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Caso aziendale
GRUPPO MARZOTTO




    Autore: Profman
Caso aziendale:
Gruppo Marzotto                                                                                  Visto su: Profland




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Caso aziendale:
Gruppo Marzotto                                                          Visto su: Profland

                    STRATEGIA E STRUTTURA

1836 – 1870

Scenario           Contesto di crisi con mercati embrionali
                   Rivoluzione industriale
                   Sviluppo trasporti
                   Unità d’Italia
Strategia          Crescita dimensionale (interna)
Politica           Frazionare il rischio
                   Tutte le fasi sono all’interno
                   La “città sociale”
Organizzazione     Imprenditoriale puro

Il mercato del tessile negli anni ‘40, conosce a Valdagno una profonda crisi nella quale
varie imprese artigiane abbandonano il loro tradizionale campo d’attività. Nonostante
questo sfavorevole scenario Luigi Marzotto opera una precisa scelta strategica:
CRESCERE, con una politica rivolta a svolgere l’intero ciclo produttivo all’interno,
decisione questa che contribuisce ad indirizzare Marzotto verso la grande azienda e la
produzione di massa (possono così svilupparsi le economie di scala).
Mosse queste che si rivelano vincenti non appena il mercato tessile si riprende poiché
l’impresa è l’unica rimasta e può contare su una manodopera specializzata e su fattori
della produzione (telai) a basso costo.

Negli anni l’impresa del padre passa ai figli (mantenendo comunque un modello
direzionale imprenditoriale puro) e continua nella sua lenta ma costante ascesa.


1871 - 1890

Scenario           Primi segnali di concorrenza
                   Mercato in lenta crescita
Strategia          Crescita dimensionale (interna)
Politica           Focalizzarsi sul tessile
                   Innovare
                   Qualità e diversificazione
                   Nuovo stabilimento
                   Export
Organizzazione     Imprenditoriale puro, aumento di struttura

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Gruppo Marzotto                                                             Visto su: Profland


Con l’unità d’Italia, gli orizzonti commerciali per le imprese si ampliano notevolmente, si
hanno quindi maggiori possibilità di vendita e di profitto ma anche di concorrenza.

L’azienda di Valdagno è in questo periodo nelle mani di Vittorio Emanuele che mantiene
l’originario modello di direzione e l’orientamento strategico mirato alla crescita
dimensionale, cambia invece il modo di perseguire l’obiettivo.

Le politiche aziendali, infatti, sono ora rivolte al solo comparto tessile, alla costante
innovazione degli impianti, al soddisfare la clientela prima che lo richieda; l’intento è
conseguito con la costruzione di un nuovo stabilimento “La Filatura del Maglio” con il
quale si produce lana pettinata, prodotto con il quale si raggiungono margini più elevati e
si affronta con maggiore aggressività la concorrenza nazionale ed estera.

Il salto dimensionale compiuto ha determinato un’evoluzione strutturale divenuta più
complessa nella gestione e nell’organizzazione.


1891 - 1940

Scenario            Guerre mondiali
                    Tensioni sindacali
                    Crollo della Borsa
Strategia           Crescita dimensionale (interna ed esterna)
Politica            Aggiornamenti tecnologici
                    Investimenti in impianti
                    Taylorismo
                    Formazione embrionale del gruppo
Organizzazione      Da gerarchica semplice a direzionale e funzionale
                    Da imprenditoriale puro a imprenditoriale relativo

Nel periodo in esame il contesto di riferimento è costantemente disturbato da eventi
storici: guerre, crisi economiche, crisi sociali.
La turbolenza che caratterizza il contesto non distoglie Marzotto dal proprio obiettivo
strategico di crescita dimensionale, crescita però che non avviene come in passato solo
internamente ma anche esternamente: l’obiettivo della crescita è l’aumento del potere
contrattuale nei confronti di clienti, fornitori e distributori.

La crescita interna
Si attua una politica di continuo rinnovo degli impianti, in modo da ottenere crescenti
livelli produttivi e rimanere allineati all’evoluzione tecnologica, ed una politica
d’organizzazione scientifica del lavoro (taylorismo) che permetta un’elevata efficienza

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Gruppo Marzotto                                                                Visto su: Profland

produttiva ma che determina d’altro canto un’inevitabile complessità organizzativa, cui la
famiglia Marzotto deve far fronte.

La crescita esterna
Si implementa con l’acquisizione di stabilimenti localizzati fuori del bacino d’origine a
Mortara (Pa), Manerbio (Bs), Brugheria (Mi), Biella (Va), questo determina una
progressiva perdita di controllo sulla struttura organizzativa causata da dimensioni ed
ambiti produttivi e di mercato notevolmente complessi. L’evoluzione del modello
direzionale che ne consegue, passaggio dal modello imprenditoriale puro al modello
imprenditoriale relativo, risolve parzialmente i problemi di controllo ma genera una non
perfetta collimazione tra obiettivi della proprietà e del management.


1941 - 1960

Scenario             Ricostruzione post-bellica
                     Mercato tessile in fase di maturazione
                     Concorrenza dei Paesi in via di sviluppo
Strategia            Ricerca della redditività
Politica             Ristrutturazione del personale
                                      della produzione
                                      dell’organizzazione
                     Diversificazione degli investimenti (SFAI, Jolly, abbigliamento)
                     Nuovi impianti
Organizzazione       Struttura funzionale

In questa breve arco temporale Marzotto decide una strategia di: ricerca della redditività.
Alla base di questa scelta troviamo un contesto macroeconomico di crescente sviluppo
che ammette margini di profittabilità in ogni settore economico (ricostruzione post
bellica), un mercato del tessile, su cui tra l’altro si concentra il core business, vicino alla
maturazione, con una duplice concorrenza: sulle tecnologie nella fascia alta e quindi
esigenza d’investimenti in impianti all’avanguardia, sui costi nella fascia bassa da parte dei
Paesi emergenti.

La strategia di ricerca della redditività viene resa operativa con due politiche.

•   La politica di ristrutturazione: questa da un lato rende indispensabile un nuovo indirizzo
    nei rapporti con il personale, finisce quindi il rapporto paternalistico tra imprenditore
    e dipendenti incentrato su un sistema di servizi previdenziali ed assistenziali, dall’altro
    prevede un’inevitabile riduzione di personale che comunque non provoca tensioni
    sindacali e sociali dal momento che gli esuberi vengono assorbiti dalla neo costituita
    area abbigliamento. Tale politica prevede, poi, un continuo aggiornamento
    tecnologico degli impianti per recuperare efficienza produttiva ed infine
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Gruppo Marzotto                                                                 Visto su: Profland

    un’evoluzione della struttura organizzativa indispensabile in seguito all’incremento
    dei business dell’impresa.

•   La politica di diversificazione: tale politica porta Marzotto a distogliere risorse dal core
    business e ad impegnarsi in settori sconosciuti: abbigliamento e alberghi (Jolly
    Hotels), tra i due eventi quello che sicuramente riveste maggiore valenza strategica è
    l’abbigliamento, si tratta, infatti, di un settore legato al core business della Marzotto in
    cui si possono sfruttare know how d’immagine, di marketing, di credibilità presso la
    clientela ed inoltre significa operare in un mercato ancora poco sviluppato e quindi
    non molto concorrenziale. I risultati del comparto abbigliamento sono rimasti
    contraddittori almeno fino agli anni ‘80, tuttavia questo può essere riletto e valutato
    come un momento fondamentale di ampliamento del repertorio di competenze
    dell’impresa che gli hanno consentito di consolidare una notevole esperienza
    rivelatasi decisiva negli anni ‘90.

