive come appartenente alla cultura dei popoli e cioè le
abitazioni, il vestiario, l’alimentazione, gli utensili e tecniche di lavoro, i riti, le
cerimonie, i costumi, le credenze che si manifestano all’interno e in prossimità
dell’ambiente artificiale proprio di ciascuna civiltà.
Tecnoumanesimo:
una paideia e humanitas tecnologiche.
Per esprimersi la Tecnologia ha bisogno di una propria paideia, ossia di un
patrimonio di conoscenze, abilità, competenze e propensioni valoriali che ogni
singola persona deve essere messa in grado di sviluppare per poter evolvere
liberamente nel contesto sociale e storico in cui si trova.
In questo senso la Tecnologia esprime anche una sua Humanitas, non tanto
lontana dalle vecchie definizioni della cultura latina1 e riprese in modo più
completo dall’Umanesimo rinascimentale con la sottolineatura del profilo
dell’Homo faber.
L’Humanitas propria della Tecnologia esprime la tensione allo sviluppo di una
persona umana in grado di evolvere se stessa in libertà, agendo attivamente
nell’ambiente circostante e sulle proprie potenzialità mentali e corporali, in
rispetto dell’equilibrio dinamico dell’ecosistema e per l’evoluzione della
compagine umana. La libertà dell’uomo non si esprime soltanto nel
contemplare l’esistente, ma anche (e forse soprattutto) nell’agire
produttivamente nel contesto ambientale trasformandolo e tutelandolo insieme.
In questo senso la cultura degli artefatti è un’impresa collettiva e la sua paideia
e Humanitas non hanno l’orientamento aristocratico del mondo classico (e da
questo se ne distingue nettamente soprattutto distaccandosi dall’antico
pregiudizio presente nel mondo greco-latino nei confronti dei teknitai e dei
mechanici). La cultura degli artefatti considera un valore il lavoro d’insieme e
l’etica del team, come si è meglio cominciato a fare dall’Illuminismo in poi,
1
Soprattutto Varrone e Cicerone
2
3. abbandonando le componenti immotivatamente elitarie e contemplative
dell’umanesimo arcaico.
Questa prospettiva della paideia e dell’humanitas a profilo democratico e di
compartecipazione diffusa all’impresa culturale, in un quadro di infosocietà si
configura come Tecnoumanesimo.
Pensiero Plastico
Se si vuole insistere sull’ottica della Tecnologia come complesso di conoscenze,
abilità, competenze e prospettive valoriali, allora è anche opportuno evidenziare
la specifica modalità cognitiva e di pensiero della Tecnologia sintetizzabile nel
concetto di Pensiero Plastico.
Il Pensiero plastico è la modalità di conoscenza e di operatività che agisce in un
contesto di luoghi di cui si coglie la valenza spazio-temporale.
Il Pensiero Plastico pertanto si caratterizza per la capacità di esplorare l’esistente
con
- un approccio conoscitivo complesso che parte dal presupposto che
- le componenti dell’esistente sono molteplici macroscopiche
e microscopiche e multipercettive
- il macroscopico, microscopico e multipercettivo riguarda il
naturale e l’artificiale
- una lettura sequenziata dell’esistente, tale lettura è intanto:
- tridimensionale: l’esistente è multipercettivo, ma la
complessità è affrontabile secondo processi semplificatori
usando almeno le categorie dell’indagine:
- secondo prospetto ossia stabile da un punto frontale
di un artefatto e considerandolo deliberatamente da
quel punto di vista
- secondo la lateralità ossia la lettura di un effetto
rotazione, una volta stabilito uno stato di prospetto,
atto esplorativo che consente di girare attorno ad un
artefatto secondo la categoria della circonduzione
- secondo una visione dall’alto ossia la capacità di
esplorazione di un artefatto conosciuto da una
condizione di elevazione rispetto al baricentro
gravitazionale dell’artefatto, tale operazione
conoscitiva contente di esplorare la parte ‘alta’
dell’artefatto e può tentare di prescindere dalle
capacità deambulatorie della specie umana;
- secondo uno visione dal basso ossia la capacità di
conoscere l’artefatto al di sotto del suo baricentro
3
4. Conoscenza in sequenza
L’insieme di dell’approccio in precedenza illustrato consente di girare attorno
all’artefatto e averne non una conoscenza istantanea e monoprospettica, ma una
conoscenza in sequenza spaziotemporale.
