SlideShare ist ein Scribd-Unternehmen logo
1 von 25
la prima
rivoluzione
industriale




 Autore: ProfMan
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                                     Visto su: Profland




Si ricorda che:

•   l'uso degli appunti qui presenti è consentito per solo uso personale e di studio;
•   la consultazione è gratuita ed ogni forma atta a ricavarne lucro è vietata!
•   gli appunti sono fatti da studenti che non possono assumersi nessuna responsabilità in merito;
•   il materiale qui presente non è sostitutivo ma complementare ai libri di testo:
         - devi (e ti consiglio) di consultare e comprare i libri di testo;
•   il materiale qui presente è distribuito con licenza Creative Commons




Ti ricordo che se vuoi contribuire mandando degli appunti o quant'altro possa essere utile ad altri puoi farlo
inviando il materiale tramite:
                                   http://profland.altervista.org/mail.htm

Profman

                      Il file è stato scaricato/visualizzato in forma gratuita da Profland:
                                           http://profland.altervista.org

                                             sezione Profstudio
                          http://profland.altervista.org/profstudio/profstudio.htm

                                       oppure da qualche mirror, come:

                                 www.profland.cjb.net www.profland.135.it

                                   o dalla pagina dedicata su slideshare.net:

                                         www.slideshare.net/profman




                                                     2/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                Visto su: Profland

CAPITOLO PRIMO
LA DATA D’INIZIO
Non esiste un processo ben definito chiamato rivoluzione industriale e che assume le
stesse forme in tutti i paesi ma alcuni mutamenti, se si verificano
contemporaneamente e con sufficiente intensità, possono identificare il processo.
Queste trasformazioni comprendono:
• l’applicazione, diffusa e sistematica, della scienza moderna nel processo
    produttivo;
• la specializzazione dell’attività economica per il mercato nazionale o
    internazionale, e non all’autoconsumo o al mercato locale;
• l’urbanizzazione, cioè il trasferimento della popolazione dalle zone rurale a quelle
    urbane;
• l’aumento in dimensioni e la spersonalizzazione dell’unità tipica di produzione,
    non più la famiglia ma le società per azioni o le imprese pubbliche;
• lo spostamento della produzione dai beni primari a quella di beni manufatti e di
    servizi;
• l’impiego intensivo delle riscorse di capitale;
• la nascita di nuove classi sociali.
La prima rivoluzione industriale ebbe luogo in Gran Bretagna, in modo spontaneo,
cioè senza l’assistenza pubblica tipica dei cambiamenti industriali di altri paesi. In
quanto al suo inizio ci sono tesi contrastanti, ai due estremi abbiamo:
• Nef, propenso a sottolineare le continuità nella storia, lo fa risalire all’arco di
    tempo compreso fra il XVI e gli inizi del XVII secolo;
• Rostow, puntando l’attenzione sulla discontinuità e il carattere rivoluzionario, lo
    concentra nel giro di due decenni, alla fine del XVIII secolo.
Entrambe gli approcci sono da prendere in considerazione: assumiamo quindi come
punto di partenza la metà del XVIII secolo, anche se è evidente che il processo era
già avviato.
Si possono identificare alcuni fattori come caratterizzanti delle economie pre-
industriali, presenti anche, ma in diversa misura, in Inghilterra nel XVIII secolo.
La povertà. Questa è esprimibile in termini di reddito nazionale, che consiste nella
somma di tutti i beni e servizi acquistati o prodotti dalla popolazione in un certo
anno, dividendo poi questo dato per la popolazione si ha una media del livello di
produttività e delle condizioni di vita; ovviamente bisognerà confrontare il dato con il
livello dei prezzi in modo da avere un risultato in termini reali. Se si accettano le
stime dell’epoca, si può dedurre che i livelli di vita degli Inglesi dell’epoca erano
relativamente migliori di quasi tutti i contemporanei - confronto soprattutto con i
comunque ricchi Olandesi e Francesi - e più elevati comunque di quelli, ai giorni
nostri, dell’Asia meridionale e dell’Africa.
La stagnazione. Si intende che non si ha nessun progresso, ma che pur avendo uno
sviluppo il processo risulta terribilmente lento: un uomo comune vede pochi segni di
sviluppo economico nell’arco della propria esistenza. Così in Inghilterra il saggio

                                            3/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                   Visto su: Profland

normale di crescita di lungo periodo dei redditi era al di sotto dello 0.5% annuo.
Questo carattere della società si rifletteva sulla sua struttura sociale e istituzionale,
fortemente dipendente da tutto ciò che sia connesso alla proprietà terriera: erano ben
poche le famiglie che non vivessero sotto la paura di una calamità naturale.
La dipendenza dall’agricoltura. Si può dire sottosviluppato un paese in cui l’80%
della popolazione è dedito all’agricoltura e sviluppato uno con l’occupazione agricola
sul 15%. Nell’Inghilterra pre-industriale il 68% delle famiglie dipendeva
dall’agricoltura, e le industrie erano organizzate su scala domestica e comunque
agricole; la maggior parte degli Inglesi dell’epoca viveva in campagna, benché si era
già avviata l’urbanizzazione. La mancanza di specializzazione professionale. In
un’economia pre-industriale un lavoratore svolge più compiti, mentre lo stesso in una
fabbrica esegue un tipo specifico di mansione nell’intero processo produttivo
(divisione del lavoro). Nell’Inghilterra del XVIII secolo si vedevano già gli inizi del
proletariato, cioè di quella parte della popolazione priva di proprietà e che si basava
sul lavoro dipendente. Importante fu anche la creazione di istituzioni economiche
specializzate, come la Banca d’Inghilterra (1694).
Lo scarso grado di integrazione geografica. Dipende in primo luogo dalle carenze del
sistema delle comunicazioni. Quasi tutte le decisioni economiche erano prese a
seconda del mercato regionale, variando quindi molto tra le varie zone.

L’economia inglese presentava quindi alcuni degli aspetti che ora identifichiamo
come tipici di un’economia pre-industriale: era povera e relativamente stagnante,
dipendeva dall’agricoltura e le tecnologie non erano ancora ben sfruttate. Gli inizi
dell’industrializzazione erano però già visibili alla metà del XVIII secolo: uno era
l’aumento continuo della popolazione



CAPITOLO SECONDO
LA RIVOLUZIONE DEMOGRAFICA
Contemporaneamente alla rivoluzione industriale ne avvenne una demografica, si
ebbe cioè una crescita nel lungo periodo sia della popolazione sia della produzione.
Il saggio di incremento della popolazione dipende dal saggio di incremento naturale,
cioè dalla differenza tra il tasso di natalità e il tasso di mortalità. Anche in questo caso
le statistiche, spesso incomplete, dell’epoca non possono identificare con precisione
la data d’inizio anche se si propende per collocarla, anch’essa, intorno al 1740. la
differenza sostanziale, con episodi analoghi, fu che questa volta la crescita fu
irreversibile, nel senso che ci fu un aumento continuo fino a raggiungere il culmine
nel decennio 1811-21. I motivi che hanno permesso questo sviluppo non sono
unanimemente condivisi. Innanzitutto sappiamo che le natalità crebbero. Alcuni poi
ritengono importantissimi i progressi della scienza medica, altri il miglioramento del
livello di vita e alla domanda di lavoro che si andava accrescendo, altri ancora quello

                                            4/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                  Visto su: Profland

delle condizioni sanitarie. Diversa la tesi (stilata da Habakkuk e poi ripresa da
Chàmbers) in cui si afferma che la caduta del tasso di mortalità, indubbiamente
verificatosi prima del 1760, fosse la reazione al precedente periodo di elevata
mortalità. Infine quella che centrava la questione sulla riduzione di epidemie, anche
qui le tesi sulle cause sono discordanti.
Queste motivazioni, a turno singolarmente screditate, sottolineano però un dato
finale molto importante, probabilmente causato dal contemporaneo succedersi dei
fattori precedenti, e cioè che la popolazione in Gran Bretagna, soprattutto in
Inghilterra e Galles, crebbe sensibilmente e il tasso di incremento arrivò a toccare la
punta del 16% annuo agli inizi del XIX secolo. Interessante notare, infine, come
l’andamento della popolazione e quello della produzione, pur avendo fattori
indipendenti, siano stati facilitati l’uno dall’altro



CAPITOLO TERZO
LA RIVOLUZIONE AGRARIA
Appare controverso il ruolo dell’agricoltura nel processo di industrializzazione. C’è
chi ritiene che questa debba “ridimensionarsi” e chi invece che sia un prerequisito
fondamentale.. Rostow sostenne che l’economia pre-industriale deve dipendere
proprio dall’agricoltura per la maggior produzione alimentare, le materie prime, i
mercati e il capitale. E’ ben noto che la rivoluzione industriale inglese fu
accompagnata da una agraria, i cui tratti salienti sono: l’esercizio dell’attività in unità
consolidate di ampie dimensioni, l’estensione della superficie arabile e l’allevamento
intensivo di bestiame, la trasformazione dei vecchi villaggi in comunità di lavoratori
con livelli di vita sempre migliori e infine l’aumento della quantità prodotta per unità
di forza lavoro.
Le nuove tecniche produttive. Queste furono essenzialmente il dissodamento
sistematico, le nuove rotazioni delle colture e un più stretto rapporto tra le colture e il
bestiame. Dal punto di vista dei macchinari sono da segnalare la seminatrice di Tull
(1700) e l’aratro di Rotherham (inizi dell’800), che ebbero bisogno di un po’ di tempo
prima di essere utilizzati su larga scala. Da ricordare inoltre come l’agricoltura sia
molto diversificata a seconda delle varie zone e che quindi abbisogna di tecniche
anche molto diverse tra loro. Tutte queste invenzioni permisero di estendere l’area
coltivata anche a quelle zone prima considerate inaccessibili.
Le “enclosures” (recinzioni). Innanzitutto è da dirsi che le prime recinzioni sono nate
per iniziativa privata e poi che queste siano state una condizione necessarie per lo
sviluppo dell’agricoltura ma non sufficiente. Fu con l’introduzione della legge che
obbligava le recinzioni che incominciò lo sviluppo: infatti, grazie anche alle nuove
tecniche, migliorò il rendimento delle terre e fu possibile rendere coltivabili terreni
prima troppo leggeri o sabbiosi. Frantumando le aziende agricole si permise a molti
semplici contadini di acquistare piccoli appezzamenti. La decimazione definitiva dei

                                            5/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                 Visto su: Profland

piccoli proprietari terrieri si ebbe dopo Waterloo, quando i prezzi precipitarono e
aumentarono le tasse per l’assistenza dei poveri; in tale situazione, solo i grandi
latifondisti potevano sperare di sopravvivere.
I mutamenti negli atteggiamenti degli imprenditori. Grazie agli imprenditori agricoli, che
vollero rivedere i metodi di coltivazione e di organizzazione, si riuscì a trasformare
l’industria. I cambiamenti nell’industria agricola erano simili a quelli dell’industria
manifatturiera:
• ampliamento degli orizzonti economici, cioè la produzione era sempre più diretta
    ai mercati nazionali o internazionali;
• aumento della specializzazione economica, con la nascita del bracciante senza
    terra che non produce più per autoconsumo;
• applicazione delle scoperte scientifiche.
Si formarono così molte società di agricoltori e nel 1793 fu creato il Ministero
dell’Agricoltura.

Risulta quindi chiaro quanto sia importante il ruolo dell’agricoltura in un’economia
pre-industriale e sia stato fondamentale per la realizzazione della prima rivoluzione
industriale, grazie all’aumento del reddito della maggioranza della popolazione, al
progresso tecnico e alla caduta dei prezzi agricoli (con seguente abbassamento del
costo delle materie prime per i settori non-agricoli). I buoni raccolti del periodo
1715-50 permisero ai poveri di fare qualche risparmio da spendere poi in manufatti.
Inoltre l’industria agricola sopportava gran parte dell’onere tributario. Nella seconda
metà dell’700 l’interazione cambiò di forma, nel senso che l’aumento del prezzo del
grano, a seguito dell’urbanizzazione e dello sviluppo economico, incoraggiò
l’estensione dei terreni coltivabili, spingendo a nuovi investimenti dei privati.
L’introduzione di mezzi meccanici, l’uso di fertilizzanti chimici e l’impiego intensivo
di capitale per il drenaggio e l’irrigazione raggiunsero però una considerevole
estensione solo dopo il 1850.



CAPITOLO QUARTO
LA RIVOLUZIONE COMMERCIALE
Uno dei modi con cui un’economia passa da uno stato pre-industriale a uno
industriale è quello di sfruttare le possibilità aperte dal commercio internazionale;
così facendo migliora il livello nazionale di vita. Allargando in questo modo il
mercato potenziale i produttori nazionali sono spinti a specializzarsi, a sviluppare
particolari attività e tecniche di organizzazione economica e così a realizzare le
produzioni su larga scala: in sostanza si da un carattere di maturità all’economia pre-
industriale.
L’Inghilterra aveva un particolare incentivo a puntare sul commercio internazionale,
dato che la sua dotazione di risorse naturali era relativamente limitata e non era certo
più fertile del resto dell’Europa. Il principale bene d’esportazione inglese era senza
                                            6/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                 Visto su: Profland

dubbio la lana; ma intorno al 1750 si era aperto il commercio atlantico e le
piantagioni nelle Indie Occidentali avevano aumentato la gamma di prodotti (come
zucchero, spezie, tè, tabacco e cotone) che i mercanti inglesi potevano vendere in
Europa. Inoltre l’Inghilterra importava dal continente legname, pece e canapa,
soprattutto per navi e costruzioni in genere. Questi ultimi, come del resto i beni
coloniali, dovevano essere pagati e la lana - che comunque vide ampliare i propri
mercati, situazione che fece accrescere gli investimenti e quindi il numero degli
occupati - da sola non poteva bastare. La soluzione fu sotto molti punti di vista
quella di creare una fitta rete commerciale: i prodotti inglesi o delle colonie indiane
venivano spediti in Africa e scambiati con schiavi, avorio e oro. Ovviamente da tutti
questi scambi gli inglesi traevano molti profitti, a tal punto che non solo riuscirono
ad ampliare gli scambi - diventata una necessità a partire nella seconda metà
dell’Ottocento dato che l’Europa assorbiva solo una parte delle loro esportazioni
nazionali - ma alcuni di questi ricchi mercanti riuscirono addirittura a finanziarsi
viaggi da soli. Si sviluppò notevolmente il commercio con il Nord America, che
progrediva con molta maggiore rapidità e che preferiva i manufatti britannici.
Londra divenne quindi il centro degli scambi mondiali nel corso del XVIII secolo, e
non solo visto lo sviluppo del mercato finanziario londinese che divenne anch’esso il
centro di credito per il mondo intero. Un maggior volume di esportazione di prodotti
inglesi incoraggiava nuovi investimenti e favoriva l’innovazione, situazione che in
generale veniva vista da Rostow come lo sviluppo autoalimentantesi. Oltre alla
variazione del volume delle esportazioni - ovviamente crescente anche se è difficile
basarsi esclusivamente dei dati dell’epoca - è importante notare la sua composizione,
il passaggio cioè dalle materie prime ai beni manufatti e dai prodotti nazionali di
vecchio tipo ai prodotti della nuova industria capitalistica. Importante sviluppo ebbe
il mercato del cotone, che dipendeva molto dal commercio internazionale.

Schematizzando ecco in che modo il commercio estero contribuì alla prima
rivoluzione industriale:
• creò la domanda per i prodotti dell’industria britannica;
• consentì di accedere a materie prime (come il cotone grezzo) che ampliarono la
    gamma e ridussero i prezzi dei prodotti britannici;
• consentì ai paesi poveri di acquisire il potere d’acquisto necessario per comprare
    le merci inglesi;
• permise un surplus che contribuì a finanziare l’espansione industriale e agricola;
• creò una struttura istituzionale ed un’etica professionale che promuose il
    commercio interno;
• causò lo sviluppo delle grandi città e dei centri industrializzati, elementi essenziali
    per una rivoluzione industriale.



CAPITOLO QUINTO
LA RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI
                                            7/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                   Visto su: Profland


Caratteristica fondamentale di un’economia industrializzata è che ogni membro della
forza lavoro dispone di un maggior volume di capitale fisico che lo aiuta nel processo
di produzione. La maggior parte del “capitale fisso sociale” è formato da capitale
investito in attrezzature di trasporto di base, come porti, strade, ponti e ferrovie:
senza questo genere di capitale le risorse naturali più ricche di una economia possono
rimanere inaccessibili e sottoutilizzate. Le caratteristiche di questi tipi di investimenti,
che devono essere forniti da una pluralità di soggetti, sono:
• esborsi maggiori di quelli cui può normalmente accedere un singolo;
• tempi più lunghi per produrre profitto;
• benefici ricadenti indirettamente più sulla comunità che sull’imprenditore.
Le strade inglesi nel XVIII secolo venivano considerate le peggiori d’Europa. Entro
il 1750 molte strade, soprattutto quelle nei dintorni di Londra, furono trasformate in
strade a pedaggio, questo iniziò un costante miglioramento delle stesse, visto che i
profitti di coloro che riscuotevano i pedaggi dipendevano direttamente dalla
praticabilità delle strade, in altri termini erano un incentivo a costruirne di più idonee
ai continui movimenti di traffici pesanti. Significativi miglioramenti della qualità delle
strade si ebbero solo nel XIX secolo - il periodo delle rivoluzione dei trasporti è
attestato tra il 1750 e il 1830 - inoltrato grazie alle nuove tecniche degli ingegneri: i
viaggi divennero più veloci e più confortevoli, di conseguenza il trafficò aumentò.
Ma il mezzo di trasporto più usato in questo periodo era senz’altro l’acqua.
L’Inghilterra, infatti, era un isola relativamente stretta e con un fitto numero di canali
navigabili e tra loro comunicanti, che permettevano quindi una sicura, economica e
altamente capace comunicabilità sia interna che esterna. I periodi di maggior
costruzione di canali furono il 1760-70 e il 1780-90, in coincidenza con lo sviluppo
delle città, dove veniva richiesto un quantitativo di carbone sempre maggiore. Il
canale del duca di Bridgewater trasportava carbone da Worsley a Manchester e il
primo successo in questo campo che stimolò l’imitazione. Gli ingenti capitali
venivano raccolti con una relativa facilità nella regione che lo stesso doveva poi
servire: si formarono cioè i cosiddetti gli azionisti del canale, che non partecipavano
alla gestione ma investivano solamente, gli stessi che poi, nel 1830-40, si
trasformarono in azionisti delle ferrovie. Un elemento negativo fu che la rete era
poco integrata per la diversità (nell’ampiezza e nelle tariffe) dei diversi canali.
Notevoli miglioramenti furono anche apportati ai docks, cioè le attrezzature portuali.
La libertà di comunicazione di beni, persone e capitali permise ad esempio un
contenimento dei prezzi, facilità dei rapporti creditizi, rapidità di trasferimento della
moneta. In altre parole va sottolineato come la rivoluzione de trasporti, che
ovviamente continuò ben oltre il 1830, liberò risorse di capitale disponibili per altri
impieghi: ad esempio rendendo liberi i cavalli per l’agricoltura, facendo risparmiare
tempo agli imprenditori o facilitando le trattative per la concessione dei crediti. tale
rivoluzione fu fondamentale per l’avvento delle innovazioni che riducevano i costi.




