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AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA
POLICLINICO CONSORZIALE-BARI
U. O.di PSICHIATRIA “L. BINI”
Orlando Todarello
UNIVERSITA’ degli STUDI di BARI
DIPARTIMENTO di SCIENZE
NEUROLOGICHE e PSICHIATRICHE
Bari, 12 dicembre 2009
MOBBING
Definizione 1
Mobbing:
 Parola derivante dal verbo del vocabolario
anglosassone “to mob”, che significa assalire,
malmenare, attaccare tumultuosamente; dal latino
“mobile vulgus” movimento della gentaglia.
 Il termine mobbing si riferisce pertanto ad un
comportamento che ha lo scopo di allontanare il singolo
dalla comunità.
 È un fenomeno di frequente osservazione in “etologia”.
Konrad Lorenz (1961)
 Si tratta di un comportamento strategico che può
verificarsi anche sul luogo di lavoro (Heinz Leymann
1984), dove viene utilizzato per allontanare soggetti
indesiderati per varie ragioni
Violenza psicologica
Terrorismo psicologico
Bullismo
Molestia morale
Molestie sessuali
Abuso lavorativo
Spadroneggiamento
Ostilità cronica sul lavoro
Aggressione aziendale
Violenza tra parigrado
Amministrazione bruta
Vittimizzazione
Violenza leggera
Definizione 2
Tipi e fasi del Mobbing 1
Tipi di Mobbing:
 Il mobber, ovvero l’autore del mobbing, può essere sia un singolo
soggetto, sia un gruppo di individui; sia un pari grado (mobbing
orizzontale) sia un superiore (mobbing verticale).
 Forme di mobbing esercitate dal basso verso l’alto.
 Forme di doppio mobbing (superiore – dipendente – famiglia
 Il soggetto “mobbizzato” vive una prima fase caratterizzata da
ansia reattiva nel tentativo di impostare una strategia difensiva
 Qualora questa risultasse infruttuosa l’ansia reattiva lascia il posto
ad una sensazione di inadeguatezza ed alla tendenza all’auto-
isolamento, fino ad arrivare alla franca depressione.
Fasi del Mobbing:
 È quindi necessario tracciare una netta distinzione tra il
semplice disagio lavorativo ed i veri e propri fattori
patogeni.
 Il disagio lavorativo è la percezione negativa, puramente
soggettiva, che un lavoratore può avere di alcune situazioni
presenti sul luogo di lavoro, senza per questo sviluppare
patologie suscettibili di inquadramento nosologico.
 È di fondamentale importanza non confondere il fattore di rischio
(azione vessatoria) con la patologia ad esso conseguente
(disturbi psichici).
 Per essere ritenuti affetti da disturbi psichici da costrittività
lavorativa non è sufficiente essere vittime di una situazione
vessatoria ingiustificata, occorre anche avere sviluppato la
patologia conseguente.
Tipi e fasi del Mobbing 2
Epidemiologia del Mobbing
L’OMS ha indicato la prevalenza delle molestie
morali sui luoghi di lavoro nel 2000 in Europa pari al
10%. In altre parole 1 persona su 10 sarebbe
vittima di azioni potenzialmente mobbizzanti.
-il 55% sono donne
-prevale negli ultra45 enni
Tra i settori lavorativi più interessati dal problema vi
sarebbero la pubblica amministrazione, la difesa, la
sanità, la scuola etc.
Le ricadute del Mobbing sulla persona
Può causare importanti effetti negativi sulla salute delle persone
Ha le caratteristiche di uno stressors con potenzialità di generare una
risposta di stress negativo e cronico: intensità , intenzionalità , durata
nel tempo, cambiamento continuo generano una risposta di stress
cognitiva, emozionale, comportamentale, fisica e biologica
Il mobbing non è una malattia: è un condizione lavorativa estrema
 Sulla persona: patologie organiche e psicopatologiche
 Sulla famiglia: conflitti familiari, isolamento sociale
 Sul lavoro: aum. infortuni, aum. assenze per malattia, più
errori
 Sulla collettività: aum. costi sanitari, aum. costi
previdenziali, aum. comportamenti devianti
Conseguenze del Mobbing
 Fattori soggettivi
 Fattori determinati dalla
organizzazione
aziendale
Le cause del Mobbing
• Vulnerabilità allo stress
• Conflitti interpersonali
• Difese inadeguate
• Tratti di personalità
• Relazioni interpersonali alterate
• Progettazione
• Organizzazione
• Ruoli lavorativi
• Struttura di potere
• Gestione del lavoro
• Contesti ambientali e sociali
• Clima relazionale
STRESS
Outcomes fisici
Outcomes
psico-emozionali
Outcomes
comportamentali
Effetti dello stress lavorativo
•Improvvise tachicardie
•Tensioni muscolari, dolori cronici muscolari, rigidità articolari
•Digestione difficoltosa, nausea
•Insonnia, peggioramento quanti‐qualitativo del sonno
•Pressione arteriosa con valori fuori range
•Stanchezza inspiegabile con cali di energia durante la giornata
•Raucedine
•Tic e tremori alle mani
•Frequenti emicranie
•Predisposizione a influenze, raffreddori, allergie, dermatiti, asma, gastriti,
ulcere, ecc…
•Improvvise variazioni della temperatura corporea
•Improvvise sudorazioni
•Respiro affannoso
•Concentrazione e attenzione ridotta
•Memoria meno pronta
•Nervosismo ed irritabilità
•Stato ansioso ed apprensivo costante
•Crisi d’identità
•Crisi depressive e di pianto, autocommiserazione
•Tendenza a fantasticare
•Autocritica esagerata
•Pessimismo e cattivo umore
•Indecisione e insicurezza
•Irrequietezza motoria
•Impulsività crescente
•Diffidenza
•Capacità di giudizio ridotta ed aumento degli errori
•Impazienza,suscettibilità
•Voglia di isolarsi e/o non frequentare gli altri
•Difficoltà crescenti nei rapporti personali
•Assuefazione ad alcool, fumo, e/o altre sostanze
•Disturbi del comportamento alimentare: attacchi bulimici, episodi anoressici
Durata, Frequenza, Intensità
Difese psichiche della vittima
Sindrome del mobbing
Dalle azioni mobizzanti alla malattia
STRESS
MOBBING
o
BURN OUT
Segnali di disagio
della vita
organizzativa:
DSM IV
• Disturbi Correlati a Sostanze
• Schizofrenia e altri Disturbi Psicotici
• Disturbi dell'Umore
• Disturbi d'Ansia
• Disturbi Somatoformi
• Disturbi Fittizi
• Disturbi Dissociativi
• Disturbi Sessuali e della Identità di Genere
• Disturbi dell'Alimentazione
• Disturbi del Sonno
• Disturbi del Controllo degli Impulsi
• Disturbi dell'Adattamento
• Disturbi di Personalità
Patologie da mobbing
Patologie da mobbing
Le due patologie riconosciute come possibile conseguenza
di costrittività organizzativa sui luoghi di lavoro sono:
Il disturbo dell’adattamento cronico
(categoria residua usata per descrivere i quadri clinici che costituiscono una
risposta ad un fattore stressante identificabile e non soddisfano i criteri per un
altro disturbo specifico in Asse I)
Il disturbo post traumatico cronico da stress
(disturbo d’ansia)
DIAGNOSI DIFFERENZIALE:
Il Disturbo dell'Adattamento, il Disturbo Post-traumatico da Stress, e il Disturbo
Acuto da Stress richiedono tutti la presenza di un fattore psicosociale stressante. Il
Disturbo Post-traumatico da Stress e il Disturbo Acuto da Stress sono caratterizzati
dalla presenza di un fattore stressante estremo e da una specifica costellazione di
sintomi. Al contrario, il Disturbo dell'Adattamento può essere innescato da un
fattore stressante di qualsiasi gravità e può comprendere un'ampia gamma di
possibili sintomi.
Disturbo dell’Adattamento 1
Secondo il DSM IV°, siamo di fronte ad un Disturbo
dell’Adattamento quando una persona presenta le
seguenti condizioni:
a) lo sviluppo di sintomi emotivi o comportamentali in risposta ad uno o
più fattori stressanti identificabili che si manifestano entro 3 mesi
dall’insorgenza degli stessi;
b) tali sintomi debbono essere clinicamente significativi (marcato disagio
che va al di là di quanto prevedibile in base all’esposizione al fattore;
compromissione del funzionamento sociale o lavorativo);
c) l’anomalia legata allo stress non soddisfa i criteri per un altro disturbo
specifico e non rappresenta solamente un aggravamento di una
preesistente condizione;
d) i sintomi non corrispondono ad un lutto;
e) una volta cessata la persistenza del fattore stressante (o delle sue
conseguenze) i sintomi non persistono per oltre 6 mesi.
Disturbo dell’Adattamento
I Disturbi dell’Adattamento sono codificati in
base al sottotipo che è scelto secondo i sintomi
predominanti:
 Con umore depresso
 Con ansia
 Con ansia ed umore depresso misti
 Con alterazione della condotta
 Non specificato
Se l’alterazione dura meno di 6 mesi il disturbo
viene definito “acuto”
Se l’alterazione dura più di 6 mesi il disturbo
viene definito “cronico”
Disturbo Post Traumatico da Stress 1
La diagnosi di Disturbo Post Traumatico da
Stress si pone nel momento in cui:
a) la persona è stata esposta ad un evento traumatico nel
quale erano presenti le seguenti caratteristiche:
 la persona ha vissuto, assistito o si è confrontata con
un evento/i che hanno implicato morte, o minaccia di
morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica
propria o di altri.
 la risposta della persona comprendeva paura intensa,
sentimento di impotenza o di orrore.
Disturbo Post Traumatico da Stress 2
La diagnosi di Disturbo Post Traumatico da
Stress si pone nel momento in cui:
b) l’evento traumatico viene rivissuto persistentemente in uno
(o più) dei seguenti modi:
 ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento
(immagini, pensieri e percezioni);
 sogni spiacevoli dell’evento ricorrenti;
 agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse
ripresentando;
 disagio psicologico di fronte a fattori che assomigliano
o simbolizzano l’evento.
Disturbo Post Traumatico da Stress 3
La diagnosi di Disturbo Post Traumatico da
Stress si pone nel momento in cui:
c) Viene praticata una condotta di evitamento persistente degli
stimoli associati con il trauma e vi è una attenuazione della
reattività generale (almeno tre dei seguenti elementi):
 evitamento di pensieri, sensazioni o conversazioni
associate con il trauma;
 evitamento di attività, luoghi o persone che evochino
ricordi inerenti al trauma;
 incapacità di ricordare qualche aspetto del trauma;
Disturbo Post Traumatico da Stress 4
La diagnosi di Disturbo Post Traumatico da Stress
si pone nel momento in cui:
c) Viene praticata una condotta di evitamento persistente degli
stimoli associati con il trauma e vi è una attenuazione della
reattività generale (almeno tre dei seguenti elementi):
 riduzione di interesse e partecipazione in attività;
 distacco ed estraneità verso gli altri;
 affettività ridotta (incapacità di provare sentimenti);
 pessimismo per le prospettive future (carriera, matrimonio, figli,
durata della vita).
d) Sintomi persistenti tra cui almeno due dei seguenti:
 difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno;
 irritabilità o scoppi di collera;
 difficoltà a concentrarsi;
 ipervigilanza;
 esagerate risposte d’allarme.
Disturbo Post Traumatico da Stress 5
La diagnosi di Disturbo Post Traumatico da Stress si
pone nel momento in cui:
e) La durata del disturbo è superiore a 1 mese.
f) Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione nel
funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.
Se l’alterazione dura meno di 3 mesi il disturbo viene
definito “acuto”
Se l’alterazione dura più di 3 mesi il disturbo viene
definito “cronico”
Se l’esordio dei sintomi avviene almeno 6 mesi dopo
l’evento stressante il disturbo viene definito “ad esordio
ritardato”.
Operatori sanitari implicati nella
diagnosi di mobbing
Le figure del team di lavoro che partecipano al
processo diagnostico sono:
 Medico del lavoro
 Psicologo del lavoro
 Psichiatra
 Medico del servizio di medicina del
lavoro dell’ASL di competenza (Organo
di vigilanza)
Il Medico del Lavoro
Primo compito del Medico del Lavoro è accertarsi che vi
sia stato effettivamente mobbing nei confronti di un
soggetto.
Passo successivo è dimostrare il nesso di causalità fra
le eventuali patologie riportate e le azioni mobbizzanti
subite.
Qualora fosse dimostrato il nesso causale tra fattori di
rischio e patologia sviluppata si potrà parlare di
patologia professionale.
A differenza degli altri fattori di rischio professionale
(fisici, chimici, biologici), individuabili e quantificabili
oggettivamente, per i fattori di rischio da mobbing non
esiste uno strumento di misura. Risultano pertanto
sfuggenti e non quantificabili.
Ruolo dello psichiatra e dello psicologo
Il Medico del Lavoro deve partire dalla valutazione
clinica formulata da personale specializzato (psichiatra
e psicologo).
Allo psichiatra spetta la formulazione di:
Diagnosi
Piano terapeutico
Farmaco- e psico-terapia
Allo psicologo spetta:
Valutazione dei fattori di rischio (sociali e psicologici)
Valutazione psicologica e psicopatologica (test)
Psicoterapia
LO STRESS
Reazioni umane agli eventi ambientali
(Han Selye)
Lo stress è una sindrome di adattamento a degli
stressor (sollecitazioni).
Lo stress
Rappresentazione dei correlati biologici della rabbia
Il tipo di trasportatore della
serotinina con cui si nasce
determina il modo con cui
si processano gli stimoli
della paura e la risposta
allo stress.
Gli individui che sono
portatori della variante s
del gene per il SERT sono
più vulnerabili agli effetti
dell’ansia e dello stress.
Quelli portatori della
variante l sembrano essere
più resistenti.
I portatori mostrano una
aumentata attività
dell’amigdala in risposta
agli stimoli di paura (facce
impaurite), presentano
disturbi dell’umore o di
ansia dopo stress ripetuti
e atrofia cerebrale dopo
esposizione allo stress
cronico.
Genetica della serotonina ed eventi stressanti
Comportamento materno come “programmatore” della risposta allo
stress dei figli (Meaney et al. 1988)
Plasma
Maternal Licking and grooming
Corticostero
ne
PlasmaACTH
Maternal Licking and grooming
CRmRNA
Hippocampal cell field
I figli di madri che curano molto
hanno bassi livelli di ormoni dello stress
I figli di madri che curano molto
hanno maggiore concentrazione
ippocampale di
recettori per gli ormoni
glucocorticoidi
Juvenile emotional experience alters synaptic composition in the rodent
cortex, hippocampus, and lateral amygdala
(Poeggel e al. 2003)
Ansia:la Legge di Yerkes-Dodson
Ansia
Fisiologica Patologica
DISTURBI SOMATOFORMI
IL PROBLEMA PSICHE/SOMA
PSICHE
SOMA
LIVELLLO
MOLECOLARE
LIVELLO BIOCHIMICO
LIVELLO TISSUTALE
LIVELLO MACROSCOPICO
PROSPETTIVA
PSICODINAMICA
PROSPETTIVA
RELAZIONALE
PROSPETTIVA
COMPORTAMENTALE
PARADIGMA CARTESIANO
SITUAZIONE ATTUALE
NUOVO PARADIGMA
IL PROBLEMA PSICOSOMATICO
SITUAZIONE PRECARTESIANA
SINTOMI NON ATTRIBUIBILI A
SPECIFICHE MALATTIE
 Comuni: 20-25% dei pazienti del MMG
 Persistenti: 75% continua ad avere sintomi dopo 10 aa.
dall’esordio
 Livelli di disabilità elevata, superiore a quella di condizioni
mediche importanti
 Caratteristiche comuni alle varie sindromi: genere F, presenza
di disturbi d’ansia o depressivi, storia di maltrattamento/abuso
infantile
 Complessa gestione, interventi medici spesso inefficaci
 Sovrapposizione fra le sindromi funzionali sia in termini di
criteri diagnostici che in termini di comorbidità
DENOMINAZIONI DEI SINTOMI SOMATICI NON
ATTRIBUIBILI A SPECIFICHE MALATTIE
Non spiegabile con una condizione medica
Termine semplicemente operazionale, ma con il potenziale svantaggio di suggerire che
le spiegazioni psicologiche e psicofisiologiche non sono mediche
Funzionale
In origine indicava un disturbo delle funzione piuttosto che della struttura corporea. Ora
spesso è usato in senso svalutativo per indicare “è tutto nella mente”
Somatizzazione
Termine di largo impiego per indicare un problema psicologico espresso
somaticamente. Sarebbe meglio limitarlo ai casi in cui i sintomi somatici esprimono
disturbi emozionali
Conversione
Usato in modo specifico per riferirsi a perdita di funzioni. Come la somatizzazione,
implica (perlopiù senza valida evidenza) che i sintomi sono dovuti alla “conversione“ di
problemi psicologici
Somatoforme
Categoria diagnostica del DSM e dell’ICD. Intende essere puramente descrittiva, ma
ovviamente è connessa al concetto di somatizzazione
CLASSIFICAZIONE DEI SINTOMI MEDICI
INSPIEGABILI
Sindromi somatiche
funzionali
Disturbi
somatoformi
Componente somatica
dei disturbi psichiatrici
Specialità Sindrome Somatica Funzionale
Gastroenterologia Sindrome del colon irritabile
Reumatologia Fibromialgia
Neurologia Cefalea di tipo tensivo
Cardiologia Dolore toracico non cardiaco
Ginecologia Dolore pelvico cronico
Malattie infettive Sindrome da fatica cronica
Pneumologia Sindrome da iperventilazione
Odontoiatria Disfunzione temporo-mandibolare
Otorinolaringoiatria Acufeni
Allergologia Sensibilità chimica multipla
Tratto da: Wessely et al., 1999
SINDROMI SOMATICHE FUNZIONALI
NELLE DIVERSE SPECIALISTICHE
1. Disturbo di Somatizzazione: complesso polimorfo di sintomi di
lunga durata
2. Disturbo di Conversione: sintomi o deficit delle funzioni
sensomotorie che suggeriscono un problema neurologico
3. Disturbo Algico (da Dolore Somatoforme): il sintomo essenziale è il
dolore fisico accompagnato clinicamente da fattori psicologici
ritenuti importanti per spiegarlo
4. Ipocondria: il sintomo principale è qui di natura cognitiva poiché il
soggetto teme irrealisticamente di avere una malattia in base ad una
soggettiva misinterpretazione di sensazioni somatiche
5. Disturbo da Dismorfismo Corporeo: anche in questo caso si tratta
di un sintomo cognitivo dato dalla eccessiva preoccupazione per
un difetto immaginario della propria immagine fisica
6. Disturbo Somatoforme Indifferenziato: dato da medically
unexplained symptoms della durata di almeno 6 mesi ma che non
raggiungono la soglia dei criteri per il Disturbo di Somatizzazione
7. Non Altrimenti Specificato: disturbi di somatizzazione che non
soddisfano i criteri per alcun altro Disturbo Somatoforme
DSM-IV
Disturbi somatoformi
ICD-10
DISTURBI SOMATOFORMI
•Disturbo di somatizzazione
•Disturbo somatoforme indifferenziato
•Disturbo ipocondriaco
(include il Dist. da dismorfismo corporeo)
•Disfunzioni somatoformi autonomiche
(sintomi fisici che coinvolgono il SNV: cardiovascolari,..)
•Disturbo da persistente dolore somatoforme
•Altri disturbi somatoformi
(non mediato dal SNA: prurito, disfagia,..)
•Disturbo somatoforme non specificato
•I disturbi somatof. sono il più frequente disturbo mentale visto dal
MMG: 10-15% della popolazione ambulatoriale. (Kroenke K 2006)
•La compromissione funzionale conseguente ai Dist. Som. è simile a
quella generata da depressione e dist. d’ansia (de Waal MW 2004)
•Inducono un eccessivo ricorso al SSN . Negli USA il costo è stato
stimato in $100 billioni annuali (Barsky AJ 2005)
•Vi è un grande scetticismo sulla possibilità di trattamento,
soprattutto da parte dei MMG, in confronto ad altri dist. come l’ansia
e la depressione
•Sono sostanzialmente trascurati dalla psichiatria generale e in
molti paesi le cure per questi disturbi sono limitate o non vengono
fornite (Bass C, 2001)
DISTURBI SOMATOFORMI:
CARATTERISTICHE
DMS IV: CONSIDERAZIONI CRITICHE
SUI DISTURBI SOMATOFORMI (1)
• Approccio dichiaratamente dualistico
la diagnosi è basata sull'esclusione di cause organiche
• Scarsa affidabilità della diagnosi di disturbo somatoforme
un paziente con Disturbo Somatoforme può essere diagnosticato in modo molto
diverso per gli stessi sintomi
• I disturbi somatoformi non rappresentano la realtà clinica
prevalenza dei disturbi di somatizzazione secondo i criteri DSM-IV fra lo 0.2% ed
il 2% è quanto meno sottostimata
• I criteri diagnostici si basano sulla regola di gerarchizzazione
psicopatologica
i disturbi somatoformi, pur rientrando nell'Asse I, non sono collocati sullo stesso
livello degli altri disturbi di Asse I poiché la presenza di un'altra categoria di
questo Asse viene giudicata gerarchicamente sovraordinata rispetto ai sintomi
somatoformi
DMS IV: considerazioni critiche
sui disturbi somatoformi (2)
• I disturbi somatoformi sono disturbi di personalità?
le sindromi somatoformi difficilmente possono essere giustificate se non
concepite come varianti sintomatologiche di alterazioni dell'organizzazione di
personalità, se si tiene conto del fatto che espressione delle emozioni, fattori
cognitivi, percezione del proprio corpo, stili di coping e schemi di comportamento
sono direttamente incluse nel processo di manifestazione dei sintomi
• Scarsa stabilità nel tempo dei disturbi somatoformi
studio di Simon e Gureje: (1995) oltre un terzo dei pazienti non soddisfacevano i
criteri DSM-IV ed ICD-10 di disturbi somatoformi ad un anno di distanza,
dimostrando l'elevata instabilità di queste diagnosi
• Disomogeneità delle categorie somatoformi
filosofia diagnostica strettamente incentrata sui sintomi ma per alcune condizioni
cliniche si sono dovuti adottare criteri quasi etiologici
VERSO IL DSM V: PROBLEMI APERTI
•approccio più etiologico ai disturbi somatoformi
•focus sulle sindromi in senso dimensionale più che
categoriale
•modificazione della definizione dei criteri e soprattutto delle soglie
diagnostiche
•problemi di affidabilità
•validità ed utilità delle categorie diagnostiche
Kroenke e Spitzer (1997)
•Multisomatoform Disorder (MSD)
•Migliorare l’accuratezza diagnostica del Disturbo Somatoforme
Indifferenziato fornendo criteri meno restrittivi del Disturbo di
Somatizzazione e meno sovra-inclusivi del Disturbo Somatoforme
Indifferenziato del DSM-IV
•I primi dati hanno mostrato che il MSD ha una prevalenza dell’8%
mentre il Disturbo Somatoforme Indifferenziato ha una prevalenza del
4% e le altre sindromi della categoria dei Disturbi Somatoformi sono
meno dell’1%.
