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Gabriele Righetto

Due ‘schemini’ per inquadrare
il senso della Tecnologia.

Una pista per orientarsi.
La presente nota vuol essere solo un’indicazione per collocare la Tecnologia
in uno scenario utile per definire l’appartenenza e la specificità di tale
settore culturale ed operativo.

Il discorso non è facile, anche perché si è voluto deliberatamente scegliere
la via dello schizzo di pensiero e di schema concettuale o mappa
concettuale.
Ma proprio in questa stringatezza e povertà illustrativa, può esserci
un’utilità pratica.

Quando si affronta un problema tecnologico i due schemini, proposti qui
sotto, possono servire da ‘manualino e pista’ per sondare quali aspetti
importanti sono in gioco.
Ad esempio (ma l’esempio serve solo da introduzione) se stiamo trattando di
tecnologia idrica, esiste un campo epistemico di riferimento (ossia
coinvolgente vari saperi diversi).

Vi sono:

-       i saperi propri della tecnologia (es. captazioni, condotte, trattamenti
        sanitari, rete distributiva, torri piezometriche, impianti domiciliari e
        insediativi, rete fognaria, depurazione, ecc.),

Sono in gioco altri saperi, come:

    -   quelli scientifici (le conoscenze dei flussi, la chimica dell’acqua,
        nozioni di potabilità, vasi comunicanti, falde freatiche, ciclo idrico,
        ecc.)

    -   quelli umanistici (valore simbolico dell’acqua, etica dell’uso e
        tutela,    mondo     letterario, poetico,  pittorico,  musicale,
        cinematografico sull’acqua, storia del rapporto uomini-risorse
        idriche, geografia dei bacini idrici e usi e costumi dell’acqua,
        canzoni dei fiumi e del mare, monumenti architettonici correlati
        all’uso dell’acqua, ecc. ecc.)

    -   quelli epistemici (come nel pensiero occidentale abbiamo elaborato
        la rilevanza dell’acqua, come si sono sviluppati riti e miti sull’acqua,
        quali sono i fondamenti etici ed ecologici del nostro rapportarci con

                                                                              1
la risorsa acqua, su quali basi verifichiamo se le nostre convinzioni
       sono fondate, secondo quali criteri i saperi occidentali vanno messi
       in collaborazione agendo sui saperi che sono coinvolti nelle
       questioni idriche, come attuiamo l’organizzazione intorno al
       problema, secondo quali principi ci confrontiamo con le altre
       culture che presentano atteggiamenti e comportamenti diversi, ecc.)

   -   quelli organizzativi (come è organizzata la vita quotidiana attorno al
       fattore idrico, quali imprese e società agiscono nel settore e come
       sono organizzate, come si sviluppa l’economia, la politica e
       l’organizzazione sociale nel settore, come si scandiscono tempi e
       spazi     secondo     sincronie,  contiguità      e    continuità    o
       separazioni/distinzioni.

Inoltre è opportuno conoscere l’esistenza di comportamenti, competenze ed
abilità diverse che si manifestano in un ambito organizzativo ancora più
esteso con il coinvolgimento di singoli individui, ma questi hanno relazioni
differenziate con l’acqua a seconda che siano in pochi o in gruppo o siano
organizzati dentro un’istituzione (società, Comuni, Province, Regioni, Stato,
Europa, ONU) o si trovino in contesti genericamente organizzati o
spontaneamente naturali.

La tematica dello Sviluppo Sostenibile ci ha rivelato che l’acqua è risorsa
rara e che la condizione planetaria risulta problematica; ciò comporta il
confronto e la cooperazione fra più popolazioni, tenendo conto anche della
diversità culturale che esiste nel mondo, in ordine alla concezione e uso
dell’acqua.

Ovviamente l’acqua è solo un esempio per segnalare come un problema
specifico possa essere indagato, ricorrendo all’aiuto dei due schemi
presentati di seguito.




                                                                           2
AMBITO
    ORGANIZZATIVO

         Singolo




Gruppo                   Istituzioni




         Alterità /
         Altre culture


                                3
Scienza
                     A
                     S
                     S
                     E




                         H
ASSE UMANISTICO              (esterno/ interiore e flussi temporali)


  Presente/Passato                Presente /Futuro
                     T
                     E
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Tecnologia
                                                                       4
NOTA ESPLICATIVA DEGLI SCHEMINI

Nel trattare la dimensione della Tecnologia con approccio sistemico
occorre avere ben chiara la sua appartenenza ad una rete di saperi fra
loro interrelati e connessi.

I saperi sono sistemi che attivano processi di conoscenza,
simbolizzazione, attribuzione di senso, produzione di comportamenti e
modalità organizzate in pratiche ed azioni.

