Una carrellata che ripercorre l’evoluzione urbanistica di Roma dalla breccia di Porta Pia fino quasi ai nostri giorni.
Si parte con un “prequel”, i piani degli anni napoleonici, che contengono un po’ i semi di tutti gli sviluppi futuri. Esamineremo l’espansione della città attraverso i diversi Piani Regolatori che si sono succeduti (1873, 1883, 1909, 1931, 1942), puntualmente ignorati o elusi dagli interessi delle società immobiliari, le grandi “occasioni perse” per la città.
All’evoluzione urbanistica accompagneremo l’evoluzione del quadro architettonico, con il succedersi e sovrapporsi di stili dal neo barocco all’umbertino, dal “barocchetto romano” al liberty e al razionalismo, il tutto in una presentazione dal ritmo serrato con uso predominante di foto e video.
Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opere
Roma dopo il 1870: Urbanistica e Architettura - Parte 2/4
1. Prologo: prima del 1870
Roma Capitale ed il piano del 1873
Il piano del 1883 e la febbre edilizia
L’architettura di fine 800
Il nuovo secolo e Ernesto Nathan
Lo spartiacque della guerra
Roma e il fascismo
Demolizioni e Borgate
Il Foro Mussolini
Il Palazzo Littorio (Farnesina)
Fascismo e Architettura
E42/EUR
Il Dopoguerra
19. Le Leggi Giolitti 1904 e 1907 aprono la strada ad
interventi positivi
• Tassa sulle aree
fabbricabili (1% poi 3%)
• Mutuo 15 milioni per
espropri di aree
fabbricabili
• Altri mutui all’Istituto Case
Popolari
• Obbligo al comune di
disciplinare costruzione
nuovi quartieri
• Legge 1908 cede al
comune Piazza d’Armi
“per costruirvi case di
pigione”
20. Nel 1903 nasce l’Istituto Case Popolari per dare a
tutti un confort abitativo minimo
21. Grandi possibilità economiche e operative in base alle
leggi giolittiane, ma inizialmente deve gestire le piaghe
ereditate: Testaccio
37. • Politica espropri contro monopoli dei
terreni
• Municipalizzazione dei servizi
Centrale San Paolo
38. 20 settembre 1909: referendum per la
municipalizzazione di elettricità e tram
• 21 marzo 1911 nasce ATM (poi ATAC)
• 1912 nasce AEM (poi ACEA)
39. In precedenza:
• 1845 omnibus a cavallo (San Paolo - Pza Mortara)
• 1876 rete convenzionata con comune
• 1877 prima linea su binari (sempre a cavallo) Pza del
Popolo Pte Milvio
• 1895 primo tram elettrico San Silvestro Termini
40. Rete di tram capillare e studiata insieme al Piano
Regolatore 1909 (non sarà mai più così)
42. Roma era all’avanguardia nei
trasporti
La rivista americana Electric Railway Journal, nel numero di agosto 1918, pag. 195,
informa che a Roma sono in esercizio vetture tramviarie prive di sedili, modifica
eseguita per aumentarne la capacità di trasporto.
43. Nathan decide di
affidare il Piano
Regolatore a un
esperto fuori
dall’ambiente romano
Edmondo Sanjust di
Teulada
(ing. capo del Genio
Civile di Milano)
53. Oggi, con “Piano Casa” oltre 20 villini a rischio
demolizione. Alcuni già abbattuti
54. Il piano realisticamente mira a mettere ordine, non a
mutare radicalmente le linee di sviluppo ormai avviate
55. Reazione immediata dei proprietari: nasce
la Palazzina
• Altezza 19 metri
• Fronte strada di
28 metri
• 4 piani oltre
l’attico
• 6 metri di
giardino attorno
ma non fronte
strada
62. Due pericolosi precedenti
• Il piano regolatore visto come causa non
soluzione dei problemi di scarsità di alloggi (da
qui apertura a maggiori densità e cubature)
• Ottica “lotto per lotto” senza considerare
l’impatto della sostituzione dei villini con
palazzine per intere aree (traffico, servizi
inadeguati etc.)
63. Nel 1908 lo stato cede l’area di Piazza d’Armi
64. E’ lo spazio che nel 1890 ha ospitato
il Buffalo Bill Show 1890
77. Ricordo la nostra passeggiata del giorno
14 aprile
“Rione XXII - Prati”
Evento gratuito
Noleggio sistema di amplificazione Euro 1.50
Prenotazioni: roma@volontaritouring.it
(indicando nome, cognome e
recapito telefonico dei partecipanti)
78. I proprietari sabotano il piano di Nathan con
inadempienze e ricorsi.