La struttura organizzativa nella seconda metà degli anni ‘50 è di tipo funzionale; ci si
trova dunque in presenza di una impresa la cui “testa” è costituita da una Direzione
generale da cui dipendono dei dirigenti ognuno delegato a gestire in modo specialistico
una particolare funzione aziendale, ossia la produzione e la commercializzazione. In altri
termini si viene a creare una specializzazione e una gerarchizzazione del lavoro in base a
distinti gruppi omogenei d’attività e di competenze settoriali: anche per questo motivo la
gestione della SFAI e di Jolly Hotels viene completamente distinta dalla gestione
“caratteristica”.


1960 - 1980

Scenario             Mercato saturo
                     Anni ‘60 scioperi
                     Forte inflazione
Strategia            Riorganizzazione aziendale
                                 per la ricerca dell’efficienza produttiva
                                 per il miglioramento del rapporto costi-benefici
Politica             Ristrutturazione
                                   dismissione di stabilimenti
                                   decentramento
                                   tagli del personale
                                   cash flow
                                   engineering
                     Riposizionamento del portafoglio prodotti
                     Commercializzazione diretta
                     Ingresso in Borsa
Organizzazione       Struttura da funzionale a divisionale
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Le decisioni strategiche del periodo sono frutto della complessa situazione economico
sociale che ha caratterizzato gli anni ‘60 e ‘70 e costituiscono, altresì, la piattaforma su
cui poggerà la strategia degli anni ‘80.

Il mercato del tessile ed abbigliamento volge alla piena maturità, ecco allora che oltre a
produrre bisogna saper vendere e qui entrano in gioco fattori di successo come il prezzo,
la qualità, il time to market, il marketing, la rete distributiva; ma gli anni ’60 sono anche
quelli dei grandi scioperi e delle occupazioni di fabbrica, fatti che interessano da vicino
anche l’impresa di Valdagno.

La strategia di riorganizzazione aziendale, che prevede anche l’ingresso in Borsa per il
reperimento delle risorse finanziarie necessarie, vuole puntare su pochi business ma
molto redditivi e si avvale di due politiche principali.

•   Ristrutturazione: prevede la chiusura di alcuni stabilimenti acquistati in precedenza in
    situazioni diverse ma ormai considerati rami secchi e irrecuperabili (Aulan, Marzotto
    Alfa, Marzotto Beta, Marzotto sud) ed il decentramento in Italia di alcune fasi labour
    intensive del processo di confezionamento. Con questo comunque non si può
    affermare che l’impresa preferisca il mercato esterno alla produzione interna (che
    rimane prevalente) ma soltanto la ricerca di un’ulteriore risorsa per recuperare
    efficienza ed orientarsi alla flessibilità. Si tenga presente, poi, che in un periodo di
    continuo aumento del costo del lavoro, il BUY rispetto al MAKE consente di
    incidere notevolmente e favorevolmente su questo fattore.
    La produzione viene concentrata negli impianti di maggiore capacità produttiva per
    sfruttare maggiormente le economie di scala.
    Vale la pena di sottolineare, soprattutto per le conseguenze future, la decisione della
    Marzotto di costituire una divisione engineering per la progettazione e la
    realizzazione di impianti e per l’addestramento di lavoratori e management estero.
    Il trasferimento di tecnologia e di know how diviene uno dei punti di forza del
    processo di internazionalizzazione soprattutto per l’approvvigionamento di
    semilavorati e prodotti la cui manifattura viene svolta in modo affidabile in aree a
    basso costo.

•   Riposizionamento: uscire dai prodotti con margini unitari bassi e scarsi cash flow,
    guadagnare quote di mercato per i prodotti a margine elevato, a cash flow più
    cospicuo, penetrare con forza i mercati esteri. Per centrare l’obiettivo è necessario
    rivedere il portafoglio prodotti portandolo da una concentrazione sul medio, medio-
    basso ad una combinazione di fascia medio, medio-alta. Per assecondare meglio
    questa scelta strategica, Marzotto decide anche di sviluppare una
    commercializzazione diretta: ciò consente di osservare meglio il proprio mercato di
    sbocco, di conoscere le esigenze della clientela di riferimento e quindi di poter
    eventualmente intervenire per modificare alcune scelte distributive. Naturalmente
    tutto ciò non è possibile con i distributori commerciali che fanno da “filtro” tra
    l’azienda ed il mercato.
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La strategia di ristrutturazione e di riposizionamento determina conseguenze anche a
livello di struttura organizzativa: la struttura, infatti, presenta ancora un grado di
accentramento troppo elevato e la cultura gestionale e lo stile manageriale non
favoriscono certamente la nuova politica orientata alla flessibilità.
Uno dei motivi della mancata evoluzione organizzativa, indispensabile a proiettare il
gruppo in una fase evolutiva nuova, è l’incompleta successione imprenditoriale tra
Gaetano jr e Giannino che non ha consentito quel necessario ricambio generazionale e
quella altrettanto fondamentale ridefinizione dei rapporti di potere all’interno della
famiglia.
Solamente con l’avvento di Pietro Marzotto (1972) alla guida del Gruppo si conclude la
travagliata successione e si realizzano gli aggiustamenti in termini di struttura
organizzativa, sistemi operativi, risorse umane, in particolare manageriali.
Prima di ciò però, è da sottolineare che la famiglia torna fortemente in Marzotto per
risollevare l’azienda a seguito delle crisi sindacale che ha fermato l’attività della fabbrica;
questo segnale, che sembra far riavvicinare il gruppo Marzotto ad un modello familiare-
imprenditoriale, non deve tuttavia trarre in inganno: la complessità della gestione, le
elevate dimensioni raggiunte, l’estremizzarsi della concorrenza, non consentono un
ritorno al passato, la gestione è sempre più in mano ai dirigenti.

