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Valle Rea na, agosto 2015 pag. 1
Strada di Collerolle a,
15, 05100 Terni,
Tel. 0744 300708
Mercoledì 26
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 2
P :
6.00 #$%&'()$ *$+ #,$))$+' *'++’O%$&/%,/
8.00 0/0&$ 1/+$),/('
11.00 $%%,2/ $ MONTEPULCIANO (parcheggio bus in piazza Nenni - circa 40 € giorno)
con gli ascensori si arriva nella zona traffico limitato all’interno dei Giardini
Poggio Fan con le classiche panchine e nessun divieto di mangia o
11.30 S. M'00$ CF,'0$ 0. AG('0' - #,$))$ 0. AG('0' (*, I%/(&' $, G,$%*,(,)
13.00 #%$()/ $+ 0$11/ #%'00/ ,+ G,$%*,(/ *, P/GG,/ I$(&, ' 2,0,&$ $++$ 1,&&J (P,$))$ G%$(*'
$ 1,%1$ 1KL)
16.30 #$%&'()$ #'% T'%(,
18.30 $%%,2/ #%'2,0&/ $ TERNI
1'($ ' TERNI MN (,GF&
Mercoledì 26 agosto
COLONNA DEL MARZOCCO
In un piccolo slargo troviamo la Colonna del
Marzocco che reca in alto il leone fioren no
che vi fu posto nel 1511 in sos tuzione della
lupa senese, a tes monianza del defini vo
assogge amento della ci à a Firenze, dopo i
26 anni di dominazione della Repubblica se-
nese.
Sul fondo dell’aRgua piazze a Savonarola,
sta la chiese a di San Bernardo, grazioso
tempie o barocco, a forma ovale, di Andrea
Pozzo (1642-1709); all’altare maggiore una
terraco a invetriata raffigurante l’Adorazio-
ne, forse di Andrea della Robbia (1435-1525).
LA TORRE DELL’OROLOGIO DI PULCINELLA ...
è un (veramente) originale orologio
(funzionante) sito in piazza Michelozzo,
ovvero a metà della lunghissima via di
Gracciano. La leggenda vuole che
fu un vescovo di Napoli (ma non si
sa chi fosse ed a Montepulciano
non c’è mai stato un vescovo nato
a Napoli od in Campania) a porla lì
dove oggi la si vede. Non sono no
altri par colari e questa è solo una
leggenda. La statua di Pulcinella è di legno
con rives mento ed abi in lamiera.
DUOMO
Il Duomo, sorto sul luogo dell’an ca Pieve di
Santa Maria, fu ere o fra il 1592 e il 1630 su
disegno di Ippolito Scalza. La facciata di muro
grezzo, che non è mai stata completata, si
eleva sopra una gradinata e presenta tre por-
tali e tre finestre. All’angolo sinistro avanza il
campanile dell’an ca Pieve, opera incompiuta
della seconda metà del ‘400; si osservino i
fianchi, belli nella loro semplicità. L’interno, di
linee armoniose, è a croce la na divisa da
pilastri in tre navate. La navata centrale, con
volta a bo e è definita da al pilastri che
inquadrano gli archi di collegamento con le
navate laterali.
Sul lato interno della facciata a destra del
portale mediano troviamo la statua
del vescovo Francesco Piendibeni
(morto nel 1435), a sinistra la statua
giacente di Bartolomeo Aragazzi,
segretario di Mar no V, questo sarco-
fago faceva parte di un grande sepol-
cro, il "Cenotafio Aragazzi" realizzato
da Michelozzo, scomposto e disperso
Mercoledì 26
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 3
Parcheggio
piazzaNenni
Chiesa
S.Agnese
Giardino
Poggio
Fan
Mercoledì 26
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 4
nel 1600, poi nel 1815 ritrovato. Altri fram-
men del Cenotafio sono ora visibili in varie
par della chiesa, al monumento apparteneva
anche il gradino marmoreo sopra l’altare
maggiore dove è scolpito un fregio di puR
che sorreggono ghirlande e due statue a gran-
dezza naturale.
Nella prima cappella della navata di sinistra
un Fonte Ba0esimale, esempio di scultura
senese del XIII sec., opera di Giovanni di Ago-
s no, proveniente dall’an ca Pieve. Il dossale
dell’altare è un’opera in terraco a policroma
di Andrea della Robbia raffigurante l’Annun-
ciazione e qua ro San , al centro è inserita
una Madonna col Bambino, bassorilievo mar-
moreo della maniera di Benede0o da Maiano,
ai la sono due statue, i San Pietro e Paolo,
di scuola senese del XIV
sec., a ribui a Tino da
Camaino. Nella seconda
cappella San Girolamo, di
autore ignoto. Nella terza
cappella una tela di Andrea
del Sarto raffigurante San
Sebas ano. Nella quarta
cappella Santa Caterina
delle Ruote, opera di auto-
re ignoto.
Sul pilastro tra la quarta e la quinta cappella,
troviamo una piccola tavola rappresentante
una Madonna col Bambino di Sano di Pietro
da Siena (1406-1481).Nella quinta cappella
una tela con San Francesco Saverio, di autore
ignoto. Nella sesta cappella un’opera di scuo-
la senese del ‘500 raffigurante la Madonna di
San Mar no. A sinistra del presbiterio, nella
cappella Samuelli, una Deposizione di scuola
fiamminga. Nella navata destra, subito dopo
la porta di ingresso, troviamo la prima cappel-
la de a "del Crocifisso". Nella seconda cap-
pella una tela di Angelo Righi raffigurante San
Giorgio (1603), e sull’altare una Madonna col
Bambino del XVIII sec. Nella terza cappella
un fondo oro di scuola senese, il Redentore
ed una tela della Madonna col Bambino e San
Giuseppe, di ignoto. Nella quarta cappella
Sant’Agnese e San Domenico. Nella quinta
cappella una tela raffigurante l’Annunciazio-
ne, di ignoto. Nell’ul ma, troviamo un altare
di marmo policromo del Mazzuoli di Siena
(1683). A destra del presbiterio, nella Cappel-
la del Sacramento, una tela di Luigi Adenolli
da Milano(1830).
L’opera principale della Ca edrale è la pala
posta sopra l’altare maggiore e il magnifico
triRco dell’Assunzione di Taddeo di Bartolo
del 1401. Al centro la Vergine che sovrasta
gli Apostoli. A sinistra i San7: Giovanni Ba9-
sta, Donato, Michele Arcangelo, Francesco,
Stefano, Domenico, Lorenzo, Agos7no, Anto-
nio. Nella parte destra le Sante: Lucia, Cateri-
na delle Ruote, Maria Maddalena, Agata,
Orsola, Mus7ola e infine Santa An7lia che
sorregge fra le mani la ci à di Montepulciano.
In alto, al centro, l’Incoro-
nazione della Vergine, a
sinistra 1‘Arcangelo Ga-
briele e a destra l’Annun-
ziata. Nei qua ro pilastrini
troviamo dodici do ori
della Chiesa. Nella predel-
la, di grande rilievo ar s -
co, sono raffigurate nove
scene della Passione: l’en-
trata in Gerusalemme, la Cena, il Bacio di
Giuda, l’ascesa al Calvario, la Crocefissione, la
Deposizione, la Sepoltura, la Resurrezione, i
Pellegrini di Emmaus. A destra dell’altare
maggiore, sul pilastro, troviamo un ciborio
go co in marmo della maniera giovanile di
Lorenzo di Pietro de o il Vecchie a (1412-
1480).
PALAZZO COMUNALE
Il Palazzo Comunale è un austero edificio a tre
piani di cui l’ul mo coronato da cammina-
mento di ronda merlato. Al di sopra si eleva la
torre a due piani di merli. Interessante il pa-
norama che si abbraccia dalla sommità della
torre, esteso dal Monte Amiata a Siena, al
Trasimeno, al Monte Subasio. La costruzione
risale alla seconda metà del ‘300; una recente
ipotesi a ribuisce la facciata a Michelozzo, cui
Mercoledì 26
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 5
sarebbe stato commissionato il disegno nel
1424. L’edificio, rives to in traver no, è di
gusto fioren no.
CHIESA DI SANTA MARIA DEI SERVI
La Chiesa di Santa Maria dei
Servi è il primo Santuario dedi-
cato alla Vergine Maria e la più
an ca chiesa di Montepulciano
arrivata fino a noi. La chiesa
risale al Trecento senese, anche
se la torre campanaria in laterizi
è se ecentesca. Della chiesa
originaria, oltre alla facciata,
poco rimane in quanto la ri-
stru urazione curata dall'archi-
te o gesuita Andrea Pozzo tra
'600 e '700 l'ha trasformata in
una chiesa barocca su unica
navata con un altare centrale..
Dopo questa ristru urazione la Chiesa di
Santa Maria dei Servi è diventata un vero
museo religioso con al suo interno opere di
primaria grandezza.
Tra questa la principale è la Madonna della
Santoreggia, una rara pi ura su pietra.
I Padri servi (da chi il nome della Chiesa in
Santa Maria dei Servi) arrivarono a Montepul-
ciano nel lontano 1262. Erano senza una chie-
sa e, dopo aver u lizzato provvisoriamente la
perduta Chiesa del Rifa o, il Beato Bonaven-
tura Bonaccorsi nel 1306 edificò una nuova
chiesa che fu consacrata nel 1355.
Ma il Conte Mauro, con inspiegabile furia
sacrilega, la fece demolire.
Di questa chiesa si salvò solo questa immagi-
ne della Madonna messa in salvo dalla Beata
Margherita Funari, che la portò nella sua cel-
la.
Dopo due anni, il giorno dell'Assunzione di
Maria, avvenne il miracolo: tu a la popolazio-
ne vide in cielo questa l'immagine di Maria
avvolta nella luce per poi scendere nel luogo
ove i Poliziani riedificarono l'a uale chiesa.
Pertanto questa immagine è più an ca della
chiesa che la ospita.
La Madonna della Santoreggia prende il nome
della fragranza dell'erba Santoreggia, perché
questo odore a lungo rimase sul luogo ove la
sacra immagine si posò.
Oltre alla Madonna della Santoreggia in Santa
Maria dei Servi si trova la "Madonna col Bam-
bino" a ribuita alla scuola di
Duccio di Buoninsegna In questa
chiesa, dai tan stucchi bianchi,
ogni altare ha un affresco.
TEMPIO DI SAN BIAGIO - CHIESA
S.MARIA delle GRAZIE
Uscendo da Montepulciano da
Porta Grassi, seguendo la strada
per Chianciano poi a destra lun-
go il Viale della Rimembranza, si
raggiunge, in discesa, il Santua-
rio dedicato alla Madonna di San
Biagio situato alle pendici del
colle di Montepulciano. Esem-
plare costruzione del cinquecento toscano fu
edificato da Antonio da Sangallo il Vecchio sui
res dell’an ca pieve di San Biagio nel 1518 -
1545.
Ha un impianto di po centrale, sormontato
da una cupola impostata su una terrazza e un
tamburo classico e abside semicircolare. Con
questo po di pianta Antonio da Sangallo il
Vecchio realizza uno dei modelli più interes-
san di edificio religioso, traducendo la lezio-
ne rinascimentale del Bramante in una com-
pa a monumentalità di masse archite oni-
che, esempio des nato a trovare rapida diffu-
sione negli ambien toscani. Le soluzioni
decora ve e plas che rivelano una tensione e
una libertà che già sono manieris che. L’e-
sterno è tu o in traver no cara erizzato, al
primo ordine, da un sistema di lesene doriche
poste agli angoli e uno pseudo-ordine supe-
riore che inquadra pare spar te da specchia-
ture. Superiormente un mpano triangolare
con occhio centrale si ripete su tuR qua ro i
la .
Nell’ordine inferiore grandi portali sono sor-
monta da mpani triangolari fortemente
agge an . Nell’ordine superiore esteso l’uso
di modanature.
Mercoledì 26
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 6
Il fronte
rivolto a
Nord è fian-
cheggiato da
due campa-
nili isola
ma vicini alla
facciata, così
da trovar posto nei quadra dei bracci della
croce: il campanile di destra, incompiuto, si
leva fino all’altezza dei capitelli, il campanile
di sinistra si presenta di originalissime forme
rinascimentali e negli ordini sovrappos dori-
co, ionico, corinzio e composito, i primi tre
applica a ripiani quadra , il quarto su o a-
gono sormontato da un tamburo sempre
o agonale, su cui si imposta la cuspide pira-
midale.
CHIESA di S.AGNESE ARIA delle GRAZIE
La chiesa di S. Agnese venne ere a dal 1306
per volere della stessa santa poliziana Agnese
Segni. Essa, però, sul finire del '600 fu radical-
mente ristru urata. La facciata conserva il
portale trecentesco mentre le altre par or-
namentali vennero realizzate nel '900. La
torre campanaria in ma oni risale agli inizi
del '700. L'interno a navata unica conserva un
affresco trecentesco con la "Madonna col
Bambino" della scuola di Simone Mar ni, un
"Crocifisso" in legno di scuola renana del '200,
"San Michele Arcangelo sconfigge il demonio"
di Francesco Curradi (fine '500), un affresco
con la "Madonna del la e" di scuola senese
della metà del '400. Sull'altare maggiore si
conserva il corpo della santa domenicana.
Nella sagres a e nei locali del santuario sono
contenute numerose tes monianze della
santa.
Agnese Segni nacque il 28 gennaio 1268 a
Gracciano, piccolo borgo nei pressi di Monte-
pulciano. Agnese senc fin da piccola il fascino
delle cose spirituali e durante una visita con i
suoi familiari a Montepulciano vide le suore
del "sacco", chiamate così per il rus co sacco
che ves vano. nove anni chiese di essere
ammessa in convento dove fu subito accolta.
A Montepulciano restò solo il tempo necessa-
rio per la formazione religiosa di base. Nel
1233, gli amministratori del castello di Proce-
no, feudo orvietano (oggi in provincia di Viter-
bo), si recarono a Montepulciano per chiede-
re l'invio di alcune suore nel loro territorio e
Agnese fu tra le prescelte. Agnese, seppur
molto giovane, fu nominata superiora del
monastero, per le sue do di umiltà e il gran-
de amore per la preghiera, per lo spirito di
sacrificio (per quindici anni visse di pane ed
acqua) e per l'ardente amore verso Gesù Eu-
cares a. A Proceno Agnese riceve e dal Si-
gnore il dono dei miracoli: gli ossessiona
venivano libera solo al suo avvicinarsi, mol -
plicò in più occasioni il pane e mala gravi
riacquistarono la salute. Ma nei ven due anni
che restò a Proceno non mancarono le tribo-
lazioni: gravi sofferenze fisiche la tormentaro-
no per lunghi periodi. Nella primavera del
1306 fu richiamata a Montepulciano, dove fa
iniziare la costruzione di una chiesa, come
chiestogli da Maria in una visione avuta alcuni
anni prima in cui la Vergine le donò tre picco-
le pietre a questo scopo. E' un'altra visione,
questa volta di san Domenico, che spinge
Agnese a fare ado are alle sue suore la regola
di sant'Agos no e ad aggregarsi all'ordine
domenicano per l'assistenza religiosa e la cura
spirituale. Ormai in punto di morte Agense
rincuorava le consorelle invitandole a ralle-
grarsi perché per lei era giunto il momento
dell'incontro con Dio, ciò avvenne il 20 aprile
1317. I fra e le suore domenicane volevano
imbalsamare il corpo di Agnese e per questo
mo vo furono invia dei signori a Genova per
acquistare del balsamo, ma ciò non fu neces-
sario: dalle mani e dai piedi della santa s llò
infaR un liquido odoroso che impregnò i
panni che coprivano il corpo della santa e ne
furono raccolte alcune ampolle. L'eco del
miracolo, richiamò numerosi ammala , che
desideravano essere un dall'olio miracoloso.
Mercoledì 26
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 7
P :
8.00 #$%&'()$
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1'($ ' TERNI MN (,GF&
Giovedì 27 agosto
GRECCIO
CENTRO STORICO
Greccio sorge nella parte occidentale della
Provincia di Rie , a 705 mt. s.l.m., alla sini-
stra del fiume Velino e domina dall'alto la
vasta e lussureggiante pianura rea na. E'
situato a mezza costa della boscosa catena
dei Mon Sabini edificato
su speroni di roccia, in un
luogo quasi impossibile. Ci
si arriva a raverso una
strada che dalla provinciale
per Terni si inerpica per
circa tre km. Dista 15 km
da Rie , 25 km da Terni 90
km da Roma, 70 km da
L’Aquila. E' una stazione
clima ca, frequentato
centro di villeggiatura es -
va che vanta una sorgente di acqua salutare
"Fonte Lupe a".
Greccio fu fondato, secondo la tradizione, da
una colonia o famiglia greca, fuggita o esiliata
dalla patria in seguito a guerre e distruzioni
che innamoratasi della amenità del luogo e
della comodità di difesa naturale che offriva,
ci si stabilì. Da qui il nome Grecia, Grece,
Grecce ed infine Greccio. Le prime no zie
certe risalgono al X°- XI° sec. quando i fram-
mentari possedimen dell'Abbazia di Farfa
vennero riuni e si procede e all'incastella-
mento delle cur s. Il monaco benedeRno
Gregorio da Ca no (1062-1133) fa riferimen-
to alla località di Greccio (curte de Greccia)
nella sua opera "Regesto Farfense". Dai res
degli an chi fabbrica si rileva che Greccio
divenne un castello medievale for ficato
circondato da muraglie e prote o da sei torri
for lizie.
Ebbe a sostenere
fiere lo e coi paesi
confinan e subì la
distruzione ad ope-
ra delle soldatesche
di Federico II nel
1242. Nel XIV° sec.
è più volte ricorda-
to nello statuto
municipale di Rie
e nelle carte dell'ar-
chivio della ca edrale, come sede di podestà.
Subì alterne vicende fino al 1799 quando fu
di nuovo distru o e saccheggiato ad opera
dell’ esercito napoleonico.
Il borgo è circondato da stupendi boschi di
querce ed elci che offrono al visitatore l'op-
portunità di lunghe passeggiate su sen eri
sicuri e sugges vi, fino alla cima del Monte
Lacerone a 1204 mt. s.l.m.. Qui San France-
sco d'Assisi, era solito ri rarsi in preghiera e
Giovedì 27
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 8
meditazione in una capanna prote a da due
piante di carpino. In questo stesso luogo, nel
1792, per volontà popolare, venne costruita
una cappellina commemora va a Lui dedica-
ta, "la Cappelle a".
L'an co Borgo Medievale che gode di un oR-
mo panorama, conserva parte della pavimen-
tazione del vecchio castello ( XI sec. circa ) e
tre delle sei torri di cui la maggiore trasforma-
ta nel XVII° sec. in Torre Campanaria. La chie-
sa parrocchiale dedicata a San Michele Arcan-
gelo sorge a fianco
della torre campa-
naria sulla sommità
di una scenografica
scalinata e risale al
XIV° sec.. La chiesa,
a una navata, venne
ricavata da una
parte del castello e,
anche se distru a e
ricostruita più volte,
conserva
all'interno pregevoli
opere del XV°-XVI°
sec.. Interessan le
due cappelle latera-
li, dedicate a San
Antonio da Padova
e alla Madonna Immacolata con tele e affre-
schi del XV°-XVI° sec.
Nella piazza, si trova la Chiesa di S. Maria del
Giglio del 1400 anch'essa a una navata; ha un
altare centrale e due altari laterali, con stuc-
chi di scuola romana con influssi di Carlo Fon-
tana. L'altare maggiore conserva all'interno di
uno stucco, un affresco del primo qua rocen-
to, che rappresenta la Vergine col Bambino e
Angeli.
Altri luoghi interessan , oltre alla diruta chie-
sa di Santa Maria, oggi restaurata e des nata
a Museo Internazionale del Presepio, ai res
delle an che torri, ad una delle porte d'in-
gresso, la Cappellina dedicata a San France-
sco, con il sasso sul quale era solito salire per
predicare e il luogo da cui, secondo la tradi-
zione, fu lanciato il zzone ardente che rese
pubblico il luogo designato per la costruzione
dell'a uale Santuario.
IL MUSEO DEI PRESEPI
A soli 100 metri dal centro storico di Greccio,
sorge l'importante Museo della Na vità.
Il Museo è stato realizzato grazie ad un sa-
piente recupero dell'an ca chiesa di S. Maria,
risalente al XIII secolo e di un altro edificio
storico oramai dirocca .
Il nuovo Museo dei Presepi ospita le espres-
sioni ar s che di
tu e le culture, su
questo tema che è
ormai patrimonio
dell'umanità intera.
La varietà dei prese-
pi espos , espressi-
ve interpretazioni
dell'evento della
na vità sono filtrate
dall'anima degli
ar s contempora-
nei e res tuite agli
spe atori so ofor-
ma di creazioni e
sculture che suscita-
no nuove emozioni.
Nei pressi del mu-
seo è possibile am-
mirare una statua di San Francesco alta 5
metri realizzata dal maestro siciliano Santo
Paolo Guccione e Guido Carlucci.
