Questo studio è frutto di un processo di distillazione della morfologia regolare del
nome, dell'aggettivo, del pronome e del verbo (nei modi indicativo e congiuntivo)
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3. INDICE
INTRODUZIONE.................................................................................................1
Il VERBO...........................................................................................................2
Il VERBO. Modo indicativo e congiuntivo. Forma attiva............................................2
Il VERBO ESSERE...............................................................................................5
Il VERBO. Modo indicativo e congiuntivo. Forma passiva..........................................6
IL NOME............................................................................................................7
IL NOME DI NUMERO SINGOLARE........................................................................8
IL NOME DI NUMERO PLURALE...........................................................................11
IL PRONOME (di tipo non personale)...................................................................14
IL PRONOME PERSONALE..................................................................................16
BREVE APPARATO BIBLIOGRAFICO.....................................................................17
4. INTRODUZIONE
Questo studio è frutto di un processo di distillazione della morfologia regolare del
nome, dell'aggettivo, del pronome e del verbo (nei modi indicativo e congiuntivo)
secondo i criteri propri della Didattica Breve1.
Il sistema di analisi grammaticale utilizzato è quello presente nel libro 'De lingua
Latina' di Marco Terenzio Varrone; le parti del discorso sono quattro: le parole che
hanno i casi (il nome), quelle che hanno i tempi (il verbo), quelle che non hanno casi e
tempi, quelle che ha sia casi che tempi2.
Prima conseguenza dell'utilizzo del sistema varroniano è l'inclusione dell'aggettivo
nella classe del nome, come presente in tutta la tradizione grammaticale latina.
Marco Terenzio Varrone utilizza un aggettivo della II classe ('levis') come esempio per
identificare la declinazione con vocale tematica in 'i' che nella manualistica moderna è
denominata III declinazione. L'identificazione dell'aggettivo come parte autonoma del
discorso è un fatto recente, la si trova descritta per la prima volta nei volumi della
Grammaire générale ou exposition raisonnée des éléments nécessaires du langage,
pour servir de fondement à l’étude de toutes les langues di Nicolas Beauzée, stampati
a Parigi nel 17673. Il processo di separazione dalla classe del nome sostantivo si
concluse nei primi decenni del XIX secolo con l'inserimento della classe autonoma
dell'aggettivo nella manualistica scolastica.
Seconda conseguenza di questa scelta è l'esclusione dell'analisi logica in quanto è un
artificio didattico che risale all'idea di 'grammatica universale e ragionata' dei
giansenisti di Port Royal (XVII-XVIII secolo)4.
1 Notarbartolo «La D.B. parte dal presupposto che oggi si insegna a lungo perché non si è adoperato tempo per
pensare al “come”, e che un impegno anche faticoso e non certo breve per “distillare” la materia porta a maggiore
chiarezza dei nessi disciplinari ed interdisciplinari, alla costruzione di un sapere strutturato, ed in conseguenza ad
uno studio più rapido. Si vede dunque che alla base di questo metodo non vi è l’uso delle forbici, la compressione
dei tempi o la banalizzazione, bensì uno studio serio della disciplina, una vera e propria ricerca sui nodi concettuali
che vanno smontati e rimontati diversamente, a partire dalla loro valenza formativa. Il che è già di per sé un
contributo degno di nota, se si pensa quanto spesso oggi le discipline siano viste come un insieme di contenuti da
ripetere più che da acquisire in modo significativo […]»
2 Varrone (Prolegomena: Linguistic Theory And Practice in De Lingua Latina X; X 17; VIII 44)
3 Beauzée (II 3: Des Adjectifs); per una storia grammaticale dell’aggettivo cfr Antonietta Scarano (p. 19-23)
4 Flocchini: «Lo strumento che avrebbe dovuto permettere di analizzare con categorie logico-sintattiche universali
tutte le lingue fu 'l'analisi logica', nella quale vennero riprese le categorie care alle 'grammatiche speculative del
Medioevo, con la tipica commistione fra logica e grammatica (si pensi alle definizioni 'ontologiche' di soggetto,
oggetto, ecc.)»