Dalla struttura funzionale alla struttura divisionale
Nel 1965 ha inizio il processo di decentramento e divisionalizzazione della struttura
organizzativa che viene portato a compimento, attraverso un processo lungo e arduo,
fatto di conflitti tra la proprietà ed il management, solo nel 1972; e ciò come
conseguenza del fatto che la struttura per funzioni presenta punti di forza e di debolezza.
Tra i punti di forza va sottolineata l’efficienza, cioè il contenimento dei costi, infatti, tale
struttura minimizza la quantità di risorse necessarie concentrando in zone omogenee
uniche i soggetti aventi analoga specializzazione. L’enorme crescita della produzione e
delle vendite all’inizio degli anni ‘60 determinano accrescimento dimensionale e come
conseguenza porta diversificazione produttiva e commerciale, quindi aumento del
numero di livelli gerarchici delle singole aree funzionali e in definitiva problemi di
comunicazione e di coordinamento, cioè punti di debolezza.
Proprio nel 1965 c’è un primo tentativo di ridisegnare la struttura secondo uno schema
divisionale. Il risultato è la creazione di cinque “comparti”: pettinatura, filatura, tessitura,
coperte e confezioni; in realtà questi gruppi non corrispondono a vere e proprie
divisioni.
Nel 1972 (Pietro Marzotto) si passa effettivamente ad una struttura di tipo divisionale,
con due divisioni (tessile e abbigliamento) e una struttura di staff più agile (quattro staff
centrali particolarmente interessanti relazioni industriali e amministrazione). Con questo
non si può dire che sia concluso il processo di divisionalizzazione, si devono, infatti,
attuare sostanziali cambiamenti di mentalità e di filosofia gestionale che valorizzino la
delega e responsabilizzino i manager di divisione.
Tra le novità più importanti che verranno introdotte vi è la realizzazione di un sistema di
reporting. Tale sistema consente di monitorare in tempo reale l’andamento delle singole
divisioni dell’azienda. Queste ultime divengono centri di costo e di ricavo, micro-aziende
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che devono operare con criteri di economicità ed efficienza (ASA-SBU), che realizzano
scambi, anche all’interno del gruppo, a prezzi di mercato (prezzi di “trasferimento”).
Esse hanno inoltre dei responsabili che ne decidono l’andamento dal punto di vista
strategico ed operativo.
Attraverso il reporting, la direzione centrale controlla i risultati delle divisioni e può
decidere di intervenire per correggerne il percorso.


1980 – 1988

Scenario            Mercato saturo e internazionale
Strategia           Sviluppo             per linee esterne
                                         per linee interne
Politica            Acquisizioni         Finbassetti (1985)
                                         Lanerossi (1987)
                    Finanziaria          aumenti di capitale
                                         liquidità generata dalla gestione
                                         indebitamento
                                         cessione di partecipazioni (Mascioni)
                    Commerciale          accordi con gli stilisti
                                         espansione delle esportazioni
                                         marketing
                    Produttiva           riduzione del personale
                                         decentramento
                                         tecnologia
Organizzazione      Multidivisionale e decentrata

II mercato degli anni ‘80 è saturo sia nel settore tessile sia nel settore abbigliamento e ciò
significa crescita a tassi molto contenuti e difficoltà di sviluppo per linee interne; il
gruppo di Valdagno risulta, in questo periodo, troppo grande per competere con le
piccole e medie imprese e troppo piccolo per sostenere una struttura direzionata forte ed
innovativa, un adeguato sforzo di Ricerca & Sviluppo ed una competizione globale.

La risposta strategica a questa situazione di mercato è lo sviluppo ed il rilancio
dell’impresa reso possibile:
• dalle solide basi create nel decennio precedente grazie alla politica di cash flow (che
    continua anche negli anni ‘80);
• dall’aumento di capitale con l’emissione di azioni ordinarie;
• dal taglio dei rami secchi che determina un’eccedenza di liquidità rispetto al
    fabbisogno deciso per la successiva politica delle acquisizioni;
• dal ricorso all’indebitamento


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La strategia di sviluppo per linee esterne
Tale strategia viene attuata con l’acquisizione di imprese medio grandi rientranti nel core
business, italiane, in stato di crisi, in tal caso, infatti, si spuntano prezzi più bassi e si ha la
possibilità di aggiungere valore alle acquisite; Marzotto, inoltre, possiede spiccate
capacità di risanamento avendo a disposizione un buon know how tecnologico,
organizzativo e gestionale nel settore del tessile-abbigliamento.

Le acquisizioni
Nel 1985 si decide l’acquisizione della Finbassetti, la quale controlla il Linificio e
Canapificio Nazionale, Magnolia, Bassetti (biancheria per la casa), Mascioni,
Standardtela; con l’operazione si realizzano notevoli sinergie nelle produzione multifibra
ma anche l’ingresso con Bassetti e Standardtela in comparti lontani dalle tradizionali aree
di impegno e dal core della Marzotto.
Successivamente si procede, infatti, alla cessione al gruppo Zucchi di tale attività
consentendo quindi il mantenimento di una certa focalizzazione e l’ottenimento di una
importante e profittevole partecipazione nel capitale azionario del leader italiano della
biancheria per la casa, la Zucchi.
La fase delle acquisizioni continua nel 1987 con la Lanerossi concorrente storico che
viene rilevato dall’ENI, ciò consente:
• importanti sinergie nei processi produttivi, la Lanerossi dispone, infatti, di impianti
    avanzati poco sfruttati ad una buona complementarietà di attività nel settore tessile-
    abbigliamento (circa 90% del fatturato Lanerossi è realizzato in aree in cui è presente
    anche Marzotto);
• di affermarsi come uno dei maggiori gruppi mondiali del tessile-abbigliamento.

La strategia di sviluppo per linee interne
Questa strategia di sviluppo prevede da un lato una politica di produzione che punta
sulla costante innovazione tecnologica degli impianti e sulla riduzione del costo del
lavoro tramite tagli al personale (notevoli esuberi in seguito alle acquisizioni) e
decentramento in laboratori esterni (maggiore flessibilità), dall’altro una politica di
commercializzazione (abbigliamento) incentrata sul marketing, su accordi con gli stilisti,
sulle esportazioni.
La Marzotto mostra, in un mercato dominato dalle griffe, dai brands e da una
distribuzione commerciale innovativa e aggressiva, un’innegabile debolezza dal punto di
vista della progettazione dei prodotti e del know how di marketing, si determina perciò la
necessità di rafforzare le linee dell’abbigliamento informale e di riposizionare,
innalzandone la percezione e l’immagine, le linee di abbigliamento formale.
Si realizzano allora accordi con la Philip Morris per l’ottenimento in esclusiva del
marchio Marlboro e accordi di collaborazione con alcuni famosi stilisti italiani Missoni,
Ferrè, Biagiotti, il legame con questi ultimi consente a Marzotto di accedere al mercato
delle griffe e agli stilisti di conseguire maggiori volumi di vendita.

La struttura multidivisionale e decentrata


                                               10/17
Caso aziendale:
Gruppo Marzotto                                                                Visto su: Profland

Le operazioni straordinarie del 1985 e del 1987 determinano una notevole complessità
organizzativa in termini di coordinamento, di unità di indirizzo e di controllo pertanto si
rende opportuna un’evoluzione strutturale che porta ad inquadrare tutte le attività in uno
schema multidivisionale decentrato in cui le divisioni raggruppano business tra loro
omogenei e sono dotate di ampie autonomie gestionali e responsabilità economico-
finanziarie.
Le divisioni operanti in business tra loro affini (per funzioni d’uso, tecnologie, clienti...),
sebbene appartenenti a diverse società del gruppo, sono inquadrate nell’ambito di tre
settori le cui principali aree di affari riguardano rispettivamente i filati, i tessuti e
l’abbigliamento. A capo di ciascuno di questi opera una direzione di settore cui è affidato
il ruolo di coordinare le divisioni afferenti e di assolvere le funzioni di controllo
direzionale delle stesse.
Le attività del gruppo non collocate nell’ambito di responsabilità dei settori rientrano
nell’area definita “altre attività”.
Il collocamento in Borsa delle azioni ordinarie del gruppo Marzotto s.p.a. e l’ingresso
nella sfera economica di MedioBanca, sono elementi rilevanti nel processo di
mutamento degli equilibri direzionali dell’azienda. Se consideriamo questi due aspetti
insieme alla momentanea uscita dalla gestione strategica di Pietro Marzotto (che va a
risanare la Snia Viscosa), si può affermare che lentamente il peso della famiglia Marzotto
diminuisce con il passare degli anni e quindi possiamo parlare di modello
imprenditoriale-manageriale che si spinge sempre più verso un modello manageriale
relativo.

