Le slides evidenziano i sintomi e le cause della crisi d'impresa. Tale documento è utile per i membri del collegio sindacale e altresì consulenti e imprenditori che vogliano cogliere il nascere o l'evoluzione dell'eventuale crisi d'impresa prima che si arrivi alla fase di dissesto. Slides presentate al convegno di Brescia l'11 aprile 2014 promosso dall'ODCEC di Brescia.
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Le cause della crisi
Brescia 11 aprile 2014
3. Le cause della crisi
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3In relazione alle origini, è possibile distinguere le seguenti tipologie di
declino e di crisi
situazioni di crisi a matrice
esterna
situazioni di crisi a matrice
interna
in essa, l’influenza dei fattori
non controllabili dal vertice
aziendale è dominante.
la causa determinate è
rappresentata da errori strategici
ed organizzativi del vertice
aziendale
crisi economiche: calo della domanda,
incremento della disoccupazione, aumento
del prezzo delle materie prime;
crisi ecologiche: esplosione di una
centrale nucleare , riversamento di petrolio
nel mare;
crisi catastrofiche: terremoto, tzunami,
inondazione
errore strategico: errata definizione del mix di
portafoglio degli investimenti;
crisi di posizionamento: errori nella scelta
dei segmenti o delle nicchie di mercato;
crisi dimensionali: sottodimensionamento o
sovradimensionamento
crisi da inefficienze: squilibrio tra costi
sostenuti e risultati ottenuti
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4. Le cause alla base della crisi
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Brescia 11 aprile 2014
A seconda dell’origine dello squilibrio, si possono distinguere squilibri che
nascono dal conto economico (economici) rispetto a quelli che derivano
dallo stock di debito (finanziari);
In realtà essi sono sempre collegati, dal momento che, nel tempo, uno
squilibrio economico genera debiti, i quali aumenteranno gli oneri
finanziari, i quali ingrandiranno le perdite, che creeranno ulteriori
debiti, ecc. seguendo un effetto a catena;
In presenza di entrambi gli squilibri, si può parlare di crisi mista. Ogni
crisi, a un certo livello, rischia di diventare mista;
Gli squilibri di tipo economico tendono ad essere più difficili da curare
rispetto a quelli di tipo finanziario.
5. Le cause alla base della crisi (2)
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SQUILIBRI ECONOMICI E FINANZIARI
•Squilibri di natura economica:
1) Problemi Prodotto-Mercato-Tecnologia;
2) Aumento costi variabili;
3) Aumento costi di struttura;
4) Perdite di natura straordinaria.
•Squilibri di natura finanziaria:
1) Sottocapitalizzazione;
2) Eccessivi investimenti finanziati con debito;
3) Eccessivo peso del capitale circolante;
4) Altre cause, operazioni straordinarie, ecc.
L’aumento del debito incrementa gli oneri finanziari.
L’aumento degli oneri finanziari incrementa lo squilibrio
reddituale e le perdite.
6. Le cause alla base della crisi (3)
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PRODOTTO-MERCATO-TECNOLOGIA
Gli squilibri economici derivano molto spesso da
errori nell’interpretazione di uno di questi tre fattori:
• Superato
• troppo costosoProdotto:
• Maturo
• alti costi di trasporto;
• andamento della valuta delle vendite.
Mercato:
• Costosa
• obsoleta
• inquinante o fuori norma
Tecnologia:
7. Le cause alla base della crisi (4)
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AUMENTO COSTI VARIABILI
• Tipicamente per i mercati ciclici, i margini delle imprese dipendono
dall’andamento dei prezzi delle materie prime sottostanti:
• petrolio (ed energia in generale), acciaio (ed altri metalli), carta,
grano (ed altri generi alimentari), ecc. ;
• L’aumento dei prezzi delle materie prime, se non viene
immediatamente trasferito dal consumatore più a valle (o
finale), può generare un sensibile abbassamento dei margini;
• Così come per le vendite, anche per gli acquisti l’andamento di una
valuta di riferimento può condizionare sensibilmente i margini.