1
5. Il VERBO
I verbi sono organizzati in serie, chiamate coniugazioni, che sono basate sulla vocale
tematica presente nella seconda persona dell'indicativo5: a, e, i.
Il VERBO. Modo indicativo e congiuntivo. Forma attiva
In due giorni si studieranno i modi indicativo e congiuntivo delle coniugazioni regolari.
Modo indicativo
La vocale A è suffisso caratteristico di tutti i tempi verbali che esprimono una azione
compiuta nel passato. Le altre vocali sono suffissi caratteristici di quei tempi verbali
che esprimono una azione da compiersi nel futuro.
L'infisso ER è caratteristico dei tempi verbali che esprimono una azione conclusa.
L'infisso B6 è caratteristico dei tempi verbali che esprimono una azione non conclusa.
L'infisso che caratterizza il futuro semplice si forma per analogia con quello
dell'imperfetto; l'infisso che caratterizza il futuro perfetto si forma per analogia con
quello del piucheperfetto.
ER+a B+a B+o, B+i, B+u ER+o, ER+i, ER+u
fig.1 Il 'gioco' degli infissi e suffissi
Il tempo presente è puro tema (vocale in a, e, i) con la desinenza in:
o (io) s (tu) t (lui) mus (noi) tis (voi) nt (loro)
fig.2 Le desinenze nel tempo presente del modo indicativo
Negli altri tempi la desinenza cambia forma nella prima persona singolare:
m (io) s (tu) t (lui) mus (noi) tis (voi) nt (loro)
fig.3 Le desinenze negli altri tempi del modo indicativo
5 Kent (IX 109) «Itaque in reliqua forma verborum suam utr<um>que sequitur formam. Utrum in secunda
<persona> forma verborum temporali<um> habeat in extrema syllaba AS <an ES> an IS a<u>t IS, ad
discernendas similitudines interest: quocirca ibi potius index analogiae quam in prima, quod ibi abstrusa est
dissimilitudo, ut apparet in his meo, neo, ruo: ab his enim dissimilia fiunt transitu, quod sic dicuntur meo meas,
neo nes, ruo ruis, quorum unumquodque suam conservat similitudinis formam.»
6 Vineis (p. 74) «[..] in b è ravvisabile la radice *bhu-<essere> (responsabile di forme come fui, ecc.): si sarebbe
dunque avuta la sequenza *-bhwam, ‘imperfetto’ del verbo <essere>, perifrasticamente aggiunta al tema verbale,
cosicchè una forma come ama-bam potrebbe interpretarsi come originariamente significante <io ero nella
condizione di amare>.»
2
6. Un tempo intermedio tra il tempo passato che esprime una azione compiuta
(piucheperfetto) e quello che esprime una azione incompiuta (l'imperfetto) ha
infissi+suffisso v+desinenza diversi da quelli degli altri tempi:
vi (io) visti (tu) vit (lui) vimus (noi) vistis (voi) verunt (loro)
fig.4 Le desinenze del tempo perfetto, modo indicativo, della lingua latina
È complicato memorizzare tutto questo e ricordare che: ieri studiavamo, oggi
studiamo, domani studieremo... e l'altro ieri io studiai, tu studiasti, egli studiò, noi
studiammo, voi studiaste, loro studiarono.
piucheperfetto perfetto imperfetto presente futuro futuro perfetto
laudavi laudo
laudavisti laudas
laudabo
laudavit laudat laud(av)ero
lauderamus laudabamus laudabimus
laudavimus laudamus laud(av)erimus
laudabunt
laudavisti laudatis
laudaverunt laudant
io studiai io studio
tu studiasti tu studi
lui studiò lui studia
noi studieramo noi studiavamo noi studiavimo noi studieremo
noi studiammo noi studiamo
voi studiaste voi studiate
loro studiarono loro studiano
fig.5 Confronto tra i tempi verbali in latino e in italiano. Le celle colorate sono artifici didattici
Modo congiuntivo ed infissi particolari del futuro semplice dell'indicativo
Il tempo presente è puro tema (vocale in e, a, a) con la desinenza in:
m (io) s (tu) t (lui) mus (noi) tis (voi) nt (loro)
fig.6 Le desinenze nel tempo presente del modo congiuntivo
In origine il latino non aveva nel modo indicativo un infisso specifico per definire azioni
compiute nel futuro ma si utilizzavano gli infissi del modo congiuntivo. Questo è il
motivo per cui nel tempo futuro dell'indicativo abbiamo, oltre agli infissi in B+o, B+i,
B+u formati successivamente per analogia con quelli dell'imperfetto, desinenze simili a
quelle del presente ma con diversa vocale tematica (in e, a, a) e l'infisso in ER+i del
tempo futuro remoto.