                                            8/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                   Visto su: Profland

CAPITOLO SESTO
L’INDUSTRIA DEL COTONE
Furono due le attività principali che sperimentarono per prime i mutamenti
rivoluzionari nella tecnologia e nell’organizzazione economica che resero l’Inghilterra
“l’officina del mondo”: l’industria del cotone e quella del ferro. Si è generalmente
d’accordo nel definire l’industria del cotone come, a definizione di Rostow,
“l’originale settore-guida del primo decollo”.
Per secoli era stata l’industria della lana a detenere una quota importante della
produzione inglese. L’industria del cotone era invece arretrata e sicuramente aveva
delle difficoltà nel competere con i prodotti indiani, sia nel prezzo che nella qualità.
A quell’epoca era sostanzialmente svolta a domicilio - le donne filavano e gli uomini
tessevano - e considerata occasionale. Il cotone greggio proveniva principalmente
dall’Oriente, dagli Stati Uniti e dalle Indie Occidentali. Le prime importanti
invenzioni riguardavano sia il cotone che la lana e si svilupparono abbastanza
lentamente: la spola volante di Kay, inventata nel 1730 ma diffusa solo a partire dal
1750, e la cardatrice di Paul, brevettata nel 1748 e introdotta nel 1760. E’ dal 1750 in
poi che la domanda iniziò a crescere e incoraggiò invenzioni e investimenti. Molto
importante fu allora la jenny di Hargreaves (1764), che permetteva di aumentare
notevolmente la produzione di un singolo operatore. L’invenzione che
probabilmente spinse il settore cotoniero fu però il filatoio idraulico di Arkwright del
1769, che permetteva un prodotto finale di migliore qualità Con macchine che
prendevano spunto da questa, come il filatoio intermittente di Crompton (1779) o
l’utilizzo del vapore come forza motrice sviluppato da Boulton e Watt, permise di
superare in qualità i prodotti indiani e di iniziare l’attività industriale in stabilimenti,
producendo così prodotti per un mercato di massa. Così nel 1817 questa industria
superò quella della lana. Lo sviluppo fu ancora più impressionante dato che i prezzi
crollarono molto velocemente e migliorò la qualità. Una volta saturata la domanda
interna si iniziò ad esportare il prodotto grazie ai vari contatti internazionali già
avviati.
Altri fattori di sviluppo furono che:
• era un’industria “labour-intensive” più che “capital-intensive”, impiegando anche
    donne e bambini;
• il prodotto finale, essendo già conosciuto, non doveva crearsi una propria
    domanda;
• ebbe una forte concentrazione geografica, soprattutto nel Lancashire, dove il
    lavoro era abbondante, il clima umido, era vicino al porto in espansione di
    Liverpool, era già una zona dove si produceva il lino ed era tagliato da numerosi
    ruscelli che permettevano l’energia idraulica;
• richiedeva una manodopera docile che lavorasse nel clima disciplinato della
    fabbrica, reperibile a basso prezzo;
• l’Inghilterra fu la prima a svilupparsi in una certa direzione;
• i legami di interdipendenza con altri settori di produzione erano minimi.
Anche in periodi di depressione gli imprenditori non smisero di migliorare la
                                            9/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                  Visto su: Profland

produzione con nuovi investimenti, ciò permise al settore cotoniero di continuare,
anche se più lentamente, lo sviluppo: le attività tessili in generale vennero così
trasformate gradualmente in attività industriali a carattere capitalistico. Per analizzare
il processo di sviluppo economico tramite i progressi tecnologici si deve distinguere,
come ha fatto Schumpeter, fra invenzione e innovazione: La prima è la scoperta
fondamentale iniziale che rende possibile un mutamento nei metodi di produzione, la
seconda è l’applicazione della prima ed è questa che è rivoluzionaria nei suoi effetti
economici, d’altra parte una sola invenzione può dar luogo ad una serie di
innovazioni in diversi campi. In un’economia ad iniziativa privata è l’innovazione che
permette il profitto: l’imprenditore che per primo innova, può vendere allo stesso
prezzo anche se ha costi minori, ciò crea imitazione e quindi sviluppo.



CAPITOLO SETTIMO
L’INDUSTRIA DEL FERRO
Alcune caratteristiche distinguono questa industria da quella tessile, soprattutto dalla
cotoniera:
• l’organizzazione già improntata in forma capitalistica;
• l’espansione sostenuta da materie prime interne, che permisero quindi anche di
    abbassare i costi;
• la dipendenza da nuove tecnologie, sviluppando prima le risorse combustibili (con
    il passaggio dal legno al coke) e poi introducendo la macchina a vapore che
    migliorò l’efficienza della fusione e quindi del prodotto finale;
• la sua caratteristica di bene intermedio soggetto a una domanda derivata più che
    diretta, tipico esempio sono le ferrovie che ne richiedevano forti quantità;
• i legami a monte e a valle con il resto dell’economia, creando un ruolo più ampio.
Tutte queste distinzioni non devono portare però ad un’estenuante ricerca di una
singola attività che abbia il ruolo guida per la prima rivoluzione industriale, sembra
anzi che questa sia il risultato di un insieme di innovazioni nel senso schumpeteriano
del termine. Questo complesso di innovazioni deriva da:
• l’essersi verificate grosso modo nello stesso arco di tempo;
• il periodo, che vedeva l’Inghilterra primeggiare in mare e quindi nei rapporti
    commerciali con il Nord America e con l’Europa;
• la concentrazione delle innovazioni stesse, in modo da assegnare all’economia
    inglese il ruolo di guida.
Nella prima metà del XVIII secolo l’industria del ferro era dispersa sul territorio ed
in continuo movimento, in quanto le materie prime scarseggiavano. Il primo brevetto
per l’impiego di carbone nella lavorazione fu concesso nel 1589, a cui ne seguirono
molti altri. Ma solo nel 1709 si videro i primi veri risultati quando nella fabbrica di
Abraham Darby il ferro veniva effettivamente fuso con il coke. Nel 1740 fu
perfezionata da Benjamin Huntsman la produzione dell’acciaio con un metodo che
utilizzava un calore intenso in modo da produrre un acciaio fuso relativamente privo
                                            10/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                  Visto su: Profland

di impurità. Queste due innovazioni non eliminarono però il vero “blocco” per la
produzione in quanto comunque si necessitava di ferro svedese, qualitativamente
migliore ma con costi notevoli. Fu proprio con l’introduzione della macchina a
vapore di Watt (1775) che l’industria si iniziò a concentrare in unità di produzione di
grandi dimensioni, comunicando tramite le vie d’acqua. Importantissimi furono poi,
soprattutto per ridurre i costi, il processo potting dei fratelli Wood (1751) e più ancora
quello di pudellaggio di Cort (1784), con cui veniva utilizzato come combustibile solo il
carbone, la qualità era migliore (simile a quella svedese), si riduceva una serie di
operazioni - pudellatura (fusione e rimescolamento) martellamento e laminazione - in
un singolo processo. Superato un primo momento in cui ancora non si conosceva la
nuova qualità la produzione aumentò notevolmente, quella della ghisa si quadruplicò
tra il 1788 e il 1805. La sola scoperta importante del XIX secolo fu quella di Nielsen
(1828): si riscaldava l’aria nel getto in modo da ridurre il consumo di coke. Anche
senza altri mutamenti di rilievo il progresso tecnico nel settore siderurgico continuò
ad aumentare, provocando ovviamente nuovi investimenti in strutture e macchinari.

Riassumendo l’industria siderurgica:
• creava una domanda di risorse nazionali (minerale di ferro, calcare a carbone);
• stimolò la creazione di canali;
• fu il primo esempio di industrie di grandi dimensioni;
• stimolò le invenzioni;
• era un’industria di mezzi di produzione;
• permise la sostituzione di materiali come il legno;
• crebbe soprattutto grazie allo sviluppo delle ferrovie, entro il 1850 fu completata
   nelle sue linee fondamentali la rete ferroviaria britannica.
In breve, l’industria siderurgica svolse un ruolo di attivazione e di stimolo nel
processo di industrializzazione.



CAPITOLO OTTAVO
CRONOLOGIA DELL’INNOVAZIONE
Si ritiene in generale che le trasformazioni “cruciali” siano avvenute con una certa
rapidità tra il 1750 e il 1850, Rostow ha poi considerato questa rivoluzione il
prototipo del “decollo”, cioè quell’intervallo decisivo nella storia di una società in cui
lo sviluppo diventa la sua condizione normale: viene cioè considerata più un
avvenimento che un processo verificatosi principalmente in due o tre decenni
assicurando la continuità non solo dell’industrializzazione ma anche dell’incremento
della produttività media e del livello di vita. Si comprende come il periodo prescelto
sia il 1783-1802, ma non si deve dimenticare che i fenomeni verificatesi
appartenevano ad un continuum storico: l’effetto della rivoluzione industriale fu
quello di accelerare in modo sostanziale il flusso delle innovazioni adottate
nell’attività economica nazionale e di trasformarlo in un flusso continuo, anche se
                                            11/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                  Visto su: Profland

fluttuante. Si può perciò concludere che ogni rivoluzione di questo tipo presuppone
certi mutamenti di condizioni.
L’evoluzione dell’atteggiamento degli imprenditori nei confronti delle innovazioni.
L’innovazione fu assai di moda verso la metà del 1700. Alla fine del ‘700 l’agricoltura
era ancora l’attività principale in Inghilterra ed erano pochi coloro che cercavano seri
miglioramenti, anche se si incominciava a capire che i metodi tradizionali non davano
più da vivere a sufficienza; a questo proposito fu importante la recinzione forzata
indetta tramite legge dal Parlamento. L’altra attività prevalente era il commercio;
nell’ambito delle restrizione del Bubble Act furono sperimentate nuove forme di
organizzazione, tra cui molto diffusa fu la società per azioni, con queste liberamente
trasferibili. Anche i progressi nel campo dei trasporti erano rilevatori della nuova
mentalità imprenditoriale, tant’è che l’impresa privata cominciava ad intervenire al
posto dell’amministrazione locale. Sia l’industria tessile (nel settore cotoniero) che
quella siderurgica fecero progressi, che si estesero a tutti i livelli, permettendo così di
abbandonare del tutto le tecnologie tradizionali. La scarsità di legna poi favorì la
diffusione del mattone nell’edilizia; fu però solo nel 1820 che si arrivò al famoso
cemento Portland con cui fu costruita la rete fognaria londinese poco dopo. Per il resto
delle industrie manifatturiere il progresso tecnico (a dir la verità interessò solo le già
grandi imprese) principale fu l’adozione dell’energia termica al posto di quella
idraulica o della forza animale. Tutto ciò ebbe effetti limitati, dato che si trattava di
nuove tecnologie che comunque richiedevano tempi di rodaggio per produrre in
maniera adeguata all’investimento richiesto. Ci furono poi dei cambiamenti riguardo
al processo decisionale degli imprenditori: in agricoltura ad esempio le recinzioni
portarono a un trasferimento del potere nelle mani dei nuovi capitalisti (nacquero
così i cosiddetti consiglieri agronomi), nella manifattura e nel settore metallurgico
invece si adottò il decentramento produttivo, ad eccezione delle operazioni più
pesanti. L’imprenditore dinamico comunque tendeva ad essere più un mercante che
un produttore nella prima metà del XVIII secolo. Fu quindi solo quando il mercato
si estese e la domanda abbastanza elastica che vennero abbandonate le tecniche
tradizionali a favore delle nuove possibilità; infatti, eccetto poche eccezioni, i
produttori del 1815 non erano poi tanto più disposti alle innovazioni di quelli del
1750.
I mutamenti del mercato. Perché l’innovazione si potesse diffondere l’incentivo
doveva essere forte. Nel mercato interno il forte tasso di sviluppo dell’economia fu
facilitato da una serie di buoni raccolti verificatisi all’inizio del ‘700, che seppur
sfavorirono i produttori agricoli e i proprietari terrieri - visto che i prezzi calarono
notevolmente - apportarono miglioramenti per l’intera comunità: alle attività non-
agricole e alle classi più povere che videro salari più regolari. Fu però nel periodo in
cui i raccolti non furono più così favorevoli (decennio 1750-60) che l’incremento
demografico da una parte, con conseguente aumento della spesa pro capite, e gli
effetti delle recinzioni dall’altra (allontanamento del piccolo coltivatore e creazione di
piccoli proprietari), con conseguente produzione delle famiglie non più per
l’autoconsumo, ad avere effetti stimolanti per l’industria e il commercio. Nel mercato
estero le merci inglesi divennero molto competitive per l’abbassamento dei prezzi e
                                            12/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                    Visto su: Profland

permisero la conquista di mercati che restarono sotto il controllo dei mercanti e degli
industriali britannici anche a seguito della guerra americana e di quella francese, che
provocarono una forte inflazione e più pesanti oneri fiscali.
Concludendo si può dire che i fattori dal lato della domanda abbiano agito in modo
incoraggiante nei confronti dell’innovazione per la maggior parte del XVIII secolo.
I mutamenti nel ritmo delle invenzioni. Ovviamente perché si realizzi un’innovazione
sono necessarie le possibilità tecniche. Se si considerano il numero di brevetti
annuali, con i dovuti limiti del caso, sembra che fu il decennio 1760-70 quello più
attivo. Le innovazioni più importanti, che eliminarono cioè una strozzatura in un
processo, produttivo furono: la navetta di Kay (1733), che permetteva di raddoppiare
la produzione di un singolo, la jenny di Hargreaves, che aumentò di ben 16 volte la
produzione dell’operaio filatore, l’introduzione di materiali base come carbone-ferro,
oramai a buon mercato, in sostituzione di legno-acqua, la macchina a vapore e il
processo di pudellaggio di Cort.

Concludendo si può dire che:
• l’ambiente del XVIII secolo era in generale favorevole alle trasformazioni
  tecniche, l’innovazione era di moda;
• fu maggiore la collaborazione tra industriali, attratti dai profitti, e gli scienziati;
• le innovazioni che ebbero maggior diffusione, furono quelle che superarono le
  comunque esistenti difficoltà tecniche;
• i settori più inclini all’innovazione tecnica furono il cotoniero e il siderurgico;
• i successi ottenuti in questo periodo stimolarono altre industrie, quindi
  investimenti che porteranno in seguito a sviluppare settori diversi da quello
  cotoniero e da quello siderurgico.



CAPITOLO NONO
IL RUOLO DEL LAVORO
Il tasso di sviluppo economico dipende da quattro fattori, strettamente interconnessi
fra di loro:
• la capacità di accrescere la propria dotazione di risorse naturali, ad esempio
    estendendo le aree coltivate, sfruttando nuovi minerali, rendendo transitabili
    strade o fiumi;
• il progresso tecnico, che permette la riduzione dei costi;
• la quota di nuovi investimenti, cioè l’aumento dell’input di capitale nel processo
    produttivo;
• il tasso di espansione dell’offerta di lavoro.
Il fatto che gli imprenditori britannici a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo fossero in
grado di aumentare la produzione industriale e la capacità produttiva senza dover
sostenere un aumento dei costi, dovuto ai salari, fece si che i nuovi profitti resi allora
disponibili furono divisi tra investimenti e consumatori, cioè furono da incentivo per
                                            13/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                 Visto su: Profland

l’industrializzazione. Infatti i profitti crescevano e i prezzi calavano, creando nuova
domanda di prodotti e quindi ancora profitti. Un fattore che favorì l’aumento
dell’offerta di lavoro fu la rivoluzione demografica che offriva maggiore manodopera
a basso costo, composta anche da donne e bambini, che all’età di 5 anni venivano già
impiegati nelle fabbriche: nel 1871 un ufficiale sanitario riferì di aver trovato un
bambino di tre anni che fabbricava fiammiferi a Bethnal Green. Altro fattore fu
l’aumento del numero medio di ore giornaliere lavorative: uomini, donne e bambini
lavoravano da 12 a 16 ore al giorno in turni continuativi.
Il processo complesso della rivoluzione industriale richiedeva un massiccio aumento
di input di lavoro, probabilmente permesso dall’introduzione delle recinzioni che
allontanarono molti contadini dalle campagne, e esso stesso ne creava, dava cioè a
tutti un impiego remunerato. Nel periodo tra il 1780 e il 1830 il salario giornaliero
sostanzialmente non migliorò. Secondo Adam Smith un reddito limitato al necessario
era l’obiettivo di una società economicamente statica, quindi una curva di offerta con
inclinazione negativa - dovuta al fatto che un lavoratore, che raggiunge il guadagno
che gli serve in minor tempo, lavora meno giorni la settimana - non si adattava
affatto all’economia inglese in forte crescita già dal 1770. Questo comunque non vuol
dire il salario fosse povero rispetto a quello degli altri paesi, infatti Arthur Young,
dopo un viaggio in Francia, notò come i salari francesi fossero in termini reali
inferiori a quelli inglesi e si convinse che un operaio svolge meglio il suo lavoro se
vive in uno stato di agiatezza. Nel 1795, con il famoso sistema Speenhamland, si
erogarono dei sussidi alle famiglie più bisognose, questo però fu per molti un
“premio all’indolenza e al vizio” tanto che dopo le guerre napoleoniche scomparve
quasi del tutto. Affinché la forza lavoro sia elastica non deve essere solamente
numerosa ma deve anche essere disponibile là dove è richiesta. I movimenti migratori
dall’Irlanda furono particolarmente consistenti. Per gli industriali britannici fu quindi
una fortuna che i fattori demografici operassero in loro favore, ma non si deve
ritenere che gli ex-contadini vedessero di buon occhio il lavoro in fabbrica, da loro
considerato come una specie di deportazione o come un ospizio, dove fare sempre le
stesse cose. Non era, nei primi anni, certo un lavoro a buon mercato o ad offerta
elastica. le cose cambiarono con l’impiego del vapore che permise di trasferire le
fabbriche nelle città dove l’offerta di lavoro era maggiore. Il paternalismo che aveva
legato fino ad ora il datore di lavoro all’operaio iniziò allora a scomparire, fu in
questa seconda fase che emerse il vero proletariato industriale, numeroso, capace di
un azione unitaria, visto che era concentrato, ed operante in un ambiente sempre più
malsano. Inoltre la maggior specializzazione ebbe come prima conseguenza quella di
ridurre il numero di operazioni che un singolo operaio doveva compiere, ma
dall’altro creò un malessere nello stesso lavoratore. Il sistema di produzione che si era
così creato poneva da una parte i capitalisti, coloro che ricevono un profitto, e i
lavoratori che invece ricevono un salario prefissato. Mettendo insieme tutte queste
causali si può facilmente capire come i lavoratori iniziarono a organizzarsi in forme
associative, embrioni delle trade unions, per migliorare la propria situazione (ad
esempio per assicurarsi un’assicurazione contro al disoccupazione e la malattia).
L’arma che usavano contro i proprietari era il cosiddetto “tumulto contrattuale
                                            14/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                 Visto su: Profland

collettivo”, che sfociavano nella distruzione di macchinari o di beni del datore di
lavoro. Dato quindi il potere che accumulò questa “folla tumultuante” il Parlamento
approvò le Combination Laws del 1799 che proibivano completamente ogni tipo di
associazione; queste vennero abrogate nel 1824, quando ancora la classe lavoratrice
non si era data un’organizzazione che le permettesse rivendicazioni salariali facendo
sentire il suo peso. Alla fine del XIX secolo, quando la forza lavoro cominciò ad
espandersi con minor rapidità e la domanda di lavoro divenne meno omogenea in
seguito alle specializzazioni, si ebbe un notevole rallentamento del saggio di sviluppo
dell’economia britannica.


