1. Dio e il Divino
Stoicismo
Epicureismo
Neoplatonismo
Cristianesimo
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2. Il Dio provvidente: lo stoicismo
Le stoicismo approda a una consapevole formulazione
panteistica di Dio: nel mondo operano due principi
uno passivo, la materia di cui sono fatte le cose, e un
attivo, la ragione che le informa e le vivifica - governa
(Dio). I due principi sono corpo poiché solo ciò che è
corporeo, per gli stoici, esiste.
Dio è dunque un principio attivo non distinto dalla
natura: è una forza che plasma e dirige la materia
all’interno. La natura è divina, poiché Dio è la
razionalità interna che la verifica.
Dio governa il cosmo con assoluta necessità e con un
ordine precostituito secondo una concatenazione
necessaria di eventi.
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3. La provvidenza dell’ordine razionale
Tutto ciò che accade risponde un disegno
provvidente e ha un senso: il mondo è perfetta
provvidenza e anche il male ha un senso all’interno
della provvidenza divina perché risponde a un disegno
razionale.
La provvidenza stoica è diversa da quella cristiana
poiché il dio stoico è logos impersonale che coincide
con il cosmo o meglio il suo ordine: Dio è l’ordine
dell’universo, non è un essere trascendente che impone
all’universo un ordine dall’esterno (come fa invece il Dio
cristiano).
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4. Gli dei lontani: Epicuro (IV-III sec. A.C.)
Dio è lontano e indifferente. La dottrina filosofica
epicurea è rigidamente materialista: non esiste nulla di
immateriale e spirituale poiché la natura si spiega facendo
riferimento agli atomi e al loro movimento; anche
l’anima è materiale e no ha alcun destino ultraterreno.
Eppure gli dei esistono poiché la nostra conoscenza è il
frutto delle impressioni che gli atomi imprimono
sull’anima: purché noi possediamo l’immagine degli
dei essa dovrà derivare da qualcosa di materiale e di
esterno all’anima e dunque gli dei esistono e sono
corporei, ma non bisogna temerli perché essi non si
occupano né di uomini né del cosmo.
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5. La conoscenza come terapia
La conoscenza, la filosofia è medicina dell’anima e
terapia efficace contro i quattro mali fondamentali
che affliggono l’uomo la paura degli dei, la paura della
morte, la paura del dolore, la mancanza del
piacere.
Dunque la teologia serve per liberare gli uomini dalla
paura degli dei che nasce dall’ignoranza circa la vera
natura divina: gli dei sono indifferenti al destino
dell’uomo e al mondo fisico, dove domina il caso del
movimento degli atomi.
Il male del mondo prova la lontananza indifferente degli
dei ed è la prova che è impossibile conciliare la bontà, la
onnipotenza di Dio con la presenza dello stesso male nel
mondo. 5
6. L’ultima voce del pensiero greco: Plotino
Con questo autore la teologia greca subisce profondo
mutamento: dio è principio che trascende non solo il
mondo sensibile, ma anche l’intelligenza e l’intelligibile.
A fondamento delle cose c’è l’Unità (già Platone aveva
posto a fondamento del mondo sensibile e molteplice
l’unità delle idee): il nostro autore però sostiene che il
pensiero implica una dualità di “pensante” e
“pensato”, oltre che una molteplicità di idee.
Bisogna andare oltre il pensiero per raggiungere una
Unità che stia oltre il sensibile, ma anche oltre
l’intelligenza e oltre l’intelligibile: l’Uno in sé.
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7. Infinità dell’Uno e ineffabilità
L’Uno assoluto è Dio in senso proprio in quanto
fondamento del mondo sensibile l’intelligibile: la sua
caratteristica essenziale è l’infinità. Essa è assenza di
limite della potenza, onnipotenza.
L’Uno è ineffabile, nel senso che non può essere
oggetto di un discorso e di alcuna conoscenza poiché
parlare di conoscere significa definire. Dire cosa è l’Uno
significa dire anche cosa esso non è, ma ciò non è
possibile dal momento che l’Uno è unità assoluta.
L’unica possibilità è una teologia negativa: l’Uno è
oltre assoluto: oltre l’essere, oltre il pensabile, oltre il
dicibile, una realtà assoluta che l’uomo non può
catturare.