Per questo si possono sintetizzare in grandi famiglie epistemiche:

SAPERI       UMANISTICI
SAPERI       SCIENTIFICI
SAPERI       TECNOLOGICI
SAPERI       EPISTEMICI
SAPERI       ORGANIZZATIVI


SAPERI UMANISTICI
Si aprono alla comprensione del fenomeno ‘uomo’ per i suoi rapporti con la
propria dimensione interiore e per la capacità di vivere le relazioni esterne
(interpersonali, sociali, con l’ambiente naturale e con l’ambiente costruito).
La comprensione e la ricerca di interpretazione ed espressione del fenomeno
‘uomo’ sono rivolte al mondo contemporaneo e presente, ma anche alla
dimensione passata e storica e alla dimensione futura progettuale o
immaginativa.
L’asse umanistico dei saperi riguarda pertanto sia le scienze umane che le
dimensioni artistiche ed espressive e si configura per appartenenza ad aree
culturali detentrici di identità e per differenziazioni che emergono dal flusso
del tempo.

SAPERI SCIENTIFICI
Sono rivolti in modo particolare e specifico a descrivere, modellare ed
interpretare il mondo inteso in senso oggettivo, ossia trattando la
conoscenza come dominio dei fenomeni e degli oggetti separati dalla
relazione emotiva dell’uomo, trattati come segni condivisi secondo codici
elaborati da comunità legittimate che sostengono linguaggi e procedure
comuni, mediamente molto formalizzati.
Campo privilegiato sono i fenomeni attinenti la materia, l’energia e
l’informazione. Per cui l’insieme fisico e biofisico è campo di eccellenza, ma
anche i fenomeni umani, in quanto oggetto di descrizione, modellizzazione e
interpretazione in forme quantitative e formalizzate rappresentano campo
rilevante dei saperi scientifici




                                                                             5
SAPERI TECNOLOGICI
Sono relativi a tutta la dimensione della trasformazione e dell’azione
dell’uomo sul reale, conformandolo a propri desideri espressi in progetti,
condotti in forma organizzata verso traduzioni e realizzazioni funzionanti in
compresenza con il mondo reale.
La dimensione del mondo trasformato, propria dei saperi tecnologici,
riguarda ovviamente quella relativa anche ai saperi scientifici e cioè la
materia, l’energia e l’informazione, ma non segue solo l‘approccio
descrittivo, di modellizzazione e interpretazoione, mira anche a introdurre
fattori che la natura spontaneamente non produrrebbe. I saperi tecnologici
gestiscono e si occupano dell’ambiente artificiale inteso come
-       ambiente artificiale inerte (oggetti, arnesi, strumenti, macchine,
        impianti, reti)
-       ambiente vivente coltivato, allevato e trasformato ( coltivazioni,
        allevamenti e trasformazione di materiali tratti da elementi
        viventi)
        ambiente costruito dell’informazione (trattamenti artificiali a
-
        supporto della comunicazione (scrittura, stampa, fotografia,
        cinematografia, telefonia, telecomunicazione, multimedialità e
        comunicazione digitale, ecc.)


SAPERI EPISTEMICI
Rivolgono la loro attenzione da un lato alla logica e alle procedure che
sottendono al fare dei saperi e quindi ne ricercano la struttura, la
motivazione, la fondatezza delle procedure, la plausibilità dell’oggetto di
ricerca e di azione, il senso delle finalità e dei processi attuativi a cui mirano.
Ma dall’altro indagano sul senso profondo del conoscere e del fare, sulla
dimensione ermeneutica (ossia che dia spiegazione ed orientamento) per
trovare chiavi interpretative dei prodotti e dei processi dei saperi, ma anche
chiavi interpretative dell’insieme delle azioni umane cognitive, operative,
comportamentali, simboliche e di celebrazione di riti e miti del quotidiano e
del temporalmente esteso.
In senso comunicativo è promossa la dimensione eristica, ossia della ricerca
di argomenti ben costruiti, efficaci e plausibili, relativi alle attività e
conoscenze antropiche.


SAPERI ORGANIZZATIVI
Sono saperi che evidenziano la dimensione non individuale, ma sociale e
interdipendente della vita e della condizione umana.
La convivenza, cooperazione, interazione o co-utenza degli esseri umani non
è considerata come esito di processi spontaneistici o casuali, ma prodotto di
una ricerca determinata ed esplicita per definire e stabilire le modalità
attraverso le quali alcuni fenomeni del vivere umano (in gruppo, comunità o
società) vengono espressi, utilizzando o subendo regole, norme, progetti di
co-lavoro, intese, coinvolgimenti ludici e azioni concordate e comuni.
L’insieme riguarda per lo più fenomeni sociali di tipo economico, politico,
aziendale, istituzionale, lavorativo, ricreativo, residenziale, viabilistico-
motorio, comunicativo, tutelante, celebrativo ossia connessi a quelle
strutture in cui si svolgono delle attività, ma dove le persone che sono

                                                                                 6
coinvolte esprimono, più o meno consapevolmente e liberamente, un
sistema coordinato di azioni e uso di conoscenze e universi simbolici.


