Che cos'è l'albinismo? Quando il termine albinismo copare nella letteratura medica?
Classificazione dell'albinismo dagli inizi del 900 ad oggi. Dalla classificazione clinica alla classificazione genetica.
2. Definizione
L’Albinismo è un gruppo eterogeneo di anomalie ereditarie della
sintesi della melanina, caratterizzato da una riduzione o assenza
congenita del pigmento melanico nella cute, nei capelli, nei peli e
negli occhi (Albinismo Oculocutaneo, OCA ) o quasi
esclusivamente negli occhi (Albinismo Oculare, OA ).
All’ipopigmentazione, cutanea ed oculare, sono associate
determinate anomalie del sistema ottico, in particolare:
nistagmo; ipopigmentazione dell’iride e della retina, fotofobia;
ipoplasia della fovea e riduzione dell’acuità visiva; misrouting ottico
e riduzione della visione stereoscopica.
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3. Storia
Descrizioni di Albinismo nell’uomo si ritrovano già negli scritti di
autori Greci e Latini, come Plinius Secundus il vecchio ed Aulus
Gellius.
La letteratura medica inizia ben presto a documentare i primi casi di
Albinismo, che si rivela essere tra le prime malattie a carattere
ereditario.
Le più antiche testimonianze scritte descrivono individui con
albinismo come soggetti completamente privi di pigmento visibile:
pelle bianca, capelli bianchi e occhi rossi.
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4. Classificazione
L’alta variabilità fenotipica , riscontrata nel corso del tempo,
a partire dagli inizi del 900, rende difficile una classificazione clinica
dell’Albinismo.
Contribuiscono a creare confusione i loci del mantello murino (più
di 50 agli inizi degli anni 80).
A partire dagli anni 90 l’analisi molecolare consente di stilare una
classificazione più accurata, basata sugli specifici geni coinvolti.
Tale classificazione va arricchendosi e meglio delineandosi di anno
in anno.
Ad oggi, i geni associati con l’Albinismo sono 14. L’idea comune è
che ce ne siano altri, per cui l’attuale classificazione genica è in
continua evoluzione.
L’Albinismo viene clinicamente distinto in due forme: l’Albinismo
Oculocutaneo (OCA) e l’Albinismo Oculare (OA),
diverse per fenotipo e modello ereditario.
Su base genetica, la prima comprende 13 tipi (OCA1, OCA2, OCA3,
OCA4, HPS1-8, CHS), mentre la seconda comprende un solo tipo
(OA1).
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8. Albero genealogico
della famiglia di Trevor-Roper:
tipico esempio di
complementazione genetica classica
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9. Due genitori inglesi albini hanno quattro figli non
albini.
Dato che i risultati delle analisi del sangue per la paternità sono
compatibili con la legittimità, si può formulare l’ipotesi che i due
genitori siano albini per diverse ragioni genetiche, l’uno perché
possiede il genotipo albino a1a1, e l’altro perché ha, in un altro
locus, il genotipo albino a2a2.
Esprimendo, quindi, i genotipi dei genitori, in una formulazione
genetica più elaborata, che preveda l’esistenza di due loci genici, i
cui alleli recessivi , in omozigosi, determinano l’albinismo ( l’uno
a1a1A2A2, l’altro A1A1a2a2), i figli sarebbero tutti A1a1A2a2 e, dato che
A1 è dominante su a1 e A2 è dominante su a2, sarebbero
normalmente pigmentati.
E’ probabile che la fratria (generazione II) sia
composta da 2 maschi e da 2 femmine.
E’ proprio la presenza di 2 femmine senza pigmentazione a
mosaico del fondo oculare (caratteristica che allora si pensava
presente in tutte le femmine eterozigoti per il gene OA1 X-linked),
che porta ad escludere, in quegli anni, la possibilità che il padre
avesse Albinismo Oculare X-linked e ad avanzare l’ipotesi
dell’esistenza di una seconda forma non allelica di
Albinismo Oculocutaneo autosomico recessivo
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10. Test di incubazione del bulbo pilifero
A. OCA ty-pos B. OCA ty-neg
G. Bartoli, 2004 www.albinismo.it
11. I bulbi piliferi vengono incubati per 12-24 ore in una soluzione
contenente tirosina o DOPA, a 37°.
La sintesi della melanina, in un tubo test, richiede solo la presenza
dell’enzima tirosinasi, necessario per le prime due tappe della via
biosintetica: l’idrossilazione dell’L-tirosina a 3,4-diidrossifenilalanina
(DOPA) e l’ossidazione di DOPA a DOPAchinone.
