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Dio e il Divino
               Stoicismo
            Epicureismo
          Neoplatonismo
           Cristianesimo
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Il Dio provvidente: lo stoicismo
   Le stoicismo approda a una consapevole formulazione
    panteistica di Dio: nel mondo operano due principi
    uno passivo, la materia di cui sono fatte le cose, e un
    attivo, la ragione che le informa e le vivifica - governa
    (Dio). I due principi sono corpo poiché solo ciò che è
    corporeo, per gli stoici, esiste.
   Dio è dunque un principio attivo non distinto dalla
    natura: è una forza che plasma e dirige la materia
    all’interno. La natura è divina, poiché Dio è la
    razionalità interna che la verifica.
   Dio governa il cosmo con assoluta necessità e con un
    ordine precostituito secondo una concatenazione
    necessaria di eventi.
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La provvidenza dell’ordine razionale
   Tutto ciò che accade risponde un disegno
    provvidente e ha un senso: il mondo è perfetta
    provvidenza e anche il male ha un senso all’interno
    della provvidenza divina perché risponde a un disegno
    razionale.
   La provvidenza stoica è diversa da quella cristiana
    poiché il dio stoico è logos impersonale che coincide
    con il cosmo o meglio il suo ordine: Dio è l’ordine
    dell’universo, non è un essere trascendente che impone
    all’universo un ordine dall’esterno (come fa invece il Dio
    cristiano).


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Gli dei lontani: Epicuro (IV-III sec. A.C.)
   Dio è lontano e indifferente. La dottrina filosofica
    epicurea è rigidamente materialista: non esiste nulla di
    immateriale e spirituale poiché la natura si spiega facendo
    riferimento agli atomi e al loro movimento; anche
    l’anima è materiale e no ha alcun destino ultraterreno.
   Eppure gli dei esistono poiché la nostra conoscenza è il
    frutto delle impressioni che gli atomi imprimono
    sull’anima: purché noi possediamo l’immagine degli
    dei essa dovrà derivare da qualcosa di materiale e di
    esterno all’anima e dunque gli dei esistono e sono
    corporei, ma non bisogna temerli perché essi non si
    occupano né di uomini né del cosmo.

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La conoscenza come terapia
   La conoscenza, la filosofia è medicina dell’anima e
    terapia efficace contro i quattro mali fondamentali
    che affliggono l’uomo la paura degli dei, la paura della
    morte, la paura del dolore, la mancanza del
    piacere.
   Dunque la teologia serve per liberare gli uomini dalla
    paura degli dei che nasce dall’ignoranza circa la vera
    natura divina: gli dei sono indifferenti al destino
    dell’uomo e al mondo fisico, dove domina il caso del
    movimento degli atomi.
   Il male del mondo prova la lontananza indifferente degli
    dei ed è la prova che è impossibile conciliare la bontà, la
    onnipotenza di Dio con la presenza dello stesso male nel
    mondo.                                                      5
L’ultima voce del pensiero greco: Plotino
   Con questo autore la teologia greca subisce profondo
    mutamento: dio è principio che trascende non solo il
    mondo sensibile, ma anche l’intelligenza e l’intelligibile.
   A fondamento delle cose c’è l’Unità (già Platone aveva
    posto a fondamento del mondo sensibile e molteplice
    l’unità delle idee): il nostro autore però sostiene che il
    pensiero implica una dualità di “pensante” e
    “pensato”, oltre che una molteplicità di idee.
   Bisogna andare oltre il pensiero per raggiungere una
    Unità che stia oltre il sensibile, ma anche oltre
    l’intelligenza e oltre l’intelligibile: l’Uno in sé.


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Infinità dell’Uno e ineffabilità
   L’Uno assoluto è Dio in senso proprio in quanto
    fondamento del mondo sensibile l’intelligibile: la sua
    caratteristica essenziale è l’infinità. Essa è assenza di
    limite della potenza, onnipotenza.
   L’Uno è ineffabile, nel senso che non può essere
    oggetto di un discorso e di alcuna conoscenza poiché
    parlare di conoscere significa definire. Dire cosa è l’Uno
    significa dire anche cosa esso non è, ma ciò non è
    possibile dal momento che l’Uno è unità assoluta.
   L’unica possibilità è una teologia negativa: l’Uno è
    oltre assoluto: oltre l’essere, oltre il pensabile, oltre il
    dicibile, una realtà assoluta che l’uomo non può
    catturare.
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Oltre il sensibile, il pensiero …
 L’Uno è assolutamente trascendente rispetto al
  mondo, indicibile e inconoscibile, però il nostro
  autore lo definisce con alcune determinazioni positive:
  causa, bene, principio, cioè come se fosse un oggetto di
  conoscenza.
 È evidente la difficoltà intrinseca di ogni tentativo di
  parlare di qualcosa di assolutamente trascendente,
  qualcosa che si pone oltre il pensiero: il limite del
  pensiero si configura così come il pensiero del limite.
Dio è assolutamente trascendente rispetto al mondo, ma
  ne è anche la causa e l’origine: il problema del
  rapporto uno – mondo è il problema cruciale della
  riflessione filosofica di Plotino.
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La derivazione del mondo
   Come spiegare l’origine, la derivazione del mondo da
    Dio: non viene usata la teoria del demiurgo, poiché l’Uno
    non può mancare di nulla e non può avere bisogno del
    mondo. L’Uno non ha voluto plasmare il mondo, ma ha
    generato l’essere per una sorta di interna
    necessità: essendo potenza infinita l’Uno possiede
    una sovrabbondanza d’essere che, traboccando,
    genera il mondo: il mondo deriva dal principio così come
    la luce si irradia da una fonte luminosa, come il calore si
    propaga dal fuoco, il profumo emana a un fiore, il freddo
    scaturisce dalla neve.