• Escobar (1998)
• Kroenke e Spitzer (1997)
• Diagnostic Criteria for Psychosomatic
Research (DCPR) (1995)
• Mayou (2006)
Escobar (1998)
•Somatic Symptom Index (SSI)
(si tratta di un indice ridotto (abridged) di somatizzazione,
costituito su alcuni items della Diagnostic Interview
Schedule)
•20% di soggetti positivi su 1.456 pazienti di primary care
(contro la scarsissima prevalenza del Disturbo di
Somatizzazione definito dal DSM-IV che ha una prevalenza
di 0.4-0.7%)
Criteri per i Multisomatoform Disorder (MSD)
• Almeno 3 sintomi somatici attualmente presenti
• I sintomi somatici non sono spiegati dal punto di
vista medico o, se è presente una condizione
medica, sono eccessivi rispetto a quanto ci si
attende
• I sintomi causano disagio clinicamente
significativo o disfunzione psicosociale
• Il paziente presenta una storia di almeno 2 anni
di sintomi somatici inspiegabili dal punto di vista
medico, anche se i singoli sintomi specifici
possono variare
• I sintomi non fanno parte di un disturbo di Asse I
• I sintomi non sono intenzionalmente prodotti o
simulati
Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research DCPR
(1995)
Strategia:
Viene adottata una strategia diversa: tentare di tradurre le
caratteristiche psicologiche osservate in varie patologie
mediche in criteri diagnostici tali da poter essere studiati
in tutti i disturbi medici
I DCPR sono attualmente sotto indagine ed i risultati
preliminari indicano che essi riescono ad individuare circa
il doppio delle condizioni cliniche rispetto al DSM-IV, ossia
che moltissime condizioni cliniche descritte nella
letteratura psicosomatiche sono presenti all’osservazione
tramite DCPR ma sfuggono ad un’indagine condotta
tramite il DSM-IV
VERSO IL DSM-V: PROPOSTE (1)
DIAGNOSTIC CRITERIA FOR PSYCHOSOMATIC
RESEARCH (DCPR) (1995)
• Alexithymia
• Comportamento di Tipo A
• Umore Irritabile
• Demoralizzazione
• Fobia di Malattia
• Ansia per la Salute
• Tanatofobia
• Diniego di Malattia
• Sintomi Somatici Funzionali
• Somatizzazione Persistente
• Sintomi di Conversione
• Reazione da Anniversario
Caratteristiche psicologiche
e di personalità
Differenti aspetti del
comportamento anormale di
malattia
Condizioni cliniche maggiormente
centrate sulla presentazione di
sintomi di somatizzazione
UTILITÀ CLINICA DEI DCPR (PORCELLI P - TODARELLO O, 2008)
1. Nei pazienti con Disturbi Gastrointestinali Funzionali (FGID), i criteri DCPR sono in grado
di individuare dimensioni psicologiche e/o psicopatologia subsindromica non identificati
dalle categorie del DSM-IV
a. Le categorie DCPR sono circa il doppio delle diagnosi DSM - IV
b. I pazienti non identificati dai DCPR sono molto meno di quelli non identificati
dal DSM-IV
c. I pazienti identificati dai DCPR ma non dal DSM-IV sono molto maggiori
rispetto a quelli identificati dal DSM-IV ma non dai DCPR
2. Le sindromi DCPR maggiormente prevalenti nei pazienti con FGID sono alessitimia,
somatizzazione persistente, sindromi somatiche funzionali secondarie a un disturbo
psichiatrico e demoralizzazione
3. Le categorie DCPR sono in grado di predire l'esito del trattamento
a. I pazienti che non rispondono al trattamento usuale hanno condizioni
psicosomatiche più severe, ossia vengono identificati da più di una categoria
DCPR
b. Alessitimia e somatizzazione persistente sono in grado di predire il non
miglioramento dopo aver effettuato il trattamento
c. L’ansia per la salute è in grado di predire il miglioramento in seguito al
trattamento
d. La demoralizzazione è una condizione comune a tutti i pazienti e, in quanto
tale, non risulta predittiva di esito del trattamento
Verso il DSM-V: proposte (2)
Proposta "minima": riduzione delle diagnosi somatoformi
Hiller and Rief (2005) hanno proposto: 1.riduzione delle categorie diagnostiche a
polisintomatiche (sintomi somatici multipli riferiti a differenti sistemi di organi),
monosintomatiche (una sola tipologia di sintomi, come ad esempio il dolore) e
ipocondriache (livelli severi di paura e convinzione di avere una malattia grave); 2.
introduzione di una categoria intermedia fra disturbo di somatizzazione e disturbo
somatoforme indifferenziato, come l’Abridged Somatization Disorder (Disturbo di
Somatizzazione Ristretta) o il Multisomatoform Disorder (Disturbo
Multisomatoforme); 3. differenziazione dei sintomi per gravità sulla base del fatto
che il paziente assume farmaci ed effettua visite mediche per i sintomi ed ha
modificato il suo stile di vita; 4. introduzione di sotto-tipologie diagnostiche come
with illness behavior (con comportamento di malattia), chronic somatizer (con
somatizzazione cronica) e with low acceptance of psychophysiological factors
(con scarsa accettazione dei fattori psicofisiologici
Proposta "massima": abolizione dei disturbi somatoformi
Mayou et al. (2005) hanno avanzato la proposta estrema di abolire
completamente la rubrica dei disturbi somatoformi dal DSM-V e ridistribuire nei
vari assi del DSM-V le sindromi attualmente raggruppate nel disturbi somatoformi
•Ipocondria > Disturbo di ansia per la salute > Disturbi d’ansia (Asse I)
•Disturbo di dismorfismo corporeo > Disturbi d’ansia
•Disturbo di somatizzazione > combinazione tra Disturbo di Personalità
(Asse II) e Disturbi d’ansia o dellUmore (Asse I)
•Sintomi e Sindromi somatiche funzionali > Condizioni mediche
generali (Asse III)
•Disturbo algico > Condizioni mediche generali (Asse III)
•Sintomi dissociativi e di conversione > entità nosografica indipendente
•Maggiore ricorso alla categoria in Asse I “Fattori psicologi che influenzano
una condizione medica” (depressione in IMA, pattern comportamentale di
tipo A in disturbi coronarici, ecc)
DISTURBI SOMATOFORMI:
PRINCIPI DI TRATTAMENTO (1)
 La maggior parte di questi pazienti possono essere trattati dal
loro medico curante
 Spesso l’invio allo psichiatra viene rifiutato ed interpretato
come mancata comprensione da parte del curante oppure
come essere considerati “pazzi” e “scaricati”
 Ruolo dello psichiatra
› Consulenza specialistica
› Discussione del caso con il MMG
› Collaborazione e cura condivisa in casi “difficili”
› Gestione dei casi con disturbi psichiatrici preminenti
(depressione, idee deliranti)
DISTURBI SOMATOFORMI:
PRINCIPI DI TRATTAMENTO (2)
• Spesso la relazione fra medico e paziente con disturbi
somatoformi è difficile ed intricata
• Il paziente può avere inizialmente uno stile seduttivo ed
idealizzare il medico
• Il medico può pensare di poter risolvere i problemi del
paziente (fantasie di onnipotenza)
• Timore del medico di non riconoscere una malattia fisica
• Non infrequentemente il medico vede frustrati e/o sabotati i
tentativi diagnostici e terapeutici ed il paziente continua ad
avere sintomi
• Insoddisfazione reciproca, ostilità e rivendicazioni del
paziente (medico poco interessato o incapace), espulsione
da parte del medico (“è un rompiscatole!”)
La relazione medico / paziente
DISTURBI SOMATOFORMI:
PRINCIPI DI TRATTAMENTO (3)
 Stabilire una buona alleanza terapeutica
 Porsi obbiettivi realistici: aiutare il paziente a convivere con i sintomi,
non aspettarsi rapidi cambiamenti
 Porsi come riferimento unico per il paziente, evitare il doctor shopping,
le procedure diagnostiche inutili, tratt. farmacologici non necessari
 Programmare visite regolari ogni 2-6 settimane: riduce la “ricompensa”
per nuovi sintomi o peggioramento, rassicura il paziente circa
l’interesse del medico (presa in carico a lungo termine, no espulsione)
 Interpretare l’insorgenza di nuovi sintomi (o peggioramento degli
esistenti) come comunicazione emotiva piuttosto che possibile
malattia
 Aspettare, se possibile, ad effettuare nuove procedure diagnostiche o
interventi farmacologici in caso di nuovi sintomi
 Informare i familiari più prossimi del piano di trattamento
 Se necessario: motivare il paziente a vedere uno psichiatra per una
valutazione oppure discutere il caso con uno psichiatra
Modello di cura a gradini per sintomi e disturbi somatici
funzionali (modificato da Henningsen et al., 2007)
3b
Casi severi,
complicati
3a
Casi severi,
non complicat
2b
Casi moderati,
complicati
2a
Casi moderati,
non complicati
1
Casi lievi
DIST.SOMATOFORMI:
PSICOTERAPIA E ALTRI INTERVENTI
• Psicoterapia dinamica
– Ad orientamento supportivo
• Psicoterapia cognitivo-comportamentale
– Explanatory Therapy per l’ipocondria
• Tecniche di rilassamento, bio-feed-back
DISTURBI SOMATOFORMI:
TERAPIA FARMACOLOGICA (1)
 Utilizzare come prima scelta farmaci con elevata tollerabilità (SSRI,
antidepressivi atipici)
 Iniziare con dosaggi molto bassi (1/4 di cpr o 2-3 gtt o ½ misurino di
soluzione), titolare molto lentamente
 Spiegare chiaramente gli effetti collaterali che potrebbero verificarsi
e le procedure di sicurezza
 Lasciare al paziente un recapito per un facile contatto in caso di
problemi (eventualmente programmare già contatti telefonici)
 In caso di effetti collaterali indagare la effettiva relazione con il
farmaco, se possibile attendere prima di modificare la terapia
 Evitare, per quanto possibile, farmaci che possano indurre abuso
(benzodiazepine, analgesici)
› In caso di utilizzo, programmare brevi cicli (max 4-6 settimane) a
dosi basse e monitorare attentamente
DISTURBI SOMATOFORMI:
TERAPIA FARMACOLOGICA (2)
 Antidepressivi
› Razionale: patologia ansioso-depressiva sottostante, azione
sulle vie del dolore
› SSRI: più tollerabili (dosaggi standard)
› TCA: elevata efficacia sul dolore (amitriptilina a basse dosi)
 Neurolettici
› Razionale: azione sul tratto gastrointestinale, sintomi
ansiosi
› Benzamidi (amisulpiride, levosulpiride, a dosi fra 50 e 100
mg/die)
Disturbi somatoformi:
Terapia farmacologica (3)
 Meta-analisi di 94 studi sul trattamento di sintomi medici inspiegabili e sindromi
funzionali (O’Malley et al., J Fam Pract 1999)
 Meta-analisi di 11 studi sul trattamento con antidepressivi (in prevalenza TCA) dei
disturbi gastrointestinali funzionali (Jackson et al., Am J Med 2000)
 Meta-analisi di 13 studi sul trattamento con antidepressivi (tutti) su fibromialgia
(O’Malley et al., J Gen Intern Med 2000)
 Meta-analisi di 38 studi sul trattamento con antidepressivi (tutti) su cefalea
tensionale o emicrania (Tomkins et al., Am J Med 2001)
 Meta-analisi di 9 studi sul trattamento con antidepressivi (tutti) sulla lombalgia
cronica (Salerno et al., Arch Intern Med 2002)
 4 Studi Clinici Randomizzati (Kroenke et al., Psychosom. Med., 2007
Effetto positivo degli antidepressivi su questi disturbi rispetto al
placebo dimostrato in numerosi studi:
Effetto indipendente dalla depressione ?
Efficacy of Treatment for Somatoform Disorders: A Review of
Randomized Controlled Trials (K. KROENKE, 2007)
Disturbo CBT Antidepressivo* Altre terapie°
• Disturbo di somatizzazione 1/1 2/3
• Disturbo somatoforme sottosoglia 1/1 3/4 3/4
• Sintomi medici non spiegabili 3/5 1/5
• Ipocondria 4/4 1/1
• Disturbo di conversione 1/3
• Body dysmorphic disorder 2/2 1/1
Total 11/13 4/5 8/16
Studi positivi / totali
Risultati di 34 Studi Clinici Randomizzati sui Disturbi Somatoformi in 3922 pazienti
* Opipramol, Fluoxetina, Venlafaxina,Hypericum
°Ipnosi, Intenzione paradossa, Explanatory therapy, Psicoterapie non-CBT,
Consultazione psichiatrica, Training del MMG
Conclusioni
⊚ E’ stata stabilita l’efficacia dei trattamenti per tutti i disturbi
somatoformi, tranne il disturbo di conversione ( positivo 1 studio su 3)
e il Disturbo algico (nessuno studio effettuato)
⊚ La CBT è il trattamento con maggiore evidenza di efficacia.
Per gli antidepressivi vi sono evidenze preliminari ma non conclusive
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
 Elevata prevalenza di sintomi medici inspiegabili e di
disturbi somatoformi in medicina generale e specialistica
 Quadri clinici spesso sovrapponibili
 Necessità di una terminologia meno ambigua
 Necessità di una nuova classificazione
 Si tratta di disturbi cronici ed estremamente disabilitanti
 E’ necessaria una attenta gestione clinica a lungo
termine, eventualmente in collaborazione con lo
psichiatra
 Individuare un medico di riferimento
 Gli antidepressivi possono essere utili (specie se
presente dolore)
 L’uso di benzodiazepine e gli analgesici dovrebbe essere
valutato attentamente e limitato al minimo necessario
 I pazienti con disturbi somatoformi possono ammalarsi di
malattie fisiche
DISTURBI D’ANSIA
ANSIA
PAURA SENZA OGGETTO
• Ansia di stato “Una sezione cross-temporale del
flusso emotivo della vita di una persona, composto
di tensione, apprensione, nervosismo,
preoccupazione e attivazione (arousal) del sistema
nervoso autonomo”
• Ansia di tratto “Propensione relativamente stabile a
provare ansia, cioè, le differenze tra gli individui
nella tendenza a percepire situazioni stressanti
come pericolose o minacciose”
EMOZIONI
Nella “paura”, il sangue fluisce verso i grandi muscoli
scheletrici, ad esempio quelli delle gambe, rendendo così
più facile la fuga e al tempo stesso facendo impallidire il
volto, momentaneamente meno irrorato. I circuiti dei
centri cerebrali preposti alla regolazione della vita
emotiva scatenano un flusso di ormoni che mette
l'organismo in uno stato generale di allerta,
preparandolo all'azione e fissando l'attenzione sulla
minaccia che incombe per valutare quale sia la risposta
migliore.
RAPPRESENTAZIONE DEI CORRELATI BIOLOGICI DELLA RABBIA
PREVALENZA DEI DISTURBI MENTALI
COMUNITA’ MMG OG
TUTTI I DISTURBI 16% 21-26% 30-60%
DEPRESSIONE 2-6% 5-14% >15%
ANSIA 0.5% 11%
SOMATIZZAZIONE 0.1-0.5% 2.8-5% 2.9%
DELIRIUM 15-30%
ABUSO DI SOSTANZE 2.8% 10-30% 20-50%
PERCORSO ASSISTENZIALE DELLE PERSONE CON DISTURBI PSICHICI
II° LIVELLO
morbilità psichiatrica totale
nella medicina di base
III° LIVELLO
morbilità psichiatrica riconosciuta
dal medico di base
IV° LIVELLO
morbilità psichiatrica totale
nei servizi psichiatrici
V° LIVELLO
pazienti psichiatrici
ricoverati in ospedale
I° LIVELLO
morbilità psichiatrica
nella popolazione generale
Filtro 1
decisione di
consultare
il medico di base
Filtro 2
riconoscimento dei
disturbi da parte
del medico di base
Filtro 3
invio da parte del medico
di base ai servizi psichiatrici
Filtro 4
decisione dello psichiatra
di ospedalizzare
Manchester
250
230
101
21
3
Verona
227
34
23
4
0,7
*Tassi per 1000
 I disturbi d’ansia giustificano il 6-12% di tutte le
visite ambulatoriali
 I pz con DAP effettuano visite in pronto soccorso
con frequenza 10 volte maggiore
 Il 70% dei pz con DAP vedono almeno 10 mmg
prima che venga posta la diagnosi
 La comorbidita’ di asma con i disturbi d’ansia
aumenta di 3 volte la frequenza di ospedalizzazione
 Esposizione del paziente ad un maggior numero di
esami
 Maggiori costi della gestione medica
 Probabile riduzione dell’efficacia del trattamento
medico
 Maggiore durata di degenza del paziente
CONSEGUENZE DELLA TARDIVA
DIAGNOSI PSICHIATRICA
Cross sectional study of symptom attribution and recognition of
depression and anxiety in primary care
Gorman, BMJ 1999;318:436-440
Ai test risultavano avere alti livelli di ansia o depressione 56 (36%) dei
157 pazienti del campione
I MMG non rilevavano la depressione o l’ansia nell’ 85% dei pazienti che
avevano riportato ai test alti livelli di ansia o depressione
CAMPIONE
157 pazienti
• Attacco di Panico
• Disturbo di Panico con e senza agorafobia
• Agorafobia Senza Anamnesi di Disturbo di Panico
• Fobia Specifica (precedentemente Fobia Semplice)
• Fobia Sociale (Disturbo da Ansia Sociale)
• Disturbo Ossessivo-Compulsivo
• Disturbo Post-traumatico da Stress
• Disturbo Acuto da Stress
• Disturbo d'Ansia Generalizzato (include il Disturbo
Iperansioso dell'Infanzia)
• Disturbo d'Ansia Dovuto ad una Condizione Medica
Generale
• Disturbo d'Ansia Indotto da Sostanze
• Disturbo d'Ansia Non Altrimenti Specificato
DISTURBI D’ANSIA (DSM IV)
Disturbo Post-traumatico da Stress
ATTACCO DI PANICO
Un periodo preciso di intensi paura o disagio, durante il quale quattro (o più)
dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto
il picco nel giro di 10 minuti:
1) palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia
2) sudorazione
3) tremori fini o a grandi scosse
4) dispnea o sensazione di soffocamento
5) sensazione di asfissia
6) dolore o fastidio al petto
7) nausea o disturbi addominali
8) sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di
svenimento
9) derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere
distaccati da sé stessi)
10) paura di perdere il controllo o di impazzire
11) paura di morire
12) parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
13) brividi o vampate di calore.
AGORAFOBIA
A. Ansia relativa all'essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o
imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile
aiuto nel caso di un Attacco di Panico inaspettato o sensibile alla
situazione, o di sintomi tipo panico. I timori agorafobici riguardano
tipicamente situazioni caratteristiche che includono l'essere fuori casa da
soli; l'essere in mezzo alla folla o in coda; l'essere su un ponte e il
viaggiare in autobus, treno o automobile.
B. Le situazioni vengono evitate (per es., gli spostamenti vengono ridotti),
oppure sopportate con molto disagio o con l'ansia di avere un Attacco di
Panico o sintomi tipo panico, o viene richiesta la presenza di un
compagno
C. L'ansia o l'evitamento fobico non sono meglio giustificabili da un disturbo
mentale di altro tipo, come Fobia Sociale, Fobia Specifica, Disturbo Ossessivo-
Compulsivo, Disturbo Post-traumatico da Stress. Disturbo d'Ansia di Separazione
L'Agorafobia non è un disturbo codificabile.
Codificare il disturbo specifico nell'ambito del quale si manifesta l'Agorafobia (per es.,Disturbo di
Panico Con Agorafobia o Agorafobia Senza Anamnesi di Disturbo di Panico)
A. Entrambi 1) e 2):
1) Attacchi di Panico inaspettati ricorrenti
2) almeno uno degli attacchi è stato seguito da 1 mese (o più) di uno (o
più) dei seguenti sintomi:
a) preoccupazione persistente di avere altri attacchi
b) preoccupazione a proposito delle implicazioni dell'attacco o delle
sue conseguenze (per es., perdere il controllo, avere un attacco
cardiaco, "impazzire")
c) significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi.
B. Assenza di Agorafobia
C. Gli Attacchi di Panico non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di
una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una
condizione medica generale (per es., ipertiroidismo).
D. Gli Attacchi di Panico non sono meglio giustificati da un altro
disturbo mentale,
ATTACCO DI PANICO SENZAAGOROFOBIA
ATTACCO DI PANICO CON AGOROFOBIA
(Presenza di Agorafobia)
Reperti di laboratorio associati
Nessun dato di laboratorio patognomonico per il Disturbo di Panico è stato identificato. Comunque
è stata notata una varietà di dati di laboratorio anormale in gruppi di individui con Disturbo di
Panico rispetto ai soggetti di controllo. Alcuni individui con Disturbo di Panico mostrano segni di
alcalosi respiratoria compensata (cioè ridotti livelli di anidride carbonica e di bicarbonato e pH quasi
normale). Gli Attacchi di Panico in risposta all'infusione di lattato di sodio o di anidride carbonica
sono più comuni nel Disturbo di Panico che in altri Disturbi d'Ansia.
Reperti dell'esame fisico e condizioni mediche generali associate
Durante alcuni Attacchi di Panico si possono manifestare tachicardia transitoria e moderata
elevazione della pressione sistolica. Sebbene alcuni studi abbiano suggerito che prolasso della
valvola mitralica e tireopatie sono più comuni tra gli individui con Disturbo di Panico che nella
popolazione generale, altri non hanno rilevato differenze nella prevalenza.
Caratteristiche collegate a cultura e genere
In alcune culture gli Attacchi di Panico possono comportare un'intensa paura di stregonerie o
magie. Il Disturbo di Panico come viene qui descritto è stato ritrovato in studi epidemiologici
riguardanti tutto il mondo. Inoltre, molte condizioni incluse nel "Glossario delle Sindromi
culturalmente caratterizzate" (si veda Appendice I) possono essere correlate al Disturbo da Attacchi
di Panico. Alcuni gruppi etnici o culturali limitano la partecipazione delle donne alla vita pubblica, e
questo deve essere tenuto distinto dall'Agorafobia.
ATTACCO DI PANICO SENZA O CON AGOROFOBIA
Il Disturbo di Panico senza Agorafobia viene diagnosticato con una frequenza doppia, e il Disturbo di Panico con
Agorafobia con una frequenza tripla nelle donne rispetto agli uomini.
Prevalenza
Gli studi epidemiologici condotti in tutto il mondo sono coerenti nell'indicare la prevalenza nel corso della vita del
Disturbo di Panico (con o senza Agorafobia) tra 1,5% e 3,5%. I dati di prevalenza in un anno sono tra l'1% e il 2%.
Circa da un terzo a metà degli individui diagnosticati con Disturbo di Panico in campioni comunitari presenta anche
Agorafobia, mentre nei campioni clinici si osserva una frequenza molto più elevata di Agorafobia.
Decorso
L'età di esordio per il Disturbo di Panico varia considerevolmente, ma si colloca più tipicamente tra la tarda
adolescenza e i 35 anni. Può esservi una distribuzione bimodale, con un picco nella tarda adolescenza e un secondo
picco più piccolo verso i 35 anni. Un esiguo numero di casi inizia nell'infanzia, e l'esordio dopo i 45 anni è insolito,
sebbene possibile. Descrizioni retrospettive da parte di individui osservati in ambienti clinici suggeriscono che il
decorso usuale sia cronico ma con alti e bassi. Alcuni individui possono avere crisi episodiche con intervalli di
remissione di anni, ed altri possono avere una sintomatologia grave in modo continuativo. Sebbene l'Agorafobia
possa svilupparsi in ogni momento, essa esordisce di solito nel primo anno in cui si manifestano Attacchi di Panico
ricorrenti. Il decorso dell'Agorafobia e la sua relazione con il decorso degli Attacchi di Panico sono variabili. In
alcuni casi una riduzione o la remissione degli Attacchi di Panico può essere seguita a breve termine da una
corrispondente riduzione dell'evitamento agorafobico e dell'ansia. In altri l'Agorafobia può divenire cronica
indipendentemente dalla presenza o assenza di Attacchi di Panico. Alcuni individui riferiscono di poter ridurre la
frequenza degli Attacchi di Panico evitando certe situazioni. Studi naturalistici di follow-up su individui trattati in
ambienti sanitari terziari (che possono selezionare gruppi con prognosi più sfavorevole) suggeriscono che, 6-10
anni dopo il trattamento, circa il 30% degli individui stanno bene, il 40%-50% sono migliorati ma sintomatici e il
rimanente 20%-30% hanno gli stessi sintomi o sono leggermente peggiorati.
Familiarità
I consanguinei di primo grado di individui con Disturbo di Panico hanno una probabilità da quattro a sette volte
maggiore di sviluppare un Disturbo di Panico. Comunque, in ambiente clinico da metà a tre quarti degli individui
con Disturbo di Panico non hanno un consanguineo di primo grado affetto. Studi sui gemelli indicano un contributo
ATTACCO DI PANICO SENZA O CON AGOROFOBIA
A. Paura marcata e persistente, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza o dall'attesa di un oggetto
o situazione specifici (per es., volare, altezze, animali, ricevere un'iniezione, vedere il sangue).
B. L'esposizione allo stimolo fobico quasi invariabilmente provoca una risposta ansiosa immediata, che può
prendere forma di Attacco di Panico situazionale o sensibile alla situazione. Nota Nei bambini l'ansia può
essere espressa piangendo, con scoppi di ira, con l'irrigidimento, o con l'aggrapparsi a qualcuno.
C. La persona riconosce che la paura è eccessiva o irragionevole.
Nota Nei bambini questa caratteristica può essere assente.
D. La situazione (le situazioni) fobica viene evitata oppure sopportata con intensa ansia o disagio.
E. L'evitamento, l'ansia anticipatoria o il disagio nella situazione (situazioni) temuta interferiscono in modo
significativo con la normale routine della persona, con il funzionamento lavorativo (o scolastico), o con le
attività o le relazioni sociali, oppure è presente disagio marcato per il fatto di avere la fobia.
F. Negli individui al di sotto dei 18 anni la durata è di almeno 6 mesi.
G. L'ansia, gli Attacchi di Panico o l'evitamento fobico associati con l'oggetto o situazione specifici non sono
meglio giustificati da un altro disturbo mentale, come il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (per es., paura
dello sporco in un individuo con ossessioni di contaminazione), Disturbo Post-traumatico da Stress (per
es., evitamento degli stimoli associati con un grave evento stressante), Disturbo d'Ansia di
Separazione (per es., evitamento della scuola), Fobia Sociale (per es., evitamento di situazioni sociali
per paura di rimanere imbarazzati), Disturbo di Panico con Agorafobia, o Agorafobia senza Anamnesi
di Disturbo di Panico.