8. Le cause alla base della crisi (5)
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Brescia 11 aprile 2014
AUMENTO COSTI STRUTTURA
• La diminuzione dei margini di contribuzione ha come
effetto non secondario quello di aumentare il livello dei
costi fissi aziendali, se non vengono prese immediatamente
delle contromisure;
• Poiché i costi fissi sono composti principalmente da capitale
e lavoro, uno dei primi interventi è il ricorso alla cassa
integrazione (CIG) od ai contratti di solidarietà;
• Più difficile è il ricorso alla chiusura completa o alla
dismissione di uno stabilimento o di un ramo d’azienda.
9. Le cause alla base della crisi (6)
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PERDITE STRAORDINARIE
Risultati negativi possono anche essere
generati da avvenimenti di tipo
straordinario, quali:
• Insolvenza di un cliente chiave (da valutare se straordinario);
• Cause intentate da clienti, dipendenti, terzi in generale o
accertamenti fiscali;
• Distruzioni derivanti da incendi e furti non coperti da
assicurazione;
• Scioperi, ecc.
10. Le cause alla base della crisi (7)
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SOTTOCAPITALIZZAZIONE
• La sottocapitalizzazione è uno degli elementi tipici della
struttura finanziaria delle PMI;
• È evidente che più alta è la patrimonializzazione delle
imprese più bassa sarà, a parità di altri fattori, il rischio di
insolvenze e di fallimenti;
• Tuttavia la capitalizzazione varia molto dal settore e dal
momento contingente;
• Se raffrontata ad altri paesi europei il livello di
patrimonializzazione in Italia è effettivamente uno dei più bassi.
11. Le cause alla base della crisi (8)
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ECCESSIVI INVESTIMENTI A DEBITO
• L’azienda è possibile che “faccia il passo più lungo della gamba”
e compia investimenti troppo onerosi e/o con rendimenti
molto bassi o nulli;
• Non solo con riferimento a immobili, impianti, ecc. ma anche
in relazione all’acquisto di altre aziende, di intangibili,
ecc.;
• L’investimento diviene pessimo se finanziato interamente
a debito, aumentando la leva finanziaria e i relativi oneri;
• L’eventuale svalutazione da recepire in bilancio potrebbe
annullare o diminuire fortemente il patrimonio netto,
superando i limiti dell’art. 2446 – 2447 c.c..
12. Le cause alla base della crisi (9)
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ECCESSIVO PESO DEL CIRCOLANTE
• Il Capitale Circolante è formato da crediti commerciali, scorte
e debiti commerciali;
• Il Capitale Circolante si comporta esattamente come spugna in
quanto:
• In presenza di fasi di crescita tende ad assorbire liquidità, in
quanto normalmente l’aumento dei crediti commerciali e del
magazzino non sarà controbilanciato da un pari aumento dei debiti
commerciali;
• In presenza di fasi recessive e di crisi tende a restituire
liquidità, per il calo dei crediti e del magazzino, ma subentrano
altri pericolosi fattori, soprattutto se il periodo tra crescita e
crisi è assai breve.
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I sintomi della crisi
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14. I sintomi
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La crisi presenta
dei sintomi di
gravità
crescente che si
autoalimentano
Saturazione
delle linee
di credito
Episodiche
irregolarità
pagamenti
forniture
Frequenti
Sconfina -
menti di
fido
Strutturali
irregolarità
pagamenti
forniture
Revoche
fido e
richieste di
rientro
Irregolarità
pagamenti
erario e
dipendenti
Dichiarazio
ne
insolvenza
Segnalazio
– ne soffe -
renza in CR
Azioni
ingiuntive
ed
esecutive
ignorarli porta
ad un loro
inesorabile
aggravamento
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15. Correttezza
del presupposto della continuità aziendale
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Il principio di revisione n. 570 evidenzia alcuni esempi di situazioni che
possono comportare rischi per l’impresa:
possono far sorgere significativi dubbi riguardo il presupposto della continuità
aziendale:
Analisi del
presupposto
della continuità
aziendale
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16. Indicatori finanziari (1)
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deficit patrimoniale o capitale circolante negativo
prestiti a scadenza fissa e prossimi alla scadenza senza che vi siano
prospettive di rinnovo o di rimborso
eccessiva dipendenza da prestiti a breve termine per finanziare
attività a lungo termine;
indicazioni di cessazione del sostegno finanziario da parte dei
finanziatori e altri creditori;
bilanci storici o prospettici che mostrano cash flow negativi;
principali indici economico-finanziari negativi;
