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Report qualitativo delle visite – Progetto Visiting Sicilia 2014
Tripletta Comunità Alloggio adulti
La tripletta CA si fonda giorno 20 giugno 2014, alla presenza dei coordinatori Agata Barbagallo e
Domenico Mazzaglia, Simone Bruschetta, e i referenti delle tre realtà che hanno aderito al progetto.
In questa occasione si è spiegato il significato dell’esperienza, i coordinatori esterni danno in questa
circostanza alcune indicazioni facendo riferimento alle procedure, descrivendo le fasi previste dal
progetto. Si effettua la spiegazione degli strumenti da adottare, precisando che i materiali cartacei
dovranno essere consegnati da ciascuna realtà durante la prima visita.
I partecipanti hanno concordato le diverse scadenze da rispettare durante la seconda fase del
progetto, lavoreranno seguendo le indicazioni del facilitatore interno, organizzando degli incontri
specifici per spiegare ed effettuare la compilazione degli strumenti. Inoltre, è stato definito il
calendario delle visite.
Emerge in questa edizione una maggiore fatica nel farsi coinvolgere dall’esperienza, le comunità
vivono sia a livello regionale sia all’interno delle cooperative una delicata fase di passaggio che le
porta a ridefinire, soprattutto in alcuni casi specifici, la loro organizzazione.
La prima visita ha luogo a Corleone presso la comunità alloggio il Tulipano, il 6 settembre 2014,
dando avvio alla terza fase del progetto. Ciascuna delegazione ha ricevuto i materiali da visionare
prima della visita (VIVACOM comunitario, Orientamento alla Recovery- Audit, GAS- SET
comunitaria, documento di presentazione della comunità con i suoi punti di forza e debolezza), ha
inizio una nuova fase di confronto, si fonda il gruppo di lavoro delle delegazioni che costituiscono
la tripletta.
Le procedure orientano i lavori della giornata, anche se con qualche modifica rispetto ai tempi di
realizzazione.
La comunità accoglie con entusiasmo le delegazioni in visita, gli utenti manifestano gioia e
curiosità, attesa per chi non si conosce con cui condividere una nuova esperienza.
Emerge la fatica per il lungo viaggio, il dispiacere per il ritardo, ma anche la consapevolezza
rispetto alle distanze. I conduttori avviano i lavori introducendo un breve giro di presentazione tra i
membri presenti. Si agevola lo scambio di opinioni sulla documentazione ricevuta sulla comunità, e
si condividono interrogativi e curiosità. Condiviso il programma della giornata, s’individuano i
documenti che si vorrebbero visionare nel pomeriggio.
Il primo community meeting ha luogo subito dopo, coinvolgendo tutte le persone che vivono la
comunità, non tutti i residenti partecipano, c’è chi decide di rimanere nella propria stanza. In questa
circostanza i conduttori invitano la responsabile della struttura a presentare la comunità con la
possibile lettura del documento di presentazione con i punti di forza e debolezza.
Per questioni di spazio, questo incontro è avvenuto negli spazi esterni della struttura, un po’ il sole,
un po’ il vento, hanno contribuito a creare qualche spostamento… si fa fatica ad intervenire, ad
ascoltare l’altro… in questa confusione continua il giro delle presentazioni, si conoscono gli abitanti
della comunità e la loro quotidianità. Si riprendono i punti di forza e di debolezza, facendo
emergere una profonda amarezza per l’interruzione forzata di tante iniziative che prima venivano
realizzate in collaborazione con i servizi pubblici.
Emerge con la sua imponente partecipazione, la presenza dei volontari, i quali condividono
l’esperienza come rappresentanti dei familiari. Diverse le realtà a supporto della vita della struttura.
Le voci degli operatori della struttura si disperdono... in un contesto d’immensa gratitudine verso
chi provvede dall’esterno ad impegnare il tempo degli ospiti, la figura degli operatori viene
oscurata, non riescono ad intervenire e a raccontare la loro esperienza.
La sensazione che si avverte è quella che non tutti hanno pienamente partecipato alla seconda fase
del progetto, che prevedeva degli incontri condivisi per effettuare la compilazione degli strumenti.
Si evince una forte carenza rispetto all’organizzazione di attività e laboratori interni alla comunità.
Dopo aver condiviso il pranzo, si procede a piccoli gruppi, con la visita dei locali della comunità,
guidati dagli utenti che vivono la casa. Le stanze sono spaziose colorate ed accoglienti, ognuno ha
la possibilità di personalizzare il proprio spazio.
L’ansia legata al viaggio di rientro, fa sì che i lavori abbiano subito inizio, le due delegazioni in
visita e il facilitatore interno della comunità ospitante, compilano copia degli strumenti previsti, si
apre il confronto su alcuni aspetti e si cerca di visionare velocemente la documentazione richiesta la
mattina. Emerge la fatica della comunità rispetto ai disservizi, alla difficoltà di coordinare le risorse
presenti, la mancanza di spazi idonei per fare riunioni e colloqui, la difficoltà d’inserimento
lavorativo per gli utenti, di pensare e realizzare delle attività e dei laboratori interni alla struttura.
I lavori della giornata volgono al termine con l’ultimo community meeting, i conduttori traggono le
fila della giornata, riprendendo quelle che sono state le tematiche principali, il gruppo interagisce e
continua a confrontarsi con maggiore familiarità. Si conclude con la lettura del documento con i
punti di forza e debolezza elaborato dalle delegazioni in visita, non tutti i rimandi vengono ben
accolti, ma forse è necessario un tempo per una riflessione più profonda su quanto è emerso.
Documento della giornata:
Punti di forza:
- Struttura nuova e accogliente;
- Stanze spaziose;
- Ospiti e operatori accoglienti e ospitali;
- Presenza del volontariato;
- Gentilezza e sensibilità degli operatori e degli ospiti;
- Il pranzo è stato gradito;
- Documentazione abbastanza completa;
- Comunità energica che è riuscita a superare i momenti difficili.
Punti di debolezza:
- Poca multidisciplinarietà del gruppo operatori;
- Ufficio piccolo e poco funzionale;
- Mancanza di attività e laboratori interni;
- Assenza dei familiari;
- Maggiore coinvolgimento dei servizi al progetto visiting.
La seconda visita, ha luogo ad Enna presso la Comunità Insieme, giorno 11 ottobre 2014, la
comunità ospitante, partecipa per il secondo anno al progetto visiting, in questa occasione sono stati
considerati dalle delegazione in visita, i punti di forza e di debolezza certificati durante il primo
ciclo dell’esperienza.
