2. INDICE Inglese : The Stock Exchange Economia d’azienda : La borsa valori Diritto : I titoli di credito Francese : La bourse Storia : La crisi del ’29 Italiano : Luigi Pirandello Educazione Fisica : La borsite
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10. I titoli di credito Diritto Le obbligazioni sono titoli di credito: titoli nominativi o al portatore; e sono titoli di massa ossia titoli emessi in serie, identici fra loro e destinati al grande pubblico degli investitori. L’emissione delle obbligazioni, è una forma di etero - finanziamento caratteristica delle società per azioni e delle società in accomandita per azioni. La differenza tra obbligazione e azione è giuridicamente nettissima. L’azione dà al soggetto che la sottoscrive la posizione di socio. L’obbligazione pone invece il suo possessore nelle posizione di creditore della società. Le obbligazioni
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15. La crisi del ‘29 Storia Il boom diventa crisi L’euforia e l’ottimismo derivati da boom economico misero in moto comportamenti che ebbero come risultato il crollo del mercato borsistico americano. La grande crescita del sistema industriale fece aumentare grandemente non solo i profitti, ma anche il valore delle azioni, e l’aspettativa di poter realizzare grandi guadagni con la compravendita azionaria; da ciò derivò una corsa sfrenata alla speculazione azionaria, cioè all’acquisto di azioni per lucrare sul loro incremento di prezzo. Ma questo incremento era sempre di più legato al gioco della domanda borsistica che agli effettivi risultati delle imprese. Il “giovedì nero” e la “grande crisi” La crisi finanziaria causata dal crollo della borsa di New York, esplose il 24 ottobre del 1929, il celebre “giovedì nero”, quando a fronte dei primi sintomi di recessione del sistema industriale, si verificò una frenetica corsa alla vendita di azioni, cosa che, secondo il gioco della domanda e dell’offerta, causò lo sgretolamento dei prezzi delle azioni. Questo shock produsse un effetto a catena su tutti i settori economici e tutte le classi sociali: la rovina economica di molti finanzieri causò la chiusura di migliaia di aziende industriali e commerciali, e il licenziamento di milioni di lavoratori dipendenti. Le misure politiche adottate dal governo repubblicano, furono poche e inefficaci: vennero poste barriere d’ingresso alle importazioni e vennero bloccati i finanziamenti all’estero, e ciò provocò il tracollo del commercio internazionale e la crisi finanziaria di molti Stati, soprattutto europei. La “grande crisi” andò quindi a colpire anche l’Europa.
16. La crisi del ‘29 Storia L’esportazione della crisi in Europa La ripresa delle economie europee fu immediatamente arrestata dalla crisi americana, e il sistema produttivo venne messo in ginocchio dal collasso del sistema bancario e dei sistemi monetari. L’esportazione della crisi avvenne quando le banche statunitensi chiesero il pagamento dei crediti che avevano concesso all’estero. Grandi banche tedesche ed austriache fallirono, e ciò provocò una contrazione del credito, e molte industrie, non potendo più ricevere finanziamenti, furono costrette a chiudere. I Paesi più colpiti furono quelli che avevano avuto maggiore necessità dell’aiuto delle banche statunitensi, in particolare la Germania, che aveva fatto ampio ricorso al credito americano. Per la Gran Bretagna le conseguenze della crisi furono comunque attenuate dall’esistenza di un mercato protetto, costituito dall’impero britannico mentre la Francia non aveva avuto bisogno di finanziamenti e aveva un commercio interno in grado di sopperire alla contrazione di quello internazionale. Roosvelt e il “New Deal” In piena crisi, le misure adottate dal governo repubblicano (contrazione della spesa pubblica, riduzione del numero di dipendenti pubblici, delle prestazioni sociali e degli investimenti in opere pubbliche), non furono assolutamente efficaci. Alle elezioni del 1932 viene eletto presidente il democratico Franklin Delano Roosvelt, che fin da subito dichiarò di voler inaugurare un “nuovo corso”, una nuova strategia fondata sull’intervento diretto dello Stato nell’economia, con l’obiettivo di sostenere la ripresa economica e l’aumento dell’occupazione.