Nel 1914 Nathan perde le elezioni
79. Prologo: prima del 1870
Roma Capitale ed il piano del 1873
Il piano del 1883 e la febbre edilizia
L’architettura di fine 800
Il nuovo secolo e Ernesto Nathan
Lo spartiacque della guerra
Roma e il fascismo
Demolizioni e Borgate
Il Foro Mussolini
Il Palazzo Littorio (Farnesina)
Fascismo e Architettura
E42/EUR
Il Dopoguerra
80. La Prima Guerra Mondiale segna un cambiamento
“epocale”
19141918
85. Antonio Sant’Elia
Monumento con Lanterne, 1912
Antonio Sant’Elia - Città Nuova
Casa con ascensori esterni e sistemi di
collegamento su più piani stradali
Sant’Elia Architetto Futurista
86. 1927-1933 Battersea A
Antonio Sant’Elia Centrale Elettrica 1914
(parte de “La città nuova”)
Un’estetica ancora attuale
87. Si cerca di ovviare alla crisi del dopoguerra con
l’edilizia
• La crisi non tocca il centro, ma
accentua il distacco delle periferie
• Nel 1920 si costruiscono 24,000 vani
contro 12,000 degli anni pre bellici
88. Forte immigrazione a Roma dalle campagne impoverite
• Aumentano le baracche (45/100 mila
persone)
• Case poverissime lungo le consolari:
Centocelle Tor Pignattara (Casilina),
Quadraro (Tuscolana), Valle Aurelia e
Forte Aurelio
90. Linea dei Castelli
Termini
San Giovanni
Appia Nuova
via Tuscolana
Quadraro
Cinecittà
…Avvicinate alla città dalle tramvie di comprensorio sia
verso i Castelli…
93. Il distacco sociale si trasformerà con il fascismo e le
sue borgate in distacco fisico
94. Nel 1925 Mussolini sancisce il cambio di approccio
su Roma
• Le baracche devono sparire, per
lo meno dalla vista
• I baraccati vengono criminalizzati
• Unico modo è costruire edifici al
loro posto e spostare gli abitanti il
più lontano possibile
95. Prosegue nel
frattempo l’attività del
Istituto Case Popolari
• Montesacro a
partire dal 1920
• Garbatella
sempre dal 1920
• Piazza Verbano a
partire dal 1925,
(INCIS)
103. Si inizia dalle “case rapide” per sfollati e senza tetto.
Il livello di ICP non è più quello di San Saba
104. Anche qui aumenta la densità: 1927 inizia la
costruzione degli “alberghi collettivi”
105. Montesacro e Garbatella sono fuori dal piano, anzi
contrari alla filosofia del piano 1909
• A capo dell’ICP è
subentrato Alberto
Calza Bini (del
gruppo Federzoni/
Proprietari)
• Quartieri lontani
valorizzano, con il
passaggio di
servizi, tutte le aree
fra essi ed il centro
• I “saldamenti” fra
aree diventa la
modalità più
comune di
espansione della
città
111. L’esempio “positivo” di Piazza Verbano:
governa l’edilizia intensiva e non cerca
utopicamente di opporvisi
112. Con la sua “pianta
aperta” si integra senza
sforzo nel tessuto della
città che cresce
113. Fra 1918 e 1925 si continua a costruire, in
convenzione, in zone borghesi
• Piazza Bologna
• Parioli
• Viale Romania
• Piazza Quadrata
• Aventino
• Tra Salaria e Nomentana
115. Prologo: prima del 1870
Roma Capitale ed il piano del 1873
Il piano del 1883 e la febbre edilizia
L’architettura di fine 800
Il nuovo secolo e Ernesto Nathan
Lo spartiacque della guerra
Roma e il fascismo
Demolizioni e Borgate
Il Foro Mussolini
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Fascismo e Architettura
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Il Dopoguerra
116. 1925: Anno di svolta
Governatorato e fascistizzazione
• Impostato piano regolatore
consegnato a Mussolini nel 1930
• Presidente della commissione il
Principe Boncompagni Ludovisi.