CAPITOLO DECIMO
IL RUOLO DEL CAPITALE
Gli abitanti di un paese industrializzato producono una maggior quantità di beni e
servizi per ogni ora di lavoro e dispongono di un maggior stock di capitale per le
proprie attività, in più radicano l’abitudine di accantonare dal consumo corrente un
certo risparmio.
Gli elementi che permisero un aumento di capitale come quello verificatosi all’epoca
in Gran Bretagna sono: le recinzioni, l’urbanizzazione, il miglioramento delle
comunicazioni (strade e ponti), la crescita di industrie nuove, tutti fattori che
richiedevano investimenti anche notevoli. Stessa crescita ci fu anche per il reddito
nazionale e la popolazione. il capitale all’inizio del XIX secolo era composto in
maggioranza dai terreni, poco invece era quello creato dall’uomo. Le cose
cambiarono con l’avvento della ferrovia, tant’è che nel 1885 la terra rappresentava
solo un quinto del capitale nazionale totale. Prima conseguenza del traffico su rotaie
furono gli investimenti nelle industrie estrattive e siderurgiche. Interessanti furono
anche altri settori dei trasporti, con importanti investimenti in docks e porti. Altro
elemento cruciale fu la natura degli investimenti: nel ‘700 un imprenditore aveva
bisogno di un capitale relativamente modesto, cioè che gli permettesse di acquistare
solo le materie prime e il lavoro, durante e dopo la rivoluzione industriale la maggior
parte dei fondi venivano investiti in capitale fisso d’impresa, e non più quindi in
capitale circolante, obbligando l’investitore a specializzarsi ed ad assumere rischi
sempre maggiori, connessi alla domanda; in casi negativi si rifaceva sui lavoratori.
Investimenti ovviamente notevoli furono fatti nelle ferrovie spesso da quegli stessi
imprenditori, locali, che avevano scommesso sulla fortuna dei canali anni prima, non
mancavano però i commercianti, sempre delle zone interessate. Di boom la ferrovia
ne ebbe due: uno nel 1836-37, non molto prolifico per gli investitori, e soprattutto
nel 1845, quando comparvero grossi capitali di speculazione. I grossi capitali che
circolavano non si condensarono esclusivamente sull’industria. Ma come erano
disponibili queste disponibilità de l’Inghilterra non era un paese ricco? Innanzitutto si
diffuse l’abitudine al risparmio - la prima vera cassa di risparmio fu fondata nel 1804
col nome di Charitable Bank - fra gli artigiani più ricchi, ma questo da solo non
poteva bastare. Si deve allora ricordare che l’Inghilterra era un paese che esportava,
                                            15/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                 Visto su: Profland

più che importava, prestiti, il Governo quindi non era una fonte di capitali, nel senso
che gli investimenti pubblici erano limitati e molto veniva lasciato all’iniziativa
privata. Altri ritengono importante il ricorso all’inflazione come strumento per
provocare il “risparmio forzato”, anche se sembra difficile accettare questa tesi. In
più un secolo e più di prospero commercio estero aveva reso possibile
l’accumulazione di una forte massa di profitti; quindi gli innovatori potevano
ricorrere alle proprie risorse o a quelle di amici e parenti per iniziare, una volta
avviata era poi più facile trovare finanziamenti dagli stessi o da altri investitori per
poterla espandere. Per lo sviluppo del mercato dei capitali fu importante il Joint
Stock Company Act del 1856, che legalizzò la responsabilità limitata, quindi gettò le
basi per il definitivo sviluppo della società per azioni in cui potevano quindi
intervenire anche investitori estranei ai settori, che maturarono con le ferrovie.
CAPITOLO UNDICESIMO
IL RUOLO DEL SISTEMA BANCARIO
In Inghilterra nella prima metà del XVII secolo si erano già verificati degli sviluppi
nel mercato monetario: il più importante fu la Banca d’Inghilterra - fondata nel 1694
con lo scopo di raccogliere fondi per il Governo - che permise una ristrutturazione
dell’apparato finanziario. La funzione primaria di una banca è di agire come
intermediario, ricavandone un interesse, tra chi presta, visto che ha fondi in
eccedenza alle sue necessità, e chi prende a prestito, che ha piani di spesa superiori
alle proprie possibilità: la Banca d’Inghilterra era in grado di offrire tutto ciò al
Governo Parlamento già da allora. La costituzione di un mercato ordinario che
soddisfaceva tutte le richieste di moneta e di credito creò una grossa e sempre
crescente massa di liquidità, attirando investimenti anche dall’estero: tanto che
Londra soppianto Amsterdam dal ruolo di centro finanziario mondiale.
La sterlina del XVIII secolo era ancorata all’argento, ma questo scarseggiava sia in
Europa e ancor di più nell’Estremo Oriente, tanto che diventò conveniente
acquistarlo in Inghilterra, a un buon prezzo, per poi scambiarlo con l’oro fuori
dall’isola: inevitabile conseguenza fu una deprezzamento della moneta d’argento
inglese. Questa situazione costrinse il paese a passare alla parità aurea (nel 1770 era
già in uso ma venne ufficializzato solo nel 1816). All’epoca circolavano anche altri
tipi di denaro, come i primi assegni e le banconote, che sostituivano i contanti dove
riconosciute. La quantità di moneta in circolazione è molto importante in un paese in
quanto se l’offerta è bassa - cioè se la moneta è scarsa in rapporto ai beni - i prezzi di
mercato scenderanno, con conseguenze negative nello sviluppo; viceversa se ce n’è
troppa i prezzi cresceranno e gli investimenti saranno dirottati solo sui settori più
colpiti. Il nesso tra offerta di oro e circolazione di monete auree è molto forte, visto
che la prima è nelle mani della Banca (d’Inghilterra in questo caso) e dipende a sua
volta dall’offerta mondiale del metallo, e del suo prezzo, e dalla bilancia commerciale
- se le esportazioni superano le importazioni c’è un afflusso di oro, viceversa il saldo
negativo va bilanciato con le riserve auree - e che l’oro era la moneta internazionale.
Inoltre vi è una connessione anche tra offerta di banconote e offerta di oro, dato che
i biglietti non venivano emessi solo dalla Banca d’Inghilterra circolavano difficilmente
                                            16/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                  Visto su: Profland

fuori da Londra, tanto che a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo le banconote delle
banche di provincia avevano lo stesso peso di quelle della Banca; i banchieri di
questo periodo non si consideravano però degli strumenti di politica monetaria,
concependo le banche come istituzioni a scopo di lucro. Le Banca d’Inghilterra nel
XVIII secolo era solo uno degli enti che emettevano banconota, senza avere nessun
controllo o influenza sulle altre banche. Il sistema creditizio dipendeva da una lunga
catena di reciproca fiducia, assai poco stabile. Infatti nel 1787, visto anche che il
paese era in guerra, vennero sospesi i pagamenti in contanti e la Banca non dovette
più convertire in oro le proprie banconote, i biglietti delle stessa Banca ebbero per la
prima volta corso legale e iniziò l’era delle banconote e dei titoli di credito; prima
conseguenza fu una forte fuoriuscita di oro dal paese; i prezzi aumentarono però
principalmente per spese di guerra e questo rialzo non fu la conseguenza ma la causa
dell’aumento dei biglietti in circolazione; inoltre il cattivo raccolto del 1795 aumentò
la necessità di cibo già presente data la rivoluzione demografica in atto e in più il
Governo francese per cercare di riportare la moneta in una posizione solida ridusse il
costo dell’oro, rendendolo molto più conveniente che in Inghilterra. Nel 1821, finita
l’emergenza per la guerra, la Gran Bretagna si avviò verso la base aurea. In questo
periodo il numero delle banche di provincia era molto elevato; queste si erano
formate nella prima industrializzazione localizzandosi in maniera adeguata alle prime
industrie, nel senso che dato che queste crescevano vicino alle materie prime o
all’acqua e avevano bisogno di capitali che difficilmente potevano arrivare dalla
lontana Londra, i commercianti o i primi industriali già ricchi iniziarono a diventare
banchieri dando credito a fiducia (potevano farlo perché spesso conoscevano la
persona o il settore industriale): tutto ciò permise ovviamente un grosso flusso di
capitali, nel periodo 1770-1830, indispensabile per la rivoluzione industriale.
Ovviamente questo sistema aveva delle debolezze e le dimostrò in concomitanza con
la crisi del 1825: in questo periodo molte banche fallirono e altre sospesero i
pagamenti. Il Governo allora intervenne proibendo l’emissione di biglietti di piccolo
taglio alle banche provinciali, per lo meno nei dintorni di Londra, e permise, nel 1833
la costituzione di banche per azioni. Nel 1844, con il Bank Charter Act, la sola banca
d’Inghilterra poteva emettere banconote sull’intero territorio. Negli anni
immediatamente precedenti all’Atto del 1844 due opposte teorie si interessarono su
come riformare il sistema monetario: la scuola monetaria, che - sostenendo che
l’unico modo per proteggere l’economia da eccessive emissioni era quello di far
funzionare la moneta cartacea allo stesso modo di quella metallica - alla fine prevalse,
e la scuola bancaria, che invece riteneva causa della situazione una serie di
avvenimenti avversi (guerra e cattivi raccolti) e, superato il momento, gli scambi si
sarebbero normalizzati, il dovere delle banche era perciò quello di mantenere sempre
un ammontare di riserve per superare certi particolari momenti. Il Bank Charter Act
si basava sulla cosiddetta “regola Palmer”: l’istituto doveva tenere almeno due terzi
delle sue disponibilità sotto forma di titoli, lasciando l’altro terzo come riserva aurea,
e a questa conformare l’emissione di banconote (era sostanzialmente un principio
automatico di regolazione della circolazione monetaria). Negli anni seguenti ci
furono tre grosse crisi (1847, 1857 e 1866) con conseguente fallimento di diverse
                                            17/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                   Visto su: Profland

banche; una volta superate le banche impararono ad essere più prudenti,
continuando però a svolgere il loro ruolo fondamentale, con investimenti produttivi
in attività commerciali ed industriali, nell’economia del paese.



CAPITOLO DODICESIMO
L’ADOZIONE DEL LIBERO SCAMBIO
Il protezionismo è l’emblema di un’economia statica, il cui principale obiettivo
consiste nel mantenimento dello status quo commerciale. Già prima della fine del
XVIII secolo gli industriali inglesi volevano aprire nuovi canali di scambio: nel 1786
il Trattato di Eden ridusse le tariffe tra l’Inghilterra e la Francia. In controtendenza
verso il libero scambio fu ovviamente il periodo delle lunghe guerre iniziato nel 1793,
periodo in cui il Governo dovette aumentare le tariffe per poter sostenere le spese di
guerra. Superato questo periodo di “crisi”, negli anni ‘20, il commercio si espanse e
dato l’avanzo pubblico Huskisson riuscì a ridurre (1825) i dazi alle importazioni -
razionalizzando il sistema tariffario in questo modo si riuscì a ridurre i costi delle
materie prime per l’industria e si aumentò la capacità d’acquisto dei paesi esteri in
modo da incrementare consequenzialmente le esportazioni - soprattutto per le
materie prime, così facendo ridusse anche la convenienza al contrabbando, e
liberalizzo le Navigation Laws, la fine di incrementare l’attività commerciale delle
colonie: da allora in poi le tariffe furono usate come armi di scambio. Nel lungo
passaggio verso l’industrializzazione la caratteristiche fondamentale è la riduzione del
peso relativo dell’agricoltura. L’Inghilterra all’inizio della rivoluzione industriale era
un paese esportatore di grano, ma la situazione mutò quando lo sviluppo
demografico si iniziò a far sentire, ce ne era maggior bisogno per poter sfamare la
crescente popolazione e l’Inghilterra incominciò a importarne, e iniziarono le guerre:
i prezzi aumentarono, anche per l’emanazione delle Corn Laws atte a proteggere
quello che era ancora il settore principale dell’economia (l’agricoltura), e quindi
diminuiva la capacità d’acquisto dei salari. Dopo la guerra i prezzi crollarono, le
rendite scemarono, i profitti svanirono e il capitale investito nel settore si svalutò. La
forte povertà quindi fece scappare dalla campagne numerose famiglie, forse più che
per l’adozione delle recinzioni, la disperazione era forte e culminò con alcune
ribellioni nelle zone rurali. All’inizio degli anni ‘30 la situazione migliorò: per la legge
di assistenza ai poveri, che diminuì le spese per i poveri e portò ad un aumento dei
salari, per un aumento di efficienza dell’agricoltura e per l’aumento del tasso di
industrializzazione che rafforzava la domanda di prodotti agricoli. Ma l’economia era
ancora molto legata all’andamento dei raccolti: il problema delle Corn Laws si riaprì
dopo dei cattivi raccolti alla fine del decennio. Si formarono due organizzazioni: la
Lega - con l’idea che la politica doveva essere guidata da chi rappresenta la proprietà -
e il Cartismo - movimento delle classi lavoratrici che cercava di raggiungere la
giustizia in campo economico attraverso la riforma parlamentare - che però perse la
sua battaglia. In questa difficile situazione Peel abrogò le Corn Laws (leggi sul grano)
                                            18/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                 Visto su: Profland

nel 1846. Importante per la creazione di un regime di libero scambio assoluto fu
anche l’introduzione dell’imposta su reddito (1845) da parte dello stesso Peel.
Quando lo sviluppo, nell’era delle ferrovie, cominciò ad accelerare il ritmo, tanto da
non poter più tornare indietro, diventò chiaro che la pagnotta a basso prezzo era
molto più sentito che i problemi economici prospettati dai cartisti. Inoltre
l’agricoltura non ebbe quei problemi che erano stati prospettati, anzi furono
apportati, negli anni ‘40, notevoli progressi dalla ricerca scientifica - come il
drenaggio, che rese fertili zone argillose, e i sempre migliori fertilizzanti chimici..
Mutarono gli atteggiamenti di fondo degli agricoltori e dei latifondisti, ora molto più
vicine alle nuove tecnologie - e si incrementò ancora di più negli anni ‘50.

In sintesi fu nel periodo 1823-53 che la bilancia del potere, economico e politico,
passò dall’agricoltura all’industria. I vantaggi maggiori ovviamente furono tratti dalla
classe borghese; le classi lavoratrici erano sempre più povere e affamate. Fu insomma
il periodo della borghesia che ebbe il diritto di intervenire nella politica economica
(Reform Act del 1832) e ottenne, con l’abrogazione delle Corn Laws nel 1846, la
rinnegazione del ruolo predominante dell’agricoltura da una società che oramai aveva
accettato le conseguenza della rivoluzione industriale.



CAPITOLO TREDICESIMO
IL RUOLO DEL POTERE PUBBLICO
Il fatto che la rivoluzione industriale fu un fenomeno spontaneo non deve far credere
che il ruolo del governo sia stato completamente passivo. Adam Smith introdusse la
teoria della “mano invisibile”, lievemente modificata dai suoi seguaci nella filosofia
del laissez-faire: per la quale il compito del governo consiste nel lasciar andare le cose
per conto loro, non creando cioè restrizioni all’operato delle imprese private. Tra il
1760 e il 1850 molte vecchie leggi che limitavano il libero scambio furono abrogate:
come quelle che restringevano la mobilità e l’impiego del capitale, il Bubble Act che
proibiva la formazione di società per azioni, alcune disposizioni delle Navigation
Laws che proibivano le importazioni da certi paesi, delle restrizioni al libero scambio
e soprattutto la legge sul pane che ne prescriveva il prezzo in modo da definire i
margini di guadagno dei fornai. Ovviamente pur vigenti queste leggi non erano
sempre applicate e altre venivano facilmente evase (ad esempio alcune società per
azioni si formarono lo stesso, le leggi sull’usura, sull’esportazione della lana); ad
esempio mancava un corpo di polizia efficiente e il costo di esazione di un’incoerente
moltitudine di dazi doganali era elevatissimo. Il contrabbando era molto diffuso. Fu
ben dopo la guerra, a partire dal 1850 che la filosofia del laissez-faire trionfò, con la
conseguente abrogazioni di tutte quelle leggi severe che però non venivano rispettate:
le Corn Laws nel 1846, le Navigation Laws nel 1849, la legge sull’usura nel 1854.
Inoltre con il Bank Charter Act del 1844, la banca d’Inghilterra doveva obbedire a
semplicissime regole di mercato: se l’oro fosse uscito dal paese l’offerta di moneta si
                                            19/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                    Visto su: Profland

sarebbe dovuta contrarre, mentre se fosse entrato si sarebbe dovuta espandere. Il
vero successo di questa filosofia fu l’abolizione del protezionismo doganale e
l’adozione di una politica commerciale improntata sul libero scambio. Gli inizi di una
politica economica programmata si fanno risalire a Pitt il Giovane, che, tra le altre
cose, sperimentò nuove impose, ne ridusse alcune eccessive e creò un fondo
ammortamento per la riduzione del debito pubblico. La politica economica nazionale
doveva oramai essere evoluta e nazionale, dato che la centralità del Governo era stata
messa in risalto sia dalle guerre napoleoniche sia dalla rivoluzione industriale. Il
punto di irreversibilità nel processo di trasformazione del ruolo pubblico sembra sia
stato raggiunto degli anni ‘30, con provvedimenti per il controllo e il rispetto delle
disposizioni, l’organizzazione di un servizio sanitario nazionale, il controllo dello
sviluppo delle ferrovie e la sottomissione della chiesa: anche i governi locali
iniziarono ad assumersi più ampie responsabilità. Si iniziava a creare una nuova
divisione del governo: il potere esecutivo.
CAPITOLO QUATTORDICESIMO
SVILUPPO ECONOMICO E CICLI ECONOMICI
I dati a disposizione non sono molto chiarificatori ma si può comunque desumere -
assumendo come punto iniziale e nevralgico le statistiche sul commercio (importante
quello estero) e non più gli indici dei prezzi - si può notare che dopo un periodo di
generale stagnazione nella seconda metà del XVIII secolo aumentò la produzione
nazionale, crescita compensata dall’esplosione demografica: sembra che in questo
periodo il saggio di sviluppo della produzione nazionale abbia superato quello della
popolazione. E’ probabile che durante le guerre francesi questa crescita si arrestò per
poi riprendere nei decenni 1820-30. Lo sviluppo economico però non è un processo
continuo di miglioramento del tenore di vita, anzi la massa della popolazione
risultava più povera del periodo precedente - questo è uno dei costi
dell’industrializzazione - dato che il proletariato viveva al livello della sussistenza e ciò
non gli permetteva di accumulare guadagni tali che gli permettessero di superare i
momenti di crisi. In caso di crisi il lavoratore dell’epoca pre-industriale non moriva di
fame visto che aveva altre possibilità (come il lavoro a domicilio dei filatoi),
situazione ben diversa in un’economia industriale dove prima conseguenza sarebbe la
disoccupazione e quindi miseria completa, inoltre la crisi di un settore si allarga alle
attività connesse. sul processo di sviluppo gravano le cosiddette fluttuazioni
dell’attività economica, che con i loro alti e bassi hanno effetti sulla distribuzione del
redditi nel tempo e tra diversi settori. Naturalmente ne esistono di diverse a seconda
dell’intensità e della durata. In un economia pre-industriale dato che l’attività
principale era l’agricoltura le fluttuazioni erano stagionali e regolari. Meno regolari
ma comunque ricorrenti sono i cicli economici caratterizzati da quattro fasi
(prosperità, boom, recessione, crollo), spinti da una causa iniziale (positiva o
negativa) e perturbati dalla catena di effetti. Gli economisti classici (come Smith e
Mill) non riconobbero il carattere ciclico degli eventi, considerando le diverse fasi
conseguenze di cause esterne. Il primo che cercò questo “carattere ricorrente” delle
fasi fu Jevons con la sua teoria delle “macchie solari”, basata sui cicli solari.
                                            20/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                  Visto su: Profland