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17. Indicatori finanziari (2)
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consistenti perdite di esercizio
mancanza o discontinuità nella distribuzione dei dividendi
impossibilità di saldare i debiti ed incassare crediti alla
scadenza
difficoltà nel rispettare le clausole contrattuali dei prestiti
cambiamento di atteggiamento dei fornitori con richiesta di
“pagamento alla consegna”
incapacità di ottenere finanziamenti per investimenti
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18. Indicatori gestionali
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Dimissioni dei Consiglieri e dei Sindaci
Perdita di dirigenti senza riuscire a sostituirli
Perdita di
• mercati fondamentali,
• franchising,
• concessioni,
• fornitori importanti
Difficoltà nell’organico del personale
Scarsità di approvvigionamenti fondamentali
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19. Altri indicatori
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capitale ridotto al di sotto dei limiti legali
contenziosi legali e fiscali
• che, in caso di soccombenza, potrebbero comportare obblighi
di risarcimento che l’impresa non è in grado di rispettare
modifiche legislative o politiche governative dalle
quali si attendono effetti sfavorevoli all’impresa
• Sopravvenuta mancanza dei requisiti per il mantenimento
delle autorizzazioni necessarie allo svolgimento attività sociale
prevalente.
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20. P R O F I L I I N T R O D U T T I V I
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Analisi di bilancio
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21. Indici di bilancio
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Ad esempio, attraverso l’utilizzo di indici, confrontare:
valori omogenei appartenenti alla medesima
azienda (esercizi precedenti),
oppure con le medie di settore ed i best
performers di un gruppo omogeneo di
aziende (stesso codice di attività , stessa
classe di fatturato)
L’obiettivo di un’analisi di bilancio per indici è quello di fornire
al lettore delle indicazioni (campanelli d’allarme) circa lo stato
di salute dell’impresa, valutando le performance delle
diverse aree aziendali nello spazio e nel tempo.
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22. Indici di bilancio (2)
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L’analisi per indici si basa su di un processo
logico/cronologico fatto di 4 momenti:
• Individuazione degli indicatori significativi
• Riclassificazione dello stato patrimoniale e del
conto economico
• Calcolo indicatori prescelti
• Interpretazione degli indici
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23. Analisi dei margini: Margine operativo lordo
(EBITDA)
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L’EBITDA è un indicatore di
reddittività
evidenzia il reddito d’azienda basato
esclusivamente sulla gestione
caratteristica
Valore Aggiunto −
Costo del lavoro =
Margine operativo
lordo (EBITDA)
Attraverso il suo utilizzo si evitano le distorsioni relative alla
struttura finanziaria aziendale e si evita di considerare i costi
non monetari.
fornisce una indicazione dell’incidenza
percentuale del margine operativo
sui ricavi aziendali
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24. Effetto forbice
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Esso deriva dall’analisi della dinamica dei costi e dei ricavi in
un intervallo temporale predefinito. I movimenti della
“forbice” possono essere divergenti o convergenti:
Il tasso di crescita dei costi è
superiore alla crescita dei ricavi.
Rischio di situazione di
dissesto
Tasso di crescita dei ricavi che
eccede quello dei costi, generando
un’area degli utili
progressivamente crescente.
Situazione ottimale.
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25. Analisi degli investimenti: Stato attuale delle
immobilizzazioni tecniche
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Per l'analisi dello stato
attuale delle
immobilizzazioni tecniche
si può utilizzare questo
indicatore:
Un valore molto basso dell'indice indica che le immobilizzazioni sono
piuttosto obsolete
Al contrario, un rapporto elevato indica la presenza di
immobilizzazioni di recente acquisizione e dunque in piena
efficienza operativa.
Brescia 11 aprile 2014
26. Incidenza del capitale circolante netto commerciale
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Due tipologie di
investimenti in cui
un’azienda impiega le
proprie risorse
capitale circolante commerciale
immobilizzazioni tecniche
Se l'incidenza del CCNC è pari
al 20%, significa che il 20% del
giro d'affari annuo
prodotto dall'azienda è
«congelato» in rimanenze
e crediti verso clienti.
