2. Il territorio
il nucleo principale e’ costituito.
Dalla pianura alluvionale quella che
veniva chiamata mesopotamia formata dai depositi dell’ tigre
e dell’eufrate. dopo questi due fiumi sorgono i monti zagros.
Dove i due fimi si incontrano e formano lo shatt al-arab e il
territorio
E semidesertico.
3. IL CLIMA
Il clima iracheno è tropicale: steppa a nord e deserto
a sud. Gli inverni sono miti, escludendo la catena
montuosa a nord del paese, dove essi sono abbastanza
rigidi. Le estati sono caldissime, le temperature in
questa stagione sono tra le più elevate al mondo,
poiché superano costantemente i 43 °C, con punte di 51 -
52 °C, soprattutto nella pianura.
Mesopotamicha.
4. Gli iracheni sono in larghissima maggioranza
musulmani (95-98%).Di questi, il 60% sono sciiti ed il
40%sunitti . I sunniti comprendono quasi tutta la
popolazione dell'area curda e turcomanna ma sono in
minoranza nel Paese.
Sia gli arabi che i curdi contano anche una piccola
minoranza di cristiani. Fino circa al 2003 la
popolazione cristiana contava 800.000 persone ed era
così suddivisa:
RELIGIONE
420.000 assiri e caldei;
100.000 siriaco-ortodossi
20.000 armeni
10.000 protestanti
2-4000 cattolici latini
sOPparuto gruppo di ebrei
5. STORIAAntichità
L'area fertile della Mesopotamia, situata fra i fiumi
Eufrate e del Tigri, ha visto nascere alcune delle
civiltà più antiche del mondo come i Sumeri, i Babilonesi e
gli AssirI. Fu poi a lungo parte dell'Impero persiano - sia
achemenide, sia partico e sasanide - che lo contese con
successo all'Impero romano, prima unito e poi d'Oriente.
Fu cristianizzato già nel III secolo, mentre il resto
dell'impero persiano aderiva alla religione di
Zoroastro.
6. Periodo islamico
Nel 656 l'odierno Iraq venne conquistato dagli arabi, che
introdussero l'Islam e lo governarono da Damasco, oggi in Siria. Nel
762 il califfato fu spostato dalla nuova dinastia abbaside nella
nuova città di Baghdad (vicino all'antica Babilonia), che rimase a
lungo il centro più importante del mondo arabo, salvo il
relativamente breve periodo in cui il centro di governo e
dell'economia si spostò nella più settentrionale Sāmarʾ.
Il califfato abbaside cadde nel 1258 sotto i colpi dei Mongoliguidati
da Hülegü, avviando quel fenomeno di frammentazione politica (ma
non culturale) del mondo arabo-islamico che dipendeva politicamente
dal califfato e che conosciamo ancor oggi. Tamerlano, un condottiero
turco-mongolo musulmano, invase l'Iraq nel 1401, pur mantenendo il
centro delle sue attività politiche a Samarcanda, come d'altra
parte fecero anche i suoi discendenti.
Dall'inizio del XVI secolo l'Iraq fu invece conteso tra l'Impero
persiano, retto dalla dinastia sciita dei Safavidi (azeri di lingua e
cultura), e il sunnita Impero Ottomano, fin quando quest'ultimo lo
incorporò definitivamente nel 1638 (Trattato di Qasr-e Shirin).
7. LA PRIMA GUERRA DEL GOLFOIl 2 agosto 1990 l'Iraq occupò il Kuwait, accampando rivendicazioni
territoriali ma soprattutto per ragioni economiche. Ne seguì il 17
gennaio 1991 la invasione da parte di una coalizione internazionale, che
agiva su mandato delle Nazioni Unite, e che si concluse il 28 febbraio,
seguita il 3 aprile dal cessate il fuoco definitivo fissato dalla
risoluzione 687 del Consiglio di sicurezza dell'ONU. In seguito a ciò l'Iraq
è stato isolato internazionalmente fino all'anno 2003, in cui ha inizio la
Seconda guerra del golfo.
La sovranità dell'Iraq venne sottoposta a serie limitazioni. Infatti,
oltre all'imposizione della "no-fly zone", il regime di Baghdad venne
costretto a concedere un'ampia autonomia ai distretti curdi e a
riconoscere il tracciato dei confini con il Kuwait. A ciò si aggiunsero
misure di disarmo (di cui fu incaricata l'UNSCOM, Commissione speciale
delle Nazioni Unite, con l'ausilio dell'AIEA, l'Agenzia internazionale per
l'energia atomica) e restrizioni nella vendita di petrolio, una cospicua
parte della quale venne destinata a ripagare i danni inflitti al Kuwait.
8. Tra due guerreNel 1992 il rifiuto di concedere l'accesso agli ispettori dell'UNSCOM causò la proclamazione da
parte dell'ONU di un rigido embargo economico, i cui effetti si rivelarono devastanti soprattutto
per la popolazione civile. L'economia ufficiale irachena, già pesantemente segnata dai due ultimi
conflitti, fu logicamente depressa, mentre fiorì un mercato alternativo sottoregolamentato
controllato dal regime.
Nell'ottobre 1994 un nuovo spostamento di truppe irachene al confine con il Kuwait spinse gli
Stati Uniti a inviare nella regione un proprio contingente militare. Il regime di Baghdad annunciò
il ritiro dall'area e riconobbe la sovranità del Kuwait il 10 novembre dello stesso anno, in
conformità alle risoluzioni dell'ONU. Ciò non fu ritenuto sufficiente dagli Stati Uniti per
rimuovere l'embargo, nonostante il parere favorevole di altri paesi occidentali.