Le delegazioni vengono accolte con un piccolo buffet preparato dagli operatori e dagli utenti, come
segno di benvenuto. Si attendono con impazienza i più lontani, ma tutto procede con meno
impaccio, il gruppo di lavoro si è ben fondato in occasione della prima visita.
Le due delegazioni si riuniscono per la prima volta, si confrontano sui materiali ricevuti prima della
visita, la struttura affascina e viene apprezzata nel complesso, emergono diverse curiosità sulle
attività laboratoriali interne alla comunità, sul tipo di contatti con l’ufficio del lavoro per i tirocini
formativi, sulle figure professionali che operano nella struttura.
I conduttori danno avvio al primo community meeting, la dimensione della stanza obbliga a
disporre le sedie su due file, cercando di agevolare la visibilità dei partecipanti, la responsabile
presenta la comunità, la sua storia, mettendo in evidenza i punti di forza e di debolezza.
La circolarità e lo scambio tra pari contraddistinguono l’esperienza del progetto Visiting, facendo sì
che siano proprio gli utenti ed i familiari a rompere il ghiaccio, sentirsi liberi di esprimere la propria
opinione rispetto a quello che vivono quotidianamente.
La zona in cui è situata la struttura, agevola la riflessione sull’importanza di trovarsi al centro del
paese, facilitando gli spostamenti degli utenti che sono più autonomi. Un’utente fa emergere in
modo chiaro la difficoltà che spesso si presenta nella relazione con l’esterno e con gli altri, non
sempre si capisce e si accetta la loro presenza.
Lo stigma è forte, malgrado le apparenze e i tentativi per fruire all’esterno una pensiero differente,
permane silente nella condizione sociale collettiva.
Da più familiari viene condiviso lo stupore rispetto alla scarsa conoscenza, la poca visibilità avuta
dalle comunità alloggio e dalle realtà simili sul territorio, rispetto a tutto il resto, ci si interroga e si
cerca un colpevole… Perché non sono conosciute?
Il conduttore fa emergere quanto il problema istituzionale è nella patologia, spesso “fantasma…”,
forte il rischio di colludere con il ritiro sociale della patologia, prevale la difficoltà di vedere il
disturbo psichiatrico.
Quali le alternative alla rabbia e al rischio di colludere con la patologia?
I volontari presenti nel gruppo danno una concreta testimonianza rispetto al tentativo di rompere lo
stigma, spicca l’impegno e la collaborazione per far conoscere il lavoro delle comunità e gli utenti
che la abitano. Ma quanto anche questo modo di operare spesso rischia di essere inefficace?
Spesso rimangono esperienze fini a se stesse legate al pensiero dei singoli promotori, il pensiero
non diviene trasversale a tutti i contesti ma rimane circoscritto alla singola situazione.
A conclusione di questo momento, segue la visita dei locali della comunità a piccoli gruppi, e la
condivisione del pranzo, occasione di dialogo e di piacevole conoscenza.
I lavori del pomeriggio proseguono con la compilazione dei questionari da parte delle delegazioni in
visita, in presenza della responsabile e del facilitatore interno. Questa fase è impegnativa, spesso
noiosa per il suo modo di procedere, ma sono stati diversi gli aspetti su cui si è aperto il confronto.
Il questionario alla Recovery, propone di attivare un pensiero a cui non si è ancora avvezzi, una
concezione diversa della relazione di cura e della patologia, che tenta in qualche modo di entrare
nelle nostre comunità. Il tentativo di confrontarsi con le esperienze degli altri stati, in particolar
modo, con l’esperienza inglese.
Completata la compilazione, si creano due gruppi diversi di lavoro, ciascuno con un conduttore
esterno. Le delegazioni in visita stilano il documento dei punti di forza e di debolezza sulla
comunità visitata, il gruppo della comunità riceve le informazioni su quanto è emerso dalla
compilazione dei questionari.
La giornata si conclude con l’ultimo community meeting, i conduttori riprendono le tematiche
principali che sono emerse durante la giornata, si procede con la lettura del documento dei punti di
forza e di debolezza.
Si apre un confronto costruttivo, rispetto a come la comunità si sia sentita valutata, rispetto alla
prima partecipazione al progetto Visiting; quanto alcuni aspetti continuano ad emergere come punti
di debolezza, ad esempio la mancata distinzione del ruolo delle diverse figure professionali che
operano all’interno della struttura, quanto questa possa creare confusione e a lungo tempo
determinare dissapori e ambiguità. Le relazioni con i familiari e con le realtà esterne, viene
confermato come punto di debolezza su cui continuare a lavorare.
Altri aspetti assumono una valenza positiva, i laboratori e i tirocini formativi vengono confermati
come punti di forza della comunità.
Documento della giornata:
Punti di forza:
- Si trova dentro un centro abitato;
- Gradevoli la casa e gli arredi, adeguata suddivisione dei bagni;
- Organizzazione e personale qualificato;
- Progetti di tirocinio formativo e i laboratori interni alla struttura.
Punti di debolezza:
- Non ci sono ruoli definiti nel modo di operare (operatori, ausiliari, responsabile);
- La non collaborazione nei programmi annuali e nei PTI (per l’emancipazione sociale e
lavorativa) delle istituzioni sociali e sanitarie;
- Il padrone di casa che abita al piano inferiore della struttura;
- Il non abbattimento delle barriere architettoniche (scale- messa in sicurezza);
- Poca partecipazione della famiglia e del territorio, della cittadinanza alle attività della C.A.
La terza visita conclude il giro, le delegazioni si incontrano a Modica giorno 23 ottobre 2014,
presso la comunità alloggio Casa di Venere.
Gli utenti che abitano la struttura attendono impazienti gli ospiti, collaborano con gli operatori nel
preparare gli spazi e ogni cosa che servirà per la giornata.
Alle 10,30 le delegazioni arrivano in comunità, anche se mancano alcuni membri sia per motivi di
salute che lavorativi, con piacere e familiarità si inizia a lavorare.
Le delegazioni condividono le curiosità nate dalla lettura dei documenti della struttura, si crea un
clima di serena collaborazione.
Il primo community meeting apre un confronto spontaneo e meno velato da imbarazzo, la
possibilità di chiedere informazioni e mettere in luce le ambiguità.
Malgrado sembra che si possa trovare una spiegazione ad ogni cosa… sono davvero tanti gli aspetti
che richiederanno un tempo diverso per essere compresi, portando possibili cambiamenti.