                                                              9
Le caratteristiche dell’Emanazionismo
   L’emanazione ha alcune caratteristiche:
   Assoluta necessità poiché la potenza infinita non può
    non girare il mondo;
   La generazione dell’essere implica una progressiva
    degradazione dello stesso che si impoverisce man
    mano si allontana dall’uno;
   L’effetto continua essere parte della causa, cioè il mondo
    continua essere parte dell’uno;
   Il mondo è un fluire incessante, inesauribile, eterno
    come lo è l’uno e la sua potenza.



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Emanazionismo …
   Esso si distingue:
   Dal dualismo platonico e aristotelico: dio è causa
    ordinante, poiché il mondo esiste di per sé e dio si limita
    a dargli ordine e forma.
   Dal creazionismo cristiano: dio come causa creante
    libera e consapevole secondo un atto d’amore ex nihilo.
   Dal panteismo stoico: dio come causa immanente che
    si identifica con il mondo




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Emanazione … come …
                       Ultimo grado dell’emanazione: è
                      non essere e male come privazione



                             Rivolta all’intelletto
                                e alla materia



CONTEMPLAZIONE                                   EMANAZIONE


                                 Sede dei modelli
                                      eterni



Mondo intellegibile
 ed eterno da cui
 emana il mondo        Potenza di tutte
     sensibile             le cose
                                                          12
Il circolo cosmico (Enneadi)
Movimento di                    UNO
ritorno: virtù -
liberazione dalla                                 Movimento di
dipendenza dal corpo                                “caduta” nel
(liberazione dai sensi,                               corpo a cui
dalle passioni …).                                 l’anima vuole
Poi con l’arte                                    appartenere e
(contemplazione della                                    di cui si
bellezza), l’amore                                        prende
(vedi Platone) e la             molti             eccessiva cura
filosofia procede
verso l’uno in sé, ma
solo con l’estasi             Ma l’uomo “desidera”
oltre i limiti del finito   ritornare alla condizione
(amoroso contatto).            originaria: nostalgia
                                                                13
Ragione greca e Fede cristiana
 Teologia platonica: la materia è ciò che più di
  ogni cosa si diversifica dal divino, cioè un
  principio negativo.
 Nel Cristianesimo Dio si fa carne, assume
  forma umana e rimane Dio! E Dio muore
  in croce …!
 Plotino: la salvezza dell’uomo si ha con la morte
  del corpo e con la restituzione dell’anima al
  divino da cui proviene (liberazione).
 Nel Cristianesimo c’è la resurrezione del
  corpo, cioè la redenzione della materia!
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Ragione greca e Fede cristiana
 Plotino: la via del ritorno all’Uno è impresa e
  sforzo umano, impresa solitaria in cui Dio è
  “oggetto” d’amore. L’anima deve liberarsi dal
  corpo e dalla contaminazione della materia.
 Nel Cristianesimo è Dio a farsi uomo, a
  muoversi verso l’umanità. È Dio che salva
  l’umanità con un dono libero d’amore.
 Plotino: la filosofia è opera dell’uomo
 Nel Cristianesimo la rivelazione è
  indipendente dalla ragione e dall’opera
  dell’uomo
                                                    15
Ragione greca e Fede cristiana
   La contaminazione reciproca tra grecità e
    cristianesimo (ellenizzazione del cristianesimo)
    non è solo un evento storico, ma diviene una
    questione teorica. Se la filosofia greca è la
    massima espressione della forza della
    ragione e l’annuncio cristiano è la
    rivelazione definitiva di Dio, l’incontro tra le
    due porta con sé la questione del rapporto tra
    ragione (filosofia) e fede (religione rivelata),
        tra ciò che si deve credere
        e ciò che si può comprendere.
                         comprendere
                                                       16
Agostino: a Dio attraverso l’anima (introspezione)
   Platone è l’ispiratore della sua filosofia.
   Legame profondo tra l’interiorità dell’uomo e Dio: la
    filosofia è indagine intorno all’anima e ricerca teologica.
   La fede indica alla ragione la via da percorrere (credo ut
    intelligam), alla propria fede occorre rendere ragione
    arricchendola (intelligo ut credam).
   Sono rifiutati sia il razionalismo sia il fideismo
   La filosofia agostiniana è antropocentrica: Dio va cercato,
    non nel cosmo, ma nell’uomo; è nell’uomo che vanno
    cercate le tracce di Dio (profondità della coscienza,
    interiorità dell’anima).
   Dio è in noi, ma ci trascende infinitamente.
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Agostino: a Dio attraverso l’anima (introspezione)
   Dio abita nell’uomo, ma lo trascende infinitamente.
   La prova di Dio ex veritate: nella nostra anima ci sono
                           veritate
    verità eterne e immutabili (>Platone), criteri stabili e
    universali del nostro giudicare. Non derivano dai sensi
    (mutevoli) e non derivano dalla ragione (limitata). Esiste
    dunque una Verità superiore alla ragione: questa verità è
    Dio stesso.
   Dottrina dell’illuminazione: Dio è verità perfetta che
               dell’illuminazione
    illumina la mente dell’uomo dandogli i criteri per
    giudicare: Dio è la luce che consente alla nostra mente di
    conoscere.