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8. Oltre il sensibile, il pensiero …
L’Uno è assolutamente trascendente rispetto al
mondo, indicibile e inconoscibile, però il nostro
autore lo definisce con alcune determinazioni positive:
causa, bene, principio, cioè come se fosse un oggetto di
conoscenza.
È evidente la difficoltà intrinseca di ogni tentativo di
parlare di qualcosa di assolutamente trascendente,
qualcosa che si pone oltre il pensiero: il limite del
pensiero si configura così come il pensiero del limite.
Dio è assolutamente trascendente rispetto al mondo, ma
ne è anche la causa e l’origine: il problema del
rapporto uno – mondo è il problema cruciale della
riflessione filosofica di Plotino.
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9. La derivazione del mondo
Come spiegare l’origine, la derivazione del mondo da
Dio: non viene usata la teoria del demiurgo, poiché l’Uno
non può mancare di nulla e non può avere bisogno del
mondo. L’Uno non ha voluto plasmare il mondo, ma ha
generato l’essere per una sorta di interna
necessità: essendo potenza infinita l’Uno possiede
una sovrabbondanza d’essere che, traboccando,
genera il mondo: il mondo deriva dal principio così come
la luce si irradia da una fonte luminosa, come il calore si
propaga dal fuoco, il profumo emana a un fiore, il freddo
scaturisce dalla neve.
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10. Le caratteristiche dell’Emanazionismo
L’emanazione ha alcune caratteristiche:
Assoluta necessità poiché la potenza infinita non può
non girare il mondo;
La generazione dell’essere implica una progressiva
degradazione dello stesso che si impoverisce man
mano si allontana dall’uno;
L’effetto continua essere parte della causa, cioè il mondo
continua essere parte dell’uno;
Il mondo è un fluire incessante, inesauribile, eterno
come lo è l’uno e la sua potenza.
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11. Emanazionismo …
Esso si distingue:
Dal dualismo platonico e aristotelico: dio è causa
ordinante, poiché il mondo esiste di per sé e dio si limita
a dargli ordine e forma.
Dal creazionismo cristiano: dio come causa creante
libera e consapevole secondo un atto d’amore ex nihilo.
Dal panteismo stoico: dio come causa immanente che
si identifica con il mondo
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12. Emanazione … come …
Ultimo grado dell’emanazione: è
non essere e male come privazione
Rivolta all’intelletto
e alla materia
CONTEMPLAZIONE EMANAZIONE
Sede dei modelli
eterni
Mondo intellegibile
ed eterno da cui
emana il mondo Potenza di tutte
sensibile le cose
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13. Il circolo cosmico (Enneadi)
Movimento di UNO
ritorno: virtù -
liberazione dalla Movimento di
dipendenza dal corpo “caduta” nel
(liberazione dai sensi, corpo a cui
dalle passioni …). l’anima vuole
Poi con l’arte appartenere e
(contemplazione della di cui si
bellezza), l’amore prende
(vedi Platone) e la molti eccessiva cura
filosofia procede
verso l’uno in sé, ma
solo con l’estasi Ma l’uomo “desidera”
oltre i limiti del finito ritornare alla condizione
(amoroso contatto). originaria: nostalgia
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14. Ragione greca e Fede cristiana
Teologia platonica: la materia è ciò che più di
ogni cosa si diversifica dal divino, cioè un
principio negativo.
Nel Cristianesimo Dio si fa carne, assume
forma umana e rimane Dio! E Dio muore
in croce …!
Plotino: la salvezza dell’uomo si ha con la morte
del corpo e con la restituzione dell’anima al
divino da cui proviene (liberazione).
Nel Cristianesimo c’è la resurrezione del
corpo, cioè la redenzione della materia!
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15. Ragione greca e Fede cristiana
Plotino: la via del ritorno all’Uno è impresa e
sforzo umano, impresa solitaria in cui Dio è
“oggetto” d’amore. L’anima deve liberarsi dal
corpo e dalla contaminazione della materia.
Nel Cristianesimo è Dio a farsi uomo, a
muoversi verso l’umanità. È Dio che salva
l’umanità con un dono libero d’amore.