L'infisso ER+i nel tempo futuro perfetto del modo indicativo è presente anche nel
tempo perfetto del modo congiuntivo. Tramite un artificio didattico 'specchiamo'
l'infisso ed abbiamo uno dei tre infissi che caratterizzano il tempo imperfetto sempre
del modo congiuntivo: i+RE. Gli altri due infissi sono in: a+RE ed e+RE.
Il tempo piucheperfetto del modo congiuntivo ha l'infisso in ISSE.
3
8. Il VERBO ESSERE
In due giorni si studieranno i modi indicativo e congiuntivo del verbo 'essere'.
Modo indicativo
Il verbo 'essere' ha due temi, in e e fu. Come si può vedere dalla tabella sottostante
(fig.9) non vi sono grandi differenze con quanto già studiato: il cambio da b in r nei
tempi imperfetto e futuro, la forma arcaica in asse del congiuntivo imperfetto delle
coniugazioni regolari e quella in esse del verbo 'essere'.
Lodare piucheperfetto perfetto imperfetto presente futuro futuro perfetto
laud-er-a-m laud-(a-v)-i laud-a-b-a-m laud-o laud-a-b-o laud-(a-v)-er-o
laud-er-a-s laud-(a-v)-isti laud-a-b-a-s laud-a-s laud-a-b-i-s laud-(a-v)-er-i-s
modo laud-er-a-t laud-(a-v)-it laud-a-b-a-t laud-a-t laud-a-b-i-t laud-(a-v)-er-i-t
indicativo laud-er-a-mus laud-(a-v)-imus laud-a-b-a-mus laud-a-mus laud-a-b-i-mus laud-(a-v)-er-i-mus
laud-er-a-tis laud-(a-v)-isti laud-a-b-a-tis laud-a-tis laud-a-b-i-tis laud-(a-v)-er-i-tis
laud-er-a-nt laud-(a-v)-erunt laud-a-b-a-nt laud-a-nt laud-a-b-u-nt laud-(a-v)-er-i-nt
laud-(a-v)-isse-m laud-(a-v)-er-i-m laud-e-m
laud-are-m
laud-(a-v)-isse-s laud-(a-v)-er-i-s laud-e-s
modo laud-(a-v)-isse-t laud-(a-v)-er-i-t laud-e-t
congiuntivo laud-(a-v)-isse-mus laud-(a-v)-er-i-mus laud-e-mus
laud-(a-v)-isse-tis laud-(a-v)-er-i-tis arcaico: laud-e-tis
laud-(a-v)-isse-nt laud-(a-v)-er-i-nt laud-a-sse-m laud-e-nt
Essere piucheperfetto perfetto imperfetto presente futuro futuro perfetto
fu-er-o fu-i e-r-a-m [e] su-m e-r-o fu-er-o
fu-er-a-s fu-isti e-r-a-s e-s e-r-i-s fu-er-i-s
modo fu-er-a-t fu-it e-r-a-t e-st e-r-i-t fu-er-i-t
indicativo fu-er-a-mus fu-imus e-r-a-mus [e] su-mus e-r-i-mus fu-er-i-mus
fu-er-a-tis fu-isti e-r-a-tis es-tis e-r-i-tis fu-er-i-tis
fu-er-a-nt fu-erunt e-r-a-nt [e] su-nt e-r-i-nt fu-er-i-nt
si-[e]-m
si-[e]-s
si-[e]-t
si-[e]-mus
fu-isse-m fu-er-i-m e-sse-m si-[e]-tis
fu-isse-s fu-er-i-s e-sse-t si-[e]-nt
modo fu-isse-t fu-er-i-t e-sse-s
congiuntivo fu-isse-mus fu-er-i-mus e-sse-mus arcaico:
fu-isse-tis fu-er-i-tis e-sse-tis fu-a-m
fu-isse-nt fu-er-i-nt e-sse-nt fu-a-s
fu-a-t
fu-a-mus
fu-a-tis
fu-a-nt
fig.9 Confronto dei modi indicativo e congiuntivo nelle quattro coniugazioni regolari e nel verbo 'Essere'
[e] : la vocale (arcaica) e si perde davanti ad u oppure i
5
9. Il VERBO. Modo indicativo e congiuntivo. Forma passiva
In due giorni si studierà la forma passiva dei modi indicativo e congiuntivo delle
coniugazioni regolari.