                                                             18
Agostino: a Dio attraverso l’anima (introspezione)
   Agostino si occupa dell’esistenza di Dio (an sit) e anche
                                                   sit
    della Sua natura (quid sit). Nella natura spirituale
                            sit
    dell’uomo ritroviamo le vestigia della presenza di Dio.
   L’uomo che si analizza si scopre di natura analoga a Dio:
    egli sa che esiste, conosce, ama. Così Dio è Essere
    (Padre), Intelligenza (Figlio), Amore (Spirito Santo):
    la Trinità di Dio corrisponde alla vita dell’uomo.
   Creatio ex nihilo: la creazione comporta un rapporto tra
                 nihilo
    causa (Dio) ed effetto (mondo) con alcune
    caratteristiche: causazione libera, di un effetto
    inferiore, dal nulla niente è presupposto prima
    dell’effetto creato.

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Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero
   La fede ci assicura in modo assoluto (rivelazione)
    l’esistenza di Dio ed è prioritaria sulla ragione (credo ut
    intelligam). La ragione deve indicare le ragioni della fede
    pr sostenerla. Di fronte al non credente si deve fare
    appello alla ragione per convincerlo che Dio esiste.
   Proslogion, prova ontologica a priori:
                                       priori
   Ontologica: dal concetto di Dio nella nostra mente alla sua
    esistenza (dal pensiero all’essere).
   A priori: la partenza è indipendente dall’esperienza e
    dall’osservazione.
   Il concetto di Dio che tutti possiedono, anche chi lo nega, è :
   Essere perfettissimo di cui non si può pensare nulla di
    maggiore, ma per essere tale non può esistere solo nella mente
    deve esistere anche nella realtà.
                                                                      20
Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero
   Secondo Anselmo persino lo sciocco che nega l’esistenza di Dio deve
    possedere in sè l’idea di Dio in quanto è impossibile negare l’esistenza di
    qualcosa che non si pensa, quindi lo sciocco, nell’istante stesso in cui
    nega l’esistenza divina deve avere il concetto di Dio. Il concetto (idea) di
    Dio è quello di un Essere perfetto, per perfetto si intende l’Essere del
    quale non si può pensare nulla di maggiore. Da qui è immediato il
    passaggio alla prova definitiva in quanto anche lo sciocco non può
    pensare che all’essere perfetto sia negata la perfezione dell’esistenza
    (realtà). In parole povere Dio esiste perchè essendo dotato di tutte le
    perfezioni (e ne è dotato nell’idea che noi abbiamo di Dio) non può
    mancare della perfezione dell’esistenza. Scrive Anselmo:“Certamente, ciò
    di cui non si può pensare nulla di maggiore non può essere nel solo intelletto.
    Giacchè se fosse nel solo intelletto si potrebbe pensare che fosse anche in
    realtà e cioè che fosse maggiore. Se dunque ciò di cui non si può pensare nulla
    è nel solo intelletto, ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore è, invece,
    ciò di cui si può pensare alcunchè di maggiore. Ma certamente questo è
    impossibile. Dunque non c’è dubbio che ciò di cui non si può pensare nulla di
    maggiore esiste sia nella realtà sia nell’intelletto.”                            21
Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero
   Due presupposti dati per scontati:
   Il concetto di Dio è il concetto dell’essere più perfetto
    che si possa immaginare.
   Ciò che esiste nella realtà e nell’intelletto è più perfetto
    di ciò che esiste solo nell’intelletto.
   Dunque: il concetto di Dio implica la Sua esistenza.
    L’esistenza di Dio è una necessità logica, si impone alla
    mente come le verità matematiche.




                                                                   22
Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero
 Ad Anselmo obietta il monaco Gaunilone nel Liber pro Insipiente.
  Secondo Gaunilone un negatore dell’esistenza di Dio negherebbe di
  avere il concetto di Dio, e in seguito, anche ammettendo il concetto di
  Dio come essere perfetto, il negatore negherebbe che da questo
  concetto si possa dedurre l’esistenza di Dio. Anselmo risponde a
  Gaunilone con il Liber Apologeticus. Secondo il nostro è impossibile
  negare che si possa pensare a Dio, a dimostrazione di ciò sta la fede
  stessa di cui Anselmo e Gaunilone sono dotati. Data la dimostrazione
  ontologica il solo pensare Dio significa ammetterne l’esistenza.
 In realtà tutta la speculazione di Anselmo non è una dimostrazione ma
  una tautologia infatti l’esistenza che si pretende di dimostrare è già
  implicita nella definizione di Dio. La tesi che San Anselmo pretende di
  dimostrare è già nell’ipotesi di partenza. Dunque la dimostrazione
  ontologica non è una dimostrazione ma è un semplice circolo viziato
  dall’identità tra perfezione ed esistenza, identità che è garantita dalla
  fede, ma purtroppo per Anselmo, la fede non è una dimostrazione di
  stampo filosofico ma di stampo teologico.
                                                                              23
Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura
   L’esistenza di Dio non è una verità a priori, cioè
    immediatamente evidente: dunque deve essere
    dimostrata con la ragione. La prova anselmiana non ha
    valore se non per chi già crede e accetta la definizione di
    Dio di partenza: se assumo che Dio è l’essere
    perfettissimo, allora ne consegue certamente che esso
    esiste. Per dimostrarne l’esistenza devo già sapere che
    cosa è; ma questo è ciò che gli uomini non sanno.
   L’esistenza di Dio è invece dimostrabile posteriori:
                                             posteriori
    partendo dagli effetti che possiamo constatare nella
    nostra esperienza e a noi noti. Dobbiamo partire allora
    dall’esperienza sensibile (>Aristotele).