Membri Brasini, Piacentini, Cesare
Bazzani e l’archeologo Paribeni
• Approvato nel 1931
117. Il fascismo non nacque con il culto di Roma, tutt’altro
• Atteggiamento diverso di Mussolini verso
• la “Roma reale”
• la Roma antica
• la nuova Roma Imperiale
• La marcia su Roma fu l’inizio di una lunga marcia contro la
Roma reale per trasformarla al fine di costruire la Roma
Fascista
• Il mito fascista della romanità era un mito proiettato verso il
futuro, verso la creazione di una nuova grande Italia ad opera
di una nuova razza di Italiani che dovevano essere i Romani
della modernità.
118. ...del resto nemmeno il Fascio era di ispirazione romana
Il fascio era originariamente inteso, nel
linguaggio della sinistra, come “associazione”
Quando fu introdotto
richiamava quello
“repubblicano” della rivoluzione
francese
Dopo il 1923 il simbolo viene “romanizzato”, divenne
simbolo non di libertà ma di autorità, disciplina, gerarchia
e, grazie alla complicità/ignavia di molti antichisti si costruì
una immagine antistorica di Roma come antecedente del
fascismo
121. Da sempre l’architettura svolge un ruolo fondamentale nel
processo formativo dell’identità...
• Identità “collettiva”
• Identità (anche) personale
Ambrogio Lorenzetti,
Il Buon Governo,
1338-39
122. ...nelle mani di una dittatura diviene strumento di
governo, attraverso cui ottenere il consenso...
• Nella prima metà del 900 nessuno stato ha investito politicamente
nell’architettura pubblica come l’Italia
• Anche nel confronto con la germania nazista il fascismo esce
vincente sul piano delle realizzazioni
• La concretezza fisica, il risvolto sociale, il connotato funzionale
attirano il consenso anche delle persone più distanti dalla politica.
• L’entità degli interventi fiacca il dissenso dei critici verso il regime
Gaetano Minnucci:
Casa del Balilla Montesacro
1934
123. ma anche come strumento per educare le masse
L’architettura partecipa al processo di totalitarizzazione della
società, volto a modificare il carattere, le abitudini, le
mentalità degli italiani
124. Fase 1: (1922-25) Sommaria Attenzione
Fase 2: (1925-1936) Durare
Fase 3: (dopo il ’36) Osare per Educare e Plasmare
Possiamo distinguere tre fasi
125. Fase 1: si completa, ad esempio, la Stazione
Centrale di Milano
126. Forlì, cantiere della Casa GIL, 1933
Fase 2: L’Italia deve essere (e apparire) un grande
cantiere
127. Fase 2: Architettura per durare
• Massicce iniziative a carattere urbanistico incidono
profondamente sulla struttura del territorio (sventramenti, città di
fondazione).
• Sembra affermarsi, tra il 1933 e il 1936, il razionalismo,
seppur filtrato, che trova forte impulso anche nella committenza
dello stato (es: Case del Fascio)
• Dopo il 1936 il regime inizia a richiedere un’architettura più
“romana” e autenticamente fascista, rigettando stili troppo vicini
a modelli internazionali
128. La costruzione della nuova Roma
e della nuova Italia impegnò per
20 anni molti dei più originali e
dotati architetti italiani.
La costruzione della “nuova civiltà” coinvolge e
affascina gli architetti
Enrico del Debbio
Mario De Renzi
Adalberto Libera
Gaetano Minnucci
Luigi Moretti
Giuseppe Pagano
Mario Ridolfi
Mario Sironi
Marcello Piacentini
Piacentini Cini
129. • Guerra d’Etiopia costa 40 miliardi di lire, 20/25%
incremento delle spese statali
• Impatto negativo su finanziamento opere pubbliche
• 18 Dicembre 1935: Oro alla patria
• 6 Maggio 1936: Proclamazione dell’Impero
La Guerra d’Etiopia rappresenta una cesura
130. Dopo la conquista dell’impero l’attenzione si sposta
dalla valorizzazione dei ruderi alla costruzione di una
Roma autenticamente fascista
131. 1934 19361935
Inizia la costruzione del mito
Evidente l’evoluzione delle foto scelte per la copertina
dei suoi scritti
133. Mano a mano Mussolini cambia atteggiamento
verso la città
• Roma ha bisogno di essere “voronofizzata” un po’. E’ troppo vecchia, troppo
scettica, troppo stanca. (Mussolini)
• “Noi non siamo passatisti, assolutamente legati ai sassi e alle macerie. Nelle città
moderne tutto deve trasformarsi.Ai tram alle automobili, ai motori le vecchie
strade delle nostre città non resistono più. Poichè in esse passa il flutto delle
civiltà. Si può distruggere per ricreare il più bello, grande e nuovo, ma mai
distruggere col gusto del selvaggio, che spezza una macchina per vedere cosa c’è
dentro.”(Mussolini, Opera Omnia, vol. XV, p219)
• Nel 1924 ogni rancore sembra scomparso
• “Roma lavora! A Roma vi sono per lo meno centomila autentici lavoratori: forse
più equilibrati, più coscienti più devoti al loro dovere che altrove (Mussolini,
Opera Omnia, vol. XX, p228-29)
Uscita traforo, largo Tritone,1920 ca.