Dalla voce della responsabile apprendiamo la storia della comunità, le sue origini, i rapporti con la
CTA presente nella stesso edificio e la presenza di un’altra comunità alloggio per adulti, sullo stesso
piano.
La narrazione fa emergere degli aspetti strutturali e organizzativi importanti, l’assenza di alcune
condizioni formali e regolamentari, rispetto ad esempio ai criteri previsti dagli standard di qualità.
Si riflette su quanto spesso si pensa di poter fare a meno di tante rigide formalità, ritenendo
essenziali solo alcuni aspetti piuttosto che altri… spesso è proprio la “formalità” che dà un
contenitore dove diviene più lineare e strutturata la relazione di cura.
Sembrano davvero tante le risorse a disposizione della struttura: i buoni livelli di autonomia dei
pazienti, le relazioni con i servizi di riferimento, i laboratori presenti… ma in realtà circola la
sensazione che si debba ancora trovare il giusto equilibrio tra i diversi elementi che caratterizzano la
vita della comunità.
Il conduttore sottolinea l’importanza del pensiero che precede la fondazione delle strutture, quanto
questo ne determina la storia ed il funzionamento, quanto gli aspetti formali, come quelli previsti
dagli standard di qualità, permettano di garantire la tracciabilità del lavoro.
Gli utenti prendono con facilità la parola, presentano la loro esperienza con aneddoti di vita
quotidiana, ognuno di loro, rispetto alle reali possibilità, ai loro interessi, al bisogno di essere visti e
riconosciuti. Avanza la loro considerazione rispetto al rapporto con i servizi, con la struttura e
all’esterno, le loro difficoltà rispetto alle comunità visitate.
La responsabile della struttura fa emergere il loro impegno affinché ognuno possa vivere la propria
dimensione ed individualità, ma viene anche riconosciuto dalla stessa, l’assenza di tanti strumenti e
prassi, che dalla fondazione della comunità si sia lavorato molto sulla parte clinica e poco sugli
aspetti sociali.
La giornata prosegue con la visita degli spazi della struttura a piccoli gruppi, sono gli abitanti della
casa che spiegano ogni cosa, visitiamo anche gli esterni, ammirando il giardino e l’orto curato da un
utente in particolare, i prodotti vengono condivisi ed in parte venduti.
Il pranzo viene realizzato sotto forma di buffet all’interno della cucina, gli operatori della struttura
si sono adoperati a preparare pietanze tipiche del luogo, tutto viene gradito e apprezzato dalle
delegazioni in visita.
I lavori del pomeriggio proseguono con la compilazione dei questionari da parte delle delegazioni,
in presenza della responsabile e del facilitatore interno, il clima di lavoro si contraddistingue
rispetto alle altre visite, si è consapevoli dell’arduo impegno dato dalla lettura dei numerosi item…
ma allo stesso tempo si crea una condizione di allegra collaborazione.
Dopo una breve pausa, i due gruppi si riuniscono, le delegazioni in visita scrivono il documento con
i punti di forza e debolezza, i membri della comunità si confrontano sull’esperienza e sulle
differenze emerse tra i questionari comunitari e quelli compilati durante la visita.
La giornata si conclude con l’ultimo community meeting, questo momento conclude la fase delle
visite, i conduttori invitano ad aprire una riflessione sui lavori della giornata, ma anche di riflettere
su tutte le esperienze precedenti.
Gli utenti esprimono la gioia di aver partecipato, ma anche il bisogno di essere visti con le loro
difficoltà, esprimono i loro bisogni, l’esigenza di essere trattati con garbo da chi si prende cura di
loro, che gli operatori siano forti e preparati. Convivere con chi ha problematiche come le loro non
è semplice.
I familiari condivido la gioia di aver partecipato, considerano l’esperienza costruttiva e occasione di
confronto. Questa ha permesso di ampliare le conoscenze sui servizi presenti, su quali sono i diritti
e le possibilità di ogni utente e realtà comunitaria.
Dalla voce degli operatori emerge la positività rispetto all’esperienza, ma allo stesso tempo il forte
dissenso rispetto alla collaborazione con in servizi sanitari. La totale assenza di alcune opportunità
organizzative interne alle comunità, che privano spesso gli operatori di lavorare con serenità. La
possibilità di accogliere l’opinione dell’altro come sprono e non come offesa, lasciarsi stupire dalla
voce degli utenti che spesso viene sottovalutata.
Si propone nuovamente, in vista del forum regionale, la possibilità di coinvolgere i servizi sanitari,
fargli giungere quello che emerge da queste esperienze.
I conduttori ringraziano tutti per la collaborazione, vengono riprese le diverse fasi dell’esperienza e
le principali tematiche su cui si è aperto il confronto, facendo riferimento agli scopi che fondano
l’esperienza del Visiting.
Si conclude con una forte suggestione che porta il conduttore a immaginare un’unica comunità
durante un’assemblea mattutina, una comunità che si è allargata, che attiva pensieri e nuove
possibilità.
Documento della giornata:
Punti di forza:
- Spazi a disposizione interni ed esterni (es. orto, giardino);
- Compresenza tra CTA e Comunità Alloggio, facilità nel passaggio tra una struttura e l’altra;
- Presenza di un Centro Diurno dove svolgere attività;
- Presenza forte e attiva del Dipartimento;
- Buona sistemazione delle stanze;
- Sistemazione strutturale consona (es. segreteria) a parte le zone comuni (sala tv).
Punti di debolezza:
- Luoghi comuni, come ad es. la sala tv è piccola;
- Struttura decentrata rispetto al centro della città;
- Si denota che la vicinanza alla CTA sia anche un punto di debolezza, perché crea troppa
confusione tra le diverse realtà;
- Le regole di convivenza ci sembrano poco di convivenza (es. fumo);
- Poche figure professionali, poca multidisciplinarietà;
- Scarsa collaborazione in cucina, da parte degli utenti;
- Poco chiaro il sistema di sicurezza (estintori, piano di evacuazione);
- Sistema di qualità e procedure assenti;
- Assenza dell’Operatore di Riferimento per “alleggerire” il carico.
Fase post – visiting
Presa visione dei materiali cartacei di ciascuna comunità, segue il caricamento dei dati, la
valutazione degli indicatori per l’accreditamento. In questa circostanza emerge la fatica che
quest’anno ogni realtà ha messo nel partecipare all’esperienza, quanto rispetto alle singole storie ed
esperienze, si rispecchia l’organizzazione ed il pensiero che istituisce ognuna di esse. Nasce una
riflessione più attenta che permette di visualizzare meglio gli aspetti che contraddistinguono le
singole realtà, facendo un po’ il quadro della situazione, rispetto alle dinamiche e al momento
storico da loro vissuto.