                                                                  24
Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura
   Vengono elaborate 5 vie con una struttura argomentativa
    simile:
    ◦ Si parte da alcune proprietà del mondo fisico che devono essere
      spiegate
    ◦ Ogni effetto implica una causa
    ◦ Escludono il regresso all’infinito nella connessione causale
    ◦ Si perviene a un principio che trascende il mondo fisico
   Prova cosmologica: osservazione del movimento
           cosmologica
    (>Primo motore aristotelico)
   Prova causale: ogni effetto implica una causa, escludendo
           causale
    la regressione all’infinito


                                                                    25
Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura
   Prova basata sul rapporto tra possibile (contingente) e
    necessario: l’esistenza del contingente comporta
    necessario
    l’esistenza del necessario.
   Prova dei gradi: ciò che è meno perfetto (ente) trova la
               gradi
    causa in ciò che è più perfetto (idea) – (>Platone).
   Prova del governo delle cose: dall’ordine finalistico della
                              cose
    natura, ogni essere tende a realizzare la propria natura.
    Solo l’intelligenza può spiegare questo finalismo: una
    mente organizza, progetta e dirige la natura.




                                                                  26
Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura
   Il problema teologico si articola in 3 questioni:
    ◦ 1 Se Dio esista (an sit)
    ◦ 2 Che cosa sia Dio (quid sit)
    ◦ 3 Come sia possibile un discorso intorno a Dio
   Di Dio abbiamo una nozione relativa – Egli è causa prima
    delle cose (1) - : non sappiamo casa sia in sé, ma solo in
    relazione a ciò che ha prodotto ( effetti); la sua vera
    natura ci resta sconosciuta (2) poiché trascende il
    mondo.
   Possiamo parlare di Lui (3) solo in via negativa, cioè
                                            negativa
    stabilendo ciò che non è, rimuovendo dalla natura tutte
    le imperfezioni che si riscontrano nelle creature.

                                                             27
Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura
   Vi è poi una via positiva: conoscere le proprietà di Dio a
                      positiva
    partire dalle creature che ha prodotto. Ricavare
    informazioni sulla Causa partendo dall’effetto: la
    proprietà riscontrata (bellezza, bontà) sarà affermata in
    Dio in modo eminente/trascendente, in relazione
    all’assoluta perfezione di Dio (Bellezza, Bontà).
   La teologia tomista si fonda sulle nozioni di
    partecipazione e analogia dell’essere: si può
    razionalmente partire dal creato poiché esiste un
    rapporto di partecipazione tra l’essere di Dio e l’essere
    del mondo. Tommaso vuole salvaguardare sia la
    conoscibilità di Dio (contro il fideismo e l’agnosticismo)
    sia la sua trascendenza (contro il panteismo o
    l’antropomorfismo).                                        28
Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura
   Tutto ciò è possibile poiché l’essere è analogico (non
    univoco – si identificherebbe panteisticamente con il
    mondo - e non equivoco – Dio sarebbe assolutamente
    altro dal mondo e inconoscibile -): Dio è l’essere, le
    creature hanno l’essere per partecipazione; Dio è
    l’essere necessario, le creature hanno l’essere come
    possibile.
   Tra le due realtà d’essere, pur essendovi somiglianza,
    permane uno scarto irriducibile (trascendenza): l’essere
    delle creature permette la conoscenza dell’Essere di Dio.



                                                            29
Scoto e Ockham: a Dio attraverso la fede
   In Tommaso la fede e la ragione collaborano: la ragione
    può dunque trovare argomenti che rendano credibile la
    fede. Sono i preambula fidei: verità accessibili alla ragione
    che possano giustificare scelte di fede.
   Dunque si distinguono una teologia rivelata (ciò che
    dobbiamo credere per fede) e una teologia naturale
    (ciò che possiamo conoscere e dimostrare con l asola
    ragione).




                                                                    30
Scoto (1265-1308ca.): a Dio attraverso la fede
   Non esiste la teologia naturale, poiché l’esistenza di Dio
    è articolo di fede. Esiste solo la teologia rivelata.
   Il sapere scientifico (ragione) esclude la scelta libera
    (fede), poiché si impone con necessità ed evidenza a
    tutti.
   La teologia è sapere pratico che esige la libera adesione
    volontaria e le sue verità sono certe solo per chi crede.
    Dio non si conosce, Dio si sceglie.




                                                                 31
Ockham (1280-1349ca.): a Dio attraverso la fede
 Segna la fine della scolastica medievale.
 La conoscenza:
Si fonda sull’evidenza logica
Si fonda sulla dimostrazione
Si fonda sull’esperienza
Ma l’esistenza di Dio non si raggiunge per nessuna di
  queste tre vie.
L’unica teologia possibile è dunque quella rivelata.
Le prove dell’esistenza di Dio possono persuadere una
  volontà già illuminata dalla grazia divina, non convincere
  la ragione (dimostrare).