Modo indicativo
Tutti i tempi, sia nel modo indicativo che congiuntivo, hanno la desinenza in:
r (io) ris (tu) tur (lui) mur (noi) mini (voi) ntur (loro)
fig.10 Le desinenze nella forma passiva
Solo nei tempi piucheperfetto, perfetto e futuro nel modo indicativo e piucheperfetto e
perfetto nel modo congiuntivo la desinenza cambia aspetto e presenta forma
sostantivata con il verbo 'essere' come ausiliare:
piucheperfetto perfetto futuro
e-r-a-m su-m e-r-o
amat- amat- amat-
e-r-a-s e-s e-r-i-s
modo e-r-a-t e-st e-r-i-t
monit- us ,a ,um monit- us ,a ,um monit- us ,a ,um
indicativo e-r-a-mus su-mus e-r-i-mus
e-r-a-tis es-tis e-r-i-tis
audit- audit- audit-
e-r-a-nt su-nt e-r-i-nt
piucheperfetto perfetto
esse-m si-m
amat- amat-
esse-t si-s
modo esse-s si-t
monit- us ,a ,um monit- us ,a ,um
congiuntivo esse-mus si-mus
esse-tis si-tis
audit- audit-
esse-nt si-nt
fig.11 Indicativo e congiuntivo, tempi di forma passiva sostantivata
6
10. IL NOME
Nella lingua latina non abbiamo l'articolo come in quella italiana: il nome porta in sé il
marcatore delle relazioni sintattiche7 (posto in fine di parola) che si chiama caso:
del cane > canis dalla rosa > rosa
Il concetto di caso «raggruppa un certo numero di funzioni sintattiche, attorno ad
alcune grandi funzioni logico-semantiche (il nominare, il determinare, il destinare, il
movimento ecc.)»8.
Abbiamo sei casi nella lingua latina:
1. il caso nominativo (la forma preesistente e primitiva del nome)
2. il caso genitivo (il determinare o del possesso)
3. il caso dativo (il destinare)
4. il caso causativo (la causa9)
5. il caso vocativo (l'invocazione; «un caso analogo, ma non certo uguale, al
nominativo, una sorta di quasi nominativo» 10, l'unico caso che si riferisce alla 2a
persona)
6. il caso ablativo (l'allontanamento)
Il caso nominativo e quello vocativo sono detti casi diretti, separati dagli altri casi detti
obliqui, perchè si relazionano direttamente al verbo senza bisogno di preposizioni.
I nomi sono organizzati in serie, chiamate declinazioni, che sono basate sulla vocale
presente nel caso ablativo 11 (o sesto caso o caso propriamente latino) di numero
singolare:
1. la declinazione con vocale tematica in a
2. la declinazione con vocale tematica in e
3. la declinazione con vocale tematica in i
4. la declinazione con vocale tematica in o
5. la declinazione con vocale tematica in u
7 Porzio Gernia (pag. 6); per una ipotesi linguistica su tale diversità cfr Porzio Gernia (pag. 2-4)
8 Flocchini
9 L'accusativo «[...] deve il suo nome latino, e quindi italiano, a un fraintendimento dei grammatici ellenistici del 1°
sec. a.C., che collegarono αἰτιατικ ὴ πτ ῶ σις al verbo α ἰτι άομαι “accusare” (mentre invece α ἰτιατικ ή deve ritenersi
derivato da αἰτιατόν “causatum”, termine tecnico della metafisica aristotelica: in origine, quindi, nell'accusativo fu
visto il caso denotante ciò su cui incide l’azione verbale intesa come causa).»