In realtà ciò che conta non è tanto definire per una precisa fase storica il modello
direzionale adottato, poiché la pratica ci insegna (e così anche il caso Marzotto) che non
sempre è possibile ricondurre lo schema gestionale e la divisione dei compiti e
responsabilità ad un modello preciso, definito e ben delineato. E’ invece importante
osservare l’evoluzione del modello, il suo adeguamento alla realtà, cercando di saper
individuare per ogni fase storica le ragioni che ne hanno determinato un cambiamento,
sia esso parziale o radicale.
Queste ragioni possono essere diverse, per il tipo di settore, di contesto, ecc., ma alcuni
elementi comuni che spesso determinano un cambiamento sono il passaggio
generazionale, la complessità gestionale, l’aumento della concorrenza e delle proprie
dimensioni, le evoluzioni tecnologiche, il modificarsi di alcune variabili di scenario, ecc.




                                            11/17
Caso aziendale:
Gruppo Marzotto                                                                Visto su: Profland

                  ANALISI DEL VALORE PER ASA
In Marzotto le ASA sono vere e proprie business unit dedite ad una particolare attività e
ognuna imperniata su proprie strategie. Pur essendo tutti permeati dall’orientamento di
strategico di fondo, basato su obiettivi di crescita, di valorizzazione delle risorse umane,
di attenzione alle aspettative ed agli interessi di tutti gli stakeholders, i diversi business
hanno ognuno le proprie strategie e contribuiscono in modo diverso alla creazione di
valore.

Settore abbigliamento: è il settore più rilevante del gruppo, in termini di apporto sia
economico sia strategico, ed è suddiviso in 2 ASA, corrispondenti ai 2 raggruppamenti:
Marzotto e Hugo Boss. Si tratta di business che hanno una propria significatività, non
solo sotto il profilo competitivo ma anche per quello gestionale ed organizzativo.
L’impresa Hugo Boss costituisce infatti, nel suo complesso, una distinta ASA. Alla
specificità del business Hugo Boss corrisponde un’azienda dotata di autonomia
economica e decisionale.

Settore tessile: fino al 1995 il business era costituito dalle distinte produzione di filati e
tessuti, suddivisione in ASA che rifletteva le diverse fasi della filiera. La ristrutturazione
del settore avvenuta a partire dal 1996 è stata attuata nell’ottica di aumentare la
produzione di valore aggiunto, sfruttando le possibili sinergie derivanti
dall’accorpamento verticale. Il settore è attualmente articolato in 2 aree strategiche
d’affari, corrispondenti alle 2 diverse materie prime trattate: l’attività laniera e quella
liniera.

Hugo Boss è risultata essere l’unica ASA espressiva di una formula competitiva di
successo interamente coerente. Infatti, competenze distintive in termini di diffusione
dell’immagine e penetrazione sui mercati le permettono di presentarsi sullo scenario
globale con un vantaggio competitivo da ascriversi in primis alla notorietà del marchio.
D’altra parte, la volubilità del mercato della moda non risparmia Hugo Boss dal cavalcare
un successo pur sempre minacciato da mutamenti della domanda poco prevedibili.
Tuttavia la direzione appare consapevole di tale problema strategico e sembra muoversi
di conseguenza. Infatti essa non punta al consolidamento bensì alla diversificazione, sia
nei prodotti sia nei mercati, aprendo punti vendita in tutto il mondo.
Marzotto si colloca in una posizione opposta sostanzialmente per la mancanza di una
ragion d’essere compensata dal mercato. Una struttura troppo “appesantita” e la scarsa
predisposizione per un orientamento al mercato hanno infatti agito come forze
conservatrici che hanno ostacolato il processo di risanamento. Ciononostante, l’input
dell’acquisizione di Hugo Boss, unito alla perspicacia dei Marzotto nel cogliere la
necessità di fondere competenze manageriali e imprenditoriali, lasciando da parte il
plausibile orgoglio imprenditoriale, sembrano aver avviato la società verso il
risanamento. Il potenziale miglioramento competitivo trova però ostacoli nella scarsità di
competenze commerciali rispetto a quelle produttive. Dall’altra parte il potenziale
miglioramento reddituale trova difficoltà connesse al fatto che Marzotto, a differenza di

                                            12/17
Caso aziendale:
Gruppo Marzotto                                                           Visto su: Profland

Hugo Boss, non è noto come marchio bensì per il background di gruppo che ha sempre
ricercato un consenso socio-ambientale. Tuttavia la terziarizzazione, necessaria per
essere competitivi, porterebbe in direzione opposta.
Quanto a lino e lana le 2 ASA condividono un alto successo competitivo legato ad un
notevole differenziale di qualità, ma non supportato da altrettanto successo reddituale:
da questo punto di vista, tuttavia, le 2 ASA devono essere considerate separatamente.
L’attività laniera ha un andamento fortemente correlato al mercato; il suo successo o
insuccesso reddituale non trova quindi per nulla fondamento in una formula
imprenditoriale, ma oscilla in funzione del mercato.
Non così per l’attività liniera, dove la convalida di un successo sul piano reddituale è
forse impedita da incoerenza interna alla formula imprenditoriale, in particolar modo in
ciò che concerne l’efficienza produttiva.
La direzione, conscia del problema strategico, si sta ancora una volta muovendo verso
un risanamento che risulta piuttosto impegnativo, dovendo incidere sulla struttura
produttiva.

                                                         LANIER
                                                           O
          S
          U
          C
                  A
          C
                  L
          E       T
          S       O
          S                  HUGO BOSS
          O
                                                              LINIERO
         C
         O
         M
         P
         E
         Y                                               MARZOTTO
         T        B
         I        A
         T        S
                  S
         I        O
         V
         O



                                 ALTO                       BASSO

                                     SUCCESSO REDDITUALE




                                         13/17
Caso aziendale:
Gruppo Marzotto                             Visto su: Profland

                     ANALISI DI BILANCIO



INDICI DI REDDITIVITA’:

   • ROI
   • ROS
   • ROE




INDICI DI LIQUIDITA’:

   • CURRENT RATIO (indice di liquidità)
   • ACID RATIO (indice di solvibilità)




INDICI PATRIMONIALI:

   • MARGINE DI STRUTTURA
   • COEFFCIENTE DI INDEBITAMENTO




                                    14/17
Caso aziendale:
Gruppo Marzotto                                  Visto su: Profland

                  ANALISI DEL VALORE PER ASA



IL GRUPPO MARZOTTO PRESENTA 4 ASA:




                                     FILATI
      SETTORE TESSILE
                                     TESSUTI




                                     MARZOTTO
      SETTORE ABBIGLIAMENTO
                                     HUGO BOSS




DOPO IL 1995 LE ASA DEL SETTORE TESSILE DIVENTANO ATTIVITA’
                      LINIERA E LANIERA




                             15/17
Caso aziendale:
Gruppo Marzotto                                                  Visto su: Profland

Riclassificazione del conto economico con il metodo del
                 VALORE AGGIUNTO