                                                               32
Ockham (1280-1349ca.): a Dio attraverso la fede
   Se la fede fosse dimostrabile, non servirebbe più la
    Rivelazione; Dio si è rivelato poiché l’uomo da solo, con
    le sue forze, non avrebbe mai potuto giungere a Lui.
   Rasoio di Ockham. Economia della conoscenza (non
    bisogna moltiplicare inutilmente le spiegazioni): ciò che si
    conosce per fede non si può conoscere con la ragione.
   La fede è inverificabile, indimostrabile, “irrazionale”.




                                                               33

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  • 1. Dio e il Divino Stoicismo Epicureismo Neoplatonismo Cristianesimo 1
  • 2. Il Dio provvidente: lo stoicismo  Le stoicismo approda a una consapevole formulazione panteistica di Dio: nel mondo operano due principi uno passivo, la materia di cui sono fatte le cose, e un attivo, la ragione che le informa e le vivifica - governa (Dio). I due principi sono corpo poiché solo ciò che è corporeo, per gli stoici, esiste.  Dio è dunque un principio attivo non distinto dalla natura: è una forza che plasma e dirige la materia all’interno. La natura è divina, poiché Dio è la razionalità interna che la verifica.  Dio governa il cosmo con assoluta necessità e con un ordine precostituito secondo una concatenazione necessaria di eventi. 2
  • 3. La provvidenza dell’ordine razionale  Tutto ciò che accade risponde un disegno provvidente e ha un senso: il mondo è perfetta provvidenza e anche il male ha un senso all’interno della provvidenza divina perché risponde a un disegno razionale.  La provvidenza stoica è diversa da quella cristiana poiché il dio stoico è logos impersonale che coincide con il cosmo o meglio il suo ordine: Dio è l’ordine dell’universo, non è un essere trascendente che impone all’universo un ordine dall’esterno (come fa invece il Dio cristiano). 3
  • 4. Gli dei lontani: Epicuro (IV-III sec. A.C.)  Dio è lontano e indifferente. La dottrina filosofica epicurea è rigidamente materialista: non esiste nulla di immateriale e spirituale poiché la natura si spiega facendo riferimento agli atomi e al loro movimento; anche l’anima è materiale e no ha alcun destino ultraterreno.  Eppure gli dei esistono poiché la nostra conoscenza è il frutto delle impressioni che gli atomi imprimono sull’anima: purché noi possediamo l’immagine degli dei essa dovrà derivare da qualcosa di materiale e di esterno all’anima e dunque gli dei esistono e sono corporei, ma non bisogna temerli perché essi non si occupano né di uomini né del cosmo. 4
  • 5. La conoscenza come terapia  La conoscenza, la filosofia è medicina dell’anima e terapia efficace contro i quattro mali fondamentali che affliggono l’uomo la paura degli dei, la paura della morte, la paura del dolore, la mancanza del piacere.  Dunque la teologia serve per liberare gli uomini dalla paura degli dei che nasce dall’ignoranza circa la vera natura divina: gli dei sono indifferenti al destino dell’uomo e al mondo fisico, dove domina il caso del movimento degli atomi.  Il male del mondo prova la lontananza indifferente degli dei ed è la prova che è impossibile conciliare la bontà, la onnipotenza di Dio con la presenza dello stesso male nel mondo. 5
  • 6. L’ultima voce del pensiero greco: Plotino  Con questo autore la teologia greca subisce profondo mutamento: dio è principio che trascende non solo il mondo sensibile, ma anche l’intelligenza e l’intelligibile.  A fondamento delle cose c’è l’Unità (già Platone aveva posto a fondamento del mondo sensibile e molteplice l’unità delle idee): il nostro autore però sostiene che il pensiero implica una dualità di “pensante” e “pensato”, oltre che una molteplicità di idee.  Bisogna andare oltre il pensiero per raggiungere una Unità che stia oltre il sensibile, ma anche oltre l’intelligenza e oltre l’intelligibile: l’Uno in sé. 6
  • 7. Infinità dell’Uno e ineffabilità  L’Uno assoluto è Dio in senso proprio in quanto fondamento del mondo sensibile l’intelligibile: la sua caratteristica essenziale è l’infinità. Essa è assenza di limite della potenza, onnipotenza.  L’Uno è ineffabile, nel senso che non può essere oggetto di un discorso e di alcuna conoscenza poiché parlare di conoscere significa definire. Dire cosa è l’Uno significa dire anche cosa esso non è, ma ciò non è possibile dal momento che l’Uno è unità assoluta.  L’unica possibilità è una teologia negativa: l’Uno è oltre assoluto: oltre l’essere, oltre il pensabile, oltre il dicibile, una realtà assoluta che l’uomo non può catturare. 7
  • 8. Oltre il sensibile, il pensiero …  L’Uno è assolutamente trascendente rispetto al mondo, indicibile e inconoscibile, però il nostro autore lo definisce con alcune determinazioni positive: causa, bene, principio, cioè come se fosse un oggetto di conoscenza.  È evidente la difficoltà intrinseca di ogni tentativo di parlare di qualcosa di assolutamente trascendente, qualcosa che si pone oltre il pensiero: il limite del pensiero si configura così come il pensiero del limite. Dio è assolutamente trascendente rispetto al mondo, ma ne è anche la causa e l’origine: il problema del rapporto uno – mondo è il problema cruciale della riflessione filosofica di Plotino. 8