La C. A. Il Tulipano, inserita in un ampio contesto territoriale del palermitano, vive i postumi di un
fiorente periodo di collaborazioni e progetti con i servizi del territorio. La responsabile della
comunità si occupa di mille altri servizi all’interno della cooperativa di appartenenza, coordina
questa realtà in stretta collaborazione con lo psicologo, referente interno del progetto, che con
impegno cerca di rispettare i tempi e le consegne relative al progetto, denunciano la fatica ed il loro
esiguo numero nel poter garantire un adeguato funzionamento della struttura. Il referente interno
consegna la sua documentazione quasi completa, ci accorgiamo solo nella fase del caricamento dei
dati che non sono presenti i singoli questionari Vivacom degli operatori.
La C. A. Casa di Venere, realtà ragusana di giovane istituzione, segue un forte interesse per la
clinica e per alcuni aspetti della cura. In un periodo di fondazione e ridefinizione delle comunità
alloggio appartenenti alla stessa cooperativa, aderiscono e partecipano al progetto visiting. La
responsabile, vive in prima persona tutti i cambiamenti e la fase di passaggio che ridefinisce
l’identità del gruppo che parteciperà all’esperienza, il gruppo degli operatori cerca di appoggiare il
lavoro della responsabile ma si percepisce un evidente disorientamento dal punto di vista
organizzativo. Tentano di rispettare la data di consegna, ma qualcosa sfugge… a più riprese verrà
consegna tutta la documentazione, ma non tutti gli operatori compilano i questionari. I familiari si
rifiutano di fare la compilazione del Vivacom - Utefam, malgrado ciò, l’unico familiare coinvolto
partecipa attivamente all’esperienza. Gli utenti partecipano con consapevolezza all’esperienza,
traendo beneficio dal confronto con gli altri partecipanti.
La C. A. Insieme, al secondo ciclo dell’esperienza, vive una fase di maggiore stabilità rispetto agli
elementi che la caratterizzano, al gruppo che la rappresenta da diversi anni; anche questa è di
giovane fondazione rispetto alle altre strutture della stessa cooperativa. La realtà ennese in cui è
inserita la riconosce nel suo modo di operare, essendo l’unica realtà presente sul territorio, questo
ha agevolato la collaborazione con i servizi, che continua a ridefinirsi nel tempo. Reduci dalla prima
esperienza, seguono con maggiore facilità le procedure che definiscono i tempi dell’esperienza,
consegnando nei tempi il materiale previsto. La comunità si impegna inoltre, insieme ai partecipanti
al corso di formazione, alla stesura della procedura best practies, rispetto ai punti d’eccellenza che
le sono stati riconosciuti durante la fase di accreditamento. Questa verrà in seguito trasmessa ad una
delle comunità con cui ha condiviso il primo ciclo del Progetto Visiting.
I coordinatori esterni
Agata Barbagallo
Domenico Mazzaglia
- Scarsa collaborazione in cucina, da parte degli utenti;
- Poco chiaro il sistema di sicurezza (estintori, piano di evacuazione);
- Sistema di qualità e procedure assenti;
- Assenza dell’Operatore di Riferimento per “alleggerire” il carico.
Fase post – visiting
Presa visione dei materiali cartacei di ciascuna comunità, segue il caricamento dei dati, la
valutazione degli indicatori per l’accreditamento. In questa circostanza emerge la fatica che
quest’anno ogni realtà ha messo nel partecipare all’esperienza, quanto rispetto alle singole storie ed
esperienze, si rispecchia l’organizzazione ed il pensiero che istituisce ognuna di esse. Nasce una
riflessione più attenta che permette di visualizzare meglio gli aspetti che contraddistinguono le
singole realtà, facendo un po’ il quadro della situazione, rispetto alle dinamiche e al momento
storico da loro vissuto.
La C. A. Il Tulipano, inserita in un ampio contesto territoriale del palermitano, vive i postumi di un
fiorente periodo di collaborazioni e progetti con i servizi del territorio. La responsabile della
comunità si occupa di mille altri servizi all’interno della cooperativa di appartenenza, coordina
questa realtà in stretta collaborazione con lo psicologo, referente interno del progetto, che con
impegno cerca di rispettare i tempi e le consegne relative al progetto, denunciano la fatica ed il loro
esiguo numero nel poter garantire un adeguato funzionamento della struttura. Il referente interno
consegna la sua documentazione quasi completa, ci accorgiamo solo nella fase del caricamento dei
dati che non sono presenti i singoli questionari Vivacom degli operatori.
La C. A. Casa di Venere, realtà ragusana di giovane istituzione, segue un forte interesse per la
clinica e per alcuni aspetti della cura. In un periodo di fondazione e ridefinizione delle comunità
alloggio appartenenti alla stessa cooperativa, aderiscono e partecipano al progetto visiting. La
responsabile, vive in prima persona tutti i cambiamenti e la fase di passaggio che ridefinisce
l’identità del gruppo che parteciperà all’esperienza, il gruppo degli operatori cerca di appoggiare il
lavoro della responsabile ma si percepisce un evidente disorientamento dal punto di vista
organizzativo. Tentano di rispettare la data di consegna, ma qualcosa sfugge… a più riprese verrà
consegna tutta la documentazione, ma non tutti gli operatori compilano i questionari. I familiari si
rifiutano di fare la compilazione del Vivacom - Utefam, malgrado ciò, l’unico familiare coinvolto
partecipa attivamente all’esperienza. Gli utenti partecipano con consapevolezza all’esperienza,
traendo beneficio dal confronto con gli altri partecipanti.
La C. A. Insieme, al secondo ciclo dell’esperienza, vive una fase di maggiore stabilità rispetto agli
elementi che la caratterizzano, al gruppo che la rappresenta da diversi anni; anche questa è di
giovane fondazione rispetto alle altre strutture della stessa cooperativa. La realtà ennese in cui è
inserita la riconosce nel suo modo di operare, essendo l’unica realtà presente sul territorio, questo
ha agevolato la collaborazione con i servizi, che continua a ridefinirsi nel tempo. Reduci dalla prima
esperienza, seguono con maggiore facilità le procedure che definiscono i tempi dell’esperienza,
consegnando nei tempi il materiale previsto. La comunità si impegna inoltre, insieme ai partecipanti
al corso di formazione, alla stesura della procedura best practies, rispetto ai punti d’eccellenza che
le sono stati riconosciuti durante la fase di accreditamento. Questa verrà in seguito trasmessa ad una
delle comunità con cui ha condiviso il primo ciclo del Progetto Visiting.