                  Valore della produzione

                  - Costi della produzione

                  = VALORE AGGIUNTO

                  - Spese per il personale

                  = MARGINE OPERATIVO LORDO

                  - Ammortamenti

                  = MARGINE OPERATIVO NETTO

                  - saldo gestione finanziaria, straordinaria e fiscale

                  = UTILE




                                 16/17
Caso aziendale:
Gruppo Marzotto                                                                           Visto su: Profland




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                                         sezione Profstudio
                     http://profland.altervista.org/profstudio/profstudio.htm

                                   oppure da qualche mirror, come:

                             www.profland.cjb.net www.profland.135.it


                               o dalla pagina dedicata su slideshare.net:

                                     www.slideshare.net/profman




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Appunti di Strategia aziendale: caso marzotto

  • 2. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland Si ricorda che: • l'uso degli appunti qui presenti è consentito per solo uso personale e di studio; • la consultazione è gratuita ed ogni forma atta a ricavarne lucro è vietata! • gli appunti sono fatti da studenti che non possono assumersi nessuna responsabilità in merito; • il materiale qui presente non è sostitutivo ma complementare ai libri di testo: - devi (e ti consiglio) di consultare e comprare i libri di testo; • il materiale qui presente è distribuito con licenza Creative Commons Ti ricordo che se vuoi contribuire mandando degli appunti o quant'altro possa essere utile ad altri puoi farlo inviando il materiale tramite: http://profland.altervista.org/mail.htm Profman Il file è stato scaricato/visualizzato in forma gratuita da Profland: http://profland.altervista.org sezione Profstudio http://profland.altervista.org/profstudio/profstudio.htm oppure da qualche mirror, come: www.profland.cjb.net www.profland.135.it o dalla pagina dedicata su slideshare.net: www.slideshare.net/profman 2/17
  • 3. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland STRATEGIA E STRUTTURA 1836 – 1870 Scenario Contesto di crisi con mercati embrionali Rivoluzione industriale Sviluppo trasporti Unità d’Italia Strategia Crescita dimensionale (interna) Politica Frazionare il rischio Tutte le fasi sono all’interno La “città sociale” Organizzazione Imprenditoriale puro Il mercato del tessile negli anni ‘40, conosce a Valdagno una profonda crisi nella quale varie imprese artigiane abbandonano il loro tradizionale campo d’attività. Nonostante questo sfavorevole scenario Luigi Marzotto opera una precisa scelta strategica: CRESCERE, con una politica rivolta a svolgere l’intero ciclo produttivo all’interno, decisione questa che contribuisce ad indirizzare Marzotto verso la grande azienda e la produzione di massa (possono così svilupparsi le economie di scala). Mosse queste che si rivelano vincenti non appena il mercato tessile si riprende poiché l’impresa è l’unica rimasta e può contare su una manodopera specializzata e su fattori della produzione (telai) a basso costo. Negli anni l’impresa del padre passa ai figli (mantenendo comunque un modello direzionale imprenditoriale puro) e continua nella sua lenta ma costante ascesa. 1871 - 1890 Scenario Primi segnali di concorrenza Mercato in lenta crescita Strategia Crescita dimensionale (interna) Politica Focalizzarsi sul tessile Innovare Qualità e diversificazione Nuovo stabilimento Export Organizzazione Imprenditoriale puro, aumento di struttura 3/17
  • 4. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland Con l’unità d’Italia, gli orizzonti commerciali per le imprese si ampliano notevolmente, si hanno quindi maggiori possibilità di vendita e di profitto ma anche di concorrenza. L’azienda di Valdagno è in questo periodo nelle mani di Vittorio Emanuele che mantiene l’originario modello di direzione e l’orientamento strategico mirato alla crescita dimensionale, cambia invece il modo di perseguire l’obiettivo. Le politiche aziendali, infatti, sono ora rivolte al solo comparto tessile, alla costante innovazione degli impianti, al soddisfare la clientela prima che lo richieda; l’intento è conseguito con la costruzione di un nuovo stabilimento “La Filatura del Maglio” con il quale si produce lana pettinata, prodotto con il quale si raggiungono margini più elevati e si affronta con maggiore aggressività la concorrenza nazionale ed estera. Il salto dimensionale compiuto ha determinato un’evoluzione strutturale divenuta più complessa nella gestione e nell’organizzazione. 1891 - 1940 Scenario Guerre mondiali Tensioni sindacali Crollo della Borsa Strategia Crescita dimensionale (interna ed esterna) Politica Aggiornamenti tecnologici Investimenti in impianti Taylorismo Formazione embrionale del gruppo Organizzazione Da gerarchica semplice a direzionale e funzionale Da imprenditoriale puro a imprenditoriale relativo Nel periodo in esame il contesto di riferimento è costantemente disturbato da eventi storici: guerre, crisi economiche, crisi sociali. La turbolenza che caratterizza il contesto non distoglie Marzotto dal proprio obiettivo strategico di crescita dimensionale, crescita però che non avviene come in passato solo internamente ma anche esternamente: l’obiettivo della crescita è l’aumento del potere contrattuale nei confronti di clienti, fornitori e distributori. La crescita interna Si attua una politica di continuo rinnovo degli impianti, in modo da ottenere crescenti livelli produttivi e rimanere allineati all’evoluzione tecnologica, ed una politica d’organizzazione scientifica del lavoro (taylorismo) che permetta un’elevata efficienza 4/17
  • 5. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland produttiva ma che determina d’altro canto un’inevitabile complessità organizzativa, cui la famiglia Marzotto deve far fronte. La crescita esterna Si implementa con l’acquisizione di stabilimenti localizzati fuori del bacino d’origine a Mortara (Pa), Manerbio (Bs), Brugheria (Mi), Biella (Va), questo determina una progressiva perdita di controllo sulla struttura organizzativa causata da dimensioni ed ambiti produttivi e di mercato notevolmente complessi. L’evoluzione del modello direzionale che ne consegue, passaggio dal modello imprenditoriale puro al modello imprenditoriale relativo, risolve parzialmente i problemi di controllo ma genera una non perfetta collimazione tra obiettivi della proprietà e del management. 1941 - 1960 Scenario Ricostruzione post-bellica Mercato tessile in fase di maturazione Concorrenza dei Paesi in via di sviluppo Strategia Ricerca della redditività Politica Ristrutturazione del personale della produzione dell’organizzazione Diversificazione degli investimenti (SFAI, Jolly, abbigliamento) Nuovi impianti Organizzazione Struttura funzionale In questa breve arco temporale Marzotto decide una strategia di: ricerca della redditività. Alla base di questa scelta troviamo un contesto macroeconomico di crescente sviluppo che ammette margini di profittabilità in ogni settore economico (ricostruzione post bellica), un mercato del tessile, su cui tra l’altro si concentra il core business, vicino alla maturazione, con una duplice concorrenza: sulle tecnologie nella fascia alta e quindi esigenza d’investimenti in impianti all’avanguardia, sui costi nella fascia bassa da parte dei Paesi emergenti. La strategia di ricerca della redditività viene resa operativa con due politiche. • La politica di ristrutturazione: questa da un lato rende indispensabile un nuovo indirizzo nei rapporti con il personale, finisce quindi il rapporto paternalistico tra imprenditore e dipendenti incentrato su un sistema di servizi previdenziali ed assistenziali, dall’altro prevede un’inevitabile riduzione di personale che comunque non provoca tensioni sindacali e sociali dal momento che gli esuberi vengono assorbiti dalla neo costituita area abbigliamento. Tale politica prevede, poi, un continuo aggiornamento tecnologico degli impianti per recuperare efficienza produttiva ed infine 5/17