Come già accennato l’agricoltura, la cui importanza assoluta andava diminuendo, nel
periodo considerato (1750-1850) era comunque alla base dell’economia, anche di
quella industriale, visto che un cattivo raccolto generava: un aumento del costo delle
materie prime, un rialzo dei prezzi dei generi alimentari (quindi minor potere
d’acquisto dei salari), deficit di bilancio e disavanzo della bilancia commerciale.
naturalmente le fluttuazioni erano dovute anche da reali agenti esterni, in primis la
guerra. Più studiati sono i cicli del XIX secolo che, secondo Rostow e Gayer,
dipesero dalle fluttuazioni della domanda di esportazioni e da quelle degli
investimenti. Affinché il ciclo assuma una forma moderna le reazioni devono essere
sufficientemente diffuse: a questo proposito è da ricordare la teoria delle “onde
lunghe” di Kondratieff, poi ripresa da Schumpeter con la teoria dell’innovazione. La
prima di queste onde va dal 1787 al 1842. Ultima notazione sulla considerazione che
più un’economia diventa nazionale, più è probabile che le fasi cicliche che si
presentino nelle diverse regioni si sincronizzino, così da dar luogo ad un ciclo
nazionale.
CAPITOLO QUINDICESIMO
IL TENORE DI VITA
Il tenore di vita è uno dei modi in cui si possono valutare i risultati di una rivoluzione
industriale. Per valutare questo “indice” deve essere considerato il tasso di sviluppo
della popolazione: è molto facile che in presenza di un progresso industriale il
numero di bocche da sfamare cresca più rapidamente della produttività per occupato.
Riguardo agli effetti della rivoluzione industriale in Inghilterra ci sono due diverse
correnti di pensiero viziate dal pregiudizio politico e da facili credenze, che prendono
forza dall’insufficiente documentazione storica.
L’opinione pessimistica: i primi stadi dell’industrializzazione, se per alcuni crearono
benessere, per i poveri appartenenti alla classe lavoratrice furono causa del
deterioramento delle condizioni di vita. I sostenitori di questa tesi sostenevano che
nel precedente periodo le condizioni erano migliori, a dir il vero il lavoratore a
domicilio era sfruttato allo stesso modo.
L’opinione ottimistica: lo sviluppo economico, pur lasciando alcuni lavoratori in piena
miseria, permise alla maggioranza di godere di migliori condizioni di vita per la
riduzione dei prezzi, le maggiori possibilità di lavoro e maggior stabilità nello stesso. I
suoi fautori insistettero molto sulla diminuzione del tasso di mortalità di questo
periodo, dovuto o ad un miglioramento delle condizioni di vita e/o a dei progressi
della medicina: i sistemi sanitari divennero però inadeguati quando la popolazione si
riversò nelle città (inizi ‘800).
Per capire quindi se le condizioni di vita della classe lavoratrice - già si è detto che i
risultati migliori dell’industrializzazione sono della classe borghese che ebbe il suo
definitivo sviluppo proprio in questo periodo - migliorarono dovremmo indagare sui
salari prima e poi sul loro potere d’acquisto (ovvero sui salari reali). Nel primo caso i
dati non ci aiutano, dato che si trovano solo per pochi settori (nel cotoniero prima
aumentò vertiginosamente per poi avere una forte riduzione dopo il 1792 quando il
mercato fu saturo) e non estensibili all’intera produzione: quindi possiamo solo dire
                                            21/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                 Visto su: Profland

che in generale i salari dell’industria dovrebbero essere stati maggiori di quelli
dell’agricoltura e soprattutto più costanti. Per i salari reali bisogna osservare
l’andamento dei prezzi: questi subirono una forte inflazione nel periodo di guerra.
Anche qui i dati non sono completi, infatti non comprendono i prezzi dei manufatti
e degli affitti e abbondano invece di generi alimentari e d’importazione. Dopo la
guerra si invertì la tendenza e ci fu deflazione, con presumibile aumento dei salari
reali, ma nello stesso periodo le tasse ritornarono a livelli accettabili: le condizioni
iniziarono a migliorare.

Riepilogando: non abbiamo nessuna prova sicura che le condizioni di vita tra il 1780
e il 1820 migliorarono, anzi probabilmente peggiorarono; discorso simile ma ancora
più incerto per il 1820-40, le prove, semplicemente indiziarie, sono poche e
contraddittorie; infine a partire dagli anni ‘40 abbiamo prove più sicure di aumento
dei redditi medi reali.


CAPITOLO SEDICESIMO
IL RISULTATO FINALE

In linea di massima si è tutti d’accordo che verso la metà del XIX secolo la Gran
Bretagna era passata attraverso una rivoluzione industriale, anche se questa non era
certo conclusa. Vi sono tre aspetti sotto i quali si può distinguere un sistema
economico che ha sperimentato una rivoluzione di questo tipo da un sistema pre-
industriale, le differenze sono:
• nella struttura industriale e sociale,
• nella produttività e nei livelli di vita ad essa associati,
• nel tasso di sviluppo economico.
La struttura industriale e sociale. Nel 1850 il paese era senza dubbio specializzato in
quanto la sua popolazione era occupata più nell’industria manifatturiera che in
agricoltura. Va però che questo nuovo settore copre un’ampia gamma di attività e che
il lavoratore di fabbrica non era ancora l’addetto tipico manifatturiero: la maggior
parte della gente lavorava a casa e quasi la settima parte dei componenti della forza-
lavoro era occupata nei servizi domestici.
L’altro principale gruppo occupazionale, molto vasto anch’esso, è quello addetto alle
attività commerciali; anche se solo i ferrovieri appartenevano ad un’industria
definibile “moderna”: infatti i marinai lavoravano quasi tutti su navi di legno,
l’impiego pubblico avveniva ancora sulla base del patronato (“chi entrava
nell’amministrazione pubblica doveva qualcosa all’influenza di qualcuno”), la forza
motrice più usata nelle miniere erano le braccia. La differenza forse più rilevante
rispetto al secolo precedente era il maggior gradi di specializzazione dei lavoratori.
Gli acquisti venivano ancora effettuati principalmente nei mercati aperti, i negozi
avevano iniziato - tra il 1820 e il 1850 - a svilupparsi ma quelli stabili erano presenti
solo nelle grandi città. Importante conseguenze dei miglioramenti nelle
comunicazioni - in primis le ferrovie - era stato l’ampliamento della gamma dei beni
                                            22/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                 Visto su: Profland

disponibili per l’acquirente medio e l’allungamento degli intermediari tra il produttore
e il consumatore.
Molti problemi sociali, che allargarono la distanza tra ricchi e poveri, nascevano
dall’aumento della popolazione: la massa era relegata in condizioni di vita miserevole
e le epidemie nei sobborghi erano frequenti. Il livello educativo nazionale migliorò
solo nel 1833 col Factory Act, che istituì un ispettorato di fabbrica in modo da
rendere comune l’istruzione dei ragazzi. Anche con notevoli problemi l’opinione su
questo periodo di transizione rimane comunque ottimistico in quanto la popolazione
crebbe, le linee ferroviarie erano più estese, le tonnellate di carbone come gli altiforni
aumentavano e quindi le esportazioni miglioravano: ogni confronto con qualsiasi
altra nazione del mondo contemporaneo era vittoriosa.
I progressi materiali erano più che altro concreti, infatti gli inventori si basavano più
sull’esperienza che sulla teoria e gli uomini d’affari utilizzavano le nuove tecnologie
avendo come unico scopo il profitto: fu questa la spinta all’industrializzazione.
Questi ultimi ebbero quindi un notevole vantaggio iniziale rispetto ai loro
concorrenti continentali, ma quando la rivoluzione industriale investì anche le altre
economie questi rimasero indietro.
Fino al 1872, quando il Ballot Act non rese segreto il voto, le persone che
prendevano le decisioni erano i proprietari terrieri - a dimostrazione di come la
proprietà terriera fosse ancora il maggior segno distintivo - che spesso compravano i
voti dei loro dipendenti. A livello micro-economico erano però la classe borghese -
comprendente le classi amministrative e padronali esterne all’agricoltura, con un
numero quantificabile in non più di 300mila persone - che con le loro iniziative
facevano aumentare la produzione nazionale, erano i loro risparmi che finanziavano
le ferrovie e altri investimenti: era il loro anti-intelletualismo che formava il nuovo
atteggiamento mentale.
Le condizioni di vita e la produttività. Si stima che intorno al 1850 il reddito pro-
capite sia cresciuto in Gran Bretagna di due volte e mezzo, facendo progredire di
oltre il doppio il tenore di vita nazionale. Durante le fasi di espansione la massa dei
lavoratori stava mediamente meglio dei suoi avi, ma era molto più suscettibile ai
momenti di crisi, che portavano rapidamente alla disoccupazione e quindi alla
miseria. L’orario giornaliero era inoltre molto pesante e dei miglioramenti si ebbero
solo con il Factory Act del 1850, che introdusse il “sabato inglese” (si lavorava solo
mezza giornata). A tutto questo va aggiunta la componente morale. lavorare 10 ore e
più vicino ad una macchina richiede uno sforzo maggiore rispetto al lavoro, anche
più lungo, dell’età pre-industriale; forse per questo i suicidi aumentarono e iniziò il
problema dell’alcolismo. L’Inglese d’allora era quindi il più ricco al mondo, ma
doveva lavorare di più e in condizioni peggiori dei contemporanei Americani.
I saggi di sviluppo. La popolazione, la produzione nazionale e i redditi pro-capite si
sviluppavano tutti molto più rapidamente di quanto avvenisse nell’era pre-industriale
e continuavano a crescere; lo sviluppo non era però uniforme e non erano poche le
zone in ritardo. Il saggio massimo di incremento del prodotto nazionale lordo fu
toccato solo dopo il 1850, quando la produzione iniziava a mostrare un
rallentamento. Infatti dopo questa data paesi, che hanno iniziato il processo di
                                            23/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                Visto su: Profland

industrializzazione agli inizi del 1800, come Germania e Stati Uniti ebbero un tasso
di sviluppo più veloce. Aprire una strada ad un processo di questa portata ha i suoi
svantaggi (come il maggior costo in termini di tempo) e altri notevoli vantaggi (come
la possibilità di creare nuovi mercati per l’assenza di concorrenza). Tre sono i
principali fattori da cui dipende il saggio di sviluppo di un sistema economico - il
saggio di sviluppo della forza lavoro, il tasso di accumulazione di capitale e il saggio
di progresso tecnico - e in tutti e tre l’Inghilterra aveva una passo più lento di altri
paesi. Gli Americani si dimostrarono più rapidi nel meccanizzarsi, in quanto avevano
forti incentivi ad adottare metodo che consentissero di risparmiare lavoro, la cui
manodopera era relativamente scarsa: “molte invenzioni dell’industria tessile
avvennero in Gran Bretagna nel 1800, ma la loro applicazione pratica e il loto
sviluppo si verificò principalmente negli Stati Uniti” (Clapham). In poche parole fu
quando i concorrenti dei Britannici trovarono dei governi disposti ad assistere
attivamente il processo di industrializzazione, anche se per la sola politica nazionale,
che fu definitivamente segnata la fine della supremazia inglese: proprio in questo
periodo gli Stati Uniti iniziarono la loro ascesa a potenza economica mondiale.




                                            24/25
Appunti di
Storia Economica: rivoluzione industriale                                                    Visto su: Profland




                     Il file è stato scaricato/visualizzato in forma gratuita da Profland:
                                          http://profland.altervista.org

                                            sezione Profstudio
                         http://profland.altervista.org/profstudio/profstudio.htm

                                      oppure da qualche mirror, come:

                                www.profland.cjb.net www.profland.135.it

                                  o dalla pagina dedicata su slideshare.net:

                                        www.slideshare.net/profman




                                                    25/25

Weitere ähnliche Inhalte

Was ist angesagt?

Effects of the industrial revolution
Effects of the industrial revolutionEffects of the industrial revolution
Effects of the industrial revolutionjames sanchez
 
Plano de aula - Revolução Industrial
Plano de aula - Revolução IndustrialPlano de aula - Revolução Industrial
Plano de aula - Revolução IndustrialPIBID HISTÓRIA
 
Atividade industrial
Atividade industrialAtividade industrial
Atividade industrialProfessor
 
Sistemas coloniais europeus – a américa colonial
Sistemas coloniais europeus – a américa colonialSistemas coloniais europeus – a américa colonial
Sistemas coloniais europeus – a américa colonialLuiz Antonio Souza
 
Segunda RevolucióN Industrial
Segunda RevolucióN IndustrialSegunda RevolucióN Industrial
Segunda RevolucióN Industrialguest54ace3
 
PPT - Crise de 29
PPT - Crise de 29PPT - Crise de 29
PPT - Crise de 29josafaslima
 
Revolução industrial slide
Revolução industrial slideRevolução industrial slide
Revolução industrial slideHary Duarte
 
9º ano aula 4 - belle époque brasileira
9º ano   aula 4 - belle époque brasileira9º ano   aula 4 - belle époque brasileira
9º ano aula 4 - belle époque brasileiraLú Carvalho
 
Brasil Colonial - expansao e diversidade economica
Brasil Colonial - expansao e diversidade economicaBrasil Colonial - expansao e diversidade economica
Brasil Colonial - expansao e diversidade economicaAlexandre Protásio
 
Revolucion industrial
Revolucion industrialRevolucion industrial
Revolucion industrialvichothal
 
Primeira e Segunda Revolução Industrial
Primeira e Segunda Revolução IndustrialPrimeira e Segunda Revolução Industrial
Primeira e Segunda Revolução IndustrialValéria Shoujofan
 
Participação do Brasil na Primeira guerra mundial
Participação do Brasil na Primeira guerra mundialParticipação do Brasil na Primeira guerra mundial
Participação do Brasil na Primeira guerra mundialPoliana Tavares
 
Nova ordem mundial-Neoliberalismo-Globalização-IDH
Nova ordem mundial-Neoliberalismo-Globalização-IDHNova ordem mundial-Neoliberalismo-Globalização-IDH
Nova ordem mundial-Neoliberalismo-Globalização-IDHVitor Pereira Rodrigues
 

Was ist angesagt? (20)

Effects of the industrial revolution
Effects of the industrial revolutionEffects of the industrial revolution
Effects of the industrial revolution
 
Revolta no contestado
Revolta no contestado Revolta no contestado
Revolta no contestado
 
Plano de aula - Revolução Industrial
Plano de aula - Revolução IndustrialPlano de aula - Revolução Industrial
Plano de aula - Revolução Industrial
 
Brasil período joanino e Independência 2020
Brasil período joanino e Independência 2020Brasil período joanino e Independência 2020
Brasil período joanino e Independência 2020
 
Atividade industrial
Atividade industrialAtividade industrial
Atividade industrial
 
Sistemas coloniais europeus – a américa colonial
Sistemas coloniais europeus – a américa colonialSistemas coloniais europeus – a américa colonial
Sistemas coloniais europeus – a américa colonial
 
Segunda RevolucióN Industrial
Segunda RevolucióN IndustrialSegunda RevolucióN Industrial
Segunda RevolucióN Industrial
 
PPT - Crise de 29
PPT - Crise de 29PPT - Crise de 29
PPT - Crise de 29
 
Revolução industrial slide
Revolução industrial slideRevolução industrial slide
Revolução industrial slide
 
Psu tercero ensayo global de economía
Psu tercero ensayo global de economíaPsu tercero ensayo global de economía
Psu tercero ensayo global de economía
 
9º ano aula 4 - belle époque brasileira
9º ano   aula 4 - belle époque brasileira9º ano   aula 4 - belle époque brasileira
9º ano aula 4 - belle époque brasileira
 
Brasil Colonial - expansao e diversidade economica
Brasil Colonial - expansao e diversidade economicaBrasil Colonial - expansao e diversidade economica
Brasil Colonial - expansao e diversidade economica
 
Revolucion industrial
Revolucion industrialRevolucion industrial
Revolucion industrial
 
Primeira e Segunda Revolução Industrial
Primeira e Segunda Revolução IndustrialPrimeira e Segunda Revolução Industrial
Primeira e Segunda Revolução Industrial
 
Participação do Brasil na Primeira guerra mundial
Participação do Brasil na Primeira guerra mundialParticipação do Brasil na Primeira guerra mundial
Participação do Brasil na Primeira guerra mundial
 
Brasil 1º Reinado (1822-1831)-2021
Brasil 1º Reinado (1822-1831)-2021Brasil 1º Reinado (1822-1831)-2021
Brasil 1º Reinado (1822-1831)-2021
 
Nova ordem mundial-Neoliberalismo-Globalização-IDH
Nova ordem mundial-Neoliberalismo-Globalização-IDHNova ordem mundial-Neoliberalismo-Globalização-IDH
Nova ordem mundial-Neoliberalismo-Globalização-IDH
 
A indústria brasileira
A indústria brasileiraA indústria brasileira
A indústria brasileira
 
La sociedad industrial
La sociedad industrialLa sociedad industrial
La sociedad industrial
 
Primeira Guerra Mundial - 9ºAno
Primeira Guerra Mundial - 9ºAno Primeira Guerra Mundial - 9ºAno
Primeira Guerra Mundial - 9ºAno
 

Ähnlich wie Appunti di Storia economica: rivoluzione industriale

Appunti di Storia economica: economia italiana
Appunti di Storia economica: economia italianaAppunti di Storia economica: economia italiana
Appunti di Storia economica: economia italianaprofman
 
Rivoluzione Industriale(Vincenzo)
Rivoluzione Industriale(Vincenzo)Rivoluzione Industriale(Vincenzo)
Rivoluzione Industriale(Vincenzo)guestd9a487
 
Big Data - "La rivoluzione dell'informazione"
Big Data - "La rivoluzione dell'informazione"Big Data - "La rivoluzione dell'informazione"
Big Data - "La rivoluzione dell'informazione"Fabrizio Cafolla
 
Appunti di Storia economica: seminari
Appunti di Storia economica: seminariAppunti di Storia economica: seminari
Appunti di Storia economica: seminariprofman
 
La crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esiti
La crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esitiLa crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esiti
La crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esitiQuotidiano Piemontese
 
Prima rivoluzione-industriale
Prima rivoluzione-industrialePrima rivoluzione-industriale
Prima rivoluzione-industrialeAlessia Pitzalis
 
Verso la grande transizione Mauro Bonaiuti m. 2011
Verso la grande transizione Mauro Bonaiuti m. 2011Verso la grande transizione Mauro Bonaiuti m. 2011
Verso la grande transizione Mauro Bonaiuti m. 2011Decrescita FVG
 
Aurelio Peccei e il suo pensiero d’avanguardia sui limiti alla crescita
Aurelio Peccei e il suo pensiero d’avanguardia sui limiti alla crescitaAurelio Peccei e il suo pensiero d’avanguardia sui limiti alla crescita
Aurelio Peccei e il suo pensiero d’avanguardia sui limiti alla crescitaQuotidiano Piemontese
 
La fabbrica e il villaggio. Modelli di socialità guidata
La fabbrica e il villaggio. Modelli di socialità guidataLa fabbrica e il villaggio. Modelli di socialità guidata
La fabbrica e il villaggio. Modelli di socialità guidataMaurizio De Filippis
 

Ähnlich wie Appunti di Storia economica: rivoluzione industriale (20)

Appunti di Storia economica: economia italiana
Appunti di Storia economica: economia italianaAppunti di Storia economica: economia italiana
Appunti di Storia economica: economia italiana
 
Le dinamiche di global history
Le dinamiche di global historyLe dinamiche di global history
Le dinamiche di global history
 
Rivoluzione Industriale(Vincenzo)
Rivoluzione Industriale(Vincenzo)Rivoluzione Industriale(Vincenzo)
Rivoluzione Industriale(Vincenzo)
 
Big Data - "La rivoluzione dell'informazione"
Big Data - "La rivoluzione dell'informazione"Big Data - "La rivoluzione dell'informazione"
Big Data - "La rivoluzione dell'informazione"
 
Rivoluzione industriale
Rivoluzione industrialeRivoluzione industriale
Rivoluzione industriale
 
Declino o rinnovamento ?
Declino o rinnovamento ?Declino o rinnovamento ?
Declino o rinnovamento ?
 