I coordinatori esterni
Agata Barbagallo
Domenico Mazzaglia

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Report qualitativo delle visite – Progetto Visiting Sicilia 2014 Tripletta Comunità Alloggio adulti

  • 1. Report qualitativo delle visite – Progetto Visiting Sicilia 2014 Tripletta Comunità Alloggio adulti La tripletta CA si fonda giorno 20 giugno 2014, alla presenza dei coordinatori Agata Barbagallo e Domenico Mazzaglia, Simone Bruschetta, e i referenti delle tre realtà che hanno aderito al progetto. In questa occasione si è spiegato il significato dell’esperienza, i coordinatori esterni danno in questa circostanza alcune indicazioni facendo riferimento alle procedure, descrivendo le fasi previste dal progetto. Si effettua la spiegazione degli strumenti da adottare, precisando che i materiali cartacei dovranno essere consegnati da ciascuna realtà durante la prima visita. I partecipanti hanno concordato le diverse scadenze da rispettare durante la seconda fase del progetto, lavoreranno seguendo le indicazioni del facilitatore interno, organizzando degli incontri specifici per spiegare ed effettuare la compilazione degli strumenti. Inoltre, è stato definito il calendario delle visite. Emerge in questa edizione una maggiore fatica nel farsi coinvolgere dall’esperienza, le comunità vivono sia a livello regionale sia all’interno delle cooperative una delicata fase di passaggio che le porta a ridefinire, soprattutto in alcuni casi specifici, la loro organizzazione. La prima visita ha luogo a Corleone presso la comunità alloggio il Tulipano, il 6 settembre 2014, dando avvio alla terza fase del progetto. Ciascuna delegazione ha ricevuto i materiali da visionare prima della visita (VIVACOM comunitario, Orientamento alla Recovery- Audit, GAS- SET comunitaria, documento di presentazione della comunità con i suoi punti di forza e debolezza), ha inizio una nuova fase di confronto, si fonda il gruppo di lavoro delle delegazioni che costituiscono la tripletta. Le procedure orientano i lavori della giornata, anche se con qualche modifica rispetto ai tempi di realizzazione. La comunità accoglie con entusiasmo le delegazioni in visita, gli utenti manifestano gioia e curiosità, attesa per chi non si conosce con cui condividere una nuova esperienza. Emerge la fatica per il lungo viaggio, il dispiacere per il ritardo, ma anche la consapevolezza rispetto alle distanze. I conduttori avviano i lavori introducendo un breve giro di presentazione tra i membri presenti. Si agevola lo scambio di opinioni sulla documentazione ricevuta sulla comunità, e si condividono interrogativi e curiosità. Condiviso il programma della giornata, s’individuano i documenti che si vorrebbero visionare nel pomeriggio. Il primo community meeting ha luogo subito dopo, coinvolgendo tutte le persone che vivono la comunità, non tutti i residenti partecipano, c’è chi decide di rimanere nella propria stanza. In questa circostanza i conduttori invitano la responsabile della struttura a presentare la comunità con la possibile lettura del documento di presentazione con i punti di forza e debolezza. Per questioni di spazio, questo incontro è avvenuto negli spazi esterni della struttura, un po’ il sole, un po’ il vento, hanno contribuito a creare qualche spostamento… si fa fatica ad intervenire, ad ascoltare l’altro… in questa confusione continua il giro delle presentazioni, si conoscono gli abitanti della comunità e la loro quotidianità. Si riprendono i punti di forza e di debolezza, facendo emergere una profonda amarezza per l’interruzione forzata di tante iniziative che prima venivano realizzate in collaborazione con i servizi pubblici. Emerge con la sua imponente partecipazione, la presenza dei volontari, i quali condividono l’esperienza come rappresentanti dei familiari. Diverse le realtà a supporto della vita della struttura. Le voci degli operatori della struttura si disperdono... in un contesto d’immensa gratitudine verso chi provvede dall’esterno ad impegnare il tempo degli ospiti, la figura degli operatori viene oscurata, non riescono ad intervenire e a raccontare la loro esperienza.
  • 2. La sensazione che si avverte è quella che non tutti hanno pienamente partecipato alla seconda fase del progetto, che prevedeva degli incontri condivisi per effettuare la compilazione degli strumenti. Si evince una forte carenza rispetto all’organizzazione di attività e laboratori interni alla comunità. Dopo aver condiviso il pranzo, si procede a piccoli gruppi, con la visita dei locali della comunità, guidati dagli utenti che vivono la casa. Le stanze sono spaziose colorate ed accoglienti, ognuno ha la possibilità di personalizzare il proprio spazio. L’ansia legata al viaggio di rientro, fa sì che i lavori abbiano subito inizio, le due delegazioni in visita e il facilitatore interno della comunità ospitante, compilano copia degli strumenti previsti, si apre il confronto su alcuni aspetti e si cerca di visionare velocemente la documentazione richiesta la mattina. Emerge la fatica della comunità rispetto ai disservizi, alla difficoltà di coordinare le risorse presenti, la mancanza di spazi idonei per fare riunioni e colloqui, la difficoltà d’inserimento lavorativo per gli utenti, di pensare e realizzare delle attività e dei laboratori interni alla struttura. I lavori della giornata volgono al termine con l’ultimo community meeting, i conduttori traggono le fila della giornata, riprendendo quelle che sono state le tematiche principali, il gruppo interagisce e continua a confrontarsi con maggiore familiarità. Si conclude con la lettura del documento con i punti di forza e debolezza elaborato dalle delegazioni in visita, non tutti i rimandi vengono ben accolti, ma forse è necessario un tempo per una riflessione più profonda su quanto è emerso. Documento della giornata: Punti di forza: - Struttura nuova e accogliente; - Stanze spaziose; - Ospiti e operatori accoglienti e ospitali; - Presenza del volontariato; - Gentilezza e sensibilità degli operatori e degli ospiti; - Il pranzo è stato gradito; - Documentazione abbastanza completa; - Comunità energica che è riuscita a superare i momenti difficili. Punti di debolezza: - Poca multidisciplinarietà del gruppo operatori; - Ufficio piccolo e poco funzionale; - Mancanza di attività e laboratori interni; - Assenza dei familiari; - Maggiore coinvolgimento dei servizi al progetto visiting. La seconda visita, ha luogo ad Enna presso la Comunità Insieme, giorno 11 ottobre 2014, la comunità ospitante, partecipa per il secondo anno al progetto visiting, in questa occasione sono stati considerati dalle delegazione in visita, i punti di forza e di debolezza certificati durante il primo ciclo dell’esperienza. Le delegazioni vengono accolte con un piccolo buffet preparato dagli operatori e dagli utenti, come segno di benvenuto. Si attendono con impazienza i più lontani, ma tutto procede con meno impaccio, il gruppo di lavoro si è ben fondato in occasione della prima visita. Le due delegazioni si riuniscono per la prima volta, si confrontano sui materiali ricevuti prima della visita, la struttura affascina e viene apprezzata nel complesso, emergono diverse curiosità sulle attività laboratoriali interne alla comunità, sul tipo di contatti con l’ufficio del lavoro per i tirocini formativi, sulle figure professionali che operano nella struttura. I conduttori danno avvio al primo community meeting, la dimensione della stanza obbliga a disporre le sedie su due file, cercando di agevolare la visibilità dei partecipanti, la responsabile presenta la comunità, la sua storia, mettendo in evidenza i punti di forza e di debolezza.