Plotino: la filosofia è opera dell’uomo
Nel Cristianesimo la rivelazione è
indipendente dalla ragione e dall’opera
dell’uomo
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16. Ragione greca e Fede cristiana
La contaminazione reciproca tra grecità e
cristianesimo (ellenizzazione del cristianesimo)
non è solo un evento storico, ma diviene una
questione teorica. Se la filosofia greca è la
massima espressione della forza della
ragione e l’annuncio cristiano è la
rivelazione definitiva di Dio, l’incontro tra le
due porta con sé la questione del rapporto tra
ragione (filosofia) e fede (religione rivelata),
tra ciò che si deve credere
e ciò che si può comprendere.
comprendere
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17. Agostino: a Dio attraverso l’anima (introspezione)
Platone è l’ispiratore della sua filosofia.
Legame profondo tra l’interiorità dell’uomo e Dio: la
filosofia è indagine intorno all’anima e ricerca teologica.
La fede indica alla ragione la via da percorrere (credo ut
intelligam), alla propria fede occorre rendere ragione
arricchendola (intelligo ut credam).
Sono rifiutati sia il razionalismo sia il fideismo
La filosofia agostiniana è antropocentrica: Dio va cercato,
non nel cosmo, ma nell’uomo; è nell’uomo che vanno
cercate le tracce di Dio (profondità della coscienza,
interiorità dell’anima).
Dio è in noi, ma ci trascende infinitamente.
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18. Agostino: a Dio attraverso l’anima (introspezione)
Dio abita nell’uomo, ma lo trascende infinitamente.
La prova di Dio ex veritate: nella nostra anima ci sono
veritate
verità eterne e immutabili (>Platone), criteri stabili e
universali del nostro giudicare. Non derivano dai sensi
(mutevoli) e non derivano dalla ragione (limitata). Esiste
dunque una Verità superiore alla ragione: questa verità è
Dio stesso.
Dottrina dell’illuminazione: Dio è verità perfetta che
dell’illuminazione
illumina la mente dell’uomo dandogli i criteri per
giudicare: Dio è la luce che consente alla nostra mente di
conoscere.
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19. Agostino: a Dio attraverso l’anima (introspezione)
Agostino si occupa dell’esistenza di Dio (an sit) e anche
sit
della Sua natura (quid sit). Nella natura spirituale
sit
dell’uomo ritroviamo le vestigia della presenza di Dio.
L’uomo che si analizza si scopre di natura analoga a Dio:
egli sa che esiste, conosce, ama. Così Dio è Essere
(Padre), Intelligenza (Figlio), Amore (Spirito Santo):
la Trinità di Dio corrisponde alla vita dell’uomo.
Creatio ex nihilo: la creazione comporta un rapporto tra
nihilo
causa (Dio) ed effetto (mondo) con alcune
caratteristiche: causazione libera, di un effetto
inferiore, dal nulla niente è presupposto prima
dell’effetto creato.
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20. Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero
La fede ci assicura in modo assoluto (rivelazione)
l’esistenza di Dio ed è prioritaria sulla ragione (credo ut
intelligam). La ragione deve indicare le ragioni della fede
pr sostenerla. Di fronte al non credente si deve fare
appello alla ragione per convincerlo che Dio esiste.
Proslogion, prova ontologica a priori:
priori
Ontologica: dal concetto di Dio nella nostra mente alla sua
esistenza (dal pensiero all’essere).
A priori: la partenza è indipendente dall’esperienza e
dall’osservazione.
Il concetto di Dio che tutti possiedono, anche chi lo nega, è :
Essere perfettissimo di cui non si può pensare nulla di
maggiore, ma per essere tale non può esistere solo nella mente
deve esistere anche nella realtà.
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21. Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero
Secondo Anselmo persino lo sciocco che nega l’esistenza di Dio deve
possedere in sè l’idea di Dio in quanto è impossibile negare l’esistenza di
qualcosa che non si pensa, quindi lo sciocco, nell’istante stesso in cui
nega l’esistenza divina deve avere il concetto di Dio. Il concetto (idea) di
Dio è quello di un Essere perfetto, per perfetto si intende l’Essere del
quale non si può pensare nulla di maggiore. Da qui è immediato il
passaggio alla prova definitiva in quanto anche lo sciocco non può
pensare che all’essere perfetto sia negata la perfezione dell’esistenza
(realtà). In parole povere Dio esiste perchè essendo dotato di tutte le
perfezioni (e ne è dotato nell’idea che noi abbiamo di Dio) non può
mancare della perfezione dell’esistenza. Scrive Anselmo:“Certamente, ciò
di cui non si può pensare nulla di maggiore non può essere nel solo intelletto.