Di fronte alla crisi umanitaria causata dall'embargo, nel 1995 l'ONU attenuò le sanzioni,
avviando con la risoluzione 986 il programma "Oil for Food" ("petrolio in cambio di cibo"),
che autorizzava l'Iraq a esportare due miliardi di dollari di greggio al semestre per
l'acquisto di viveri e medicinali. Temendo che il regime iracheno potesse usare il
programma per approvvigionarsi di materiale di uso bellico, gli Stati Uniti e la Gran
Bretagna frapposero tuttavia molti ostacoli alla sua applicazione.
Nonostante l'isolamento internazionale, Saddam Hussein riuscì a rimanere saldamente in
sella e nell'ottobre del 1995 un plebiscito gli conferì un nuovo mandato presidenziale di
sette anni. All'interno del regime e della stessa famiglia di Saddam Hussein si verificarono
tuttavia contrasti e defezioni, affrontati dal dittatore con metodi spicci e brutali. Il caso più
clamoroso fu la fuga in Giordania del generale Ḥusayn Kāmil al-Majīd e di suo fratello,
entrambi generi di Saddam Hussein; inspiegabilmente tornati in patria, vennero assassinati
pochi giorni dopo il rientro.
9. LA SECONDA GUERRA DEL GOLFOGli Stati Uniti e la Gran Bretagna sollevarono così un'aspra controversia, che divise la diplomazia
internazionale indebolendo il ruolo dell'ONU. Poi, il 19 marzo 2003, pur trovandosi contro il
segretario Kofi Annan e gli altri membri del Consiglio di Sicurezza, la gran parte degli stati e delle
opinioni pubbliche, nonché le principali autorità religiose internazionali, lanciarono l'attacco
contro l'Iraq. A sostenerli si schierarono una trentina di paesi, tra cui la Spagna, l'Australia, la
Danimarca, i Paesi BasSi. Molti di essi fornirono solo un sostegno politico; altri, tra cui l'Italia, non
presero parte all'offensiva ma permisero il movimento delle armate della coalizione di stanza sul
proprio territorio e inviarono truppe in un secondo momento, con funzioni di stabilizzazione e di
aiuto alla ricostruzione. La Francia, la Germania, la Russia e la Cina criticarono apertamente la
scelta bellica compiuta da Stati Uniti e Gran Bretagna; a loro si unirono altri paesi, tra cui il
Canada, la Nuova Zelanda, il Messico e il Brasile. L'operazione Shock and Awe (colpisci e
terrorizza) iniziò con un intenso bombardamento aereo su Baghdad e sulle altre città irachene, che
prese di mira le sedi del comando politico e militare così come le strutture di comunicazione e
industriali del paese. La forza di invasione anglo-americana, penetrata nel paese dal sud e dal
nord (dove si avvalse del sostegno dei curdi), si impose agevolmente sulla resistenza irachena,
conquistando in pochi giorni gran parte delle città e assumendo nel contempo il controllo degli
impianti petroliferi.
l 9 aprile l'avanguardia militare statunitense entrò a Baghdad. Saddam Hussein si diede alla
fuga, mentre il suo regime andava sgretolandosi e il paese precipitava nel caos. Da segnalare
nel periodo successivo la devastazione del Museo Nazionale Iracheno, con il saccheggio o
distruzione della maggior parte dei reperti di valore inestimabile in esso conservati. Il 21
aprile, gli Stati Uniti insediarono alla testa di un'autorità provvisoria di coalizione (Coalition
Provisional Authority, CPA) il generale Jay Garner, che fu sostituito l'11 maggio
dall'ambasciatore Paul Bremer. Il 1º maggio il presidente statunitense Bush proclamò la fine
della guerra. Il 22 maggio, su richiesta dello stesso Bush, il Consiglio di sicurezza dell'ONU
pose fine alle sanzioni contro l'Iraq con la risoluzione n. 1483. A luglio venne instaurato un
Consiglio interinale di governo, i cui posti chiave vennero assegnati a membri
dell'opposizione rientrati dall'esilio e ai rappresentanti delle comunità curda e sciita.
10. IL NUOVO GOVERNO
Nel marzo 2004, il Consiglio interinale di governo raggiunse un accordo su una "legge di
transizione", che avrebbe dovuto accompagnare il paese nel delicato processo del
passaggio dei poteri all'amministrazione civile nazionale.
Nello stesso mese scoppiò il conflitto all'interno della comunità sciita, una cui ala radicale
minacciò di unirsi ai sunniti, insorti in diverse città del centro del paese e soprattutto a
Falluja.
L'8 giugno il Consiglio di sicurezza dell'ONU, con la risoluzione 1546, avviò la fase di
passaggio della sovranità dall'amministrazione militare a un nuovo governo provvisorio
iracheno. Questo, risultato di una difficile ricerca dell'equilibrio tra le diverse comunità e
soprattutto tra quelle sciita e curda, si insediò il 28 giugno. Alla sua guida venne nominato
lo sciita Iyad Allawi, uomo di fiducia degli Stati Uniti, i quali conservarono larghi poteri,
specialmente in materia di sicurezza. Il nuovo governo, il cui principale compito era quello
di far svolgere nuove elezioni e di redigere la nuova carta costituzionale, si trovò di fronte
a una difficile situazione.
Le elezioni legislative del 15 dicembre 2005 si concludono con la
vittoria dell'Alleanza unita irachena, che tuttavia si ferma al 41% dei
suffragi mancando la maggioranza assoluta (128 seggi su 275).
L'Alleanza democratica e patriottica del Kurdistan ottiene il 21,7%
dei voti e 53 seggi. Al terzo posto si piazza il Partito degli iracheni
con il 15% dei voti e 44 seggi. Scarsa è la partecipazione alle elezioni
della comunità sunnita, in seno alla quale è forte l'influenza delle
formazioni di resistenza armata al nuovo governo.