Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opere
Settimio Severo
1. LUCIUS SEPTIMIUS SEVERUS PERTINAX
«Non siate in disaccordo,
arricchite i soldati, disprezzate
chiunque altro»
2. ORIGINI
Lucio Settimio Severo nacque a Leptis Magna, un'antica e florida città
dell'Africa Proconsolare, sita a circa 130 km ad est della città di Oea
(l'odierna Tripoli, in Libia), l'11 aprile del 146 da una famiglia appartenente
all'ordine equestre.
Il padre, Publio Settimio Geta, proveniva da una ricca famiglia di Leptis
Magna di origini puniche e berbere. La madre, Fulvia Pia, apparteneva alla
gens Fulvia, un'illustre famiglia originaria di Tusculum.
Giunse a Roma all'età di 18 anni, nel 162, e, grazie all'aiuto di suo zio Gaio
Settimio Severo, fu ammesso nell'ordine senatorio. Scalò la gerarchia
amministrativa dell'impero, diventando tribuno militare, questore (170-
171), legato proconsolare in Africa (174), tribuno della plebe (176),
propretore in Spagna (178), governatore della Gallia Lugdunense (187) e
della Sicilia (189). Intorno al 169 fu eletto senatore da Marco Aurelio.
Leptis Magna
3. ASCESA AL POTERE
L'ascesa di Settimio Severo costituì uno spartiacque nella storia romana; è considerato
l'iniziatore della nozione di "dominato" o «signoria» in cui l'imperatore non è più un
privato gestore dell'impero per conto del Senato, come durante il principato, ma è
unico e vero dominus, che trae forza dall'investitura militare delle legioni.
Egli fu iniziatore di un nuovo culto incentrato sulla figura dell'imperatore e pose le basi
per una sorta di "monarchia sacra" mutuata dall'oriente ellenistico. Adottò il titolo di
«dominus ac deus» che andò a sostituire quello di princeps, che sottintendeva una
condivisione del potere con il Senato.
4. ASCESA AL POTERE
Nel 190 ebbe il consolato e dal 191 resse, per Commodo, il governatorato della Pannonia
superiore. Dopo l'assassinio di Commodo, il Senato tentò di salvare la dinastia antonina con
la nomina di Pertinace, appoggiato all'inizio anche dai pretoriani; ma quando questi stessi lo
uccisero le truppe proclamarono imperatore Settimio Severo a Carnuntum, sede del
governo e del comando militare in Pannonia.
Severo, affermando la volontà di vendicare la morte dell'imperatore, si affrettò a scendere
in Italia per punire i pretoriani e prendere possesso di Roma senza opposizioni. Il Senato
reagì, proponendo una nuova figura, quella del senatore Didio Giuliano, mentre le legioni
di Siria proclamarono Pescennio Nigro e quelle di Britannia scelsero Clodio Albino.
Settimio Severo si liberò dei tre rivali tra il 194 e il 197 (Pescennio Nigro fu sconfitto presso
Isso nel 194 e nel 197 Clodio Albino a Lione), in seguito ad una sanguinosa guerra.
Commodo
5. GESTIONE DEL POTERE
Una volta imperatore, Settimio Severo procedette ad un sistematico annientamento dell’opposizione politica. Tolse potere al
Senato e riorganizzò l’esercito, agevolando i gradi inferiori di origine provinciale, a cui furono concessi donativi e possibilità di
carriera.
Settimio Severo, poiché aveva preso il potere con l'aiuto dei militari, ricambiò l'ostilità senatoria: ordinò l'esecuzione di 29
senatori, accusati di corruzione e cospirazione contro di lui e li sostituì con uomini a lui fedeli, soprattutto africani e siriani.
Inoltre attribuì e ampliò i poteri dei gradi più alti dell'esercito, investendoli anche di cariche pubbliche che erano solitamente
appannaggio dei senatori.
Appena giunto a Roma, avviò l'epurazione della guardia pretoriana, che, dopo due secoli di dominio italico, fu riorganizzata
con quadri a lui fedeli. I pretoriani responsabili della morte di Pertinace furono congedati con la concessione di ampi
appezzamenti di terra e furono sostituiti con 15000 soldati, provenienti soprattutto dalle legioni della Germania. Da allora in
poi l'accesso alla Guardia Pretoriana, un tempo privilegio geografico e culturale, sarebbe divenuta appannaggio dei soldati più
battaglieri.
L’imperatore consentì anche l’utilizzo delle lingue locali nei documenti ufficiali: si formò una classe dirigente di matrice
provinciale.
Realizzò anche importanti opere pubbliche, quali il tempio di Ercole. Ultimò le terme iniziate da Domiziano e fece restaurare
il portico di Ottavia, il Pantheon e i templi di Saturno e Vespasiano.
6. RIFORMA DELL’ESERCIT0
Settimio Severo mise subito in atto una serie di riforme e modifiche al
precedente ordinamento militare, confermando quel processo di
provincializzazione delle milizie.
Aumentò il numero delle legioni romane a trentatrè, con la costituzione di
ben tre unità, in vista delle campagne partiche: la legio I, II e III Parthica.
L'esercito ora poteva contare su 400.000 armati: un numero comunque
esiguo se si pensa che dovevano presidiare circa 9.000 chilometri di confine,
controllare e difendere i 70 milioni di abitanti dell‘impero.