Specificare il tipo:
Tipo Animali
Tipo Ambiente Naturale (per es., altezze, temporali, acqua)
Tipo Sangue-Iniezioni-Ferite
Tipo Situazionale (per es., aeroplani, ascensori, luoghi chiusi)
Altro tipo (per es., evitamento fobico di situazioni che possono portare a soffocare, vomitare o contrarre una
malattia; nei bambini l'evitamento dei rumori forti o dei personaggi in maschera)
FOBIA SPECIFICA
FOBIA SOCIALE
A. Paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona è
esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri. L'individuo teme di agire (o di
mostrare sintomi di ansia) in modo umiliante o imbarazzante. Nota Nei bambini deve essere evidente la
capacità di stabilire rapporti sociali appropriati all'età con persone familiari, e l'ansia deve manifestarsi
con i coetanei, e non solo nell'interazione con gli adulti.
B. L'esposizione alla situazione temuta quasi invariabilmente provoca l'ansia, che può assumere le
caratteristiche di un Attacco di Panico causato dalla situazione o sensibile alla situazione. Nota Nei
bambini, l'ansia può essere espressa piangendo, con scoppi di ira, con l'irrigidimento, o con
l'evitamento delle situazioni sociali con persone non familiari.
C. La persona riconosce che la paura è eccessiva o irragionevole.
Nota Nei bambini questa caratteristica può essere assente.
D. Le situazioni temute sociali o prestazionali sono evitate o sopportate con intensa ansia o disagio.
E. L'evitamento, l'ansia anticipatoria, o il disagio nella/e situazione/i sociale o prestazionale interferiscono
significativamente con le abitudini normali della persona, con il funzionamento lavorativo (scolastico) o
con le attività o relazioni sociali, oppure è presente marcato disagio per il fatto di avere la fobia.
F. Negli individui al di sotto dei 18 anni la durata è di almeno 6 mesi.
G. La paura o l'evitamento non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga
di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale, e non è meglio giustificato da un altro
disturbo mentale (per es., Disturbo di Panico Con o Senza Agorafobia, Disturbo d'Ansia di Separazione,
Disturbo da Dismorfismo Corporeo, un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo o il Disturbo Schizoide di
Personalità).
H. Se sono presenti una condizione medica generale o un altro disturbo mentale, la paura di cui al Criterio
A non è ad essi correlabile, per es., la paura non riguarda la Balbuzie, il tremore nella malattia di
Parkinson o il mostrare un comportamento alimentare abnorme nell'Anoressia Nervosa o nella Bulimia
Nervosa.
Specificare se:
Generalizzata: se le paure includono la maggior parte delle situazioni sociali (prendere in considerazione anche la
diagnosi addizionale di Disturbo Evitante di Personalità).
DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
A. Ossessioni o compulsioni. Ossessioni come definite da 1), 2), 3) e 4):
1) pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi o
inappropriati, e che causano ansia o disagio marcati
2) i pensieri, gli impulsi, o le immagini non sono semplicemente eccessive preoccupazioni per i problemi della vita reale
3) la persona tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni
4) la persona riconosce che i pensieri, gli impulsi, o le immagini ossessivi sono un prodotto della propria mente (e non imposti
dall'esterno come nell'inserzione del pensiero).
Compulsioni come definite da 1) e 2):
1) comportamenti ripetitivi (per es., lavarsi le mani, riordinare, controllare), o azioni mentali (per es., pregare, contare, ripetere
parole mentalmente) che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un'ossessione, o secondo regole che
devono essere applicate rigidamente
2) i comportamenti o le azioni mentali sono volti a prevenire o ridurre il disagio, o a prevenire alcuni eventi o situazioni temuti;
comunque questi comportamenti o azioni mentali non sono collegati in modo realistico con ciò che sono designati a
neutralizzare o a prevenire, oppure sono chiaramente eccessivi.
B. In qualche momento nel corso del disturbo la persona ha riconosciuto che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o
irragionevoli. Nota Questo non si applica ai bambini.
C. Le ossessioni o compulsioni causano disagio marcato, fanno consumare tempo (più di 1 ora al giorno), o interferiscono
significativamente con le normali abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo (o scolastico), o con le attività o
relazioni sociali usuali.
D. Se è presente un altro disturbo di Asse I, il contenuto delle ossessioni o delle compulsioni non è limitato ad esso (per es.,
preoccupazione per il cibo in presenza di un Disturbo dell'Alimentazione; tirarsi i capelli in presenza di Tricotillomania;
preoccupazione per il proprio aspetto nel Disturbo da Dismorfismo Corporeo; preoccupazione riguardante le sostanze nei
Disturbi da Uso di Sostanze; preoccupazione di avere una grave malattia in presenza di Ipocondria; preoccupazione riguardante
desideri o fantasie sessuali in presenza di una Parafilia; o ruminazioni di colpa in presenza di un Disturbo Depressivo Maggiore).
E. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una
condizione medica generale.
Specificare se:
Con Scarso Insight: se per la maggior parte del tempo, durante l'episodio attuale, la persona non riconosce che le ossessioni e compulsioni
sono eccessive o irragionevoli.
Questo disturbo è ugualmente comune nei maschi e nelle femmine.
Prevalenza
Sebbene il Disturbo Ossessivo-Compulsivo fosse precedentemente considerato relativamente raro
nella popolazione generale, recenti studi sulle comunità hanno stimato una prevalenza nel corso
della vita del 2,5%, e una prevalenza in un anno dell'1,5%-2,1%.
Decorso
Sebbene il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di solito inizi nell'adolescenza o nella prima età adulta,
esso può iniziare nell'infanzia. L'età tipica di esordio è più precoce nei maschi che nelle femmine: tra
i 6 e i 15 anni per i maschi, e tra i 20 e i 29 anni per le femmine. Per la maggior parte l'esordio è
graduale, ma in molti casi è stato notato un esordio acuto. La maggior parte degli individui ha un
decorso cronico con alti e bassi, con esacerbazione dei sintomi che può essere in relazione con lo
stress. Circa il 15% mostra un deterioramento progressivo del funzionamento lavorativo e sociale.
Circa il 5% ha un decorso episodico, con nessun sintomo o sintomi minimi tra gli episodi.
Familiarità
La concordanza per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è più elevata per i gemelli omozigoti che per i
dizigoti. La frequenza del Disturbo Ossessivo-Compulsivo nei consanguinei di primo grado degli
individui con Disturbo Ossessivo-Compulsivo e i consanguinei di primo grado degli individui con
Disturbo di Tourette è più elevata che nella popolazione generale.
DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS 1
A. La persona è stata esposta ad un evento traumatico nel quale erano presenti entrambe
le caratteristiche seguenti:
1) la persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con eventi che
hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all'integrità fisica
propria o di altri
2) la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti di impotenza, o di
orrore. Nota Nei bambini questo può essere espresso con comportamento disorganizzato o
agitato.
B. L'evento traumatico viene rivissuto persistentemente in uno (o più) dei seguenti modi:
1) ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell'evento, che comprendono immagini, pensieri,
o percezioni. Nota Nei bambini piccoli si possono manifestare giochi ripetitivi in cui vengono
espressi temi o aspetti riguardanti il trauma
2) sogni spiacevoli ricorrenti dell'evento. Nota Nei bambini possono essere presenti sogni
spaventosi senza un contenuto riconoscibile
3) agire o sentire come se l'evento traumatico si stesse ripresentando (ciò include
sensazioni di rivivere l'esperienza, illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di flashback,
compresi quelli che si manifestano al risveglio o in stato di intossicazione). Nota Nei bambini
piccoli possono manifestarsi rappresentazioni ripetitive specifiche del trauma
4) disagio psicologico intenso all'esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che
simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico
5) reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano
o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico.
C. Evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale (non
presenti prima del trauma), come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi:
1) sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate con il trauma
2) sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma
3) incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma
4) riduzione marcata dell'interesse o della partecipazione ad attività significative
5) sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri
6) affettività ridotta (per es., incapacità di provare sentimenti di amore)
7) sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per es. aspettarsi di non poter avere una carriera, un
matrimonio o dei figli, o una normale durata della vita).
D. Sintomi persistenti di aumentato arousal (non presenti prima del trauma), come indicato da almeno due
dei seguenti elementi:
1) difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno
2) irritabilità o scoppi di collera
3) difficoltà a concentrarsi
4) ipervigilanza
5) esagerate risposte di allarme.
E. La durata del disturbo (sintomi ai Criteri B, C e D) è superiore a 1 mese.
F. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale,
lavorativo o di altre aree importanti.
Specificare se:
Acuto: se la durata dei sintomi è inferiore a 3 mesi
Cronico: se la durata dei sintomi è 3 mesi o più.
Specificare se:
Ad esordio ritardato: se l'esordio dei sintomi avviene almeno 6 mesi dopo l'evento stressante.
DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS 2
A. La persona è stata esposta ad un evento traumatico in cui erano presenti entrambi i seguenti elementi:
1) la persona ha vissuto, ha assistito o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno
comportato la morte, o una minaccia per la vita, o una grave lesione, o una minaccia all'integrità fisica,
propria o di altri
2) la risposta della persona comprende paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore.
B. Durante o dopo l'esperienza dell'evento stressante, l'individuo presenta tre (o più) dei seguenti sintomi
dissociativi:
1) sensazione soggettiva di insensibilità, distacco, o assenza di reattività emozionale
2) riduzione della consapevolezza dell'ambiente circostante (per es., rimanere storditi)
3) derealizzazione
4) depersonalizzazione
5) amnesia dissociativa (cioè incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma).
C. L'evento traumatico viene persistentemente rivissuto in almeno uno dei seguenti modi: immagini,
pensieri, sogni, illusioni, flashback persistenti, o sensazioni di rivivere l'esperienza; oppure disagio
all'esposizione a ciò che ricorda l'evento traumatico.
D. Marcato evitamento degli stimoli che evocano ricordi del trauma (per es., pensieri, sensazioni,
conversazioni, attività, luoghi, persone).
E. Sintomi marcati di ansia o di aumentato arousal (per es., difficoltà a dormire, irritabilità, scarsa
capacità di concentrazione, ipervigilanza, risposte di allarme esagerate, irrequietezza motoria).
F. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale,
lavorativo o di altre aree importanti, oppure compromette la capacità dell'individuo di eseguire compiti
fondamentali, come ottenere l'assistenza necessaria o mobilitare le risorse personali riferendo ai
familiari l'esperienza traumatica.
G. Il disturbo dura al minimo 2 giorni e al massimo 4 settimane, e si manifesta entro 4 settimane
dall'evento traumatico.
H. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un
farmaco) o di una condizione medica generale, non è meglio giustificato da un Disturbo Psicotico
Breve, e non rappresenta semplicemente l'esacerbazione di un disturbo preesistente di Asse I o Asse
II.
DISTURBO ACUTO DA STRESS
DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATO
A. Ansia e preoccupazione eccessive (attesa apprensiva), che si manifestano per la maggior parte dei giorni
per almeno 6 mesi, a riguardo di una quantità di eventi o di attività (come prestazioni lavorative o
scolastiche).
B. La persona ha difficoltà nel controllare la preoccupazione.
C. L'ansia e la preoccupazione sono associate con tre (o più) dei sei sintomi seguenti (con almeno alcuni
sintomi presenti per la maggior parte dei giorni negli ultimi 6 mesi).
Nota Nei bambini è richiesto solo un item.
1) irrequietezza, o sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle
2) facile affaticabilità
3) difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria
4) irritabilità
5) tensione muscolare
6) alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, o sonno inquieto e
insoddisfacente).
D. L'oggetto dell'ansia e della preoccupazione non è limitato alle caratteristiche di un disturbo di Asse I, per
es., l'ansia o la preoccupazione non riguardano l'avere un Attacco di Panico (come nel Disturbo di
Panico), rimanere imbarazzati in pubblico (come nella Fobia Sociale), essere contaminati (come nel
Disturbo Ossessivo-Compulsivo), essere lontani da casa o dai parenti stretti (come nel Disturbo d'Ansia
di Separazione), prendere peso (come nell'Anoressia Nervosa), avere molteplici fastidi fisici (come nel
Disturbo di Somatizzazione), o avere una grave malattia (come nell'Ipocondria), e l'ansia e la
preoccupazione non si manifestano esclusivamente durante un Disturbo Post-traumatico da Stress.
E. L'ansia, la preoccupazione, o i sintomi fisici causano disagio clinicamente significativo o menomazione
del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.
F. L'alterazione non è dovuta agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un
farmaco) o di una condizione medica generale (per es., ipertiroidismo), e non si manifesta esclusivamente
durante un Disturbo dell'Umore, un Disturbo Psicotico o un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo.
Manifestazioni e disturbi associati
Insieme alla tensione muscolare possono essere presenti tremori, contratture, scosse, e dolenzia o
dolorabilità muscolari. Molti individui con Disturbo d'Ansia Generalizzato presentano anche sintomi
somatici (per es., freddo; mani appiccicose; bocca asciutta; sudorazione; nausea o diarrea;
pollachiuria; difficoltà a deglutire, o "nodo alla gola") e risposte di allarme esagerate. Sono comuni
anche sintomi depressivi.
Il Disturbo d'Ansia Generalizzato è di frequente concomitante a Disturbi dell'Umore (per es., Disturbo
Depressivo Maggiore o Disturbo Distimico), ad altri Disturbi d'Ansia (per es., Disturbo di Panico,
Fobia Sociale, Fobia Specifica) e a Disturbi Correlati a Sostanze (per es., Dipendenza o Abuso di
Alcool o di Sedativi, Ipnotici o Ansiolitici). Altre condizioni che possono essere collegate a stress
(per es., sindrome del colon irritabile, mal di testa) accompagnano frequentemente il Disturbo
d'Ansia Generalizzato.
Caratteristiche collegate a cultura, età e genere
Nell'espressione dell'ansia vi è una considerevole variabilità culturale (per es., in alcune culture
l'ansia è espressa prevalentemente attraverso sintomi somatici, in altre attraverso sintomi cognitivi).
Quando si valuta se le preoccupazioni riguardanti certe situazioni siano eccessive è importante
considerare il contesto culturale.
Nei bambini e adolescenti con Disturbo d'Ansia Generalizzato, le ansie e le preoccupazioni spesso
riguardano la qualità delle prestazioni o la preparazione a scuola o negli eventi sportivi, anche
quando la prestazione non deve essere valutata da altri. Possono esservi preoccupazioni eccessive
per la puntualità. Possono anche preoccuparsi per eventi catastrofici come terremoti o guerre
nucleari. I bambini con il disturbo possono essere eccessivamente conformisti, perfezionisti, ed
insicuri, e tendono a rifare le cose a causa di una scontentezza eccessiva per le prestazioni non
perfette. Sono tipicamente zelanti nel ricercare approvazione, e richiedono eccessiva rassicurazione
per le proprie prestazioni e preoccupazioni.
DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATO
DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATO
In ambito clinico, il disturbo viene diagnosticato un po' più frequentemente nelle donne rispetto agli uomini (circa il
55%-60% di coloro che presentano il disturbo sono donne). Negli studi epidemiologici la distribuzione tra i sessi
vede la presenza di circa due terzi di femmine.
Prevalenza
In un campione di comunità la prevalenza in 1 anno per il Disturbo d'Ansia Generalizzato era approssimativamente
del 3%, e la prevalenza nel corso della vita era del 5%. Nelle cliniche per disturbi d'ansia, circa il 12% degli individui
presenta il Disturbo d'Ansia Generalizzato.
Decorso
Molti individui con Disturbo d'Ansia Generalizzato riferiscono di essersi sentiti ansiosi e nervosi per tutta la loro vita.
Sebbene più della metà di coloro che ricercano il trattamento riferisca un esordio nella fanciullezza o nella
adolescenza, non è infrequente l'esordio dopo i 20 anni. Il decorso è cronico ma fluttuante, e spesso peggiora
durante i periodi di stress.
Familiarità
L'ansia come tratto ha una concentrazione familiare. Per quanto riguarda la familiarità del Disturbo d'Ansia
Generalizzato, sono stati riportati dati poco coerenti, e la maggior parte degli studi non ha riscontrato una
aggregazione familiare specifica.
Diagnosi differenziale
Dall'ansia non patologica.: 1) le preoccupazioni associate con il GAD sono difficilmente controllabili e tipicamente
interferiscono significativamente con il funzionamento, mentre le preoccupazioni della vita quotidiana sono percepite
come più controllabili e possono essere rimandate a più tardi. 2) le preoccupazioni associate con il Disturbo d'Ansia
Generalizzato sono più pervasive, pronunciate, fastidiose e di maggiore durata e frequentemente si manifestano
senza fattori precipitanti. Più sono numerose le circostanze di vita per cui la persona si preoccupa eccessivamente
(questioni finanziarie, salute dei figli, prestazioni lavorative, riparazioni dell'automobile), più è appropriata la
diagnosi. 3) è molto meno probabile che le preoccupazioni quotidiane siano accompagnate da sintomi fisici (per es.,
eccessiva astenia, irrequietezza, sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle, irritabilità), sebbene questo non sia sempre
vero per i bambini.
DISTURBO D'ANSIA DOVUTO AD UNA
CONDIZIONE MEDICA GENERALE
condizioni endocrine (per es., iper- e ipotiroidismo, feocromocitoma,
ipoglicemia, ipercorticosurrenalismo), condizioni cardiovascolari (per es.,
scompenso cardiaco congestizio, embolia polmonare, aritmia), condizioni
respiratorie (per es., malattie polmonari ostruttive croniche, polmonite,
iperventilazione), condizioni metaboliche (per es., deficienza di vitamina
B12, porfiria), e condizioni neurologiche (per es., neoplasie, disfunzioni
vestibolari, encefalite)
DISTURBO D'ANSIA INDOTTO DA SOSTANZE
i sintomi sono comparsi durante, o entro 1 mese, l'Intossicazione o
l'Astinenza da Sostanze: Alcool; Amfetamine [o Sostanze amfetaminosimili];
Caffeina; Cannabis; Cocaina; Allucinogeni; Inalanti; Fenciclidina [o
sostanze fenciclidino-simili]; Sedativi, Ipnotici o Ansiolitici
DISTURBO D'ANSIA NON ALTRIMENTI
SPECIFICATO
COMORBIDITA’
• La comorbidità tra disturbi d’ansia e
depressione è molto frequente
• 58% d’individui con un disturbo lifetime di
depressione maggiore esperimenta anche
almeno un disturbo d’ansia
• La comorbidità complica l’esito della
depressione nei pazienti con disturbo d’ansia
Kessler et al. Br J Psychiatry 1996; 168: 17-30.
COMORBIDITA’ DELLA DEPRESSIONE CON I
DISTURBI D’ANSIA
Ansia generalizzata
(GAD)
Ansia Sociale
(SAD)
Attacchi di panico
(PD)
Lifetime 12 mesi
Tassi di comorbidità con la
Depressione Maggiore (%)
17.2
27.1
9.9
15.4
20.0
8.6
Kessler et al. Br J Psychiatry 1996; 168: 17-30.
• Il disturbo d’ansia sociale precede nel 63% dei casi la Depressione maggiore
• Il disturbo d’ansia generalizzata precede nel 65% dei casi la Depressione
maggiore
• Il disturbo di panico precede nel 22% dei casi la Depressione maggiore
Fava et al. Br J Psychiatry 2000; 168: 17-30.
E’ frequentemente preceduta da disturbi d’ansia
RELAZIONE TEMPORALE DELLA
COMORBIDITA’ DEPRESSIONE E
DISTURBI D’ANSIA
IMPLICAZIONI DELLA COMORBIDITA’
DEPRESSIONE E ANSIA
Maggiore
severità dei
sintomi
Più frequente
decorso cronico
della malattia
Maggiore
compromissione
funzionale
Maggior ricorso
al SSN
Scarsa risposta
al trattamento
Maggiori
difficoltà
lavorative
Maggior costo
sociale
Maggiore
incidenza di
suicidio
COMORBIDITÀ
La comorbidità con ansia, sia sindromica
che sub-sindromico è associata a:
 Una peggiore risposta al trattamento.
 Un maggiore intervallo di tempo prima
della remissione della fase acuta.
 Alla comparsa di maggiori effetti
collaterali.
(Feske et al., 2000)
TASSI LIFETIME DI TENTATIVI DI SUICIDIO PER
COMORBIDITÀ DI DISTURBO DI PANICO E DI
DEPRESSIONE MAGGIORE
Johnson et al. Arch Gen Psychiatry 1990; 47: 805-808.
MDD puro PD puro MDD + PD
Etiopatogenesi dell’ansia
Le teorie psicologiche
1) Teoria di Freud
2) Teoria Cognitiva
3) Teoria Comportamentale
Le teorie biologiche
1) Genetica
2) Percorsi neurali e neuroendocrini
coinvolti nella normale risposta
dell'organismo allo stress (lotta o
fuga)
3) Specifica azione dei neurotrasmettitori
e di altre sostanze neurochimiche
(Preston et al., 2005)
Vie Neurali: Risposta lotta o fuga
Eventi Stressanti
Amigdala
Ipotalamo
Ipofisi
Corticosurrene
Cortisolo
Corteccia
Locus coeruleus
Nervous sistema
simpatetico
Medulla surrenale
Tiroide
Tiroxina
Adrenalina Noradrenalina
LA SOGLIA DEL TRATTAMENTO
IL TRATTAMENTO DELL’ANSIA
Interventi di
supporto
Rassicurazione, sostegnoMMG
Psichiatra
Psicologo clinico
Psicoterapie
strutturate brevi
MMGFarmacoterapia
di I° livello
PsichiatraFarmacoterapia
di II° livello
Farmaci ad alta potenza con problemi di tollerabilità
Indicate nelle forme moderate ad elevata componente
patogenetica di tipo conflittuale, familiare, psicosociale
Indicate nelle forme lievi
Indicata per le forme moderate a ridotta componente
“psicologica”
Indicata per forme gravi, complicate e in comorbilità
Centrate sul problema.
Farmaci ad alta maneggevolezza e buona tollerabilità
Farmaci antiansia (ansiolitici)
• Benzodiazepine
• Benzodiazepine atipiche
• Buspirone
• Antidepressivi
• Antistaminici
• Beta bloccanti
• Antiadrenergici (Clonidina)
• Tiagabina
I sintomi dell’ansia sono associati con un
malfunzionamento dei circuiti dell’amigdala. I
neurotrasmettitori che regolano questi circuiti sono la
serotonina, il GABA, il glutamato, il fattore di rilascio della
corticotropina, la norepinefrina, e altri. Inoltre sono
coinvolti con questi circuiti i canali ionici controllati dal
voltaggio.
Circuiti e
neurotrasmet-
tori legati ai
sintomi di
ansia
Potenziale effetto
terapeutico degli
agenti GABA-ergici
A) L’ansia/paura può
essere causata
dall’iperattivazione
dei circuiti
dell’amigdala.
B) Gli agenti GABA-
ergici come le
benzodiazepine
possono ridurre
l’ansia/paura
attivando l’inibizione
fasica dei recettori
postsinaptici
nell’amigdala
Potenziale effetto terapeutico degli agenti serotoninergici
A) L’ansia/paura può
essere causata
dall’iperattivazione dei
circuiti dell’amigdala.
B) L’amigdala riceve imput
dai neuroni
serotoninergici, i quali
possono avere effetti
inibitori su alcuni suoi
outputs. Così gli agenti
serotoninergici possono
ridurre l’ansia/paura
rinforzando l’imput
serotoninico nell’amigdala.
BENZODIAZEPINE
GABA
NA glicinaDA Ach 5HT
POTENZIAMENTO
INIBIZIONE
Recettori dell'acido gamma-aminobutirrico (GABA)
Trasportatore del
GBA (GAT)
I tre maggiori tipi di
recettori postsinaptici
GABA A, B, C.
I recettori GABA-A e
GABA-C si legano ai
canali per gli ioni
cloro e sono parte di
una complesso
macromolecolare,
formano un canale
cloridico inibitorio.
I recettori GABA-B
sono recettori che si
legano alla proteina G
che si accoppia con il
canale del calcio o
del potassio.
Struttura dei recettori GABA-A
Quattro regioni transmembrana
costituiscono una sub unità del
recettore GABA-A.