SANTUARIO DEL PRESEPE
Greccio: la nuova Betlemme "Francesco ama-
va l'eremo di Greccio, dove i fra erano vir-
tuosi e poveri, e aveva una predilezione an-
che per gli abitan di quella terra per la loro
povertà e semplicità. Perciò si recava spesso a
riposare e soggiornare là, aRrato inoltre da
una celle a estremamente povera e isolata,
dove il padre santo amava raccogliersi." Leg-
genda Perugina, 34, in Fon Francescane.
Edi o Minor, Assisi, Movimento Francescano,
1986 Incassato nella roccia, come un nido
Giovedì 27
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 9
d'aquila, l'eremo di Greccio è una straordina-
ria fusione di archite ura e natura. I confini
delle costruzioni si perdono nei boschi rigo-
gliosi di lecci che accolsero le solitarie ascesi
di Francesco. La presenza di San Francesco Il
Santuario è noto in tu o il mondo per essere
stato scelto dal Poverello di Assisi come tea-
tro di uno dei momen più al e lirici della
sua esistenza: la prima rievocazione della
Na vità di Betlemme della storia del Cris a-
nesimo, avvenuta nella no e di Natale del
1223. San Francesco amò teneramente gli
abitan del borgo di Greccio e fu legato da
profonda amicizia con Giovanni Velina, forse
feudatario del luogo. Il signore locale sosten-
ne il Santo nel suo proge o di rappresentare
la Nascita del Bambino. La leggenda avvolge
la nascita dell'eremo. Secondo un racconto
popolare Francesco chiese a un bambino del
borgo di lanciare un zzone per stabilire il
luogo del convento. Dalle porte del paese il
zzone giunse fino allo sperone di roccia dove
oggi sorge il Santuario La tradizione popolare
vuole che sopra l'a uale convento, tra i bo-
schi a più di mille metri, nel 1209 Francesco
stesso abbia ere o una capanna per le sue
meditazioni. Il luogo fu denominato Monte
San Francesco e nel 1712 vi fu dedicata al
Santo una cappella
Al di là della leggenda, la prima presenza di
Francesco a Grec-
cio accertata stori-
camente risale al
1223. Una presen-
za precedente è
probabile ma non
documentata.
Dopo lo straordi-
nario evento del
Natale del 1223, il
Santo fu protago-
nista di tan episodi significa vi che ebbero
luogo a Greccio. Ques episodi hanno una
collocazione cronologica precisa: dal tardo
se embre del 1224, dopo le s mmate, al
1226. In quell'anno Francesco, a soli sei mesi
dalla morte, parc per Siena e non rivide più la
sua amata Valle Rea na. La storia del Santua-
rio La fraternità di Greccio crebbe in ampiezza
da molto presto, subito dopo il 1223 vi fu un
rapido sviluppo insedia vo con l'erezione di
vari ambien . InfaR, negli ul mi anni di vita
di Francesco vi si cos tuì una piccola comuni-
tà. Solo Greccio tra gli insediamen rea ni
ebbe durante la vita del Santo delle costruzio-
ni dedicate esclusivamente ai fra . Grazie alla
tes monianza di Tommaso da Celano è possi-
bile stabilire la datazione della chiesa di San
Francesco, edificata sopra la cappella di San
Luca dove Francesco rappresentò il Presepe.
Nella prima biografia del Santo, la Vita Prima,
a proposito dell'edificio Tommaso dice: "Oggi
quel luogo è consacrato al Signore, e sopra il
presepio è stato costruito un altare e dedica-
ta una chiesa ad onore di San Francesco". Egli
individua così un arco cronologico che va
dalla canonizzazione di Francesco (16 luglio
1228) al 25 febbraio del 1229, quando fu
presentata la Vita Prima. Gli edifici oggi esi-
sten sono sta data , in base alle loro ca-
ra eris che costruRve, al XV sec. e a ribui
a maestranze locali. Pochi anni dopo il San-
tuario è protagonista di un evento rilevante:
l'11 agosto del 1246 parte proprio dall'eremo
la famosa Le era di Greccio. Leone, Angelo e
Rufino, i tre compagni di Francesco, la scrisse-
ro come introduzione alla cosidde a Leggen-
da dei tre compa-
gni, una biografia
del Santo. Non tuR
gli studiosi concor-
dano nel ritenere
auten co il docu-
mento, un dato
però non sfugge:
quando i tre esten-
sori della le era
vollero raccogliere
tes monianze su San Francesco si ri rarono a
Greccio, segno della costante e forte presen-
za della memoria del Santo in quell'eremo.
A circa un decennio dalla Le era, la storia
dell'eremo venne segnata dalla presenza di
un grande intelle uale: Giovanni da Parma.
Giovedì 27
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 10
Generale dell'Ordine, dotato di una forte
tensione spirituale, Giovanni da Parma fu
so oposto a processo nel 1257 da parte dei
suoi confratelli per aver aderito alle do rine
ere che di Gioacchino da Fiore. Scelse allora
di ri rarsi a Greccio, dove rimase per circa
trent'anni. Fu, negli ul mi anni di vita, un
punto di riferimento per il movimento degli
Spirituali e per Uber no da Casale, che lo
venne a trovare a Greccio. Ciò ha fa o assu-
mere al Santuario un posto par colare nella
tormentata storia del Francescanesimo degli
esordi. Un altro evento di grande importanza
nella vita del convento si verificò nel 1373:
Greccio, le altre
comunità eremi-
che del Rea no
e quelle delle
Marche e
dell'Umbria,
o ennero il per-
messo di sceglie-
re il proprio con-
fessore. Iniziò
così il processo di
adesione del
Santuario al gran-
de movimento
dell'Osservanza,
il movimento nato in seno all'Ordine France-
scano e affermatosi nel XV sec. ad opera di
San Bernardino da Siena e San Giovanni da
Capestrano che spingeva a una vita asce ca
rigorosa. I luoghi e l'arte Un ampio piazzale
introduce agli ambien conventuali e regala
ai visitatori un panorama di rara bellezza che
abbraccia l'intera Valle Santa. Il cuore del
Santuario è la piccola cappella del Presepe,
costruita nella gro a che secondo la tradizio-
ne vide la rievocazione della Na vità da parte
di Francesco. So o la mensa dell'altare si
conserva la roccia che, secondo la tradizione,
ospitò il simulacro del Bambino durante la
rievocazione voluta da Francesco. Sopra l'al-
tare un affresco qua rocentesco rievoca a
destra la Na vità del Signore. La Vergine è
colta nell'in mo gesto di alla are il Bambino
alla presenza di San Giuseppe. Sulla sinistra si
stende la rievocazione della Na vità voluta da
Francesco a Greccio: il Santo, in ves di diaco-
no, è inginocchiato al centro della scena da-
van al Bambino, alle sue spalle il popolo
grecciano assiste al miracolo. L'affresco è
a ribuito all'anonimo Maestro di Narni del
1409. Fuori dalla cappella s'incontrano due
affreschi: una Na vità, di scuola umbro-
marchigiana e un San Giovanni BaRsta.
Dalla cappella del Presepe si accede al nucleo
più an co del convento: il refe orio dei fra ,
il dormitorio, la cella di San Francesco e il
pulpito di San Bernardino. Il refe orio ospita
gli umili res del
lavabo e del ca-
nale per lo scari-
co che servivano
ai fra per lavare
le stoviglie. Il
camino è stato
costruito nel
Novecento. Il
dormitorio è
cos tuito da un
ambiente lungo 7
m e largo circa 2
m, qui vissero i
primi fra . Alla
fine del dormitorio s'incontra la piccolissima
cella scavata nella nuda roccia nella quale
Francesco riposava. Si visita poi la sugges va
chiesa di San Francesco, della prima metà del
Duecento. L'ambiente è coperto da una volta
a bo e decorata da un cielo stellato e dall'im-
magine del Beato Giovanni da Parma. Interes-
san gli arredi: gli stalli del coro, il leggio e il
supporto ligneo girevole della lanterna che
illumina le pagine del libro corale. Sopra l'al-
tare si trova un dipinto del XVI sec. di scuola
umbra che rappresenta la Deposizione tra
San . Sulla parete di sinistra si trova un affre-
sco trecentesco con San Francesco e un Ange-
lo che gli annuncia la remissione dei pecca .
Sopra l'affresco si conserva il pregevole tondo
qua rocentesco raffigurante la Madonna col
Bambino, a ribuito a Biagio d'Antonio. Nell'o-
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Valle Rea na, agosto 2015 pag. 11
ratorio aRguo, sopra l'altare, composto da
un'austera mensa, è conservata la copia tre-
centesca del ritra o di San Francesco, esegui-
to secondo la tradizione nel 1225, un anno
prima della morte del Poverello. Secondo la
tradizione locale il ritra o sarebbe stato com-
missionato dalla nobile romana Jacopa dei
Se e Soli, amica e prote rice del Santo. Fran-
cesco, dal volto sofferente, si deterge gli occhi
tormenta dalla grave malaRa che funestò i
suoi ul mi anni. Il Santuario ospita anche il
dormitorio di San Bonaventura, ere o secon-
do la tradizione durante il periodo in cui Bo-
naventura fu Generale dell'Ordine (1260-
1270). A raverso uno stre o corridoio in
legno si accede a quindici piccole celle an-
ch'esse di legno. In ques ambien semplici e
di grande sugges one i fra vissero per seco-
li, fino al 1915, quando si spostarono al piano
superiore. La prima cella a destra ospitò, se-
condo la tradizione, due fra straordinari: San
Bonaventura, da cui la costruzione prende il
nome, e San Bernardino da Siena.
Uscendo dal convento e inoltrandosi nel bo-
sco si trova la gro a che ospitò i ri ri spiritua-
li di San Francesco: una gro a naturale che fu
sistemata con tavole e gra cci per accogliere
il Poverello. Nel corso del Trecento vi fu
ere a una cappella ornata da un dipinto che
riproduce la scena del trapasso di Francesco.
Dopo il terremoto
del 1948 la cappella
fu restaurata. A
pochi passi è situata
la gro a del beato
Giovanni da Parma,
che qui si ri rò per
trentadue anni
(1257-1289) in soli-
tudine e penitenza
dopo essere stato
accusato di adesione alle teorie ere che di
Gioacchino da Fiore. Il sen ero che conduce a
questa gro a porta anche alla cosidde a
Roccia del Tizzo, il luogo in cui cadde secondo
la leggenda il zzone lanciato per decidere
l'erezione del convento. Lo stesso sen ero
porta a una loggia quasi sospesa nel vuoto
che regala un panorama indimen cabile. Dal
piazzale si accede alla chiesa della Vergine
Immacolata, edificata nel 1959 su proge o
dell'archite o Carlo Alberto Carpiceci. All'in-
terno si conservano due presepi novecente-
schi, memoria devota della prima rievocazio-
ne della Na vità voluta da Francesco. Il pri-
mo, opera dello scultore Lorenzo Ferri, è rea-
lizzato in legno; il secondo, in terraco a, fu
realizzato da Luigi Venturini. La presenza di
Francesco nel Santuario di Greccio nel raccon-
to dire o delle fon Il Pa o con i lupi a Grec-
cio raccontato dall'Anonimo Rea no Quando
egli dimorava nell'eremo di Greccio, gli abi-
tan di quel luogo erano vessa da molteplici
malanni: branchi di lupi rapaci divoravano
non soltanto gli animali, ma anche le persone;
la grandine regolarmente, ogni anno, deva-
stava campi e vigne. Durante una predica,
l'araldo del vangelo disse a quella popolazio-
ne tanto affli a: "A onore e lode di Dio onni-
potente, mi faccio garante davan a voi che
tuR ques flagelli scompariranno; a una con-
dizione però: che mi pres ate fede e abbiate
compassione di voi stessi; dopo una confes-
sione sincera, dovete fare degni fruR di peni-
tenza. Vi avverto anche che, se sarete ingra
verso i benefici di Dio e ritornerete al vomito,
il flagello si rinnoverà, si raddoppierà la pena
e più terribile infieri-
rà su di voi l'ira di
Dio". Alla esortazio-
ne di Francesco gli
abitan fecero peni-
tenza e d'allora ces-
sarono le stragi e si
allontanarono i peri-
coli; lupi e grandine
non causarono più
danno. Anzi, fa o
ancor più notevole, se capitava che la grandi-
ne cadesse sui campi confinan , come si avvi-
cinava al loro territorio, là si arrestava, oppu-
re deviava in altra direzione. I lupi osservaro-
no il pa o fa o con il servo di Dio; né più
osarono violare le leggi della pietà, infierendo
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Valle Rea na, agosto 2015 pag. 12
contro uomini che alla pietà si erano conver -
: Ma solo fino a quando gli abitan restaro-
no fedeli ai paR promessi e non trasgrediro-
no, da empi, le piissime leggi di Dio.
FONTECOLOMBO: il Sinai francescano "Il
monte della Regola, monte Ranierio [l'a uale
Fontecolombo], è stato riempito dal Signore
di divina dolcezza, consacrato al sapore melli-
fluo della sua presenza, in mezzo al festoso
stuolo dei bea . È divenuto un nuovo Sinai,
dove, sentendolo tuR, fu data la legge. Un
altro monte Carmelo, dove l'anima di France-
sco si intra eneva e conversava con il Signo-
re. Fontecolombo è il monte che dobbiamo
salire a piedi scalzi, perché è un luogo vera-
mente santo". Anonimo Rea no, Actus Bea
Francisci in Valle Rea na, II, 57- 60, a c. di A.
Cadderi, Assisi, Edizioni Porziuncola, 1999.
Nella parte più
nascosta di un
bosco di lecci
secolari, sulla
costa del verdissi-
mo Monte Rai-
niero, si adagia il
Santuario di Fon-
tecolombo. Come
ci dice l'Anonimo
Rea no è il Sinai
francescano, è,
infaR, il monte
scelto da France-
sco per s lare la
Regola defini va
del suo Ordine. Qui tu o è sacro: gli edifici e
il bosco stesso, perché racchiude il Sacro
Speco, la gro a naturale in cui Francesco
scrisse la Regola del suo Ordine. La presenza
di San Francesco Fontecolombo è il secondo
luogo della Valle Santa, dopo Poggio Busto-
ne, che vide la presenza di Francesco. La
tradizione indica la prima presenza del Santo
a Fontecolombo nel 1217. Francesco è sicura-
mente tes moniato a Fontecolombo tra la
primavera e l'estate del 1223, intento alla
redazione della Regola defini va da lasciare
ai suoi fratelli. Probabilmente la Regola ven-
ne stesa in una gro a sopra la quale oggi
sorge la cappella di San Michele. Si tra a
della Regola Bollata, che fu so oposta all'ap-
provazione di Onorio III il 29 novembre del
1223. La presenza di Francesco a Fonteco-
lombo è legata anche alla cura della terribile
malaRa agli occhi che lo afflisse alla fine
della sua vita. Proprio a Fontecolombo subì
una terribile operazione per guarire dalla
malaRa: gli vennero incise con un ferro tu e
le vene dall'orecchio al sopracciglio. Le pagi-
ne delle fon francescane che ci narrano
l'operazione sono intrise di un alto senso
lirico. Sono profondamente ispirate nel nar-
rare l'arrivo del medico, il dialogo di France-
sco con il fuoco con il quale il medico scalda-
va il ferro, l'emozione e la fuga dei fra all'ini-
zio del terribile intervento, e il miracolo che
permise a Fran-
cesco di non
sen re dolore.
La malaRa di
Francesco agli
occhi e la cura
che riceve e a
Fontecolombo
La malaRa di
Francesco può
forse essere
iden ficata con il
morbo egiziano,
in termini scien-
fici coniunc vi-
s trachomato-
sa, una malaRa di origine virale contra a
nella missione in Egi o del 1220. La malaRa
si manifestò in forma ancor più grave per lo
stato anemico e linfa co del Santo, dovuto
alle frequen febbri malariche e ai duri digiu-
ni che Francesco s'imponeva. Inoltre, il Pove-
rello era res o a farsi curare per il suo pro-
fondo rigore asce co. Quando la malaRa si
acu zzò fu assai difficile convincere France-
sco ad avvalersi del sostegno della medicina.
Insiste ero i fra a lui più prossimi senza
successo. Frate Elia, vicario dell'Ordine, gli
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Valle Rea na, agosto 2015 pag. 13
ordinò di acce are le cure, ma fu solo con
l'intervento del Cardinale Ugolino che Fran-
cesco si arrese. Il Cardinale gli ordinò di veni-
re a Rie , dove si trovava un medico di valore
nella cura degli
occhi. La storia
del Santuario
Francesco si
fermò a Fonteco-
lombo per la
presenza di una
cappellina dedi-
cata alla Vergine,
che nel XVIII sec.
venne denomi-
nata Santa Maria
Maddalena. I
boschi che ospitarono Francesco e l'umile
cappella erano proprietà dell'Abbazia di Far-
fa, l'edificio forse serviva come rimessa
d'a rezzi e come punto di presidio per salva-
guardare i diriR dei monaci farfensi. A pro-
posito del possesso da parte dell'Abbazia di
Farfa lo studio dei documen ha permesso di
formulare le seguen ipotesi: il monte che
ospita l'eremo venne ceduto dai monaci di
Farfa per qualche tempo a un chierico di
nome Rainiero, di qui la denominazione di
Monte Rainiero. Secondo una tradizione
popolare il cambiamento di nome da Monte
Rainiero a Fontecolombo è dovuto a France-
sco stesso "per la presenza di una fonte di
acqua fresca e limpida", dove si abbeverava-
no tante colombe bianche. Per la datazione
dell'insediamento francescano viene in sup-
porto l'analisi delle stru ure archite oniche:
i rilievi sulla cappella dedicata alla Beata Ver-
gine, nota dal Seicento come cappella della
Maddalena, propongono una datazione alla
prima metà del XIII sec. La Vita Seconda di
Tommaso da Celano conferma questa data-
zione. Nello scri o si cita per la prima volta
l'insediamento di Fontecolombo, a tes mo-
niare che la presenza stabile nel Santuario
ebbe luogo prima del 1246-1247, periodo di
redazione della biografia. Troviamo successi-
vamente citato l'eremo in un a o notarile del
1297 riguardante una donazione al convento
di 40 soldi da parte di un certo Nicola Cece di
Apuleggia per l'acquisto di tonache. Dopo gli
anni della presenza di Francesco il Santuario
visse anni di
grande prosperi-
tà alterna a
periodi di diffi-
coltà. Il 1373 fu
un anno di svol-
ta; a Fonteco-
lombo, alle altre
comunità eremi-
che del rea -
no, a quelle
umbre e marchi-
giane, la curia
romana fece una serie di concessioni che
condurranno, di lì a poco, Fontecolombo nel
solco del movimento dell'Osservanza, il movi-
mento nato in seno all'Ordine Francescano e
affermatosi nel XV sec. ad opera di San Ber-
nardino da Siena e San Giovanni da Capestra-
no che spingeva a una vita asce ca rigorosa.
Con l'adesione all'Osservanza inizia un perio-
do felice di sviluppo. Fontecolombo fu un
luogo chiave nella storia dell'Osservanza. Di
qui parc un altro movimento, interno all'Os-
servanza stessa: la cosidde a Più Stre a
Osservanza, nata dall'inizia va del frate spa-
gnolo Stefano Molina e volta a un forte rigo-
re asce co. A ques e ad alcuni fra venne
concesso, nel 1519, il permesso di vivere a
Fontecolombo. Il Santuario divenne così lo
scrigno della Regola, che veniva osservata in
modo streRssimo. I luoghi e l'arte.
L'insediamento francescano sorse nei pressi
di un castrum molto importante dal punto di
vista sociale ed economico: Sant'Elia Rea no.
Le fon francescane riferiscono con grande
abbondanza di par colari gli episodi avvenu
nel Santuario, ma non ci perme ono di rica-
vare una datazione sicura delle stru ure.
L'analisi archite onica perme e di far risalire
la cappella dedicata prima alla Vergine e poi
alla Maddalena alla prima metà del XIII sec.