Giacchè se fosse nel solo intelletto si potrebbe pensare che fosse anche in
realtà e cioè che fosse maggiore. Se dunque ciò di cui non si può pensare nulla
è nel solo intelletto, ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore è, invece,
ciò di cui si può pensare alcunchè di maggiore. Ma certamente questo è
impossibile. Dunque non c’è dubbio che ciò di cui non si può pensare nulla di
maggiore esiste sia nella realtà sia nell’intelletto.” 21
22. Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero
Due presupposti dati per scontati:
Il concetto di Dio è il concetto dell’essere più perfetto
che si possa immaginare.
Ciò che esiste nella realtà e nell’intelletto è più perfetto
di ciò che esiste solo nell’intelletto.
Dunque: il concetto di Dio implica la Sua esistenza.
L’esistenza di Dio è una necessità logica, si impone alla
mente come le verità matematiche.
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23. Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero
Ad Anselmo obietta il monaco Gaunilone nel Liber pro Insipiente.
Secondo Gaunilone un negatore dell’esistenza di Dio negherebbe di
avere il concetto di Dio, e in seguito, anche ammettendo il concetto di
Dio come essere perfetto, il negatore negherebbe che da questo
concetto si possa dedurre l’esistenza di Dio. Anselmo risponde a
Gaunilone con il Liber Apologeticus. Secondo il nostro è impossibile
negare che si possa pensare a Dio, a dimostrazione di ciò sta la fede
stessa di cui Anselmo e Gaunilone sono dotati. Data la dimostrazione
ontologica il solo pensare Dio significa ammetterne l’esistenza.
In realtà tutta la speculazione di Anselmo non è una dimostrazione ma
una tautologia infatti l’esistenza che si pretende di dimostrare è già
implicita nella definizione di Dio. La tesi che San Anselmo pretende di
dimostrare è già nell’ipotesi di partenza. Dunque la dimostrazione
ontologica non è una dimostrazione ma è un semplice circolo viziato
dall’identità tra perfezione ed esistenza, identità che è garantita dalla
fede, ma purtroppo per Anselmo, la fede non è una dimostrazione di
stampo filosofico ma di stampo teologico.
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24. Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura
L’esistenza di Dio non è una verità a priori, cioè
immediatamente evidente: dunque deve essere
dimostrata con la ragione. La prova anselmiana non ha
valore se non per chi già crede e accetta la definizione di
Dio di partenza: se assumo che Dio è l’essere
perfettissimo, allora ne consegue certamente che esso
esiste. Per dimostrarne l’esistenza devo già sapere che
cosa è; ma questo è ciò che gli uomini non sanno.
L’esistenza di Dio è invece dimostrabile posteriori:
posteriori
partendo dagli effetti che possiamo constatare nella
nostra esperienza e a noi noti. Dobbiamo partire allora
dall’esperienza sensibile (>Aristotele).
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25. Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura
Vengono elaborate 5 vie con una struttura argomentativa
simile:
◦ Si parte da alcune proprietà del mondo fisico che devono essere
spiegate
◦ Ogni effetto implica una causa
◦ Escludono il regresso all’infinito nella connessione causale
◦ Si perviene a un principio che trascende il mondo fisico
Prova cosmologica: osservazione del movimento
cosmologica
(>Primo motore aristotelico)
Prova causale: ogni effetto implica una causa, escludendo
causale
la regressione all’infinito
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26. Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura
Prova basata sul rapporto tra possibile (contingente) e
necessario: l’esistenza del contingente comporta
necessario
l’esistenza del necessario.
Prova dei gradi: ciò che è meno perfetto (ente) trova la
gradi
causa in ciò che è più perfetto (idea) – (>Platone).
Prova del governo delle cose: dall’ordine finalistico della
cose
natura, ogni essere tende a realizzare la propria natura.