  • 3. La circolarità e lo scambio tra pari contraddistinguono l’esperienza del progetto Visiting, facendo sì che siano proprio gli utenti ed i familiari a rompere il ghiaccio, sentirsi liberi di esprimere la propria opinione rispetto a quello che vivono quotidianamente. La zona in cui è situata la struttura, agevola la riflessione sull’importanza di trovarsi al centro del paese, facilitando gli spostamenti degli utenti che sono più autonomi. Un’utente fa emergere in modo chiaro la difficoltà che spesso si presenta nella relazione con l’esterno e con gli altri, non sempre si capisce e si accetta la loro presenza. Lo stigma è forte, malgrado le apparenze e i tentativi per fruire all’esterno una pensiero differente, permane silente nella condizione sociale collettiva. Da più familiari viene condiviso lo stupore rispetto alla scarsa conoscenza, la poca visibilità avuta dalle comunità alloggio e dalle realtà simili sul territorio, rispetto a tutto il resto, ci si interroga e si cerca un colpevole… Perché non sono conosciute? Il conduttore fa emergere quanto il problema istituzionale è nella patologia, spesso “fantasma…”, forte il rischio di colludere con il ritiro sociale della patologia, prevale la difficoltà di vedere il disturbo psichiatrico. Quali le alternative alla rabbia e al rischio di colludere con la patologia? I volontari presenti nel gruppo danno una concreta testimonianza rispetto al tentativo di rompere lo stigma, spicca l’impegno e la collaborazione per far conoscere il lavoro delle comunità e gli utenti che la abitano. Ma quanto anche questo modo di operare spesso rischia di essere inefficace? Spesso rimangono esperienze fini a se stesse legate al pensiero dei singoli promotori, il pensiero non diviene trasversale a tutti i contesti ma rimane circoscritto alla singola situazione. A conclusione di questo momento, segue la visita dei locali della comunità a piccoli gruppi, e la condivisione del pranzo, occasione di dialogo e di piacevole conoscenza. I lavori del pomeriggio proseguono con la compilazione dei questionari da parte delle delegazioni in visita, in presenza della responsabile e del facilitatore interno. Questa fase è impegnativa, spesso noiosa per il suo modo di procedere, ma sono stati diversi gli aspetti su cui si è aperto il confronto. Il questionario alla Recovery, propone di attivare un pensiero a cui non si è ancora avvezzi, una concezione diversa della relazione di cura e della patologia, che tenta in qualche modo di entrare nelle nostre comunità. Il tentativo di confrontarsi con le esperienze degli altri stati, in particolar modo, con l’esperienza inglese. Completata la compilazione, si creano due gruppi diversi di lavoro, ciascuno con un conduttore esterno. Le delegazioni in visita stilano il documento dei punti di forza e di debolezza sulla comunità visitata, il gruppo della comunità riceve le informazioni su quanto è emerso dalla compilazione dei questionari. La giornata si conclude con l’ultimo community meeting, i conduttori riprendono le tematiche principali che sono emerse durante la giornata, si procede con la lettura del documento dei punti di forza e di debolezza. Si apre un confronto costruttivo, rispetto a come la comunità si sia sentita valutata, rispetto alla prima partecipazione al progetto Visiting; quanto alcuni aspetti continuano ad emergere come punti di debolezza, ad esempio la mancata distinzione del ruolo delle diverse figure professionali che operano all’interno della struttura, quanto questa possa creare confusione e a lungo tempo determinare dissapori e ambiguità. Le relazioni con i familiari e con le realtà esterne, viene confermato come punto di debolezza su cui continuare a lavorare. Altri aspetti assumono una valenza positiva, i laboratori e i tirocini formativi vengono confermati come punti di forza della comunità. Documento della giornata: Punti di forza: - Si trova dentro un centro abitato; - Gradevoli la casa e gli arredi, adeguata suddivisione dei bagni;
  • 4. - Organizzazione e personale qualificato; - Progetti di tirocinio formativo e i laboratori interni alla struttura. Punti di debolezza: - Non ci sono ruoli definiti nel modo di operare (operatori, ausiliari, responsabile); - La non collaborazione nei programmi annuali e nei PTI (per l’emancipazione sociale e lavorativa) delle istituzioni sociali e sanitarie; - Il padrone di casa che abita al piano inferiore della struttura; - Il non abbattimento delle barriere architettoniche (scale- messa in sicurezza); - Poca partecipazione della famiglia e del territorio, della cittadinanza alle attività della C.A. La terza visita conclude il giro, le delegazioni si incontrano a Modica giorno 23 ottobre 2014, presso la comunità alloggio Casa di Venere. Gli utenti che abitano la struttura attendono impazienti gli ospiti, collaborano con gli operatori nel preparare gli spazi e ogni cosa che servirà per la giornata. Alle 10,30 le delegazioni arrivano in comunità, anche se mancano alcuni membri sia per motivi di salute che lavorativi, con piacere e familiarità si inizia a lavorare. Le delegazioni condividono le curiosità nate dalla lettura dei documenti della struttura, si crea un clima di serena collaborazione. Il primo community meeting apre un confronto spontaneo e meno velato da imbarazzo, la possibilità di chiedere informazioni e mettere in luce le ambiguità. Malgrado sembra che si possa trovare una spiegazione ad ogni cosa… sono davvero tanti gli aspetti che richiederanno un tempo diverso per essere compresi, portando possibili cambiamenti. Dalla voce della responsabile apprendiamo la storia della comunità, le sue origini, i rapporti con la CTA presente nella stesso edificio e la presenza di un’altra comunità alloggio per adulti, sullo stesso piano. La narrazione fa emergere degli aspetti strutturali e organizzativi importanti, l’assenza di alcune condizioni formali e regolamentari, rispetto ad esempio ai criteri previsti dagli standard di qualità. Si riflette su quanto spesso si pensa di poter fare a meno di tante rigide formalità, ritenendo essenziali solo alcuni aspetti piuttosto che altri… spesso è proprio la “formalità” che dà un contenitore dove diviene più lineare e strutturata la relazione di cura. Sembrano davvero tante le risorse