N 22 luglio 2012
N 22 luglio 2012N 22 luglio 2012
N 22 luglio 2012
 
Appunti di Storia economica: seminari
Appunti di Storia economica: seminariAppunti di Storia economica: seminari
Appunti di Storia economica: seminari
 
Ticonzero news n. 109
Ticonzero news n. 109Ticonzero news n. 109
Ticonzero news n. 109
 
La crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esiti
La crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esitiLa crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esiti
La crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esiti
 
BNL Focus #31
BNL Focus #31BNL Focus #31
BNL Focus #31
 
Ticonzero news n. 112
Ticonzero news n. 112Ticonzero news n. 112
Ticonzero news n. 112
 
Globalizzazione
GlobalizzazioneGlobalizzazione
Globalizzazione
 
Ticonzero news n. 113
Ticonzero news n. 113Ticonzero news n. 113
Ticonzero news n. 113
 
Storia
Storia Storia
Storia
 
Prima rivoluzione-industriale
Prima rivoluzione-industrialePrima rivoluzione-industriale
Prima rivoluzione-industriale
 
Verso la grande transizione Mauro Bonaiuti m. 2011
Verso la grande transizione Mauro Bonaiuti m. 2011Verso la grande transizione Mauro Bonaiuti m. 2011
Verso la grande transizione Mauro Bonaiuti m. 2011
 
Aurelio Peccei e il suo pensiero d’avanguardia sui limiti alla crescita
Aurelio Peccei e il suo pensiero d’avanguardia sui limiti alla crescitaAurelio Peccei e il suo pensiero d’avanguardia sui limiti alla crescita
Aurelio Peccei e il suo pensiero d’avanguardia sui limiti alla crescita
 
Barocco.ppt
Barocco.pptBarocco.ppt
Barocco.ppt
 
La fabbrica e il villaggio. Modelli di socialità guidata
La fabbrica e il villaggio. Modelli di socialità guidataLa fabbrica e il villaggio. Modelli di socialità guidata
La fabbrica e il villaggio. Modelli di socialità guidata
 

Mehr von profman

Belle piume
Belle piumeBelle piume
Belle piumeprofman
 
Greetings from Antartica - Beautè de l'Antarctique
Greetings from Antartica - Beautè de l'AntarctiqueGreetings from Antartica - Beautè de l'Antarctique
Greetings from Antartica - Beautè de l'Antarctiqueprofman
 
Street Creativity
Street CreativityStreet Creativity
Street Creativityprofman
 
Foto spettacolari - Spectaculaire foto’s
Foto spettacolari - Spectaculaire foto’sFoto spettacolari - Spectaculaire foto’s
Foto spettacolari - Spectaculaire foto’sprofman
 
Principi di Diritto costituzionale e Amministrativo
Principi di Diritto costituzionale e AmministrativoPrincipi di Diritto costituzionale e Amministrativo
Principi di Diritto costituzionale e Amministrativoprofman
 
Foto rare - Rare Photos
Foto rare - Rare PhotosFoto rare - Rare Photos
Foto rare - Rare Photosprofman
 
Appunti di Scienza delle finanze
Appunti di Scienza delle finanzeAppunti di Scienza delle finanze
Appunti di Scienza delle finanzeprofman
 
Non disperare
Non disperareNon disperare
Non disperareprofman
 
Vacanze stravaganti Wacky Holidays
Vacanze stravaganti Wacky HolidaysVacanze stravaganti Wacky Holidays
Vacanze stravaganti Wacky Holidaysprofman
 
Appunti di Strategia aziendale: esercizi
Appunti di Strategia aziendale: eserciziAppunti di Strategia aziendale: esercizi
Appunti di Strategia aziendale: eserciziprofman
 
Appunti di Strategia aziendale: lucidi
Appunti di Strategia aziendale: lucidiAppunti di Strategia aziendale: lucidi
Appunti di Strategia aziendale: lucidiprofman
 
Appunti di Strategia aziendale: caso marzotto
Appunti di Strategia aziendale: caso marzottoAppunti di Strategia aziendale: caso marzotto
Appunti di Strategia aziendale: caso marzottoprofman
 
Appunti di Strategia aziendale
Appunti di Strategia aziendaleAppunti di Strategia aziendale
Appunti di Strategia aziendaleprofman
 
Appunti di Ragioneria: bilancio civilistico
Appunti di Ragioneria: bilancio civilisticoAppunti di Ragioneria: bilancio civilistico
Appunti di Ragioneria: bilancio civilisticoprofman
 
Appunti di Ragioneria
Appunti di RagioneriaAppunti di Ragioneria
Appunti di Ragioneriaprofman
 
Appunti di Organizzazione aziendale: domande
Appunti di Organizzazione aziendale: domandeAppunti di Organizzazione aziendale: domande
Appunti di Organizzazione aziendale: domandeprofman
 
Organizzazione aziendale processi motivazionali
Organizzazione aziendale   processi motivazionaliOrganizzazione aziendale   processi motivazionali
Organizzazione aziendale processi motivazionaliprofman
 
Appunti di Organizzazione aziendale: introduzione alle reti
Appunti di Organizzazione aziendale: introduzione alle retiAppunti di Organizzazione aziendale: introduzione alle reti
Appunti di Organizzazione aziendale: introduzione alle retiprofman
 
Appunti di Organizzazione aziendale: le forme organizzative
Appunti di Organizzazione aziendale: le forme organizzativeAppunti di Organizzazione aziendale: le forme organizzative
Appunti di Organizzazione aziendale: le forme organizzativeprofman
 
Appunti di Organizzazione aziendale: organizzazione del lavoro
Appunti di Organizzazione aziendale: organizzazione del lavoroAppunti di Organizzazione aziendale: organizzazione del lavoro
Appunti di Organizzazione aziendale: organizzazione del lavoroprofman
 

Mehr von profman (20)

Belle piume
Belle piumeBelle piume
Belle piume
 
Greetings from Antartica - Beautè de l'Antarctique
Greetings from Antartica - Beautè de l'AntarctiqueGreetings from Antartica - Beautè de l'Antarctique
Greetings from Antartica - Beautè de l'Antarctique
 
Street Creativity
Street CreativityStreet Creativity
Street Creativity
 
Foto spettacolari - Spectaculaire foto’s
Foto spettacolari - Spectaculaire foto’sFoto spettacolari - Spectaculaire foto’s
Foto spettacolari - Spectaculaire foto’s
 
Principi di Diritto costituzionale e Amministrativo
Principi di Diritto costituzionale e AmministrativoPrincipi di Diritto costituzionale e Amministrativo
Principi di Diritto costituzionale e Amministrativo
 
Foto rare - Rare Photos
Foto rare - Rare PhotosFoto rare - Rare Photos
Foto rare - Rare Photos
 
Appunti di Scienza delle finanze
Appunti di Scienza delle finanzeAppunti di Scienza delle finanze
Appunti di Scienza delle finanze
 
Non disperare
Non disperareNon disperare
Non disperare
 
Vacanze stravaganti Wacky Holidays
Vacanze stravaganti Wacky HolidaysVacanze stravaganti Wacky Holidays
Vacanze stravaganti Wacky Holidays
 
Appunti di Strategia aziendale: esercizi
Appunti di Strategia aziendale: eserciziAppunti di Strategia aziendale: esercizi
Appunti di Strategia aziendale: esercizi
 
Appunti di Strategia aziendale: lucidi
Appunti di Strategia aziendale: lucidiAppunti di Strategia aziendale: lucidi
Appunti di Strategia aziendale: lucidi
 
Appunti di Strategia aziendale: caso marzotto
Appunti di Strategia aziendale: caso marzottoAppunti di Strategia aziendale: caso marzotto
Appunti di Strategia aziendale: caso marzotto
 
Appunti di Strategia aziendale
Appunti di Strategia aziendaleAppunti di Strategia aziendale
Appunti di Strategia aziendale
 
Appunti di Ragioneria: bilancio civilistico
Appunti di Ragioneria: bilancio civilisticoAppunti di Ragioneria: bilancio civilistico
Appunti di Ragioneria: bilancio civilistico
 
Appunti di Ragioneria
Appunti di RagioneriaAppunti di Ragioneria
Appunti di Ragioneria
 
Appunti di Organizzazione aziendale: domande
Appunti di Organizzazione aziendale: domandeAppunti di Organizzazione aziendale: domande
Appunti di Organizzazione aziendale: domande
 
Organizzazione aziendale processi motivazionali
Organizzazione aziendale   processi motivazionaliOrganizzazione aziendale   processi motivazionali
Organizzazione aziendale processi motivazionali
 
Appunti di Organizzazione aziendale: introduzione alle reti
Appunti di Organizzazione aziendale: introduzione alle retiAppunti di Organizzazione aziendale: introduzione alle reti
Appunti di Organizzazione aziendale: introduzione alle reti
 
Appunti di Organizzazione aziendale: le forme organizzative
Appunti di Organizzazione aziendale: le forme organizzativeAppunti di Organizzazione aziendale: le forme organizzative
Appunti di Organizzazione aziendale: le forme organizzative
 
Appunti di Organizzazione aziendale: organizzazione del lavoro
Appunti di Organizzazione aziendale: organizzazione del lavoroAppunti di Organizzazione aziendale: organizzazione del lavoro
Appunti di Organizzazione aziendale: organizzazione del lavoro
 

Kürzlich hochgeladen

La seconda guerra mondiale per licei e scuole medie
La seconda guerra mondiale per licei e scuole medieLa seconda guerra mondiale per licei e scuole medie
La seconda guerra mondiale per licei e scuole medieVincenzoPantalena1
 
IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla CresimaIL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla CresimaRafael Figueredo
 
Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativo
Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativoCorso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativo
Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativovaleriodinoia35
 
Ticonzero news 148.pdf aprile 2024 Terza cultura
Ticonzero news 148.pdf aprile 2024 Terza culturaTiconzero news 148.pdf aprile 2024 Terza cultura
Ticonzero news 148.pdf aprile 2024 Terza culturaPierLuigi Albini
 
lezione di fisica_I moti nel piano_Amaldi
lezione di fisica_I moti nel piano_Amaldilezione di fisica_I moti nel piano_Amaldi
lezione di fisica_I moti nel piano_Amaldivaleriodinoia35
 
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia RomanaXIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia RomanaStefano Lariccia
 
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia RomanaXI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia RomanaStefano Lariccia
 
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiore
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superioreEsperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiore
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiorevaleriodinoia35
 

Kürzlich hochgeladen (8)

La seconda guerra mondiale per licei e scuole medie
La seconda guerra mondiale per licei e scuole medieLa seconda guerra mondiale per licei e scuole medie
La seconda guerra mondiale per licei e scuole medie
 
IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla CresimaIL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
 
Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativo
Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativoCorso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativo
Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativo
 
Ticonzero news 148.pdf aprile 2024 Terza cultura
Ticonzero news 148.pdf aprile 2024 Terza culturaTiconzero news 148.pdf aprile 2024 Terza cultura
Ticonzero news 148.pdf aprile 2024 Terza cultura
 
lezione di fisica_I moti nel piano_Amaldi
lezione di fisica_I moti nel piano_Amaldilezione di fisica_I moti nel piano_Amaldi
lezione di fisica_I moti nel piano_Amaldi
 
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia RomanaXIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
 
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia RomanaXI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
 
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiore
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superioreEsperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiore
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiore
 