17. Luigi Pirandello (1867/1936) Italiano La vita Nacque nel 1867 a Girgenti ( oggi Agrigento), da una famiglia di agiata condizione borghese. Dopo il liceo si iscrisse all’Università di Palermo poi va a Bonn dove si laurea in filologia romanza. Nel 1903 c’è un dissesto economico della famiglia che portò drammatiche conseguenze: la moglie ebbe una crisi che la fece sprofondare nella follia; la convivenza con la donna costituì un tormento continuo per P. (ciò può essere visto come origine della sua concezione familiare come “trappola”). Erano gli anni della guerra e Pirandello ( patriottico) era a favore dell’intervento, che vedeva come compimento del programma risorgimentale. Ma la guerra incise dolorosamente sulla sua vita: il figlio, Stefano, volontario, fu fatto subito prigioniero dagli Austriaci e di conseguenza la malattia della moglie si aggravò e fu ricoverata in una casa di cura fino alla sua morte. Nel 1924 , dopo il delitto Matteotti, P. si iscrisse al fascismo ( così ebbe l’appoggio da parte del regime). Nel 1934 gli viene assegnato il Premio Nobel per la Letteratura, in seguito si ammalò di polmonite e morì nel 1936 .
18. Luigi Pirandello (1867/1936) Italiano Il Vitalismo Alla base della visione del mondo di P. vi è una concezione vitalistica: la realtà è tutta vita, perpetuo movimento vitale inteso come eterno divenire, incessante trasformazione da uno stato all’altro. P. era convinto che nell’uomo coesistano più persone , ignote a lui stesso, che possono emergere inaspettatamente; condusse una critica serrata al concetto di identità personale, di “io”. Questa teoria della frantumazione dell’io in tanti stati in continua trasformazione è un dato storicamente significativo, rispecchia la crisi dell’idea d’identità e di persona, portata dall’affermarsi di tendenze spersonalizzanti nella società: il capitalismo, l’industria. L’istituto in cui si manifesta meglio la trappola è la famiglia, col suo grigiore, le tensioni, gli odi, i rancori, le ipocrisie. L’altra trappola è quella economica, la condizione sociale ed il lavoro, che imprigionano l’uomo in condizioni misere e frustranti.
19. “ Il fu mattia pascal” E’ il terzo romanzo di P. e presenta in forme pienamente mature i temi tipici dello scrittore e sperimenta soluzioni narrative nuove. Racconta la storia di Mattia Pascal che, intrappolato in difficili rapporti familiari, angustiato dai dissidi coniugali e dai debiti, si vede prospettare un giorno la possibilità di fingersi morto, quando nelle acque di un vecchio mulino viene ritrovato il cadavere di un suicida, cui viene attribuita, frettolosamente, complice la moglie e la suocera, la sua identità. All'inizio egli, prendendo l'identità fittizia di Adriano Meis, sembra assaporare l'eccitazione della nuova libertà, riuscendo a mantenersi con una cospicua vincita al casinò di Montecarlo, ma quando, solo e annoiato dai viaggi, invece di osservare gli altri vivere, prende egli stesso l'iniziativa, si innamora (della tenera e sottomessa Adriana) e patisce alcuni affronti (un furto, una sfida a duello), capisce l'impossibilità di vivere fuori dalle leggi e dalle convenzioni che gli uomini si sono dati. Scopre che fare il morto non è una bella professione. Decide quindi di farla finita anche con la nuova identità, simulando il suicidio di Adriano Meis nelle acque del Tevere.Non gli rimane che tornare nei paesi d'origine, Oneglia e Miragno, scoprendo che nessuno lo riconosce più; persino il fratello Berto reagisce inizialmente con la paura non appena se lo trova davanti. Malgrado siano passati soltanto due anni, la moglie intanto si è risposata con Pomino, un amico d'infanzia di Mattia; hanno avuto già una bambina, conducono una vita normale e tutto sommato serena. Arrivato con propositi di vendetta, Mattia Pascal ben presto li abbandona, convincendosi della loro inanità; lascia che la moglie e l'amico vivano in pace il loro menage coniugale, si riprende il vecchio posto alla biblioteca e qualche volta visita al cimitero la propria tomba, deponendovi pure dei fiori. Luigi Pirandello (1867/1936) Italiano
20. La Borsite Ed. Fisica Le borse sono delle piccole sacche ripiene di liquido che proteggono le strutture sottostanti da attriti e sollecitazioni eccessive. Solitamente le borse sono interposte tra due tendini, tra un osso e un tendine o tra questi e la cute sovrastante. Nel corpo umano troviamo centinaia di borse, le più importanti si trovano in corrispondenza di punti strategici e vulnerabili come l‘articolazione del ginocchio, della spalla, dei gomiti e dell'anca. Oltre a proteggere fisicamente queste zone i cuscinetti sierosi migliorano la distribuzione dei carichi sulle superfici articolari, consentendo al tempo stesso una maggiore fluidità nei movimenti. Quando le borse subiscono irritazioni eccessive a causa di stress meccanici come sfregamenti ed impatti ripetuti possono infiammarsi aumentando gli attriti articolari.