a disposizione della struttura: i buoni livelli di autonomia dei pazienti, le relazioni con i servizi di riferimento, i laboratori presenti… ma in realtà circola la sensazione che si debba ancora trovare il giusto equilibrio tra i diversi elementi che caratterizzano la vita della comunità. Il conduttore sottolinea l’importanza del pensiero che precede la fondazione delle strutture, quanto questo ne determina la storia ed il funzionamento, quanto gli aspetti formali, come quelli previsti dagli standard di qualità, permettano di garantire la tracciabilità del lavoro. Gli utenti prendono con facilità la parola, presentano la loro esperienza con aneddoti di vita quotidiana, ognuno di loro, rispetto alle reali possibilità, ai loro interessi, al bisogno di essere visti e riconosciuti. Avanza la loro considerazione rispetto al rapporto con i servizi, con la struttura e all’esterno, le loro difficoltà rispetto alle comunità visitate. La responsabile della struttura fa emergere il loro impegno affinché ognuno possa vivere la propria dimensione ed individualità, ma viene anche riconosciuto dalla stessa, l’assenza di tanti strumenti e prassi, che dalla fondazione della comunità si sia lavorato molto sulla parte clinica e poco sugli aspetti sociali. La giornata prosegue con la visita degli spazi della struttura a piccoli gruppi, sono gli abitanti della casa che spiegano ogni cosa, visitiamo anche gli esterni, ammirando il giardino e l’orto curato da un utente in particolare, i prodotti vengono condivisi ed in parte venduti.
  • 5. Il pranzo viene realizzato sotto forma di buffet all’interno della cucina, gli operatori della struttura si sono adoperati a preparare pietanze tipiche del luogo, tutto viene gradito e apprezzato dalle delegazioni in visita. I lavori del pomeriggio proseguono con la compilazione dei questionari da parte delle delegazioni, in presenza della responsabile e del facilitatore interno, il clima di lavoro si contraddistingue rispetto alle altre visite, si è consapevoli dell’arduo impegno dato dalla lettura dei numerosi item… ma allo stesso tempo si crea una condizione di allegra collaborazione. Dopo una breve pausa, i due gruppi si riuniscono, le delegazioni in visita scrivono il documento con i punti di forza e debolezza, i membri della comunità si confrontano sull’esperienza e sulle differenze emerse tra i questionari comunitari e quelli compilati durante la visita. La giornata si conclude con l’ultimo community meeting, questo momento conclude la fase delle visite, i conduttori invitano ad aprire una riflessione sui lavori della giornata, ma anche di riflettere su tutte le esperienze precedenti. Gli utenti esprimono la gioia di aver partecipato, ma anche il bisogno di essere visti con le loro difficoltà, esprimono i loro bisogni, l’esigenza di essere trattati con garbo da chi si prende cura di loro, che gli operatori siano forti e preparati. Convivere con chi ha problematiche come le loro non è semplice. I familiari condivido la gioia di aver partecipato, considerano l’esperienza costruttiva e occasione di confronto. Questa ha permesso di ampliare le conoscenze sui servizi presenti, su quali sono i diritti e le possibilità di ogni utente e realtà comunitaria. Dalla voce degli operatori emerge la positività rispetto all’esperienza, ma allo stesso tempo il forte dissenso rispetto alla collaborazione con in servizi sanitari. La totale assenza di alcune opportunità organizzative interne alle comunità, che privano spesso gli operatori di lavorare con serenità. La possibilità di accogliere l’opinione dell’altro come sprono e non come offesa, lasciarsi stupire dalla voce degli utenti che spesso viene sottovalutata. Si propone nuovamente, in vista del forum regionale, la possibilità di coinvolgere i servizi sanitari, fargli giungere quello che emerge da queste esperienze. I conduttori ringraziano tutti per la collaborazione, vengono riprese le diverse fasi dell’esperienza e le principali tematiche su cui si è aperto il confronto, facendo riferimento agli scopi che fondano l’esperienza del Visiting. Si conclude con una forte suggestione che porta il conduttore a immaginare un’unica comunità durante un’assemblea mattutina, una comunità che si è allargata, che attiva pensieri e nuove possibilità. Documento della giornata: Punti di forza: - Spazi a disposizione interni ed esterni (es. orto, giardino); - Compresenza tra CTA e Comunità Alloggio, facilità nel passaggio tra una struttura e l’altra; - Presenza di un Centro Diurno dove svolgere attività; - Presenza forte e attiva del Dipartimento; - Buona sistemazione delle stanze; - Sistemazione strutturale consona (es. segreteria) a parte le zone comuni (sala tv). Punti di debolezza: - Luoghi comuni, come ad es. la sala tv è piccola; - Struttura decentrata rispetto al centro della città; - Si denota che la vicinanza alla CTA sia anche un punto di debolezza, perché crea troppa confusione tra le diverse realtà; - Le regole di convivenza ci sembrano poco di convivenza (es. fumo); - Poche figure professionali, poca multidisciplinarietà;
  • 6. - Scarsa collaborazione in cucina, da parte degli utenti; - Poco chiaro il sistema di sicurezza (estintori, piano di evacuazione); - Sistema di qualità e procedure assenti; - Assenza dell’Operatore di Riferimento per “alleggerire” il carico. Fase post – visiting Presa visione dei materiali cartacei di ciascuna comunità, segue il caricamento dei dati, la valutazione degli indicatori per l’accreditamento. In questa circostanza emerge la fatica che quest’anno ogni realtà ha messo nel partecipare all’esperienza, quanto rispetto alle singole storie ed esperienze, si rispecchia l’organizzazione ed il pensiero che istituisce ognuna di esse. Nasce una riflessione più attenta che permette di visualizzare meglio gli aspetti che contraddistinguono le singole realtà, facendo un po’ il quadro della situazione, rispetto alle dinamiche e al momento storico da loro vissuto. La C. A. Il Tulipano, inserita in un ampio contesto territoriale del palermitano, vive i postumi di un fiorente periodo di collaborazioni e progetti con i servizi del territorio. La responsabile della comunità si occupa di mille altri servizi all’interno della cooperativa di appartenenza, coordina questa