Cinque coppie di queste sub unità
formano un recettore GABA-A. Questo
include sei differenti isoformi alfa, tre
differenti isoformi beta, tre differenti
isoformi gamma, delta, ipsilon, pi, teta,
e tre differenti isoformi ro. Tipo e
funzione finali di ciascun subtipo di
recettore GABA-A dipende da quali sub
unità contiene. I recettori GABA-A con
affinità per le benzodiazepine
contengono sub unità gamma ed alfa e
mediano l’inibizione fasica innescata
dal picco di concentrazione del GABA
rilasciato nella sinapsi. I recettori
GABA-A con affinità per le
benzodiazepine che contengono sub
unità alfa 1 sono implicate nel sonno,
mentre quelli che contengono subunità
alfa 2 e alfa 3 sono coinvolti nell’ansia.
I recettori GABA-A che contengono
subunità alfa 4, alfa 6, gamma 1, o
delta non hanno affinità per le
benzodiazepine, sono allocate fuori
dalla sinapsi e regolano l’inibizione
tonica.
I due tipi di recettori GABA-A che mediano l’inibizione
I recettori GABA-A con affinità
per le benzodiazepine (che
contengono subunità gamma
ed alfa) sono recettori
postsinaptici che mediano
l’inibizione fasica innescata
dal picco di concentrazione
del GABA rilasciato nella
sinapsi.
I recettori GABA-A che non
hanno affinità per le
benzodiazepine (contengono
subunità alfa 4, alfa 6, gamma
1, o delta) sono allocati fuori
dalla sinapsi e catturano il
GABA che si diffonde fuori
dalla sinapsi come i neuro-
steroidi sintetizzati e rilasciati
dalla glia. Essi regolano
l’inibizione tonica (mediata dal
livello extracellulare di GABA
fuoriuscito dalla sinapsi).
A) I recettori GABA-A con affinità per le
benzodiazepine consistono di 5
subunità con un canale cloridico
centrale e hanno siti di legame non solo
per il GABA ma anche per i modulatori
allosterici positivi (per es. le
benzodiazepine).
B) Quando il GABA si lega ai recettori
GABA-A aumenta la frequenza di
apertura dei canali del cloro e quindi più
cloro li attraversa.
C) Quando un modulatore allosterico
positivo come le benzodiazepine si lega
al recettore GABA-A in assenza di
GABA non vi è alcun effetto sul canale
del cloro.
D) Quando un modulatore allosterico
positivo come le benzodiazepine si lega
al recettore GABA-A in presenza di
GABA determina una frequenza di
apertura dei canali del cloro maggiore
di quando il GABA è presente da solo.
Effetto clinico delle BDZ
Tutte le BDZ condividono almeno quattro
tipi di effetti comportamentali o clinici
connessi tra loro:
 Ansiolitica Sistema limbico
 Ipnotica Tronco encefalico
 Anticonvulsivante Mesencefalo-diencefalo
 Miorilassante Corteccia-sottocorteccia
Classificazione Cinetica delle BENZODIAZEPINE
BDZ a lunga emivita ( > 48 h )
BDZ a media emivita ( 24 - 48 h )
BDZ a breve emivita (< 24 h )
BDZ a brevissima emivita ( 1 - 7 h )
CINETICA DELLE BENZODIAZEPINE
T ½ a
T ½ b
Classificazione Cinetica delle BENZODIAZEPINE
BDZ a lunga emivita ( > 48 h )
Clordesmetildiazepam
Diazepam
Prazepam
Classificazione Cinetica delle BENZODIAZEPINE
BDZ a media emivita ( 24 - 48 h )
Clordiazepossido (Limbitril)
Clonazepam (Rivotril)
Estazolam (Esilgan)
Flunitrazepam (Roipnol)
Classificazione Cinetica delle BENZODIAZEPINE
BDZ a breve emivita (< 24 h )
Alprazolam (Xanax)
Lorazepam (Tavor)
Oxazepam (Serpax)
Temazepam (Normison)
Classificazione Cinetica delle BENZODIAZEPINE
BDZ a brevissima emivita ( 1 - 7 h )
Medazepam (Nobrium)
Flurazepam (Felison)
Triazolam (Halcion)
BENZODIAZEPINE: effetti collaterali
Effetti sul Sistema Nervoso Centrale
Effetti anticolinergici
Confusione e Disorientamento
Disfunzioni sessuali
Allergie
Effetti Tossici
BENZODIAZEPINE: effetti collaterali
Effetti sul Sistema Nervoso Centrale
Sedazione generalizzata (stanchezza,
vertigini, diminuita concentrazione,
nistagmo, cefalea, disartria, debolezza
muscolare, incoordinazione)
Amnesia anterograda (sost. Alta Potenza)
BENZODIAZEPINE: effetti collaterali
Effetti anticolinergici
Visione offuscata
Secchezza delle fauci
Agitazione paradossa (Insonnia, allucinazioni, incubi)
Reazioni di rabbia
Comportamento violento
BENZODIAZEPINE: effetti collaterali
Confusione e Disorientamento
Prevalentemente negli anziani
Periodi di assenza
Amnesie
BENZODIAZEPINE: effetti collaterali
Disfunzioni sessuali
Riduzione della libido
Anorgasmia
Disturbi della eiaculazione
Ginecomastia
Rare anomalie (dimensioni e forma) degli
spermatozoi
BENZODIAZEPINE: effetti collaterali
Allergie
Poche documentate
Effetti Tossici
(dosi eccessive per via parenterale)
Apnea e depressione respiratoria
Sintomi da Sospensione di BENZODIAZEPINE
SINTOMI FREQUENZA
Ansia, Tensione
Disturbi del Sonno
Gusto metallico, iperosmia
Agitazione, irrequietezza
Tremori, instabilità
Visione annebbiata, fotofobia
Dolori oculari
Cefalea
Incoordinazione, vertigini
Perdita di energie
Difficoltà di memoria e
concentrazione
Dolori muscolari
Perdita di appetito, nausea
Ipoacusia, parestesie,
iperdolorabilità
+ + + +
+ + + +
+ + + +
+ + +
+ + +
+ + +
+ + +
+ + +
+ + +
+ +
+ +
+ +
+ +
+ +
Iperattività noradrenergica nell’ansia
La norepinefrina porta
stimoli non solo
all’amigdala ma anche
a molte aree nelle quali
l’amigdala proietta,
così essa gioca un
ruolo importante nella
risposta di paura.
L’iperattivazione
noradrenergica può
provocare ansia,
attacchi di panico,
tremore, sudorazione,
tachicardia, allarme e
incubi.
I recettori adrenergici
alfa 1 e beta 1 possono
essere
specificatamente
coinvolti in queste
reazioni
L’iperattività noradrenergica
può essere bloccata dai
beta bloccanti adrenergici
(A) o alfa 1 bloccanti
adrenergici (B), che
possono ridurre l’ansia e
altri sintomi stress correlati
Il blocco
dell’iperattività
noradrenergica
nell’ansia
Il ruolo della Serotonina
• La eccitabilità del locus coeruleus (LC) è
mediata dalla serotonina
• La riduzione globale della serotonina agisce
sul LC causando la sua disinibizione (p.e.,
aumentando la sensibilità all’attivazione)
• Si ipotizza anche che la serotonina inibisce la
reattività nella amigdala
Il tipo di trasportatore della
serotinina con cui si nasce
determina il modo con cui
si processano gli stimoli
della paura e forse anche la
risposta allo stress.
Gli individui che sono
portatori della variante s
del gene per il SERT sono
più vulnerabili agli effetti
dell’ansia e dello stress.
Quelli portatori della
variante l sembrano essere
più resistenti.
I portatori s mostrano una
aumentata attiività
dell’amigdala in risposta
agli stimoli di paura (facce
impaurite), presentano
disturbi dell’umore o di
ansia dopo stress ripetuti
e atrofia cerebrale dopo
esposizione allo stress
cronico.
Genetica della serotonina ed eventi stressanti
Meccanismi GABA alternativi per nuovi ansiolitici
benzodiazepine agoniste non
selettive. L’inibizione del
trasportatore del GABA (GAT) –
per es. attraverso
l’anticonvulsivante tiagabina – è
risultata avere un effetto
ansiolitico. 2) Alcuni
anticonvulsivanti possono
incrementare il rilascio di GABA o
ridurre la sua distruzione da parte
della GABA transaminasi (GABA-
T), con effetto ansiolitico.
3) Inoltre è possibile che i
recettori GABA-B giochino un
ruolo nell’ansia così modulatori
positivi di quei recettori sono
potenziali agenti terapeutici.
Vi sono tre potenziali diverse vie per modulare la neurotrasmissione GABA
che potrebbero avere azione ansiolitica: 1) Agonisti parziali selettivi per sub
unità alfa 2 e 3 dei recettori GABA-A possono, come le benzodiazepine, essere
ansiolitici e causare meno sedazione e potenziale abuso rispetto alle
Azioni del 5HT1A agonista parziale (SPA) nell’ansia
Un 5HT1A agonista
parziale come il
buspirone può ridurre
l’ansia agendo sia
sugli auto recettori
somatodendritici (a
sinistra) sia sui
recettori postsinaptici
(a destra).
L’inizio dell’azione del
buspirone, come
quella degli
antidepressivi, è
ritardata, suggerendo
che gli effetti
terapeutici sono
dovuti ai cambiamenti
adattivi a valle
piuttosto che
all’azione acuta su
questi recettori.
Stahl S.F. Essential Psychopharmacology, 2008
DISTURBI DELL’UMORE
Disturbi che hanno come caratteristica predominante un'alterazione
dell'umore.
Umore
Emozione pervasiva e prolungata che colora la percezione del mondo. Gli
esempi comuni di umore comprendono depressione, esaltazione, rabbia e
ansia. A differenza di affetto, che si riferisce a cambiamenti più fluttuanti del
"clima" emotivo, umore si riferisce a una "atmosfera" emotiva più pervasiva e
durevole.
I tipi di umore:
Disforico: Umore spiacevole, come tristezza, ansia, o irritabilità.
Esaltato: Sentimento esagerato di benessere, euforia, o esaltazione. Una
persona con l'umore esaltato può riferire di sentirsi "su", "in estasi", o "al
settimo cielo".
Espansivo: Mancanza di inibizione nell'esprimere i propri sentimenti, spesso
accompagnata da sopravvalutazione della propria importanza o significato.
Eutimico: Umore nei "limiti della norma", il che comporta l'assenza di
depressione o di esaltazione.
Irritabile: Facilità ad irritarsi e ad arrabbiarsi.
DISTURBI DELL’UMORE
ASPETTI MULTIDIMENSIONALI DELLA
DEPRESSIONE
Ansia e fobie
Pianto
Rimuginazione
Masticazione
ossessiva
Irritabilità
Diminuzione della
concentrazione
Variazione
nell’appetito
Variazione
psicomotorie
Ideazione
suicidaria
Eccessiva
preoccupazione
per la salute
Depressione
Sentimenti
di colpa
Tristezza
Mancanza
di interesse
Variazione
nel sonno
Mancanza
di energia
Dolore
Desiderio
sessuale
DSM IV TR, APA 2000
SINTOMATOLOGIA DELLA DEPRESSIONE:
Tono dell’umore
Cognitività
Psicomotricità
Sfera somatica
umore depresso
ridotta volitività
riduzione performances
autosvalutazione e colpa
ideazione suicidaria
astenia
rallentamento/irrequietezza
disturbi del sonno
disturbi dell’appetito
sintomi somatici
TIPI DI DEPRESSIONE
Reattiva
Depressione
maggiore
Depressione
minore
Disadattamento
con umore
depresso
Eventi di
perdita
Tristezza
Sintomi
Gravità
Carattere
biologico
Durata
Biologica
Classificazione psicodinamica
Generico dolore psichico della persona normale o del
depresso neurotico
Disperazione del “melanconico”
Classificazione descrittiva
Depresssione endogena o esogena
Depressione neurotica o psicotica
Depressione maggiore o distimia
DEPRESSIONE:
POSSIBILI SISTEMI CLASSIFICATORI
LA DEPRESSIONE: CLASSIFICAZIONE CLINICA
ICD-10: Sindromi affettive
episodio maniacale
episodio depressivo
sindrome depressiva ricorrente
Episodio depressivo lieve
Episodio depressivo di media gravità
Episodio depressivo grave senza sintomi psicotici
Episodio depressivo grave con sintomi psicotici
Disturbi Depressivi ("depressione unipolare")
oDisturbo Depressivo Maggiore è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi
Maggiori (per almeno due settimane umore depresso o perdita di interesse,
accompagnati da almeno altri quattro sintomi depressivi).
oDisturbo Distimico è caratterizzato dalla presenza per almeno due anni di umore
depresso quasi ogni giorno, accompagnato da altri sintomi depressivi che non
soddisfano i criteri per un Episodio Depressivo Maggiore.
oDisturbo Depressivo Non Altrimenti Specificato
Disturbi Bipolari
oDisturbo Bipolare I: caratterizzato da uno o più Episodi Maniacali o Misti,
solitamente accompagnati da Episodi Depressivi Maggiori.
oDisturbo Bipolare II: caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori
accompagnati da almeno un Episodio Ipomaniacale.
oDisturbo Ciclotimico: caratterizzato dalla presenza, per almeno due anni, di
numerosi periodi con sintomi maniacali che non soddisfano i criteri per l'Episodio
Maniacale e di numerosi periodi con sintomi depressivi che non soddisfano i criteri
per l'Episodio Depressivo Maggiore
oDisturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato
Disturbo dell'Umore Dovuto ad una Condizione Medica Generale
Disturbo dell'Umore Indotto da Sostanze
Disturbo dell'Umore Non Altrimenti Specificato
DISTURBI DELL’UMORE (DSM IV)
LA DEPRESSIONE: CLASSIFICAZIONE CLINICA
DSM IV: disturbi dell’umore
DISTIMIA
sintomatologia depressiva meno grave della DM
DEPRESSIONE MAGGIORE
sintomatologia depressiva moderata o grave
sintomi prevalenti: umore depresso e anedonia
durata protratta
disturbo maniacale
disturbo depressivo
DEPRESSIONI SECONDARIE
Parkinson
Demenza
Epilessia
Sclerosi multipla
Stroke
Traumi cranici
Neoplasie
Malattie surrenali
Disturbi tiroidei
Diabete mellito
Disturbi catameniali
Puerperio
Antipertensivi
Antineoplastici
Vasoattivi
Corticosteroidi
Neurolettici
LES
Ipertensione
IMA
Anemie
Neoplasie
Malattie
neurologiche:
Malattie
endocrinologiche:
Farmaci:Altre patologie:
Classifica 20001 20202 (Stimata)
1 Infezione delle basse vie respiratorie Ischemia cardiaca
2 Condizioni perinatali Depressione maggiore unipolare
3 HIV/AIDS Incidenti stradali
4 Depressione maggiore unipolare disturbi Cerebrovascolari
5 Disturbi diarroici Disturbo polmonare
ostruttivo cronico
Maggiori cause di disabilità a livello mondiale
AUMENTO DELL’IMPORTANZA DELLA
DEPRESSIONE
1) World Health Organization (WHO): The World Health report 2001: Mental Health: New Understanding. New Hope. 2001
2) Murray CJ, Lopez AD. Science 1996; 274:740-743.
– donne 21.3%
– uomini 12.7%
PREVALENZA DELLA DEPRESSIONE
Prevalenza nell’arco della vita
PREVALENZA DEI DISTURBI DELLO
SPETTRO BIPOLARE
0.5%
3%
6%
11%
Angst J. J Affect Disord 1998;50:143–51
Bipolare I
Bipolare II
Bipolare III
Sintomi maniacali
PREVALENZA DEI DISTURBI MENTALI
COMUNITA’ MMG OG
TUTTI I DISTURBI 16% 21-26% 30-60%
DEPRESSIONE 2-6% 5-14% >15%
ANSIA 0.5% 11%
SOMATIZZAZIONE 0.1-0.5% 2.8-5% 2.9%
DELIRIUM 15-30%
ABUSO DI SOSTANZE 2.8% 10-30% 20-50%
DEPRESSIONE
Depressione
evidente
Approccio
dimensionale
Depressione
maggiore
Distimia
Depressione
sottosoglia
PERCORSO ASSISTENZIALE DELLE PERSONE CON DISTURBI PSICHICI
II° LIVELLO
morbilità psichiatrica totale
nella medicina di base
III° LIVELLO
morbilità psichiatrica riconosciuta
dal medico di base
IV° LIVELLO
morbilità psichiatrica totale
nei servizi psichiatrici
V° LIVELLO
pazienti psichiatrici
ricoverati in ospedale
I° LIVELLO
morbilità psichiatrica
nella popolazione generale
Filtro 1
decisione di
consultare
il medico di base
Filtro 2
riconoscimento dei
disturbi da parte
del medico di base
Filtro 3
invio da parte del medico
di base ai servizi psichiatrici
Filtro 4
decisione dello psichiatra
di ospedalizzare
Manchester
250
230
101
21
3
Verona
227
34
23
4
0,7
*Tassi per 1000
Cross sectional study of symptom attribution and recognition of
depression and anxiety in primary care
Gorman, BMJ 1999;318:436-440
Ai test risultavano avere alti livelli di ansia o depressione 56 (36%) dei
157 pazienti del campione
I MMG non rilevavano la depressione o l’ansia nell’ 85% dei pazienti che
avevano riportato ai test alti livelli di ansia o depressione
CAMPIONE
157 pazienti
FATTORI RILEVANTI PER L’IDENTIFICAZIONE DELLA
DEPRESSIONE NELLA MEDICINA GENERALE
Piccinelli et al, 1998
FACILITANO L’IDENTIFICAZIONE
Consapevolezza di avere un disturbo psichico
Maggiore gravità del disturbo depressivo
Comorbilità con un altro disturbo psichico
Presenza di disabilità sociale e/o lavorativa
OSTACOLANO L’IDENTIFICAZIONE
Comorbilità con una malattia organica
Coesistenza di sintomi psichici e sintomi somatici
“non spiegabili su base organica*”
* unexplained somatic symptoms
EPISODIO DEPRESSIVO MAGGIORE
A. Cinque (o più) dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane
e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è
costituito da 1) umore depresso o 2) perdita di interesse o piacere.
1) umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come riportato dal soggetto (per es., si
sente triste o vuoto) o come osservato dagli altri (per es., appare lamentoso). Nota Nei bambini e negli adolescenti
l'umore può essere irritabile
2) marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno,
quasi ogni giorno (come riportato dal soggetto o come osservato dagli altri)
3) significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5%
del peso corporeo in un mese), oppure diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno. Nota Nei bambini,
considerare l'incapacità di raggiungere i normali livelli ponderali
4) insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno
5) agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (osservabile dagli altri, non semplicemente
sentimenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato)
6) faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno
7) sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti), quasi ogni
giorno (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa per essere ammalato)
8) ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno (come impressione soggettiva o
osservata dagli altri)
9) pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico,
o un tentativo di suicidio, o l'ideazione di un piano specifico per commettere suicidio.
B. I sintomi non soddisfano i criteri per un Episodio Misto (pag. 335).
C. I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, o
di altre aree importanti.
D. I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un
medicamento) o di una condizione medica generale (per es., ipotiroidismo).
E. I sintomi non sono meglio giustificati da Lutto, cioè, dopo la perdita di una persona amata, i sintomi persistono
per più di 2 mesi, o sono caratterizzati da una compromissione funzionale marcata, autosvalutazione patologica,
ideazione suicidaria, sintomi psicotici o rallentamento psicomotorio.
STATO DELL'EPISODIO ATTUALE O PIÙ RECENTE
o Lieve (in base al numero dei sintomi dei criteri, alla gravità dei sintomi, e al grado di disabilità
funzionale e di disagio)
o Moderato
o Grave Senza Manifestazioni Psicotiche
o Grave Con Manifestazioni Psicotiche
o In Remissione Parziale (sono ancora presenti alcuni sintomi o il periodo di remissione ha
avuto una durata inferiore ai 2 mesi) / In Remissione Completa (almeno 2 mesi nel quale non
siano presenti sintomi)
o Non Specificato
o Cronico
o Con Manifestazioni Catatoniche (il quadro clinico è caratterizzato da un disturbo
psicomotorio marcato che può comprendere immobilità, eccessiva attività motoria, negativismo
estremo, mutacismo, peculiarità dei movimenti volontari, ecolalia o ecoprassia)
oCon Manifestazioni Melancoliche (perdita di interesse in tutte, o quasi tutte, le attività, o
una perdita di reattività agli stimoli solitamente piacevoli. L'umore depresso dell'individuo non
migliora, neanche temporaneamente, quando accade qualcosa di positivo. Inoltre, sono presenti
almeno tre dei seguenti sintomi: una qualità particolare di umore depresso, depressione
regolarmente peggiore al mattino, risveglio mattutino precoce, rallentamento psicomotorio
o agitazione, significativa anoressia o perdita di peso, oppure sentimenti di colpa eccessivi o
inappropriati)
o Con Manifestazioni Atipiche (reattività dell'umore e la presenza di almeno due delle
seguenti manifestazioni: aumento dell'appetito o incremento ponderale, ipersonnia, "paralisi
plumbea" e sensibilità estrema e di lunga durata al rifiuto interpersonale)
oAd Esordio nel Postpartum (l'esordio si colloca nelle 4 settimane dopo un parto)
Decorso longitudinale (Con e Senza Recupero Interepisodico)
Ad Andamento Stagionale
DECORSO
Un periodo prodromico, che può includere sintomi di ansia e sintomi
depressivi lievi, può protrarsi da settimane a mesi prima dell'esordio
completo.
La durata è variabile. Un episodio non trattato tipicamente dura sei mesi o
più, indipendentemente dall'età di esordio. Nella maggior parte dei casi, vi è
una remissione completa dei sintomi, e il funzionamento ritorna ai livelli
premorbosi.
Remissione Parziale: in una proporzione significativa di casi (forse il 20%-
30%), possono persistere per mesi o anni alcuni sintomi depressivi
insufficienti per soddisfare pienamente i criteri per un Episodio Depressivo
Maggiore, e possono essere associati con menomazione o disagio di
qualche tipo. La remissione parziale dopo un Episodio Depressivo Maggiore
sembra essere predittiva di un andamento analogo dopo gli episodi
successivi.
Forma cronica: In alcuni individui (5%-10%) continuano a risultare
soddisfatti per 2 o più anni i criteri completi per l'Episodio Depressivo
Maggiore
DEPRESSIONE MAGGIORE
• Alto tasso di ricorrenza –
circa 17% di prevalenza lifetime
• Episodi di lunga durata – 33% dei pazienti
hanno episodi più lunghi di 2 anni
• >50% tasso di ricorrenza
• Morbilità simile alle malattie cardiovascolari
• Alta mortalità (15%) per suicidio in pazienti
depressi ospedalizzati una volta per
depressione
Keller. J Clin Psychiatry 1999; 60 (Suppl 17): 41-45.
Wells et al. JAMA 1989; 262: 914-919.
COMORBIDITA’
• La comorbidità tra disturbi d’ansia e
depressione è molto frequente
• 58% d’individui con un disturbo lifetime di
depressione maggiore esperimenta anche
almeno un disturbo d’ansia
• La comorbidità complica l’esito della
depressione nei pazienti con disturbo d’ansia
Kessler et al. Br J Psychiatry 1996; 168: 17-30.
COMORBIDITA’ DELLA DEPRESSIONE CON I
DISTURBI D’ANSIA
Ansia generalizzata
(GAD)
Ansia Sociale
(SAD)
Attacchi di panico
(PD)
Lifetime 12 month
Tassi di comorbidità con la
Depressione Maggiore (%)
17.2
27.1
9.9
15.4
20.0
8.6
Kessler et al. Br J Psychiatry 1996; 168: 17-30.
• Il disturbo d’ansia sociale precede nel 63%
dei casi la Depressione maggiore
• Il disturbo d’ansia generalizzata precede nel
65% dei casi la Depressione maggiore
• Il disturbo di panico precede nel 22% dei casi
la Depressione maggiore
Fava et al. Br J Psychiatry 2000; 168: 17-30.
E’ frequentemente preceduta da disturbi d’ansia
RELAZIONE TEMPORALE DELLA
COMORBIDITA’ DEPRESSIONE E
DISTURBI D’ANSIA
Age of onset of developing
secondary depressive disorder
0
10
20
30
40
50
60
10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29
PD
GAD
AG
SiP
SAD
No anxiety
Age of onset
Cumulativerisk(%)
Wittchen, unpublished data.
PD = Panic disorder; GAD = Generalized anxiety disorder;
AG = Agoraphobia; SiP = Simple phobia; SAD = Social anxiety disorder.
Implications of comorbid
depression and anxiety
Greater
symptom
severity
More chronic
course of illness
Greater
functional
impairment
Increased use of
health care
resources
Poorer response
to treatment
Greater
occupational
impairment
Increased
burden on
societyIncreased
incidence of
suicide
Comorbidità
La comorbidità con ansia sia
sindromica che sub-sindromico è
associata a:
•Una peggiore risposta al trattamento.
•Un maggiore intervallo di tempo prima
della remissione della fase acuta.
•Alla comparsa di maggiori effetti
collaterali. (Feske et al., 2000)
Lifetime rates of suicide attempts
for comorbid panic disorder and
MDD
Johnson et al. Arch Gen Psychiatry 1990; 47: 805-808.