URI:http://www.treccani.it/vocabolario/causativo
10 Calboli (pag. 44 e 53)
11 Varrone (X 62) «Sin ab singulari quis potius proficisci volet, initium facere oportebit ab sexto casu, qui est proprius
Latinus: nam eius casuis litterarum discriminibus facilius reliquorum varietatem discernere poterit, quod ei habent
exitus aut in A, ut hac terra, aut in E, ut hac lance, aut in I, ut hac clavi, aut in O, ut hoc caelo, aut in U, ut hoc
versu. Igitur ad demonstrandas declinationes biceps via haec.»
7
11. IL NOME DI NUMERO SINGOLARE
In sette giorni si studieranno cinque sequenze di dati omogenei, una logica ed una
struttura comune. Si apprenderà infine a gestire le desinenze regolari singolari per
declinazione basandosi sulla vocale tematica e relazionando tra loro i singoli elementi
tramite una logica su una struttura comune, ponendo attenzione all'evoluzione storica
della lingua latina.
Elementi
Nel loro insieme, le desinenze regolari singolari dei nomi nella lingua latina sono:
A E I O U Ae Ei Ui Am Em Im Om Um Es Is Us VARIE(decl. vocale in i) R12(decl. vocale in o)
Primo giorno. La prima sequenza da memorizzare:
1 2 3 4 5
A E I O U
fig.12 Le cinque vocali
Secondo giorno. La seconda sequenza da memorizzare:
Ae Ei Ui
fig.13 Le desinenze in dittongo
Terzo giorno. La terza sequenza da memorizzare:
u M TUTTE* *le varianti: vocale + m
fig.14 Le desinenze in M
Quarto giorno. La quarta sequenza da memorizzare:
Us Es Is
fig.15 Le desinenze in S
Logica
Quinto giorno. La quinta sequenza da memorizzare e poi sciogliere:
m I s O v AR ie d I ttonghi
fig.16a «mi so varie e dittonghi»
Le desinenze di tipo vario dei nomi di
numero singolare e genere neutro della
La struttura La struttura Le desinenze in
declinazione con vocale in i hanno la
delle desinenze delle desinenze dittongo hanno la
stessa struttura delle desinenze in UM
in M in S stessa struttura
dei nomi di genere neutro e numero
si alterna a si alterna a delle desinenze
singolare; se il genere non è neutro
quella in I quella in O in I
hanno la stessa struttura delle
desinenze di numero singolare in A e R
fig.16b «Mi so varie e dittonghi» una volta sciolto
12 Anticamente il nominativo in R della II declinazione era in rOs come in puer-Os → puer o in taur-Os → taur-Us
8
12. Struttura
Sesto giorno. La sesta sequenza da memorizzare:
1 - A 2 - E
3 - I 4 - O
Attributi
- Abbiamo desinenze in U in tutti i casi
tranne nel 2° (genitivo)
- Nemmeno l'uscita in Ui è presente nel
2° caso (genitivo)
- Nel 6° caso (ablativo) abbiamo solo
desinenze in vocale: A, E, I, O, U
- Cinque vocali per cinque declinazioni13
NB: È una oscenità anche solo pensare
ad una uscita in S nel 4° caso
(causativo).
5 - U
fig.17 La sesta sequenza
13 Varrone, Taylor
9
13. fig.18 Tavola delle desinenze suddivise per caso e tipo
Breve apparato di varianti, note di grammatica storica e tavola delle desinenze
1. Anticamente la declinazione con vocale tematica in o non aveva l'attuale struttura a sei
desinenze in: Us, I, O, Um, E, O ma una struttura con desinenze in: Os, Oi, O, Om, E, Od.