realtà in stretta collaborazione con lo psicologo, referente interno del progetto, che con impegno cerca di rispettare i tempi e le consegne relative al progetto, denunciano la fatica ed il loro esiguo numero nel poter garantire un adeguato funzionamento della struttura. Il referente interno consegna la sua documentazione quasi completa, ci accorgiamo solo nella fase del caricamento dei dati che non sono presenti i singoli questionari Vivacom degli operatori. La C. A. Casa di Venere, realtà ragusana di giovane istituzione, segue un forte interesse per la clinica e per alcuni aspetti della cura. In un periodo di fondazione e ridefinizione delle comunità alloggio appartenenti alla stessa cooperativa, aderiscono e partecipano al progetto visiting. La responsabile, vive in prima persona tutti i cambiamenti e la fase di passaggio che ridefinisce l’identità del gruppo che parteciperà all’esperienza, il gruppo degli operatori cerca di appoggiare il lavoro della responsabile ma si percepisce un evidente disorientamento dal punto di vista organizzativo. Tentano di rispettare la data di consegna, ma qualcosa sfugge… a più riprese verrà consegna tutta la documentazione, ma non tutti gli operatori compilano i questionari. I familiari si rifiutano di fare la compilazione del Vivacom - Utefam, malgrado ciò, l’unico familiare coinvolto partecipa attivamente all’esperienza. Gli utenti partecipano con consapevolezza all’esperienza, traendo beneficio dal confronto con gli altri partecipanti. La C. A. Insieme, al secondo ciclo dell’esperienza, vive una fase di maggiore stabilità rispetto agli elementi che la caratterizzano, al gruppo che la rappresenta da diversi anni; anche questa è di giovane fondazione rispetto alle altre strutture della stessa cooperativa. La realtà ennese in cui è inserita la riconosce nel suo modo di operare, essendo l’unica realtà presente sul territorio, questo ha agevolato la collaborazione con i servizi, che continua a ridefinirsi nel tempo. Reduci dalla prima esperienza, seguono con maggiore facilità le procedure che definiscono i tempi dell’esperienza, consegnando nei tempi il materiale previsto. La comunità si impegna inoltre, insieme ai partecipanti al corso di formazione, alla stesura della procedura best practies, rispetto ai punti d’eccellenza che le sono stati riconosciuti durante la fase di accreditamento. Questa verrà in seguito trasmessa ad una delle comunità con cui ha condiviso il primo ciclo del Progetto Visiting. I coordinatori esterni Agata Barbagallo Domenico Mazzaglia
  • 7. - Scarsa collaborazione in cucina, da parte degli utenti; - Poco chiaro il sistema di sicurezza (estintori, piano di evacuazione); - Sistema di qualità e procedure assenti; - Assenza dell’Operatore di Riferimento per “alleggerire” il carico. Fase post – visiting Presa visione dei materiali cartacei di ciascuna comunità, segue il caricamento dei dati, la valutazione degli indicatori per l’accreditamento. In questa circostanza emerge la fatica che quest’anno ogni realtà ha messo nel partecipare all’esperienza, quanto rispetto alle singole storie ed esperienze, si rispecchia l’organizzazione ed il pensiero che istituisce ognuna di esse. Nasce una riflessione più attenta che permette di visualizzare meglio gli aspetti che contraddistinguono le singole realtà, facendo un po’ il quadro della situazione, rispetto alle dinamiche e al momento storico da loro vissuto. La C. A. Il Tulipano, inserita in un ampio contesto territoriale del palermitano, vive i postumi di un fiorente periodo di collaborazioni e progetti con i servizi del territorio. La responsabile della comunità si occupa di mille altri servizi all’interno della cooperativa di appartenenza, coordina questa realtà in stretta collaborazione con lo psicologo, referente interno del progetto, che con impegno cerca di rispettare i tempi e le consegne relative al progetto, denunciano la fatica ed il loro esiguo numero nel poter garantire un adeguato funzionamento della struttura. Il referente interno consegna la sua documentazione quasi completa, ci accorgiamo solo nella fase del caricamento dei dati che non sono presenti i singoli questionari Vivacom degli operatori. La C. A. Casa di Venere, realtà ragusana di giovane istituzione, segue un forte interesse per la clinica e per alcuni aspetti della cura. In un periodo di fondazione e ridefinizione delle comunità alloggio appartenenti alla stessa cooperativa, aderiscono e partecipano al progetto visiting. La responsabile, vive in prima persona tutti i cambiamenti e la fase di passaggio che ridefinisce l’identità del gruppo che parteciperà all’esperienza, il gruppo degli operatori cerca di appoggiare il lavoro della responsabile ma si percepisce un evidente disorientamento dal punto di vista organizzativo. Tentano di rispettare la data di consegna, ma qualcosa sfugge… a più riprese verrà consegna tutta la documentazione, ma non tutti gli operatori compilano i questionari. I familiari si rifiutano di fare la compilazione del Vivacom - Utefam, malgrado ciò, l’unico familiare coinvolto partecipa attivamente all’esperienza. Gli utenti partecipano con consapevolezza all’esperienza, traendo beneficio dal confronto con gli altri partecipanti. La C. A. Insieme, al secondo ciclo dell’esperienza, vive una fase di maggiore stabilità rispetto agli elementi che la caratterizzano, al gruppo che la rappresenta da diversi anni; anche questa è di giovane fondazione rispetto alle altre strutture della stessa cooperativa. La realtà ennese in cui è inserita la riconosce nel suo modo di operare, essendo l’unica realtà presente sul territorio, questo ha agevolato la collaborazione con i servizi, che continua a ridefinirsi nel tempo. Reduci dalla prima esperienza, seguono con maggiore facilità le procedure che definiscono i tempi dell’esperienza, consegnando nei tempi il materiale previsto. La comunità si impegna inoltre, insieme ai partecipanti al corso di formazione, alla stesura della procedura best practies, rispetto ai punti d’eccellenza che le sono stati riconosciuti durante la fase di accreditamento. Questa verrà in seguito trasmessa ad una delle comunità con cui ha condiviso il primo ciclo del Progetto Visiting. I coordinatori esterni Agata Barbagallo Domenico Mazzaglia