134. “Il governo fascista presenterà per la
nuova Italia una nuova Roma imperiale”
(Gran consiglio, mar. 1923)
Marcello Piacentini - Grande Roma
135. L’idea di intervenire sulla città di Roma viene
concepita fra il 1922 e 23 insieme a a Margherita
Sarfatti
Benito Mussolini e Margherita Sarfatti con Luigi
Siciliani, sottosegretario alle Belle Arti (1923)
136. Cambiare Roma per cambiare l’Italia
Mussolini distingue chiaramente i problemi della capitale
in:
• Problemi della necessità (case e comunicazioni)
• Problemi della grandezza, per i quali il Duce fornisce già
la soluzione “Bisogna liberare dalle deturpazioni
mediocri tutta la Roma antica, ma accanto all’antica e
alla medievale, bisogna creare la monumentale Roma del
ventesimo secolo (21 Aprile 1924)
137. Il duce si mise subito all’opera per fare abbattere quanto più
era possibile della Roma che detestava: soprattutto gli ammassi
di vecchie e fatiscenti abitazioni, che nel corso dei secoli si
erano ammucchiati sui ruderi dei Fori Imperiali
138.
139. La liberazione dei fori dalle case medievali era già
prevista nel piano del 1913 di Corrado Ricci,
Direttore Generale delle Belle Arti
Croce
Faccioli
Ricci
140. Brasini Piazza Colonna-Foro Mussolini, 1925
Armando Brasini si propone, con un progetto di
grosse demolizioni, che unisce l’ansia futurista del
piccone con una visione antichizzante
149. «facciata pretenziosa e volgare e la tettoia in vetri orribile perché è
una cosa industriale, brutta, meschina, comprata un tanto al metro,
appiccicata là a far da testimonianza alla taccagneria che ha
presieduto al compimento di tutta la parte ornamentale!»
Gabriele D’Annunzio
Teatro Drammatico Nazionale Francesco Azzurri, 1886
150. Stazione
Termini
Il GUR Gruppo Urbanisti Romani propose nel
1929 lo spostamento ad est del centro della città
ed una serie di centri satellite serviti da una rete
stradale e ferroviaria di tipo metropolitano
Si scontrano varie fazioni
151. Il piano di Piacentini è contro la
tendenza a creare un nuovo centro
nella città antica
Al centro la mole littoria, più
“sobria” di quella proposta da
Palanti
157. Sventramento e ricostruzione romanesco-babilonese del centro di Roma, a oriente del
Corso, secondo il progetto del “Gruppo La Burbera”, Del Debbio, Fasolo, Aschieri ed
altri, capeggiato da G. Giovannoni, strenuo difensore degli ambienti antichi
Il piano “la Burbera” prevede forti diradamenti ed una
impostazione monumentale e retorica
158. Prologo: prima del 1870
Roma Capitale ed il piano del 1873
Il piano del 1883 e la febbre edilizia
L’architettura di fine 800
Il nuovo secolo e Ernesto Nathan
Lo spartiacque della guerra
Roma e il fascismo
Demolizioni e Borgate
Il Foro Mussolini
Il Palazzo Littorio (Farnesina)
Fascismo e Architettura
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Il Dopoguerra
160. • Rinnega il decentramento
• Favorisce una disordinata espansione “a macchia
d’olio”
• Incrementa la densità edilizia in tutte le zone
• Per il centro prevede sventramenti e liberazioni
archeologiche, realizzazione di assi di
attraversamento e l’apertura di Corso del
Rinascimento
• Prevista linea ferroviaria sotterranea daVillaggio
Olimpico,Tor di Quinto, Mandrione a sud, poi
cancellata
• Alcuni parchi (Appia, villa Ada, villa Dora Pamphili,
villa dei Gordiani)
Piano Regolatore 1931
161. Manca un piano preciso, si cerca
massimo sfruttamento del suolo
• Edilizia intensiva
• Altezza della tipologia
Palazzina elevata a 35 metri
162.