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Valle Rea na, agosto 2015 pag. 14
Un'importante descrizione del Santuario al
tempo della presenza di Francesco è traman-
data dal cosidde o Anonimo Rea no, un
francescano rea no che descrisse le vicende
di Francesco probabilmente nei primi anni
del XIV sec. L'Anonimo racconta di abitazioni
fa scen ada ate da San Francesco a resi-
denza dei fra . Per farsi un'idea di come fos-
sero stru urate le abitazioni si può guardare
alla vecchia casa colonica unita al convento: i
servizi erano disloca al piano inferiore, men-
tre due celle, il refe orio e la cucina erano al
piano superiore. Dopo la morte di Francesco
l'edificio venne ampliato con la costruzione di
altre dodici celle. La chiesa grande del con-
vento fu consacrata il 19 luglio del 1450 dal
Cardinale Nicolò
di Cusa, diocesi di
Treviri, e dedicata
ai San Francesco
e Bernardino da
Siena. L'edificio è
improntato alla
semplicità, pur
avendo subito
mol rimaneggia-
men tra cui il
rifacimento del
por co ul mato
nel 1940. L'inter-
no, a navata unica, è coperto a capriate. Il
coro ligneo risale al XVII sec., al di sopra la
finestra è chiusa da una vetrata con la raffi-
gurazione di San Francesco e la visione della
composizione della Regola Lungo la parete
destra si trovano due pregevoli sculture li-
gnee del Seicento. Una raffigura la Crocifis-
sione con Francesco inginocchiato ai piedi di
Cristo. Nell'altra scultura, un altorilievo, si
celebra l'episodio miracoloso della Conferma
della Regola da parte del Signore che prece-
de e la Conferma del pontefice. La chiesa ha
subito diverse trasformazioni pur non per-
dendo la sua originaria impronta. La prima
trasformazione avvenne nel 1644 con il pro-
lungamento del coro. Successivamente furo-
no aperte le finestre del presbiterio e, nel
1712, fu aggiunto un nuovo ambiente alla
sacres a. Modifiche alle finestre e al rosone
furono apportate nel XX sec. Cinque vetrate
della chiesa vennero donate ai francescani
nel 1925 dal celebre cantante lirico MaRa
BaRs ni. I soggeR delle vetrate raffigurano
a par re dalla prima a destra dell'entrata:
l'offerta del luogo del Santuario a San France-
sco, segue il dono del mantello da parte di
Francesco alla donna di Posta. A sinistra della
porta di accesso è riprodo a la scena dell'o-
perazione agli occhi di Francesco, segue un
episodio di Francesco con gli uccelli. Sopra il
portale la vetrata narra gli even del Presepe
di Greccio. La lune a del portale conserva un
dipinto con la Madonna col Bambino e ai la
San Francesco e
San Ludovico da
Tolosa. Estrema-
mente sugges -
vo il chiostro
posto a destra
della chiesa,
a orno al quale
si dispongono gli
edifici conven-
tuali. Durante il
XV sec., fu ere o
il cosidde o
Conven no che
comprendeva: il dormitorio, il refe orio e la
cucina. Nello stesso secolo al convento fu
annessa una fabbrica di panni dove erano
confeziona i sai dei fra . Al XVI sec. risale la
parte del convento denominata for lizio,
comprendente o o camere. Negli anni '80
del Seicento si costruì l'a uale foresteria e il
dormitorio sovrastante. Dallo spiazzo an -
stante il convento si accede a un sen ero che
inizia con un cancello sul quale sono riportate
le parole dell'Esodo "Togli i calzari dai piedi,
poiché santa è la terra dove tu stai". Il sen e-
ro accoglie qua ordici edicole con la Via
Crucis in maiolica, opera di scuola napoletana
databile al 1745. Lungo il sen ero si trovano
nell'ordine: il Romitorio di san Francesco, la
chiesa della Beata Vergine e il Sacro Speco. Il
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Valle Rea na, agosto 2015 pag. 15
cosidde o Romitorio di San Francesco è sta-
to riscoperto nel 1947 ed è rimasto sostan-
zialmente immutato, tranne due modifiche
del XV e XVIII sec. Segue la Chiesa della Beata
Vergine, de a anche della Maddalena. Gli
storici che hanno studiato la stru ura mura-
ria dell'edificio hanno rintracciato formule
che rimandano ai primi decenni del XIII sec.:
l'arco dell'abside a sesto acuto poggiante su
mensole quadrate e gli affreschi ospita nel
ca no. La facciata, in origine a capanna, fu
modificata nel tardo Duecento. Sul corona-
mento orizzontale si
erge la campanella,
con la quale, secondo
la tradizione, France-
sco chiamava a raccol-
ta i fra per la preghie-
ra. Nella piccola abside
è collocato un affresco
in caRvo stato di con-
servazione con Cristo
in trono, la Vergine col
Bambino a destra e
una raffigurazione
quasi illeggibile a sini-
stra. Lungo la parete
destra vi sono due
affreschi databili tra
XIV e XV sec. raffigu-
ran una Santa d'in-
certa iden ficazione,
forse Santa Cunecon-
da, e Santa Maria
Maddalena. L'altra parete accoglie un affre-
sco seicentesco con Santa Chiara. Durante il
restauro del 1921 è venuto alla luce, in una
finestrella, il disegno in rosso del Tau, che la
leggenda popolare vuole della mano di Fran-
cesco stesso. Dopo la chiesa della Maddalena
si visita l'Oratorio di San Michele, un ambien-
te a metà tra la gro a e la cappella. L'orato-
rio ingloba il Sacro Speco: la spaccatura nella
roccia stre a e lunga che ricorda un sepolcro.
Si tra a del luogo più sacro dell'eremo: tra le
rocce una semplice croce in legno ricorda la
presenza di San Francesco. La fenditura del
Sacro Speco si sarebbe originata, secondo la
tradizione popolare, con il terremoto che
accompagnò la morte di Cristo. Nella gro a
avvenne la sofferta redazione della Regola
dell'Ordine da parte di Francesco. La scri ura
dove e avvenire durante la cosidde a qua-
resima di San Michele, come ricorda la deno-
minazione dell'oratorio. Sopra la porta della
cappella di San Michele si legge un'iscrizione
che ricorda la visita di papa Sisto IV nel 1476.
All'interno l'oratorio ospita sull'altare una
raffigurazione in rame con San Francesco che
riceve la Regola dal
Signore, opera del
XVIII sec. dovuta al
frate Emanuele da
Como. Dopo la
chiese a di San
Michele si visita la
gro a di frate Leo-
ne, qui la tradizione
locale vuole che
Leone, quando il
Signore apparve a
Francesco per la-
sciargli al Regola,
alzò la testa e lasciò
sulla roccia l'orma
del cranio.
Più avan , prote o
da un recinto, si
trova il ceppo del
leccio che vide
l'apparizione del Signore al Poverello. L'albe-
ro cede e so o il peso delle abbondan
nevicate dell'inverno del 1622. Il suo legno fu
usato nel 1645 da Giovanni da Pisa per scol-
pire la scena dell'apparizione del Signore a
Francesco, oggi nella chiesa grande del con-
vento. Risalendo sullo spiazzo che precede il
convento si giunge alla Fonte delle colombe,
da cui il Santuario trae il nome. Si a raversa
un sen ero circondato da una natura straor-
dinaria, rimasta inta a dalla presenza di
Francesco fino ad oggi. Il sen ero è punteg-
giato da tre cappelle: una dedicata all'Ascen-
Giovedì 27
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 16
sione di Cristo, una a Sant'Antonio da Pado-
va, l'ul ma, nei pressi della quale è la fonte, è
de a cappella della Regole a. Nelle prime
due cappelle, ere e nel XVIII sec., sono collo-
cate delle formelle in terraco a con episodi
della vita di Francesco svol si nel rea no.
Nell'ul ma cappella, risalente al XVII sec.,
sono conservate sei formelle in terraco a.
POGGIO BUSTONE
Poggio Bustone e l'inizio della missione di
pace di Francesco
"Buon giorno, buona gente!"
Così Francesco salutò secondo la tradizione
gli abitan di Poggio Bustone quando, per la
prima volta, giunse nel borgo alle pendici
degli Appennini. È Luca Wadding, importante
storico francescano del seicento, a raccontar-
ci l'arrivo di Francesco a Poggio Bustone nel
1209, narrandoci di un Francesco e dei suoi
compagni perseguita in patria e alla ricerca
di un luogo ospitale, che trovarono proprio in
Poggio Bustone. Inerpicandosi sulla strada
che conduce fino all'eremo si riscopre tu a la
semplicità e la le zia di questo saluto, in una
natura che somiglia ancora a quella che Fran-
cesco vide e amò. Il Santuario è circondato
dai boschi verdeggia e apre lo sguardo su un
panorama che ha del mis co: la Valle Santa e
la sua parte se entrionale con la splendida
Riserva dei laghi Lungo e RipasoRle. La pre-
senza di San Francesco I più an chi agiografi
di Francesco indicano nei pressi di Poggio
Bustone la prima meta del Santo nella Valle
Rea na. Francesco sostò in ques luoghi,
raccogliendosi in preghiera in una gro a
solitaria tra i boschi. Qui ebbe la visione che
gli confermò il perdono per i pecca giovanili.
Qui gli fu prede a un'espansione prodigiosa
per il suo Ordine ed ebbe la predizione in
base alla quale da Poggio Bustone sarebbe
par ta la sua missione di pace. Come sempre
nella consuetudine di Francesco, il precario
alloggio che trovò era poco distante dal pae-
se di Poggio, così da perme ergli di predica-
re alla gente del borgo. L'altra tes monian-
za della presenza di Francesco a Poggio Bu-
stone riguarda una pubblica confessione di
Francesco. Una folla si radunò presso l'eremo
per ascoltare la predica del Poverello che
stupì tuR mor ficandosi e confessando di
aver mangiato cibi condi con lardo durante
la quaresima. Le fon che riportano ques
episodi non fanno nessun cenno alle date in
cui si verificarono, rendendo impossibile una
precisa collocazione cronologica.
La storia del Santuario
Secondo la tradizione la chiesa del Santuario,
dedicata a San Giacomo, appartenne all'Ab-
bazia di Farfa, che la donò ai fra minori nel
1217. Il luogo donato ai Francescano aveva
una posizione strategica per favorire la predi-
cazione: vicino a Rie e sulle vie percorse dai
pastori per scollinare
verso le regioni vici-
ne. Dunque l'eremo di
Poggio Bustone, dopo
la presenza dire a del
Poverello, divenne un
centro aRvo e vitale
già dalla prima metà
del Duecento, anche
se di questa prima
fase restano pochi
ricordi archite onici.
Gli studiosi, in effeR,
datano il complesso conventuale all'inizio del
XIV sec. L'eremo conobbe momen di forte
crescita alterna a momen di stallo, che
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Valle Rea na, agosto 2015 pag. 17
giunsero fino al semiabbandono o all'abban-
dono. Tra la fine del Trecento e il Qua rocen-
to il Santuario visse un periodo di grande
floridità, grazie all'adesione al movimento
dell'Osservanza, il movimento nato in seno
all'Ordine Francescano e affermatosi nel XV
sec. ad opera di San Bernardino da Siena e
San Giovanni da Capestrano che spingeva a
una vita asce ca rigorosa. Una data centrale
è il 1373, quando Poggio, insieme alle comu-
nità eremi che del Rea no, delle Marche e
dell'Umbria, o enne il permesso di scegliere
il proprio confessore. Così iniziò il processo di
adesione all'Osservanza.
I luoghi e l'arte
Lo scri o, databile agli esordi del XIV sec., del
cosidde o Anonimo Rea no, un frate rea no
di cui non conosciamo purtroppo il nome,
narra dell'esistenza di due romitori: uno su-
periore, in cui il Santo fu rimesso di tuR i
suoi pecca , e uno inferiore. Il romitorio
superiore può essere
iden ficato con la chie-
se a incassata so o una
massa rocciosa e nasco-
sta dal bosco. Al tempo
di Francesco era una
semplice gro a, la prima
costruzione risale agli
inizi del XIV sec. e ado a
la pologia a navata uni-
ca coperta da volta a
bo e. Nell'edificio si
dis nguono due epoche:
la parte trecentesca che
circonda l'altare e un'al-
tra risalente al XVII sec. La scoperta di questo
ambiente, che forse cos tuì il primo insedia-
mento francescano, è avvenuta nel 1947. Il
romitorio inferiore è invece l'a uale chiesa e
convento di San Giacomo. All'eremo superio-
re si giunge a raverso un comodo sen ero
immerso in un bosco di roverelle, aceri e
carpini, circa trenta minu di cammino per
giungere in un luogo incantato e reso santo
dalla presenza di Francesco. Lungo il sen ero
furono ere e intorno al 1650 sei cappelle a
ricordo di miracoli avvenu sul luogo e tra-
manda dalla tradizione popolare. La prima
cappella custodisce la pietra sulla quale il
Santo appoggiò il breviario mentre stava per
sopraggiungere una tempesta: appena pog-
giato il libro la pietra si sciolse come cera. La
seconda cappella fu edificata sul luogo in cui
Francesco si sede e poggiando le spalle a
una pietra sulla quale rimase impressa l'im-
pronta del suo cappuccio ancora oggi visibile.
La terza cappella custodisce l'orma del gomi-
to del Santo, la quarta è dedicata all'appari-
zione del demonio e alle impronte che lasciò
sulla pietra. La quinta conserva l'impronta del
piede di Francesco, la sesta l'impronta di un
angelo. Portandosi verso l'eremo inferiore,
nei pressi del piazzale del convento, sorge il
Tempio Vo vo realizzato da Carlo Alberto
Carpiceci a ricordo della missione di pace cui
il Santo diede inizio proprio da Poggio Busto-
ne. A lato dell'ingresso
sono incise le parole che
Francesco lasciò ai disce-
poli "Andate carissimi a
due a due per le diverse
plaghe della terra an-
nunziate agli uomini la
pace". All'interno si con-
serva la statua del Pove-
rello realizzata da Loren-
zo Ferri. La chiesa del
convento, accessibile dal
piazzale, è dedicata a
San Giacomo Maggiore.
Davan si apre il por co
ricostruito nel 1951 su
proge o dell'archite o Alberto Carpiceci. La
chiesa fu ere a nel XIV sec. e più volte rima-
neggiata. Nel corso del XVII sec. vennero
aperte due cappelle, una dedicata a Sant'An-
tonio da Padova, la seconda a San Francesco.
L'ul mo intervento è stato realizzato dopo il
terremoto del 1948. Austero è l'interno della
chiesa, a navata unica con copertura a capria-
te, l'abside è invece coperto da un'elegante
volta a crociera. Le modalità realizza ve di
Giovedì 27
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 18
alcuni elemen archite onici (mensole e
costoloni) hanno suggerito agli studiosi una
datazione ai primi decenni del XIV sec.
Lungo la parete destra una tavola del XV sec.
raffigura la Vergine col Bambino e San Giu-
seppe. Sempre sulla stessa parete, durante i
restauri del 1948, è stato rinvenuto un affre-
sco seicentesco che raffigura un pontefice tra
San Francesco e Sant'Antonio da Padova. Alle
loro spalle vi è l'interessante raffigurazione
del castello di Poggio Bustone che ci per-
me e di ricostruire l'an co asse o urbanis -
co del borgo: circondato da mura, dominato
dalle torri e dal campanile e dotato di due
porte di accesso. Sulla destra della chiesa è
collocato il chiostro a orno al quale si svilup-
pa il convento. Della primi va costruzione
resta un por che o con pilastri e colonnine
o agonali, oggi inglobato nel chiostro. Su
una parete del chiostro si conserva un dipin-
to con la Madonna col Bambino, pregevole e
raffinata opera di scuola sud umbra del XV
sec. Interessante la vista al refe orio dei
pellegrini, ornato da due dipin seicenteschi:
l'Ul ma Cena e l'Immacolata tra San France-
sco e Santa Chiara.
La presenza di Francesco nel Santuario di
Poggio Bustone nel racconto dire o delle
fon
Si accusa d'Ipocrisia
Una volta, intorno a Natale, si era radunata
molta folla per la predica presso l'eremo di
Poggio. Francesco esordì a questo modo:
"Voi mi credete un uomo santo e perciò siete
venu qui con devozione. Ebbene, ve lo con-
fesso, in tu a questa quaresima, ho mangia-
to cibi condi con lardo". E così più di una
volta a ribuì a gola, ciò che invece aveva
concesso alla malaRa.
Tommaso da Celano, Vita Seconda, XCIV,
131, in Fon Francescane. Edi o Minor, Assi-
si, Movimento Francescano, 1986
Previsioni di Francesco
Un giorno mentre dimorava nell'eremo supe-
riore di Poggio, in provincia di Rie , e ripen-
sava con amarezza al suo passato, si senc
pervaso dalla gioia dello Spirito Santo che lo
rassicurò che gli erano sta pienamente ri-
messi tuR i pecca .
Nello stesso romitorio un'altra volta, rapito
fuori di sé e sommerso totalmente in una
luce meravigliosa che dilatava gli orizzon
del suo spirito, vide con perfe a lucidità
l'avvenire suo e dei suoi figli. Dopo l'estasi,
ritornò dai fra e disse loro: "Siate for , ca-
rissimi, e rallegratevi nel Signore; non voglia-
te essere tris , perché siete in pochi, e non vi
faccia paura la mia e vostra semplicità; poi-
ché, come il Signore mi ha mostrato con una
visione veri era, Dio ci farà diventare una
grande mol tudine e la sua benedizione ci
farà crescere in mol modi".
Anonimo Rea no, Actus Bea Francisci in
Valle Rea na, VIII, 17-20, a c. di A. Cadderi,
Assisi, Edizioni Porziuncola, 1999
La monumentale Porta in bronzo verde, ope-
ra di Antonio Maraini, fu collocata nel 1931;
in occasione del Giubileo dell’anno 2000 fu
collocata la nuova Porta Santa in bronzo
dorato, dello scultore Enrico Manfrini.
LUCIO BATTISTI - I GIARDINI DI MARZO
La graziosa ci adina di Poggio Bustone, bor-
go in provincia di Rie arroccato su un colle
che si affaccia sulla vallata del rea no, deve
la sua notorietà in par colar modo per aver
dato i natali all’ama ssimo cantante e musi-
cista Lucio BaRs .
Giovedì 27
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 19
I Giardini di Marzo, un parco dedicato alla
memoria dell’indimen cato ar sta, prende il
nome da una delle canzoni più famose del
cantante. Ed è proprio su una piazze a ter-
razzata del parco, che si erge la statua bron-
zea di Lucio BaRs , opera del famoso sculto-
re Manuel Campus.
Manuel Campus, nato nel 1928 a Domus De
Maria, vive e opera a Bazzano Inferiore di
Spoleto, in provincia di Perugia. Affermatosi
pres ssimo nel campo dell’arte ha trovato la
sua prima dimensione nella ceramica, inse-
rendosi quasi subito a livelli internazionali ed
è stato autore di numerose opere apprezzate
in tu o il mondo.
La statua, inaugurata il 9 se embre del 1999,
immortala il cantante con la sua amata chi-
tarra in mano. Meta di pellegrinaggio di fans
e curiosi, i Giardini di Marzo è un luogo par -
colarmente sugges vo, per la flora variegata
e per la meravigliosa vista che si gode sulla
valle so ostante.
CASCATE DELLE MARMORE
La Cascata delle Marmore è un'opera ar fi-
ciale di sistemazione idraulica dovuta ai Ro-
mani; il fiume Velino, infaR, si allargava negli
anni preceden il 290 a.C. in una vasta zona
di acque stagnan , paludose e malsane. Allo
scopo di far defluire queste acque, il console
Curio Dentato fece scavare un canale che le
convogliasse verso la rupe di Marmore, e da
lì le facesse precipitare, con un balzo com-
plessivo di 165 metri, nel so ostante alveo
del fiume Nera. Lo spe acolare salto della
Cascata delle Marmore ha ispirato poe ed
ar s di ogni periodo storico:
Virgilio nell' "Eneide", Cicerone e G. Byron
nel "Childe Harolds Pilgrimage". Da circa 50
anni le acque della cascata sono u lizzate
per alimentare la centrale idroele rica di
Galleto. Di conseguenza la cascata si può
ammirare solo negli orari riporta nella ta-
bella so ostante. Fu proprio grazie alla ric-
chezza di queste acque ed alla loro energia,
che fu possibile il sorgere, a Terni, di indu-
strie siderurgiche, ele rochimiche ed ele ri-
che.
Sulle origini della cascata c'è una leggenda:
una ninfa di nome Nera si innamorò di un bel
pastore: Velino. Ma Giunone, gelosa di que-
sto amore, trasformò la ninfa in un fiume,
che prese appunto il nome di Nera. Allora
Velino, per non perdere la sua amata, si ge ò
a capofi o dalla rupe di Marmore. Questo
salto, des nato a ripetersi per l'eternità, si
replica ora nella Cascata delle Marmore.
Giovedì 27
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 20
Venerdì 28 agosto
P :
08:30 - #$%&'()$ #'% S#/+'&/ (40 L,(d&,)
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11.30 - $%%,2/ $ T%'2,: S$(&$ M'00$ #%'00/ ,+ 1/(2'(&/
12.30 - #$%&'()$ #'% S. M$%,$ *'G+, A(G'+, (30 L,(d&,)
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16.00: #/00,M,+, L'&'
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19.00 - %,'(&%/ $ T'%(,
1'($ ' TERNI MN (,GF&
SPOLETO
La bellissima ci à umbra presenta numerosi
monumen e bellezze che la rendono un'im-
portante meta turis ca del centro Italia.
Spoleto è una bellissima ci adina dell’Umbria
situata in provincia di Perugia e sorge a 396
metri sul livello del mare. Il comune conta
circa 38.000 abitan , deR spole ni. Nella
storia la ci à è stata abitata fin dalla preisto-
ria ed è stata sede del Ducato di Spoleto. Per
la bellezza dei suoi vicoli è stata usata spesso
come set cinematografo; di recente ha fa o
da cornice alla fic on di Rai 1: Don Ma eo 9.
Mol ssime sono le manifestazioni che si svol-
gono a Spoleto, sicuramente l’evento più
importante è il Fes val dei Due Mondi. Si
tra a di una rassegna di livello internazionale
che propone spe acoli di prosa, danza, con-
cer e mostre.