  • 6. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland un’evoluzione della struttura organizzativa indispensabile in seguito all’incremento dei business dell’impresa. • La politica di diversificazione: tale politica porta Marzotto a distogliere risorse dal core business e ad impegnarsi in settori sconosciuti: abbigliamento e alberghi (Jolly Hotels), tra i due eventi quello che sicuramente riveste maggiore valenza strategica è l’abbigliamento, si tratta, infatti, di un settore legato al core business della Marzotto in cui si possono sfruttare know how d’immagine, di marketing, di credibilità presso la clientela ed inoltre significa operare in un mercato ancora poco sviluppato e quindi non molto concorrenziale. I risultati del comparto abbigliamento sono rimasti contraddittori almeno fino agli anni ‘80, tuttavia questo può essere riletto e valutato come un momento fondamentale di ampliamento del repertorio di competenze dell’impresa che gli hanno consentito di consolidare una notevole esperienza rivelatasi decisiva negli anni ‘90. La struttura organizzativa nella seconda metà degli anni ‘50 è di tipo funzionale; ci si trova dunque in presenza di una impresa la cui “testa” è costituita da una Direzione generale da cui dipendono dei dirigenti ognuno delegato a gestire in modo specialistico una particolare funzione aziendale, ossia la produzione e la commercializzazione. In altri termini si viene a creare una specializzazione e una gerarchizzazione del lavoro in base a distinti gruppi omogenei d’attività e di competenze settoriali: anche per questo motivo la gestione della SFAI e di Jolly Hotels viene completamente distinta dalla gestione “caratteristica”. 1960 - 1980 Scenario Mercato saturo Anni ‘60 scioperi Forte inflazione Strategia Riorganizzazione aziendale per la ricerca dell’efficienza produttiva per il miglioramento del rapporto costi-benefici Politica Ristrutturazione dismissione di stabilimenti decentramento tagli del personale cash flow engineering Riposizionamento del portafoglio prodotti Commercializzazione diretta Ingresso in Borsa Organizzazione Struttura da funzionale a divisionale 6/17
  • 7. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland Le decisioni strategiche del periodo sono frutto della complessa situazione economico sociale che ha caratterizzato gli anni ‘60 e ‘70 e costituiscono, altresì, la piattaforma su cui poggerà la strategia degli anni ‘80. Il mercato del tessile ed abbigliamento volge alla piena maturità, ecco allora che oltre a produrre bisogna saper vendere e qui entrano in gioco fattori di successo come il prezzo, la qualità, il time to market, il marketing, la rete distributiva; ma gli anni ’60 sono anche quelli dei grandi scioperi e delle occupazioni di fabbrica, fatti che interessano da vicino anche l’impresa di Valdagno. La strategia di riorganizzazione aziendale, che prevede anche l’ingresso in Borsa per il reperimento delle risorse finanziarie necessarie, vuole puntare su pochi business ma molto redditivi e si avvale di due politiche principali. • Ristrutturazione: prevede la chiusura di alcuni stabilimenti acquistati in precedenza in situazioni diverse ma ormai considerati rami secchi e irrecuperabili (Aulan, Marzotto Alfa, Marzotto Beta, Marzotto sud) ed il decentramento in Italia di alcune fasi labour intensive del processo di confezionamento. Con questo comunque non si può affermare che l’impresa preferisca il mercato esterno alla produzione interna (che rimane prevalente) ma soltanto la ricerca di un’ulteriore risorsa per recuperare efficienza ed orientarsi alla flessibilità. Si tenga presente, poi, che in un periodo di continuo aumento del costo del lavoro, il BUY rispetto al MAKE consente di incidere notevolmente e favorevolmente su questo fattore. La produzione viene concentrata negli impianti di maggiore capacità produttiva per sfruttare maggiormente le economie di scala. Vale la pena di sottolineare, soprattutto per le conseguenze future, la decisione della Marzotto di costituire una divisione engineering per la progettazione e la realizzazione di impianti e per l’addestramento di lavoratori e management estero. Il trasferimento di tecnologia e di know how diviene uno dei punti di forza del processo di internazionalizzazione soprattutto per l’approvvigionamento di semilavorati e prodotti la cui manifattura viene svolta in modo affidabile in aree a basso costo. • Riposizionamento: uscire dai prodotti con margini unitari bassi e scarsi cash flow, guadagnare quote di mercato per i prodotti a margine elevato, a cash flow più cospicuo, penetrare con forza i mercati esteri. Per centrare l’obiettivo è necessario rivedere il portafoglio prodotti portandolo da una concentrazione sul medio, medio- basso ad una combinazione di fascia medio, medio-alta. Per assecondare meglio questa scelta strategica, Marzotto decide anche di sviluppare una commercializzazione diretta: ciò consente di osservare meglio il proprio mercato di sbocco, di conoscere le esigenze della clientela di riferimento e quindi di poter eventualmente intervenire per modificare alcune scelte distributive. Naturalmente tutto ciò non è possibile con i distributori commerciali che fanno da “filtro” tra l’azienda ed il mercato. 7/17
  • 8. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland La strategia di ristrutturazione e di riposizionamento determina conseguenze anche a livello di struttura organizzativa: la struttura, infatti, presenta ancora un grado di accentramento troppo elevato e la cultura gestionale e lo stile manageriale non favoriscono certamente la nuova politica orientata alla flessibilità. Uno dei motivi della mancata evoluzione organizzativa, indispensabile a proiettare il gruppo in una fase evolutiva nuova, è l’incompleta successione imprenditoriale tra Gaetano jr e Giannino che non ha consentito quel necessario ricambio generazionale e quella altrettanto fondamentale ridefinizione dei rapporti di potere all’interno della famiglia. Solamente con l’avvento di Pietro Marzotto (1972) alla guida del Gruppo si conclude la travagliata successione e si realizzano gli aggiustamenti in termini di struttura organizzativa, sistemi operativi, risorse umane, in particolare manageriali. Prima di ciò però, è da sottolineare che la famiglia torna fortemente in Marzotto per risollevare l’azienda a seguito delle crisi sindacale che ha fermato l’attività della fabbrica; questo segnale, che sembra far riavvicinare il gruppo Marzotto ad un modello familiare- imprenditoriale, non deve tuttavia trarre in inganno: la complessità della gestione, le elevate dimensioni raggiunte, l’estremizzarsi della concorrenza, non consentono un ritorno al passato, la gestione è sempre più in mano ai dirigenti. Dalla struttura funzionale alla struttura divisionale Nel 1965 ha inizio il processo di decentramento e divisionalizzazione della struttura organizzativa che viene portato a compimento, attraverso un