Tanto maggiore è
l'incidenza del CCNC tanto
più elevato è il fabbisogno
finanziario che l’azienda
deve coprire mobilizzando
risorse finanziarie di natura
esterna.
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27. Indici di durata del capitale circolante
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Il tempo medio d’incasso ci
informa su quanto tempo
intercorre in media dalla
vendita all’incasso, facendo
così luce sulla capacità
dell’azienda di riscuotere i
crediti.
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28. Indici di durata del capitale circolante
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L’indice costituisce un buon indicatore:
sia della competitività
sia del fabbisogno finanziario
Competitività
Un elevato tempo medio d’incasso,
per esempio, può essere il risultato:
di un limitato potere contrattuale
nei confronti dei clienti;
di una scarsa solidità dei clienti.
Fabbisogno finanziario
Un aumento della durata dei
crediti, a parità di altre
condizioni, determina un
maggior investimento di
capitale circolante e quindi un
più elevato fabbisogno
finanziario, che a sua volta
genera maggiori oneri di
natura finanziaria (interessi)
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29. Indici di durata del capitale circolante
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Anche questo indice fornisce informazioni:
sulla competitività ( da un’idea sul potere
contrattuale nei confronti dei fornitori)
sul fabbisogno finanziario (valori in aumento, a
parità di altre condizioni, segnalano un minor
investimento di capitale circolante, e in ultima
istanza, minor fabbisogni finanziari)
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30. Indici di durata del capitale circolante
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Efficienza produttiva:
Un’elevata rotazione delle materie prime e
dei semilavorati in magazzino è frutto di
un buon coordinamento tra la
gestione degli acquisti e la
produzione
Efficienza
dell’attività
commerciale
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31. Indici di durata del capitale circolante
• Per chiudere l’analisi è utile calcolare il ciclo del circolante.
Indica il numero di giorni che
intercorrono in media tra il momento in
cui vengono pagati i fornitori e quello in
cui vengono incassati i crediti da clienti
per la vendita di prodotti.
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32. Analisi dei finanziamenti
Posizione finanziaria netta
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Individua l’indebitamento aziendale.
Viene espressa dunque, come totale dei
debiti finanziari, sia a breve sia a lungo
termine, al netto della cassa e delle attività
finanziarie in portafoglio e facilmente
liquidabili
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33. Posizione finanziaria netta (2)
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Posizione finanziaria netta
negativa
Debiti finanziari a medio-
lungo termine
Debiti finanziari a breve
termine
Liquidità immediate
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34. Posizione finanziaria netta (3)
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Strumento di valutazione delle performance
aziendali confrontandolo con altri indicatori
(MOL, fatturato, patrimonio)
Permette di
esprimere
-livello di indebitamento della società (ove
considerato isolatamente);
- la solidità della struttura patrimoniale
(quando viene rapportato ai mezzi propri);
- capacità di restituzione dei debiti (quando
rapportato al fatturato)
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35. L’equilibrio finanziario di medio periodo
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36. L’equilibrio finanziario di medio periodo (2)
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38. Brescia 11 aprile 2014Giorgio Gentili - www.networkprofessionale.com
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GIORGIO GENTILI
Senior Partner del Networkprofessionale si occupa prevalentemente di revisione contabile, compliance
aziendale (ex D.Lgs. n. 231/01), due diligence, perizie contabili, bilanci straordinari, M&A, consulenza
societaria, consulenza in materia di cooperative ed enti non profit.
Dottore commercialista e revisore legale dei conti è membro del Collegio sindacale di enti e di Organismi
di Vigilanza ex D.Lgs. n.231/01.
Su incarico del Ministero dello Sviluppo Economico è Commissario liquidatore di alcune cooperative.
È inoltre Revisore legale dei conti di società di capitali e cooperative. Coordinatore del quotidiano di
informazionie onlinewww.larevisionelegale.it di FISCOeTASSE.
È autore per IPSOA editore, Maggioli editore e Sistemi Editoriali Esselibri, di pubblicazioni in materia
societaria, fiscale, compliance aziendale e revisione contabile e scrive sulle principali riviste specializzate.
E-mail: gentili@hepta.it
Linkedin: Giorgio Gentili
39. Alcune pubblicazioni in materia
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