2. tempo della scienza
• quantitativo
omogeneo
• ripetibile reversibile
• Discreto
• la collana di perle
• astratto, esteriore,
spazializzato
• costruzione formale
fisico-matematica
tempo della vita
• qualitativo eterogeneo
• irripetibile irreversibile
• Continuo
• Il gomitolo di lana
• è interiorità e si
identifica con la durata
reale
• coincide con lo
svolgersi autocreativo
della coscienza ed è
libertà
3. La vita spirituale è perciò essenzialmente autocreazione e libertà.
Immaginando il tempo secondo lo schema spaziale, come fa la
scienza, perciò si rende esteriore l'azione e il motivo dell'azione
considerandoli quasi come due cose esterne l'una all'altra di cui una
agisca sull'altra. Questa resa spaziale è in contrasto con la
testimonianza della coscienza, la quale ci dà soltanto un processo di
mutamento unico e continuativo.
Tutti i sentimenti, se hanno attinto una profondità sufficiente, sono tutta
l'anima, si identificano con essa; e dire che l'anima è determinata da
uno di essi è lo stesso che dire che si determina da sé ed è quindi
libera.
4. Bergson parlando di spirito e corpo distingue
Memoria
conoscenza che registra ciò
che accade, anche ciò di
cui non si è consapevoli
la memoria pura è il nostro
passato, la memoria
complessiva
Ricordo
materializzazione di un
ricordo passato che non
sempre avviene
ricordo immagine
solo ciò che serve all’agire
è trasformato in ricordi
immagine; il resto è obliato
è una frazione della
memoria complessiva
la coscienza è memoria,
ma non è necessariamente
ricordo
Percezione
agisce come un continuo
filtro selettivo dei dati, in
vista dell'azione
5. La concezione bergsoniana della memoria in Materia e memoria, del 1896
Questa concezione è stata talvolta avvicinata alla memoria rievocativa di Proust, anche se
Proust negò che i suoi romanzi fossero romanzi bergsoniani. Proust, tra l'altro, era un paggetto
d'onore al matrimonio di Bergson con sua cugina. Ma veniamo al testo. Quest'opera del '96 è
forse la più difficile di Bergson, la più complessa, quella che situa il suo sistema in una visione
filosofica più completa della realtà.
Nella visione bergsoniana, c'è la memoria pura, la memoria che rimane in noi anche se sepolta
nell'inconscio, e c'è la memoria meccanica, che è invece come un meccanismo montato nel
nostro organismo, quella per cui meccanicamente noi compiamo per abitudine certe operazioni
senza ricordarci affatto di averle imparate.
Contrariamente a quella meccanica, la memoria rievocativa è quella che ha luogo quando, per
esempio, ricordiamo un episodio lontanissimo della nostra vita o anche vicino, ma più spesso
lontano, che viene rivissuto improvvisamente, per esempio negli stati di dormiveglia, oppure in
certi stati di rilassatezza, quando cioè viene meno quella che Bergson chiama «l'attenzione alla
vita». Quando sono tutto preso dalle cose che devo fare, non ho questa memoria rievocativa,
mi affido piuttosto alla meccanicità; anche quando parlo mi affido alla meccanica della parola
che ho imparato da bambino, ma senza ricordare di averla imparata, ma quando l'attenzione
alla vita si rilassa, allora possono riemergere in me questi ricordi, che del resto, se
riemergessero sempre, mi bloccherebbero, mi impedirebbero di fare quel che devo fare perché
sarei completamente distratto.
6. La nostra vita cosciente è una interazione
continua tra questi due aspetti della memoria:
quella rievocativa, che in qualche modo é
soffocata e che però condiziona il nostro modo
di sentire e di pensare, e la memoria
meccanica, che ci permette di operare
concretamente nel mondo. La realtà non si trova tutta allo stesso livello, e
questo emergeva già nel primo saggio, il
Saggio sui dati immediati della coscienza,
quando notava che certi atti chiamati atti
liberi, emergono in noi da uno strato profondo
della nostra personalità, mentre gli atti
consueti della vita sono appunto meccanici e
occupano uno strato più superficiale.
… è come se il tempo fosse tutto al tempo passato e presente ma
anche, in qualche modo, a quello futuro, fosse tutto racchiuso in un
punto, quasi si trattasse di una eternità. Quando l'atto - in una
condizione che potremmo impropriamente definire ideale - emerge da
questa profondità non è più condizionato dai suoi antecedenti, dalle
sue cause precedenti, perché il precedente e il susseguente sono come
uniti insieme: l'atto nasce dalla mia personalità complessiva ed è un
atto libero, anche se, appunto, secondo Bergson questa è una
condizione fortunata e rara, che si attua solo in atti in qualche modo
creativi.