Poiché ogni artefatto agisce in luoghi e in tempi, il governo di una conoscenza
sequenziata che organizza l’esplorazione di luoghi e spazi secondo i tempi della
procedura esplorativa, è una operazione di primaria importanza.
Spazialità interna
Gli artefatti in realtà non hanno soltanto un’esistenza superficiale, nel senso che
non esistono solo nella loro superficie, ma manifestano una esistenza profonda,
in quanto dotati di una spazialità interna.
Un artefatto occupa uno spazio che è delimitato da un fattore di superficie, ma in
genere è costituito da una struttura spaziale interstiziale, spessa e chiusa. Questa
struttura mediamente è apercettiva, nel senso che non ha un accesso conoscitivo
immediato e nella stragrande maggioranza dei casi l’artefatto è opaco per
quanti non ne hanno una conoscenza intima, ossia quella occultata e preclusa ai
non detentori di conoscenza specifica.
Occorre allora favorire l’esplorazione e la conoscibilità interna mediante la
rappresentazione secondo le costituenti sub-superficiali, applicando la
metodologia della lettura sequenziata che passi da quella di superficie a quella
apercettiva, usando gli strumenti del disegno e della rappresentazione in genere
come modalità per rendere percettibile l’appercettibile.
Le metodologie dell’assonometria esplosa non sono che uno degli esempi
possibili. Ma in un contesto informatizzato le promenades digitali sono forse la
forma più spettacolare e convincente in contesto di infosocietà.
Le sequenze esplorative digitali di fatto costituiscono le forme più avanzate
dell’esplorazione e rappresentazione degli artefatti, almeno allo sviluppo attuale
delle tecnologie della rappresentazione.
Girare attorno all’esterno e girare per l’interno di artefatti sono modalità
primarie di conoscenza degli artefatti usando il pensiero plastico.
Pensiero plastico esteso o di scala
Ma gli artefatti molto spesso non sono di dimensione ridotta, anzi la Tecnologia
contemporanea è propria per la caratterizzazione di artefatti estesi.
Artefatti estesi come una rete idrica (acquedotto + rete fognaria + depurazione +
immissione in corpo idrico) oppure una rete elettrica oppure ancor più una rete
di telecomunicazioni che implica una carambolazione di dati anche al sistema
satellitare extraterrestre, sono tutti artefatti che non possono essere esplorati
4
5. percettivamente in modo unitario, eppure occupano chiaramente degli spazi e
agiscono in flussi di tempo. Spazi e tempi però assai dilatati. Anch’essi quindi
sono campo di pensiero plastico, ma si tratta di pensiero plastico a grande
scala.
Il pensiero plastico a grande scala può essere distinto in tre tipologie:
- pensiero plastico territoriale
- pensiero plastico ecologico
- pensiero plastico della spazialità digitale.
Pensiero plastico territoriale
Il pensiero plastico territoriale tende a conoscere, esplorare, rappresentare e
gestire artefatti che occupano estesi spazi di territorio fornendo materia o
energia o informazione o un mix dei tre.
Il pensiero plastico territoriale è in genere capace di organizzare la conoscenza e
la gestione di:
- la fonte di erogazione e produzione di un bene o risorsa
immessa in un artefatto;
- i sistemi di trasporto e diffusione della risorsa attraverso
tecnologie varie di conduzione e trasferimento
- punti di erogazione della risorsa;
- luoghi di utilizzo della risorsa,
- immissione dei residui dell’artefatto utilizzato.
Il pensiero plastico ecologico
Il pensiero plastico ecologico è assai simile a quello territoriale, ma lo completa
qualitativamente (anzi un pensiero plastico che fosse solo territoriale e non
ecologico sarebbe un cattivo pensiero tecnologico perché declasserebbe la
valutazione tecnologica di impatto ambientale).