I primi due luoghi di interesse che troverete
sono il Teatro Romano, risalente al I secolo
d.C. e il Museo Archeologico Statale: all’inter-
no ospita reper che illustrano la storia della
Venerdì 28
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 21
ci à dalla protostoria al periodo tardo an co
e una sezione dedicata al territorio della
Valnerina in epoca preromana e romana.
Procedete la visita passeggiando lungo Corso
Mazzini, proseguendo su Via W. Tobagi, arri-
verete in Piazza della Signoria. Prendendo la
scalinata di destra, arriverete in Piazza del
Duomo, alzate gli occhi e ammirate la bellissi-
ma Ca0edrale di Santa Maria Assunta, sorta
nel 1067 sui res di una chiesa del IX secolo
d.C. Al suo interno, di notevole interesse
sono gli affreschi del Pinturicchio nella Cap-
pella del vescovo Eroli, mentre di Filippo
Lippi sono quelli nell'abside della navata
centrale. Il Duomo è sicuramente fra i monu-
men più belli della ci à. La vostra passeg-
giata prosegue lungo la scalinata che condu-
ce a Via A. Sappi, sulla vostra destra trovere-
te la chiesa di Sant’Eufemia, situata e visita-
bile all’interno del cor le della residenza
arcivescovile; questa bellissima chiesa in s le
romanico è la parrocchia della fic on di Don
Ma eo 9. Salendo per Via Sappi giungerete
in Piazza del Campello, da dove inizia la pas-
seggiata panoramica, de a anche “giro della
rocca”, che circonda la sommità del colle
Sant'Elia, su cui sorge la splendida Rocca
Albornoz. La fortezza venne edificata negli
anni sessanta del XIV secolo, per volontà di
papa Innocenzo VI. La rocca possiede sei
possen torri e due cor li interni; inoltre, al
suo interno, è presente il Museo nazionale
del ducato di Spoleto dove sono conservate
numerose tes monianze altomedievali. Pro-
seguendo la passeggiata panoramica, potrete
ammirare e a raversare lo spe acolare Pon-
te delle Torri, lungo 230 metri e alto ben 82.
Si tra a di un acquedo o di epoca romana –
longobarda; esso viene considerato un'ano-
malia per la sua epoca di costruzione dato
che in quel periodo furono rare le opere di
uso civile di una tale maestosità. Il ponte
congiunge il colle Sant’Elia con il Monteluco
dove è presente il For7lizio dei Mulini e dove
hanno inizio numerosi sen eri naturalis ci.
Vale la pena a raversarlo! Riscendendo toc-
cherete Piazza del Mercato, successivamente
su Via dell’Arco di Druso ammirerete l’omo-
nimo arco di epoca romana precisamente
ere o nel 23 d.C. e l’Arco di Monterone.
Infine scendete per Piazza Fontana e vi ritro-
verete in Piazza della Libertà, luogo in cui ha
avuto inizio questa fantas ca visita a Spoleto
DUOMO
La stru ura originaria della ca edrale risale
alla fine del 1100, quando si procede e alla
ricostruzione degli edifici distruR nel 1155 da
Federico Barbarossa (S. Maria del Vescovato
e S. Primiano). Di S. Primiano si è conservata
la cripta so o all‘a uale Cappella delle Reli-
quie. Interven successivi sono sta effe ua-
con l’aggiunta di un por co di s le rinasci-
mentale fra il 1491 e il 1504 e col rifacimento
degli interni nel 1600. Fu consacrata da Papa
Innocenzo III nel 1198 e terminata fra il 1216
e 1227. L‘a uale facciata ha ampliato la pree-
sistente, ed è stata completata intorno al
1200. Il rosone centrale, del XII secolo, è al
centro di un quadrato che negli angoli ha i
simboli dei qua ro Evangelis . Esso, a sua
volta, sormonta una galleria cieca di cinque
colonnine e due telamoni. Il por co aggiunto
nel 1491-1504 da Ambrogio di Antonio Ba-
rocci da Milano e Pippo di Antonio da Firen-
ze, è composto da cinque archi, coi pulpi
laterali. Il campanile è del XII secolo, è co-
struito in grandi conci squadra , in parte
provenien dalle preceden stru ure. L’in-
terno è a tre navate e sei campate, con co-
lonne a capitello corinzio. Ospita fra le tante
Venerdì 28
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 22Venerdì 28
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 23
opere di grande pregio ar s co un affresco
con Madonna e San del Pinturicchio, e nel
transe o destro la tomba del pi ore Filippo
Lippi, che, insieme ai suoi seguaci, realizzò gli
affreschi “Presepio”, “L‘Annunciazione”, la
“Dormi o” e “L‘Incoronazione della Vergine”.
In un ulteriore intervento del XIX secolo,
Giuseppe Valadier,
l‘archite o di Piazza del
Popolo e del Pincio a Ro-
ma, creò gli altari e le
porte. Nella nicchia della
navata sinistra è stata
collocata una delle opere
più importan del Duomo
di Spoleto: il “Crocifisso”,
pergamena dipinta appli-
cata su tavola, di Alberto
So o (1187). Proviene
dalla Chiesa dei Ss. Gio-
vanni e Paolo.
s. PONZIANO
Il complesso è dedicato al Santo Patrono di
Spoleto, che si festeggia il 14 Gennaio. Pon-
ziano era di famiglia agiata, e visse ai tempi
dell’Imperatore Marco Aurelio, durante la
quale si ebbero le c.d. “persecuzioni fabia-
ne”, dal nome del giudice Fabiano. La chiesa
a tre navate e tre absidi fu edificata nel XII
secolo in s le romanico. Ha poi subìto, fino al
1788, pesan rimaneggiamen interni, in
par colare alla fine del XVIII secolo, ad opera
del Valadier. Nell’XI secolo fu monastero
benedeRno e nel 1392 ospitò una comunità
religiosa femminile so o la regola di San
Benede o. Nel XVI secolo arrivarono le Cla-
risse. Nel 1860 il complesso diventò di pro-
prietà del Comune di Spoleto. Nel 1899 fu
ceduto a priva . Successivamente fu res tui-
to alle monache e dal 1905 è abitato dalle
Canoniche Regolari Lateranensi di Sant’Ago-
s no. Vi si accede da un arco in cui è raffigu-
rato il santo stesso armato e a cavallo. Nella
chiesa sono conserva tre an chi sarcofaghi
e nella sala capitolare è conservato un gran-
de affresco datato 1482 che rappresenta la
Madonna con il Bambino tra i San Bene-
de o e Ponziano. Il campanile proviene dalla
trasformazione di una torre di avvistamento
che era in posizione assai strategica a con-
trollare il diver colo della Via Flaminia ed,
eventualmente, il le o del torrente. La fac-
ciata è disegnata da archeR pensili che si
ritrovano nel mpano. Il
portale, riquadrato da una
cornice. Manca del rosone,
delle teste del grifone,
dell’aquila e del leone, che
furono rubate. La colonna
di sinistra è stata ricostrui-
ta durante lavori di consoli-
damento e restauro negli
anni 80, volutamente con
materiale moderno, per
non ingannare con un finto
an co. Ogni anno, in occa-
sione della sua festa il cra-
nio di San Ponziano viene
portato in Duomo per le
adorazioni. E’ leggenda che nel monastero si
senta allora il pianto delle monache defunte,
dovuto alla mancanza del loro Santo.
S. PIETRO
Questa chiesa, di chiaro s le romanico, luogo
di sepoltura di mol vescovi, si erge all’in-
gresso sud di Spoleto, fuori le mura, al co-
spe o della Rocca e del Ponte. Vi si accede
salendo una larga e maestosa scalinata, co-
struita nel 1600. La prima edificazione è pro-
babilmente del 419 d.C., su ordine del vesco-
vo Achileo. Ques riportò da Roma delle
reliquie appartenen alle catene di S. Pietro
in Vincoli e le custodì in San Pietro extra
moenia. Nel dodicesimo secolo l’ampliamen-
to e nel 1329 l’incendio da parte dei ghibelli-
ni, in occasione di una delle tante ba aglie
ci adine. La ricostruzione procede e in più
fasi, fino a concludersi nel XV seco-
lo. L’interno segue lo schema a tripla navata,
con archi a tu o sesto. Verso la fine del di-
ciasse esimo secoli gli interni furono rifaR in
s le barocco. La facciata, a qua ro spioven ,
Venerdì 28
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 24
ospita tre portali e tre rosoni, ed è divisa da
lesene e cornici a formare una serie di riqua-
dri. Vi sono i simboli dei qua ro Evangelis
agli angoli. La parte superiore, incorniciata da
sei formelle, è sormontata da un mpano
con la statua di San Pietro. Le par laterali
della facciata, più basse, sono in due ali ag-
giunte in un periodo successivo. All’esterno
di San Pietro v’è la chiese a di San Silvestro
recentemente restaurata e risalente al XIV
secolo.
SANTA EUFEMIA
Per visitare la Chiesa di Sant'Eufemia, la cui
zona absidale, ornata da archeR pensili e
lesene, guarda la scalinata che porta a piazza
Duomo, è necessario a raversare il cor le
del palazzo arcivescovile.
L'interessante edificio romanico del XII seco-
lo nasconde al di là di una semplice e al tem-
po stesso austera facciata, decorata da una
sola bifora, un interno a tre navate divise da
colonne e pilastri polis li illuminate da mo-
nofore di s le romanico lombardo. Il pro-
spe o a due spioven sopraeleva al centro
è pico della prima archite ura romanica
spole na con portali a rincassi concentrici e
archeR rampan . Il par colare forse di mag-
gior interesse ar s co è però rappresentato
dalla zona dei matronei a causa della grande
rarità di questa pologia costruRva nel terri-
torio umbro.
La Basilica di S. Eufemia sorge all’interno del
Palazzo Arcivescovile, la cui area era occupa-
ta dalla residenza dei Duchi Longobardi, co-
me ricordano i documen dei secoli VIII e IX.
La prima no zia del monastero di S. Eufemia
e dell'annessa chiesa risale al secolo X, quan-
do la badessa del Monastero di S. Eufemia,
chiese al monaco benedeRno Giovanni Cas-
sinese di scrivere la vita di S. Giovanni Arcive-
scovo di Spoleto.
L'interno, pur nella esiguità degli spazi, colpi-
sce per la giustezza di ritmi e di proporzioni:
le colonne e i pilastri, spesso o enu con
elemen di spoglio provenien da edifici
classici ed alto medioevali, scandiscono le tre
navate; la presenza di matronei, è stata posta
in relazione con la tradizione secondo cui
Sant'Eufemia occupò l'area dell'an ca resi-
denza regia e ducale dove, sul po della cap-
pella pala na di Aquisgrana, esistevano i
matronei.
SPELLO
Spello è come un libro prezioso composto da
tante pagine da sfogliare con calma e deside-
rio di bellezza. Partendo dalla parte meridio-
nale (la zona di “Borgo”) per salire fino alla
Porta dell’Arce (il “Belvedere”), si ripercorre
visivamente la storia di un luogo in cui si
respirano le an chissime presenze umbre,
romane, medievali e rinascimentali.
L´entrata per Porta Consolare era l´ingresso
principale già al tempo dell’insediamento
romano nella parte più a valle, in corrispon-
denza della strada che si stacca dalla Via
Flaminia. La Porta si apre nella cerchia mura-
ria augustea ed è a tre fornici e sormontata
da tre statue di epoca repubblicana rinvenu-
te nell´area dell´Anfiteatro. E’ affiancata da
una Torre medievale sulla cui sommità cam-
peggia una pianta di olivo, simbolo di pace e
del più
pico
prodo o
locale,
l’olio. La
maestosa
porta
romana ci
introduce
nel popo-
lare Ter-
ziere Porta Chiusa, uno dei tre quar eri (gli
altri sono Mezota e Posterula) in cui dal me-
dioevo è suddivisa Spello. Incassate nei vicoli
streR e fiori si notano le case-torri, che
u lizzano nelle murature la pietra calcarea
rosa e bianca estra a dal vicino Monte Suba-
sio.
Percorrendo Via Consolare, all’imbocco con
Venerdì 28
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 25
Via S. Angelo incontriamo la Cappella Tega,
una piccola aula con volta a crociera affresca-
ta, dove splende un’intensa Crocifissione di
Niccolò Alunno del 1461.
Poco oltre la catena che divide Porta Chiusa
dal Terziere Mezota, sulla destra appare la
chiesa principale del paese, S. Maria Maggio-
re, nota già nell´XI sec. ma terminata nel
1285 (dal XII sec. è Collegiata). L´intervento
seicentesco (1644) ne ha allungato il corpo
originario e sos tuito la facciata che conserva
nel portale i fregi romanici. L´interno è una
vera galleria d´arte, a cominciare dalla Cap-
pella Baglioni affrescata nel 1501 dal Pinturic-
chio, pi ore umbro celebre per il suo senso
decora vo, festoso e cortese: sulle pare
sono rappresentate le scene
dell´Annunciazione, della Na vità, della Di-
sputa di Gesù coi Do ori, mentre nelle vele
della crociera compaiono le figure di qua ro
Sibille. A destra, nella cornice archite onica
dipinta, c’è
l´autoritra o del
pi ore. Sempre del
Pintoricchio c’è una
meravigliosa Madon-
na con Bambino che
si aggiunge ad altri
affreschi, opera della
sua scuola. E abbiamo
inoltre due affreschi
del Perugino sui ter-
minali del coro ligneo (1520). Il pavimento in
maiolica di Deruta è cinquecentesco.
ARguo alla chiesa, Palazzo dei Canoni-
ci ospita la Pinacoteca Civica. Tra gli odori
della buona cucina e i profumi dei balconi
fiori giungiamo alla chiesa romanica S. An-
drea, di cui si ammirano la ghiera a treccia
del portale e l’altare trecentesco, oltre agli
affreschi del Qua rocento e alla tavola dipin-
ta da PintUricchio con i suoi aiutan
(Madonna con Bambino e San , 1508).
Al cuore della ci à si arriva da Via Cavour
dove sono concentrate le più an che bo e-
ghe ricche dei prodoR locali. Eccoci quindi
in Piazza della Repubblica, un po’ frammen-
taria a causa delle molte manomissioni, che
hanno coinvolto anche il Palazzo Comunale.
La parte originaria del XIII sec. corrisponde al
loggiato di sinistra ad archi ogivali, cui si ap-
poggia la fontana cinquecentesca di Papa
Giulio III. Nel Palazzo si conserva un impor-
tante reperto romano, il Rescri o di Costan -
no (330 circa d. C.) che concedeva privilegi
alla ci à. Il lato lungo della piazza è chiuso
dalla Rocca Baglioni (1358) trasformata in
residenza di famiglia da Adriano Baglioni a
par re dal 1572. A lui si deve l’asse o
“moderno” della piazza che sul finire del XVI
sec. assume sembianze rinascimentali sul
po delle “ci à ideali” allora in voga. In piaz-
za merita uno sguardo anche la piccola Chie-
sa di S. Filippo, opera se ecentesca del Pier-
marini. Da Via Garibaldi, passando accanto
a Palazzo Cruciani (XVII-XVIII sec.), il maggio-
re edificio privato, oggi sede del Comune, si
arriva a Piazza Mazzini,
dove sorge la seconda
Collegiata, San Lorenzo,
edificata nel XII sec. e
poi trasformata nel
1540. Anche qui trovia-
mo opere notevoli, co-
me la se ecentesca
Cappella del Sacramen-
to, forse del Piermarini,
e le tarsie cinquecente-
sche del coro.
A Via Giulia termina il Terziere Mezota e
inizia la passeggiata verso la parte alta del
paese a raverso il Terziere Pusterola.
Sull´incrocio con Via Arco di Augusto si nota-
no i res di Porta Romana, che si apriva lungo
la cinta augustea. Oltre il Teatro Civico Suba-
sio di fine Se ecento, si percorre l’arteria
principale della parte nord del paese, Via
Giulia, con i suoi scorci, le piazze e e vicoleR
deliziosi come Via Fontanello e Borgo del
Teatro. La passeggiata prosegue fino all’Ora-
torio di S. Biagio, sede di un ospedale re o
da laici (1430). Al termine della via, chiusa
dalle mura trecentesche, s´inserisce il Com-
Venerdì 28
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 26Venerdì 28
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 27
plesso delle Clarisse (chiesa e convento,
1320). La breve salita di Via Cappuccini im-
me e, a raverso ciò che resta dell’an ca
Porta dell´Arce, nella parte più alta di Spello,
chiamata il Belvedere. Grandi blocchi di pie-
tra appartenen a edifici romani tes monia-
no la storia millenaria del luogo.
Costeggia i muri del Convento dei Cappucci-
ni, si scende per la ripida Via Torre di Belve-
dere verso S. Mar no, edificio di culto di
origine romanica (XII sec.), e ci ritroviamo al
Terziere di Mezota.
Resta da percorrere Via delle Mura Vecchie
per giungere alla monumentale Porta Vene-
re, di età augustea, la cui elegante stru ura a
tre fornici è esaltata dalle Torri di Properzio,
dedicate al poeta la no di cui Spello si con-
tende i natali con Assisi, ma che probabil-
mente non sono romane bensì ma del XII sec.
Da qui si esce dalla cinta muraria romana e si
raggiungono i res dell´Anfiteatro Romano (I
secolo d.C.) e la Chiesa di S. Claudio, che ha
mantenuto intaR i puri e primi vi cara eri
romanici de a dalla sobrietà francescana.
Percorrendo all´esterno il tra o delle Mura
Augustee ritorniamo a Porta Consolare, dove
era iniziato il nostro i nerario. Abbiamo an-
cora negli occhi l’incanto di stradine quali Via
Porta Chiusa, Via Borgo della Fortezza, Via S.
Ercolano, dove ba e forte il cuore dell’Um-
bria – e dell’Italia – più bella.
FONTI DEL CLITUNNO
La Storia
Hai mai veduto le Fon
del Clitunno? Se non
ancora, e credo di no,
altrimen me ne avres
parlato, valle a vedere.
"Io l'ho viste da poco e
mi rammarico di averlo
fa o troppo tardi".
Così scriveva Plinio il Giovane a un amico e il
suo consiglio è valido ancora oggi.
Le Fon del Clitunno come le vediamo oggi
sono diverse da quelle del Primo secolo, ai
tempi di Plinio. Un violento terremoto, nel
444 cambiò la faccia della zona e, probabil-
mente, fu la causa del ridimensionamento
del fiume Clitunno, fino ad allora navigabile.
La sistemazione delle Fon del Clitunno come
le vediamo oggi è dovuta all'opera paziente
di Paolo Campello della Spina che tra il 1860
e il 1865 tolse la terra per creare lo spazio
per il laghe o e provvide a far crescere la
vegetazione che ancora oggi cara erizza le
Fon del Clitunno, qualche anno dopo Giosue
Carducci scrisse l'ode barbara Alle Fon del
Clitunno.
Il passaggio del poeta è ricordato oggi da una
stele dello scultore torinese Leonardo Bistolfi
con uno scri o di Ugo OjeR.
Ma già qualche anno prima George Byron, in
pellegrinaggio in Italia, era passato sulle rive
del Clitunno e vi aveva lasciato traccia della
sua vena poe ca. E sempre ai tempi di Augu-
sto il poeta imperiale per eccellenza, Virgilio,
aveva riportato a proposito del parco la cu-
riosa leggenda dei buoi che, immergendovisi,
sarebbero diventa ancora più candidi.
Una leggenda che ha a che fare con il mito
del dio Clitunno, divinità che affonda le sue
radici nella religiosità preromana e forse ha
origini autoctone. Quel che è certo è che fu
celebrato in epoca im-
periale e ci sono tes -
monianze della presenza
dell'imperatore Caligola
che avrebbe frequenta-
to i “clitunnali” feste in
onore del Dio che si
tenevano in primavera.
Più a valle, a circa un
chilometro, si trova il
Tempie o del Clitunno,
opera a cavallo tra la
fine dell'impero e gli albori dell'epoca cris a-
na. Nei secoli sono rimaste le tes monianze,
su questo piccolo anomalo capolavoro di
archite ura, del Palladio, del Piranesi e del
Venerdì 28
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 28
Vanvitelli.
BEVAGNA
Bevagna è al centro della Valle umbra, alle
spalle Assisi con il suo carico di forte spiritua-
lità, davan Spoleto, capitale della cultura
contemporanea, la musica, il teatro, la danza.
Bevagna è anche al centro del percorso che
va da Firenze a Roma, non lontano dalla via
Francigena, lo stesso percorso che per secoli
ha visto poe , le era , ar s e filosofi, viag-
giare per il Bel Paese alla ricerca di arte, sto-
ria e paesaggi. Bevagna, an ca Mevania,
capitale delle tribù umbre, al centro di vie di
terra e di vie d’acqua…..nel suo nome “ci à
che sta nel mezzo” una realtà an ca e mo-
derna.