163.
164. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
165. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
166. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
167. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
168. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
169. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
170. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
171. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
172. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
173. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
174. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
175. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
176. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
177. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
178. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
179. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
180. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
181. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
182. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
183. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
184. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
185. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
186. I Fori sono il primo grande diradamento
realizzato dal regime
189. Via dell’Impero (Fori Imperiali)
• La strada è ottenuta intervenendo pesantemente nella zona di
rispetto archeologica.
• Viene ri-seppellito sotto la strada e sotto le aiuole l’84% dei 76,000
metri quadrati di scavi. Ne rimase visibile solo il 15%
• Sbancata la collina dellaVelia, gettando nella discarica migliaia di metri
cubi di materiali di epoca romana
• Nel decennale della marcia su Roma, il 28 Ottobre 1932, Mussolini la
percorre a cavallo con pennacchio bianco
•
Sbancamento collinaVelia
190.
191. Il “piccone demolitore” compie la sua opera
• 1924 si inizia a demolire la zona attorno al Vittoriano
• 1925 quelle fra Arco di Giano e Tevere
• 1926 inizia liberazione Teatro Marcello
• 1926 decreto per apertura di Via Barberini (terminata nel
1932)
• 1927 creazione Largo Argentina
• 1928 aree fra Ara Coeli e Teatro Marcello
• 1929 quanto rimasto fra Ara Coeli e Pza San Marco
192. Nel 1930 si demolisce la collina della Velia per aprire
la via dell’Impero
• Completamente distrutto un quartiere dei tempi della
controriforma
• Eliminati oltre 5500 vani abitabili
• Immenso danno archeologico
• Per fortuna non si realizzò piano per Palazzo del Littorio
(Farnesina)
193. Il “piccone demolitore” continua la sua opera
• 1931 decreto per via Bissolati (aperta anni dopo)
• 1932 via del Corso, via Tomacelli per liberare Mausoleo di
Augusto
• 1935 iniziano le demolizione per Corso Rinascimento, su
progetto di Arnaldo Foschini
• 1936 Demolizione della spina di Borgo (progetto Marcello
Piacentini) completato solo con l’anno santo
• 1937 il Granarone di Urbano VIII in via XX Settembre
• 1938 si comincia ad allargare via Botteghe oscure
• 1931 decreto per via Bissolati (aperta anni dopo)
• 1932 via del Corso, via Tomacelli per liberare Mausoleo di
Augusto
• 1935 iniziano le demolizione per Corso Rinascimento, su
progetto di Arnaldo Foschini
• 1936 Demolizione della spina di Borgo (progetto Marcello
Piacentini) completato solo con l’anno santo
• 1937 il Granarone di Urbano VIII in via XX Settembre
• 1938 si comincia ad allargare via Botteghe oscure
194.
195.
196.
197.
198.
199. ...ma l’abbattimento della “spina” è un tema
discusso da secoli...
• La storia di S. Pietro è una storia di “demolizioni”
• L’accesso “monumentale” alla piazza è un “problema”
sin dal 400
• Non era ritenuta adeguata nemmeno la soluzione dei
colonnati del Bernini (1656-67) che prevedeva un terzo
braccio di chiusura mai realizzato, con l’abbattimento di
circa 100 metri di Borgo
• Nel 1694 Carlo Fontana già propose l’abbattimento
delle costruzioni fra le due vie di Borgo vecchio e
Borgo nuovo dallo spiazzo di Castel S.Angelo.
• Nel 1776 Cosimo Morelli (Palazzo Braschi) presentà un
altro progetto sostenuto dall’amministrazion francese
Progetto Morelli
200. ...proposto in modo ricorrente...
• Nel 1812 analogo progetto diValadier
• 1849 durante la Repubblica Romana
abbattuto primo edificio della spina, dal lato
di Castel S.Angelo
• 1850 Domenico Capranica propone
abbattimento della spina dei borghi
• Piano Regolatore del 1873 prevede
l’abbattimento della spina
ProgettoValadier
201. Fino al 1930 tutte le demolizioni furono seguite da
Antonio Munoz e Corrado Ricci
• Rispetto a Haussmann, qui prevale l’aspetto archeologico
• Haussmann aveva una chiara visione della nuova Parigi
• Nessun piano complessivo alla base degli sventramenti di
Roma
• Lo studio archeologico richiedeva tanta distruzione?