IL pensiero plastico ecologico considera:
- la fonte in cui è attingibile una risorsa e valuta se la sua
attingibilità sia compatibile e sostenibile con il contesto in cui la
risorsa è ricavata. Il pensiero plastico ecologico può considerare
tecnologicamente inopportuno l’uso di una risorsa se questo uso è
incompatibile con il mantenimento dell’ecosistema. Il pensiero
plastico ecologico si domanda quindi primariamente se una
tecnologia sia opportuna e vantaggiosa non solo in termini finanziari,
ma anche in termini di capitale natura:
- la tecnologia di gestione della fonte di erogazione della risorsa
- gli ambiti territoriali interessati da sistemi di trasporto e diffusione
della risorsa;
- punti di erogazione della risorsa e loro impatto ambientale e
culturale;
5
6. - luoghi di utilizzo della risorsa e loro compatibilità e sostenibilità
con il contesto;
- luoghi di immissione dei residui dell’artefatto utilizzato e
tecnologie applicate di riciclo, utilizzo, riuso e dismissione:
- luoghi e tecnologie di trattamento dei residui;
- riconduzione dei residui a stato di compatibilità con l’ecosistema;
- dismissione dei residui trattati e riimmissione sostenibile e
compatibile nell’ecosistema e nel tecnosistema.
La capacità di gestione del pensiero plastico dipende molto dai sistemi di
pensiero rappresentativo che rende possibile comunicare ed elaborare il pensiero
plastico, esso, come già si è detto, è solo in minima parte gestibile con il
pensiero verbale, il pensiero plastico elettivamente si esprime attraverso il
disegno, le illustrazioni e le rappresentazioni e le realizzazioni di modelli in
genere. E’ pertanto un pensiero che ricorre molto al pensiero percettivo e visivo
in particolare e con questi strumenti ragiona.
Il pensiero plastico della rappresentazione (soprattutto quello per modelli) è
strumento fondamentale di conoscenza, progettazione e gestione per la
tecnologia. Senza un’adeguata formazione al pensiero rappresentativo, la
formazione di un tecnologo è inconsistente sia nella versione del tecnologo
utente che nella versione del tecnologo professionista.
L’educazione al tecnologico pertanto non può sottovalutare la primaria
importanza della cultura della rappresentazione senza attardarsi in forme di
vetero disegno, ma enfatizzando i due poli fondanti della rappresentazione;
- lo schizzo ideativo
- e la rappresentazione digitalizzata statica e in movimento, insomma è
irrinunciabile sviluppare il pensiero 3D.
Pensiero plastico della spazialità digitale
Prima di passare ad altre importanti questioni, va fatto una precisazione sul terzo
pensiero di scala, anche se il pensiero plastico territoriale e il pensiero plastico
ecologico sono già le categorie fondanti: si tratta di fare un cenno sul pensiero
plastico della spazialità digitale.
Il pensiero plastico della spazialità digitale si riferisce a tutti gli artefatti che
- operino a distanza e on line,
- abbiano supporti elettromagnetici digitalizzati
- e agiscano in un regime di rete.
Per la sequenza del pensiero plastico digitale si potrebbe riprendere
tranquillamente quella del pensiero plastico ecologico, ma precisando alcune
cose specifiche:
1) la fonte della risorsa è un’emissione elettromagnetica che è per sua
natura apercettiva e quindi di non facile conoscibilità e dai profili di sostenibilità
decisamente problematici, pur con un quadro di conoscenze scientifiche non
ancora complete. E’ il classico campo in cui l’utilizzo richiede un’aggiunta di
6
7. cautela, un margine enfatizzato di controllo, un’accentuazione delle ricerche
scientifiche e conoscitive.
2 ) quando una risorsa è compromettibile e fonte di dubbi sulla sicurezza (e in
questo caso assai problematica) occorrerebbe una urbanistica, ossia un
governo del territorio molto oculato e convenzionato. Oggi siamo in carenza di
un sapere urbanistico sviluppato sul versante elettromagnetico e digitale in
specifico.
3 ) poiché un risultato di scoria o rifiuto da infosocietà è l’elettrosmog, occorre
pensare e gestire dei corridoi di rispetto e tutela in cui i campi elettromagnetici
siano sotto controllo e non siano fonte di patologie e disagi per gli esseri viventi;
4) gli artefatti digitali si configurano per un forte carattere di
immaterialità, ossia non percettività, ma di azione a livello molecolare e
cellulare, allora va gestito lo spazio in cui gli infoggetti sono in azione a
salvaguardia della salute psicofisica degli utenti.