DIMENSIONE SOCIALE DELLA TECNOLOGIA
Il singolo, in quanto individuo, cioè soggetto non ulteriormente divisibile, si
autorganizza, ossia conduce avanti il suo progetto di vita più o meno
consapevolmente ed efficacemente.
Quando un singolo entra in compresenza e collaborazione con altri individui,
tende ad emergere la condizione del gruppo. Esso esprime la volontà o la
tendenza a mantenere un certo status di relazione tra gli individui rapportati
fra loro.
Quando il gruppo ha una maggiore consapevolezza tende inoltre ad
attribuirsi e raggiungere dei compiti e dei fini e allora entra in un’ottica di
collaborazione. Ma la collaborazione non nega o fa cessare la condizione
dei singoli, i quali possono confliggere con altri o tendere ad esprimere
abilità, competenze, ruoli che ancora non hanno o non sono stati espressi in
modo chiaro.
In questa azione di ricerca, definizione e mutamento dei ruoli si affacciano
fenomeni competitivi. Quando i fenomeni competivi rendono incompatibile
la vita del gruppo, gli individui rescindono la loro condizione di
interdipendenza e si restituiscono la condizione di soli singoli.
Se però questo non può avvenire per fattori cogenti, allora il gruppo si
struttura gerarchicamente dove uno o pochi svolgono il ruolo di leadership
mentre gli altri vivono in condizione precaria. Difficilmente si stabilisce in
modo definitivo un rapporto leadership-gregarietà, per cui si addensa una
condizione di conflittualità che porta o alla fine del gruppo o alla sua
ridefinizione con un equilibrio meno conflittuale. Tali dinamiche sono molto
presenti anche nelle aziende che realizzano prodotti tecnologici.
Nel gruppo comunque il rapporto individuo-gruppo rimane sempre aperto, e
la dinamica complessiva si può indicare nella relazione
cooperazione/competizione.

Quando il singolo appartiene ad un’istituzione, i suoi caratteri individuali
tendono ad essere ridotti e invece l’efficacia e l’efficienza si manifestano
nello svolgimento di ruolo .
L’individuo viene tanto più accolto in un’istituzione quanto più ne rafforza
gli elementi di funzionalità e contribuisce all’allargamento del potere
dell’istituzione assieme a tutti gli altri componenti dell’istituzione. Il potere
è il mantenimento delle capacità e abilità di azione che un’istituzione ha già
raggiunto ed esso si rafforza con l’estensione verso nuove capacità e abilità
in campi un tempo esterni alle istituzioni, aggregando nuovi soggetti, senza
che questi disgreghino il patrimonio pregresso delle istituzioni, ma ne
aumentino efficienza, efficacia e spazialità in cui operare ed influire.

Non sempre tutto questo avviene in modo indolore, anzi molto spesso gruppi
interni mirano a mutare le finalità, gli obiettivi e i comportamenti
dell’istituzione perché ritengono che i cambiamenti avvenuti nel contesto
sociale, conoscitivo ed operativo, ma anche l’emergere di soggetti capaci e
non riconosciuti dalla leadership all’apice, non consentano di mantenere
l’assetto che l’istituzione ha raggiunto e quindi operano perché muti

                                                                               7
l’organizzazione e la leadership in toto o nelle sue parti non considerate
idonee.
Esiste allora una tensione e conflittualità strutturale nelle istituzioni. Gli
agenti per la ridefinizione delle istituzioni sono soggetti che non sono
conformisti ai ruoli istituzionali, ma li vogliono mutare. I soggetti non
conformisti strutturano quel fenomeno chiamato Movimenti.
Quando un ‘movimento’ ha raggiunto il suo scopo, in genere muta la
precedente organizzazione e leadership e si trasforma in una nuova
‘istituzione’.

Non sempre i movimenti sono interni all’istituzione, ma possono essere
costituiti da altre istituzioni che tendono ad inglobare istituzioni rivali o
competitive e far emergere così la loro egemonia. In questo caso si
manifesta un conflitto/lotta tra istituzioni.
Ma possono esistere anche movimenti che si configurano più come gruppi
organizzati esterni ad ogni istituzione, mirati ad occupare in toto o in parte
un’istituzione per avere una presenza autonoma per perseguire i loro scopi.
E’ ovvio che le istituzioni mirino sempre ad emarginare i movimenti, ma
quando i movimenti interpretano un’evoluzione vitale è difficile che l’assetto
delle istituzioni rimanga immobile in una situazione data.
I rapporti tra singoli e Istituzioni sono perciò mediati nelle dinamiche della
appartenenza o dei movimenti.