Pure MDD Pure PD MDD + PD
UNIPOLARS VS. BIPOLARS (RECURRENCES)
0
5
10
15
20
25
0 10 20 30 40 50
tim e since first episode (years)
cumulativeintensity
B P
(95% C .I.)
U P
(95% C .I.)
UNIPOLARS VS. BIPOLARS (RECURRENCES)
Rischio Suicidario
 Tra il 25% ed il 50% dei pazienti con
Disturbo Bipolare I o II compie almeno
un tentativo di suicidio “lifetime”.
 Fattori di rischio per il suicidio:
-Abuso di sostanze (il rischio suicidario
aumenta più del doppio).
- Familiarità per Disturbi dell’Umore.
- Precoce età di esordio (minore di 25
anni).
(Lopez et al., 2001)
Rischio Suicidario
(cont.)
In uno studio finlandese condotto da
Isometsa et al., (1994) sulle condotte
suicidarie in un campione di circa 1400
pazienti con DB è stato evidenziato che il
79% dei soggetti commetteva suicidio
durante un EDM, l’11% durante uno Stato
Misto e l’11% in fase maniacale psicotica.
NEUROTRASMISSIONE SEROTONINERGICA
NEUROTRASMISSIONE
Family Studies Adoption Studies
Twin Studies
Genetic evidence
Genetic approaches
Traditional
• Family studies
examine contribution of both
genetic and environmental factors
to depression within families
• Twin studies
compare rates of depression
between monozygotic and
dizygotic twins
• Adoption studies
compare incidence of depression in
children with that of their biological
parents and adoptive relatives
Molecular
• Linkage analysis
study families where more than one
member is affected
• Association studies
compare unrelated affected
individuals with appropriate
controls
• Candidate gene approach
focus on gene possibly involved in
pathophysiology
• Cytogenetics
study the physical appearance of
chromosomes
Genetics: family studies
• Risk of depression in first degree relatives of a
depressed proband is approximately 5%-
25%
• MDD aggregates in families
• Risk to relatives of depressive probands (11%-
18%) is significantly greater than risk to relatives
of control patients (0.7%-7%)
Moldin et al. Behav Genet 1991; 21: 211-242.
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PSICHIATRIA E MOBBING

  • 1. AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA POLICLINICO CONSORZIALE-BARI U. O.di PSICHIATRIA “L. BINI” Orlando Todarello UNIVERSITA’ degli STUDI di BARI DIPARTIMENTO di SCIENZE NEUROLOGICHE e PSICHIATRICHE Bari, 12 dicembre 2009
  • 3. Definizione 1 Mobbing:  Parola derivante dal verbo del vocabolario anglosassone “to mob”, che significa assalire, malmenare, attaccare tumultuosamente; dal latino “mobile vulgus” movimento della gentaglia.  Il termine mobbing si riferisce pertanto ad un comportamento che ha lo scopo di allontanare il singolo dalla comunità.  È un fenomeno di frequente osservazione in “etologia”. Konrad Lorenz (1961)  Si tratta di un comportamento strategico che può verificarsi anche sul luogo di lavoro (Heinz Leymann 1984), dove viene utilizzato per allontanare soggetti indesiderati per varie ragioni
  • 4. Violenza psicologica Terrorismo psicologico Bullismo Molestia morale Molestie sessuali Abuso lavorativo Spadroneggiamento Ostilità cronica sul lavoro Aggressione aziendale Violenza tra parigrado Amministrazione bruta Vittimizzazione Violenza leggera Definizione 2
  • 5. Tipi e fasi del Mobbing 1 Tipi di Mobbing:  Il mobber, ovvero l’autore del mobbing, può essere sia un singolo soggetto, sia un gruppo di individui; sia un pari grado (mobbing orizzontale) sia un superiore (mobbing verticale).  Forme di mobbing esercitate dal basso verso l’alto.  Forme di doppio mobbing (superiore – dipendente – famiglia  Il soggetto “mobbizzato” vive una prima fase caratterizzata da ansia reattiva nel tentativo di impostare una strategia difensiva  Qualora questa risultasse infruttuosa l’ansia reattiva lascia il posto ad una sensazione di inadeguatezza ed alla tendenza all’auto- isolamento, fino ad arrivare alla franca depressione. Fasi del Mobbing:
  • 6.  È quindi necessario tracciare una netta distinzione tra il semplice disagio lavorativo ed i veri e propri fattori patogeni.  Il disagio lavorativo è la percezione negativa, puramente soggettiva, che un lavoratore può avere di alcune situazioni presenti sul luogo di lavoro, senza per questo sviluppare patologie suscettibili di inquadramento nosologico.  È di fondamentale importanza non confondere il fattore di rischio (azione vessatoria) con la patologia ad esso conseguente (disturbi psichici).  Per essere ritenuti affetti da disturbi psichici da costrittività lavorativa non è sufficiente essere vittime di una situazione vessatoria ingiustificata, occorre anche avere sviluppato la patologia conseguente. Tipi e fasi del Mobbing 2
  • 7. Epidemiologia del Mobbing L’OMS ha indicato la prevalenza delle molestie morali sui luoghi di lavoro nel 2000 in Europa pari al 10%. In altre parole 1 persona su 10 sarebbe vittima di azioni potenzialmente mobbizzanti. -il 55% sono donne -prevale negli ultra45 enni Tra i settori lavorativi più interessati dal problema vi sarebbero la pubblica amministrazione, la difesa, la sanità, la scuola etc.
  • 8. Le ricadute del Mobbing sulla persona Può causare importanti effetti negativi sulla salute delle persone Ha le caratteristiche di uno stressors con potenzialità di generare una risposta di stress negativo e cronico: intensità , intenzionalità , durata nel tempo, cambiamento continuo generano una risposta di stress cognitiva, emozionale, comportamentale, fisica e biologica Il mobbing non è una malattia: è un condizione lavorativa estrema
  • 9.  Sulla persona: patologie organiche e psicopatologiche  Sulla famiglia: conflitti familiari, isolamento sociale  Sul lavoro: aum. infortuni, aum. assenze per malattia, più errori  Sulla collettività: aum. costi sanitari, aum. costi previdenziali, aum. comportamenti devianti Conseguenze del Mobbing
  • 10.  Fattori soggettivi  Fattori determinati dalla organizzazione aziendale Le cause del Mobbing • Vulnerabilità allo stress • Conflitti interpersonali • Difese inadeguate • Tratti di personalità • Relazioni interpersonali alterate • Progettazione • Organizzazione • Ruoli lavorativi • Struttura di potere • Gestione del lavoro • Contesti ambientali e sociali • Clima relazionale
  • 11. STRESS Outcomes fisici Outcomes psico-emozionali Outcomes comportamentali Effetti dello stress lavorativo •Improvvise tachicardie •Tensioni muscolari, dolori cronici muscolari, rigidità articolari •Digestione difficoltosa, nausea •Insonnia, peggioramento quanti‐qualitativo del sonno •Pressione arteriosa con valori fuori range •Stanchezza inspiegabile con cali di energia durante la giornata •Raucedine •Tic e tremori alle mani •Frequenti emicranie •Predisposizione a influenze, raffreddori, allergie, dermatiti, asma, gastriti, ulcere, ecc… •Improvvise variazioni della temperatura corporea •Improvvise sudorazioni •Respiro affannoso •Concentrazione e attenzione ridotta •Memoria meno pronta •Nervosismo ed irritabilità •Stato ansioso ed apprensivo costante •Crisi d’identità •Crisi depressive e di pianto, autocommiserazione •Tendenza a fantasticare •Autocritica esagerata •Pessimismo e cattivo umore •Indecisione e insicurezza •Irrequietezza motoria •Impulsività crescente •Diffidenza •Capacità di giudizio ridotta ed aumento degli errori •Impazienza,suscettibilità •Voglia di isolarsi e/o non frequentare gli altri •Difficoltà crescenti nei rapporti personali •Assuefazione ad alcool, fumo, e/o altre sostanze •Disturbi del comportamento alimentare: attacchi bulimici, episodi anoressici
  • 12. Durata, Frequenza, Intensità Difese psichiche della vittima Sindrome del mobbing Dalle azioni mobizzanti alla malattia STRESS MOBBING o BURN OUT Segnali di disagio della vita organizzativa:
  • 13. DSM IV • Disturbi Correlati a Sostanze • Schizofrenia e altri Disturbi Psicotici • Disturbi dell'Umore • Disturbi d'Ansia • Disturbi Somatoformi • Disturbi Fittizi • Disturbi Dissociativi • Disturbi Sessuali e della Identità di Genere • Disturbi dell'Alimentazione • Disturbi del Sonno • Disturbi del Controllo degli Impulsi • Disturbi dell'Adattamento • Disturbi di Personalità Patologie da mobbing
  • 14. Patologie da mobbing Le due patologie riconosciute come possibile conseguenza di costrittività organizzativa sui luoghi di lavoro sono: Il disturbo dell’adattamento cronico (categoria residua usata per descrivere i quadri clinici che costituiscono una risposta ad un fattore stressante identificabile e non soddisfano i criteri per un altro disturbo specifico in Asse I) Il disturbo post traumatico cronico da stress (disturbo d’ansia) DIAGNOSI DIFFERENZIALE: Il Disturbo dell'Adattamento, il Disturbo Post-traumatico da Stress, e il Disturbo Acuto da Stress richiedono tutti la presenza di un fattore psicosociale stressante. Il Disturbo Post-traumatico da Stress e il Disturbo Acuto da Stress sono caratterizzati dalla presenza di un fattore stressante estremo e da una specifica costellazione di sintomi. Al contrario, il Disturbo dell'Adattamento può essere innescato da un fattore stressante di qualsiasi gravità e può comprendere un'ampia gamma di possibili sintomi.
  • 15. Disturbo dell’Adattamento 1 Secondo il DSM IV°, siamo di fronte ad un Disturbo dell’Adattamento quando una persona presenta le seguenti condizioni: a) lo sviluppo di sintomi emotivi o comportamentali in risposta ad uno o più fattori stressanti identificabili che si manifestano entro 3 mesi dall’insorgenza degli stessi; b) tali sintomi debbono essere clinicamente significativi (marcato disagio che va al di là di quanto prevedibile in base all’esposizione al fattore; compromissione del funzionamento sociale o lavorativo); c) l’anomalia legata allo stress non soddisfa i criteri per un altro disturbo specifico e non rappresenta solamente un aggravamento di una preesistente condizione; d) i sintomi non corrispondono ad un lutto; e) una volta cessata la persistenza del fattore stressante (o delle sue conseguenze) i sintomi non persistono per oltre 6 mesi.
  • 16. Disturbo dell’Adattamento I Disturbi dell’Adattamento sono codificati in base al sottotipo che è scelto secondo i sintomi predominanti:  Con umore depresso  Con ansia  Con ansia ed umore depresso misti  Con alterazione della condotta  Non specificato Se l’alterazione dura meno di 6 mesi il disturbo viene definito “acuto” Se l’alterazione dura più di 6 mesi il disturbo viene definito “cronico”
  • 17. Disturbo Post Traumatico da Stress 1 La diagnosi di Disturbo Post Traumatico da Stress si pone nel momento in cui: a) la persona è stata esposta ad un evento traumatico nel quale erano presenti le seguenti caratteristiche:  la persona ha vissuto, assistito o si è confrontata con un evento/i che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri.  la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimento di impotenza o di orrore.
  • 18. Disturbo Post Traumatico da Stress 2 La diagnosi di Disturbo Post Traumatico da Stress si pone nel momento in cui: b) l’evento traumatico viene rivissuto persistentemente in uno (o più) dei seguenti modi:  ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento (immagini, pensieri e percezioni);  sogni spiacevoli dell’evento ricorrenti;  agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando;  disagio psicologico di fronte a fattori che assomigliano o simbolizzano l’evento.
  • 19. Disturbo Post Traumatico da Stress 3 La diagnosi di Disturbo Post Traumatico da Stress si pone nel momento in cui: c) Viene praticata una condotta di evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e vi è una attenuazione della reattività generale (almeno tre dei seguenti elementi):  evitamento di pensieri, sensazioni o conversazioni associate con il trauma;  evitamento di attività, luoghi o persone che evochino ricordi inerenti al trauma;  incapacità di ricordare qualche aspetto del trauma;
  • 20. Disturbo Post Traumatico da Stress 4 La diagnosi di Disturbo Post Traumatico da Stress si pone nel momento in cui: c) Viene praticata una condotta di evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e vi è una attenuazione della reattività generale (almeno tre dei seguenti elementi):  riduzione di interesse e partecipazione in attività;  distacco ed estraneità verso gli altri;  affettività ridotta (incapacità di provare sentimenti);  pessimismo per le prospettive future (carriera, matrimonio, figli, durata della vita). d) Sintomi persistenti tra cui almeno due dei seguenti:  difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno;  irritabilità o scoppi di collera;  difficoltà a concentrarsi;  ipervigilanza;  esagerate risposte d’allarme.
  • 21. Disturbo Post Traumatico da Stress 5 La diagnosi di Disturbo Post Traumatico da Stress si pone nel momento in cui: e) La durata del disturbo è superiore a 1 mese. f) Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti. Se l’alterazione dura meno di 3 mesi il disturbo viene definito “acuto” Se l’alterazione dura più di 3 mesi il disturbo viene definito “cronico” Se l’esordio dei sintomi avviene almeno 6 mesi dopo l’evento stressante il disturbo viene definito “ad esordio ritardato”.
  • 22. Operatori sanitari implicati nella diagnosi di mobbing Le figure del team di lavoro che partecipano al processo diagnostico sono:  Medico del lavoro  Psicologo del lavoro  Psichiatra  Medico del servizio di medicina del lavoro dell’ASL di competenza (Organo di vigilanza)
  • 23. Il Medico del Lavoro Primo compito del Medico del Lavoro è accertarsi che vi sia stato effettivamente mobbing nei confronti di un soggetto. Passo successivo è dimostrare il nesso di causalità fra le eventuali patologie riportate e le azioni mobbizzanti subite. Qualora fosse dimostrato il nesso causale tra fattori di rischio e patologia sviluppata si potrà parlare di patologia professionale. A differenza degli altri fattori di rischio professionale (fisici, chimici, biologici), individuabili e quantificabili oggettivamente, per i fattori di rischio da mobbing non esiste uno strumento di misura. Risultano pertanto sfuggenti e non quantificabili.
  • 24. Ruolo dello psichiatra e dello psicologo Il Medico del Lavoro deve partire dalla valutazione clinica formulata da personale specializzato (psichiatra e psicologo). Allo psichiatra spetta la formulazione di: Diagnosi Piano terapeutico Farmaco- e psico-terapia Allo psicologo spetta: Valutazione dei fattori di rischio (sociali e psicologici) Valutazione psicologica e psicopatologica (test) Psicoterapia
  • 26. Reazioni umane agli eventi ambientali (Han Selye) Lo stress è una sindrome di adattamento a degli stressor (sollecitazioni). Lo stress
  • 27. Rappresentazione dei correlati biologici della rabbia
  • 28. Il tipo di trasportatore della serotinina con cui si nasce determina il modo con cui si processano gli stimoli della paura e la risposta allo stress. Gli individui che sono portatori della variante s del gene per il SERT sono più vulnerabili agli effetti dell’ansia e dello stress. Quelli portatori della variante l sembrano essere più resistenti. I portatori mostrano una aumentata attività dell’amigdala in risposta agli stimoli di paura (facce impaurite), presentano disturbi dell’umore o di ansia dopo stress ripetuti e atrofia cerebrale dopo esposizione allo stress cronico. Genetica della serotonina ed eventi stressanti
  • 29. Comportamento materno come “programmatore” della risposta allo stress dei figli (Meaney et al. 1988) Plasma Maternal Licking and grooming Corticostero ne PlasmaACTH Maternal Licking and grooming CRmRNA Hippocampal cell field I figli di madri che curano molto hanno bassi livelli di ormoni dello stress I figli di madri che curano molto hanno maggiore concentrazione ippocampale di recettori per gli ormoni glucocorticoidi
  • 30. Juvenile emotional experience alters synaptic composition in the rodent cortex, hippocampus, and lateral amygdala (Poeggel e al. 2003)
  • 31. Ansia:la Legge di Yerkes-Dodson Ansia Fisiologica Patologica
  • 33. IL PROBLEMA PSICHE/SOMA PSICHE SOMA LIVELLLO MOLECOLARE LIVELLO BIOCHIMICO LIVELLO TISSUTALE LIVELLO MACROSCOPICO PROSPETTIVA PSICODINAMICA PROSPETTIVA RELAZIONALE PROSPETTIVA COMPORTAMENTALE
  • 34. PARADIGMA CARTESIANO SITUAZIONE ATTUALE NUOVO PARADIGMA IL PROBLEMA PSICOSOMATICO SITUAZIONE PRECARTESIANA
  • 35. SINTOMI NON ATTRIBUIBILI A SPECIFICHE MALATTIE  Comuni: 20-25% dei pazienti del MMG  Persistenti: 75% continua ad avere sintomi dopo 10 aa. dall’esordio  Livelli di disabilità elevata, superiore a quella di condizioni mediche importanti  Caratteristiche comuni alle varie sindromi: genere F, presenza di disturbi d’ansia o depressivi, storia di maltrattamento/abuso infantile  Complessa gestione, interventi medici spesso inefficaci  Sovrapposizione fra le sindromi funzionali sia in termini di criteri diagnostici che in termini di comorbidità
  • 36. DENOMINAZIONI DEI SINTOMI SOMATICI NON ATTRIBUIBILI A SPECIFICHE MALATTIE Non spiegabile con una condizione medica Termine semplicemente operazionale, ma con il potenziale svantaggio di suggerire che le spiegazioni psicologiche e psicofisiologiche non sono mediche Funzionale In origine indicava un disturbo delle funzione piuttosto che della struttura corporea. Ora spesso è usato in senso svalutativo per indicare “è tutto nella mente” Somatizzazione Termine di largo impiego per indicare un problema psicologico espresso somaticamente. Sarebbe meglio limitarlo ai casi in cui i sintomi somatici esprimono disturbi emozionali Conversione Usato in modo specifico per riferirsi a perdita di funzioni. Come la somatizzazione, implica (perlopiù senza valida evidenza) che i sintomi sono dovuti alla “conversione“ di problemi psicologici Somatoforme Categoria diagnostica del DSM e dell’ICD. Intende essere puramente descrittiva, ma ovviamente è connessa al concetto di somatizzazione
  • 37. CLASSIFICAZIONE DEI SINTOMI MEDICI INSPIEGABILI Sindromi somatiche funzionali Disturbi somatoformi Componente somatica dei disturbi psichiatrici
  • 38. Specialità Sindrome Somatica Funzionale Gastroenterologia Sindrome del colon irritabile Reumatologia Fibromialgia Neurologia Cefalea di tipo tensivo Cardiologia Dolore toracico non cardiaco Ginecologia Dolore pelvico cronico Malattie infettive Sindrome da fatica cronica Pneumologia Sindrome da iperventilazione Odontoiatria Disfunzione temporo-mandibolare Otorinolaringoiatria Acufeni Allergologia Sensibilità chimica multipla Tratto da: Wessely et al., 1999 SINDROMI SOMATICHE FUNZIONALI NELLE DIVERSE SPECIALISTICHE
  • 39. 1. Disturbo di Somatizzazione: complesso polimorfo di sintomi di lunga durata 2. Disturbo di Conversione: sintomi o deficit delle funzioni sensomotorie che suggeriscono un problema neurologico 3. Disturbo Algico (da Dolore Somatoforme): il sintomo essenziale è il dolore fisico accompagnato clinicamente da fattori psicologici ritenuti importanti per spiegarlo 4. Ipocondria: il sintomo principale è qui di natura cognitiva poiché il soggetto teme irrealisticamente di avere una malattia in base ad una soggettiva misinterpretazione di sensazioni somatiche 5. Disturbo da Dismorfismo Corporeo: anche in questo caso si tratta di un sintomo cognitivo dato dalla eccessiva preoccupazione per un difetto immaginario della propria immagine fisica 6. Disturbo Somatoforme Indifferenziato: dato da medically unexplained symptoms della durata di almeno 6 mesi ma che non raggiungono la soglia dei criteri per il Disturbo di Somatizzazione 7. Non Altrimenti Specificato: disturbi di somatizzazione che non soddisfano i criteri per alcun altro Disturbo Somatoforme DSM-IV Disturbi somatoformi
  • 40. ICD-10 DISTURBI SOMATOFORMI •Disturbo di somatizzazione •Disturbo somatoforme indifferenziato •Disturbo ipocondriaco (include il Dist. da dismorfismo corporeo) •Disfunzioni somatoformi autonomiche (sintomi fisici che coinvolgono il SNV: cardiovascolari,..) •Disturbo da persistente dolore somatoforme •Altri disturbi somatoformi (non mediato dal SNA: prurito, disfagia,..) •Disturbo somatoforme non specificato
  • 41. •I disturbi somatof. sono il più frequente disturbo mentale visto dal MMG: 10-15% della popolazione ambulatoriale. (Kroenke K 2006) •La compromissione funzionale conseguente ai Dist. Som. è simile a quella generata da depressione e dist. d’ansia (de Waal MW 2004) •Inducono un eccessivo ricorso al SSN . Negli USA il costo è stato stimato in $100 billioni annuali (Barsky AJ 2005) •Vi è un grande scetticismo sulla possibilità di trattamento, soprattutto da parte dei MMG, in confronto ad altri dist. come l’ansia e la depressione •Sono sostanzialmente trascurati dalla psichiatria generale e in molti paesi le cure per questi disturbi sono limitate o non vengono fornite (Bass C, 2001) DISTURBI SOMATOFORMI: CARATTERISTICHE
  • 42. DMS IV: CONSIDERAZIONI CRITICHE SUI DISTURBI SOMATOFORMI (1) • Approccio dichiaratamente dualistico la diagnosi è basata sull'esclusione di cause organiche • Scarsa affidabilità della diagnosi di disturbo somatoforme un paziente con Disturbo Somatoforme può essere diagnosticato in modo molto diverso per gli stessi sintomi • I disturbi somatoformi non rappresentano la realtà clinica prevalenza dei disturbi di somatizzazione secondo i criteri DSM-IV fra lo 0.2% ed il 2% è quanto meno sottostimata • I criteri diagnostici si basano sulla regola di gerarchizzazione psicopatologica i disturbi somatoformi, pur rientrando nell'Asse I, non sono collocati sullo stesso livello degli altri disturbi di Asse I poiché la presenza di un'altra categoria di questo Asse viene giudicata gerarchicamente sovraordinata rispetto ai sintomi somatoformi
  • 43. DMS IV: considerazioni critiche sui disturbi somatoformi (2) • I disturbi somatoformi sono disturbi di personalità? le sindromi somatoformi difficilmente possono essere giustificate se non concepite come varianti sintomatologiche di alterazioni dell'organizzazione di personalità, se si tiene conto del fatto che espressione delle emozioni, fattori cognitivi, percezione del proprio corpo, stili di coping e schemi di comportamento sono direttamente incluse nel processo di manifestazione dei sintomi • Scarsa stabilità nel tempo dei disturbi somatoformi studio di Simon e Gureje: (1995) oltre un terzo dei pazienti non soddisfacevano i criteri DSM-IV ed ICD-10 di disturbi somatoformi ad un anno di distanza, dimostrando l'elevata instabilità di queste diagnosi • Disomogeneità delle categorie somatoformi filosofia diagnostica strettamente incentrata sui sintomi ma per alcune condizioni cliniche si sono dovuti adottare criteri quasi etiologici
  • 44. VERSO IL DSM V: PROBLEMI APERTI •approccio più etiologico ai disturbi somatoformi •focus sulle sindromi in senso dimensionale più che categoriale •modificazione della definizione dei criteri e soprattutto delle soglie diagnostiche •problemi di affidabilità •validità ed utilità delle categorie diagnostiche
  • 45. Kroenke e Spitzer (1997) •Multisomatoform Disorder (MSD) •Migliorare l’accuratezza diagnostica del Disturbo Somatoforme Indifferenziato fornendo criteri meno restrittivi del Disturbo di Somatizzazione e meno sovra-inclusivi del Disturbo Somatoforme Indifferenziato del DSM-IV •I primi dati hanno mostrato che il MSD ha una prevalenza dell’8% mentre il Disturbo Somatoforme Indifferenziato ha una prevalenza del 4% e le altre sindromi della categoria dei Disturbi Somatoformi sono meno dell’1%. • Escobar (1998) • Kroenke e Spitzer (1997) • Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research (DCPR) (1995) • Mayou (2006) Escobar (1998) •Somatic Symptom Index (SSI) (si tratta di un indice ridotto (abridged) di somatizzazione, costituito su alcuni items della Diagnostic Interview Schedule) •20% di soggetti positivi su 1.456 pazienti di primary care (contro la scarsissima prevalenza del Disturbo di Somatizzazione definito dal DSM-IV che ha una prevalenza di 0.4-0.7%) Criteri per i Multisomatoform Disorder (MSD) • Almeno 3 sintomi somatici attualmente presenti • I sintomi somatici non sono spiegati dal punto di vista medico o, se è presente una condizione medica, sono eccessivi rispetto a quanto ci si attende • I sintomi causano disagio clinicamente significativo o disfunzione psicosociale • Il paziente presenta una storia di almeno 2 anni di sintomi somatici inspiegabili dal punto di vista medico, anche se i singoli sintomi specifici possono variare • I sintomi non fanno parte di un disturbo di Asse I • I sintomi non sono intenzionalmente prodotti o simulati Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research DCPR (1995) Strategia: Viene adottata una strategia diversa: tentare di tradurre le caratteristiche psicologiche osservate in varie patologie mediche in criteri diagnostici tali da poter essere studiati in tutti i disturbi medici I DCPR sono attualmente sotto indagine ed i risultati preliminari indicano che essi riescono ad individuare circa il doppio delle condizioni cliniche rispetto al DSM-IV, ossia che moltissime condizioni cliniche descritte nella letteratura psicosomatiche sono presenti all’osservazione tramite DCPR ma sfuggono ad un’indagine condotta tramite il DSM-IV VERSO IL DSM-V: PROPOSTE (1)
  • 46. DIAGNOSTIC CRITERIA FOR PSYCHOSOMATIC RESEARCH (DCPR) (1995) • Alexithymia • Comportamento di Tipo A • Umore Irritabile • Demoralizzazione • Fobia di Malattia • Ansia per la Salute • Tanatofobia • Diniego di Malattia • Sintomi Somatici Funzionali • Somatizzazione Persistente • Sintomi di Conversione • Reazione da Anniversario Caratteristiche psicologiche e di personalità Differenti aspetti del comportamento anormale di malattia Condizioni cliniche maggiormente centrate sulla presentazione di sintomi di somatizzazione