5) Ciò comporta avere un chiaro pensiero spaziale discontinuo: gli
infoggetti agiscono sul territorio in modo puntiforme da trasmittenti che
lanciano i messaggi. Gli infoggetti trasmittenti sono hard e quindi sono
percepibili e stanno in luoghi precisi, mentre le onde che emettono non
sono percepibili e occupano spazi o cablati o via etere, comunque
spazialità occulte. Occorre sviluppare capacità di pensiero plastico delle
spazialità occulte, perché occulto non vuol dire non esistente.
6) Gli artefatti informativi conformati in materiali digitalizzati secondo
modalità di bits viaggiano via etere e fluttuano in corridoi
elettromagnetici che possono essere rappresentati in modo simbolico ed
iconico e gestiti dal pensiero plastico territoriale ed ecologico;
7) Gli artefatti informativi giungono a destinazione e riappaiono in forma
percettibile in terminali dove esistono periferiche del tipo monitor,
display, recettori sonori o di altra natura, applicazioni operative che
interfacciano modalità CAD/CAM. Dove gli artefatti digitali si
interfacciano con i loro decodificatori materiali, lì si manifestano gli
Oggetti epifanici dell’immateriale, ossia i luoghi dove i digitale ritorna
almeno parzialmente percettivo e immateriale e rivelatore di presenze.
8) I luoghi di emissione l’elettromagnetica digitalizzata, i corridoi
trasmettitivi e i luoghi degli oggetti epifanici del digitale costituiscono
l’insieme strutturale del pensiero plastico immateriale e i luoghi di
possibile e doveroso impegno ecologico del controllo della sostenibilità
in quanto in tale spazialità si manifesta l’elettrosmog e la possibile
contaminazione culturale passivizzante degli infoggetti.
Gli infoggetti hanno quindi la necessità di essere pensati ecologicamente
in quanto grande risorsa espansiva della cultura, ma rischio di fonte di
elettrosmog.
Gli infoggetti d’altra parte devono essere pensati come artefatti che
possono favorire grandi rivoluzioni comportamentali:
possono ridurre l’inquinamento da trasporto materiale per molti prodotti;
possono favorire l’interconnessione tra molte culture e il dialogo
multietnico, possono intensificare l’azione delle comunità creative
scientifiche, artistiche e culturali, possono rinnovare e potenziare i sistemi
formativi e i processi di innovazione cognitiva e comportamentale.
Ma possono anche tramutarsi in una grande droga fatta di videogames
passivizzanti, in processi di omologazione, in traduzione strumentale dei
rapporti umani, reificandoli o virtualizzandoli.
7
8. 9) Come sempre la Tecnologia non è né buona né cattiva: ha semplicemente
bisogno di un’etica chiaramente orientata su due elementi: la
salvaguardia progressiva dell’ambiente e l’evoluzione potenziante delle
specie viventi fra le quali l’uomo.
10) Il pensiero plastico delle spazialità digitalizzate dovrebbe essere in grado
di collocare e gestire questa complessa realtà
2. parte
UNA METODOLOGIA DI LETTURA
L’ultima parte della presente breve trattazione sugli elementi epistemici della
Tecnologia riguarderà alcune categorie che possono servire come piste per
indagare, conoscere e gestire un artefatto:
- dal suo interno, come elemento artificiale che ha caratteristiche
proprie. Le categorie suggerite sono quelle strutturali, teleologiche,
funzionali e comportamentali. Esse possono ‘servire’ come mappa
semplificata per capire la natura intrinseca di un artefatto, ossia il
suo lessico, la sua sintassi e la sua pragmatica.
- dal suo contesto, partendo dalla considerazione che un artefatto non
sta mai in un luogo astratto: occupa degli spazi e agisce in flussi di
tempo.
La spazialità di un artefatto incide sul suo dialogo-impatto con
l’ambiente, pertanto occorreranno alcune categorie ecologiche per
valutarlo (chiusura del cerchio, impronta ecologica, relazione
sostenibile, rispondenza dell’artefatto all’evoluzione dei bisogni e
desideri antropici).