Vi sono però anche gruppi che sono decisamente ‘fuori’ dal tessuto sociale o
perché sono spazialmente lontani o molto lontani oppure appartengono a
concezioni di vita non condivise o difficilmente condivise con altri Gruppi,
Movimenti e Istituzioni.
Quando si afferma questo affiora la questione dell’Alterità e delle Culture
Altre.

In questa dimensione il rapporto Gruppi/Alterità si risolve nella dinamica
solidarietà/ esclusione che rappresenta i poli estremi di una gamma di
posizionamenti e organizzazioni intermedie mutevoli e fluttuanti.
Se il rapporto riguarda invece Istituzioni che si confrontano con
Istituzioni, ma che hanno poche o difficili comunanze di ruoli, funzioni e
fini allora le dinamiche si giocano con difficoltà o arroccandosi nella difesa
ad oltranza dell’identità di ogni Istituzione e quindi tendendo ad una
reciproca separazione, oppure si rivolgono a forme collaborative orientate
all’Integrazione, ossia a processi che riducono progressivamente la
separatezza.
Ovviamente anche in questo caso l’endiade integrazione/identità conosce
una gamma intermedia di sistemi interconnessi e riequilibranti in modo non
deterministico.

L’Ambito Organizzativo e l’Ambito Epistemico dei Saperi sono il fondale e
il contesto a cui fa riferimento la Cultura e la Pratica Tecnologiche.
La Tecnologia ha un suo profilo specifico ed identitario come è stato
descritto nei SAPERI TECNOLOGICI, ma non è un sapere
autosufficiente, ha bisogno di tutte le altre componenti e relazioni della
cultura e quindi si gioca in pieno l’interazione tra asse tecnologico-
scientifico e l’asse umanistico. Sapendo che la tecnologia non si ferma ai

                                                                            8
suoi prodotti più ovvi ed evidenti e cioè gli oggetti, gli arnesi, gli strumenti,
le macchine e le reti infrastrutturali sempre più ampie fino a quelle
spaziali, essa allora tocca intimamente la mente e il mondo interiore delle
persone e va ad influire sui loro stili di vita sia individuale, che gruppale,
sociale e politica.
Ma va anche a toccare la dimensione del mondo esterno, della natura,
dell’ambiente già costruito e quindi ci fa continuamente abitanti diversi
della Terra, anzi sempre più dell’Eliospazio.

La Tecnologia muta il nostro modo di vedere noi stessi sia come memoria
(e quindi nella dimensione che correla il presente al passato) sia come
immaginazione e progettazione ( e quindi nell’estensione del nostro
vissuto che dalla condizione presente gestisce quella futuro)
Un impatto così forte non può avvenire senza avere alcune idee guida che
danno un senso, una motivazione, ma anche dei limiti al fare tecnologico.

Ecco allora che la Tecnologia ha bisogno di avere una dimensione Etica
ed Ecologica.
Ma non esiste un’Etica Oggettiva e un’Ecologia Condivisa da Tutti:
l’ecologia e l’etica devono fare i conti con la visione dei singoli, con le loro
appartenenze ai gruppi, con il loro incernierarsi con le Istituzioni. Non
solo: in un mondo in cui le lontananze spaziali sempre meno si
configurano come separatezze e disgiunzioni, il confronto con l’Alterità e
con le altre Culture, diverse da quella di appartenenza, pongono serie
questioni sul Modello di Tecnologia.
Ogni cultura ha infatti il proprio modello di Tecnologia con cui interpreta
la gestione dei propri mondi esterni, interni e il senso della vita.

Per questo Educare nel Nuovo Secolo, il secolo Nac (non ancora Cento), il
secolo successivo al Novecento, significa avere e attivare una dimensione
tecnologica molto aperta e consapevole, con un universo di conoscenze e
competenze che non possono appartenere solo al proprio piccolo branco.
La Cultura Tecnologica è una cultura alta e trasversale.
E chiunque agisca diversamente non fa Tecnologia, ma solo e piattamente
Tecnica, ossia Attività Esecutoria o giochetti più o meno circoscritti di
bricolage. Cosa seria quest’ultima, se vuol dire rivendicare la dimensione
del gioco, cosa banale invece se vuol dire solo eseguire dei programmini e
delle procedure di cui non si capisce appieno il perché, da dove vengono e
dove vanno.