2. Nel latino arcaico tutte le desinenze del 6° caso (l'ablativo) erano in: vocale +D.
3. I nomi di genere neutro della declinazione con vocale tematica in o hanno desinenze in Um
nel 1° caso (nominativo), nel 4° (causativo) e nel 5° (vocativo). Per i nomi della declinazione
con vocale tematica in u invece si hanno desinenze in Um solo nel 4° caso (causativo). Nel 4°
caso le desinenze in M sono: Am, Em, Im, Om, Um (punto 1).
4. I nomi di genere neutro della declinazione con vocale tematica in i hanno desinenze varie (da
trovare volta per volta tramite il vocabolario di latino) sempre nel 1° caso (nominativo), nel 4°
(causativo) e nel 5° (vocativo).
5. La declinazione con vocale tematica in o ha desinenze in R nel 1° caso (nominativo) e nel 5°
(vocativo); cfr nota 10.
6. Le desinenze in I presenti nel 2° caso (genitivo) ed in E nel 5° (vocativo) sono specifiche solo
della declinazione con vocale in o; cfr punto 1. Le desinenze in Us presenti nel 1° caso
(nominativo) possono appartenere tanto a nomi della declinazione con vocale tematica in o
quanto a quelli in u; punto 1.
10
14. IL NOME DI NUMERO PLURALE
In otto giorni si studieranno quattro sequenze di dati omogenei, una logica ed una
struttura comune. Si apprenderà infine a gestire le desinenze regolari plurali
relazionando tra loro i singoli elementi tramite una logica su una struttura comune,
ponendo particolare attenzione alle desinenze omografe di numero singolare e plurale
dei nomi nella lingua latina.
Elementi
Nel loro insieme, le desinenze regolari plurali dei nomi nella lingua latina sono in:
Ae I Ua Ia A Uum Ium rum Um As Es Is Os Us Bus
Primo giorno. La prima sequenza da memorizzare:
Es Us Is Bus
fig.19 Le desinenze in S
Secondo giorno. La seconda sequenza da memorizzare (vedi sezione Logica):
M S
fig.20 Le desinenze in M, S
Terzo giorno. La terza sequenza da memorizzare (le desinenze in Ua, Ia, A):
v I a
fig.21 Le desinenze in Ua, Ia, A
Quarto giorno. La quarta sequenza da memorizzare:
Ae I
fig.22 Le desinenze in Ae, I
Logica
Quinto giorno. La seconda sequenza da sciogliere:
M S
fig.23a La seconda sequenza
Um Uum Ium rum14 Um As Es Os Us
fig.23b La seconda sequenza una volta sciolta
Sesto giorno. La terza sequenza da sciogliere:
v I a
fig.24a La terza sequenza
Ua Ia a
fig.24b La terza sequenza una volta sciolta
14 Grammatici Latini (IV p. 356) «Quaecumque nomina ablativo casu singulari a vel o fuerint terminata genetivum
pluralem in quid mittunt? In rum, dativum et ablativum in is. Quaecumque nomina ablativo casu singulari e vel i
vel u fuerint terminata. Genetivum pluralem in quid mittunt? Si e correpta fuerit, in um; si producta, in rum; si i
fuerit, in ium; si u, in uum geminata u littera. Dativum et ablativum in quid mittunt? In bus omnia.»
11
15. Struttura
Settimo giorno. La quinta sequenza da memorizzare:
1 – Es Us 2 – Is bus
3 - M 4 - S
5 – v I a 6 – Ae I
fig.25 La sesta sequenza
Ottavo giorno. Le desinenze omografe dei nomi, di numero singolare e plurale sono:
declinazione con vocale in: a o e u
desinenze omografe: Ae I Es Us
fig.26 Le cinque vocali
12
17. IL PRONOME (di tipo non personale)
In trenta minuti si studieranno tutte le desinenze dei pronomi, tranne quelli di tipo
personale, sia di numero singolare che plurale.