Un artefatto agisce anche in uno spazio sociale e quindi è rivolto a
gruppi e individui ed è il risultato di una complessa interazione
culturale composta da molti elementi ( scientifici, artistici, semiotici,
sociali). Ossia presenta un preciso profilo antrologico-culturale.
La Tecnologia non è un sapere autosufficiente (è un limite, ma
soprattutto una sua ricchezza): per manifestarsi in maniera adeguata
ha bisogno di sconfinare e riconvertire in modalità proprie e
compatibili gli avanzamenti della scienza, dell’arte, dei linguaggi e
delle organizzazioni sociali.
8
9. Piste di indagine ed interpretazione
epistemica di un artefatto
A)
• Punto di vista centrato sul
prodotto 2
.
Si segnalano alcune piste che possono essere utili per comprendere la natura
intrinseca di un artefatto.
Sono piste che possono aiutare a farne un ritratto intimo e specifico, mettendo
meno in evidenza in questo approccio, la ricaduta sociale dello stesso che sta
momentaneamente sospesa e defilata.
Di fatto sono piste che aiutano a capire dell’artefatto:
- di che cosa è fatto e composto, la sua fisicità e le eventuali
componenti immateriali;
- a cosa serve e in che modo l’artefatto è strutturato per rispondere agli
scopi prefissati;
- quali processi attiva in partenza e in uscita usando materia – energia
– informazione
- come si muove e si comporta ogni parte e l’insieme dell’artefatto
Sottopunti di vista per esplorare e gestire un artefatto
•
• Strutturale
- dati fisici, compositivi e progettuali
dell’artefatto:
materiali costituenti, parti costituenti,
dimensioni, sistemi di trattamento dei materiali
• Teleologico
- scopi assegnati all’artefatto e
condizioni che permettono il
conseguimento degli scopi
2
L’articolazione della lettura dell’artefatto ad intra secondo le categorie di strutturale,
teleologico, funzionale, comportamentale è desunto dai lavori del Progetto Icaro, soprattutto in
area di docenti di Tecnologia del Friuli – Venezia Giulia, con un apporto esplicito del prof. Elio
Toppano dell’Università di Udine
9
10. attraverso un uso corretto del
sistema:
proprietà specifiche per gli scopi,, stati particolari,
proprietà e caratteristiche escluse perché colludenti
con lo scopo, mantenimento dello stato dell’artefatto
in vista degli scopi, controllo degli stati che attraversa
l’artefatto per essere rispondente allo scopo
• Funzionale
- descrive la relazione tra l’entrata
e l’uscita dell’artefatto in un
processo secondo termini di
utilizzo di materia, energia,
informazione:
svolge un ruolo, partecipa o cofunziona con una
rete di processi, partecipa all’organizzazione di
un insieme di fenomeni per realizzare uno o più
scopi. Esempi di ruoli funzionali: generatore,
condotto, barriera, serbatoio, motore,
alimentatore, sostegno, separatore, ecc.
Comportamentale
•
- descrive le quantità e le qualità
proprie del comportamento
potenziale delle singole componenti
di un artefatto e le loro interazioni:
ogni componente dell’artefatto si situa o si
dinamicizza in certi modi durante il flusso del
tempo, ha insomma un suo stato o dinamica o
modo procedurale.
Il comportamento attuale è l’evoluzione
dell’artefatto nel tempo rilevato, secondo una
traiettoria che si focalizza in un tempo dato:
alla condizione di una componente possono
corrispondere stati diversi delle altre
componenti, per realizzare la traiettoria del
comportamento complessivo. Ad esempio se il
comportamento dipende dalla condizione di
chiuso/aperto di alcune componenti, il tracciato
si realizza se le componenti sono fra loro chiuse
o aperte in modo che il tracciato possa
svilupparsi senza intoppi. Si provi a pensare ad
un circuito elettrico)
• Tutti i singoli aspetti prima considerati si
relazionano fra loro in modo integrato
costituendo ponti di relazione tra lo
strutturale, il teleologico, il funzionale e il
comportamentale
10
11. B)
Punto di vista centrato sulla relazione
•
prodotto /contesto
Si segnalano ora alcune piste che possono essere utili per
comprendere il contesto, l’ambiente e le relazioni in cui un
artefatto opera.