Solo l’intelligenza può spiegare questo finalismo: una
mente organizza, progetta e dirige la natura.
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27. Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura
Il problema teologico si articola in 3 questioni:
◦ 1 Se Dio esista (an sit)
◦ 2 Che cosa sia Dio (quid sit)
◦ 3 Come sia possibile un discorso intorno a Dio
Di Dio abbiamo una nozione relativa – Egli è causa prima
delle cose (1) - : non sappiamo casa sia in sé, ma solo in
relazione a ciò che ha prodotto ( effetti); la sua vera
natura ci resta sconosciuta (2) poiché trascende il
mondo.
Possiamo parlare di Lui (3) solo in via negativa, cioè
negativa
stabilendo ciò che non è, rimuovendo dalla natura tutte
le imperfezioni che si riscontrano nelle creature.
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28. Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura
Vi è poi una via positiva: conoscere le proprietà di Dio a
positiva
partire dalle creature che ha prodotto. Ricavare
informazioni sulla Causa partendo dall’effetto: la
proprietà riscontrata (bellezza, bontà) sarà affermata in
Dio in modo eminente/trascendente, in relazione
all’assoluta perfezione di Dio (Bellezza, Bontà).
La teologia tomista si fonda sulle nozioni di
partecipazione e analogia dell’essere: si può
razionalmente partire dal creato poiché esiste un
rapporto di partecipazione tra l’essere di Dio e l’essere
del mondo. Tommaso vuole salvaguardare sia la
conoscibilità di Dio (contro il fideismo e l’agnosticismo)
sia la sua trascendenza (contro il panteismo o
l’antropomorfismo). 28
29. Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura
Tutto ciò è possibile poiché l’essere è analogico (non
univoco – si identificherebbe panteisticamente con il
mondo - e non equivoco – Dio sarebbe assolutamente
altro dal mondo e inconoscibile -): Dio è l’essere, le
creature hanno l’essere per partecipazione; Dio è
l’essere necessario, le creature hanno l’essere come
possibile.
Tra le due realtà d’essere, pur essendovi somiglianza,
permane uno scarto irriducibile (trascendenza): l’essere
delle creature permette la conoscenza dell’Essere di Dio.
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30. Scoto e Ockham: a Dio attraverso la fede
In Tommaso la fede e la ragione collaborano: la ragione
può dunque trovare argomenti che rendano credibile la
fede. Sono i preambula fidei: verità accessibili alla ragione
che possano giustificare scelte di fede.
Dunque si distinguono una teologia rivelata (ciò che
dobbiamo credere per fede) e una teologia naturale
(ciò che possiamo conoscere e dimostrare con l asola
ragione).
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31. Scoto (1265-1308ca.): a Dio attraverso la fede
Non esiste la teologia naturale, poiché l’esistenza di Dio
è articolo di fede. Esiste solo la teologia rivelata.
Il sapere scientifico (ragione) esclude la scelta libera
(fede), poiché si impone con necessità ed evidenza a
tutti.
La teologia è sapere pratico che esige la libera adesione
volontaria e le sue verità sono certe solo per chi crede.
Dio non si conosce, Dio si sceglie.
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32. Ockham (1280-1349ca.): a Dio attraverso la fede
Segna la fine della scolastica medievale.
La conoscenza:
Si fonda sull’evidenza logica
Si fonda sulla dimostrazione
Si fonda sull’esperienza
Ma l’esistenza di Dio non si raggiunge per nessuna di
queste tre vie.
L’unica teologia possibile è dunque quella rivelata.
Le prove dell’esistenza di Dio possono persuadere una
volontà già illuminata dalla grazia divina, non convincere
la ragione (dimostrare).
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33. Ockham (1280-1349ca.): a Dio attraverso la fede
Se la fede fosse dimostrabile, non servirebbe più la
Rivelazione; Dio si è rivelato poiché l’uomo da solo, con
le sue forze, non avrebbe mai potuto giungere a Lui.
Rasoio di Ockham. Economia della conoscenza (non
bisogna moltiplicare inutilmente le spiegazioni): ciò che si
conosce per fede non si può conoscere con la ragione.
La fede è inverificabile, indimostrabile, “irrazionale”.
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