Appunti di Storia economica: rivoluzione industriale

  • 2. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland Si ricorda che: • l'uso degli appunti qui presenti è consentito per solo uso personale e di studio; • la consultazione è gratuita ed ogni forma atta a ricavarne lucro è vietata! • gli appunti sono fatti da studenti che non possono assumersi nessuna responsabilità in merito; • il materiale qui presente non è sostitutivo ma complementare ai libri di testo: - devi (e ti consiglio) di consultare e comprare i libri di testo; • il materiale qui presente è distribuito con licenza Creative Commons Ti ricordo che se vuoi contribuire mandando degli appunti o quant'altro possa essere utile ad altri puoi farlo inviando il materiale tramite: http://profland.altervista.org/mail.htm Profman Il file è stato scaricato/visualizzato in forma gratuita da Profland: http://profland.altervista.org sezione Profstudio http://profland.altervista.org/profstudio/profstudio.htm oppure da qualche mirror, come: www.profland.cjb.net www.profland.135.it o dalla pagina dedicata su slideshare.net: www.slideshare.net/profman 2/25
  • 3. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland CAPITOLO PRIMO LA DATA D’INIZIO Non esiste un processo ben definito chiamato rivoluzione industriale e che assume le stesse forme in tutti i paesi ma alcuni mutamenti, se si verificano contemporaneamente e con sufficiente intensità, possono identificare il processo. Queste trasformazioni comprendono: • l’applicazione, diffusa e sistematica, della scienza moderna nel processo produttivo; • la specializzazione dell’attività economica per il mercato nazionale o internazionale, e non all’autoconsumo o al mercato locale; • l’urbanizzazione, cioè il trasferimento della popolazione dalle zone rurale a quelle urbane; • l’aumento in dimensioni e la spersonalizzazione dell’unità tipica di produzione, non più la famiglia ma le società per azioni o le imprese pubbliche; • lo spostamento della produzione dai beni primari a quella di beni manufatti e di servizi; • l’impiego intensivo delle riscorse di capitale; • la nascita di nuove classi sociali. La prima rivoluzione industriale ebbe luogo in Gran Bretagna, in modo spontaneo, cioè senza l’assistenza pubblica tipica dei cambiamenti industriali di altri paesi. In quanto al suo inizio ci sono tesi contrastanti, ai due estremi abbiamo: • Nef, propenso a sottolineare le continuità nella storia, lo fa risalire all’arco di tempo compreso fra il XVI e gli inizi del XVII secolo; • Rostow, puntando l’attenzione sulla discontinuità e il carattere rivoluzionario, lo concentra nel giro di due decenni, alla fine del XVIII secolo. Entrambe gli approcci sono da prendere in considerazione: assumiamo quindi come punto di partenza la metà del XVIII secolo, anche se è evidente che il processo era già avviato. Si possono identificare alcuni fattori come caratterizzanti delle economie pre- industriali, presenti anche, ma in diversa misura, in Inghilterra nel XVIII secolo. La povertà. Questa è esprimibile in termini di reddito nazionale, che consiste nella somma di tutti i beni e servizi acquistati o prodotti dalla popolazione in un certo anno, dividendo poi questo dato per la popolazione si ha una media del livello di produttività e delle condizioni di vita; ovviamente bisognerà confrontare il dato con il livello dei prezzi in modo da avere un risultato in termini reali. Se si accettano le stime dell’epoca, si può dedurre che i livelli di vita degli Inglesi dell’epoca erano relativamente migliori di quasi tutti i contemporanei - confronto soprattutto con i comunque ricchi Olandesi e Francesi - e più elevati comunque di quelli, ai giorni nostri, dell’Asia meridionale e dell’Africa. La stagnazione. Si intende che non si ha nessun progresso, ma che pur avendo uno sviluppo il processo risulta terribilmente lento: un uomo comune vede pochi segni di sviluppo economico nell’arco della propria esistenza. Così in Inghilterra il saggio 3/25
  • 4. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland normale di crescita di lungo periodo dei redditi era al di sotto dello 0.5% annuo. Questo carattere della società si rifletteva sulla sua struttura sociale e istituzionale, fortemente dipendente da tutto ciò che sia connesso alla proprietà terriera: erano ben poche le famiglie che non vivessero sotto la paura di una calamità naturale. La dipendenza dall’agricoltura. Si può dire sottosviluppato un paese in cui l’80% della popolazione è dedito all’agricoltura e sviluppato uno con l’occupazione agricola sul 15%. Nell’Inghilterra pre-industriale il 68% delle famiglie dipendeva dall’agricoltura, e le industrie erano organizzate su scala domestica e comunque agricole; la maggior parte degli Inglesi dell’epoca viveva in campagna, benché si era già avviata l’urbanizzazione. La mancanza di specializzazione professionale. In un’economia pre-industriale un lavoratore svolge più compiti, mentre lo stesso in una fabbrica esegue un tipo specifico di mansione nell’intero processo produttivo (divisione del lavoro). Nell’Inghilterra del XVIII secolo si vedevano già gli inizi del proletariato, cioè di quella parte della popolazione priva di proprietà e che si basava sul lavoro dipendente. Importante fu anche la creazione di istituzioni economiche specializzate, come la Banca d’Inghilterra (1694). Lo scarso grado di integrazione geografica. Dipende in primo luogo dalle carenze del sistema delle comunicazioni. Quasi tutte le decisioni economiche erano prese a seconda del mercato regionale, variando quindi molto tra le varie zone. L’economia inglese presentava quindi alcuni degli aspetti che ora identifichiamo come tipici di un’economia pre-industriale: era povera e relativamente stagnante, dipendeva dall’agricoltura e le tecnologie non erano ancora ben sfruttate. Gli inizi dell’industrializzazione erano però già visibili alla metà del XVIII secolo: uno era l’aumento continuo della popolazione CAPITOLO SECONDO LA RIVOLUZIONE DEMOGRAFICA Contemporaneamente alla rivoluzione industriale ne avvenne una demografica, si ebbe cioè una crescita nel lungo periodo sia della popolazione sia della produzione. Il saggio di incremento della popolazione dipende dal saggio di incremento naturale, cioè dalla differenza tra il tasso di natalità e il tasso di mortalità. Anche in questo caso le statistiche, spesso incomplete, dell’epoca non possono identificare con precisione la data d’inizio anche se si propende per collocarla, anch’essa, intorno al 1740. la differenza sostanziale, con episodi analoghi, fu che questa volta la crescita fu irreversibile, nel senso che ci fu un aumento continuo fino a raggiungere il culmine nel decennio 1811-21. I motivi che hanno permesso questo sviluppo non sono unanimemente condivisi. Innanzitutto sappiamo che le natalità crebbero. Alcuni poi ritengono importantissimi i progressi della scienza medica, altri il miglioramento del livello di vita e alla domanda di lavoro che si andava accrescendo, altri ancora quello 4/25
  • 5. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland delle condizioni sanitarie. Diversa la tesi (stilata da Habakkuk e poi ripresa da Chàmbers) in cui si afferma che la caduta del tasso di mortalità, indubbiamente verificatosi prima del 1760, fosse la reazione al precedente periodo di elevata mortalità. Infine quella che centrava la questione sulla riduzione di epidemie, anche qui le tesi sulle cause sono discordanti. Queste motivazioni, a turno singolarmente screditate, sottolineano però un dato finale molto importante, probabilmente causato dal contemporaneo succedersi dei fattori precedenti, e cioè che la popolazione in Gran Bretagna, soprattutto in Inghilterra e Galles, crebbe sensibilmente e il tasso di incremento arrivò a toccare la punta del 16% annuo agli inizi del XIX secolo. Interessante notare, infine, come l’andamento della popolazione e quello della produzione, pur avendo fattori indipendenti, siano stati facilitati l’uno dall’altro CAPITOLO TERZO LA RIVOLUZIONE AGRARIA Appare controverso il ruolo dell’agricoltura nel processo di industrializzazione. C’è chi ritiene che questa debba “ridimensionarsi” e chi invece che sia un prerequisito fondamentale.. Rostow sostenne che l’economia pre-industriale deve dipendere proprio dall’agricoltura per la maggior produzione alimentare, le materie prime, i mercati e il capitale. E’ ben noto che la rivoluzione industriale inglese fu accompagnata da una agraria, i cui tratti salienti sono: l’esercizio dell’attività in unità consolidate di ampie dimensioni, l’estensione della superficie arabile e l’allevamento intensivo di bestiame, la trasformazione dei vecchi villaggi in comunità di lavoratori con livelli di vita sempre migliori e infine l’aumento della quantità prodotta per unità di forza lavoro. Le nuove tecniche produttive. Queste furono essenzialmente il dissodamento sistematico, le nuove rotazioni delle colture e un più stretto rapporto tra le colture e il bestiame. Dal punto di vista dei macchinari sono da segnalare la seminatrice di Tull (1700) e l’aratro di Rotherham (inizi dell’800), che ebbero bisogno di un po’ di tempo prima di essere utilizzati su larga scala. Da ricordare inoltre come l’agricoltura sia molto diversificata a seconda delle varie zone e che quindi abbisogna di tecniche anche molto diverse tra loro. Tutte queste invenzioni permisero di estendere l’area coltivata anche a quelle zone prima considerate inaccessibili. Le “enclosures” (recinzioni). Innanzitutto è da dirsi che le prime recinzioni sono nate per iniziativa privata e poi che queste siano state una condizione necessarie per lo sviluppo dell’agricoltura ma non sufficiente. Fu con l’introduzione della legge che obbligava le recinzioni che incominciò lo sviluppo: infatti, grazie anche alle nuove tecniche, migliorò il rendimento delle terre e fu possibile rendere coltivabili terreni prima troppo leggeri o sabbiosi. Frantumando le aziende agricole si permise a molti semplici contadini di acquistare piccoli appezzamenti. La decimazione definitiva dei 5/25
  • 6. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland piccoli proprietari terrieri si ebbe dopo Waterloo, quando i prezzi precipitarono e aumentarono le tasse per l’assistenza dei poveri; in tale situazione, solo i grandi latifondisti potevano sperare di sopravvivere. I mutamenti negli atteggiamenti degli imprenditori. Grazie agli imprenditori agricoli, che vollero rivedere i metodi di coltivazione e di organizzazione, si riuscì a trasformare l’industria. I cambiamenti nell’industria agricola erano simili a quelli dell’industria manifatturiera: • ampliamento degli orizzonti economici, cioè la produzione era sempre più diretta ai mercati nazionali o internazionali; • aumento della specializzazione economica, con la nascita del bracciante senza terra che non produce più per autoconsumo; • applicazione delle scoperte scientifiche. Si formarono così molte società di agricoltori e nel 1793 fu creato il Ministero dell’Agricoltura. Risulta quindi chiaro quanto sia importante il ruolo dell’agricoltura in un’economia pre-industriale e sia stato fondamentale per la realizzazione della prima rivoluzione industriale, grazie all’aumento del reddito della maggioranza della popolazione, al progresso tecnico e alla caduta dei prezzi agricoli (con seguente abbassamento del costo delle materie prime per i settori non-agricoli). I buoni raccolti del periodo 1715-50 permisero ai poveri di fare qualche risparmio da spendere poi in manufatti. Inoltre l’industria agricola sopportava gran parte dell’onere tributario. Nella seconda metà dell’700 l’interazione cambiò di forma, nel senso che l’aumento del prezzo del grano, a seguito dell’urbanizzazione e dello sviluppo economico, incoraggiò l’estensione dei terreni coltivabili, spingendo a nuovi investimenti dei privati. L’introduzione di mezzi meccanici, l’uso di fertilizzanti chimici e l’impiego intensivo di capitale per il drenaggio e l’irrigazione raggiunsero però una considerevole estensione solo dopo il 1850. CAPITOLO QUARTO LA RIVOLUZIONE COMMERCIALE Uno dei modi con cui un’economia passa da uno stato pre-industriale a uno industriale è quello di sfruttare le possibilità aperte dal commercio internazionale; così facendo migliora il livello nazionale di vita. Allargando in questo modo il mercato potenziale i produttori nazionali sono spinti a specializzarsi, a sviluppare particolari attività e tecniche di organizzazione economica e così a realizzare le produzioni su larga scala: in sostanza si da un carattere di maturità all’economia pre- industriale. L’Inghilterra aveva un particolare incentivo a puntare sul commercio internazionale, dato che la sua dotazione di risorse naturali era relativamente limitata e non era certo più fertile del resto dell’Europa. Il principale bene d’esportazione inglese era senza 6/25
  • 7. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland dubbio la lana; ma intorno al 1750 si era aperto il commercio atlantico e le piantagioni nelle Indie Occidentali avevano aumentato la gamma di prodotti (come zucchero, spezie, tè, tabacco e cotone) che i mercanti inglesi potevano vendere in Europa. Inoltre l’Inghilterra importava dal continente legname, pece e canapa, soprattutto per navi e costruzioni in genere. Questi ultimi, come del resto i beni coloniali, dovevano essere pagati e la lana - che comunque vide ampliare i propri mercati, situazione che fece accrescere gli investimenti e quindi il numero degli occupati - da sola non poteva bastare. La soluzione fu sotto molti punti di vista quella di creare una fitta rete commerciale: i prodotti inglesi o delle colonie indiane venivano spediti in Africa e scambiati con schiavi, avorio e oro. Ovviamente da tutti questi scambi gli inglesi traevano molti profitti, a tal punto che non solo riuscirono ad ampliare gli scambi - diventata una necessità a partire nella seconda metà dell’Ottocento dato che l’Europa assorbiva solo una parte delle loro esportazioni nazionali - ma alcuni di questi ricchi mercanti riuscirono addirittura a finanziarsi viaggi da soli. Si sviluppò notevolmente il commercio con il Nord America, che progrediva con molta maggiore rapidità e che preferiva i manufatti britannici. Londra divenne quindi il centro degli scambi mondiali nel corso del XVIII secolo, e non solo visto lo sviluppo del mercato finanziario londinese che divenne anch’esso il centro di credito per il mondo intero. Un maggior volume di esportazione di prodotti inglesi incoraggiava nuovi investimenti e favoriva l’innovazione, situazione che in generale veniva vista da Rostow come lo sviluppo autoalimentantesi. Oltre alla variazione del volume delle esportazioni - ovviamente crescente anche se è difficile basarsi esclusivamente dei dati dell’epoca - è importante notare la sua composizione, il passaggio cioè dalle materie prime ai beni manufatti e dai prodotti nazionali di vecchio tipo ai prodotti della nuova industria capitalistica. Importante sviluppo ebbe il mercato del cotone, che dipendeva molto dal commercio internazionale. Schematizzando ecco in che modo il commercio estero contribuì alla prima rivoluzione industriale: • creò la domanda per i prodotti dell’industria britannica; • consentì di accedere a materie prime (come il cotone grezzo) che ampliarono la gamma e ridussero i prezzi dei prodotti britannici; • consentì ai paesi poveri di acquisire il potere d’acquisto necessario per comprare le merci inglesi; • permise un surplus che contribuì a finanziare l’espansione industriale e agricola; • creò una struttura istituzionale ed un’etica professionale che promuose il commercio interno; • causò lo sviluppo delle grandi città e dei centri industrializzati, elementi essenziali per una rivoluzione industriale. CAPITOLO QUINTO LA RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI 7/25
  • 8. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland Caratteristica fondamentale di un’economia industrializzata è che ogni membro della forza lavoro dispone di un maggior volume di capitale fisico che lo aiuta nel processo di produzione. La maggior parte del “capitale fisso sociale” è formato da capitale investito in attrezzature di trasporto di base, come porti, strade, ponti e ferrovie: senza questo genere di capitale le risorse naturali più ricche di una economia possono rimanere inaccessibili e sottoutilizzate. Le caratteristiche di questi tipi di investimenti, che devono essere forniti da una pluralità di soggetti, sono: • esborsi maggiori di quelli cui può normalmente accedere un singolo; • tempi più lunghi per produrre profitto; • benefici ricadenti indirettamente più sulla comunità che sull’imprenditore. Le strade inglesi nel XVIII secolo venivano considerate le peggiori d’Europa. Entro il 1750 molte strade, soprattutto quelle nei dintorni di Londra, furono trasformate in strade a pedaggio, questo iniziò un costante miglioramento delle stesse, visto che i profitti di coloro che riscuotevano i pedaggi dipendevano direttamente dalla praticabilità delle strade, in altri termini erano un incentivo a costruirne di più idonee ai continui movimenti di traffici pesanti. Significativi miglioramenti della qualità delle strade si ebbero solo nel XIX secolo - il periodo delle rivoluzione dei trasporti è attestato tra il 1750 e il 1830 - inoltrato grazie alle nuove tecniche degli ingegneri: i viaggi divennero più veloci e più confortevoli, di conseguenza il trafficò aumentò. Ma il mezzo di trasporto più usato in questo periodo era senz’altro l’acqua. L’Inghilterra, infatti, era un isola relativamente stretta e con un fitto numero di canali navigabili e tra loro comunicanti, che permettevano quindi una sicura, economica e altamente capace comunicabilità sia interna che esterna. I periodi di maggior costruzione di canali furono il 1760-70 e il 1780-90, in coincidenza con lo sviluppo delle città, dove veniva richiesto un quantitativo di carbone sempre maggiore. Il canale del duca di Bridgewater trasportava carbone da Worsley a Manchester e il primo successo in questo campo che stimolò l’imitazione. Gli ingenti capitali venivano raccolti con una relativa facilità nella regione che lo stesso doveva poi servire: si formarono cioè i cosiddetti gli azionisti del canale, che non partecipavano alla gestione ma investivano solamente, gli stessi che poi, nel 1830-40, si trasformarono in azionisti delle ferrovie. Un elemento negativo fu che la rete era poco integrata per la diversità (nell’ampiezza e nelle tariffe) dei diversi canali. Notevoli miglioramenti furono anche apportati ai docks, cioè le attrezzature portuali. La libertà di comunicazione di beni, persone e capitali permise ad esempio un contenimento dei prezzi, facilità dei rapporti creditizi, rapidità di trasferimento della moneta. In altre parole va sottolineato come la rivoluzione de trasporti, che ovviamente continuò ben oltre il 1830, liberò risorse di capitale disponibili per altri impieghi: ad esempio rendendo liberi i cavalli per l’agricoltura, facendo risparmiare tempo agli imprenditori o facilitando le trattative per la concessione dei crediti. tale rivoluzione fu fondamentale per l’avvento delle innovazioni che riducevano i costi. 8/25
  • 9. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland CAPITOLO SESTO L’INDUSTRIA DEL COTONE Furono due le attività principali che sperimentarono per prime i mutamenti rivoluzionari nella tecnologia e nell’organizzazione economica che resero l’Inghilterra “l’officina del mondo”: l’industria del cotone e quella del ferro. Si è generalmente d’accordo nel definire l’industria del cotone come, a definizione di Rostow, “l’originale settore-guida del primo decollo”. Per secoli era stata l’industria della lana a detenere una quota importante della produzione inglese. L’industria del cotone era invece arretrata e sicuramente aveva delle difficoltà nel competere con i prodotti indiani, sia nel prezzo che nella qualità. A quell’epoca era sostanzialmente svolta a domicilio - le donne filavano e gli uomini tessevano - e considerata occasionale. Il cotone greggio proveniva principalmente dall’Oriente, dagli Stati Uniti e dalle Indie Occidentali. Le prime importanti invenzioni riguardavano sia il cotone che la lana e si svilupparono abbastanza lentamente: la spola volante di Kay, inventata nel 1730 ma diffusa solo a partire dal 1750, e la cardatrice di Paul, brevettata nel 1748 e introdotta nel 1760. E’ dal 1750 in poi che la domanda iniziò a crescere e incoraggiò invenzioni e investimenti. Molto importante fu allora la jenny di Hargreaves (1764), che permetteva di aumentare notevolmente la produzione di un singolo operatore. L’invenzione che probabilmente spinse il settore cotoniero fu però il filatoio idraulico di Arkwright del 1769, che permetteva un prodotto finale di migliore qualità Con macchine che prendevano spunto da questa, come il filatoio intermittente di Crompton (1779) o l’utilizzo del vapore come forza motrice sviluppato da Boulton e Watt, permise di superare in qualità i prodotti indiani e di iniziare l’attività industriale in stabilimenti, producendo così prodotti per un mercato di massa. Così nel 1817 questa industria superò quella della lana. Lo sviluppo fu ancora più impressionante dato che i prezzi crollarono molto velocemente e migliorò la qualità. Una volta saturata la domanda interna si iniziò ad esportare il prodotto grazie ai vari contatti internazionali già avviati. Altri fattori di sviluppo furono che: • era un’industria “labour-intensive” più che “capital-intensive”, impiegando anche donne e bambini; • il prodotto finale, essendo già conosciuto, non doveva crearsi una propria domanda; • ebbe una forte concentrazione geografica, soprattutto nel Lancashire, dove il lavoro era abbondante, il clima umido, era vicino al porto in espansione di Liverpool, era già una zona dove si produceva il lino ed era tagliato da numerosi ruscelli che permettevano l’energia idraulica; • richiedeva una manodopera docile che lavorasse nel clima disciplinato della fabbrica, reperibile a basso prezzo; • l’Inghilterra fu la prima a svilupparsi in una certa direzione; • i legami di interdipendenza con altri settori di produzione erano minimi. Anche in periodi di depressione gli imprenditori non smisero di migliorare la 9/25