  • 9. La derivazione del mondo  Come spiegare l’origine, la derivazione del mondo da Dio: non viene usata la teoria del demiurgo, poiché l’Uno non può mancare di nulla e non può avere bisogno del mondo. L’Uno non ha voluto plasmare il mondo, ma ha generato l’essere per una sorta di interna necessità: essendo potenza infinita l’Uno possiede una sovrabbondanza d’essere che, traboccando, genera il mondo: il mondo deriva dal principio così come la luce si irradia da una fonte luminosa, come il calore si propaga dal fuoco, il profumo emana a un fiore, il freddo scaturisce dalla neve. 9
  • 10. Le caratteristiche dell’Emanazionismo  L’emanazione ha alcune caratteristiche:  Assoluta necessità poiché la potenza infinita non può non girare il mondo;  La generazione dell’essere implica una progressiva degradazione dello stesso che si impoverisce man mano si allontana dall’uno;  L’effetto continua essere parte della causa, cioè il mondo continua essere parte dell’uno;  Il mondo è un fluire incessante, inesauribile, eterno come lo è l’uno e la sua potenza. 10
  • 11. Emanazionismo …  Esso si distingue:  Dal dualismo platonico e aristotelico: dio è causa ordinante, poiché il mondo esiste di per sé e dio si limita a dargli ordine e forma.  Dal creazionismo cristiano: dio come causa creante libera e consapevole secondo un atto d’amore ex nihilo.  Dal panteismo stoico: dio come causa immanente che si identifica con il mondo 11
  • 12. Emanazione … come … Ultimo grado dell’emanazione: è non essere e male come privazione Rivolta all’intelletto e alla materia CONTEMPLAZIONE EMANAZIONE Sede dei modelli eterni Mondo intellegibile ed eterno da cui emana il mondo Potenza di tutte sensibile le cose 12
  • 13. Il circolo cosmico (Enneadi) Movimento di UNO ritorno: virtù - liberazione dalla Movimento di dipendenza dal corpo “caduta” nel (liberazione dai sensi, corpo a cui dalle passioni …). l’anima vuole Poi con l’arte appartenere e (contemplazione della di cui si bellezza), l’amore prende (vedi Platone) e la molti eccessiva cura filosofia procede verso l’uno in sé, ma solo con l’estasi Ma l’uomo “desidera” oltre i limiti del finito ritornare alla condizione (amoroso contatto). originaria: nostalgia 13
  • 14. Ragione greca e Fede cristiana  Teologia platonica: la materia è ciò che più di ogni cosa si diversifica dal divino, cioè un principio negativo.  Nel Cristianesimo Dio si fa carne, assume forma umana e rimane Dio! E Dio muore in croce …!  Plotino: la salvezza dell’uomo si ha con la morte del corpo e con la restituzione dell’anima al divino da cui proviene (liberazione).  Nel Cristianesimo c’è la resurrezione del corpo, cioè la redenzione della materia! 14
  • 15. Ragione greca e Fede cristiana  Plotino: la via del ritorno all’Uno è impresa e sforzo umano, impresa solitaria in cui Dio è “oggetto” d’amore. L’anima deve liberarsi dal corpo e dalla contaminazione della materia.  Nel Cristianesimo è Dio a farsi uomo, a muoversi verso l’umanità. È Dio che salva l’umanità con un dono libero d’amore.  Plotino: la filosofia è opera dell’uomo  Nel Cristianesimo la rivelazione è indipendente dalla ragione e dall’opera dell’uomo 15
  • 16. Ragione greca e Fede cristiana  La contaminazione reciproca tra grecità e cristianesimo (ellenizzazione del cristianesimo) non è solo un evento storico, ma diviene una questione teorica. Se la filosofia greca è la massima espressione della forza della ragione e l’annuncio cristiano è la rivelazione definitiva di Dio, l’incontro tra le due porta con sé la questione del rapporto tra ragione (filosofia) e fede (religione rivelata), tra ciò che si deve credere e ciò che si può comprendere. comprendere 16
  • 17. Agostino: a Dio attraverso l’anima (introspezione)  Platone è l’ispiratore della sua filosofia.  Legame profondo tra l’interiorità dell’uomo e Dio: la filosofia è indagine intorno all’anima e ricerca teologica.  La fede indica alla ragione la via da percorrere (credo ut intelligam), alla propria fede occorre rendere ragione arricchendola (intelligo ut credam).  Sono rifiutati sia il razionalismo sia il fideismo  La filosofia agostiniana è antropocentrica: Dio va cercato, non nel cosmo, ma nell’uomo; è nell’uomo che vanno cercate le tracce di Dio (profondità della coscienza, interiorità dell’anima).  Dio è in noi, ma ci trascende infinitamente. 17
  • 18. Agostino: a Dio attraverso l’anima (introspezione)  Dio abita nell’uomo, ma lo trascende infinitamente.  La prova di Dio ex veritate: nella nostra anima ci sono veritate verità eterne e immutabili (>Platone), criteri stabili e universali del nostro giudicare. Non derivano dai sensi (mutevoli) e non derivano dalla ragione (limitata). Esiste dunque una Verità superiore alla ragione: questa verità è Dio stesso.  Dottrina dell’illuminazione: Dio è verità perfetta che dell’illuminazione illumina la mente dell’uomo dandogli i criteri per giudicare: Dio è la luce che consente alla nostra mente di conoscere. 18