processo lungo e arduo, fatto di conflitti tra la proprietà ed il management, solo nel 1972; e ciò come conseguenza del fatto che la struttura per funzioni presenta punti di forza e di debolezza. Tra i punti di forza va sottolineata l’efficienza, cioè il contenimento dei costi, infatti, tale struttura minimizza la quantità di risorse necessarie concentrando in zone omogenee uniche i soggetti aventi analoga specializzazione. L’enorme crescita della produzione e delle vendite all’inizio degli anni ‘60 determinano accrescimento dimensionale e come conseguenza porta diversificazione produttiva e commerciale, quindi aumento del numero di livelli gerarchici delle singole aree funzionali e in definitiva problemi di comunicazione e di coordinamento, cioè punti di debolezza. Proprio nel 1965 c’è un primo tentativo di ridisegnare la struttura secondo uno schema divisionale. Il risultato è la creazione di cinque “comparti”: pettinatura, filatura, tessitura, coperte e confezioni; in realtà questi gruppi non corrispondono a vere e proprie divisioni. Nel 1972 (Pietro Marzotto) si passa effettivamente ad una struttura di tipo divisionale, con due divisioni (tessile e abbigliamento) e una struttura di staff più agile (quattro staff centrali particolarmente interessanti relazioni industriali e amministrazione). Con questo non si può dire che sia concluso il processo di divisionalizzazione, si devono, infatti, attuare sostanziali cambiamenti di mentalità e di filosofia gestionale che valorizzino la delega e responsabilizzino i manager di divisione. Tra le novità più importanti che verranno introdotte vi è la realizzazione di un sistema di reporting. Tale sistema consente di monitorare in tempo reale l’andamento delle singole divisioni dell’azienda. Queste ultime divengono centri di costo e di ricavo, micro-aziende 8/17
  • 9. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland che devono operare con criteri di economicità ed efficienza (ASA-SBU), che realizzano scambi, anche all’interno del gruppo, a prezzi di mercato (prezzi di “trasferimento”). Esse hanno inoltre dei responsabili che ne decidono l’andamento dal punto di vista strategico ed operativo. Attraverso il reporting, la direzione centrale controlla i risultati delle divisioni e può decidere di intervenire per correggerne il percorso. 1980 – 1988 Scenario Mercato saturo e internazionale Strategia Sviluppo per linee esterne per linee interne Politica Acquisizioni Finbassetti (1985) Lanerossi (1987) Finanziaria aumenti di capitale liquidità generata dalla gestione indebitamento cessione di partecipazioni (Mascioni) Commerciale accordi con gli stilisti espansione delle esportazioni marketing Produttiva riduzione del personale decentramento tecnologia Organizzazione Multidivisionale e decentrata II mercato degli anni ‘80 è saturo sia nel settore tessile sia nel settore abbigliamento e ciò significa crescita a tassi molto contenuti e difficoltà di sviluppo per linee interne; il gruppo di Valdagno risulta, in questo periodo, troppo grande per competere con le piccole e medie imprese e troppo piccolo per sostenere una struttura direzionata forte ed innovativa, un adeguato sforzo di Ricerca & Sviluppo ed una competizione globale. La risposta strategica a questa situazione di mercato è lo sviluppo ed il rilancio dell’impresa reso possibile: • dalle solide basi create nel decennio precedente grazie alla politica di cash flow (che continua anche negli anni ‘80); • dall’aumento di capitale con l’emissione di azioni ordinarie; • dal taglio dei rami secchi che determina un’eccedenza di liquidità rispetto al fabbisogno deciso per la successiva politica delle acquisizioni; • dal ricorso all’indebitamento 9/17
  • 10. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland La strategia di sviluppo per linee esterne Tale strategia viene attuata con l’acquisizione di imprese medio grandi rientranti nel core business, italiane, in stato di crisi, in tal caso, infatti, si spuntano prezzi più bassi e si ha la possibilità di aggiungere valore alle acquisite; Marzotto, inoltre, possiede spiccate capacità di risanamento avendo a disposizione un buon know how tecnologico, organizzativo e gestionale nel settore del tessile-abbigliamento. Le acquisizioni Nel 1985 si decide l’acquisizione della Finbassetti, la quale controlla il Linificio e Canapificio Nazionale, Magnolia, Bassetti (biancheria per la casa), Mascioni, Standardtela; con l’operazione si realizzano notevoli sinergie nelle produzione multifibra ma anche l’ingresso con Bassetti e Standardtela in comparti lontani dalle tradizionali aree di impegno e dal core della Marzotto. Successivamente si procede, infatti, alla cessione al gruppo Zucchi di tale attività consentendo quindi il mantenimento di una certa focalizzazione e l’ottenimento di una importante e profittevole partecipazione nel capitale azionario del leader italiano della biancheria per la casa, la Zucchi. La fase delle acquisizioni continua nel 1987 con la Lanerossi concorrente storico che viene rilevato dall’ENI, ciò consente: • importanti sinergie nei processi produttivi, la Lanerossi dispone, infatti, di impianti avanzati poco sfruttati ad una buona complementarietà di attività nel settore tessile- abbigliamento (circa 90% del fatturato Lanerossi è realizzato in aree in cui è presente anche Marzotto); • di affermarsi come uno dei maggiori gruppi mondiali del tessile-abbigliamento. La strategia di sviluppo per linee interne Questa strategia di sviluppo prevede da un lato una politica di produzione che punta sulla costante innovazione tecnologica degli impianti e sulla riduzione del costo del lavoro tramite tagli al personale (notevoli esuberi in seguito alle acquisizioni) e decentramento in laboratori esterni (maggiore flessibilità), dall’altro una politica di commercializzazione (abbigliamento) incentrata sul marketing, su accordi con gli stilisti, sulle esportazioni. La Marzotto mostra, in un mercato dominato dalle griffe, dai brands e da una distribuzione commerciale innovativa e aggressiva, un’innegabile debolezza dal punto di vista della progettazione dei prodotti e del know how di marketing, si determina perciò la necessità di rafforzare le linee dell’abbigliamento informale e di riposizionare, innalzandone la percezione e l’immagine, le linee di abbigliamento formale. Si realizzano allora accordi con la Philip Morris per l’ottenimento in esclusiva del marchio Marlboro e accordi di collaborazione con alcuni famosi stilisti italiani Missoni, Ferrè, Biagiotti, il legame con questi ultimi consente a Marzotto di accedere al mercato delle griffe e agli stilisti di conseguire maggiori volumi di vendita. La struttura multidivisionale e decentrata 10/17