  • 10. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland produzione con nuovi investimenti, ciò permise al settore cotoniero di continuare, anche se più lentamente, lo sviluppo: le attività tessili in generale vennero così trasformate gradualmente in attività industriali a carattere capitalistico. Per analizzare il processo di sviluppo economico tramite i progressi tecnologici si deve distinguere, come ha fatto Schumpeter, fra invenzione e innovazione: La prima è la scoperta fondamentale iniziale che rende possibile un mutamento nei metodi di produzione, la seconda è l’applicazione della prima ed è questa che è rivoluzionaria nei suoi effetti economici, d’altra parte una sola invenzione può dar luogo ad una serie di innovazioni in diversi campi. In un’economia ad iniziativa privata è l’innovazione che permette il profitto: l’imprenditore che per primo innova, può vendere allo stesso prezzo anche se ha costi minori, ciò crea imitazione e quindi sviluppo. CAPITOLO SETTIMO L’INDUSTRIA DEL FERRO Alcune caratteristiche distinguono questa industria da quella tessile, soprattutto dalla cotoniera: • l’organizzazione già improntata in forma capitalistica; • l’espansione sostenuta da materie prime interne, che permisero quindi anche di abbassare i costi; • la dipendenza da nuove tecnologie, sviluppando prima le risorse combustibili (con il passaggio dal legno al coke) e poi introducendo la macchina a vapore che migliorò l’efficienza della fusione e quindi del prodotto finale; • la sua caratteristica di bene intermedio soggetto a una domanda derivata più che diretta, tipico esempio sono le ferrovie che ne richiedevano forti quantità; • i legami a monte e a valle con il resto dell’economia, creando un ruolo più ampio. Tutte queste distinzioni non devono portare però ad un’estenuante ricerca di una singola attività che abbia il ruolo guida per la prima rivoluzione industriale, sembra anzi che questa sia il risultato di un insieme di innovazioni nel senso schumpeteriano del termine. Questo complesso di innovazioni deriva da: • l’essersi verificate grosso modo nello stesso arco di tempo; • il periodo, che vedeva l’Inghilterra primeggiare in mare e quindi nei rapporti commerciali con il Nord America e con l’Europa; • la concentrazione delle innovazioni stesse, in modo da assegnare all’economia inglese il ruolo di guida. Nella prima metà del XVIII secolo l’industria del ferro era dispersa sul territorio ed in continuo movimento, in quanto le materie prime scarseggiavano. Il primo brevetto per l’impiego di carbone nella lavorazione fu concesso nel 1589, a cui ne seguirono molti altri. Ma solo nel 1709 si videro i primi veri risultati quando nella fabbrica di Abraham Darby il ferro veniva effettivamente fuso con il coke. Nel 1740 fu perfezionata da Benjamin Huntsman la produzione dell’acciaio con un metodo che utilizzava un calore intenso in modo da produrre un acciaio fuso relativamente privo 10/25
  • 11. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland di impurità. Queste due innovazioni non eliminarono però il vero “blocco” per la produzione in quanto comunque si necessitava di ferro svedese, qualitativamente migliore ma con costi notevoli. Fu proprio con l’introduzione della macchina a vapore di Watt (1775) che l’industria si iniziò a concentrare in unità di produzione di grandi dimensioni, comunicando tramite le vie d’acqua. Importantissimi furono poi, soprattutto per ridurre i costi, il processo potting dei fratelli Wood (1751) e più ancora quello di pudellaggio di Cort (1784), con cui veniva utilizzato come combustibile solo il carbone, la qualità era migliore (simile a quella svedese), si riduceva una serie di operazioni - pudellatura (fusione e rimescolamento) martellamento e laminazione - in un singolo processo. Superato un primo momento in cui ancora non si conosceva la nuova qualità la produzione aumentò notevolmente, quella della ghisa si quadruplicò tra il 1788 e il 1805. La sola scoperta importante del XIX secolo fu quella di Nielsen (1828): si riscaldava l’aria nel getto in modo da ridurre il consumo di coke. Anche senza altri mutamenti di rilievo il progresso tecnico nel settore siderurgico continuò ad aumentare, provocando ovviamente nuovi investimenti in strutture e macchinari. Riassumendo l’industria siderurgica: • creava una domanda di risorse nazionali (minerale di ferro, calcare a carbone); • stimolò la creazione di canali; • fu il primo esempio di industrie di grandi dimensioni; • stimolò le invenzioni; • era un’industria di mezzi di produzione; • permise la sostituzione di materiali come il legno; • crebbe soprattutto grazie allo sviluppo delle ferrovie, entro il 1850 fu completata nelle sue linee fondamentali la rete ferroviaria britannica. In breve, l’industria siderurgica svolse un ruolo di attivazione e di stimolo nel processo di industrializzazione. CAPITOLO OTTAVO CRONOLOGIA DELL’INNOVAZIONE Si ritiene in generale che le trasformazioni “cruciali” siano avvenute con una certa rapidità tra il 1750 e il 1850, Rostow ha poi considerato questa rivoluzione il prototipo del “decollo”, cioè quell’intervallo decisivo nella storia di una società in cui lo sviluppo diventa la sua condizione normale: viene cioè considerata più un avvenimento che un processo verificatosi principalmente in due o tre decenni assicurando la continuità non solo dell’industrializzazione ma anche dell’incremento della produttività media e del livello di vita. Si comprende come il periodo prescelto sia il 1783-1802, ma non si deve dimenticare che i fenomeni verificatesi appartenevano ad un continuum storico: l’effetto della rivoluzione industriale fu quello di accelerare in modo sostanziale il flusso delle innovazioni adottate nell’attività economica nazionale e di trasformarlo in un flusso continuo, anche se 11/25
  • 12. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland fluttuante. Si può perciò concludere che ogni rivoluzione di questo tipo presuppone certi mutamenti di condizioni. L’evoluzione dell’atteggiamento degli imprenditori nei confronti delle innovazioni. L’innovazione fu assai di moda verso la metà del 1700. Alla fine del ‘700 l’agricoltura era ancora l’attività principale in Inghilterra ed erano pochi coloro che cercavano seri miglioramenti, anche se si incominciava a capire che i metodi tradizionali non davano più da vivere a sufficienza; a questo proposito fu importante la recinzione forzata indetta tramite legge dal Parlamento. L’altra attività prevalente era il commercio; nell’ambito delle restrizione del Bubble Act furono sperimentate nuove forme di organizzazione, tra cui molto diffusa fu la società per azioni, con queste liberamente trasferibili. Anche i progressi nel campo dei trasporti erano rilevatori della nuova mentalità imprenditoriale, tant’è che l’impresa privata cominciava ad intervenire al posto dell’amministrazione locale. Sia l’industria tessile (nel settore cotoniero) che quella siderurgica fecero progressi, che si estesero a tutti i livelli, permettendo così di abbandonare del tutto le tecnologie tradizionali. La scarsità di legna poi favorì la diffusione del mattone nell’edilizia; fu però solo nel 1820 che si arrivò al famoso cemento Portland con cui fu costruita la rete fognaria londinese poco dopo. Per il resto delle industrie manifatturiere il progresso tecnico (a dir la verità interessò solo le già grandi imprese) principale fu l’adozione dell’energia termica al posto di quella idraulica o della forza animale. Tutto ciò ebbe effetti limitati, dato che si trattava di nuove tecnologie che comunque richiedevano tempi di rodaggio per produrre in maniera adeguata all’investimento richiesto. Ci furono poi dei cambiamenti riguardo al processo decisionale degli imprenditori: in agricoltura ad esempio le recinzioni portarono a un trasferimento del potere nelle mani dei nuovi capitalisti (nacquero così i cosiddetti consiglieri agronomi), nella manifattura e nel settore metallurgico invece si adottò il decentramento produttivo, ad eccezione delle operazioni più pesanti. L’imprenditore dinamico comunque tendeva ad essere più un mercante che un produttore nella prima metà del XVIII secolo. Fu quindi solo quando il mercato si estese e la domanda abbastanza elastica che vennero abbandonate le tecniche tradizionali a favore delle nuove possibilità; infatti, eccetto poche eccezioni, i produttori del 1815 non erano poi tanto più disposti alle innovazioni di quelli del 1750. I mutamenti del mercato. Perché l’innovazione si potesse diffondere l’incentivo doveva essere forte. Nel mercato interno il forte tasso di sviluppo dell’economia fu facilitato da una serie di buoni raccolti verificatisi all’inizio del ‘700, che seppur sfavorirono i produttori agricoli e i proprietari terrieri - visto che i prezzi calarono notevolmente - apportarono miglioramenti per l’intera comunità: alle attività non- agricole e alle classi più povere che videro salari più regolari. Fu però nel periodo in cui i raccolti non furono più così favorevoli (decennio 1750-60) che l’incremento demografico da una parte, con conseguente aumento della spesa pro capite, e gli effetti delle recinzioni dall’altra (allontanamento del piccolo coltivatore e creazione di piccoli proprietari), con conseguente produzione delle famiglie non più per l’autoconsumo, ad avere effetti stimolanti per l’industria e il commercio. Nel mercato estero le merci inglesi divennero molto competitive per l’abbassamento dei prezzi e 12/25
  • 13. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland permisero la conquista di mercati che restarono sotto il controllo dei mercanti e degli industriali britannici anche a seguito della guerra americana e di quella francese, che provocarono una forte inflazione e più pesanti oneri fiscali. Concludendo si può dire che i fattori dal lato della domanda abbiano agito in modo incoraggiante nei confronti dell’innovazione per la maggior parte del XVIII secolo. I mutamenti nel ritmo delle invenzioni. Ovviamente perché si realizzi un’innovazione sono necessarie le possibilità tecniche. Se si considerano il numero di brevetti annuali, con i dovuti limiti del caso, sembra che fu il decennio 1760-70 quello più attivo. Le innovazioni più importanti, che eliminarono cioè una strozzatura in un processo, produttivo furono: la navetta di Kay (1733), che permetteva di raddoppiare la produzione di un singolo, la jenny di Hargreaves, che aumentò di ben 16 volte la produzione dell’operaio filatore, l’introduzione di materiali base come carbone-ferro, oramai a buon mercato, in sostituzione di legno-acqua, la macchina a vapore e il processo di pudellaggio di Cort. Concludendo si può dire che: • l’ambiente del XVIII secolo era in generale favorevole alle trasformazioni tecniche, l’innovazione era di moda; • fu maggiore la collaborazione tra industriali, attratti dai profitti, e gli scienziati; • le innovazioni che ebbero maggior diffusione, furono quelle che superarono le comunque esistenti difficoltà tecniche; • i settori più inclini all’innovazione tecnica furono il cotoniero e il siderurgico; • i successi ottenuti in questo periodo stimolarono altre industrie, quindi investimenti che porteranno in seguito a sviluppare settori diversi da quello cotoniero e da quello siderurgico. CAPITOLO NONO IL RUOLO DEL LAVORO Il tasso di sviluppo economico dipende da quattro fattori, strettamente interconnessi fra di loro: • la capacità di accrescere la propria dotazione di risorse naturali, ad esempio estendendo le aree coltivate, sfruttando nuovi minerali, rendendo transitabili strade o fiumi; • il progresso tecnico, che permette la riduzione dei costi; • la quota di nuovi investimenti, cioè l’aumento dell’input di capitale nel processo produttivo; • il tasso di espansione dell’offerta di lavoro. Il fatto che gli imprenditori britannici a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo fossero in grado di aumentare la produzione industriale e la capacità produttiva senza dover sostenere un aumento dei costi, dovuto ai salari, fece si che i nuovi profitti resi allora disponibili furono divisi tra investimenti e consumatori, cioè furono da incentivo per 13/25
  • 14. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland l’industrializzazione. Infatti i profitti crescevano e i prezzi calavano, creando nuova domanda di prodotti e quindi ancora profitti. Un fattore che favorì l’aumento dell’offerta di lavoro fu la rivoluzione demografica che offriva maggiore manodopera a basso costo, composta anche da donne e bambini, che all’età di 5 anni venivano già impiegati nelle fabbriche: nel 1871 un ufficiale sanitario riferì di aver trovato un bambino di tre anni che fabbricava fiammiferi a Bethnal Green. Altro fattore fu l’aumento del numero medio di ore giornaliere lavorative: uomini, donne e bambini lavoravano da 12 a 16 ore al giorno in turni continuativi. Il processo complesso della rivoluzione industriale richiedeva un massiccio aumento di input di lavoro, probabilmente permesso dall’introduzione delle recinzioni che allontanarono molti contadini dalle campagne, e esso stesso ne creava, dava cioè a tutti un impiego remunerato. Nel periodo tra il 1780 e il 1830 il salario giornaliero sostanzialmente non migliorò. Secondo Adam Smith un reddito limitato al necessario era l’obiettivo di una società economicamente statica, quindi una curva di offerta con inclinazione negativa - dovuta al fatto che un lavoratore, che raggiunge il guadagno che gli serve in minor tempo, lavora meno giorni la settimana - non si adattava affatto all’economia inglese in forte crescita già dal 1770. Questo comunque non vuol dire il salario fosse povero rispetto a quello degli altri paesi, infatti Arthur Young, dopo un viaggio in Francia, notò come i salari francesi fossero in termini reali inferiori a quelli inglesi e si convinse che un operaio svolge meglio il suo lavoro se vive in uno stato di agiatezza. Nel 1795, con il famoso sistema Speenhamland, si erogarono dei sussidi alle famiglie più bisognose, questo però fu per molti un “premio all’indolenza e al vizio” tanto che dopo le guerre napoleoniche scomparve quasi del tutto. Affinché la forza lavoro sia elastica non deve essere solamente numerosa ma deve anche essere disponibile là dove è richiesta. I movimenti migratori dall’Irlanda furono particolarmente consistenti. Per gli industriali britannici fu quindi una fortuna che i fattori demografici operassero in loro favore, ma non si deve ritenere che gli ex-contadini vedessero di buon occhio il lavoro in fabbrica, da loro considerato come una specie di deportazione o come un ospizio, dove fare sempre le stesse cose. Non era, nei primi anni, certo un lavoro a buon mercato o ad offerta elastica. le cose cambiarono con l’impiego del vapore che permise di trasferire le fabbriche nelle città dove l’offerta di lavoro era maggiore. Il paternalismo che aveva legato fino ad ora il datore di lavoro all’operaio iniziò allora a scomparire, fu in questa seconda fase che emerse il vero proletariato industriale, numeroso, capace di un azione unitaria, visto che era concentrato, ed operante in un ambiente sempre più malsano. Inoltre la maggior specializzazione ebbe come prima conseguenza quella di ridurre il numero di operazioni che un singolo operaio doveva compiere, ma dall’altro creò un malessere nello stesso lavoratore. Il sistema di produzione che si era così creato poneva da una parte i capitalisti, coloro che ricevono un profitto, e i lavoratori che invece ricevono un salario prefissato. Mettendo insieme tutte queste causali si può facilmente capire come i lavoratori iniziarono a organizzarsi in forme associative, embrioni delle trade unions, per migliorare la propria situazione (ad esempio per assicurarsi un’assicurazione contro al disoccupazione e la malattia). L’arma che usavano contro i proprietari era il cosiddetto “tumulto contrattuale 14/25
  • 15. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland collettivo”, che sfociavano nella distruzione di macchinari o di beni del datore di lavoro. Dato quindi il potere che accumulò questa “folla tumultuante” il Parlamento approvò le Combination Laws del 1799 che proibivano completamente ogni tipo di associazione; queste vennero abrogate nel 1824, quando ancora la classe lavoratrice non si era data un’organizzazione che le permettesse rivendicazioni salariali facendo sentire il suo peso. Alla fine del XIX secolo, quando la forza lavoro cominciò ad espandersi con minor rapidità e la domanda di lavoro divenne meno omogenea in seguito alle specializzazioni, si ebbe un notevole rallentamento del saggio di sviluppo dell’economia britannica. CAPITOLO DECIMO IL RUOLO DEL CAPITALE Gli abitanti di un paese industrializzato producono una maggior quantità di beni e servizi per ogni ora di lavoro e dispongono di un maggior stock di capitale per le proprie attività, in più radicano l’abitudine di accantonare dal consumo corrente un certo risparmio. Gli elementi che permisero un aumento di capitale come quello verificatosi all’epoca in Gran Bretagna sono: le recinzioni, l’urbanizzazione, il miglioramento delle comunicazioni (strade e ponti), la crescita di industrie nuove, tutti fattori che richiedevano investimenti anche notevoli. Stessa crescita ci fu anche per il reddito nazionale e la popolazione. il capitale all’inizio del XIX secolo era composto in maggioranza dai terreni, poco invece era quello creato dall’uomo. Le cose cambiarono con l’avvento della ferrovia, tant’è che nel 1885 la terra rappresentava solo un quinto del capitale nazionale totale. Prima conseguenza del traffico su rotaie furono gli investimenti nelle industrie estrattive e siderurgiche. Interessanti furono anche altri settori dei trasporti, con importanti investimenti in docks e porti. Altro elemento cruciale fu la natura degli investimenti: nel ‘700 un imprenditore aveva bisogno di un capitale relativamente modesto, cioè che gli permettesse di acquistare solo le materie prime e il lavoro, durante e dopo la rivoluzione industriale la maggior parte dei fondi venivano investiti in capitale fisso d’impresa, e non più quindi in capitale circolante, obbligando l’investitore a specializzarsi ed ad assumere rischi sempre maggiori, connessi alla domanda; in casi negativi si rifaceva sui lavoratori. Investimenti ovviamente notevoli furono fatti nelle ferrovie spesso da quegli stessi imprenditori, locali, che avevano scommesso sulla fortuna dei canali anni prima, non mancavano però i commercianti, sempre delle zone interessate. Di boom la ferrovia ne ebbe due: uno nel 1836-37, non molto prolifico per gli investitori, e soprattutto nel 1845, quando comparvero grossi capitali di speculazione. I grossi capitali che circolavano non si condensarono esclusivamente sull’industria. Ma come erano disponibili queste disponibilità de l’Inghilterra non era un paese ricco? Innanzitutto si diffuse l’abitudine al risparmio - la prima vera cassa di risparmio fu fondata nel 1804 col nome di Charitable Bank - fra gli artigiani più ricchi, ma questo da solo non poteva bastare. Si deve allora ricordare che l’Inghilterra era un paese che esportava, 15/25
  • 16. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland più che importava, prestiti, il Governo quindi non era una fonte di capitali, nel senso che gli investimenti pubblici erano limitati e molto veniva lasciato all’iniziativa privata. Altri ritengono importante il ricorso all’inflazione come strumento per provocare il “risparmio forzato”, anche se sembra difficile accettare questa tesi. In più un secolo e più di prospero commercio estero aveva reso possibile l’accumulazione di una forte massa di profitti; quindi gli innovatori potevano ricorrere alle proprie risorse o a quelle di amici e parenti per iniziare, una volta avviata era poi più facile trovare finanziamenti dagli stessi o da altri investitori per poterla espandere. Per lo sviluppo del mercato dei capitali fu importante il Joint Stock Company Act del 1856, che legalizzò la responsabilità limitata, quindi gettò le basi per il definitivo sviluppo della società per azioni in cui potevano quindi intervenire anche investitori estranei ai settori, che maturarono con le ferrovie. CAPITOLO UNDICESIMO IL RUOLO DEL SISTEMA BANCARIO In Inghilterra nella prima metà del XVII secolo si erano già verificati degli sviluppi nel mercato monetario: il più importante fu la Banca d’Inghilterra - fondata nel 1694 con lo scopo di raccogliere fondi per il Governo - che permise una ristrutturazione dell’apparato finanziario. La funzione primaria di una banca è di agire come intermediario, ricavandone un interesse, tra chi presta, visto che ha fondi in eccedenza alle sue necessità, e chi prende a prestito, che ha piani di spesa superiori alle proprie possibilità: la Banca d’Inghilterra era in grado di offrire tutto ciò al Governo Parlamento già da allora. La costituzione di un mercato ordinario che soddisfaceva tutte le richieste di moneta e di credito creò una grossa e sempre crescente massa di liquidità, attirando investimenti anche dall’estero: tanto che Londra soppianto Amsterdam dal ruolo di centro finanziario mondiale. La sterlina del XVIII secolo era ancorata all’argento, ma questo scarseggiava sia in Europa e ancor di più nell’Estremo Oriente, tanto che diventò conveniente acquistarlo in Inghilterra, a un buon prezzo, per poi scambiarlo con l’oro fuori dall’isola: inevitabile conseguenza fu una deprezzamento della moneta d’argento inglese. Questa situazione costrinse il paese a passare alla parità aurea (nel 1770 era già in uso ma venne ufficializzato solo nel 1816). All’epoca circolavano anche altri tipi di denaro, come i primi assegni e le banconote, che sostituivano i contanti dove riconosciute. La quantità di moneta in circolazione è molto importante in un paese in quanto se l’offerta è bassa - cioè se la moneta è scarsa in rapporto ai beni - i prezzi di mercato scenderanno, con conseguenze negative nello sviluppo; viceversa se ce n’è troppa i prezzi cresceranno e gli investimenti saranno dirottati solo sui settori più colpiti. Il nesso tra offerta di oro e circolazione di monete auree è molto forte, visto che la prima è nelle mani della Banca (d’Inghilterra in questo caso) e dipende a sua volta dall’offerta mondiale del metallo, e del suo prezzo, e dalla bilancia commerciale - se le esportazioni superano le importazioni c’è un afflusso di oro, viceversa il saldo negativo va bilanciato con le riserve auree - e che l’oro era la moneta internazionale. Inoltre vi è una connessione anche tra offerta di banconote e offerta di oro, dato che i biglietti non venivano emessi solo dalla Banca d’Inghilterra circolavano difficilmente 16/25
  • 17. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland fuori da Londra, tanto che a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo le banconote delle banche di provincia avevano lo stesso peso di quelle della Banca; i banchieri di questo periodo non si consideravano però degli strumenti di politica monetaria, concependo le banche come istituzioni a scopo di lucro. Le Banca d’Inghilterra nel XVIII secolo era solo uno degli enti che emettevano banconota, senza avere nessun controllo o influenza sulle altre banche. Il sistema creditizio dipendeva da una lunga catena di reciproca fiducia, assai poco stabile. Infatti nel 1787, visto anche che il paese era in guerra, vennero sospesi i pagamenti in contanti e la Banca non dovette più convertire in oro le proprie banconote, i biglietti delle stessa Banca ebbero per la prima volta corso legale e iniziò l’era delle banconote e dei titoli di credito; prima conseguenza fu una forte fuoriuscita di oro dal paese; i prezzi aumentarono però principalmente per spese di guerra e questo rialzo non fu la conseguenza ma la causa dell’aumento dei biglietti in circolazione; inoltre il cattivo raccolto del 1795 aumentò la necessità di cibo già presente data la rivoluzione demografica in atto e in più il Governo francese per cercare di riportare la moneta in una posizione solida ridusse il costo dell’oro, rendendolo molto più conveniente che in Inghilterra. Nel 1821, finita l’emergenza per la guerra, la Gran Bretagna si avviò verso la base aurea. In questo periodo il numero delle banche di provincia era molto elevato; queste si erano formate nella prima industrializzazione localizzandosi in maniera adeguata alle prime industrie, nel senso che dato che queste crescevano vicino alle materie prime o all’acqua e avevano bisogno di capitali che difficilmente potevano arrivare dalla lontana Londra, i commercianti o i primi industriali già ricchi iniziarono a diventare banchieri dando credito a fiducia (potevano farlo perché spesso conoscevano la persona o il settore industriale): tutto ciò permise ovviamente un grosso flusso di capitali, nel periodo 1770-1830, indispensabile per la rivoluzione industriale. Ovviamente questo sistema aveva delle debolezze e le dimostrò in concomitanza con la crisi del 1825: in questo periodo molte banche fallirono e altre sospesero i pagamenti. Il Governo allora intervenne proibendo l’emissione di biglietti di piccolo taglio alle banche provinciali, per lo meno nei dintorni di Londra, e permise, nel 1833 la costituzione di banche per azioni. Nel 1844, con il Bank Charter Act, la sola banca d’Inghilterra poteva emettere banconote sull’intero territorio. Negli anni immediatamente precedenti all’Atto del 1844 due opposte teorie si interessarono su come riformare il sistema monetario: la scuola monetaria, che - sostenendo che l’unico modo per proteggere l’economia da eccessive emissioni era quello di far funzionare la moneta cartacea allo stesso modo di quella metallica - alla fine prevalse, e la scuola bancaria, che invece riteneva causa della situazione una serie di avvenimenti avversi (guerra e cattivi raccolti) e, superato il momento, gli scambi si sarebbero normalizzati, il dovere delle banche era perciò quello di mantenere sempre un ammontare di riserve per superare certi particolari momenti. Il Bank Charter Act si basava sulla cosiddetta “regola Palmer”: l’istituto doveva tenere almeno due terzi delle sue disponibilità sotto forma di titoli, lasciando l’altro terzo come riserva aurea, e a questa conformare l’emissione di banconote (era sostanzialmente un principio automatico di regolazione della circolazione monetaria). Negli anni seguenti ci furono tre grosse crisi (1847, 1857 e 1866) con conseguente fallimento di diverse 17/25