202. Gli archeologi italiani erano arretrati
• Fermi al 476 d.c. non consideravano degno tutto
quanto è venuto dopo
• Anche gli studiosi più conservatori in Francia
avevano avanzato i limiti della archeologia fino al
XVIII secolo
• Vedevano solo il singolo monumento e non
l’importanza del contesto
• Accettarono di distruggere la città medievale e
rinascimentale come fosse una sterile colata lavica
sui resti della Roma antica
• Tutto fatto senza censire, documentare, fotografare
203. Mussolini come i Barberini...
Dei ruderi della Roma antica il duce recuperava tutto quanto poteva
contribuire alla costruzione della Roma mussolinea, senza riguardo per
quanto, delle vestigia della Roma imperiale, medievale o rinascimentale, era
distrutto, pur di far spazio alla nuova Roma da lui immaginata.
Il duce, in pratica, non agì diversamente da quanti, nei secoli passati, avevano
attinto alle alle rovine romane materiale per edificare, a Roma e altrove,
palazzi, chiese e case.
205. Si crea un centro sempre più congestionato
• Per secoli Roma è stata una città decentrata, con
diversi poli
• Nel XX secolo, mentre tutte le grandi città vanno
verso il decentramento, Roma si accentra
• Grandi arterie di attraversamento convergono su
Piazza Venezia all’imbuto di via del Corso (via
dell’Impero, Via del Mare, Via XX Settembre,
Botteghe Oscure)
206. Nascono 12 “Borgate” ufficiali per accogliere le
famiglie dislocate dalle demolizioni del centro
• Primavalle (via Pietro Maffi, piazza Alfonso Capecelatro, via e piazza Federico
Borromeo);
• Val Melaina (via diVal Melaina);
• Tufello (via delle Isole Curzolane);
• San Basilio (via del Casale di San Basilio, via Recanati);
• Pietralata (via di Pietralata, via del Peperino);
• Tiburtino III (via di Grotta di Gregna, piazza Santa Maria del Soccorso, via
Tiburtina);
• Prenestina (via di Portonaccio);
• Quarticciolo (via Lucera - od.Viale Palmiro Togliatti – viale Alessandrino);
• Gordiani (via dei Gordiani);
• Tor Marancia (via di Tor Marancia);
• Trullo (via della Magliana, via del Trullo);
• Acilia (via del Mare, via di Acilia).
Val Melaina,Tufello, Ladri di Biciclette, 1948
207. Delle 12 Borgate
• 5 erano entro i confini del piano (ma non previste)
• 3 incluse nel piano nel 1942
• 4 fuori dei confini del piano
Il piano del 31 non pianificava nè il centro né la periferia
208.
209. Pietralata è esemplificativa. Primavalle, Tiburtino III
Trullo hanno evoluzioni simili
• Si iniziano a costruire i lotti di case a uno e due piani
(1935)
• Si aggiungono le “case” (1937) di 3 o 4 piani
• Poi i “palazzi” di 5 piani (nel dopoguerra)
Le tipologie rispecchiavano la qualità degli immobili e la
classe sociale degli abitanti
217. Roma si espande “a macchia d’olio”
• Monti Parioli coperto di “Palazzine” che sfruttando i
dislivelli aumentano altezze e numero dei piani
• Spesso solo le rifiniture differenziano le palazzine dagli
intensivi
219. • Completato Quartiere INCIS a
Piazza Verbano (arrivano i servizi).
• Attorno crescono gli intensivi
• Questo fa aumentare il valore dei
terreni fino a Via Chiana e produce
un ennesimo “saldamento”
Via Chiana
Via Taro
Piazza Verbano
229. Le case convenzionate spingono all’intensivo
• Sblocco dei fitti, decretato nel 1923 ma
realizzato nel 1930, genera sfratti e necessità di
case
• Agevolazioni per chi costruisce e si impegna ad
affittare a prezzi popolari (60/65 lire al mese) per
5 anni
• Il comune si accolla tutti i costi di urbanizzazione
• Tollerata tendenza per sfruttamenti molto
intensivi
230. Case convenzionate iniziano la costruzione anche a
Piazza Bologna
Impresa Federici costruisce edificio di 1500 vani in Vle XXI
Aprile, con annesso cinema
234. Le norme di fatto autorizzano l’anarchia edilizia
• Dentro il piano si costruisce in base a questo
• Fuori in base ai “criteri di massima adottati
dall’amministrazione per l’ulteriore sviluppo
della città”
• Licenza legata a realizzazione servizi: si
privilegino le grandi aziende e grandi
lottizzazioni