  • 47. UTILITÀ CLINICA DEI DCPR (PORCELLI P - TODARELLO O, 2008) 1. Nei pazienti con Disturbi Gastrointestinali Funzionali (FGID), i criteri DCPR sono in grado di individuare dimensioni psicologiche e/o psicopatologia subsindromica non identificati dalle categorie del DSM-IV a. Le categorie DCPR sono circa il doppio delle diagnosi DSM - IV b. I pazienti non identificati dai DCPR sono molto meno di quelli non identificati dal DSM-IV c. I pazienti identificati dai DCPR ma non dal DSM-IV sono molto maggiori rispetto a quelli identificati dal DSM-IV ma non dai DCPR 2. Le sindromi DCPR maggiormente prevalenti nei pazienti con FGID sono alessitimia, somatizzazione persistente, sindromi somatiche funzionali secondarie a un disturbo psichiatrico e demoralizzazione 3. Le categorie DCPR sono in grado di predire l'esito del trattamento a. I pazienti che non rispondono al trattamento usuale hanno condizioni psicosomatiche più severe, ossia vengono identificati da più di una categoria DCPR b. Alessitimia e somatizzazione persistente sono in grado di predire il non miglioramento dopo aver effettuato il trattamento c. L’ansia per la salute è in grado di predire il miglioramento in seguito al trattamento d. La demoralizzazione è una condizione comune a tutti i pazienti e, in quanto tale, non risulta predittiva di esito del trattamento
  • 48. Verso il DSM-V: proposte (2) Proposta "minima": riduzione delle diagnosi somatoformi Hiller and Rief (2005) hanno proposto: 1.riduzione delle categorie diagnostiche a polisintomatiche (sintomi somatici multipli riferiti a differenti sistemi di organi), monosintomatiche (una sola tipologia di sintomi, come ad esempio il dolore) e ipocondriache (livelli severi di paura e convinzione di avere una malattia grave); 2. introduzione di una categoria intermedia fra disturbo di somatizzazione e disturbo somatoforme indifferenziato, come l’Abridged Somatization Disorder (Disturbo di Somatizzazione Ristretta) o il Multisomatoform Disorder (Disturbo Multisomatoforme); 3. differenziazione dei sintomi per gravità sulla base del fatto che il paziente assume farmaci ed effettua visite mediche per i sintomi ed ha modificato il suo stile di vita; 4. introduzione di sotto-tipologie diagnostiche come with illness behavior (con comportamento di malattia), chronic somatizer (con somatizzazione cronica) e with low acceptance of psychophysiological factors (con scarsa accettazione dei fattori psicofisiologici Proposta "massima": abolizione dei disturbi somatoformi Mayou et al. (2005) hanno avanzato la proposta estrema di abolire completamente la rubrica dei disturbi somatoformi dal DSM-V e ridistribuire nei vari assi del DSM-V le sindromi attualmente raggruppate nel disturbi somatoformi •Ipocondria > Disturbo di ansia per la salute > Disturbi d’ansia (Asse I) •Disturbo di dismorfismo corporeo > Disturbi d’ansia •Disturbo di somatizzazione > combinazione tra Disturbo di Personalità (Asse II) e Disturbi d’ansia o dellUmore (Asse I) •Sintomi e Sindromi somatiche funzionali > Condizioni mediche generali (Asse III) •Disturbo algico > Condizioni mediche generali (Asse III) •Sintomi dissociativi e di conversione > entità nosografica indipendente •Maggiore ricorso alla categoria in Asse I “Fattori psicologi che influenzano una condizione medica” (depressione in IMA, pattern comportamentale di tipo A in disturbi coronarici, ecc)
  • 49. DISTURBI SOMATOFORMI: PRINCIPI DI TRATTAMENTO (1)  La maggior parte di questi pazienti possono essere trattati dal loro medico curante  Spesso l’invio allo psichiatra viene rifiutato ed interpretato come mancata comprensione da parte del curante oppure come essere considerati “pazzi” e “scaricati”  Ruolo dello psichiatra › Consulenza specialistica › Discussione del caso con il MMG › Collaborazione e cura condivisa in casi “difficili” › Gestione dei casi con disturbi psichiatrici preminenti (depressione, idee deliranti)
  • 50. DISTURBI SOMATOFORMI: PRINCIPI DI TRATTAMENTO (2) • Spesso la relazione fra medico e paziente con disturbi somatoformi è difficile ed intricata • Il paziente può avere inizialmente uno stile seduttivo ed idealizzare il medico • Il medico può pensare di poter risolvere i problemi del paziente (fantasie di onnipotenza) • Timore del medico di non riconoscere una malattia fisica • Non infrequentemente il medico vede frustrati e/o sabotati i tentativi diagnostici e terapeutici ed il paziente continua ad avere sintomi • Insoddisfazione reciproca, ostilità e rivendicazioni del paziente (medico poco interessato o incapace), espulsione da parte del medico (“è un rompiscatole!”) La relazione medico / paziente
  • 51. DISTURBI SOMATOFORMI: PRINCIPI DI TRATTAMENTO (3)  Stabilire una buona alleanza terapeutica  Porsi obbiettivi realistici: aiutare il paziente a convivere con i sintomi, non aspettarsi rapidi cambiamenti  Porsi come riferimento unico per il paziente, evitare il doctor shopping, le procedure diagnostiche inutili, tratt. farmacologici non necessari  Programmare visite regolari ogni 2-6 settimane: riduce la “ricompensa” per nuovi sintomi o peggioramento, rassicura il paziente circa l’interesse del medico (presa in carico a lungo termine, no espulsione)  Interpretare l’insorgenza di nuovi sintomi (o peggioramento degli esistenti) come comunicazione emotiva piuttosto che possibile malattia  Aspettare, se possibile, ad effettuare nuove procedure diagnostiche o interventi farmacologici in caso di nuovi sintomi  Informare i familiari più prossimi del piano di trattamento  Se necessario: motivare il paziente a vedere uno psichiatra per una valutazione oppure discutere il caso con uno psichiatra
  • 52. Modello di cura a gradini per sintomi e disturbi somatici funzionali (modificato da Henningsen et al., 2007) 3b Casi severi, complicati 3a Casi severi, non complicat 2b Casi moderati, complicati 2a Casi moderati, non complicati 1 Casi lievi
  • 53. DIST.SOMATOFORMI: PSICOTERAPIA E ALTRI INTERVENTI • Psicoterapia dinamica – Ad orientamento supportivo • Psicoterapia cognitivo-comportamentale – Explanatory Therapy per l’ipocondria • Tecniche di rilassamento, bio-feed-back
  • 54. DISTURBI SOMATOFORMI: TERAPIA FARMACOLOGICA (1)  Utilizzare come prima scelta farmaci con elevata tollerabilità (SSRI, antidepressivi atipici)  Iniziare con dosaggi molto bassi (1/4 di cpr o 2-3 gtt o ½ misurino di soluzione), titolare molto lentamente  Spiegare chiaramente gli effetti collaterali che potrebbero verificarsi e le procedure di sicurezza  Lasciare al paziente un recapito per un facile contatto in caso di problemi (eventualmente programmare già contatti telefonici)  In caso di effetti collaterali indagare la effettiva relazione con il farmaco, se possibile attendere prima di modificare la terapia  Evitare, per quanto possibile, farmaci che possano indurre abuso (benzodiazepine, analgesici) › In caso di utilizzo, programmare brevi cicli (max 4-6 settimane) a dosi basse e monitorare attentamente
  • 55. DISTURBI SOMATOFORMI: TERAPIA FARMACOLOGICA (2)  Antidepressivi › Razionale: patologia ansioso-depressiva sottostante, azione sulle vie del dolore › SSRI: più tollerabili (dosaggi standard) › TCA: elevata efficacia sul dolore (amitriptilina a basse dosi)  Neurolettici › Razionale: azione sul tratto gastrointestinale, sintomi ansiosi › Benzamidi (amisulpiride, levosulpiride, a dosi fra 50 e 100 mg/die)
  • 56. Disturbi somatoformi: Terapia farmacologica (3)  Meta-analisi di 94 studi sul trattamento di sintomi medici inspiegabili e sindromi funzionali (O’Malley et al., J Fam Pract 1999)  Meta-analisi di 11 studi sul trattamento con antidepressivi (in prevalenza TCA) dei disturbi gastrointestinali funzionali (Jackson et al., Am J Med 2000)  Meta-analisi di 13 studi sul trattamento con antidepressivi (tutti) su fibromialgia (O’Malley et al., J Gen Intern Med 2000)  Meta-analisi di 38 studi sul trattamento con antidepressivi (tutti) su cefalea tensionale o emicrania (Tomkins et al., Am J Med 2001)  Meta-analisi di 9 studi sul trattamento con antidepressivi (tutti) sulla lombalgia cronica (Salerno et al., Arch Intern Med 2002)  4 Studi Clinici Randomizzati (Kroenke et al., Psychosom. Med., 2007 Effetto positivo degli antidepressivi su questi disturbi rispetto al placebo dimostrato in numerosi studi: Effetto indipendente dalla depressione ?
  • 57. Efficacy of Treatment for Somatoform Disorders: A Review of Randomized Controlled Trials (K. KROENKE, 2007) Disturbo CBT Antidepressivo* Altre terapie° • Disturbo di somatizzazione 1/1 2/3 • Disturbo somatoforme sottosoglia 1/1 3/4 3/4 • Sintomi medici non spiegabili 3/5 1/5 • Ipocondria 4/4 1/1 • Disturbo di conversione 1/3 • Body dysmorphic disorder 2/2 1/1 Total 11/13 4/5 8/16 Studi positivi / totali Risultati di 34 Studi Clinici Randomizzati sui Disturbi Somatoformi in 3922 pazienti * Opipramol, Fluoxetina, Venlafaxina,Hypericum °Ipnosi, Intenzione paradossa, Explanatory therapy, Psicoterapie non-CBT, Consultazione psichiatrica, Training del MMG Conclusioni ⊚ E’ stata stabilita l’efficacia dei trattamenti per tutti i disturbi somatoformi, tranne il disturbo di conversione ( positivo 1 studio su 3) e il Disturbo algico (nessuno studio effettuato) ⊚ La CBT è il trattamento con maggiore evidenza di efficacia. Per gli antidepressivi vi sono evidenze preliminari ma non conclusive
  • 58. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE  Elevata prevalenza di sintomi medici inspiegabili e di disturbi somatoformi in medicina generale e specialistica  Quadri clinici spesso sovrapponibili  Necessità di una terminologia meno ambigua  Necessità di una nuova classificazione  Si tratta di disturbi cronici ed estremamente disabilitanti  E’ necessaria una attenta gestione clinica a lungo termine, eventualmente in collaborazione con lo psichiatra  Individuare un medico di riferimento  Gli antidepressivi possono essere utili (specie se presente dolore)  L’uso di benzodiazepine e gli analgesici dovrebbe essere valutato attentamente e limitato al minimo necessario  I pazienti con disturbi somatoformi possono ammalarsi di malattie fisiche
  • 60. ANSIA PAURA SENZA OGGETTO • Ansia di stato “Una sezione cross-temporale del flusso emotivo della vita di una persona, composto di tensione, apprensione, nervosismo, preoccupazione e attivazione (arousal) del sistema nervoso autonomo” • Ansia di tratto “Propensione relativamente stabile a provare ansia, cioè, le differenze tra gli individui nella tendenza a percepire situazioni stressanti come pericolose o minacciose”
  • 61. EMOZIONI Nella “paura”, il sangue fluisce verso i grandi muscoli scheletrici, ad esempio quelli delle gambe, rendendo così più facile la fuga e al tempo stesso facendo impallidire il volto, momentaneamente meno irrorato. I circuiti dei centri cerebrali preposti alla regolazione della vita emotiva scatenano un flusso di ormoni che mette l'organismo in uno stato generale di allerta, preparandolo all'azione e fissando l'attenzione sulla minaccia che incombe per valutare quale sia la risposta migliore.
  • 62. RAPPRESENTAZIONE DEI CORRELATI BIOLOGICI DELLA RABBIA
  • 63. PREVALENZA DEI DISTURBI MENTALI COMUNITA’ MMG OG TUTTI I DISTURBI 16% 21-26% 30-60% DEPRESSIONE 2-6% 5-14% >15% ANSIA 0.5% 11% SOMATIZZAZIONE 0.1-0.5% 2.8-5% 2.9% DELIRIUM 15-30% ABUSO DI SOSTANZE 2.8% 10-30% 20-50%
  • 64. PERCORSO ASSISTENZIALE DELLE PERSONE CON DISTURBI PSICHICI II° LIVELLO morbilità psichiatrica totale nella medicina di base III° LIVELLO morbilità psichiatrica riconosciuta dal medico di base IV° LIVELLO morbilità psichiatrica totale nei servizi psichiatrici V° LIVELLO pazienti psichiatrici ricoverati in ospedale I° LIVELLO morbilità psichiatrica nella popolazione generale Filtro 1 decisione di consultare il medico di base Filtro 2 riconoscimento dei disturbi da parte del medico di base Filtro 3 invio da parte del medico di base ai servizi psichiatrici Filtro 4 decisione dello psichiatra di ospedalizzare Manchester 250 230 101 21 3 Verona 227 34 23 4 0,7 *Tassi per 1000
  • 65.  I disturbi d’ansia giustificano il 6-12% di tutte le visite ambulatoriali  I pz con DAP effettuano visite in pronto soccorso con frequenza 10 volte maggiore  Il 70% dei pz con DAP vedono almeno 10 mmg prima che venga posta la diagnosi  La comorbidita’ di asma con i disturbi d’ansia aumenta di 3 volte la frequenza di ospedalizzazione  Esposizione del paziente ad un maggior numero di esami  Maggiori costi della gestione medica  Probabile riduzione dell’efficacia del trattamento medico  Maggiore durata di degenza del paziente CONSEGUENZE DELLA TARDIVA DIAGNOSI PSICHIATRICA
  • 66. Cross sectional study of symptom attribution and recognition of depression and anxiety in primary care Gorman, BMJ 1999;318:436-440 Ai test risultavano avere alti livelli di ansia o depressione 56 (36%) dei 157 pazienti del campione I MMG non rilevavano la depressione o l’ansia nell’ 85% dei pazienti che avevano riportato ai test alti livelli di ansia o depressione CAMPIONE 157 pazienti
  • 67. • Attacco di Panico • Disturbo di Panico con e senza agorafobia • Agorafobia Senza Anamnesi di Disturbo di Panico • Fobia Specifica (precedentemente Fobia Semplice) • Fobia Sociale (Disturbo da Ansia Sociale) • Disturbo Ossessivo-Compulsivo • Disturbo Post-traumatico da Stress • Disturbo Acuto da Stress • Disturbo d'Ansia Generalizzato (include il Disturbo Iperansioso dell'Infanzia) • Disturbo d'Ansia Dovuto ad una Condizione Medica Generale • Disturbo d'Ansia Indotto da Sostanze • Disturbo d'Ansia Non Altrimenti Specificato DISTURBI D’ANSIA (DSM IV) Disturbo Post-traumatico da Stress
  • 68. ATTACCO DI PANICO Un periodo preciso di intensi paura o disagio, durante il quale quattro (o più) dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nel giro di 10 minuti: 1) palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia 2) sudorazione 3) tremori fini o a grandi scosse 4) dispnea o sensazione di soffocamento 5) sensazione di asfissia 6) dolore o fastidio al petto 7) nausea o disturbi addominali 8) sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento 9) derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi) 10) paura di perdere il controllo o di impazzire 11) paura di morire 12) parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio) 13) brividi o vampate di calore.
  • 69. AGORAFOBIA A. Ansia relativa all'essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un Attacco di Panico inaspettato o sensibile alla situazione, o di sintomi tipo panico. I timori agorafobici riguardano tipicamente situazioni caratteristiche che includono l'essere fuori casa da soli; l'essere in mezzo alla folla o in coda; l'essere su un ponte e il viaggiare in autobus, treno o automobile. B. Le situazioni vengono evitate (per es., gli spostamenti vengono ridotti), oppure sopportate con molto disagio o con l'ansia di avere un Attacco di Panico o sintomi tipo panico, o viene richiesta la presenza di un compagno C. L'ansia o l'evitamento fobico non sono meglio giustificabili da un disturbo mentale di altro tipo, come Fobia Sociale, Fobia Specifica, Disturbo Ossessivo- Compulsivo, Disturbo Post-traumatico da Stress. Disturbo d'Ansia di Separazione L'Agorafobia non è un disturbo codificabile. Codificare il disturbo specifico nell'ambito del quale si manifesta l'Agorafobia (per es.,Disturbo di Panico Con Agorafobia o Agorafobia Senza Anamnesi di Disturbo di Panico)
  • 70. A. Entrambi 1) e 2): 1) Attacchi di Panico inaspettati ricorrenti 2) almeno uno degli attacchi è stato seguito da 1 mese (o più) di uno (o più) dei seguenti sintomi: a) preoccupazione persistente di avere altri attacchi b) preoccupazione a proposito delle implicazioni dell'attacco o delle sue conseguenze (per es., perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, "impazzire") c) significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi. B. Assenza di Agorafobia C. Gli Attacchi di Panico non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale (per es., ipertiroidismo). D. Gli Attacchi di Panico non sono meglio giustificati da un altro disturbo mentale, ATTACCO DI PANICO SENZAAGOROFOBIA ATTACCO DI PANICO CON AGOROFOBIA (Presenza di Agorafobia)
  • 71. Reperti di laboratorio associati Nessun dato di laboratorio patognomonico per il Disturbo di Panico è stato identificato. Comunque è stata notata una varietà di dati di laboratorio anormale in gruppi di individui con Disturbo di Panico rispetto ai soggetti di controllo. Alcuni individui con Disturbo di Panico mostrano segni di alcalosi respiratoria compensata (cioè ridotti livelli di anidride carbonica e di bicarbonato e pH quasi normale). Gli Attacchi di Panico in risposta all'infusione di lattato di sodio o di anidride carbonica sono più comuni nel Disturbo di Panico che in altri Disturbi d'Ansia. Reperti dell'esame fisico e condizioni mediche generali associate Durante alcuni Attacchi di Panico si possono manifestare tachicardia transitoria e moderata elevazione della pressione sistolica. Sebbene alcuni studi abbiano suggerito che prolasso della valvola mitralica e tireopatie sono più comuni tra gli individui con Disturbo di Panico che nella popolazione generale, altri non hanno rilevato differenze nella prevalenza. Caratteristiche collegate a cultura e genere In alcune culture gli Attacchi di Panico possono comportare un'intensa paura di stregonerie o magie. Il Disturbo di Panico come viene qui descritto è stato ritrovato in studi epidemiologici riguardanti tutto il mondo. Inoltre, molte condizioni incluse nel "Glossario delle Sindromi culturalmente caratterizzate" (si veda Appendice I) possono essere correlate al Disturbo da Attacchi di Panico. Alcuni gruppi etnici o culturali limitano la partecipazione delle donne alla vita pubblica, e questo deve essere tenuto distinto dall'Agorafobia. ATTACCO DI PANICO SENZA O CON AGOROFOBIA
  • 72. Il Disturbo di Panico senza Agorafobia viene diagnosticato con una frequenza doppia, e il Disturbo di Panico con Agorafobia con una frequenza tripla nelle donne rispetto agli uomini. Prevalenza Gli studi epidemiologici condotti in tutto il mondo sono coerenti nell'indicare la prevalenza nel corso della vita del Disturbo di Panico (con o senza Agorafobia) tra 1,5% e 3,5%. I dati di prevalenza in un anno sono tra l'1% e il 2%. Circa da un terzo a metà degli individui diagnosticati con Disturbo di Panico in campioni comunitari presenta anche Agorafobia, mentre nei campioni clinici si osserva una frequenza molto più elevata di Agorafobia. Decorso L'età di esordio per il Disturbo di Panico varia considerevolmente, ma si colloca più tipicamente tra la tarda adolescenza e i 35 anni. Può esservi una distribuzione bimodale, con un picco nella tarda adolescenza e un secondo picco più piccolo verso i 35 anni. Un esiguo numero di casi inizia nell'infanzia, e l'esordio dopo i 45 anni è insolito, sebbene possibile. Descrizioni retrospettive da parte di individui osservati in ambienti clinici suggeriscono che il decorso usuale sia cronico ma con alti e bassi. Alcuni individui possono avere crisi episodiche con intervalli di remissione di anni, ed altri possono avere una sintomatologia grave in modo continuativo. Sebbene l'Agorafobia possa svilupparsi in ogni momento, essa esordisce di solito nel primo anno in cui si manifestano Attacchi di Panico ricorrenti. Il decorso dell'Agorafobia e la sua relazione con il decorso degli Attacchi di Panico sono variabili. In alcuni casi una riduzione o la remissione degli Attacchi di Panico può essere seguita a breve termine da una corrispondente riduzione dell'evitamento agorafobico e dell'ansia. In altri l'Agorafobia può divenire cronica indipendentemente dalla presenza o assenza di Attacchi di Panico. Alcuni individui riferiscono di poter ridurre la frequenza degli Attacchi di Panico evitando certe situazioni. Studi naturalistici di follow-up su individui trattati in ambienti sanitari terziari (che possono selezionare gruppi con prognosi più sfavorevole) suggeriscono che, 6-10 anni dopo il trattamento, circa il 30% degli individui stanno bene, il 40%-50% sono migliorati ma sintomatici e il rimanente 20%-30% hanno gli stessi sintomi o sono leggermente peggiorati. Familiarità I consanguinei di primo grado di individui con Disturbo di Panico hanno una probabilità da quattro a sette volte maggiore di sviluppare un Disturbo di Panico. Comunque, in ambiente clinico da metà a tre quarti degli individui con Disturbo di Panico non hanno un consanguineo di primo grado affetto. Studi sui gemelli indicano un contributo ATTACCO DI PANICO SENZA O CON AGOROFOBIA
  • 73. A. Paura marcata e persistente, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza o dall'attesa di un oggetto o situazione specifici (per es., volare, altezze, animali, ricevere un'iniezione, vedere il sangue). B. L'esposizione allo stimolo fobico quasi invariabilmente provoca una risposta ansiosa immediata, che può prendere forma di Attacco di Panico situazionale o sensibile alla situazione. Nota Nei bambini l'ansia può essere espressa piangendo, con scoppi di ira, con l'irrigidimento, o con l'aggrapparsi a qualcuno. C. La persona riconosce che la paura è eccessiva o irragionevole. Nota Nei bambini questa caratteristica può essere assente. D. La situazione (le situazioni) fobica viene evitata oppure sopportata con intensa ansia o disagio. E. L'evitamento, l'ansia anticipatoria o il disagio nella situazione (situazioni) temuta interferiscono in modo significativo con la normale routine della persona, con il funzionamento lavorativo (o scolastico), o con le attività o le relazioni sociali, oppure è presente disagio marcato per il fatto di avere la fobia. F. Negli individui al di sotto dei 18 anni la durata è di almeno 6 mesi. G. L'ansia, gli Attacchi di Panico o l'evitamento fobico associati con l'oggetto o situazione specifici non sono meglio giustificati da un altro disturbo mentale, come il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (per es., paura dello sporco in un individuo con ossessioni di contaminazione), Disturbo Post-traumatico da Stress (per es., evitamento degli stimoli associati con un grave evento stressante), Disturbo d'Ansia di Separazione (per es., evitamento della scuola), Fobia Sociale (per es., evitamento di situazioni sociali per paura di rimanere imbarazzati), Disturbo di Panico con Agorafobia, o Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo di Panico. Specificare il tipo: Tipo Animali Tipo Ambiente Naturale (per es., altezze, temporali, acqua) Tipo Sangue-Iniezioni-Ferite Tipo Situazionale (per es., aeroplani, ascensori, luoghi chiusi) Altro tipo (per es., evitamento fobico di situazioni che possono portare a soffocare, vomitare o contrarre una malattia; nei bambini l'evitamento dei rumori forti o dei personaggi in maschera) FOBIA SPECIFICA
  • 74. FOBIA SOCIALE A. Paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri. L'individuo teme di agire (o di mostrare sintomi di ansia) in modo umiliante o imbarazzante. Nota Nei bambini deve essere evidente la capacità di stabilire rapporti sociali appropriati all'età con persone familiari, e l'ansia deve manifestarsi con i coetanei, e non solo nell'interazione con gli adulti. B. L'esposizione alla situazione temuta quasi invariabilmente provoca l'ansia, che può assumere le caratteristiche di un Attacco di Panico causato dalla situazione o sensibile alla situazione. Nota Nei bambini, l'ansia può essere espressa piangendo, con scoppi di ira, con l'irrigidimento, o con l'evitamento delle situazioni sociali con persone non familiari. C. La persona riconosce che la paura è eccessiva o irragionevole. Nota Nei bambini questa caratteristica può essere assente. D. Le situazioni temute sociali o prestazionali sono evitate o sopportate con intensa ansia o disagio. E. L'evitamento, l'ansia anticipatoria, o il disagio nella/e situazione/i sociale o prestazionale interferiscono significativamente con le abitudini normali della persona, con il funzionamento lavorativo (scolastico) o con le attività o relazioni sociali, oppure è presente marcato disagio per il fatto di avere la fobia. F. Negli individui al di sotto dei 18 anni la durata è di almeno 6 mesi. G. La paura o l'evitamento non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale, e non è meglio giustificato da un altro disturbo mentale (per es., Disturbo di Panico Con o Senza Agorafobia, Disturbo d'Ansia di Separazione, Disturbo da Dismorfismo Corporeo, un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo o il Disturbo Schizoide di Personalità). H. Se sono presenti una condizione medica generale o un altro disturbo mentale, la paura di cui al Criterio A non è ad essi correlabile, per es., la paura non riguarda la Balbuzie, il tremore nella malattia di Parkinson o il mostrare un comportamento alimentare abnorme nell'Anoressia Nervosa o nella Bulimia Nervosa. Specificare se: Generalizzata: se le paure includono la maggior parte delle situazioni sociali (prendere in considerazione anche la diagnosi addizionale di Disturbo Evitante di Personalità).