A raversata dall’importante consolare roma-
na Flaminia e circondata dalle acque, il Cli-
tunno, il Timia, il Teverone…..Bevagna è uno
scrigno prezioso carico di gemme, un luogo in
cui il tempo rallenta, offrendo sugges oni ed
atmosfere in cui il viaggiatore può sen rsi
protagonista e non solo spe atore…l’arte e
la storia, il racconto delle pietre e il racconto
degli uomini, gli an chi mes eri e i prodoR
della terra…
MONTEFALCO
Per la sua incantevole posizione geografica,
sul ver ce di un ameno colle (473 mt.), che si
erge al centro delle valli del Clitunno, del
Topino e del Tevere, la ci à è stata definita
"Ringhiera dell'Umbria". Celebre altresì per
gli affreschi delle sue chiese, che ne fanno un
punto di riferimento essenziale per la cono-
scenza della pi ura umbra. Inoltre i suoi san-
tuari rappresentano, nel turismo religioso,
una tappa importante, ancora quasi tu a da
scoprire, della spiritualità umbra.
Dove l’arte incontra dolci colline, dove fre-
schi dipin di più di seicento anni di vita in-
contrano i sapori gastronomici pici della
cultura italiana, ecco come si presenta la
Ci à di Montefalco. Su questo colle assolato
hanno soggiornato pi ori e poe , san e
poli ci: a Montefalco Benozzo Gozzoli, pi o-
re fioren no del primo rinascimento italiano,
ha illustrato la vita di San Francesco d’Assisi
creando un ciclo di affreschi capace di fare
scuola per la pi ura a seguire, Herman Hesse
ha passeggiato per le sue cara eris che stra-
dine cercando un par colare da fermare nel
tempo, vergini fanciulle si sono votate al
Signore nel chiuso dei molteplici monasteri,
come Santa Chiara della Croce, e un autore-
vole sindacalista del novecento, Bruno Buoz-
zi, vi è stato confinato suo malgrado. Così
pensieri e vite si sono intreccia per secoli
entro le mura della Ci à, accendendo spiri
nuovi, calmandone altri, ma sempre cercan-
do di fare cultura.
Monumento nazionale dal 1872 la Chiesa di
San Francesco rappresenta il cuore del Com-
plesso Museale di Montefalco, uno spazio
che non ci si può perme ere di non visitare,
in quanto a orno a questo centro pulsante si
dispongono altre preziose raccolte d’arte che
è possibile ammirare seguendo un percorso
che conduce dapprima alla pinacoteca, quin-
di alla chiesa, di seguito alla cripta con le
an che can ne dei fra minori conventuali e
la sezione del materiale archeologico e infine
agli spazi dedica alle mostre d’arte contem-
poranea. Un percorso fisico di scale e corridoi
che è sicura metafora del percorso storico
incarnato dall’intero complesso.
Venerdì 28
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 29
TERNI
Terni è una ci à dell'Umbria, capoluogo del-
la provincia omonima. Centro prevalente-
mente industriale, Terni può considerarsi
un'oRma base logis ca per visitare i bellissi-
mi dintorni, pici del paesaggio umbro. Nel
territorio comunale, a soli 8 km dal centro
ci adino, si trova la famosa Cascata delle
Marmore, una delle cascate più alte d'Euro-
pa, creata dagli an chi Romani con uno sbar-
ramento nel 271 a.C.. Terni è anche nota per
essere la ci à di San Valen no, patrono degli
innamora , le cui spoglie sono custodite
nella basilica a lui dedicata.
La ci à si distende al centro di un ampia pia-
nura per cui si presta ad essere percorsa e
scoperta a piedi, accanto agli an chi palazzi
ed alle chiese del centro storico si possono
scoprire le tes monianze della sua storia
industriale e le bellezze naturalis che che
cara erizzano i dintorni.
Cenni storici
Ci à dalla storia millenaria come tes monia-
to dalla vasta necropoli venuta alla luce du-
rante gli scavi di sbancamento per la costru-
zione dell'Acciaieria alla fine dell'800, un
vas ssimo complesso di tombe a incinerazio-
ne e ad inumazione con sepolture datate a
par re dal X secolo a.C.. Era uno dei centri
principali centri degli Umbri, centro spirituale
e poli co dell'etnia dei Naharki, la popolazio-
ne stanziata lun-
go le sponde del
fiume Nera. Con
la conquista di
Nequinum (oggi
Narni) nel 299
a.C. da parte
delle armate di
Roma inizia la
romanizzazione
del territorio, la ci à viene riba ezzata Inte-
ramna Nahars e diviene un importante muni-
cipium, a raversato dalla Via Flaminia. Luogo
natale dell'imperatore Tacito e di suo fratello
Annio Floriano, la tradizione locale vuole che
Terni sia la patria anche dello storico Tacito a
cui è dedicata la principale arteria ci adina.
L'evangelizzazione porta alla cos tuzione
della diocesi di cui San Valen no, oggi patro-
no della ci à e degli innamora , cos tuisce
uno dei primi vescovi. Con la crisi dell'Impero
e le conseguen invasioni barbariche la ci à
viene saccheggiata più volte dalle orde bar-
P :
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Sabato 29 agosto
Sabato 29
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 30
bariche e sogge a a progressivo abbandono
e spopolamento. Terni entra nell'orbita del
Ducato longobardo di Spoleto, divenendo
ci à di confine con la vicina Narni, che rima-
ne in mano ai bizan ni. In questo periodo
inizia la vacanza della sede vescovile che sarà
sogge a alterna vamen-
te a Narni e a Spoleto.
Nel 742 avviene, nella
Basilica di San Valen no,
lo storico incontro tra il
Re longobardo Liutpran-
do e il Papa Zaccaria, con
il quale il re res tuisce al
papa le ci à so ra e al
controllo del Ducato
Romano, divenendo uno
degli aR che consolida-
rono il potere papale
sull'Italia centrale.
Il centro della ci à an ca
è cos tuito da Piazza della Repubblica dove si
affaccia il Palazzo della Biblioteca Comunale,
già Palazzo Comunale e Palazzo Apostolico,
nella versione archite onica di fine o ocento
che sfoggia una moderna torre in vetro ed
acciaio al posto quella o ocentesca distru a
dai bombardamen , al piano terra è un am-
pia sala voltata go ca, ricordo dell'an co
Palazzo del Podestà, sulla piazza si affacciano
inoltre il vecchio Palazzo delle Poste, realizza-
to negli anni 20 del Novecento dall'arch.
Cesare Bazzani e l'an co Caffè Pazzaglia,
aperto nel 1913 da Spartaco Pazzaglia, un
tempo fornitore della Casa Reale. Dalla piaz-
za inizia Corso Tacito aperto, a fine o ocen-
to, nell'an co tessuto urbano per collegare il
centro della ci à con la stazione ferroviaria,
oggi è la via dei negozi più elegan e di inte-
ressan archite ure novecentesche come la
Palazzina Alterocca di C. Bazzani, l'elegante
Palazzo Montani- Leoni, che ospita la fonda-
zione Carit, sede di mostre ed esposizioni
d'arte e la Casa Chitarrini opera di M. Ridolfi,
uno dei maestri dell'archite ura del Nove-
cento italiano. Il Corso si conclude nell'ampia
Piazza Tacito fulcro delle ci à moderna dove
spicca la cara eris ca fontana, realizzata nel
1935 dall'archite o Ridolfi, la piazza è domi-
nata dalle archite ura di rappresentanza
come il monumentale Palazzo del Governo,
opera dell'arch. C. Bazzani e la ex sede della
Banca d'Italia. Ai la del
nuovo corso si sviluppa
l'an co centro urbano
imperniato sugli assi che
furono dell'an co im-
pianto urbano di origine
umbra e poi romana,
Via Roma e Corso Vec-
chio seguono l'anda-
mento del vecchio car-
do, mentre Via Cavour e
Via Garibaldi quello del
vecchio decumano.
Lungo ques assi sono
sorte le residenze più
rappresenta ve delle
famiglie nobiliari ci adine ed ancora i quar-
eri a orno racchiudono l'atmosfera della
ci à an ca, i vicoli tortuosi a orno a Piazza
Clai sono quelli che meglio racchiudono l'ani-
ma medievale della ci à, mentre il quar ere
Duomo rappresenta quello più rappresenta -
vo della ci à an ca, dove sono i res dell'An-
fiteatro Romano e lo storico giardino de La
Passeggiata Tra le archite ure civili spic-
ca Palazzo Spada, oggi sede comunale, un
monumentale edificio cinquecentesco con
interessan decorazioni ad affresco realizzate
da pi ori fiamminghi. Tra gli altri palazzi sono
degli di nota Palazzo Manassei, Palazzo Gaz-
zoli, Palazzo Carrara, Palazzo Giocosi. Tra le
archite ure religiose spiccano l'an ca roton-
da di San Salvatore, la monumentale Chiesa
di San Francesco, l'an ca Ca edrale di Santa
Maria Assunta, la piccola Chiesa di Sant'Alò,
la doppia chiesa di San Lorenzo.
Terni non è solo la ci à dell’acciaio! Terni è
anche la ci0à di San Valen7no, prote ore
degli innamora di tu o il mondo. La sua
basilica, che ne custodisce le spoglie, è meta
Sabato 29
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 31
con nua di pellegrinaggi, mentre ogni anno
l'intera ci à dedica importan even al San-
to Patrono, che culminano nella festa del 14
febbraio. Passeggiando per il centro è possi-
bile notare l’alternanza di edifici moderni,
costrui dopo i pensa bombardamen subi-
durante la Seconda Guerra Mondiale, a
quelli decisamente più an chi. Il più an co
monumento della ci à è San Salvatore, un
edificio di culto composto da un corpo circo-
lare a cupola cilindrica, chiuso da arcate,
forse risalente all'epoca paleocris ana
(potrebbe essere stato costruito su di un
precedente edificio romano). All'interno
troviamo affreschi della prima metà del XII
secolo d'influsso senese e nell'abside una
Crocifissione di scuola umbra dei primi del
'500.
Altro monumento sacro nel centro storico di
Terni è la Chiesa di San Francesco. Inizialmen-
te ad una navata, ad imitazione della basilica
di Assisi, la chiesa è stata successivamente
ampliata e conserva notevoli opere d'arte
come la cappella Paradisi affrescata con le
scene del Giudizio Universale di Bartolomeo
di Tommaso.
Del periodo romano sono ancora visibili traR
di mura e i res dell'Anfiteatro romano, uno
dei complessi più sugges vi della ci à. Ere o
nel 32. d.C. per ordine di Fausto Liberale,
durante il regno di Tiberio l’anfiteatro poteva
ospitare fino a 10.000 persone. Della stru u-
ra originaria sono ancora visibili par di opus
re culatum in bloccheR bicolori e l'ellisse
originaria, mentre delle gradinate non resta
nulla. A ualmente è scoperto per 2/3 del
perimetro, essendo una parte occupata dalla
Chiesa del Carmine, immersa nel parco ci a-
dino La Passeggiata, dove potrete sostare per
una breve pausa nel verde prima di accedere
alla Ca edrale.
Il Duomo della ci à, dedicato a Santa Ma-
ria Assunta ricostruito nel XVII secolo, con-
serva, so o il por co che lo precede, un bel
portale romanico a rilievi (XII secolo) e un
secondo portale go co. Nella bella piazza
della Repubblica è situato il Palazzo Comuna-
le, ricostruito a fine '800 in forme rinasci-
mentali. Piazza Europa è dominata da Palazzo
Spada, residenza dell'omonima famiglia,
imponente edificio a due piani e un mezzani-
no, ritenuto l'ul ma opera di Antonio da
Sangallo il Giovane, morto in ci à nel 1546.
Piazza Tacito, altro punto cardinale del cen-
tro ci à, ospita edifici pici dell'archite ura
del Ventennio e uno dei monumen più ca-
ra eris ci di Terni: la Fontana, opera dei due
architeR Ridolfi e Fagiolo (1932).
Un enorme pennone in lega inossi-
dabile, realizzato dalle Acciaierie di
Terni, si erge sopra una stru ura
circolare, da cui sgorga un velo
d’acqua che compie un piccolo
salto, che ricorda quello della Ca-
scata delle Marmore.
La basilica di San Valen7no è uno
dei monumen religiosi della ci à
di Terni. Il primo edificio risale al IV
secolo, e fu costruito sopra la tom-
ba del mar re San Valen no, pres-
so un'an ca necropoli paleocris a-
na. Fu distru a nel VI secolo dai
Go , e ricostruita poi nel VII secolo in due
fasi dis nte, la prima tra il 625 e il 632 e la
seconda tra il 642 e il 648, quando la ges o-
ne dell'edificio fu affidata ai BenedeRni. Nel
742 la Basilica fu teatro dello storico incontro
tra il re longobardo Liutprando e papa Zacca-
Sabato 29
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 32
ria. Il luogo d'incontro fu scelto dal sovrano
dei Longobardi proprio per la presenza della
salma del santo che si diceva avesse proprie-
tà taumaturgiche. In quell'incontro Liutpran-
do donò alla Chiesa di Roma diverse ci à, tra
le quali Sutri. L'a uale edificio risale però
al XVII secolo, quando so o il pon ficato di
Paolo V vennero iniziate con successo le ri-
cerche delle reliquie del santo nel luogo in
cui sorgevano
le prime chiese.
La nuova basili-
ca fu ul mata
nel 1618 quan-
do vi furono
trasla i res
del corpo del
santo ospita
nel fra empo
nella ca edrale
di Terni. Nel
1625, in occa-
sione di una visita dell'Arciduca Leopoldo
d'Austria, costui si fece carico, prima di ripar-
re, per le spese della costruzione di un nuo-
vo altare maggiore in marmo che venne com-
pletato nel1632. Dietro l'altare maggiore si
trova il coro con la cosidde a confessione di
San Valen no, ovvero un altare, costruito
proprio sopra la tomba del mar re, al centro
del quale si trova un dipinto risalente al XVII
secolo che celebra il mar rio del santo. Chi
era San Valen no? Il santo mar re nasce a
Terni intorno al 175 d.C e diviene il primo
vescovo della ci à nel 197 d.C. per l'inves -
tura di Papa Feliciano.
La storia e la leggenda
Per la tradizione San Valen no è l'autore di
numerosi miracoli ma sopra u o si guada-
gna l'appella vo di Santo prote ore degli
innamora o "santo dell'amore" quando
celebra il matrimonio fra il legionario romano
Sabino ed una giovane cris ana Serapia. San
Valen no muore il 14 febbraio 273 d.C. per
ordine del prefe o romano Placido Furio
durante le persecuzioni ordinate dall'impera-
tore Aurelio. La sua colpa è quella di aver
sos tuito con un sacramento religioso cris a-
no l'an co rito pagano della festa della fer li-
tà, i Lupercalia, consacrato al dio Lupercus. La
sua vita dedita all'apostolato, e nobilitata dal
mar rio, indusse nel 1644 i ci adini a procla-
marlo Patrono di Terni. Ma la notorietà inter-
nazionale di San Valen no si deve alla leg-
genda, nata nei paesi anglosassoni, secondo
la quale egli
fosse solito
donare ai
giovani suoi
visitatori un
fiore del suo
giardino. Tra
due di ques
giovani nac-
que un amo-
re che portò
ad un unione
tanto felice
che molte altre coppie seguirono il loro
esempio, a tal punto da indurre il Santo a
dedicare un giorno dell'anno ad una benedi-
zione nuziale generale.
Ancora oggi nella Festa della Promessa prima
i fidanza giun a Terni da mezzo mondo si
scambiano un voto d'amore, poi gli sposi che
hanno raggiunto il ven cinquesimo o il cin-
quantesimo anno di matrimonio possono
rinnovare l'impegno del loro legame.
Altre fon fanno risalire ad even diversi la
qualifica del Vescovo a Santo dell'amore; per
alcuni addiri ura il fa o è assolutamente
casuale essendo la conseguenza di una dona-
zione che Papa Paolo II alla metà del 1400
aveva elargito alle donne nubili proprio il 14
febbraio. L'a uale Basilica di San Valen no fu
costruita nel 1605 sui res di preceden
templi, e con ene opere di un certo interes-
se, in par colare nella cripta. A orno alla
Basilica si concentrano ogni 14 febbraio i
festeggiamen per il giorno di San Valen no,
con il tradizionale mercato, le manifestazioni
ed i premi.
Sabato 29
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 33
La Festa di San Valen7no
Ogni anno durante il mese di febbraio Terni
rende omaggio a San Valentno, patrono della
ci à, con una cornice di appuntamen cultu-
rali, riflessivi, di festa, ma anche liturgici vol
a tenere insieme la dimensione religiosa delle
celebrazioni del Santo e quella civile delle
inizia ve ispirate alla forza evoca va dello
stesso.
LA VERNA
Il Santuario francescano della Verna, situato
a pochi chilometri da Chiusi della Verna
(provincia di Arezzo), all'interno del Parco
Nazionale delle Foreste Casen nesi, Monte
Falterona e Campigna, è famoso per essere il
luogo in cui San Francesco d'Assisi avrebbe
ricevuto le s gmate il 14 se embre 1224].
Costruito nella parte meridionale del monte
Penna a 1128 metri di altezza, il Santuario –
des nazione di numerosi pellegrini – ospita
numerose cappelle e luoghi di preghiera e
raccoglimento, oltre a diversi pun di note-
vole importanza religiosa.
Nell'agosto 1921 papa Benede o XV elevò la
chiesa al rango di basilica minore.
Come indica il suo stesso nome, il santuario
sorse proprio sopra un luogo di culto della
an ca dea Laverna, questo fa o viene a e-
stato dalla tes monian-
za di Padre Salvatore
Vitale, un erudito fran-
cescano del Seicento:
« Della causa perché
questo Sacro Monte fu
chiamato Laverna.
Questo sacro Monte,
per tradizione di memo-
ria an chissima si sa, e
per mol Autori, che fu
nominato Laverna per
un Tempio di Laverna,
Dea gen lica di ladroni
quivi edificato, e fre-
quentato da mol cras-
satori e ladri che stavano dentro al folto bo-
sco che lo veste; e spesse, profonde ed or-
rende caverne e burroni, dove sicuri dimora-
vano per spogliare e predare li viandan ...»
L'an co culto pagano della dea Laverna, che
dà il nome anche al comune di Chiusi della
Verna, era indirizzato come prote rice dei
rifugia , degli anfraR e dei nascondigli, pici
di questo territorio montano; dello stesso
significato era l'an co culto pagano del dio
della montagna Pen, da cui deriverebbe al-
tresì il nome Appennino e il nome del monte
Penna, presso il quale sorge
Un Serafino appare a San Francesco che rice-
ve le s gmate sul monte della Verna, luogo in
cui sorgerà l'omonimo Santuario. (Domenico
Beccafumi, olio e tempera, 1537).
La Verna è il più famoso dei conven del
Casen no, e uno dei luoghi più rilevan del
francescanesimo. La fondazione di un primo
nucleo eremi co risale alla presenza sul luo-
go di San Francesco, che nella primavera del
1213 incontrò il Conte Orlando di Chiusi della
Verna, il quale, colpìto dalla sua predicazio-
ne, volle fargli dono del monte della Verna
che successivamente divenne luogo di nume-
rosi e prolunga periodi di ri ro. Negli anni
successivi sorsero alcune piccole celle e la
chiese a di Santa Maria degli Angeli (1216-
Sabato 29
Valle Rea na, agosto 2015 pag. 34
18). L'impulso decisivo allo sviluppo di un
grande convento fu dato dall'episodio delle
s mmate (1224), avvenuto su questo monte,
predile o dal santo come luogo ideale per
dedicarsi alla meditazione. L'ul ma visita di
Francesco al monte avvenne nell'estate
del 1224. Vi si ri rò nel mese di agosto, per
un digiuno di 40 giorni in preparazione per la
festa di san Michele e, mentre era assorto in
preghiera, riceve e le s mmate. Da allora la
Verna divenne un suolo sacro. Papa Alessan-
dro IVla prese so o la protezione papale,
nel1260 vi fu ere a e consacrata una chiesa,
alla presenza di san Bonaventura e di nume-
rosi vescovi.
Pochi anni dopo
venne ere a la
Cappella delle
S mmate, finan-
ziata dal conte
Simone di BaRfol-
le, vicino al luogo
ove era avvenuto
il miracolo. Una
cappella più an -
ca, Santa Maria
degli Angeli, co-
struita nel 1218
per san Francesco
da Orlando, è
raggiungibile dalla sacres a della chiesa mag-
giore, iniziata nel 1348 ma rimasta incompiu-
ta fino al 1459. Da quest'ul ma i fra che
risiedono alla Verna si recano in solenne
processione due volte al giorno (alle 14 e a
mezzano e) verso la cappella delle S mma-
te. Nella solennità delle s mmate (17 se em-
bre) e anche in altre occasioni, molte comu-
nità parrocchiali dei dintorni o fedeli e turis
provenien da più lontano si recano a visita-
re ques luoghi, e i fra sono organizza per
ricevere ed accogliere circa 2000-3000 pelle-
grini.
Il convento venne parzialmente distru o da
un incendio nel XV secolo ed in seguito re-
staurato; nuovi restauri si ebbero nei tre
secoli successivi. Nel 1810 e nel 1866 i fra
ne vennero temporaneamente espulsi a se-
guito delle soppressioni degli ordini religiosi.