  • 19. Agostino: a Dio attraverso l’anima (introspezione)  Agostino si occupa dell’esistenza di Dio (an sit) e anche sit della Sua natura (quid sit). Nella natura spirituale sit dell’uomo ritroviamo le vestigia della presenza di Dio.  L’uomo che si analizza si scopre di natura analoga a Dio: egli sa che esiste, conosce, ama. Così Dio è Essere (Padre), Intelligenza (Figlio), Amore (Spirito Santo): la Trinità di Dio corrisponde alla vita dell’uomo.  Creatio ex nihilo: la creazione comporta un rapporto tra nihilo causa (Dio) ed effetto (mondo) con alcune caratteristiche: causazione libera, di un effetto inferiore, dal nulla niente è presupposto prima dell’effetto creato. 19
  • 20. Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero  La fede ci assicura in modo assoluto (rivelazione) l’esistenza di Dio ed è prioritaria sulla ragione (credo ut intelligam). La ragione deve indicare le ragioni della fede pr sostenerla. Di fronte al non credente si deve fare appello alla ragione per convincerlo che Dio esiste.  Proslogion, prova ontologica a priori: priori  Ontologica: dal concetto di Dio nella nostra mente alla sua esistenza (dal pensiero all’essere).  A priori: la partenza è indipendente dall’esperienza e dall’osservazione.  Il concetto di Dio che tutti possiedono, anche chi lo nega, è :  Essere perfettissimo di cui non si può pensare nulla di maggiore, ma per essere tale non può esistere solo nella mente deve esistere anche nella realtà. 20
  • 21. Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero  Secondo Anselmo persino lo sciocco che nega l’esistenza di Dio deve possedere in sè l’idea di Dio in quanto è impossibile negare l’esistenza di qualcosa che non si pensa, quindi lo sciocco, nell’istante stesso in cui nega l’esistenza divina deve avere il concetto di Dio. Il concetto (idea) di Dio è quello di un Essere perfetto, per perfetto si intende l’Essere del quale non si può pensare nulla di maggiore. Da qui è immediato il passaggio alla prova definitiva in quanto anche lo sciocco non può pensare che all’essere perfetto sia negata la perfezione dell’esistenza (realtà). In parole povere Dio esiste perchè essendo dotato di tutte le perfezioni (e ne è dotato nell’idea che noi abbiamo di Dio) non può mancare della perfezione dell’esistenza. Scrive Anselmo:“Certamente, ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore non può essere nel solo intelletto. Giacchè se fosse nel solo intelletto si potrebbe pensare che fosse anche in realtà e cioè che fosse maggiore. Se dunque ciò di cui non si può pensare nulla è nel solo intelletto, ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore è, invece, ciò di cui si può pensare alcunchè di maggiore. Ma certamente questo è impossibile. Dunque non c’è dubbio che ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore esiste sia nella realtà sia nell’intelletto.” 21
  • 22. Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero  Due presupposti dati per scontati:  Il concetto di Dio è il concetto dell’essere più perfetto che si possa immaginare.  Ciò che esiste nella realtà e nell’intelletto è più perfetto di ciò che esiste solo nell’intelletto.  Dunque: il concetto di Dio implica la Sua esistenza. L’esistenza di Dio è una necessità logica, si impone alla mente come le verità matematiche. 22
  • 23. Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero  Ad Anselmo obietta il monaco Gaunilone nel Liber pro Insipiente. Secondo Gaunilone un negatore dell’esistenza di Dio negherebbe di avere il concetto di Dio, e in seguito, anche ammettendo il concetto di Dio come essere perfetto, il negatore negherebbe che da questo concetto si possa dedurre l’esistenza di Dio. Anselmo risponde a Gaunilone con il Liber Apologeticus. Secondo il nostro è impossibile negare che si possa pensare a Dio, a dimostrazione di ciò sta la fede stessa di cui Anselmo e Gaunilone sono dotati. Data la dimostrazione ontologica il solo pensare Dio significa ammetterne l’esistenza.  In realtà tutta la speculazione di Anselmo non è una dimostrazione ma una tautologia infatti l’esistenza che si pretende di dimostrare è già implicita nella definizione di Dio. La tesi che San Anselmo pretende di dimostrare è già nell’ipotesi di partenza. Dunque la dimostrazione ontologica non è una dimostrazione ma è un semplice circolo viziato dall’identità tra perfezione ed esistenza, identità che è garantita dalla fede, ma purtroppo per Anselmo, la fede non è una dimostrazione di stampo filosofico ma di stampo teologico. 23
  • 24. Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura  L’esistenza di Dio non è una verità a priori, cioè immediatamente evidente: dunque deve essere dimostrata con la ragione. La prova anselmiana non ha valore se non per chi già crede e accetta la definizione di Dio di partenza: se assumo che Dio è l’essere perfettissimo, allora ne consegue certamente che esso esiste. Per dimostrarne l’esistenza devo già sapere che cosa è; ma questo è ciò che gli uomini non sanno.  L’esistenza di Dio è invece dimostrabile posteriori: posteriori partendo dagli effetti che possiamo constatare nella nostra esperienza e a noi noti. Dobbiamo partire allora dall’esperienza sensibile (>Aristotele). 24