  • 18. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland banche; una volta superate le banche impararono ad essere più prudenti, continuando però a svolgere il loro ruolo fondamentale, con investimenti produttivi in attività commerciali ed industriali, nell’economia del paese. CAPITOLO DODICESIMO L’ADOZIONE DEL LIBERO SCAMBIO Il protezionismo è l’emblema di un’economia statica, il cui principale obiettivo consiste nel mantenimento dello status quo commerciale. Già prima della fine del XVIII secolo gli industriali inglesi volevano aprire nuovi canali di scambio: nel 1786 il Trattato di Eden ridusse le tariffe tra l’Inghilterra e la Francia. In controtendenza verso il libero scambio fu ovviamente il periodo delle lunghe guerre iniziato nel 1793, periodo in cui il Governo dovette aumentare le tariffe per poter sostenere le spese di guerra. Superato questo periodo di “crisi”, negli anni ‘20, il commercio si espanse e dato l’avanzo pubblico Huskisson riuscì a ridurre (1825) i dazi alle importazioni - razionalizzando il sistema tariffario in questo modo si riuscì a ridurre i costi delle materie prime per l’industria e si aumentò la capacità d’acquisto dei paesi esteri in modo da incrementare consequenzialmente le esportazioni - soprattutto per le materie prime, così facendo ridusse anche la convenienza al contrabbando, e liberalizzo le Navigation Laws, la fine di incrementare l’attività commerciale delle colonie: da allora in poi le tariffe furono usate come armi di scambio. Nel lungo passaggio verso l’industrializzazione la caratteristiche fondamentale è la riduzione del peso relativo dell’agricoltura. L’Inghilterra all’inizio della rivoluzione industriale era un paese esportatore di grano, ma la situazione mutò quando lo sviluppo demografico si iniziò a far sentire, ce ne era maggior bisogno per poter sfamare la crescente popolazione e l’Inghilterra incominciò a importarne, e iniziarono le guerre: i prezzi aumentarono, anche per l’emanazione delle Corn Laws atte a proteggere quello che era ancora il settore principale dell’economia (l’agricoltura), e quindi diminuiva la capacità d’acquisto dei salari. Dopo la guerra i prezzi crollarono, le rendite scemarono, i profitti svanirono e il capitale investito nel settore si svalutò. La forte povertà quindi fece scappare dalla campagne numerose famiglie, forse più che per l’adozione delle recinzioni, la disperazione era forte e culminò con alcune ribellioni nelle zone rurali. All’inizio degli anni ‘30 la situazione migliorò: per la legge di assistenza ai poveri, che diminuì le spese per i poveri e portò ad un aumento dei salari, per un aumento di efficienza dell’agricoltura e per l’aumento del tasso di industrializzazione che rafforzava la domanda di prodotti agricoli. Ma l’economia era ancora molto legata all’andamento dei raccolti: il problema delle Corn Laws si riaprì dopo dei cattivi raccolti alla fine del decennio. Si formarono due organizzazioni: la Lega - con l’idea che la politica doveva essere guidata da chi rappresenta la proprietà - e il Cartismo - movimento delle classi lavoratrici che cercava di raggiungere la giustizia in campo economico attraverso la riforma parlamentare - che però perse la sua battaglia. In questa difficile situazione Peel abrogò le Corn Laws (leggi sul grano) 18/25
  • 19. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland nel 1846. Importante per la creazione di un regime di libero scambio assoluto fu anche l’introduzione dell’imposta su reddito (1845) da parte dello stesso Peel. Quando lo sviluppo, nell’era delle ferrovie, cominciò ad accelerare il ritmo, tanto da non poter più tornare indietro, diventò chiaro che la pagnotta a basso prezzo era molto più sentito che i problemi economici prospettati dai cartisti. Inoltre l’agricoltura non ebbe quei problemi che erano stati prospettati, anzi furono apportati, negli anni ‘40, notevoli progressi dalla ricerca scientifica - come il drenaggio, che rese fertili zone argillose, e i sempre migliori fertilizzanti chimici.. Mutarono gli atteggiamenti di fondo degli agricoltori e dei latifondisti, ora molto più vicine alle nuove tecnologie - e si incrementò ancora di più negli anni ‘50. In sintesi fu nel periodo 1823-53 che la bilancia del potere, economico e politico, passò dall’agricoltura all’industria. I vantaggi maggiori ovviamente furono tratti dalla classe borghese; le classi lavoratrici erano sempre più povere e affamate. Fu insomma il periodo della borghesia che ebbe il diritto di intervenire nella politica economica (Reform Act del 1832) e ottenne, con l’abrogazione delle Corn Laws nel 1846, la rinnegazione del ruolo predominante dell’agricoltura da una società che oramai aveva accettato le conseguenza della rivoluzione industriale. CAPITOLO TREDICESIMO IL RUOLO DEL POTERE PUBBLICO Il fatto che la rivoluzione industriale fu un fenomeno spontaneo non deve far credere che il ruolo del governo sia stato completamente passivo. Adam Smith introdusse la teoria della “mano invisibile”, lievemente modificata dai suoi seguaci nella filosofia del laissez-faire: per la quale il compito del governo consiste nel lasciar andare le cose per conto loro, non creando cioè restrizioni all’operato delle imprese private. Tra il 1760 e il 1850 molte vecchie leggi che limitavano il libero scambio furono abrogate: come quelle che restringevano la mobilità e l’impiego del capitale, il Bubble Act che proibiva la formazione di società per azioni, alcune disposizioni delle Navigation Laws che proibivano le importazioni da certi paesi, delle restrizioni al libero scambio e soprattutto la legge sul pane che ne prescriveva il prezzo in modo da definire i margini di guadagno dei fornai. Ovviamente pur vigenti queste leggi non erano sempre applicate e altre venivano facilmente evase (ad esempio alcune società per azioni si formarono lo stesso, le leggi sull’usura, sull’esportazione della lana); ad esempio mancava un corpo di polizia efficiente e il costo di esazione di un’incoerente moltitudine di dazi doganali era elevatissimo. Il contrabbando era molto diffuso. Fu ben dopo la guerra, a partire dal 1850 che la filosofia del laissez-faire trionfò, con la conseguente abrogazioni di tutte quelle leggi severe che però non venivano rispettate: le Corn Laws nel 1846, le Navigation Laws nel 1849, la legge sull’usura nel 1854. Inoltre con il Bank Charter Act del 1844, la banca d’Inghilterra doveva obbedire a semplicissime regole di mercato: se l’oro fosse uscito dal paese l’offerta di moneta si 19/25
  • 20. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland sarebbe dovuta contrarre, mentre se fosse entrato si sarebbe dovuta espandere. Il vero successo di questa filosofia fu l’abolizione del protezionismo doganale e l’adozione di una politica commerciale improntata sul libero scambio. Gli inizi di una politica economica programmata si fanno risalire a Pitt il Giovane, che, tra le altre cose, sperimentò nuove impose, ne ridusse alcune eccessive e creò un fondo ammortamento per la riduzione del debito pubblico. La politica economica nazionale doveva oramai essere evoluta e nazionale, dato che la centralità del Governo era stata messa in risalto sia dalle guerre napoleoniche sia dalla rivoluzione industriale. Il punto di irreversibilità nel processo di trasformazione del ruolo pubblico sembra sia stato raggiunto degli anni ‘30, con provvedimenti per il controllo e il rispetto delle disposizioni, l’organizzazione di un servizio sanitario nazionale, il controllo dello sviluppo delle ferrovie e la sottomissione della chiesa: anche i governi locali iniziarono ad assumersi più ampie responsabilità. Si iniziava a creare una nuova divisione del governo: il potere esecutivo. CAPITOLO QUATTORDICESIMO SVILUPPO ECONOMICO E CICLI ECONOMICI I dati a disposizione non sono molto chiarificatori ma si può comunque desumere - assumendo come punto iniziale e nevralgico le statistiche sul commercio (importante quello estero) e non più gli indici dei prezzi - si può notare che dopo un periodo di generale stagnazione nella seconda metà del XVIII secolo aumentò la produzione nazionale, crescita compensata dall’esplosione demografica: sembra che in questo periodo il saggio di sviluppo della produzione nazionale abbia superato quello della popolazione. E’ probabile che durante le guerre francesi questa crescita si arrestò per poi riprendere nei decenni 1820-30. Lo sviluppo economico però non è un processo continuo di miglioramento del tenore di vita, anzi la massa della popolazione risultava più povera del periodo precedente - questo è uno dei costi dell’industrializzazione - dato che il proletariato viveva al livello della sussistenza e ciò non gli permetteva di accumulare guadagni tali che gli permettessero di superare i momenti di crisi. In caso di crisi il lavoratore dell’epoca pre-industriale non moriva di fame visto che aveva altre possibilità (come il lavoro a domicilio dei filatoi), situazione ben diversa in un’economia industriale dove prima conseguenza sarebbe la disoccupazione e quindi miseria completa, inoltre la crisi di un settore si allarga alle attività connesse. sul processo di sviluppo gravano le cosiddette fluttuazioni dell’attività economica, che con i loro alti e bassi hanno effetti sulla distribuzione del redditi nel tempo e tra diversi settori. Naturalmente ne esistono di diverse a seconda dell’intensità e della durata. In un economia pre-industriale dato che l’attività principale era l’agricoltura le fluttuazioni erano stagionali e regolari. Meno regolari ma comunque ricorrenti sono i cicli economici caratterizzati da quattro fasi (prosperità, boom, recessione, crollo), spinti da una causa iniziale (positiva o negativa) e perturbati dalla catena di effetti. Gli economisti classici (come Smith e Mill) non riconobbero il carattere ciclico degli eventi, considerando le diverse fasi conseguenze di cause esterne. Il primo che cercò questo “carattere ricorrente” delle fasi fu Jevons con la sua teoria delle “macchie solari”, basata sui cicli solari. 20/25
  • 21. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland Come già accennato l’agricoltura, la cui importanza assoluta andava diminuendo, nel periodo considerato (1750-1850) era comunque alla base dell’economia, anche di quella industriale, visto che un cattivo raccolto generava: un aumento del costo delle materie prime, un rialzo dei prezzi dei generi alimentari (quindi minor potere d’acquisto dei salari), deficit di bilancio e disavanzo della bilancia commerciale. naturalmente le fluttuazioni erano dovute anche da reali agenti esterni, in primis la guerra. Più studiati sono i cicli del XIX secolo che, secondo Rostow e Gayer, dipesero dalle fluttuazioni della domanda di esportazioni e da quelle degli investimenti. Affinché il ciclo assuma una forma moderna le reazioni devono essere sufficientemente diffuse: a questo proposito è da ricordare la teoria delle “onde lunghe” di Kondratieff, poi ripresa da Schumpeter con la teoria dell’innovazione. La prima di queste onde va dal 1787 al 1842. Ultima notazione sulla considerazione che più un’economia diventa nazionale, più è probabile che le fasi cicliche che si presentino nelle diverse regioni si sincronizzino, così da dar luogo ad un ciclo nazionale. CAPITOLO QUINDICESIMO IL TENORE DI VITA Il tenore di vita è uno dei modi in cui si possono valutare i risultati di una rivoluzione industriale. Per valutare questo “indice” deve essere considerato il tasso di sviluppo della popolazione: è molto facile che in presenza di un progresso industriale il numero di bocche da sfamare cresca più rapidamente della produttività per occupato. Riguardo agli effetti della rivoluzione industriale in Inghilterra ci sono due diverse correnti di pensiero viziate dal pregiudizio politico e da facili credenze, che prendono forza dall’insufficiente documentazione storica. L’opinione pessimistica: i primi stadi dell’industrializzazione, se per alcuni crearono benessere, per i poveri appartenenti alla classe lavoratrice furono causa del deterioramento delle condizioni di vita. I sostenitori di questa tesi sostenevano che nel precedente periodo le condizioni erano migliori, a dir il vero il lavoratore a domicilio era sfruttato allo stesso modo. L’opinione ottimistica: lo sviluppo economico, pur lasciando alcuni lavoratori in piena miseria, permise alla maggioranza di godere di migliori condizioni di vita per la riduzione dei prezzi, le maggiori possibilità di lavoro e maggior stabilità nello stesso. I suoi fautori insistettero molto sulla diminuzione del tasso di mortalità di questo periodo, dovuto o ad un miglioramento delle condizioni di vita e/o a dei progressi della medicina: i sistemi sanitari divennero però inadeguati quando la popolazione si riversò nelle città (inizi ‘800). Per capire quindi se le condizioni di vita della classe lavoratrice - già si è detto che i risultati migliori dell’industrializzazione sono della classe borghese che ebbe il suo definitivo sviluppo proprio in questo periodo - migliorarono dovremmo indagare sui salari prima e poi sul loro potere d’acquisto (ovvero sui salari reali). Nel primo caso i dati non ci aiutano, dato che si trovano solo per pochi settori (nel cotoniero prima aumentò vertiginosamente per poi avere una forte riduzione dopo il 1792 quando il mercato fu saturo) e non estensibili all’intera produzione: quindi possiamo solo dire 21/25
  • 22. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland che in generale i salari dell’industria dovrebbero essere stati maggiori di quelli dell’agricoltura e soprattutto più costanti. Per i salari reali bisogna osservare l’andamento dei prezzi: questi subirono una forte inflazione nel periodo di guerra. Anche qui i dati non sono completi, infatti non comprendono i prezzi dei manufatti e degli affitti e abbondano invece di generi alimentari e d’importazione. Dopo la guerra si invertì la tendenza e ci fu deflazione, con presumibile aumento dei salari reali, ma nello stesso periodo le tasse ritornarono a livelli accettabili: le condizioni iniziarono a migliorare. Riepilogando: non abbiamo nessuna prova sicura che le condizioni di vita tra il 1780 e il 1820 migliorarono, anzi probabilmente peggiorarono; discorso simile ma ancora più incerto per il 1820-40, le prove, semplicemente indiziarie, sono poche e contraddittorie; infine a partire dagli anni ‘40 abbiamo prove più sicure di aumento dei redditi medi reali. CAPITOLO SEDICESIMO IL RISULTATO FINALE In linea di massima si è tutti d’accordo che verso la metà del XIX secolo la Gran Bretagna era passata attraverso una rivoluzione industriale, anche se questa non era certo conclusa. Vi sono tre aspetti sotto i quali si può distinguere un sistema economico che ha sperimentato una rivoluzione di questo tipo da un sistema pre- industriale, le differenze sono: • nella struttura industriale e sociale, • nella produttività e nei livelli di vita ad essa associati, • nel tasso di sviluppo economico. La struttura industriale e sociale. Nel 1850 il paese era senza dubbio specializzato in quanto la sua popolazione era occupata più nell’industria manifatturiera che in agricoltura. Va però che questo nuovo settore copre un’ampia gamma di attività e che il lavoratore di fabbrica non era ancora l’addetto tipico manifatturiero: la maggior parte della gente lavorava a casa e quasi la settima parte dei componenti della forza- lavoro era occupata nei servizi domestici. L’altro principale gruppo occupazionale, molto vasto anch’esso, è quello addetto alle attività commerciali; anche se solo i ferrovieri appartenevano ad un’industria definibile “moderna”: infatti i marinai lavoravano quasi tutti su navi di legno, l’impiego pubblico avveniva ancora sulla base del patronato (“chi entrava nell’amministrazione pubblica doveva qualcosa all’influenza di qualcuno”), la forza motrice più usata nelle miniere erano le braccia. La differenza forse più rilevante rispetto al secolo precedente era il maggior gradi di specializzazione dei lavoratori. Gli acquisti venivano ancora effettuati principalmente nei mercati aperti, i negozi avevano iniziato - tra il 1820 e il 1850 - a svilupparsi ma quelli stabili erano presenti solo nelle grandi città. Importante conseguenze dei miglioramenti nelle comunicazioni - in primis le ferrovie - era stato l’ampliamento della gamma dei beni 22/25
  • 23. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland disponibili per l’acquirente medio e l’allungamento degli intermediari tra il produttore e il consumatore. Molti problemi sociali, che allargarono la distanza tra ricchi e poveri, nascevano dall’aumento della popolazione: la massa era relegata in condizioni di vita miserevole e le epidemie nei sobborghi erano frequenti. Il livello educativo nazionale migliorò solo nel 1833 col Factory Act, che istituì un ispettorato di fabbrica in modo da rendere comune l’istruzione dei ragazzi. Anche con notevoli problemi l’opinione su questo periodo di transizione rimane comunque ottimistico in quanto la popolazione crebbe, le linee ferroviarie erano più estese, le tonnellate di carbone come gli altiforni aumentavano e quindi le esportazioni miglioravano: ogni confronto con qualsiasi altra nazione del mondo contemporaneo era vittoriosa. I progressi materiali erano più che altro concreti, infatti gli inventori si basavano più sull’esperienza che sulla teoria e gli uomini d’affari utilizzavano le nuove tecnologie avendo come unico scopo il profitto: fu questa la spinta all’industrializzazione. Questi ultimi ebbero quindi un notevole vantaggio iniziale rispetto ai loro concorrenti continentali, ma quando la rivoluzione industriale investì anche le altre economie questi rimasero indietro. Fino al 1872, quando il Ballot Act non rese segreto il voto, le persone che prendevano le decisioni erano i proprietari terrieri - a dimostrazione di come la proprietà terriera fosse ancora il maggior segno distintivo - che spesso compravano i voti dei loro dipendenti. A livello micro-economico erano però la classe borghese - comprendente le classi amministrative e padronali esterne all’agricoltura, con un numero quantificabile in non più di 300mila persone - che con le loro iniziative facevano aumentare la produzione nazionale, erano i loro risparmi che finanziavano le ferrovie e altri investimenti: era il loro anti-intelletualismo che formava il nuovo atteggiamento mentale. Le condizioni di vita e la produttività. Si stima che intorno al 1850 il reddito pro- capite sia cresciuto in Gran Bretagna di due volte e mezzo, facendo progredire di oltre il doppio il tenore di vita nazionale. Durante le fasi di espansione la massa dei lavoratori stava mediamente meglio dei suoi avi, ma era molto più suscettibile ai momenti di crisi, che portavano rapidamente alla disoccupazione e quindi alla miseria. L’orario giornaliero era inoltre molto pesante e dei miglioramenti si ebbero solo con il Factory Act del 1850, che introdusse il “sabato inglese” (si lavorava solo mezza giornata). A tutto questo va aggiunta la componente morale. lavorare 10 ore e più vicino ad una macchina richiede uno sforzo maggiore rispetto al lavoro, anche più lungo, dell’età pre-industriale; forse per questo i suicidi aumentarono e iniziò il problema dell’alcolismo. L’Inglese d’allora era quindi il più ricco al mondo, ma doveva lavorare di più e in condizioni peggiori dei contemporanei Americani. I saggi di sviluppo. La popolazione, la produzione nazionale e i redditi pro-capite si sviluppavano tutti molto più rapidamente di quanto avvenisse nell’era pre-industriale e continuavano a crescere; lo sviluppo non era però uniforme e non erano poche le zone in ritardo. Il saggio massimo di incremento del prodotto nazionale lordo fu toccato solo dopo il 1850, quando la produzione iniziava a mostrare un rallentamento. Infatti dopo questa data paesi, che hanno iniziato il processo di 23/25
  • 24. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland industrializzazione agli inizi del 1800, come Germania e Stati Uniti ebbero un tasso di sviluppo più veloce. Aprire una strada ad un processo di questa portata ha i suoi svantaggi (come il maggior costo in termini di tempo) e altri notevoli vantaggi (come la possibilità di creare nuovi mercati per l’assenza di concorrenza). Tre sono i principali fattori da cui dipende il saggio di sviluppo di un sistema economico - il saggio di sviluppo della forza lavoro, il tasso di accumulazione di capitale e il saggio di progresso tecnico - e in tutti e tre l’Inghilterra aveva una passo più lento di altri paesi. Gli Americani si dimostrarono più rapidi nel meccanizzarsi, in quanto avevano forti incentivi ad adottare metodo che consentissero di risparmiare lavoro, la cui manodopera era relativamente scarsa: “molte invenzioni dell’industria tessile avvennero in Gran Bretagna nel 1800, ma la loro applicazione pratica e il loto sviluppo si verificò principalmente negli Stati Uniti” (Clapham). In poche parole fu quando i concorrenti dei Britannici trovarono dei governi disposti ad assistere attivamente il processo di industrializzazione, anche se per la sola politica nazionale, che fu definitivamente segnata la fine della supremazia inglese: proprio in questo periodo gli Stati Uniti iniziarono la loro ascesa a potenza economica mondiale. 24/25
  • 25. Appunti di Storia Economica: rivoluzione industriale Visto su: Profland Il file è stato scaricato/visualizzato in forma gratuita da Profland: http://profland.altervista.org sezione Profstudio http://profland.altervista.org/profstudio/profstudio.htm oppure da qualche mirror, come: www.profland.cjb.net www.profland.135.it o dalla pagina dedicata su slideshare.net: www.slideshare.net/profman 25/25