Le famiglie dei saperi interagiscono tra loro e costituiscono nel loro
insieme la Cultura che è l’esito delle attività umane e patrimonio a
premessa delle attività future. Essa non è un fenomeno astratto, ma si
incarna nelle persone e nella loro apertura sociale. Tale apertura è
differenziata, soggetto per soggetto, ma anche dipende dai gruppi a cui i
soggetti appartengono, magari in una rete di gruppi ad appartenenza
multipla e dipende anche dalle istituzioni ossia da ordinamenti che
funzionano secondo determinati fini e modalità fissati in modo
tendenzialmente preciso. Le persone non vengono allora considerate
nella loro specificità soggettiva, ma nella loro capacità di svolgere la
funzione e il ruolo che l’appartenenza all’istituzione richiedono.

                                                                               9

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Righetto. Senso tecnologia

  • 1. Gabriele Righetto Due ‘schemini’ per inquadrare il senso della Tecnologia. Una pista per orientarsi. La presente nota vuol essere solo un’indicazione per collocare la Tecnologia in uno scenario utile per definire l’appartenenza e la specificità di tale settore culturale ed operativo. Il discorso non è facile, anche perché si è voluto deliberatamente scegliere la via dello schizzo di pensiero e di schema concettuale o mappa concettuale. Ma proprio in questa stringatezza e povertà illustrativa, può esserci un’utilità pratica. Quando si affronta un problema tecnologico i due schemini, proposti qui sotto, possono servire da ‘manualino e pista’ per sondare quali aspetti importanti sono in gioco. Ad esempio (ma l’esempio serve solo da introduzione) se stiamo trattando di tecnologia idrica, esiste un campo epistemico di riferimento (ossia coinvolgente vari saperi diversi). Vi sono: - i saperi propri della tecnologia (es. captazioni, condotte, trattamenti sanitari, rete distributiva, torri piezometriche, impianti domiciliari e insediativi, rete fognaria, depurazione, ecc.), Sono in gioco altri saperi, come: - quelli scientifici (le conoscenze dei flussi, la chimica dell’acqua, nozioni di potabilità, vasi comunicanti, falde freatiche, ciclo idrico, ecc.) - quelli umanistici (valore simbolico dell’acqua, etica dell’uso e tutela, mondo letterario, poetico, pittorico, musicale, cinematografico sull’acqua, storia del rapporto uomini-risorse idriche, geografia dei bacini idrici e usi e costumi dell’acqua, canzoni dei fiumi e del mare, monumenti architettonici correlati all’uso dell’acqua, ecc. ecc.) - quelli epistemici (come nel pensiero occidentale abbiamo elaborato la rilevanza dell’acqua, come si sono sviluppati riti e miti sull’acqua, quali sono i fondamenti etici ed ecologici del nostro rapportarci con 1
  • 2. la risorsa acqua, su quali basi verifichiamo se le nostre convinzioni sono fondate, secondo quali criteri i saperi occidentali vanno messi in collaborazione agendo sui saperi che sono coinvolti nelle questioni idriche, come attuiamo l’organizzazione intorno al problema, secondo quali principi ci confrontiamo con le altre culture che presentano atteggiamenti e comportamenti diversi, ecc.) - quelli organizzativi (come è organizzata la vita quotidiana attorno al fattore idrico, quali imprese e società agiscono nel settore e come sono organizzate, come si sviluppa l’economia, la politica e l’organizzazione sociale nel settore, come si scandiscono tempi e spazi secondo sincronie, contiguità e continuità o separazioni/distinzioni. Inoltre è opportuno conoscere l’esistenza di comportamenti, competenze ed abilità diverse che si manifestano in un ambito organizzativo ancora più esteso con il coinvolgimento di singoli individui, ma questi hanno relazioni differenziate con l’acqua a seconda che siano in pochi o in gruppo o siano organizzati dentro un’istituzione (società, Comuni, Province, Regioni, Stato, Europa, ONU) o si trovino in contesti genericamente organizzati o spontaneamente naturali. La tematica dello Sviluppo Sostenibile ci ha rivelato che l’acqua è risorsa rara e che la condizione planetaria risulta problematica; ciò comporta il confronto e la cooperazione fra più popolazioni, tenendo conto anche della diversità culturale che esiste nel mondo, in ordine alla concezione e uso dell’acqua. Ovviamente l’acqua è solo un esempio per segnalare come un problema specifico possa essere indagato, ricorrendo all’aiuto dei due schemi presentati di seguito. 2
  • 3. AMBITO ORGANIZZATIVO Singolo Gruppo Istituzioni Alterità / Altre culture 3
  • 4. Scienza A S S E H ASSE UMANISTICO (esterno/ interiore e flussi temporali) Presente/Passato Presente /Futuro T E C N I C O - S C I E N T I F I C O Tecnologia 4