Primi cinque minuti. Tutte le tabelle che seguono sono da leggere, non da studiare:
fig.28 Tavola I delle desinenze suddivise per tipo e caso
14
18. fig.29 Tavola II delle desinenze suddivise per tipo e caso
Successivi venticinque minuti. Le declinazioni dei pronomi di numero singolare
hanno lo stesso pattern (o schema ricorrente): desinenze VARIE in nominativo,
desinenze in S in genitivo, I in dativo, M oppure N in causativo ed in A oppure O in
ablativo (fig.30).
fig.30 Il pattern delle desinenze di numero singolare
Le desinenze dei pronomi di numero singolare nel caso genitivo sono sempre in US;
quelle in A nel caso ablativo sono sempre di genere femminile tranne nei pronomi
interrogativi dove sono di genere neutro; le desinenze di genere neutro nei casi
nominativo e causativo sono sempre VARIE: S I M O N A.
I pronomi di numero plurale hanno le stesse desinenze dei sostantivi con vocale
tematica in A, O ed I.
Tipi particolari sono le desinenze in eorun (+dem), earun (+dem) presenti nel caso
genitivo del pronome determinativo 'Idem' in tutti e tre i generi (cfr fig.30).
15
19. fig.31 L'uscita in genitivo del pronome determinativo 'idem'
IL PRONOME PERSONALE
I pronomi personali si declinano in modo diverso dagli altri tipi di pronome e non
hanno il numero plurale: «[..] hanno per la formazione del plurale un tema diverso dal
singolare (me-, no- e te-, vo-), il che non desta meraviglia se si pensa che 'nos' 'vos'
non sono veri plurali, perchè nos = 'noi', non vuol dire 'più io', ma 'io ed altri' e così
vos = 'voi', non vuol dire 'più tu', ma 'tu ed altri'.»15
fig.32 Tavola riassuntiva dei pronomi personali
15 Tantucci (p. 112)
16
20. BREVE APPARATO BIBLIOGRAFICO
Nicolas BEAUZÉE, Grammaire générale ou exposition raisonnée des éléments nécessaires du
langage, pour servir de fondement à l’étude de toutes les langues. Paris 1767
Gualtiero CALBOLI, Varrone e la teoria dei casi. In: Papers on grammar 6 edited by Gualtiero
Calboli. CLUEB 2001
Nicola FLOCCHINI, Terminologia grammaticale, analisi logica e didattica del latino. In: Tracciati -
Rivista alla ricerca della scuola, 12/12/1999
URL:http://www.graffinrete.it/tracciati/storico/anno99/
Probi Donati Servii qui feruntur De arte grammatica libri ex recensione Henrici Keilii In:
GRAMMATICI LATINI, vol. IV, Lipsiae Teubner 1864
Varro On the latin language. With an english translation by Roland G. KENT. London Heinemann,
1938
Daniela NOTARBARTOLO, La Didattica Breve nell’insegnamento del latino.
URL:http://www.rivistazetesis.it/la_didattica_breve_nell.htm Originariamente in: Zetesis 1998-1
Maria Luisa PORZIO GERNIA, Latin declension: a theoretical and methodological approach. In:
Papers on grammar 2 edited by Gualtiero Calboli. CLUEB 1986
Antonietta SCARANO, Storia grammaticale dell’aggettivo. Da sottoclasse di parole a parte del
discorso.
URL:http://lablita.dit.unifi.it/preprint/preprint-97coll01.pdf Ora in: Studi di Grammatica Italiana, a
cura dell’Accademia della Crusca, vol. XVIII, 1999
Daniel J. TAYLOR, Latin declensions and conjugations: from Varro to Priscian.
URL:http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/hel_07508069_1991_num_13_ 2
2334 Originariamente in: Histoire Épistémologie Langage, tome 13 fascic. 2, 1991 pagg 85-109
TANTUCCI, Note di grammatica storica. In: Danielli-Saccomanno-Tantucci,Grammatica latina per la
I e la II classe. Cappelli ed. 1961
VARRO De Lingua Latina X. A new critical text and English translation with prolegomena and
commentary by Daniel J. Taylor. Benjamins 1996
Alfonso TRAINA e Giorgio Bernardi Perini, Propedeutica al latino universitario. Patron (1972) 1998
Edoard VINEIS, Il latino. Il Mulino 2005 (estratto dal volume: Le lingue indoeuropee, a cura di A.
Giacalone Ramat e P. Ramat, Il Mulino 1993, pp. 289-348)
17