Fu il primo nucleo del sito, voluta dire a-
mente nel 1216 dallo stesso San Francesco,
riprendendo la semplicità di Assisi, così come
il nome, dedicato all'evento dell'apparizione
mariana al santo, avvenuto nello stesso an-
no. Il conte Orlando aiutò quindi a finanziare
l'impianto originario, ma fu soltanto a par re
dal 1250, per volere del cardinal Rainaldo da
Segni e di Papa Innocenzo IV, che la chiese a
si ampliò nella dimensioni a uali, per esser
quindi consacrata soltanto nel 1260.
Na7vità coi san7
Essa viene intro-
do a da un basso
por cato situato a
destra della Basili-
ca Maggiore, ed
alla quale si acce-
de a raverso il
portone. Il basso
por cato com-
prende anche due
ingressi al conven-
to e una sale a,
oggi adibita a
merca no, adia-
cente ad un passaggio verso il bosco della
frazione Beccia.
L'interno della cappella si presenta ad aula
unica, suddivisa in due par da un tramezzo.
Ristru urata ed ampliata dopo il 1250, con-
servò della stru ura primi va soltanto la
campana del 1257, presente sul campanile o
a vela.
Al suo interno, troviamo, sulle pare , due
tele del pi ore fioren no Ferdinando Folchi
del 1877, raffiguran una l'incontro tra San
Francesco e il conte Orlando Catani presso la
rocca di San Leo nel Montefeltro, quando
quest'ul mo dona il sacro Monte della Verna
al frate l'8 maggio 1213, l'altra raffigurante
l'evento della dedicazione della chiese a a
Sabato 29
Libretto Umbria 2015
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Libretto Umbria 2015

  • 1. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 1 Strada di Collerolle a, 15, 05100 Terni, Tel. 0744 300708 Mercoledì 26
  • 2. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 2 P : 6.00 #$%&'()$ *$+ #,$))$+' *'++’O%$&/%,/ 8.00 0/0&$ 1/+$),/(' 11.00 $%%,2/ $ MONTEPULCIANO (parcheggio bus in piazza Nenni - circa 40 € giorno) con gli ascensori si arriva nella zona traffico limitato all’interno dei Giardini Poggio Fan con le classiche panchine e nessun divieto di mangia o 11.30 S. M'00$ CF,'0$ 0. AG('0' - #,$))$ 0. AG('0' (*, I%/(&' $, G,$%*,(,) 13.00 #%$()/ $+ 0$11/ #%'00/ ,+ G,$%*,(/ *, P/GG,/ I$(&, ' 2,0,&$ $++$ 1,&&J (P,$))$ G%$(*' $ 1,%1$ 1KL) 16.30 #$%&'()$ #'% T'%(, 18.30 $%%,2/ #%'2,0&/ $ TERNI 1'($ ' TERNI MN (,GF& Mercoledì 26 agosto COLONNA DEL MARZOCCO In un piccolo slargo troviamo la Colonna del Marzocco che reca in alto il leone fioren no che vi fu posto nel 1511 in sos tuzione della lupa senese, a tes monianza del defini vo assogge amento della ci à a Firenze, dopo i 26 anni di dominazione della Repubblica se- nese. Sul fondo dell’aRgua piazze a Savonarola, sta la chiese a di San Bernardo, grazioso tempie o barocco, a forma ovale, di Andrea Pozzo (1642-1709); all’altare maggiore una terraco a invetriata raffigurante l’Adorazio- ne, forse di Andrea della Robbia (1435-1525). LA TORRE DELL’OROLOGIO DI PULCINELLA ... è un (veramente) originale orologio (funzionante) sito in piazza Michelozzo, ovvero a metà della lunghissima via di Gracciano. La leggenda vuole che fu un vescovo di Napoli (ma non si sa chi fosse ed a Montepulciano non c’è mai stato un vescovo nato a Napoli od in Campania) a porla lì dove oggi la si vede. Non sono no altri par colari e questa è solo una leggenda. La statua di Pulcinella è di legno con rives mento ed abi in lamiera. DUOMO Il Duomo, sorto sul luogo dell’an ca Pieve di Santa Maria, fu ere o fra il 1592 e il 1630 su disegno di Ippolito Scalza. La facciata di muro grezzo, che non è mai stata completata, si eleva sopra una gradinata e presenta tre por- tali e tre finestre. All’angolo sinistro avanza il campanile dell’an ca Pieve, opera incompiuta della seconda metà del ‘400; si osservino i fianchi, belli nella loro semplicità. L’interno, di linee armoniose, è a croce la na divisa da pilastri in tre navate. La navata centrale, con volta a bo e è definita da al pilastri che inquadrano gli archi di collegamento con le navate laterali. Sul lato interno della facciata a destra del portale mediano troviamo la statua del vescovo Francesco Piendibeni (morto nel 1435), a sinistra la statua giacente di Bartolomeo Aragazzi, segretario di Mar no V, questo sarco- fago faceva parte di un grande sepol- cro, il "Cenotafio Aragazzi" realizzato da Michelozzo, scomposto e disperso Mercoledì 26
  • 3. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 3 Parcheggio piazzaNenni Chiesa S.Agnese Giardino Poggio Fan Mercoledì 26
  • 4. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 4 nel 1600, poi nel 1815 ritrovato. Altri fram- men del Cenotafio sono ora visibili in varie par della chiesa, al monumento apparteneva anche il gradino marmoreo sopra l’altare maggiore dove è scolpito un fregio di puR che sorreggono ghirlande e due statue a gran- dezza naturale. Nella prima cappella della navata di sinistra un Fonte Ba0esimale, esempio di scultura senese del XIII sec., opera di Giovanni di Ago- s no, proveniente dall’an ca Pieve. Il dossale dell’altare è un’opera in terraco a policroma di Andrea della Robbia raffigurante l’Annun- ciazione e qua ro San , al centro è inserita una Madonna col Bambino, bassorilievo mar- moreo della maniera di Benede0o da Maiano, ai la sono due statue, i San Pietro e Paolo, di scuola senese del XIV sec., a ribui a Tino da Camaino. Nella seconda cappella San Girolamo, di autore ignoto. Nella terza cappella una tela di Andrea del Sarto raffigurante San Sebas ano. Nella quarta cappella Santa Caterina delle Ruote, opera di auto- re ignoto. Sul pilastro tra la quarta e la quinta cappella, troviamo una piccola tavola rappresentante una Madonna col Bambino di Sano di Pietro da Siena (1406-1481).Nella quinta cappella una tela con San Francesco Saverio, di autore ignoto. Nella sesta cappella un’opera di scuo- la senese del ‘500 raffigurante la Madonna di San Mar no. A sinistra del presbiterio, nella cappella Samuelli, una Deposizione di scuola fiamminga. Nella navata destra, subito dopo la porta di ingresso, troviamo la prima cappel- la de a "del Crocifisso". Nella seconda cap- pella una tela di Angelo Righi raffigurante San Giorgio (1603), e sull’altare una Madonna col Bambino del XVIII sec. Nella terza cappella un fondo oro di scuola senese, il Redentore ed una tela della Madonna col Bambino e San Giuseppe, di ignoto. Nella quarta cappella Sant’Agnese e San Domenico. Nella quinta cappella una tela raffigurante l’Annunciazio- ne, di ignoto. Nell’ul ma, troviamo un altare di marmo policromo del Mazzuoli di Siena (1683). A destra del presbiterio, nella Cappel- la del Sacramento, una tela di Luigi Adenolli da Milano(1830). L’opera principale della Ca edrale è la pala posta sopra l’altare maggiore e il magnifico triRco dell’Assunzione di Taddeo di Bartolo del 1401. Al centro la Vergine che sovrasta gli Apostoli. A sinistra i San7: Giovanni Ba9- sta, Donato, Michele Arcangelo, Francesco, Stefano, Domenico, Lorenzo, Agos7no, Anto- nio. Nella parte destra le Sante: Lucia, Cateri- na delle Ruote, Maria Maddalena, Agata, Orsola, Mus7ola e infine Santa An7lia che sorregge fra le mani la ci à di Montepulciano. In alto, al centro, l’Incoro- nazione della Vergine, a sinistra 1‘Arcangelo Ga- briele e a destra l’Annun- ziata. Nei qua ro pilastrini troviamo dodici do ori della Chiesa. Nella predel- la, di grande rilievo ar s - co, sono raffigurate nove scene della Passione: l’en- trata in Gerusalemme, la Cena, il Bacio di Giuda, l’ascesa al Calvario, la Crocefissione, la Deposizione, la Sepoltura, la Resurrezione, i Pellegrini di Emmaus. A destra dell’altare maggiore, sul pilastro, troviamo un ciborio go co in marmo della maniera giovanile di Lorenzo di Pietro de o il Vecchie a (1412- 1480). PALAZZO COMUNALE Il Palazzo Comunale è un austero edificio a tre piani di cui l’ul mo coronato da cammina- mento di ronda merlato. Al di sopra si eleva la torre a due piani di merli. Interessante il pa- norama che si abbraccia dalla sommità della torre, esteso dal Monte Amiata a Siena, al Trasimeno, al Monte Subasio. La costruzione risale alla seconda metà del ‘300; una recente ipotesi a ribuisce la facciata a Michelozzo, cui Mercoledì 26
  • 5. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 5 sarebbe stato commissionato il disegno nel 1424. L’edificio, rives to in traver no, è di gusto fioren no. CHIESA DI SANTA MARIA DEI SERVI La Chiesa di Santa Maria dei Servi è il primo Santuario dedi- cato alla Vergine Maria e la più an ca chiesa di Montepulciano arrivata fino a noi. La chiesa risale al Trecento senese, anche se la torre campanaria in laterizi è se ecentesca. Della chiesa originaria, oltre alla facciata, poco rimane in quanto la ri- stru urazione curata dall'archi- te o gesuita Andrea Pozzo tra '600 e '700 l'ha trasformata in una chiesa barocca su unica navata con un altare centrale.. Dopo questa ristru urazione la Chiesa di Santa Maria dei Servi è diventata un vero museo religioso con al suo interno opere di primaria grandezza. Tra questa la principale è la Madonna della Santoreggia, una rara pi ura su pietra. I Padri servi (da chi il nome della Chiesa in Santa Maria dei Servi) arrivarono a Montepul- ciano nel lontano 1262. Erano senza una chie- sa e, dopo aver u lizzato provvisoriamente la perduta Chiesa del Rifa o, il Beato Bonaven- tura Bonaccorsi nel 1306 edificò una nuova chiesa che fu consacrata nel 1355. Ma il Conte Mauro, con inspiegabile furia sacrilega, la fece demolire. Di questa chiesa si salvò solo questa immagi- ne della Madonna messa in salvo dalla Beata Margherita Funari, che la portò nella sua cel- la. Dopo due anni, il giorno dell'Assunzione di Maria, avvenne il miracolo: tu a la popolazio- ne vide in cielo questa l'immagine di Maria avvolta nella luce per poi scendere nel luogo ove i Poliziani riedificarono l'a uale chiesa. Pertanto questa immagine è più an ca della chiesa che la ospita. La Madonna della Santoreggia prende il nome della fragranza dell'erba Santoreggia, perché questo odore a lungo rimase sul luogo ove la sacra immagine si posò. Oltre alla Madonna della Santoreggia in Santa Maria dei Servi si trova la "Madonna col Bam- bino" a ribuita alla scuola di Duccio di Buoninsegna In questa chiesa, dai tan stucchi bianchi, ogni altare ha un affresco. TEMPIO DI SAN BIAGIO - CHIESA S.MARIA delle GRAZIE Uscendo da Montepulciano da Porta Grassi, seguendo la strada per Chianciano poi a destra lun- go il Viale della Rimembranza, si raggiunge, in discesa, il Santua- rio dedicato alla Madonna di San Biagio situato alle pendici del colle di Montepulciano. Esem- plare costruzione del cinquecento toscano fu edificato da Antonio da Sangallo il Vecchio sui res dell’an ca pieve di San Biagio nel 1518 - 1545. Ha un impianto di po centrale, sormontato da una cupola impostata su una terrazza e un tamburo classico e abside semicircolare. Con questo po di pianta Antonio da Sangallo il Vecchio realizza uno dei modelli più interes- san di edificio religioso, traducendo la lezio- ne rinascimentale del Bramante in una com- pa a monumentalità di masse archite oni- che, esempio des nato a trovare rapida diffu- sione negli ambien toscani. Le soluzioni decora ve e plas che rivelano una tensione e una libertà che già sono manieris che. L’e- sterno è tu o in traver no cara erizzato, al primo ordine, da un sistema di lesene doriche poste agli angoli e uno pseudo-ordine supe- riore che inquadra pare spar te da specchia- ture. Superiormente un mpano triangolare con occhio centrale si ripete su tuR qua ro i la . Nell’ordine inferiore grandi portali sono sor- monta da mpani triangolari fortemente agge an . Nell’ordine superiore esteso l’uso di modanature. Mercoledì 26
  • 6. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 6 Il fronte rivolto a Nord è fian- cheggiato da due campa- nili isola ma vicini alla facciata, così da trovar posto nei quadra dei bracci della croce: il campanile di destra, incompiuto, si leva fino all’altezza dei capitelli, il campanile di sinistra si presenta di originalissime forme rinascimentali e negli ordini sovrappos dori- co, ionico, corinzio e composito, i primi tre applica a ripiani quadra , il quarto su o a- gono sormontato da un tamburo sempre o agonale, su cui si imposta la cuspide pira- midale. CHIESA di S.AGNESE ARIA delle GRAZIE La chiesa di S. Agnese venne ere a dal 1306 per volere della stessa santa poliziana Agnese Segni. Essa, però, sul finire del '600 fu radical- mente ristru urata. La facciata conserva il portale trecentesco mentre le altre par or- namentali vennero realizzate nel '900. La torre campanaria in ma oni risale agli inizi del '700. L'interno a navata unica conserva un affresco trecentesco con la "Madonna col Bambino" della scuola di Simone Mar ni, un "Crocifisso" in legno di scuola renana del '200, "San Michele Arcangelo sconfigge il demonio" di Francesco Curradi (fine '500), un affresco con la "Madonna del la e" di scuola senese della metà del '400. Sull'altare maggiore si conserva il corpo della santa domenicana. Nella sagres a e nei locali del santuario sono contenute numerose tes monianze della santa. Agnese Segni nacque il 28 gennaio 1268 a Gracciano, piccolo borgo nei pressi di Monte- pulciano. Agnese senc fin da piccola il fascino delle cose spirituali e durante una visita con i suoi familiari a Montepulciano vide le suore del "sacco", chiamate così per il rus co sacco che ves vano. nove anni chiese di essere ammessa in convento dove fu subito accolta. A Montepulciano restò solo il tempo necessa- rio per la formazione religiosa di base. Nel 1233, gli amministratori del castello di Proce- no, feudo orvietano (oggi in provincia di Viter- bo), si recarono a Montepulciano per chiede- re l'invio di alcune suore nel loro territorio e Agnese fu tra le prescelte. Agnese, seppur molto giovane, fu nominata superiora del monastero, per le sue do di umiltà e il gran- de amore per la preghiera, per lo spirito di sacrificio (per quindici anni visse di pane ed acqua) e per l'ardente amore verso Gesù Eu- cares a. A Proceno Agnese riceve e dal Si- gnore il dono dei miracoli: gli ossessiona venivano libera solo al suo avvicinarsi, mol - plicò in più occasioni il pane e mala gravi riacquistarono la salute. Ma nei ven due anni che restò a Proceno non mancarono le tribo- lazioni: gravi sofferenze fisiche la tormentaro- no per lunghi periodi. Nella primavera del 1306 fu richiamata a Montepulciano, dove fa iniziare la costruzione di una chiesa, come chiestogli da Maria in una visione avuta alcuni anni prima in cui la Vergine le donò tre picco- le pietre a questo scopo. E' un'altra visione, questa volta di san Domenico, che spinge Agnese a fare ado are alle sue suore la regola di sant'Agos no e ad aggregarsi all'ordine domenicano per l'assistenza religiosa e la cura spirituale. Ormai in punto di morte Agense rincuorava le consorelle invitandole a ralle- grarsi perché per lei era giunto il momento dell'incontro con Dio, ciò avvenne il 20 aprile 1317. I fra e le suore domenicane volevano imbalsamare il corpo di Agnese e per questo mo vo furono invia dei signori a Genova per acquistare del balsamo, ma ciò non fu neces- sario: dalle mani e dai piedi della santa s llò infaR un liquido odoroso che impregnò i panni che coprivano il corpo della santa e ne furono raccolte alcune ampolle. L'eco del miracolo, richiamò numerosi ammala , che desideravano essere un dall'olio miracoloso. Mercoledì 26
  • 7. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 7 P : 8.00 #$%&'()$ 8.45 $%%,2/ $ G%'11,/ S$(&d$%,/ ' $ 2KL ,+ C'(&%/ *'+ B/%G/ 10.30 #$%&'()$ #'% F/(&'1/+/LM/ ($%%,2/ 11,00) 12.30 #%$()/ A+ M'%0$G+,'%' ($ 2 KL) F&&#://fff.%,0&/%$(&'$+M'%0$G+,'%'-%,'&,.'d/ 14.00 P$%&'()$ 14.45 $%%,2/ $ P/GG,/ Bd0&/(' (2,0,&$ $+ S$(&d$%,/) 15.30 S. M'00$ #%'00/ ,+ S$(&d$%,/ F%$(1'01$(/ 16.15 #$%&'()$ #'% +' 1$01$&' *'++' L$%L/%' (,(G%'00/ 5€, $#'%&' I,(/ $++' 18) 1'($ ' TERNI MN (,GF& Giovedì 27 agosto GRECCIO CENTRO STORICO Greccio sorge nella parte occidentale della Provincia di Rie , a 705 mt. s.l.m., alla sini- stra del fiume Velino e domina dall'alto la vasta e lussureggiante pianura rea na. E' situato a mezza costa della boscosa catena dei Mon Sabini edificato su speroni di roccia, in un luogo quasi impossibile. Ci si arriva a raverso una strada che dalla provinciale per Terni si inerpica per circa tre km. Dista 15 km da Rie , 25 km da Terni 90 km da Roma, 70 km da L’Aquila. E' una stazione clima ca, frequentato centro di villeggiatura es - va che vanta una sorgente di acqua salutare "Fonte Lupe a". Greccio fu fondato, secondo la tradizione, da una colonia o famiglia greca, fuggita o esiliata dalla patria in seguito a guerre e distruzioni che innamoratasi della amenità del luogo e della comodità di difesa naturale che offriva, ci si stabilì. Da qui il nome Grecia, Grece, Grecce ed infine Greccio. Le prime no zie certe risalgono al X°- XI° sec. quando i fram- mentari possedimen dell'Abbazia di Farfa vennero riuni e si procede e all'incastella- mento delle cur s. Il monaco benedeRno Gregorio da Ca no (1062-1133) fa riferimen- to alla località di Greccio (curte de Greccia) nella sua opera "Regesto Farfense". Dai res degli an chi fabbrica si rileva che Greccio divenne un castello medievale for ficato circondato da muraglie e prote o da sei torri for lizie. Ebbe a sostenere fiere lo e coi paesi confinan e subì la distruzione ad ope- ra delle soldatesche di Federico II nel 1242. Nel XIV° sec. è più volte ricorda- to nello statuto municipale di Rie e nelle carte dell'ar- chivio della ca edrale, come sede di podestà. Subì alterne vicende fino al 1799 quando fu di nuovo distru o e saccheggiato ad opera dell’ esercito napoleonico. Il borgo è circondato da stupendi boschi di querce ed elci che offrono al visitatore l'op- portunità di lunghe passeggiate su sen eri sicuri e sugges vi, fino alla cima del Monte Lacerone a 1204 mt. s.l.m.. Qui San France- sco d'Assisi, era solito ri rarsi in preghiera e Giovedì 27
  • 8. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 8 meditazione in una capanna prote a da due piante di carpino. In questo stesso luogo, nel 1792, per volontà popolare, venne costruita una cappellina commemora va a Lui dedica- ta, "la Cappelle a". L'an co Borgo Medievale che gode di un oR- mo panorama, conserva parte della pavimen- tazione del vecchio castello ( XI sec. circa ) e tre delle sei torri di cui la maggiore trasforma- ta nel XVII° sec. in Torre Campanaria. La chie- sa parrocchiale dedicata a San Michele Arcan- gelo sorge a fianco della torre campa- naria sulla sommità di una scenografica scalinata e risale al XIV° sec.. La chiesa, a una navata, venne ricavata da una parte del castello e, anche se distru a e ricostruita più volte, conserva all'interno pregevoli opere del XV°-XVI° sec.. Interessan le due cappelle latera- li, dedicate a San Antonio da Padova e alla Madonna Immacolata con tele e affre- schi del XV°-XVI° sec. Nella piazza, si trova la Chiesa di S. Maria del Giglio del 1400 anch'essa a una navata; ha un altare centrale e due altari laterali, con stuc- chi di scuola romana con influssi di Carlo Fon- tana. L'altare maggiore conserva all'interno di uno stucco, un affresco del primo qua rocen- to, che rappresenta la Vergine col Bambino e Angeli. Altri luoghi interessan , oltre alla diruta chie- sa di Santa Maria, oggi restaurata e des nata a Museo Internazionale del Presepio, ai res delle an che torri, ad una delle porte d'in- gresso, la Cappellina dedicata a San France- sco, con il sasso sul quale era solito salire per predicare e il luogo da cui, secondo la tradi- zione, fu lanciato il zzone ardente che rese pubblico il luogo designato per la costruzione dell'a uale Santuario. IL MUSEO DEI PRESEPI A soli 100 metri dal centro storico di Greccio, sorge l'importante Museo della Na vità. Il Museo è stato realizzato grazie ad un sa- piente recupero dell'an ca chiesa di S. Maria, risalente al XIII secolo e di un altro edificio storico oramai dirocca . Il nuovo Museo dei Presepi ospita le espres- sioni ar s che di tu e le culture, su questo tema che è ormai patrimonio dell'umanità intera. La varietà dei prese- pi espos , espressi- ve interpretazioni dell'evento della na vità sono filtrate dall'anima degli ar s contempora- nei e res tuite agli spe atori so ofor- ma di creazioni e sculture che suscita- no nuove emozioni. Nei pressi del mu- seo è possibile am- mirare una statua di San Francesco alta 5 metri realizzata dal maestro siciliano Santo Paolo Guccione e Guido Carlucci. SANTUARIO DEL PRESEPE Greccio: la nuova Betlemme "Francesco ama- va l'eremo di Greccio, dove i fra erano vir- tuosi e poveri, e aveva una predilezione an- che per gli abitan di quella terra per la loro povertà e semplicità. Perciò si recava spesso a riposare e soggiornare là, aRrato inoltre da una celle a estremamente povera e isolata, dove il padre santo amava raccogliersi." Leg- genda Perugina, 34, in Fon Francescane. Edi o Minor, Assisi, Movimento Francescano, 1986 Incassato nella roccia, come un nido Giovedì 27