  • 5. NOTA ESPLICATIVA DEGLI SCHEMINI Nel trattare la dimensione della Tecnologia con approccio sistemico occorre avere ben chiara la sua appartenenza ad una rete di saperi fra loro interrelati e connessi. I saperi sono sistemi che attivano processi di conoscenza, simbolizzazione, attribuzione di senso, produzione di comportamenti e modalità organizzate in pratiche ed azioni. Per questo si possono sintetizzare in grandi famiglie epistemiche: SAPERI UMANISTICI SAPERI SCIENTIFICI SAPERI TECNOLOGICI SAPERI EPISTEMICI SAPERI ORGANIZZATIVI SAPERI UMANISTICI Si aprono alla comprensione del fenomeno ‘uomo’ per i suoi rapporti con la propria dimensione interiore e per la capacità di vivere le relazioni esterne (interpersonali, sociali, con l’ambiente naturale e con l’ambiente costruito). La comprensione e la ricerca di interpretazione ed espressione del fenomeno ‘uomo’ sono rivolte al mondo contemporaneo e presente, ma anche alla dimensione passata e storica e alla dimensione futura progettuale o immaginativa. L’asse umanistico dei saperi riguarda pertanto sia le scienze umane che le dimensioni artistiche ed espressive e si configura per appartenenza ad aree culturali detentrici di identità e per differenziazioni che emergono dal flusso del tempo. SAPERI SCIENTIFICI Sono rivolti in modo particolare e specifico a descrivere, modellare ed interpretare il mondo inteso in senso oggettivo, ossia trattando la conoscenza come dominio dei fenomeni e degli oggetti separati dalla relazione emotiva dell’uomo, trattati come segni condivisi secondo codici elaborati da comunità legittimate che sostengono linguaggi e procedure comuni, mediamente molto formalizzati. Campo privilegiato sono i fenomeni attinenti la materia, l’energia e l’informazione. Per cui l’insieme fisico e biofisico è campo di eccellenza, ma anche i fenomeni umani, in quanto oggetto di descrizione, modellizzazione e interpretazione in forme quantitative e formalizzate rappresentano campo rilevante dei saperi scientifici 5
  • 6. SAPERI TECNOLOGICI Sono relativi a tutta la dimensione della trasformazione e dell’azione dell’uomo sul reale, conformandolo a propri desideri espressi in progetti, condotti in forma organizzata verso traduzioni e realizzazioni funzionanti in compresenza con il mondo reale. La dimensione del mondo trasformato, propria dei saperi tecnologici, riguarda ovviamente quella relativa anche ai saperi scientifici e cioè la materia, l’energia e l’informazione, ma non segue solo l‘approccio descrittivo, di modellizzazione e interpretazoione, mira anche a introdurre fattori che la natura spontaneamente non produrrebbe. I saperi tecnologici gestiscono e si occupano dell’ambiente artificiale inteso come - ambiente artificiale inerte (oggetti, arnesi, strumenti, macchine, impianti, reti) - ambiente vivente coltivato, allevato e trasformato ( coltivazioni, allevamenti e trasformazione di materiali tratti da elementi viventi) ambiente costruito dell’informazione (trattamenti artificiali a - supporto della comunicazione (scrittura, stampa, fotografia, cinematografia, telefonia, telecomunicazione, multimedialità e comunicazione digitale, ecc.) SAPERI EPISTEMICI Rivolgono la loro attenzione da un lato alla logica e alle procedure che sottendono al fare dei saperi e quindi ne ricercano la struttura, la motivazione, la fondatezza delle procedure, la plausibilità dell’oggetto di ricerca e di azione, il senso delle finalità e dei processi attuativi a cui mirano. Ma dall’altro indagano sul senso profondo del conoscere e del fare, sulla dimensione ermeneutica (ossia che dia spiegazione ed orientamento) per trovare chiavi interpretative dei prodotti e dei processi dei saperi, ma anche chiavi interpretative dell’insieme delle azioni umane cognitive, operative, comportamentali, simboliche e di celebrazione di riti e miti del quotidiano e del temporalmente esteso. In senso comunicativo è promossa la dimensione eristica, ossia della ricerca di argomenti ben costruiti, efficaci e plausibili, relativi alle attività e conoscenze antropiche. SAPERI ORGANIZZATIVI Sono saperi che evidenziano la dimensione non individuale, ma sociale e interdipendente della vita e della condizione umana. La convivenza, cooperazione, interazione o co-utenza degli esseri umani non è considerata come esito di processi spontaneistici o casuali, ma prodotto di una ricerca determinata ed esplicita per definire e stabilire le modalità attraverso le quali alcuni fenomeni del vivere umano (in gruppo, comunità o società) vengono espressi, utilizzando o subendo regole, norme, progetti di co-lavoro, intese, coinvolgimenti ludici e azioni concordate e comuni. L’insieme riguarda per lo più fenomeni sociali di tipo economico, politico, aziendale, istituzionale, lavorativo, ricreativo, residenziale, viabilistico- motorio, comunicativo, tutelante, celebrativo ossia connessi a quelle strutture in cui si svolgono delle attività, ma dove le persone che sono 6