  • 75. DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO A. Ossessioni o compulsioni. Ossessioni come definite da 1), 2), 3) e 4): 1) pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi o inappropriati, e che causano ansia o disagio marcati 2) i pensieri, gli impulsi, o le immagini non sono semplicemente eccessive preoccupazioni per i problemi della vita reale 3) la persona tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni 4) la persona riconosce che i pensieri, gli impulsi, o le immagini ossessivi sono un prodotto della propria mente (e non imposti dall'esterno come nell'inserzione del pensiero). Compulsioni come definite da 1) e 2): 1) comportamenti ripetitivi (per es., lavarsi le mani, riordinare, controllare), o azioni mentali (per es., pregare, contare, ripetere parole mentalmente) che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un'ossessione, o secondo regole che devono essere applicate rigidamente 2) i comportamenti o le azioni mentali sono volti a prevenire o ridurre il disagio, o a prevenire alcuni eventi o situazioni temuti; comunque questi comportamenti o azioni mentali non sono collegati in modo realistico con ciò che sono designati a neutralizzare o a prevenire, oppure sono chiaramente eccessivi. B. In qualche momento nel corso del disturbo la persona ha riconosciuto che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o irragionevoli. Nota Questo non si applica ai bambini. C. Le ossessioni o compulsioni causano disagio marcato, fanno consumare tempo (più di 1 ora al giorno), o interferiscono significativamente con le normali abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo (o scolastico), o con le attività o relazioni sociali usuali. D. Se è presente un altro disturbo di Asse I, il contenuto delle ossessioni o delle compulsioni non è limitato ad esso (per es., preoccupazione per il cibo in presenza di un Disturbo dell'Alimentazione; tirarsi i capelli in presenza di Tricotillomania; preoccupazione per il proprio aspetto nel Disturbo da Dismorfismo Corporeo; preoccupazione riguardante le sostanze nei Disturbi da Uso di Sostanze; preoccupazione di avere una grave malattia in presenza di Ipocondria; preoccupazione riguardante desideri o fantasie sessuali in presenza di una Parafilia; o ruminazioni di colpa in presenza di un Disturbo Depressivo Maggiore). E. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale. Specificare se: Con Scarso Insight: se per la maggior parte del tempo, durante l'episodio attuale, la persona non riconosce che le ossessioni e compulsioni sono eccessive o irragionevoli.
  • 76. Questo disturbo è ugualmente comune nei maschi e nelle femmine. Prevalenza Sebbene il Disturbo Ossessivo-Compulsivo fosse precedentemente considerato relativamente raro nella popolazione generale, recenti studi sulle comunità hanno stimato una prevalenza nel corso della vita del 2,5%, e una prevalenza in un anno dell'1,5%-2,1%. Decorso Sebbene il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di solito inizi nell'adolescenza o nella prima età adulta, esso può iniziare nell'infanzia. L'età tipica di esordio è più precoce nei maschi che nelle femmine: tra i 6 e i 15 anni per i maschi, e tra i 20 e i 29 anni per le femmine. Per la maggior parte l'esordio è graduale, ma in molti casi è stato notato un esordio acuto. La maggior parte degli individui ha un decorso cronico con alti e bassi, con esacerbazione dei sintomi che può essere in relazione con lo stress. Circa il 15% mostra un deterioramento progressivo del funzionamento lavorativo e sociale. Circa il 5% ha un decorso episodico, con nessun sintomo o sintomi minimi tra gli episodi. Familiarità La concordanza per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è più elevata per i gemelli omozigoti che per i dizigoti. La frequenza del Disturbo Ossessivo-Compulsivo nei consanguinei di primo grado degli individui con Disturbo Ossessivo-Compulsivo e i consanguinei di primo grado degli individui con Disturbo di Tourette è più elevata che nella popolazione generale. DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
  • 77. DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS 1 A. La persona è stata esposta ad un evento traumatico nel quale erano presenti entrambe le caratteristiche seguenti: 1) la persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all'integrità fisica propria o di altri 2) la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore. Nota Nei bambini questo può essere espresso con comportamento disorganizzato o agitato. B. L'evento traumatico viene rivissuto persistentemente in uno (o più) dei seguenti modi: 1) ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell'evento, che comprendono immagini, pensieri, o percezioni. Nota Nei bambini piccoli si possono manifestare giochi ripetitivi in cui vengono espressi temi o aspetti riguardanti il trauma 2) sogni spiacevoli ricorrenti dell'evento. Nota Nei bambini possono essere presenti sogni spaventosi senza un contenuto riconoscibile 3) agire o sentire come se l'evento traumatico si stesse ripresentando (ciò include sensazioni di rivivere l'esperienza, illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di flashback, compresi quelli che si manifestano al risveglio o in stato di intossicazione). Nota Nei bambini piccoli possono manifestarsi rappresentazioni ripetitive specifiche del trauma 4) disagio psicologico intenso all'esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico 5) reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico.
  • 78. C. Evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale (non presenti prima del trauma), come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi: 1) sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate con il trauma 2) sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma 3) incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma 4) riduzione marcata dell'interesse o della partecipazione ad attività significative 5) sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri 6) affettività ridotta (per es., incapacità di provare sentimenti di amore) 7) sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per es. aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio o dei figli, o una normale durata della vita). D. Sintomi persistenti di aumentato arousal (non presenti prima del trauma), come indicato da almeno due dei seguenti elementi: 1) difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno 2) irritabilità o scoppi di collera 3) difficoltà a concentrarsi 4) ipervigilanza 5) esagerate risposte di allarme. E. La durata del disturbo (sintomi ai Criteri B, C e D) è superiore a 1 mese. F. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti. Specificare se: Acuto: se la durata dei sintomi è inferiore a 3 mesi Cronico: se la durata dei sintomi è 3 mesi o più. Specificare se: Ad esordio ritardato: se l'esordio dei sintomi avviene almeno 6 mesi dopo l'evento stressante. DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS 2
  • 79. A. La persona è stata esposta ad un evento traumatico in cui erano presenti entrambi i seguenti elementi: 1) la persona ha vissuto, ha assistito o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno comportato la morte, o una minaccia per la vita, o una grave lesione, o una minaccia all'integrità fisica, propria o di altri 2) la risposta della persona comprende paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore. B. Durante o dopo l'esperienza dell'evento stressante, l'individuo presenta tre (o più) dei seguenti sintomi dissociativi: 1) sensazione soggettiva di insensibilità, distacco, o assenza di reattività emozionale 2) riduzione della consapevolezza dell'ambiente circostante (per es., rimanere storditi) 3) derealizzazione 4) depersonalizzazione 5) amnesia dissociativa (cioè incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma). C. L'evento traumatico viene persistentemente rivissuto in almeno uno dei seguenti modi: immagini, pensieri, sogni, illusioni, flashback persistenti, o sensazioni di rivivere l'esperienza; oppure disagio all'esposizione a ciò che ricorda l'evento traumatico. D. Marcato evitamento degli stimoli che evocano ricordi del trauma (per es., pensieri, sensazioni, conversazioni, attività, luoghi, persone). E. Sintomi marcati di ansia o di aumentato arousal (per es., difficoltà a dormire, irritabilità, scarsa capacità di concentrazione, ipervigilanza, risposte di allarme esagerate, irrequietezza motoria). F. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti, oppure compromette la capacità dell'individuo di eseguire compiti fondamentali, come ottenere l'assistenza necessaria o mobilitare le risorse personali riferendo ai familiari l'esperienza traumatica. G. Il disturbo dura al minimo 2 giorni e al massimo 4 settimane, e si manifesta entro 4 settimane dall'evento traumatico. H. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale, non è meglio giustificato da un Disturbo Psicotico Breve, e non rappresenta semplicemente l'esacerbazione di un disturbo preesistente di Asse I o Asse II. DISTURBO ACUTO DA STRESS
  • 80. DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATO A. Ansia e preoccupazione eccessive (attesa apprensiva), che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi, a riguardo di una quantità di eventi o di attività (come prestazioni lavorative o scolastiche). B. La persona ha difficoltà nel controllare la preoccupazione. C. L'ansia e la preoccupazione sono associate con tre (o più) dei sei sintomi seguenti (con almeno alcuni sintomi presenti per la maggior parte dei giorni negli ultimi 6 mesi). Nota Nei bambini è richiesto solo un item. 1) irrequietezza, o sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle 2) facile affaticabilità 3) difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria 4) irritabilità 5) tensione muscolare 6) alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, o sonno inquieto e insoddisfacente). D. L'oggetto dell'ansia e della preoccupazione non è limitato alle caratteristiche di un disturbo di Asse I, per es., l'ansia o la preoccupazione non riguardano l'avere un Attacco di Panico (come nel Disturbo di Panico), rimanere imbarazzati in pubblico (come nella Fobia Sociale), essere contaminati (come nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo), essere lontani da casa o dai parenti stretti (come nel Disturbo d'Ansia di Separazione), prendere peso (come nell'Anoressia Nervosa), avere molteplici fastidi fisici (come nel Disturbo di Somatizzazione), o avere una grave malattia (come nell'Ipocondria), e l'ansia e la preoccupazione non si manifestano esclusivamente durante un Disturbo Post-traumatico da Stress. E. L'ansia, la preoccupazione, o i sintomi fisici causano disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti. F. L'alterazione non è dovuta agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale (per es., ipertiroidismo), e non si manifesta esclusivamente durante un Disturbo dell'Umore, un Disturbo Psicotico o un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo.
  • 81. Manifestazioni e disturbi associati Insieme alla tensione muscolare possono essere presenti tremori, contratture, scosse, e dolenzia o dolorabilità muscolari. Molti individui con Disturbo d'Ansia Generalizzato presentano anche sintomi somatici (per es., freddo; mani appiccicose; bocca asciutta; sudorazione; nausea o diarrea; pollachiuria; difficoltà a deglutire, o "nodo alla gola") e risposte di allarme esagerate. Sono comuni anche sintomi depressivi. Il Disturbo d'Ansia Generalizzato è di frequente concomitante a Disturbi dell'Umore (per es., Disturbo Depressivo Maggiore o Disturbo Distimico), ad altri Disturbi d'Ansia (per es., Disturbo di Panico, Fobia Sociale, Fobia Specifica) e a Disturbi Correlati a Sostanze (per es., Dipendenza o Abuso di Alcool o di Sedativi, Ipnotici o Ansiolitici). Altre condizioni che possono essere collegate a stress (per es., sindrome del colon irritabile, mal di testa) accompagnano frequentemente il Disturbo d'Ansia Generalizzato. Caratteristiche collegate a cultura, età e genere Nell'espressione dell'ansia vi è una considerevole variabilità culturale (per es., in alcune culture l'ansia è espressa prevalentemente attraverso sintomi somatici, in altre attraverso sintomi cognitivi). Quando si valuta se le preoccupazioni riguardanti certe situazioni siano eccessive è importante considerare il contesto culturale. Nei bambini e adolescenti con Disturbo d'Ansia Generalizzato, le ansie e le preoccupazioni spesso riguardano la qualità delle prestazioni o la preparazione a scuola o negli eventi sportivi, anche quando la prestazione non deve essere valutata da altri. Possono esservi preoccupazioni eccessive per la puntualità. Possono anche preoccuparsi per eventi catastrofici come terremoti o guerre nucleari. I bambini con il disturbo possono essere eccessivamente conformisti, perfezionisti, ed insicuri, e tendono a rifare le cose a causa di una scontentezza eccessiva per le prestazioni non perfette. Sono tipicamente zelanti nel ricercare approvazione, e richiedono eccessiva rassicurazione per le proprie prestazioni e preoccupazioni. DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATO
  • 82. DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATO In ambito clinico, il disturbo viene diagnosticato un po' più frequentemente nelle donne rispetto agli uomini (circa il 55%-60% di coloro che presentano il disturbo sono donne). Negli studi epidemiologici la distribuzione tra i sessi vede la presenza di circa due terzi di femmine. Prevalenza In un campione di comunità la prevalenza in 1 anno per il Disturbo d'Ansia Generalizzato era approssimativamente del 3%, e la prevalenza nel corso della vita era del 5%. Nelle cliniche per disturbi d'ansia, circa il 12% degli individui presenta il Disturbo d'Ansia Generalizzato. Decorso Molti individui con Disturbo d'Ansia Generalizzato riferiscono di essersi sentiti ansiosi e nervosi per tutta la loro vita. Sebbene più della metà di coloro che ricercano il trattamento riferisca un esordio nella fanciullezza o nella adolescenza, non è infrequente l'esordio dopo i 20 anni. Il decorso è cronico ma fluttuante, e spesso peggiora durante i periodi di stress. Familiarità L'ansia come tratto ha una concentrazione familiare. Per quanto riguarda la familiarità del Disturbo d'Ansia Generalizzato, sono stati riportati dati poco coerenti, e la maggior parte degli studi non ha riscontrato una aggregazione familiare specifica. Diagnosi differenziale Dall'ansia non patologica.: 1) le preoccupazioni associate con il GAD sono difficilmente controllabili e tipicamente interferiscono significativamente con il funzionamento, mentre le preoccupazioni della vita quotidiana sono percepite come più controllabili e possono essere rimandate a più tardi. 2) le preoccupazioni associate con il Disturbo d'Ansia Generalizzato sono più pervasive, pronunciate, fastidiose e di maggiore durata e frequentemente si manifestano senza fattori precipitanti. Più sono numerose le circostanze di vita per cui la persona si preoccupa eccessivamente (questioni finanziarie, salute dei figli, prestazioni lavorative, riparazioni dell'automobile), più è appropriata la diagnosi. 3) è molto meno probabile che le preoccupazioni quotidiane siano accompagnate da sintomi fisici (per es., eccessiva astenia, irrequietezza, sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle, irritabilità), sebbene questo non sia sempre vero per i bambini.
  • 83. DISTURBO D'ANSIA DOVUTO AD UNA CONDIZIONE MEDICA GENERALE condizioni endocrine (per es., iper- e ipotiroidismo, feocromocitoma, ipoglicemia, ipercorticosurrenalismo), condizioni cardiovascolari (per es., scompenso cardiaco congestizio, embolia polmonare, aritmia), condizioni respiratorie (per es., malattie polmonari ostruttive croniche, polmonite, iperventilazione), condizioni metaboliche (per es., deficienza di vitamina B12, porfiria), e condizioni neurologiche (per es., neoplasie, disfunzioni vestibolari, encefalite) DISTURBO D'ANSIA INDOTTO DA SOSTANZE i sintomi sono comparsi durante, o entro 1 mese, l'Intossicazione o l'Astinenza da Sostanze: Alcool; Amfetamine [o Sostanze amfetaminosimili]; Caffeina; Cannabis; Cocaina; Allucinogeni; Inalanti; Fenciclidina [o sostanze fenciclidino-simili]; Sedativi, Ipnotici o Ansiolitici DISTURBO D'ANSIA NON ALTRIMENTI SPECIFICATO
  • 84. COMORBIDITA’ • La comorbidità tra disturbi d’ansia e depressione è molto frequente • 58% d’individui con un disturbo lifetime di depressione maggiore esperimenta anche almeno un disturbo d’ansia • La comorbidità complica l’esito della depressione nei pazienti con disturbo d’ansia Kessler et al. Br J Psychiatry 1996; 168: 17-30.
  • 85. COMORBIDITA’ DELLA DEPRESSIONE CON I DISTURBI D’ANSIA Ansia generalizzata (GAD) Ansia Sociale (SAD) Attacchi di panico (PD) Lifetime 12 mesi Tassi di comorbidità con la Depressione Maggiore (%) 17.2 27.1 9.9 15.4 20.0 8.6 Kessler et al. Br J Psychiatry 1996; 168: 17-30.
  • 86. • Il disturbo d’ansia sociale precede nel 63% dei casi la Depressione maggiore • Il disturbo d’ansia generalizzata precede nel 65% dei casi la Depressione maggiore • Il disturbo di panico precede nel 22% dei casi la Depressione maggiore Fava et al. Br J Psychiatry 2000; 168: 17-30. E’ frequentemente preceduta da disturbi d’ansia RELAZIONE TEMPORALE DELLA COMORBIDITA’ DEPRESSIONE E DISTURBI D’ANSIA
  • 87. IMPLICAZIONI DELLA COMORBIDITA’ DEPRESSIONE E ANSIA Maggiore severità dei sintomi Più frequente decorso cronico della malattia Maggiore compromissione funzionale Maggior ricorso al SSN Scarsa risposta al trattamento Maggiori difficoltà lavorative Maggior costo sociale Maggiore incidenza di suicidio
  • 88. COMORBIDITÀ La comorbidità con ansia, sia sindromica che sub-sindromico è associata a:  Una peggiore risposta al trattamento.  Un maggiore intervallo di tempo prima della remissione della fase acuta.  Alla comparsa di maggiori effetti collaterali. (Feske et al., 2000)
  • 89. TASSI LIFETIME DI TENTATIVI DI SUICIDIO PER COMORBIDITÀ DI DISTURBO DI PANICO E DI DEPRESSIONE MAGGIORE Johnson et al. Arch Gen Psychiatry 1990; 47: 805-808. MDD puro PD puro MDD + PD
  • 90. Etiopatogenesi dell’ansia Le teorie psicologiche 1) Teoria di Freud 2) Teoria Cognitiva 3) Teoria Comportamentale Le teorie biologiche 1) Genetica 2) Percorsi neurali e neuroendocrini coinvolti nella normale risposta dell'organismo allo stress (lotta o fuga) 3) Specifica azione dei neurotrasmettitori e di altre sostanze neurochimiche
  • 91. (Preston et al., 2005) Vie Neurali: Risposta lotta o fuga Eventi Stressanti Amigdala Ipotalamo Ipofisi Corticosurrene Cortisolo Corteccia Locus coeruleus Nervous sistema simpatetico Medulla surrenale Tiroide Tiroxina Adrenalina Noradrenalina
  • 92. LA SOGLIA DEL TRATTAMENTO IL TRATTAMENTO DELL’ANSIA Interventi di supporto Rassicurazione, sostegnoMMG Psichiatra Psicologo clinico Psicoterapie strutturate brevi MMGFarmacoterapia di I° livello PsichiatraFarmacoterapia di II° livello Farmaci ad alta potenza con problemi di tollerabilità Indicate nelle forme moderate ad elevata componente patogenetica di tipo conflittuale, familiare, psicosociale Indicate nelle forme lievi Indicata per le forme moderate a ridotta componente “psicologica” Indicata per forme gravi, complicate e in comorbilità Centrate sul problema. Farmaci ad alta maneggevolezza e buona tollerabilità
  • 93. Farmaci antiansia (ansiolitici) • Benzodiazepine • Benzodiazepine atipiche • Buspirone • Antidepressivi • Antistaminici • Beta bloccanti • Antiadrenergici (Clonidina) • Tiagabina
  • 94. I sintomi dell’ansia sono associati con un malfunzionamento dei circuiti dell’amigdala. I neurotrasmettitori che regolano questi circuiti sono la serotonina, il GABA, il glutamato, il fattore di rilascio della corticotropina, la norepinefrina, e altri. Inoltre sono coinvolti con questi circuiti i canali ionici controllati dal voltaggio. Circuiti e neurotrasmet- tori legati ai sintomi di ansia
  • 95. Potenziale effetto terapeutico degli agenti GABA-ergici A) L’ansia/paura può essere causata dall’iperattivazione dei circuiti dell’amigdala. B) Gli agenti GABA- ergici come le benzodiazepine possono ridurre l’ansia/paura attivando l’inibizione fasica dei recettori postsinaptici nell’amigdala
  • 96. Potenziale effetto terapeutico degli agenti serotoninergici A) L’ansia/paura può essere causata dall’iperattivazione dei circuiti dell’amigdala. B) L’amigdala riceve imput dai neuroni serotoninergici, i quali possono avere effetti inibitori su alcuni suoi outputs. Così gli agenti serotoninergici possono ridurre l’ansia/paura rinforzando l’imput serotoninico nell’amigdala.
  • 97. BENZODIAZEPINE GABA NA glicinaDA Ach 5HT POTENZIAMENTO INIBIZIONE
  • 98. Recettori dell'acido gamma-aminobutirrico (GABA) Trasportatore del GBA (GAT) I tre maggiori tipi di recettori postsinaptici GABA A, B, C. I recettori GABA-A e GABA-C si legano ai canali per gli ioni cloro e sono parte di una complesso macromolecolare, formano un canale cloridico inibitorio. I recettori GABA-B sono recettori che si legano alla proteina G che si accoppia con il canale del calcio o del potassio.
  • 99. Struttura dei recettori GABA-A Quattro regioni transmembrana costituiscono una sub unità del recettore GABA-A. Cinque coppie di queste sub unità formano un recettore GABA-A. Questo include sei differenti isoformi alfa, tre differenti isoformi beta, tre differenti isoformi gamma, delta, ipsilon, pi, teta, e tre differenti isoformi ro. Tipo e funzione finali di ciascun subtipo di recettore GABA-A dipende da quali sub unità contiene. I recettori GABA-A con affinità per le benzodiazepine contengono sub unità gamma ed alfa e mediano l’inibizione fasica innescata dal picco di concentrazione del GABA rilasciato nella sinapsi. I recettori GABA-A con affinità per le benzodiazepine che contengono sub unità alfa 1 sono implicate nel sonno, mentre quelli che contengono subunità alfa 2 e alfa 3 sono coinvolti nell’ansia. I recettori GABA-A che contengono subunità alfa 4, alfa 6, gamma 1, o delta non hanno affinità per le benzodiazepine, sono allocate fuori dalla sinapsi e regolano l’inibizione tonica.