Sono piste che possono aiutare a fare un ritratto ambientale,
sociale e culturale di un artefatto.
Di fatto rappresentano piste che aiutano a capire le letture
dell’artefatto:
- di tipo ecologico
- di tipo antropologico culturale
Sottopunti di vista per esplorare, conoscere
•
gestire artefatti in senso:
B1)
Ecologico
•
chiusura de cerchio
•
[Rispetto alla materia, all’energia e
all’informazione, l’artefatto costituisce
una trasformazione distruttiva o
rinnovabile?]
impronta ecologica
•
[quanta parte del pianeta ( o
dell’eliospazio) è coinvolta e
trasformata per produrre e mantenere
l’artefatto]
relazione sostenibile
•
[l’artefatto è compatibile con il
contesto considerando la durata nel
tempo ai vari livelli( tempi geologici,
biologici, storici)]
rispondenza all’evoluzione dei bisogni e desideri
•
[adeguatezza e sostenibilità in
relazione alla sociosfera: rispetto
all’emergenza e natura dei bisogni e
desideri si tratta di artefatto adeguato,
obsoleto, in declino, innovatore, ,,,]
11
12. B2)
Antropologico/culturale
•
Ogni artefatto appartiene all’impresa umana secondo le
dinamiche attuali e le connessioni storiche, insomma
appartiene ad uno spazio-tempo antropico ed è intriso
dell’azione delle varie comunità che partecipano alla sua
costituzione ed uso.
Alcuni approcci sono fondamentali non solo per la
componente conoscitiva, ma per partecipare ai principali
processi delle comunità e attori sociali operanti nel contesto
locale e globale.
Approccio Scientifico
•
• A quali concetti/leggi, processi
scientifici l’artefatto fa riferimento in
termini di scienza applicata dal momento
in cui partecipa al sistema materia –
energia - informazione
Approccio Artistico
•
• A quali movimenti artistici ed espressivi fa
riferimento l’artefatto; si esprime con
esplicito collegamento all’artigianato o a
codici espressivi alti; è connesso a
processi espliciti o impliciti della cultura
del design: ogni artefatto partecipa ad
una visione estetica del reale
Approccio Semiotico
•
° A quale sistema di segni, anche ergonomici,
appartiene l’artefatto e quali sistemi di
segni contiene; quali processi comunicativi
attiva;
• Quali linguaggi e codici contiene
o fa attivare nell’utenza e nel
contesto
• Come struttura lo spazio e
comportamenti individuali e di
gruppo secondo linguaggi che
non appartengono per lo più ai
codici verbali, ma al pensiero
plastico
Approccio Sociale
•
A quali gruppi sociali si rivolge
•
In quale tipo di società viene
•
usato
In quale sistema produttivo è
•
inserito e che ruolo gioca
nell’organizzazione
A quali leggi o regole o
•
comportamenti sociali fa
riferimento
A quale processo storico
•
partecipa o ha partecipato
12
13. Di quale tipo di economia è
•
espressione e quali processi
economici lo sostengono
Quali principi etici lo legittimano
•
o delegittimano
A quale modello di esistenza e
•
progetto di vita fa riferimento
Tecnologia e sistema formativo
La Tecnologia è entrata in maniera palese nel sistema formativo italiano e con la
nuova conformazione del sistema scolastico dovrebbe partire fin dall’inizio dei
processi dell’infanzia e dei bambini, configurandosi come polo culturale
portante.
Ciò non toglie che vi siano ancora molti che hanno una visione della
Tecnologia, minimalista o peggio strumentale e sussidiario, sminuendone e non
riconoscendone il grande valore culturale, valoriale ed educativo. Ovviamente
per loro incultura ed impreparazione.
Riconoscere il valore della Tecnologia non significa assolutamente sminuire
altre forme di cultura, ma semmai difendere una livello più avanzato di cultura
integrata, in cui la Tecnologia assieme alla Scienza e ai Saperi dell’Uomo
contribuisce all’evoluzione ed elevazione dell’Uomo Contemporaneo.
Le poche note qui presenti vogliono mostrare in modo semplificato e sintetico,
lo spessore e la rilevanza del sapere Tecnologico ai fini formativi.
sintesi a cura di G. Righetto
27 marzo 2001
13