  • 7. coinvolte esprimono, più o meno consapevolmente e liberamente, un sistema coordinato di azioni e uso di conoscenze e universi simbolici. DIMENSIONE SOCIALE DELLA TECNOLOGIA Il singolo, in quanto individuo, cioè soggetto non ulteriormente divisibile, si autorganizza, ossia conduce avanti il suo progetto di vita più o meno consapevolmente ed efficacemente. Quando un singolo entra in compresenza e collaborazione con altri individui, tende ad emergere la condizione del gruppo. Esso esprime la volontà o la tendenza a mantenere un certo status di relazione tra gli individui rapportati fra loro. Quando il gruppo ha una maggiore consapevolezza tende inoltre ad attribuirsi e raggiungere dei compiti e dei fini e allora entra in un’ottica di collaborazione. Ma la collaborazione non nega o fa cessare la condizione dei singoli, i quali possono confliggere con altri o tendere ad esprimere abilità, competenze, ruoli che ancora non hanno o non sono stati espressi in modo chiaro. In questa azione di ricerca, definizione e mutamento dei ruoli si affacciano fenomeni competitivi. Quando i fenomeni competivi rendono incompatibile la vita del gruppo, gli individui rescindono la loro condizione di interdipendenza e si restituiscono la condizione di soli singoli. Se però questo non può avvenire per fattori cogenti, allora il gruppo si struttura gerarchicamente dove uno o pochi svolgono il ruolo di leadership mentre gli altri vivono in condizione precaria. Difficilmente si stabilisce in modo definitivo un rapporto leadership-gregarietà, per cui si addensa una condizione di conflittualità che porta o alla fine del gruppo o alla sua ridefinizione con un equilibrio meno conflittuale. Tali dinamiche sono molto presenti anche nelle aziende che realizzano prodotti tecnologici. Nel gruppo comunque il rapporto individuo-gruppo rimane sempre aperto, e la dinamica complessiva si può indicare nella relazione cooperazione/competizione. Quando il singolo appartiene ad un’istituzione, i suoi caratteri individuali tendono ad essere ridotti e invece l’efficacia e l’efficienza si manifestano nello svolgimento di ruolo . L’individuo viene tanto più accolto in un’istituzione quanto più ne rafforza gli elementi di funzionalità e contribuisce all’allargamento del potere dell’istituzione assieme a tutti gli altri componenti dell’istituzione. Il potere è il mantenimento delle capacità e abilità di azione che un’istituzione ha già raggiunto ed esso si rafforza con l’estensione verso nuove capacità e abilità in campi un tempo esterni alle istituzioni, aggregando nuovi soggetti, senza che questi disgreghino il patrimonio pregresso delle istituzioni, ma ne aumentino efficienza, efficacia e spazialità in cui operare ed influire. Non sempre tutto questo avviene in modo indolore, anzi molto spesso gruppi interni mirano a mutare le finalità, gli obiettivi e i comportamenti dell’istituzione perché ritengono che i cambiamenti avvenuti nel contesto sociale, conoscitivo ed operativo, ma anche l’emergere di soggetti capaci e non riconosciuti dalla leadership all’apice, non consentano di mantenere l’assetto che l’istituzione ha raggiunto e quindi operano perché muti 7
  • 8. l’organizzazione e la leadership in toto o nelle sue parti non considerate idonee. Esiste allora una tensione e conflittualità strutturale nelle istituzioni. Gli agenti per la ridefinizione delle istituzioni sono soggetti che non sono conformisti ai ruoli istituzionali, ma li vogliono mutare. I soggetti non conformisti strutturano quel fenomeno chiamato Movimenti. Quando un ‘movimento’ ha raggiunto il suo scopo, in genere muta la precedente organizzazione e leadership e si trasforma in una nuova ‘istituzione’. Non sempre i movimenti sono interni all’istituzione, ma possono essere costituiti da altre istituzioni che tendono ad inglobare istituzioni rivali o competitive e far emergere così la loro egemonia. In questo caso si manifesta un conflitto/lotta tra istituzioni. Ma possono esistere anche movimenti che si configurano più come gruppi organizzati esterni ad ogni istituzione, mirati ad occupare in toto o in parte un’istituzione per avere una presenza autonoma per perseguire i loro scopi. E’ ovvio che le istituzioni mirino sempre ad emarginare i movimenti, ma quando i movimenti interpretano un’evoluzione vitale è difficile che l’assetto delle istituzioni rimanga immobile in una situazione data. I rapporti tra singoli e Istituzioni sono perciò mediati nelle dinamiche della appartenenza o dei movimenti. Vi sono però anche gruppi che sono decisamente ‘fuori’ dal tessuto sociale o perché sono spazialmente lontani o molto lontani oppure appartengono a concezioni di vita non condivise o difficilmente condivise con altri Gruppi, Movimenti e Istituzioni. Quando si afferma questo affiora la questione dell’Alterità e delle Culture Altre. In questa dimensione il rapporto Gruppi/Alterità si risolve nella dinamica solidarietà/ esclusione che rappresenta i poli estremi di una gamma di posizionamenti e organizzazioni intermedie mutevoli e fluttuanti. Se il rapporto riguarda invece Istituzioni che si confrontano con Istituzioni, ma che hanno poche o difficili comunanze di ruoli, funzioni e fini allora le dinamiche si giocano con difficoltà o arroccandosi nella difesa ad oltranza dell’identità di ogni Istituzione e quindi tendendo ad una reciproca separazione, oppure si rivolgono a forme collaborative orientate all’Integrazione, ossia a processi che riducono progressivamente la separatezza. Ovviamente anche in questo caso l’endiade integrazione/identità conosce una gamma intermedia di sistemi interconnessi e riequilibranti in modo non deterministico. L’Ambito Organizzativo e l’Ambito Epistemico dei Saperi sono il fondale e il contesto a cui fa riferimento la Cultura e la Pratica Tecnologiche. La Tecnologia ha un suo profilo specifico ed identitario come è stato descritto nei SAPERI TECNOLOGICI, ma non è un sapere autosufficiente, ha bisogno di tutte le altre componenti e relazioni della cultura e quindi si gioca in pieno l’interazione tra asse tecnologico- scientifico e l’asse umanistico. Sapendo che la tecnologia non si ferma ai 8
  • 9. suoi prodotti più ovvi ed evidenti e cioè gli oggetti, gli arnesi, gli strumenti, le macchine e le reti infrastrutturali sempre più ampie fino a quelle spaziali, essa allora tocca intimamente la mente e il mondo interiore delle persone e va ad influire sui loro stili di vita sia individuale, che gruppale, sociale e politica. Ma va anche a toccare la dimensione del mondo esterno, della natura, dell’ambiente già costruito e quindi ci fa continuamente abitanti diversi della Terra, anzi sempre più dell’Eliospazio. La Tecnologia muta il nostro modo di vedere noi stessi sia come memoria (e quindi nella dimensione che correla il presente al passato) sia come immaginazione e progettazione ( e quindi nell’estensione del nostro vissuto che dalla condizione presente gestisce quella futuro) Un impatto così forte non può avvenire senza avere alcune idee guida che danno un senso, una motivazione, ma anche dei limiti al fare tecnologico. Ecco allora che la Tecnologia ha bisogno di avere una dimensione Etica ed Ecologica. Ma non esiste un’Etica Oggettiva e un’Ecologia Condivisa da Tutti: l’ecologia e l’etica devono fare i conti con la visione dei singoli, con le loro appartenenze ai gruppi, con il loro incernierarsi con le Istituzioni. Non solo: in un mondo in cui le lontananze spaziali sempre meno si configurano come separatezze e disgiunzioni, il confronto con l’Alterità e con le altre Culture, diverse da quella di appartenenza, pongono serie questioni sul Modello di Tecnologia. Ogni cultura ha infatti il proprio modello di Tecnologia con cui interpreta la gestione dei propri mondi esterni, interni e il senso della vita. Per questo Educare nel Nuovo Secolo, il secolo Nac (non ancora Cento), il secolo successivo al Novecento, significa avere e attivare una dimensione tecnologica molto aperta e consapevole, con un universo di conoscenze e competenze che non possono appartenere solo al proprio piccolo branco. La Cultura Tecnologica è una cultura alta e trasversale. E chiunque agisca diversamente non fa Tecnologia, ma solo e piattamente Tecnica, ossia Attività Esecutoria o giochetti più o meno circoscritti di bricolage. Cosa seria quest’ultima, se vuol dire rivendicare la dimensione del gioco, cosa banale invece se vuol dire solo eseguire dei programmini e delle procedure di cui non si capisce appieno il perché, da dove vengono e dove vanno. Le famiglie dei saperi interagiscono tra loro e costituiscono nel loro insieme la Cultura che è l’esito delle attività umane e patrimonio a premessa delle attività future. Essa non è un fenomeno astratto, ma si incarna nelle persone e nella loro apertura sociale. Tale apertura è differenziata, soggetto per soggetto, ma anche dipende dai gruppi a cui i soggetti appartengono, magari in una rete di gruppi ad appartenenza multipla e dipende anche dalle istituzioni ossia da ordinamenti che funzionano secondo determinati fini e modalità fissati in modo tendenzialmente preciso. Le persone non vengono allora considerate nella loro specificità soggettiva, ma nella loro capacità di svolgere la funzione e il ruolo che l’appartenenza all’istituzione richiedono. 9