  • 100. I due tipi di recettori GABA-A che mediano l’inibizione I recettori GABA-A con affinità per le benzodiazepine (che contengono subunità gamma ed alfa) sono recettori postsinaptici che mediano l’inibizione fasica innescata dal picco di concentrazione del GABA rilasciato nella sinapsi. I recettori GABA-A che non hanno affinità per le benzodiazepine (contengono subunità alfa 4, alfa 6, gamma 1, o delta) sono allocati fuori dalla sinapsi e catturano il GABA che si diffonde fuori dalla sinapsi come i neuro- steroidi sintetizzati e rilasciati dalla glia. Essi regolano l’inibizione tonica (mediata dal livello extracellulare di GABA fuoriuscito dalla sinapsi).
  • 101. A) I recettori GABA-A con affinità per le benzodiazepine consistono di 5 subunità con un canale cloridico centrale e hanno siti di legame non solo per il GABA ma anche per i modulatori allosterici positivi (per es. le benzodiazepine). B) Quando il GABA si lega ai recettori GABA-A aumenta la frequenza di apertura dei canali del cloro e quindi più cloro li attraversa. C) Quando un modulatore allosterico positivo come le benzodiazepine si lega al recettore GABA-A in assenza di GABA non vi è alcun effetto sul canale del cloro. D) Quando un modulatore allosterico positivo come le benzodiazepine si lega al recettore GABA-A in presenza di GABA determina una frequenza di apertura dei canali del cloro maggiore di quando il GABA è presente da solo.
  • 102. Effetto clinico delle BDZ Tutte le BDZ condividono almeno quattro tipi di effetti comportamentali o clinici connessi tra loro:  Ansiolitica Sistema limbico  Ipnotica Tronco encefalico  Anticonvulsivante Mesencefalo-diencefalo  Miorilassante Corteccia-sottocorteccia
  • 103. Classificazione Cinetica delle BENZODIAZEPINE BDZ a lunga emivita ( > 48 h ) BDZ a media emivita ( 24 - 48 h ) BDZ a breve emivita (< 24 h ) BDZ a brevissima emivita ( 1 - 7 h )
  • 105. Classificazione Cinetica delle BENZODIAZEPINE BDZ a lunga emivita ( > 48 h ) Clordesmetildiazepam Diazepam Prazepam
  • 106. Classificazione Cinetica delle BENZODIAZEPINE BDZ a media emivita ( 24 - 48 h ) Clordiazepossido (Limbitril) Clonazepam (Rivotril) Estazolam (Esilgan) Flunitrazepam (Roipnol)
  • 107. Classificazione Cinetica delle BENZODIAZEPINE BDZ a breve emivita (< 24 h ) Alprazolam (Xanax) Lorazepam (Tavor) Oxazepam (Serpax) Temazepam (Normison)
  • 108. Classificazione Cinetica delle BENZODIAZEPINE BDZ a brevissima emivita ( 1 - 7 h ) Medazepam (Nobrium) Flurazepam (Felison) Triazolam (Halcion)
  • 109. BENZODIAZEPINE: effetti collaterali Effetti sul Sistema Nervoso Centrale Effetti anticolinergici Confusione e Disorientamento Disfunzioni sessuali Allergie Effetti Tossici
  • 110. BENZODIAZEPINE: effetti collaterali Effetti sul Sistema Nervoso Centrale Sedazione generalizzata (stanchezza, vertigini, diminuita concentrazione, nistagmo, cefalea, disartria, debolezza muscolare, incoordinazione) Amnesia anterograda (sost. Alta Potenza)
  • 111. BENZODIAZEPINE: effetti collaterali Effetti anticolinergici Visione offuscata Secchezza delle fauci Agitazione paradossa (Insonnia, allucinazioni, incubi) Reazioni di rabbia Comportamento violento
  • 112. BENZODIAZEPINE: effetti collaterali Confusione e Disorientamento Prevalentemente negli anziani Periodi di assenza Amnesie
  • 113. BENZODIAZEPINE: effetti collaterali Disfunzioni sessuali Riduzione della libido Anorgasmia Disturbi della eiaculazione Ginecomastia Rare anomalie (dimensioni e forma) degli spermatozoi
  • 114. BENZODIAZEPINE: effetti collaterali Allergie Poche documentate Effetti Tossici (dosi eccessive per via parenterale) Apnea e depressione respiratoria
  • 115. Sintomi da Sospensione di BENZODIAZEPINE SINTOMI FREQUENZA Ansia, Tensione Disturbi del Sonno Gusto metallico, iperosmia Agitazione, irrequietezza Tremori, instabilità Visione annebbiata, fotofobia Dolori oculari Cefalea Incoordinazione, vertigini Perdita di energie Difficoltà di memoria e concentrazione Dolori muscolari Perdita di appetito, nausea Ipoacusia, parestesie, iperdolorabilità + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +
  • 116. Iperattività noradrenergica nell’ansia La norepinefrina porta stimoli non solo all’amigdala ma anche a molte aree nelle quali l’amigdala proietta, così essa gioca un ruolo importante nella risposta di paura. L’iperattivazione noradrenergica può provocare ansia, attacchi di panico, tremore, sudorazione, tachicardia, allarme e incubi. I recettori adrenergici alfa 1 e beta 1 possono essere specificatamente coinvolti in queste reazioni
  • 117. L’iperattività noradrenergica può essere bloccata dai beta bloccanti adrenergici (A) o alfa 1 bloccanti adrenergici (B), che possono ridurre l’ansia e altri sintomi stress correlati Il blocco dell’iperattività noradrenergica nell’ansia
  • 118. Il ruolo della Serotonina • La eccitabilità del locus coeruleus (LC) è mediata dalla serotonina • La riduzione globale della serotonina agisce sul LC causando la sua disinibizione (p.e., aumentando la sensibilità all’attivazione) • Si ipotizza anche che la serotonina inibisce la reattività nella amigdala
  • 119. Il tipo di trasportatore della serotinina con cui si nasce determina il modo con cui si processano gli stimoli della paura e forse anche la risposta allo stress. Gli individui che sono portatori della variante s del gene per il SERT sono più vulnerabili agli effetti dell’ansia e dello stress. Quelli portatori della variante l sembrano essere più resistenti. I portatori s mostrano una aumentata attiività dell’amigdala in risposta agli stimoli di paura (facce impaurite), presentano disturbi dell’umore o di ansia dopo stress ripetuti e atrofia cerebrale dopo esposizione allo stress cronico. Genetica della serotonina ed eventi stressanti
  • 120. Meccanismi GABA alternativi per nuovi ansiolitici benzodiazepine agoniste non selettive. L’inibizione del trasportatore del GABA (GAT) – per es. attraverso l’anticonvulsivante tiagabina – è risultata avere un effetto ansiolitico. 2) Alcuni anticonvulsivanti possono incrementare il rilascio di GABA o ridurre la sua distruzione da parte della GABA transaminasi (GABA- T), con effetto ansiolitico. 3) Inoltre è possibile che i recettori GABA-B giochino un ruolo nell’ansia così modulatori positivi di quei recettori sono potenziali agenti terapeutici. Vi sono tre potenziali diverse vie per modulare la neurotrasmissione GABA che potrebbero avere azione ansiolitica: 1) Agonisti parziali selettivi per sub unità alfa 2 e 3 dei recettori GABA-A possono, come le benzodiazepine, essere ansiolitici e causare meno sedazione e potenziale abuso rispetto alle
  • 121. Azioni del 5HT1A agonista parziale (SPA) nell’ansia Un 5HT1A agonista parziale come il buspirone può ridurre l’ansia agendo sia sugli auto recettori somatodendritici (a sinistra) sia sui recettori postsinaptici (a destra). L’inizio dell’azione del buspirone, come quella degli antidepressivi, è ritardata, suggerendo che gli effetti terapeutici sono dovuti ai cambiamenti adattivi a valle piuttosto che all’azione acuta su questi recettori.
  • 122.
  • 123.
  • 124.
  • 125.
  • 126. Stahl S.F. Essential Psychopharmacology, 2008
  • 128. Disturbi che hanno come caratteristica predominante un'alterazione dell'umore. Umore Emozione pervasiva e prolungata che colora la percezione del mondo. Gli esempi comuni di umore comprendono depressione, esaltazione, rabbia e ansia. A differenza di affetto, che si riferisce a cambiamenti più fluttuanti del "clima" emotivo, umore si riferisce a una "atmosfera" emotiva più pervasiva e durevole. I tipi di umore: Disforico: Umore spiacevole, come tristezza, ansia, o irritabilità. Esaltato: Sentimento esagerato di benessere, euforia, o esaltazione. Una persona con l'umore esaltato può riferire di sentirsi "su", "in estasi", o "al settimo cielo". Espansivo: Mancanza di inibizione nell'esprimere i propri sentimenti, spesso accompagnata da sopravvalutazione della propria importanza o significato. Eutimico: Umore nei "limiti della norma", il che comporta l'assenza di depressione o di esaltazione. Irritabile: Facilità ad irritarsi e ad arrabbiarsi. DISTURBI DELL’UMORE
  • 129. ASPETTI MULTIDIMENSIONALI DELLA DEPRESSIONE Ansia e fobie Pianto Rimuginazione Masticazione ossessiva Irritabilità Diminuzione della concentrazione Variazione nell’appetito Variazione psicomotorie Ideazione suicidaria Eccessiva preoccupazione per la salute Depressione Sentimenti di colpa Tristezza Mancanza di interesse Variazione nel sonno Mancanza di energia Dolore Desiderio sessuale DSM IV TR, APA 2000
  • 130. SINTOMATOLOGIA DELLA DEPRESSIONE: Tono dell’umore Cognitività Psicomotricità Sfera somatica umore depresso ridotta volitività riduzione performances autosvalutazione e colpa ideazione suicidaria astenia rallentamento/irrequietezza disturbi del sonno disturbi dell’appetito sintomi somatici
  • 131. TIPI DI DEPRESSIONE Reattiva Depressione maggiore Depressione minore Disadattamento con umore depresso Eventi di perdita Tristezza Sintomi Gravità Carattere biologico Durata Biologica
  • 132. Classificazione psicodinamica Generico dolore psichico della persona normale o del depresso neurotico Disperazione del “melanconico” Classificazione descrittiva Depresssione endogena o esogena Depressione neurotica o psicotica Depressione maggiore o distimia DEPRESSIONE: POSSIBILI SISTEMI CLASSIFICATORI
  • 133. LA DEPRESSIONE: CLASSIFICAZIONE CLINICA ICD-10: Sindromi affettive episodio maniacale episodio depressivo sindrome depressiva ricorrente Episodio depressivo lieve Episodio depressivo di media gravità Episodio depressivo grave senza sintomi psicotici Episodio depressivo grave con sintomi psicotici
  • 134. Disturbi Depressivi ("depressione unipolare") oDisturbo Depressivo Maggiore è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori (per almeno due settimane umore depresso o perdita di interesse, accompagnati da almeno altri quattro sintomi depressivi). oDisturbo Distimico è caratterizzato dalla presenza per almeno due anni di umore depresso quasi ogni giorno, accompagnato da altri sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per un Episodio Depressivo Maggiore. oDisturbo Depressivo Non Altrimenti Specificato Disturbi Bipolari oDisturbo Bipolare I: caratterizzato da uno o più Episodi Maniacali o Misti, solitamente accompagnati da Episodi Depressivi Maggiori. oDisturbo Bipolare II: caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori accompagnati da almeno un Episodio Ipomaniacale. oDisturbo Ciclotimico: caratterizzato dalla presenza, per almeno due anni, di numerosi periodi con sintomi maniacali che non soddisfano i criteri per l'Episodio Maniacale e di numerosi periodi con sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per l'Episodio Depressivo Maggiore oDisturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato Disturbo dell'Umore Dovuto ad una Condizione Medica Generale Disturbo dell'Umore Indotto da Sostanze Disturbo dell'Umore Non Altrimenti Specificato DISTURBI DELL’UMORE (DSM IV)
  • 135. LA DEPRESSIONE: CLASSIFICAZIONE CLINICA DSM IV: disturbi dell’umore DISTIMIA sintomatologia depressiva meno grave della DM DEPRESSIONE MAGGIORE sintomatologia depressiva moderata o grave sintomi prevalenti: umore depresso e anedonia durata protratta disturbo maniacale disturbo depressivo
  • 136. DEPRESSIONI SECONDARIE Parkinson Demenza Epilessia Sclerosi multipla Stroke Traumi cranici Neoplasie Malattie surrenali Disturbi tiroidei Diabete mellito Disturbi catameniali Puerperio Antipertensivi Antineoplastici Vasoattivi Corticosteroidi Neurolettici LES Ipertensione IMA Anemie Neoplasie Malattie neurologiche: Malattie endocrinologiche: Farmaci:Altre patologie:
  • 137. Classifica 20001 20202 (Stimata) 1 Infezione delle basse vie respiratorie Ischemia cardiaca 2 Condizioni perinatali Depressione maggiore unipolare 3 HIV/AIDS Incidenti stradali 4 Depressione maggiore unipolare disturbi Cerebrovascolari 5 Disturbi diarroici Disturbo polmonare ostruttivo cronico Maggiori cause di disabilità a livello mondiale AUMENTO DELL’IMPORTANZA DELLA DEPRESSIONE 1) World Health Organization (WHO): The World Health report 2001: Mental Health: New Understanding. New Hope. 2001 2) Murray CJ, Lopez AD. Science 1996; 274:740-743.
  • 138. – donne 21.3% – uomini 12.7% PREVALENZA DELLA DEPRESSIONE Prevalenza nell’arco della vita
  • 139. PREVALENZA DEI DISTURBI DELLO SPETTRO BIPOLARE 0.5% 3% 6% 11% Angst J. J Affect Disord 1998;50:143–51 Bipolare I Bipolare II Bipolare III Sintomi maniacali
  • 140. PREVALENZA DEI DISTURBI MENTALI COMUNITA’ MMG OG TUTTI I DISTURBI 16% 21-26% 30-60% DEPRESSIONE 2-6% 5-14% >15% ANSIA 0.5% 11% SOMATIZZAZIONE 0.1-0.5% 2.8-5% 2.9% DELIRIUM 15-30% ABUSO DI SOSTANZE 2.8% 10-30% 20-50%
  • 142. PERCORSO ASSISTENZIALE DELLE PERSONE CON DISTURBI PSICHICI II° LIVELLO morbilità psichiatrica totale nella medicina di base III° LIVELLO morbilità psichiatrica riconosciuta dal medico di base IV° LIVELLO morbilità psichiatrica totale nei servizi psichiatrici V° LIVELLO pazienti psichiatrici ricoverati in ospedale I° LIVELLO morbilità psichiatrica nella popolazione generale Filtro 1 decisione di consultare il medico di base Filtro 2 riconoscimento dei disturbi da parte del medico di base Filtro 3 invio da parte del medico di base ai servizi psichiatrici Filtro 4 decisione dello psichiatra di ospedalizzare Manchester 250 230 101 21 3 Verona 227 34 23 4 0,7 *Tassi per 1000
  • 143. Cross sectional study of symptom attribution and recognition of depression and anxiety in primary care Gorman, BMJ 1999;318:436-440 Ai test risultavano avere alti livelli di ansia o depressione 56 (36%) dei 157 pazienti del campione I MMG non rilevavano la depressione o l’ansia nell’ 85% dei pazienti che avevano riportato ai test alti livelli di ansia o depressione CAMPIONE 157 pazienti
  • 144. FATTORI RILEVANTI PER L’IDENTIFICAZIONE DELLA DEPRESSIONE NELLA MEDICINA GENERALE Piccinelli et al, 1998 FACILITANO L’IDENTIFICAZIONE Consapevolezza di avere un disturbo psichico Maggiore gravità del disturbo depressivo Comorbilità con un altro disturbo psichico Presenza di disabilità sociale e/o lavorativa OSTACOLANO L’IDENTIFICAZIONE Comorbilità con una malattia organica Coesistenza di sintomi psichici e sintomi somatici “non spiegabili su base organica*” * unexplained somatic symptoms
  • 145. EPISODIO DEPRESSIVO MAGGIORE A. Cinque (o più) dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è costituito da 1) umore depresso o 2) perdita di interesse o piacere. 1) umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come riportato dal soggetto (per es., si sente triste o vuoto) o come osservato dagli altri (per es., appare lamentoso). Nota Nei bambini e negli adolescenti l'umore può essere irritabile 2) marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (come riportato dal soggetto o come osservato dagli altri) 3) significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese), oppure diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno. Nota Nei bambini, considerare l'incapacità di raggiungere i normali livelli ponderali 4) insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno 5) agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (osservabile dagli altri, non semplicemente sentimenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato) 6) faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno 7) sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti), quasi ogni giorno (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa per essere ammalato) 8) ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno (come impressione soggettiva o osservata dagli altri) 9) pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico, o un tentativo di suicidio, o l'ideazione di un piano specifico per commettere suicidio. B. I sintomi non soddisfano i criteri per un Episodio Misto (pag. 335). C. I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, o di altre aree importanti. D. I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un medicamento) o di una condizione medica generale (per es., ipotiroidismo). E. I sintomi non sono meglio giustificati da Lutto, cioè, dopo la perdita di una persona amata, i sintomi persistono per più di 2 mesi, o sono caratterizzati da una compromissione funzionale marcata, autosvalutazione patologica, ideazione suicidaria, sintomi psicotici o rallentamento psicomotorio.
  • 146. STATO DELL'EPISODIO ATTUALE O PIÙ RECENTE o Lieve (in base al numero dei sintomi dei criteri, alla gravità dei sintomi, e al grado di disabilità funzionale e di disagio) o Moderato o Grave Senza Manifestazioni Psicotiche o Grave Con Manifestazioni Psicotiche o In Remissione Parziale (sono ancora presenti alcuni sintomi o il periodo di remissione ha avuto una durata inferiore ai 2 mesi) / In Remissione Completa (almeno 2 mesi nel quale non siano presenti sintomi) o Non Specificato o Cronico o Con Manifestazioni Catatoniche (il quadro clinico è caratterizzato da un disturbo psicomotorio marcato che può comprendere immobilità, eccessiva attività motoria, negativismo estremo, mutacismo, peculiarità dei movimenti volontari, ecolalia o ecoprassia) oCon Manifestazioni Melancoliche (perdita di interesse in tutte, o quasi tutte, le attività, o una perdita di reattività agli stimoli solitamente piacevoli. L'umore depresso dell'individuo non migliora, neanche temporaneamente, quando accade qualcosa di positivo. Inoltre, sono presenti almeno tre dei seguenti sintomi: una qualità particolare di umore depresso, depressione regolarmente peggiore al mattino, risveglio mattutino precoce, rallentamento psicomotorio o agitazione, significativa anoressia o perdita di peso, oppure sentimenti di colpa eccessivi o inappropriati) o Con Manifestazioni Atipiche (reattività dell'umore e la presenza di almeno due delle seguenti manifestazioni: aumento dell'appetito o incremento ponderale, ipersonnia, "paralisi plumbea" e sensibilità estrema e di lunga durata al rifiuto interpersonale) oAd Esordio nel Postpartum (l'esordio si colloca nelle 4 settimane dopo un parto)
  • 147. Decorso longitudinale (Con e Senza Recupero Interepisodico) Ad Andamento Stagionale DECORSO Un periodo prodromico, che può includere sintomi di ansia e sintomi depressivi lievi, può protrarsi da settimane a mesi prima dell'esordio completo. La durata è variabile. Un episodio non trattato tipicamente dura sei mesi o più, indipendentemente dall'età di esordio. Nella maggior parte dei casi, vi è una remissione completa dei sintomi, e il funzionamento ritorna ai livelli premorbosi. Remissione Parziale: in una proporzione significativa di casi (forse il 20%- 30%), possono persistere per mesi o anni alcuni sintomi depressivi insufficienti per soddisfare pienamente i criteri per un Episodio Depressivo Maggiore, e possono essere associati con menomazione o disagio di qualche tipo. La remissione parziale dopo un Episodio Depressivo Maggiore sembra essere predittiva di un andamento analogo dopo gli episodi successivi. Forma cronica: In alcuni individui (5%-10%) continuano a risultare soddisfatti per 2 o più anni i criteri completi per l'Episodio Depressivo Maggiore
  • 148. DEPRESSIONE MAGGIORE • Alto tasso di ricorrenza – circa 17% di prevalenza lifetime • Episodi di lunga durata – 33% dei pazienti hanno episodi più lunghi di 2 anni • >50% tasso di ricorrenza • Morbilità simile alle malattie cardiovascolari • Alta mortalità (15%) per suicidio in pazienti depressi ospedalizzati una volta per depressione Keller. J Clin Psychiatry 1999; 60 (Suppl 17): 41-45. Wells et al. JAMA 1989; 262: 914-919.
  • 149. COMORBIDITA’ • La comorbidità tra disturbi d’ansia e depressione è molto frequente • 58% d’individui con un disturbo lifetime di depressione maggiore esperimenta anche almeno un disturbo d’ansia • La comorbidità complica l’esito della depressione nei pazienti con disturbo d’ansia Kessler et al. Br J Psychiatry 1996; 168: 17-30.
  • 150. COMORBIDITA’ DELLA DEPRESSIONE CON I DISTURBI D’ANSIA Ansia generalizzata (GAD) Ansia Sociale (SAD) Attacchi di panico (PD) Lifetime 12 month Tassi di comorbidità con la Depressione Maggiore (%) 17.2 27.1 9.9 15.4 20.0 8.6 Kessler et al. Br J Psychiatry 1996; 168: 17-30.
  • 151. • Il disturbo d’ansia sociale precede nel 63% dei casi la Depressione maggiore • Il disturbo d’ansia generalizzata precede nel 65% dei casi la Depressione maggiore • Il disturbo di panico precede nel 22% dei casi la Depressione maggiore Fava et al. Br J Psychiatry 2000; 168: 17-30. E’ frequentemente preceduta da disturbi d’ansia RELAZIONE TEMPORALE DELLA COMORBIDITA’ DEPRESSIONE E DISTURBI D’ANSIA
  • 152. Age of onset of developing secondary depressive disorder 0 10 20 30 40 50 60 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 PD GAD AG SiP SAD No anxiety Age of onset Cumulativerisk(%) Wittchen, unpublished data. PD = Panic disorder; GAD = Generalized anxiety disorder; AG = Agoraphobia; SiP = Simple phobia; SAD = Social anxiety disorder.
  • 153. Implications of comorbid depression and anxiety Greater symptom severity More chronic course of illness Greater functional impairment Increased use of health care resources Poorer response to treatment Greater occupational impairment Increased burden on societyIncreased incidence of suicide
  • 154. Comorbidità La comorbidità con ansia sia sindromica che sub-sindromico è associata a: •Una peggiore risposta al trattamento. •Un maggiore intervallo di tempo prima della remissione della fase acuta. •Alla comparsa di maggiori effetti collaterali. (Feske et al., 2000)
  • 155. Lifetime rates of suicide attempts for comorbid panic disorder and MDD Johnson et al. Arch Gen Psychiatry 1990; 47: 805-808. Pure MDD Pure PD MDD + PD
  • 156. UNIPOLARS VS. BIPOLARS (RECURRENCES) 0 5 10 15 20 25 0 10 20 30 40 50 tim e since first episode (years) cumulativeintensity B P (95% C .I.) U P (95% C .I.) UNIPOLARS VS. BIPOLARS (RECURRENCES)
  • 157. Rischio Suicidario  Tra il 25% ed il 50% dei pazienti con Disturbo Bipolare I o II compie almeno un tentativo di suicidio “lifetime”.  Fattori di rischio per il suicidio: -Abuso di sostanze (il rischio suicidario aumenta più del doppio). - Familiarità per Disturbi dell’Umore. - Precoce età di esordio (minore di 25 anni). (Lopez et al., 2001)
  • 158. Rischio Suicidario (cont.) In uno studio finlandese condotto da Isometsa et al., (1994) sulle condotte suicidarie in un campione di circa 1400 pazienti con DB è stato evidenziato che il 79% dei soggetti commetteva suicidio durante un EDM, l’11% durante uno Stato Misto e l’11% in fase maniacale psicotica.
  • 161. Family Studies Adoption Studies Twin Studies Genetic evidence
  • 162. Genetic approaches Traditional • Family studies examine contribution of both genetic and environmental factors to depression within families • Twin studies compare rates of depression between monozygotic and dizygotic twins • Adoption studies compare incidence of depression in children with that of their biological parents and adoptive relatives Molecular • Linkage analysis study families where more than one member is affected • Association studies compare unrelated affected individuals with appropriate controls • Candidate gene approach focus on gene possibly involved in pathophysiology • Cytogenetics study the physical appearance of chromosomes
  • 163. Genetics: family studies • Risk of depression in first degree relatives of a depressed proband is approximately 5%- 25% • MDD aggregates in families • Risk to relatives of depressive probands (11%- 18%) is significantly greater than risk to relatives of control patients (0.7%-7%) Moldin et al. Behav Genet 1991; 21: 211-242.