  • 11. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland Le operazioni straordinarie del 1985 e del 1987 determinano una notevole complessità organizzativa in termini di coordinamento, di unità di indirizzo e di controllo pertanto si rende opportuna un’evoluzione strutturale che porta ad inquadrare tutte le attività in uno schema multidivisionale decentrato in cui le divisioni raggruppano business tra loro omogenei e sono dotate di ampie autonomie gestionali e responsabilità economico- finanziarie. Le divisioni operanti in business tra loro affini (per funzioni d’uso, tecnologie, clienti...), sebbene appartenenti a diverse società del gruppo, sono inquadrate nell’ambito di tre settori le cui principali aree di affari riguardano rispettivamente i filati, i tessuti e l’abbigliamento. A capo di ciascuno di questi opera una direzione di settore cui è affidato il ruolo di coordinare le divisioni afferenti e di assolvere le funzioni di controllo direzionale delle stesse. Le attività del gruppo non collocate nell’ambito di responsabilità dei settori rientrano nell’area definita “altre attività”. Il collocamento in Borsa delle azioni ordinarie del gruppo Marzotto s.p.a. e l’ingresso nella sfera economica di MedioBanca, sono elementi rilevanti nel processo di mutamento degli equilibri direzionali dell’azienda. Se consideriamo questi due aspetti insieme alla momentanea uscita dalla gestione strategica di Pietro Marzotto (che va a risanare la Snia Viscosa), si può affermare che lentamente il peso della famiglia Marzotto diminuisce con il passare degli anni e quindi possiamo parlare di modello imprenditoriale-manageriale che si spinge sempre più verso un modello manageriale relativo. In realtà ciò che conta non è tanto definire per una precisa fase storica il modello direzionale adottato, poiché la pratica ci insegna (e così anche il caso Marzotto) che non sempre è possibile ricondurre lo schema gestionale e la divisione dei compiti e responsabilità ad un modello preciso, definito e ben delineato. E’ invece importante osservare l’evoluzione del modello, il suo adeguamento alla realtà, cercando di saper individuare per ogni fase storica le ragioni che ne hanno determinato un cambiamento, sia esso parziale o radicale. Queste ragioni possono essere diverse, per il tipo di settore, di contesto, ecc., ma alcuni elementi comuni che spesso determinano un cambiamento sono il passaggio generazionale, la complessità gestionale, l’aumento della concorrenza e delle proprie dimensioni, le evoluzioni tecnologiche, il modificarsi di alcune variabili di scenario, ecc. 11/17
  • 12. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland ANALISI DEL VALORE PER ASA In Marzotto le ASA sono vere e proprie business unit dedite ad una particolare attività e ognuna imperniata su proprie strategie. Pur essendo tutti permeati dall’orientamento di strategico di fondo, basato su obiettivi di crescita, di valorizzazione delle risorse umane, di attenzione alle aspettative ed agli interessi di tutti gli stakeholders, i diversi business hanno ognuno le proprie strategie e contribuiscono in modo diverso alla creazione di valore. Settore abbigliamento: è il settore più rilevante del gruppo, in termini di apporto sia economico sia strategico, ed è suddiviso in 2 ASA, corrispondenti ai 2 raggruppamenti: Marzotto e Hugo Boss. Si tratta di business che hanno una propria significatività, non solo sotto il profilo competitivo ma anche per quello gestionale ed organizzativo. L’impresa Hugo Boss costituisce infatti, nel suo complesso, una distinta ASA. Alla specificità del business Hugo Boss corrisponde un’azienda dotata di autonomia economica e decisionale. Settore tessile: fino al 1995 il business era costituito dalle distinte produzione di filati e tessuti, suddivisione in ASA che rifletteva le diverse fasi della filiera. La ristrutturazione del settore avvenuta a partire dal 1996 è stata attuata nell’ottica di aumentare la produzione di valore aggiunto, sfruttando le possibili sinergie derivanti dall’accorpamento verticale. Il settore è attualmente articolato in 2 aree strategiche d’affari, corrispondenti alle 2 diverse materie prime trattate: l’attività laniera e quella liniera. Hugo Boss è risultata essere l’unica ASA espressiva di una formula competitiva di successo interamente coerente. Infatti, competenze distintive in termini di diffusione dell’immagine e penetrazione sui mercati le permettono di presentarsi sullo scenario globale con un vantaggio competitivo da ascriversi in primis alla notorietà del marchio. D’altra parte, la volubilità del mercato della moda non risparmia Hugo Boss dal cavalcare un successo pur sempre minacciato da mutamenti della domanda poco prevedibili. Tuttavia la direzione appare consapevole di tale problema strategico e sembra muoversi di conseguenza. Infatti essa non punta al consolidamento bensì alla diversificazione, sia nei prodotti sia nei mercati, aprendo punti vendita in tutto il mondo. Marzotto si colloca in una posizione opposta sostanzialmente per la mancanza di una ragion d’essere compensata dal mercato. Una struttura troppo “appesantita” e la scarsa predisposizione per un orientamento al mercato hanno infatti agito come forze conservatrici che hanno ostacolato il processo di risanamento. Ciononostante, l’input dell’acquisizione di Hugo Boss, unito alla perspicacia dei Marzotto nel cogliere la necessità di fondere competenze manageriali e imprenditoriali, lasciando da parte il plausibile orgoglio imprenditoriale, sembrano aver avviato la società verso il risanamento. Il potenziale miglioramento competitivo trova però ostacoli nella scarsità di competenze commerciali rispetto a quelle produttive. Dall’altra parte il potenziale miglioramento reddituale trova difficoltà connesse al fatto che Marzotto, a differenza di 12/17
  • 13. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland Hugo Boss, non è noto come marchio bensì per il background di gruppo che ha sempre ricercato un consenso socio-ambientale. Tuttavia la terziarizzazione, necessaria per essere competitivi, porterebbe in direzione opposta. Quanto a lino e lana le 2 ASA condividono un alto successo competitivo legato ad un notevole differenziale di qualità, ma non supportato da altrettanto successo reddituale: da questo punto di vista, tuttavia, le 2 ASA devono essere considerate separatamente. L’attività laniera ha un andamento fortemente correlato al mercato; il suo successo o insuccesso reddituale non trova quindi per nulla fondamento in una formula imprenditoriale, ma oscilla in funzione del mercato. Non così per l’attività liniera, dove la convalida di un successo sul piano reddituale è forse impedita da incoerenza interna alla formula imprenditoriale, in particolar modo in ciò che concerne l’efficienza produttiva. La direzione, conscia del problema strategico, si sta ancora una volta muovendo verso un risanamento che risulta piuttosto impegnativo, dovendo incidere sulla struttura produttiva. LANIER O S U C A C L E T S O S HUGO BOSS O LINIERO C O M P E Y MARZOTTO T B I A T S S I O V O ALTO BASSO SUCCESSO REDDITUALE 13/17
  • 14. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland ANALISI DI BILANCIO INDICI DI REDDITIVITA’: • ROI • ROS • ROE INDICI DI LIQUIDITA’: • CURRENT RATIO (indice di liquidità) • ACID RATIO (indice di solvibilità) INDICI PATRIMONIALI: • MARGINE DI STRUTTURA • COEFFCIENTE DI INDEBITAMENTO 14/17
  • 15. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland ANALISI DEL VALORE PER ASA IL GRUPPO MARZOTTO PRESENTA 4 ASA: FILATI SETTORE TESSILE TESSUTI MARZOTTO SETTORE ABBIGLIAMENTO HUGO BOSS DOPO IL 1995 LE ASA DEL SETTORE TESSILE DIVENTANO ATTIVITA’ LINIERA E LANIERA 15/17
  • 16. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland Riclassificazione del conto economico con il metodo del VALORE AGGIUNTO Valore della produzione - Costi della produzione = VALORE AGGIUNTO - Spese per il personale = MARGINE OPERATIVO LORDO - Ammortamenti = MARGINE OPERATIVO NETTO - saldo gestione finanziaria, straordinaria e fiscale = UTILE 16/17
  • 17. Caso aziendale: Gruppo Marzotto Visto su: Profland Il file è stato scaricato/visualizzato in forma gratuita da Profland: http://profland.altervista.org sezione Profstudio http://profland.altervista.org/profstudio/profstudio.htm oppure da qualche mirror, come: www.profland.cjb.net www.profland.135.it o dalla pagina dedicata su slideshare.net: www.slideshare.net/profman 17/17