  • 9. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 9 d'aquila, l'eremo di Greccio è una straordina- ria fusione di archite ura e natura. I confini delle costruzioni si perdono nei boschi rigo- gliosi di lecci che accolsero le solitarie ascesi di Francesco. La presenza di San Francesco Il Santuario è noto in tu o il mondo per essere stato scelto dal Poverello di Assisi come tea- tro di uno dei momen più al e lirici della sua esistenza: la prima rievocazione della Na vità di Betlemme della storia del Cris a- nesimo, avvenuta nella no e di Natale del 1223. San Francesco amò teneramente gli abitan del borgo di Greccio e fu legato da profonda amicizia con Giovanni Velina, forse feudatario del luogo. Il signore locale sosten- ne il Santo nel suo proge o di rappresentare la Nascita del Bambino. La leggenda avvolge la nascita dell'eremo. Secondo un racconto popolare Francesco chiese a un bambino del borgo di lanciare un zzone per stabilire il luogo del convento. Dalle porte del paese il zzone giunse fino allo sperone di roccia dove oggi sorge il Santuario La tradizione popolare vuole che sopra l'a uale convento, tra i bo- schi a più di mille metri, nel 1209 Francesco stesso abbia ere o una capanna per le sue meditazioni. Il luogo fu denominato Monte San Francesco e nel 1712 vi fu dedicata al Santo una cappella Al di là della leggenda, la prima presenza di Francesco a Grec- cio accertata stori- camente risale al 1223. Una presen- za precedente è probabile ma non documentata. Dopo lo straordi- nario evento del Natale del 1223, il Santo fu protago- nista di tan episodi significa vi che ebbero luogo a Greccio. Ques episodi hanno una collocazione cronologica precisa: dal tardo se embre del 1224, dopo le s mmate, al 1226. In quell'anno Francesco, a soli sei mesi dalla morte, parc per Siena e non rivide più la sua amata Valle Rea na. La storia del Santua- rio La fraternità di Greccio crebbe in ampiezza da molto presto, subito dopo il 1223 vi fu un rapido sviluppo insedia vo con l'erezione di vari ambien . InfaR, negli ul mi anni di vita di Francesco vi si cos tuì una piccola comuni- tà. Solo Greccio tra gli insediamen rea ni ebbe durante la vita del Santo delle costruzio- ni dedicate esclusivamente ai fra . Grazie alla tes monianza di Tommaso da Celano è possi- bile stabilire la datazione della chiesa di San Francesco, edificata sopra la cappella di San Luca dove Francesco rappresentò il Presepe. Nella prima biografia del Santo, la Vita Prima, a proposito dell'edificio Tommaso dice: "Oggi quel luogo è consacrato al Signore, e sopra il presepio è stato costruito un altare e dedica- ta una chiesa ad onore di San Francesco". Egli individua così un arco cronologico che va dalla canonizzazione di Francesco (16 luglio 1228) al 25 febbraio del 1229, quando fu presentata la Vita Prima. Gli edifici oggi esi- sten sono sta data , in base alle loro ca- ra eris che costruRve, al XV sec. e a ribui a maestranze locali. Pochi anni dopo il San- tuario è protagonista di un evento rilevante: l'11 agosto del 1246 parte proprio dall'eremo la famosa Le era di Greccio. Leone, Angelo e Rufino, i tre compagni di Francesco, la scrisse- ro come introduzione alla cosidde a Leggen- da dei tre compa- gni, una biografia del Santo. Non tuR gli studiosi concor- dano nel ritenere auten co il docu- mento, un dato però non sfugge: quando i tre esten- sori della le era vollero raccogliere tes monianze su San Francesco si ri rarono a Greccio, segno della costante e forte presen- za della memoria del Santo in quell'eremo. A circa un decennio dalla Le era, la storia dell'eremo venne segnata dalla presenza di un grande intelle uale: Giovanni da Parma. Giovedì 27
  • 10. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 10 Generale dell'Ordine, dotato di una forte tensione spirituale, Giovanni da Parma fu so oposto a processo nel 1257 da parte dei suoi confratelli per aver aderito alle do rine ere che di Gioacchino da Fiore. Scelse allora di ri rarsi a Greccio, dove rimase per circa trent'anni. Fu, negli ul mi anni di vita, un punto di riferimento per il movimento degli Spirituali e per Uber no da Casale, che lo venne a trovare a Greccio. Ciò ha fa o assu- mere al Santuario un posto par colare nella tormentata storia del Francescanesimo degli esordi. Un altro evento di grande importanza nella vita del convento si verificò nel 1373: Greccio, le altre comunità eremi- che del Rea no e quelle delle Marche e dell'Umbria, o ennero il per- messo di sceglie- re il proprio con- fessore. Iniziò così il processo di adesione del Santuario al gran- de movimento dell'Osservanza, il movimento nato in seno all'Ordine France- scano e affermatosi nel XV sec. ad opera di San Bernardino da Siena e San Giovanni da Capestrano che spingeva a una vita asce ca rigorosa. I luoghi e l'arte Un ampio piazzale introduce agli ambien conventuali e regala ai visitatori un panorama di rara bellezza che abbraccia l'intera Valle Santa. Il cuore del Santuario è la piccola cappella del Presepe, costruita nella gro a che secondo la tradizio- ne vide la rievocazione della Na vità da parte di Francesco. So o la mensa dell'altare si conserva la roccia che, secondo la tradizione, ospitò il simulacro del Bambino durante la rievocazione voluta da Francesco. Sopra l'al- tare un affresco qua rocentesco rievoca a destra la Na vità del Signore. La Vergine è colta nell'in mo gesto di alla are il Bambino alla presenza di San Giuseppe. Sulla sinistra si stende la rievocazione della Na vità voluta da Francesco a Greccio: il Santo, in ves di diaco- no, è inginocchiato al centro della scena da- van al Bambino, alle sue spalle il popolo grecciano assiste al miracolo. L'affresco è a ribuito all'anonimo Maestro di Narni del 1409. Fuori dalla cappella s'incontrano due affreschi: una Na vità, di scuola umbro- marchigiana e un San Giovanni BaRsta. Dalla cappella del Presepe si accede al nucleo più an co del convento: il refe orio dei fra , il dormitorio, la cella di San Francesco e il pulpito di San Bernardino. Il refe orio ospita gli umili res del lavabo e del ca- nale per lo scari- co che servivano ai fra per lavare le stoviglie. Il camino è stato costruito nel Novecento. Il dormitorio è cos tuito da un ambiente lungo 7 m e largo circa 2 m, qui vissero i primi fra . Alla fine del dormitorio s'incontra la piccolissima cella scavata nella nuda roccia nella quale Francesco riposava. Si visita poi la sugges va chiesa di San Francesco, della prima metà del Duecento. L'ambiente è coperto da una volta a bo e decorata da un cielo stellato e dall'im- magine del Beato Giovanni da Parma. Interes- san gli arredi: gli stalli del coro, il leggio e il supporto ligneo girevole della lanterna che illumina le pagine del libro corale. Sopra l'al- tare si trova un dipinto del XVI sec. di scuola umbra che rappresenta la Deposizione tra San . Sulla parete di sinistra si trova un affre- sco trecentesco con San Francesco e un Ange- lo che gli annuncia la remissione dei pecca . Sopra l'affresco si conserva il pregevole tondo qua rocentesco raffigurante la Madonna col Bambino, a ribuito a Biagio d'Antonio. Nell'o- Giovedì 27
  • 11. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 11 ratorio aRguo, sopra l'altare, composto da un'austera mensa, è conservata la copia tre- centesca del ritra o di San Francesco, esegui- to secondo la tradizione nel 1225, un anno prima della morte del Poverello. Secondo la tradizione locale il ritra o sarebbe stato com- missionato dalla nobile romana Jacopa dei Se e Soli, amica e prote rice del Santo. Fran- cesco, dal volto sofferente, si deterge gli occhi tormenta dalla grave malaRa che funestò i suoi ul mi anni. Il Santuario ospita anche il dormitorio di San Bonaventura, ere o secon- do la tradizione durante il periodo in cui Bo- naventura fu Generale dell'Ordine (1260- 1270). A raverso uno stre o corridoio in legno si accede a quindici piccole celle an- ch'esse di legno. In ques ambien semplici e di grande sugges one i fra vissero per seco- li, fino al 1915, quando si spostarono al piano superiore. La prima cella a destra ospitò, se- condo la tradizione, due fra straordinari: San Bonaventura, da cui la costruzione prende il nome, e San Bernardino da Siena. Uscendo dal convento e inoltrandosi nel bo- sco si trova la gro a che ospitò i ri ri spiritua- li di San Francesco: una gro a naturale che fu sistemata con tavole e gra cci per accogliere il Poverello. Nel corso del Trecento vi fu ere a una cappella ornata da un dipinto che riproduce la scena del trapasso di Francesco. Dopo il terremoto del 1948 la cappella fu restaurata. A pochi passi è situata la gro a del beato Giovanni da Parma, che qui si ri rò per trentadue anni (1257-1289) in soli- tudine e penitenza dopo essere stato accusato di adesione alle teorie ere che di Gioacchino da Fiore. Il sen ero che conduce a questa gro a porta anche alla cosidde a Roccia del Tizzo, il luogo in cui cadde secondo la leggenda il zzone lanciato per decidere l'erezione del convento. Lo stesso sen ero porta a una loggia quasi sospesa nel vuoto che regala un panorama indimen cabile. Dal piazzale si accede alla chiesa della Vergine Immacolata, edificata nel 1959 su proge o dell'archite o Carlo Alberto Carpiceci. All'in- terno si conservano due presepi novecente- schi, memoria devota della prima rievocazio- ne della Na vità voluta da Francesco. Il pri- mo, opera dello scultore Lorenzo Ferri, è rea- lizzato in legno; il secondo, in terraco a, fu realizzato da Luigi Venturini. La presenza di Francesco nel Santuario di Greccio nel raccon- to dire o delle fon Il Pa o con i lupi a Grec- cio raccontato dall'Anonimo Rea no Quando egli dimorava nell'eremo di Greccio, gli abi- tan di quel luogo erano vessa da molteplici malanni: branchi di lupi rapaci divoravano non soltanto gli animali, ma anche le persone; la grandine regolarmente, ogni anno, deva- stava campi e vigne. Durante una predica, l'araldo del vangelo disse a quella popolazio- ne tanto affli a: "A onore e lode di Dio onni- potente, mi faccio garante davan a voi che tuR ques flagelli scompariranno; a una con- dizione però: che mi pres ate fede e abbiate compassione di voi stessi; dopo una confes- sione sincera, dovete fare degni fruR di peni- tenza. Vi avverto anche che, se sarete ingra verso i benefici di Dio e ritornerete al vomito, il flagello si rinnoverà, si raddoppierà la pena e più terribile infieri- rà su di voi l'ira di Dio". Alla esortazio- ne di Francesco gli abitan fecero peni- tenza e d'allora ces- sarono le stragi e si allontanarono i peri- coli; lupi e grandine non causarono più danno. Anzi, fa o ancor più notevole, se capitava che la grandi- ne cadesse sui campi confinan , come si avvi- cinava al loro territorio, là si arrestava, oppu- re deviava in altra direzione. I lupi osservaro- no il pa o fa o con il servo di Dio; né più osarono violare le leggi della pietà, infierendo Giovedì 27
  • 12. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 12 contro uomini che alla pietà si erano conver - : Ma solo fino a quando gli abitan restaro- no fedeli ai paR promessi e non trasgrediro- no, da empi, le piissime leggi di Dio. FONTECOLOMBO: il Sinai francescano "Il monte della Regola, monte Ranierio [l'a uale Fontecolombo], è stato riempito dal Signore di divina dolcezza, consacrato al sapore melli- fluo della sua presenza, in mezzo al festoso stuolo dei bea . È divenuto un nuovo Sinai, dove, sentendolo tuR, fu data la legge. Un altro monte Carmelo, dove l'anima di France- sco si intra eneva e conversava con il Signo- re. Fontecolombo è il monte che dobbiamo salire a piedi scalzi, perché è un luogo vera- mente santo". Anonimo Rea no, Actus Bea Francisci in Valle Rea na, II, 57- 60, a c. di A. Cadderi, Assisi, Edizioni Porziuncola, 1999. Nella parte più nascosta di un bosco di lecci secolari, sulla costa del verdissi- mo Monte Rai- niero, si adagia il Santuario di Fon- tecolombo. Come ci dice l'Anonimo Rea no è il Sinai francescano, è, infaR, il monte scelto da France- sco per s lare la Regola defini va del suo Ordine. Qui tu o è sacro: gli edifici e il bosco stesso, perché racchiude il Sacro Speco, la gro a naturale in cui Francesco scrisse la Regola del suo Ordine. La presenza di San Francesco Fontecolombo è il secondo luogo della Valle Santa, dopo Poggio Busto- ne, che vide la presenza di Francesco. La tradizione indica la prima presenza del Santo a Fontecolombo nel 1217. Francesco è sicura- mente tes moniato a Fontecolombo tra la primavera e l'estate del 1223, intento alla redazione della Regola defini va da lasciare ai suoi fratelli. Probabilmente la Regola ven- ne stesa in una gro a sopra la quale oggi sorge la cappella di San Michele. Si tra a della Regola Bollata, che fu so oposta all'ap- provazione di Onorio III il 29 novembre del 1223. La presenza di Francesco a Fonteco- lombo è legata anche alla cura della terribile malaRa agli occhi che lo afflisse alla fine della sua vita. Proprio a Fontecolombo subì una terribile operazione per guarire dalla malaRa: gli vennero incise con un ferro tu e le vene dall'orecchio al sopracciglio. Le pagi- ne delle fon francescane che ci narrano l'operazione sono intrise di un alto senso lirico. Sono profondamente ispirate nel nar- rare l'arrivo del medico, il dialogo di France- sco con il fuoco con il quale il medico scalda- va il ferro, l'emozione e la fuga dei fra all'ini- zio del terribile intervento, e il miracolo che permise a Fran- cesco di non sen re dolore. La malaRa di Francesco agli occhi e la cura che riceve e a Fontecolombo La malaRa di Francesco può forse essere iden ficata con il morbo egiziano, in termini scien- fici coniunc vi- s trachomato- sa, una malaRa di origine virale contra a nella missione in Egi o del 1220. La malaRa si manifestò in forma ancor più grave per lo stato anemico e linfa co del Santo, dovuto alle frequen febbri malariche e ai duri digiu- ni che Francesco s'imponeva. Inoltre, il Pove- rello era res o a farsi curare per il suo pro- fondo rigore asce co. Quando la malaRa si acu zzò fu assai difficile convincere France- sco ad avvalersi del sostegno della medicina. Insiste ero i fra a lui più prossimi senza successo. Frate Elia, vicario dell'Ordine, gli Giovedì 27
  • 13. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 13 ordinò di acce are le cure, ma fu solo con l'intervento del Cardinale Ugolino che Fran- cesco si arrese. Il Cardinale gli ordinò di veni- re a Rie , dove si trovava un medico di valore nella cura degli occhi. La storia del Santuario Francesco si fermò a Fonteco- lombo per la presenza di una cappellina dedi- cata alla Vergine, che nel XVIII sec. venne denomi- nata Santa Maria Maddalena. I boschi che ospitarono Francesco e l'umile cappella erano proprietà dell'Abbazia di Far- fa, l'edificio forse serviva come rimessa d'a rezzi e come punto di presidio per salva- guardare i diriR dei monaci farfensi. A pro- posito del possesso da parte dell'Abbazia di Farfa lo studio dei documen ha permesso di formulare le seguen ipotesi: il monte che ospita l'eremo venne ceduto dai monaci di Farfa per qualche tempo a un chierico di nome Rainiero, di qui la denominazione di Monte Rainiero. Secondo una tradizione popolare il cambiamento di nome da Monte Rainiero a Fontecolombo è dovuto a France- sco stesso "per la presenza di una fonte di acqua fresca e limpida", dove si abbeverava- no tante colombe bianche. Per la datazione dell'insediamento francescano viene in sup- porto l'analisi delle stru ure archite oniche: i rilievi sulla cappella dedicata alla Beata Ver- gine, nota dal Seicento come cappella della Maddalena, propongono una datazione alla prima metà del XIII sec. La Vita Seconda di Tommaso da Celano conferma questa data- zione. Nello scri o si cita per la prima volta l'insediamento di Fontecolombo, a tes mo- niare che la presenza stabile nel Santuario ebbe luogo prima del 1246-1247, periodo di redazione della biografia. Troviamo successi- vamente citato l'eremo in un a o notarile del 1297 riguardante una donazione al convento di 40 soldi da parte di un certo Nicola Cece di Apuleggia per l'acquisto di tonache. Dopo gli anni della presenza di Francesco il Santuario visse anni di grande prosperi- tà alterna a periodi di diffi- coltà. Il 1373 fu un anno di svol- ta; a Fonteco- lombo, alle altre comunità eremi- che del rea - no, a quelle umbre e marchi- giane, la curia romana fece una serie di concessioni che condurranno, di lì a poco, Fontecolombo nel solco del movimento dell'Osservanza, il movi- mento nato in seno all'Ordine Francescano e affermatosi nel XV sec. ad opera di San Ber- nardino da Siena e San Giovanni da Capestra- no che spingeva a una vita asce ca rigorosa. Con l'adesione all'Osservanza inizia un perio- do felice di sviluppo. Fontecolombo fu un luogo chiave nella storia dell'Osservanza. Di qui parc un altro movimento, interno all'Os- servanza stessa: la cosidde a Più Stre a Osservanza, nata dall'inizia va del frate spa- gnolo Stefano Molina e volta a un forte rigo- re asce co. A ques e ad alcuni fra venne concesso, nel 1519, il permesso di vivere a Fontecolombo. Il Santuario divenne così lo scrigno della Regola, che veniva osservata in modo streRssimo. I luoghi e l'arte. L'insediamento francescano sorse nei pressi di un castrum molto importante dal punto di vista sociale ed economico: Sant'Elia Rea no. Le fon francescane riferiscono con grande abbondanza di par colari gli episodi avvenu nel Santuario, ma non ci perme ono di rica- vare una datazione sicura delle stru ure. L'analisi archite onica perme e di far risalire la cappella dedicata prima alla Vergine e poi alla Maddalena alla prima metà del XIII sec. Giovedì 27