Il numero dei soldati nelle truppe che stazionarono in Roma e nelle sue
vicinanze fu portato ad un totale complessivo di 30.000 soldati, contro i
10.500 dell’epoca augustea.
Venne costituita per la prima volta una "riserva strategica" in prossimità di
Roma, nei Castra Albana, dove fu alloggiata un'intera legione, la II Parthica.
Castra Albana
7. Favorì i legionari in vari modi, aumentandone la paga, riconoscendo loro il diritto di sposarsi durante il
servizio e di abitare con la famiglia fuori del campo (canabae). Tale riforma comportò una
"regionalizzazione" delle legioni, che si legarono non solo al comandante, ma anche al territorio. Settimio
Severo promosse anche l'ammissione dei figli dei centurioni nella carriera senatoria.
Operò altre concessioni, tese a migliorare la condizione dei soldati, tra le quali l'istituzione dell'annona
militare, il miglioramento del rancio, la possibilità per i graduati di riunirsi in scholae (associazioni),
riconoscendo segni di distinzione particolari: la veste bianca per i centurioni e l'anello d'oro per i
principales.
Rafforzò il confine germanico, grazie alla riorganizzazione della legione stanziata in quel territorio ed
all’arruolamento di soldati romani. Tuttavia il pericolo maggiore per lo stato era al suo interno: gruppi di
banditi atterrivano le popolazioni locali e le carovane dei mercanti, tanto che Severo fu costretto a
organizzare brigate di polizia imperiale per contrastare il fenomeno. Il sistema oppressivo causò però un
ulteriore incremento del fenomeno del brigantaggio.
RIFORMA DELL’ESERCITO
8. CRISI ECONOMICA
Per finanziare l'ingente spesa che serviva a mantenere l'esercito,
causato anche dall'aumento stesso della paga, ricorse all'espediente
di dimezzare la quantità di metallo prezioso contenuto nelle
monete, differenziando il valore intrinseco da quello nominale.
Cominciò, ovviamente, una crescente inflazione ed una
tesaurizzazione delle monete di metallo prezioso.
9. POLITICA ESTERA
Settimio Severo intraprese due brevi campagne contro i Parti, costituendo per
l'occasione tre legioni romane con la quale recuperò per l'impero la metà
settentrionale della Mesopotamia. Essa divenne nel 198 una provincia romana
con a capo un prefetto di rango equestre.
Durante questa campagna i suoi soldati saccheggiarono Ctesifonte, capitale dei
Parti, e ne vendettero come schiavi i superstiti.
Al suo rientro, decise di lasciare nei pressi di Roma e precisamente dove sorgeva
Alba Longa, Albanum (oggi Albano Laziale), la seconda delle tre legioni partiche,
dove tutt'oggi si possono ammirare i resti dell'accampamento (Castra Albana), i
cisternoni per il rifornimento di acqua e l'anfiteatro risalente al III secolo.
Malgrado la sua azione avesse introdotto a Roma la dittatura militare, Settimio
Severo era popolare presso i cittadini romani, avendo bollato la degenerazione
morale del regno di Commodo e la corruzione crescente. Quando ritornò dopo
la vittoria sui Parti, eresse un arco di trionfo che ancora oggi è in piedi e porta il
suo nome.
Arco di trionfo di Settimio
Severo
10. POLITICA RELIGIOSA
Settimio Severo fu molto attento, anche per influenza della moglie Giulia Domna (di origine siriana), ai
fermenti religiosi provenienti dalle province orientali: introdusse perciò a Roma culti orientali, come quello
verso Baal, un’antica divinità fenicia.
Settimio Severo non promulgò nuovi provvedimenti contro i cristiani. Non sono dimostrate persecuzioni, ma
anzi, ci sono prove che l'imperatore in molte occasioni proteggesse i cristiani dall'accanimento popolare.
I cristiani continuarono a vivere in un periodo di «bonam et largam pacem», come scrive Tertulliano, se si
escludono alcuni episodi locali, come in Africa, di persecuzioni interpretabili come dissenso politico (più che
religioso), mentre lo stesso imperatore non appariva turbato dal fenomeno cristiano.
D'altro lato, singoli funzionari si sentivano autorizzati dalla legge a procedere con rigore verso i Cristiani.
Naturalmente l'imperatore, a stretto rigore di legge, non ostacolava qualche persecuzione limitata, che avesse
luogo in Egitto, in Tebaide o nei proconsolati di Africa e Oriente. I martiri cristiani furono numerosi ad
Alessandria, sotto la prefettura di Leto e del suo successore Sebaziano Aquila.
11. BRITANNIA
Negli ultimi anni del suo regno, appunto dal 208 d.C., ormai
infermo, Settimio Severo intraprese un buon numero di azioni
militari in difesa dei confini della Britannia romana dalle
spinte ormai forzate e continue delle tribù caledoni, con la
previsione per la ricostruzione del Vallo di Adriano prima di
morire il 4 febbraio 211 a Eburacum, nell’odierna York.
12. MORTE
Dopo la morte, avvenuta nel 211 a Eburacum, l’odierna York, fu
divinizzato dal Senato ed a lui succedettero i due litigiosi figli, avuti
dalla moglie siriana Giulia Domna, Caracalla e Geta. Quest'ultimo
morirà subito dopo, probabilmente per mano dello stesso Caracalla,
che rimase l'unico titolare dell'impero.
Caracalla
Geta