3. Giovane intellettuale
I carbonari della montagna -
Amore e Patria
1865/72 Firenze
Storia di una capinera. Una
peccatrice
1872 Milano
Conosce la Scapigliatura milanese
Eva - Tigre reale - Eros
1877 Incontra il Capuana -
Gli ismi contemporanei - Giacinta
4. La Scapigliatura
La Scapigliatura - che non fu mai una scuola o un movimento organizzato con una poetica comune precisamente
codificata in manifesti e scritti teorici - ebbe il merito di far emergere per la prima volta in Italia il conflitto
tra artista e società: il processo di modernizzazione post-unitario aveva spinto gli intellettuali italiani, ai margini
della società, e fu così che tra gli scapigliati si diffuse un sentimento di ribellione e di disprezzo radicale nei
confronti delle norme morali e delle convinzioni correnti che ebbe però la conseguenza di creare il mito della
vita dissoluta ed irregolare (il cosiddetto maledettismo).
Di fronte agli aspetti della modernità, il progresso economico, quello scientifico e tecnico, gli scapigliati
assumono un atteggiamento ambivalente: da un lato il loro impulso originario è di repulsione e orrore, e si
aggrappa a quei valori del passato, la Bellezza, l'Arte, la Natura, l'autenticità del sentimento, che il progresso va
distruggendo; dall'altro lato, rendendosi conto che quegli ideali sono ormai perduti, essi si rassegnano, delusi e
disincantati, a rappresentare il "vero", gli aspetti della realtà presente e ad accettare la scienza positiva che li
mette in luce.
Questi poeti vivevano alla giornata, spesso in condizioni precarie, mantenendosi solo grazie alla loro arte
poetica, ripudiati dal mondo borghese. Non sentendosi dunque accolti dalla società, andranno ad indagare sugli
aspetti più crudi e patologici del loro tempo. E se i protagonisti dei loro testi saranno affetti da malattie, anche
nel loro modo di vita questi poeti si lasciano andare: c'è chi si darà all'alcool, chi alle droghe, chi si farà
consumare dalla malattia.
5. Il positivismo
Il termine "positivismo" esprime un movimento filosofico che ebbe larga diffusione nell'Europa dell'Ottocento.
Il Positivismo fonda la conoscenza sui fatti reali e trae certezza esclusivamente dall'osservazione propria
delle scienze sperimentali.
Il Positivismo si caratterizza come reazione agli esiti irrazionalistici del romanticismo. Ha fiducia nella ragione,
nella scienza e nella concezione deterministica dell'agire umano. I positivisti estendono il metodo
sperimentale anche ai campi della morale o della metafisica. Nascono nuove discipline, come la sociologia o il
rinnovamento metodologico di varie discipline aventi per oggetto l'uomo, quali medicina, fisiologia, biologia e
psicologia. Il sapere scientifico, dicono i positivisti, si basa sui fatti e non su intuizioni irrazionali e arbitrarie o su
idee vaghe e confuse metafisiche. La nuova scienza non vuole scoprire il "perché" dell'esistenza di
un comportamento, ma più concretamente il "come" e quali ne siano le leggi di funzionamento. Il positivismo
considera l'uomo e lo spirito come fenomeni da studiare con lo stesso distacco e obiettività con cui sono osservati
i fenomeni fisici e chimici.
Il tema principale del positivismo è il progresso: la convinzione cioè che lo sviluppo dell'umanità proceda secondo
uno schema implicante il raggiungimento di gradi di conoscenza scientifica e di benessere socioeconomico via via
più elevati.
6. Il Naturalismo si diffonde in Francia e segue il pensiero positivista descrivendo la realtà
psicologica e sociale con i metodi usati dalle scienze naturali. La narrazione non è altro
che il modo di vedere e di esprimersi dell’autore, del borghese colto. Vengono descritti in
particolar modo gli ambienti delle grandi città francesi in cui è in pieno sviluppo il
capitalismo industriale ed il proletariato urbano. La società segue ed è regolata da leggi
scientifiche. Inoltre, gli autori naturalisti credono che la letteratura, attraverso un’opera di
denuncia, possa contribuire a migliorare la società.
Il Verismo invece si diffonde in Italia nell’ultimo trentennio del 1800. Vengono descritti in
modo minuzioso gli ambienti rurali e la realtà arretrata e statica soprattutto del
Mezzogiorno d’Italia. Secondo i veristi la società è dominata da uno spietato antagonismo
tra individui, gruppi e classi: le leggi che la regolano sono la sopraffazione del più forte sul
più debole e l’interesse individuale. Nel Verismo prevale il pessimismo di chi ritiene che la
realtà sia immodificabile, e che la letteratura non possa in alcun modo modificare la
realtà e che l’autore debba limitarsi alla riproduzione oggettiva dei fatti: questi vengono
narrati e giudicati secondo il punto di vista ed i valori espressi dai personaggi, non
secondo la visione dell’autore.
7. Il Verismo
• NATURALISMO:
• Documenti umani
• Atti giudiziari
• Chirurgo che esamina un
corpo
• VERISMO:
• Impersonalità dell’autore
(narratore esterno)
• Aderenza al vero
(linguaggio)
• Attenzione al vero e ai
sentimenti
8.
9. Scende in Sicilia
1874 Nedda
Vinta da un implacabile
condizionamento ambientale e sociale
Approfondimento sul Verismo -
Positivismo
- Razza: insieme dei caratteri di un
popolo
- Ambiente: insieme degli elementi
naturali e umani
- Momento: momento storico in cui si
vive
10. • Progetta “La Marea” e pubblica ”Rosso malpelo”
• 1880 Vita dei campi: Cavalleria rusticana, Jeli il pastore, La lupa.
11.
12. Fantasticheria
• Una volta mentre il treno passava vicino ad Aci Trezza, voi,
affacciandovi allo sportello del vagone, esclamaste: Vorrei starci un
mese laggiù. Noi vi ritornammo e vi passammo non un mese, ma 48
ore; i terrazzani che spalancavano gli occhi vedendo i vostri grossi
bauli avranno creduto che ci sareste rimasta un paio d’anni.
• La mattina del terzo giorno, stanca di contare i carri che passavano
per via, eravate alla stazione, e, gingillandovi impaziente colla
catenina della vostra boccettina da odore, allungavate il collo per
scorgere un convoglio che non spuntava mai. In quelle 48 ore
facemmo tutto ciò che si può fare ad Aci Trezza ……………
• “Non capisco come si possa vivere qui tutta la vita”
13.
14.
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17.
18. In quegli anni si scopre la fotografia
detta allora dagherrotipo.
Cosa fu la fotografia per
Verga? Un semplice passatempo,
un’adesione alla moda dell’epoca, o
fu modello per la scrittura verista,
scarsa di colori, ma attenta
all’ambiente rurale con i suoi
braccianti dai volti ruvidi segnati dal
sole e dalla fatica? L’impressione,
scorrendo una galleria degli
scatti dello scrittore siciliano, è che le
foto siano probabilmente
state complementari alla scrittura,
un modo per “tirarsi fuori” per un
momento dalla realtà per guardarla e
fermarla, “com’è stata o come
avrebbe dovuto essere“.