3. La formazione
• Studiò teologia a
Tubinga insieme a
Hölderlin e a Hegel;
• dopo un periodo di
studi scientifici passò
a Jena, dove fu
uditore e collaboratore
di Fichte,
• di cui prese il posto
nel 1799.
4. Apogeo e tramonto
• Nel 1800 Raggiunge il vertice della fama
tra i romantici con il Sistema
dell’idealismo trascendentale.
• La sua fortuna è presto oscurata dal
successo di Hegel (l’amicizia con il quale
si era rotta dal 1807).
• Dopo la sua morte (1831) capitanò a
Berlino la reazione all’hegelismo.
5. La filosofia della Natura
(1797-99)
A 19 anni, quando comincia la sua produzione
filosofica, Schelling è fichtiano. Ben presto però
matura il suo distacco dal maestro. Il suo interesse
si concentra anzitutto sulla natura. Infatti la natura
(vedi il riferimento a Spinoza) ha vita e razionalità in
se stessa e deve avere in sé un principio
autonomo, lo stesso che spiega il mondo della
ragione e della storia. Dunque l’Assoluto è identità
o indifferenza di natura e spirito (Fichte).
6. Oltre Fichte
• Per Schelling sia il dogmatismo che
l’idealismo fichtiano propongono una
prospettiva parziale:
Il dogmatismo, riducendo tutto a oggetto,
non può spiegare l’intelligenza e la libertà,
ma anche Fichte, che riduce tutto a soggetto,
non è in grado di giustificare pienamente
l’origine del mondo naturale, che è visto
come pura negatività, “non-Io”.
7. L’Assoluto e la Natura
• Il primo principio non è un Io puro, ma un
Assoluto che è unità indifferenziata di
soggetto (Spirito) e oggetto (Natura).
• La Natura, quindi:
non è solo non-Io, ha una realtà a sé; è
intelligenza inconscia che si innalza
gradatamente verso lo spirito cosciente;
è attività che, come l’Io fichtiano, si sviluppa
attraverso il superamento di un limite.
8. Schelling rifiuta le due tradizionali esplicazioni della
natura: meccanicismo scientifico e finalismo teologico.
Vi contrappone un modello organicistico finalistico
e immanentistico: ogni parte è in relazione con il
tutto, in esso si manifesta una finalità superiore e
interna alla natura stessa. La natura è un organismo
che organizza se stesso: in essa agisce un’anima del
mondo, una forza vivificatrice e inconscia. La natura è
spirito inconscio, attività spontanea e creatrice
che si dialettizza in due principi: attrazione e
repulsione; è la logica delle forze opposte. Questa
polarità si concretizza nel magnetismo, nell’elettricità e
nel chimismo. Essa è uno spirito inconscio in moto
verso lo spirito, un progressivo emergere dello spirito
(preistoria dello spirito).
9. Le due vie della filosofia
• Se l’Assoluto è sia Spirito che Natura,
può essere indagato da due punti di vista:
la Filosofia della Natura ha il compito di
trovare il soggetto a partire dall’oggetto
La Filosofia Trascendentale quello di trovare
l’oggetto a partire dal soggetto.
• Dopo aver indagato la Natura, nel Sistema
dell’idealismo trascendentale, Schelling
ritornò sul secondo percorso.
10. L’Idealismo Trascendentale
(1800)
La filosofia trascendentale ripropone, in nuova
ottica, lo stesso cammino indagato da Fichte.
Egli vuole dimostrare come lo spirito si risolve
nella natura. Egli parte dall’idealismo per
giungere al realismo.
L’aspetto più innovativo è il particolare
significato che vi assume l’arte.
11. La ricerca dell’autore risulta esser una sorta di
anamnesi filosofica dell’io cioè la presa di coscienza
di quel produrre inconscio dello spirito in cui è da
ricercarsi la radice soggettiva degli oggetti. La
filosofia pratica inizia con il culmine dell’attività
teoretica. La volontà si concretizza come morale
(libertà e spontaneità) e come diritto (legalità e
necessità). L’antitesi tra necessità e libertà chiede
una sintesi superiore: una prima composizione si ha
nella storia in cui esiste un disegno che si attua nel
tempo (provvidenzialismo romantico).
La rivelazione storica dell’assoluto avviene in tre
periodi: destino, natura, provvidenza.
12. Idealismo estetico
• L’attività teoretica e pratica non sono in grado di
cogliere l’Assoluto, che è Natura e Spirito, inconscio
e conscio, soggetto e oggetto. La storia rimanda al
futuro l’armonia tra i termini in gioco.
• Per Schelling esso è invece attingibile nella sua unità
nell’attività artistica che, infatti, riunisce l’inconscio
dell’ispirazione con l’agire cosciente e meditato
dell’artista. Nelle forme finite il genio si concretizza
generando infiniti significati e infinite letture.
• L’arte diventa perciò il culmine e l’ “organo” della
filosofia poiché è produrre spirituale in modo naturale
o produrre naturale in modo spirituale.
13. La filosofia della Identità
(1801-1804)
Una volta ridisegnata la filosofia
della natura e la filosofia
trascendentale, Schelling si dedicò
all’Assoluto, concepito come
Identità indifferenziata di Spirito e
Natura.
14. Finito e infinito
• L’Assoluto è il tutto, l’unità infinita in cui
sussiste ogni realtà finita;
• ciascuna scaturisce dal differenziarsi di
soggettivo e oggettivo in seno all’Assoluto:
Nell’identità infinita si manifestano realtà in cui
prevale la soggettività e quelle in cui prevale
l’oggettività;
ma dove emerge una delle polarità, l’altra è
sottintesa, così che l’identità si conserva
nella totalità e in ogni differenziazione.
15. Il problema più grande
• Resta da spiegare: perché dall’Identità
debbano scaturire differenti realtà,
perché dall’infinito si origini il finito, come
si produca l’opposizione soggettooggetto.
16. Oltre Schelling
Non seguiremo Schelling nelle
ulteriori fasi del suo pensiero:
proprio dalla critica della
concezione dell’Assoluto come
Identità si sviluppa una nuova
filosofia: l’idealismo hegeliano.