  • 25. Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura  Vengono elaborate 5 vie con una struttura argomentativa simile: ◦ Si parte da alcune proprietà del mondo fisico che devono essere spiegate ◦ Ogni effetto implica una causa ◦ Escludono il regresso all’infinito nella connessione causale ◦ Si perviene a un principio che trascende il mondo fisico  Prova cosmologica: osservazione del movimento cosmologica (>Primo motore aristotelico)  Prova causale: ogni effetto implica una causa, escludendo causale la regressione all’infinito 25
  • 26. Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura  Prova basata sul rapporto tra possibile (contingente) e necessario: l’esistenza del contingente comporta necessario l’esistenza del necessario.  Prova dei gradi: ciò che è meno perfetto (ente) trova la gradi causa in ciò che è più perfetto (idea) – (>Platone).  Prova del governo delle cose: dall’ordine finalistico della cose natura, ogni essere tende a realizzare la propria natura. Solo l’intelligenza può spiegare questo finalismo: una mente organizza, progetta e dirige la natura. 26
  • 27. Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura  Il problema teologico si articola in 3 questioni: ◦ 1 Se Dio esista (an sit) ◦ 2 Che cosa sia Dio (quid sit) ◦ 3 Come sia possibile un discorso intorno a Dio  Di Dio abbiamo una nozione relativa – Egli è causa prima delle cose (1) - : non sappiamo casa sia in sé, ma solo in relazione a ciò che ha prodotto ( effetti); la sua vera natura ci resta sconosciuta (2) poiché trascende il mondo.  Possiamo parlare di Lui (3) solo in via negativa, cioè negativa stabilendo ciò che non è, rimuovendo dalla natura tutte le imperfezioni che si riscontrano nelle creature. 27
  • 28. Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura  Vi è poi una via positiva: conoscere le proprietà di Dio a positiva partire dalle creature che ha prodotto. Ricavare informazioni sulla Causa partendo dall’effetto: la proprietà riscontrata (bellezza, bontà) sarà affermata in Dio in modo eminente/trascendente, in relazione all’assoluta perfezione di Dio (Bellezza, Bontà).  La teologia tomista si fonda sulle nozioni di partecipazione e analogia dell’essere: si può razionalmente partire dal creato poiché esiste un rapporto di partecipazione tra l’essere di Dio e l’essere del mondo. Tommaso vuole salvaguardare sia la conoscibilità di Dio (contro il fideismo e l’agnosticismo) sia la sua trascendenza (contro il panteismo o l’antropomorfismo). 28
  • 29. Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la natura  Tutto ciò è possibile poiché l’essere è analogico (non univoco – si identificherebbe panteisticamente con il mondo - e non equivoco – Dio sarebbe assolutamente altro dal mondo e inconoscibile -): Dio è l’essere, le creature hanno l’essere per partecipazione; Dio è l’essere necessario, le creature hanno l’essere come possibile.  Tra le due realtà d’essere, pur essendovi somiglianza, permane uno scarto irriducibile (trascendenza): l’essere delle creature permette la conoscenza dell’Essere di Dio. 29
  • 30. Scoto e Ockham: a Dio attraverso la fede  In Tommaso la fede e la ragione collaborano: la ragione può dunque trovare argomenti che rendano credibile la fede. Sono i preambula fidei: verità accessibili alla ragione che possano giustificare scelte di fede.  Dunque si distinguono una teologia rivelata (ciò che dobbiamo credere per fede) e una teologia naturale (ciò che possiamo conoscere e dimostrare con l asola ragione). 30
  • 31. Scoto (1265-1308ca.): a Dio attraverso la fede  Non esiste la teologia naturale, poiché l’esistenza di Dio è articolo di fede. Esiste solo la teologia rivelata.  Il sapere scientifico (ragione) esclude la scelta libera (fede), poiché si impone con necessità ed evidenza a tutti.  La teologia è sapere pratico che esige la libera adesione volontaria e le sue verità sono certe solo per chi crede. Dio non si conosce, Dio si sceglie. 31
  • 32. Ockham (1280-1349ca.): a Dio attraverso la fede  Segna la fine della scolastica medievale.  La conoscenza: Si fonda sull’evidenza logica Si fonda sulla dimostrazione Si fonda sull’esperienza Ma l’esistenza di Dio non si raggiunge per nessuna di queste tre vie. L’unica teologia possibile è dunque quella rivelata. Le prove dell’esistenza di Dio possono persuadere una volontà già illuminata dalla grazia divina, non convincere la ragione (dimostrare). 32
  • 33. Ockham (1280-1349ca.): a Dio attraverso la fede  Se la fede fosse dimostrabile, non servirebbe più la Rivelazione; Dio si è rivelato poiché l’uomo da solo, con le sue forze, non avrebbe mai potuto giungere a Lui.  Rasoio di Ockham. Economia della conoscenza (non bisogna moltiplicare inutilmente le spiegazioni): ciò che si conosce per fede non si può conoscere con la ragione.  La fede è inverificabile, indimostrabile, “irrazionale”. 33

Hinweis der Redaktion

  1. Percorso: Dio e il divino