Le reazioni successive procedono spontaneamente.
In vivo, invece, intervengono altri enzimi e fattori melanogenici, che
determinano il tipo e la quantità di melanina sintetizzata.
A. Il bulbo pilifero diventa scuro. La diagnosi è OCA ty-pos.
B. Il bulbo pilifero rimane chiaro. La diagnosi è OCA ty-neg.
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Nel corso del XIX secolo , soprattutto in America, gli Albini diventano oggetto di spettacoli ludici, fenomeni da baraccone di circhi ambulanti, soggetti privilegiati da fotografi famosi
Un professore Inglese, Edward Nettleship , nel 1909 descrive con molta enfasi le caratteristiche genetiche di un <<…Albinismo oculare incompleto…>>, facendo notare che <<… 18/07/2009la discendenza è attraverso la madre in ogni caso; nessun maschio affetto ha un bambino affetto …>>.
Individui con assenza totale di pigmento, sia cutaneo che oculare, sono facilmente riconoscibili e classificabili. Per essi si parla di Albinismo “completo”, “totale”, “universale” o “perfetto”. Individui che presentano le caratteristiche oculari dell’Albinismo, ma con una qualche pigmentazione cutanea (cioè non una totale assenza di pigmento), identificabili soprattutto nelle popolazioni Africane ed Afro-Americane, creano invece confusione. Per essi si parla di Albinismo “incompleto”, “parziale” o “imperfetto”.
I bulbi piliferi vengono incubati per 12-24 ore in una soluzione contenente tirosina o DOPA , a 37°. La sintesi della melanina, in un tubo test , richiede solo la presenza dell’ enzima tirosinasi , necessario per le prime due tappe della via biosintetica: l’idrossilazione dell’L-tirosina a 3,4-diidrossifenilalanina (DOPA) e l’ossidazione di DOPA a DOPAchinone. Le reazioni successive procedono spontaneamente. In vivo , invece, intervengono altri enzimi e fattori melanogenici, che determinano il tipo e la quantità di melanina sintetizzata. A. Il bulbo pilifero diventa scuro. La diagnosi è OCA ty-pos. B. Il bulbo pilifero rimane chiaro. La diagnosi è OCA ty-neg.
Witkop dà una prima soluzione al problema della classificazione e della eterogeneità genetica.
La scoperta, negli anni 80 , di più di 50 loci genici che controllano il colore del mantello nel topo, suggerisce un accurato esame della pigmentazione della cute, dei capelli e degli occhi di individui con Albinismo, atto ad identificare l’equivalente umano di ognuno dei geni murini La classificazione diviene confusa, clinicamente inattendibile perché complicata dall’ampio spettro fenotipico della pigmentazione riscontrato, errata.
Ad oggi, circa 13 sono i geni associati con lo sviluppo dell’Albinismo oculocutaneo e 1 associato con lo sviluppo dell’Albinismo Oculare. L’idea comune è che ce ne siano altri I tipi comuni di Albinismo Oculocutaneo (OCA1, OCA2, OCA3 e OCA4) presentano ipopigmentazione cutanea ed oculare associata con determinati cambiamenti del sistema ottico ( in particolare, ipoplasia foveale e anomale connessioni nervose tra la retina e il cervello), senza significativi coinvolgimenti di altri tessuti. I geni ad essi associati codificano prodotti diversi, ma le mutazioni in tutti, con eterogeneità allelica per ognuno di essi, determinano la riduzione della sintesi della melanina da parte dei melanociti. I tipi meno comuni di Albinismo Oculocutaneo , come la Sindrome di Hermansky-Pudlak ( HPS1, HPS2, HPS3, HPS4, HPS5, HPS6, HPS7 e HPS8) e la Sindrome di Chediak-Higashi (CHS), presentano manifestazioni fenotipiche più complesse Tutti i tipi di OCA sono autosomico recessivi. L’ Albinismo oculare (OA1), presenta ipopigmentazione oculare associata a cambiamenti del sistema ottico, che si ritrovano in tutte le forme di Albinismo, e pigmentazione cutanea dalla riduzione appena percettibile. Il gene ad esso associato, ad eterogeneità allelica, codifica un prodotto che ha un ruolo nella biogenesi dei melanosomi, per cui non varia la quantità di melanina presente, bensì la sua distribuzione. E’ recessivo X-liked.