  • 14. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 14 Un'importante descrizione del Santuario al tempo della presenza di Francesco è traman- data dal cosidde o Anonimo Rea no, un francescano rea no che descrisse le vicende di Francesco probabilmente nei primi anni del XIV sec. L'Anonimo racconta di abitazioni fa scen ada ate da San Francesco a resi- denza dei fra . Per farsi un'idea di come fos- sero stru urate le abitazioni si può guardare alla vecchia casa colonica unita al convento: i servizi erano disloca al piano inferiore, men- tre due celle, il refe orio e la cucina erano al piano superiore. Dopo la morte di Francesco l'edificio venne ampliato con la costruzione di altre dodici celle. La chiesa grande del con- vento fu consacrata il 19 luglio del 1450 dal Cardinale Nicolò di Cusa, diocesi di Treviri, e dedicata ai San Francesco e Bernardino da Siena. L'edificio è improntato alla semplicità, pur avendo subito mol rimaneggia- men tra cui il rifacimento del por co ul mato nel 1940. L'inter- no, a navata unica, è coperto a capriate. Il coro ligneo risale al XVII sec., al di sopra la finestra è chiusa da una vetrata con la raffi- gurazione di San Francesco e la visione della composizione della Regola Lungo la parete destra si trovano due pregevoli sculture li- gnee del Seicento. Una raffigura la Crocifis- sione con Francesco inginocchiato ai piedi di Cristo. Nell'altra scultura, un altorilievo, si celebra l'episodio miracoloso della Conferma della Regola da parte del Signore che prece- de e la Conferma del pontefice. La chiesa ha subito diverse trasformazioni pur non per- dendo la sua originaria impronta. La prima trasformazione avvenne nel 1644 con il pro- lungamento del coro. Successivamente furo- no aperte le finestre del presbiterio e, nel 1712, fu aggiunto un nuovo ambiente alla sacres a. Modifiche alle finestre e al rosone furono apportate nel XX sec. Cinque vetrate della chiesa vennero donate ai francescani nel 1925 dal celebre cantante lirico MaRa BaRs ni. I soggeR delle vetrate raffigurano a par re dalla prima a destra dell'entrata: l'offerta del luogo del Santuario a San France- sco, segue il dono del mantello da parte di Francesco alla donna di Posta. A sinistra della porta di accesso è riprodo a la scena dell'o- perazione agli occhi di Francesco, segue un episodio di Francesco con gli uccelli. Sopra il portale la vetrata narra gli even del Presepe di Greccio. La lune a del portale conserva un dipinto con la Madonna col Bambino e ai la San Francesco e San Ludovico da Tolosa. Estrema- mente sugges - vo il chiostro posto a destra della chiesa, a orno al quale si dispongono gli edifici conven- tuali. Durante il XV sec., fu ere o il cosidde o Conven no che comprendeva: il dormitorio, il refe orio e la cucina. Nello stesso secolo al convento fu annessa una fabbrica di panni dove erano confeziona i sai dei fra . Al XVI sec. risale la parte del convento denominata for lizio, comprendente o o camere. Negli anni '80 del Seicento si costruì l'a uale foresteria e il dormitorio sovrastante. Dallo spiazzo an - stante il convento si accede a un sen ero che inizia con un cancello sul quale sono riportate le parole dell'Esodo "Togli i calzari dai piedi, poiché santa è la terra dove tu stai". Il sen e- ro accoglie qua ordici edicole con la Via Crucis in maiolica, opera di scuola napoletana databile al 1745. Lungo il sen ero si trovano nell'ordine: il Romitorio di san Francesco, la chiesa della Beata Vergine e il Sacro Speco. Il Giovedì 27
  • 15. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 15 cosidde o Romitorio di San Francesco è sta- to riscoperto nel 1947 ed è rimasto sostan- zialmente immutato, tranne due modifiche del XV e XVIII sec. Segue la Chiesa della Beata Vergine, de a anche della Maddalena. Gli storici che hanno studiato la stru ura mura- ria dell'edificio hanno rintracciato formule che rimandano ai primi decenni del XIII sec.: l'arco dell'abside a sesto acuto poggiante su mensole quadrate e gli affreschi ospita nel ca no. La facciata, in origine a capanna, fu modificata nel tardo Duecento. Sul corona- mento orizzontale si erge la campanella, con la quale, secondo la tradizione, France- sco chiamava a raccol- ta i fra per la preghie- ra. Nella piccola abside è collocato un affresco in caRvo stato di con- servazione con Cristo in trono, la Vergine col Bambino a destra e una raffigurazione quasi illeggibile a sini- stra. Lungo la parete destra vi sono due affreschi databili tra XIV e XV sec. raffigu- ran una Santa d'in- certa iden ficazione, forse Santa Cunecon- da, e Santa Maria Maddalena. L'altra parete accoglie un affre- sco seicentesco con Santa Chiara. Durante il restauro del 1921 è venuto alla luce, in una finestrella, il disegno in rosso del Tau, che la leggenda popolare vuole della mano di Fran- cesco stesso. Dopo la chiesa della Maddalena si visita l'Oratorio di San Michele, un ambien- te a metà tra la gro a e la cappella. L'orato- rio ingloba il Sacro Speco: la spaccatura nella roccia stre a e lunga che ricorda un sepolcro. Si tra a del luogo più sacro dell'eremo: tra le rocce una semplice croce in legno ricorda la presenza di San Francesco. La fenditura del Sacro Speco si sarebbe originata, secondo la tradizione popolare, con il terremoto che accompagnò la morte di Cristo. Nella gro a avvenne la sofferta redazione della Regola dell'Ordine da parte di Francesco. La scri ura dove e avvenire durante la cosidde a qua- resima di San Michele, come ricorda la deno- minazione dell'oratorio. Sopra la porta della cappella di San Michele si legge un'iscrizione che ricorda la visita di papa Sisto IV nel 1476. All'interno l'oratorio ospita sull'altare una raffigurazione in rame con San Francesco che riceve la Regola dal Signore, opera del XVIII sec. dovuta al frate Emanuele da Como. Dopo la chiese a di San Michele si visita la gro a di frate Leo- ne, qui la tradizione locale vuole che Leone, quando il Signore apparve a Francesco per la- sciargli al Regola, alzò la testa e lasciò sulla roccia l'orma del cranio. Più avan , prote o da un recinto, si trova il ceppo del leccio che vide l'apparizione del Signore al Poverello. L'albe- ro cede e so o il peso delle abbondan nevicate dell'inverno del 1622. Il suo legno fu usato nel 1645 da Giovanni da Pisa per scol- pire la scena dell'apparizione del Signore a Francesco, oggi nella chiesa grande del con- vento. Risalendo sullo spiazzo che precede il convento si giunge alla Fonte delle colombe, da cui il Santuario trae il nome. Si a raversa un sen ero circondato da una natura straor- dinaria, rimasta inta a dalla presenza di Francesco fino ad oggi. Il sen ero è punteg- giato da tre cappelle: una dedicata all'Ascen- Giovedì 27
  • 16. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 16 sione di Cristo, una a Sant'Antonio da Pado- va, l'ul ma, nei pressi della quale è la fonte, è de a cappella della Regole a. Nelle prime due cappelle, ere e nel XVIII sec., sono collo- cate delle formelle in terraco a con episodi della vita di Francesco svol si nel rea no. Nell'ul ma cappella, risalente al XVII sec., sono conservate sei formelle in terraco a. POGGIO BUSTONE Poggio Bustone e l'inizio della missione di pace di Francesco "Buon giorno, buona gente!" Così Francesco salutò secondo la tradizione gli abitan di Poggio Bustone quando, per la prima volta, giunse nel borgo alle pendici degli Appennini. È Luca Wadding, importante storico francescano del seicento, a raccontar- ci l'arrivo di Francesco a Poggio Bustone nel 1209, narrandoci di un Francesco e dei suoi compagni perseguita in patria e alla ricerca di un luogo ospitale, che trovarono proprio in Poggio Bustone. Inerpicandosi sulla strada che conduce fino all'eremo si riscopre tu a la semplicità e la le zia di questo saluto, in una natura che somiglia ancora a quella che Fran- cesco vide e amò. Il Santuario è circondato dai boschi verdeggia e apre lo sguardo su un panorama che ha del mis co: la Valle Santa e la sua parte se entrionale con la splendida Riserva dei laghi Lungo e RipasoRle. La pre- senza di San Francesco I più an chi agiografi di Francesco indicano nei pressi di Poggio Bustone la prima meta del Santo nella Valle Rea na. Francesco sostò in ques luoghi, raccogliendosi in preghiera in una gro a solitaria tra i boschi. Qui ebbe la visione che gli confermò il perdono per i pecca giovanili. Qui gli fu prede a un'espansione prodigiosa per il suo Ordine ed ebbe la predizione in base alla quale da Poggio Bustone sarebbe par ta la sua missione di pace. Come sempre nella consuetudine di Francesco, il precario alloggio che trovò era poco distante dal pae- se di Poggio, così da perme ergli di predica- re alla gente del borgo. L'altra tes monian- za della presenza di Francesco a Poggio Bu- stone riguarda una pubblica confessione di Francesco. Una folla si radunò presso l'eremo per ascoltare la predica del Poverello che stupì tuR mor ficandosi e confessando di aver mangiato cibi condi con lardo durante la quaresima. Le fon che riportano ques episodi non fanno nessun cenno alle date in cui si verificarono, rendendo impossibile una precisa collocazione cronologica. La storia del Santuario Secondo la tradizione la chiesa del Santuario, dedicata a San Giacomo, appartenne all'Ab- bazia di Farfa, che la donò ai fra minori nel 1217. Il luogo donato ai Francescano aveva una posizione strategica per favorire la predi- cazione: vicino a Rie e sulle vie percorse dai pastori per scollinare verso le regioni vici- ne. Dunque l'eremo di Poggio Bustone, dopo la presenza dire a del Poverello, divenne un centro aRvo e vitale già dalla prima metà del Duecento, anche se di questa prima fase restano pochi ricordi archite onici. Gli studiosi, in effeR, datano il complesso conventuale all'inizio del XIV sec. L'eremo conobbe momen di forte crescita alterna a momen di stallo, che Giovedì 27
  • 17. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 17 giunsero fino al semiabbandono o all'abban- dono. Tra la fine del Trecento e il Qua rocen- to il Santuario visse un periodo di grande floridità, grazie all'adesione al movimento dell'Osservanza, il movimento nato in seno all'Ordine Francescano e affermatosi nel XV sec. ad opera di San Bernardino da Siena e San Giovanni da Capestrano che spingeva a una vita asce ca rigorosa. Una data centrale è il 1373, quando Poggio, insieme alle comu- nità eremi che del Rea no, delle Marche e dell'Umbria, o enne il permesso di scegliere il proprio confessore. Così iniziò il processo di adesione all'Osservanza. I luoghi e l'arte Lo scri o, databile agli esordi del XIV sec., del cosidde o Anonimo Rea no, un frate rea no di cui non conosciamo purtroppo il nome, narra dell'esistenza di due romitori: uno su- periore, in cui il Santo fu rimesso di tuR i suoi pecca , e uno inferiore. Il romitorio superiore può essere iden ficato con la chie- se a incassata so o una massa rocciosa e nasco- sta dal bosco. Al tempo di Francesco era una semplice gro a, la prima costruzione risale agli inizi del XIV sec. e ado a la pologia a navata uni- ca coperta da volta a bo e. Nell'edificio si dis nguono due epoche: la parte trecentesca che circonda l'altare e un'al- tra risalente al XVII sec. La scoperta di questo ambiente, che forse cos tuì il primo insedia- mento francescano, è avvenuta nel 1947. Il romitorio inferiore è invece l'a uale chiesa e convento di San Giacomo. All'eremo superio- re si giunge a raverso un comodo sen ero immerso in un bosco di roverelle, aceri e carpini, circa trenta minu di cammino per giungere in un luogo incantato e reso santo dalla presenza di Francesco. Lungo il sen ero furono ere e intorno al 1650 sei cappelle a ricordo di miracoli avvenu sul luogo e tra- manda dalla tradizione popolare. La prima cappella custodisce la pietra sulla quale il Santo appoggiò il breviario mentre stava per sopraggiungere una tempesta: appena pog- giato il libro la pietra si sciolse come cera. La seconda cappella fu edificata sul luogo in cui Francesco si sede e poggiando le spalle a una pietra sulla quale rimase impressa l'im- pronta del suo cappuccio ancora oggi visibile. La terza cappella custodisce l'orma del gomi- to del Santo, la quarta è dedicata all'appari- zione del demonio e alle impronte che lasciò sulla pietra. La quinta conserva l'impronta del piede di Francesco, la sesta l'impronta di un angelo. Portandosi verso l'eremo inferiore, nei pressi del piazzale del convento, sorge il Tempio Vo vo realizzato da Carlo Alberto Carpiceci a ricordo della missione di pace cui il Santo diede inizio proprio da Poggio Busto- ne. A lato dell'ingresso sono incise le parole che Francesco lasciò ai disce- poli "Andate carissimi a due a due per le diverse plaghe della terra an- nunziate agli uomini la pace". All'interno si con- serva la statua del Pove- rello realizzata da Loren- zo Ferri. La chiesa del convento, accessibile dal piazzale, è dedicata a San Giacomo Maggiore. Davan si apre il por co ricostruito nel 1951 su proge o dell'archite o Alberto Carpiceci. La chiesa fu ere a nel XIV sec. e più volte rima- neggiata. Nel corso del XVII sec. vennero aperte due cappelle, una dedicata a Sant'An- tonio da Padova, la seconda a San Francesco. L'ul mo intervento è stato realizzato dopo il terremoto del 1948. Austero è l'interno della chiesa, a navata unica con copertura a capria- te, l'abside è invece coperto da un'elegante volta a crociera. Le modalità realizza ve di Giovedì 27
  • 18. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 18 alcuni elemen archite onici (mensole e costoloni) hanno suggerito agli studiosi una datazione ai primi decenni del XIV sec. Lungo la parete destra una tavola del XV sec. raffigura la Vergine col Bambino e San Giu- seppe. Sempre sulla stessa parete, durante i restauri del 1948, è stato rinvenuto un affre- sco seicentesco che raffigura un pontefice tra San Francesco e Sant'Antonio da Padova. Alle loro spalle vi è l'interessante raffigurazione del castello di Poggio Bustone che ci per- me e di ricostruire l'an co asse o urbanis - co del borgo: circondato da mura, dominato dalle torri e dal campanile e dotato di due porte di accesso. Sulla destra della chiesa è collocato il chiostro a orno al quale si svilup- pa il convento. Della primi va costruzione resta un por che o con pilastri e colonnine o agonali, oggi inglobato nel chiostro. Su una parete del chiostro si conserva un dipin- to con la Madonna col Bambino, pregevole e raffinata opera di scuola sud umbra del XV sec. Interessante la vista al refe orio dei pellegrini, ornato da due dipin seicenteschi: l'Ul ma Cena e l'Immacolata tra San France- sco e Santa Chiara. La presenza di Francesco nel Santuario di Poggio Bustone nel racconto dire o delle fon Si accusa d'Ipocrisia Una volta, intorno a Natale, si era radunata molta folla per la predica presso l'eremo di Poggio. Francesco esordì a questo modo: "Voi mi credete un uomo santo e perciò siete venu qui con devozione. Ebbene, ve lo con- fesso, in tu a questa quaresima, ho mangia- to cibi condi con lardo". E così più di una volta a ribuì a gola, ciò che invece aveva concesso alla malaRa. Tommaso da Celano, Vita Seconda, XCIV, 131, in Fon Francescane. Edi o Minor, Assi- si, Movimento Francescano, 1986 Previsioni di Francesco Un giorno mentre dimorava nell'eremo supe- riore di Poggio, in provincia di Rie , e ripen- sava con amarezza al suo passato, si senc pervaso dalla gioia dello Spirito Santo che lo rassicurò che gli erano sta pienamente ri- messi tuR i pecca . Nello stesso romitorio un'altra volta, rapito fuori di sé e sommerso totalmente in una luce meravigliosa che dilatava gli orizzon del suo spirito, vide con perfe a lucidità l'avvenire suo e dei suoi figli. Dopo l'estasi, ritornò dai fra e disse loro: "Siate for , ca- rissimi, e rallegratevi nel Signore; non voglia- te essere tris , perché siete in pochi, e non vi faccia paura la mia e vostra semplicità; poi- ché, come il Signore mi ha mostrato con una visione veri era, Dio ci farà diventare una grande mol tudine e la sua benedizione ci farà crescere in mol modi". Anonimo Rea no, Actus Bea Francisci in Valle Rea na, VIII, 17-20, a c. di A. Cadderi, Assisi, Edizioni Porziuncola, 1999 La monumentale Porta in bronzo verde, ope- ra di Antonio Maraini, fu collocata nel 1931; in occasione del Giubileo dell’anno 2000 fu collocata la nuova Porta Santa in bronzo dorato, dello scultore Enrico Manfrini. LUCIO BATTISTI - I GIARDINI DI MARZO La graziosa ci adina di Poggio Bustone, bor- go in provincia di Rie arroccato su un colle che si affaccia sulla vallata del rea no, deve la sua notorietà in par colar modo per aver dato i natali all’ama ssimo cantante e musi- cista Lucio BaRs . Giovedì 27
  • 19. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 19 I Giardini di Marzo, un parco dedicato alla memoria dell’indimen cato ar sta, prende il nome da una delle canzoni più famose del cantante. Ed è proprio su una piazze a ter- razzata del parco, che si erge la statua bron- zea di Lucio BaRs , opera del famoso sculto- re Manuel Campus. Manuel Campus, nato nel 1928 a Domus De Maria, vive e opera a Bazzano Inferiore di Spoleto, in provincia di Perugia. Affermatosi pres ssimo nel campo dell’arte ha trovato la sua prima dimensione nella ceramica, inse- rendosi quasi subito a livelli internazionali ed è stato autore di numerose opere apprezzate in tu o il mondo. La statua, inaugurata il 9 se embre del 1999, immortala il cantante con la sua amata chi- tarra in mano. Meta di pellegrinaggio di fans e curiosi, i Giardini di Marzo è un luogo par - colarmente sugges vo, per la flora variegata e per la meravigliosa vista che si gode sulla valle so ostante. CASCATE DELLE MARMORE La Cascata delle Marmore è un'opera ar fi- ciale di sistemazione idraulica dovuta ai Ro- mani; il fiume Velino, infaR, si allargava negli anni preceden il 290 a.C. in una vasta zona di acque stagnan , paludose e malsane. Allo scopo di far defluire queste acque, il console Curio Dentato fece scavare un canale che le convogliasse verso la rupe di Marmore, e da lì le facesse precipitare, con un balzo com- plessivo di 165 metri, nel so ostante alveo del fiume Nera. Lo spe acolare salto della Cascata delle Marmore ha ispirato poe ed ar s di ogni periodo storico: Virgilio nell' "Eneide", Cicerone e G. Byron nel "Childe Harolds Pilgrimage". Da circa 50 anni le acque della cascata sono u lizzate per alimentare la centrale idroele rica di Galleto. Di conseguenza la cascata si può ammirare solo negli orari riporta nella ta- bella so ostante. Fu proprio grazie alla ric- chezza di queste acque ed alla loro energia, che fu possibile il sorgere, a Terni, di indu- strie siderurgiche, ele rochimiche ed ele ri- che. Sulle origini della cascata c'è una leggenda: una ninfa di nome Nera si innamorò di un bel pastore: Velino. Ma Giunone, gelosa di que- sto amore, trasformò la ninfa in un fiume, che prese appunto il nome di Nera. Allora Velino, per non perdere la sua amata, si ge ò a capofi o dalla rupe di Marmore. Questo salto, des nato a ripetersi per l'eternità, si replica ora nella Cascata delle Marmore. Giovedì 27
  • 20. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 20 Venerdì 28 agosto P : 08:30 - #$%&'()$ #'% S#/+'&/ (40 L,(d&,) 09.10 - $%%,2/ $ S#/+'&/: 2,0,&$ $++$ 1,&&J (#$%K Md0 “0&%$*$ %/L$($” -&$%,II$ $ /%' L$u € 15,00 &d&&/ ,+ G,/%(/) 11.00 - #$%&'()$ #'% T%'2, (30 L,(d&,) 11.30 - $%%,2/ $ T%'2,: S$(&$ M'00$ #%'00/ ,+ 1/(2'(&/ 12.30 - #$%&'()$ #'% S. M$%,$ *'G+, A(G'+, (30 L,(d&,) 13.00 - $%%,2/ $ 0. M$%,$ *'G+, A(G'+,: #%$()/ %,0&/%$(&' “C$0$ N/%1,$” F&&#://fff.1$0$(/%1,$.,& (#$%K Md0 $ #$G$L'(&/) 14.30 - P$%&'()$ #'% S#'++/: 2,0,&$ $++$ 1,&&J 16.00: #/00,M,+, L'&' • P$%&'()$ #'% &'%(, • B'2$G($: $ 20 L,(d&, *$ 0#'++/, *$22'%/ G%$*'2/+' 1/( d( Ld0'/ (/( '(/%L' L$ ,(&'%'00$(&' F&&#://#%/+/1/M'2$G($.,&/ Ld0'/_*,_M'2$G($/ • M/(&'I$+1/: M/%G/ $ 30 L,(d&, *$22'%/ ,(&'%'00$(&', ,( #$%&,1/- +$%' #'% ,+ 0d/ Ld0'/ (,( 'II'&&, (/( (' $MM,$L/ 2,0&,) 1F' #/&%'L- L/ 2,0,&$%' ,( L'(/ *, d('/%$. L' /#'%' #%'0'(&, 0/(/ *$22'%/ "GF,/&&'"! F&&#://fff.Ld0'/*,L/(&'I$+1/.,&/ • F/(&, *'+ 1+,&d((/: 0d++$ 0&%$*$ *'+ %,&/%(/, /$0, ($&d%$+,0&,1$, (/( G%$(*' L$ 1$%,($, +d/G/ *, ,0#,%$),/(' #'% #/'&, ' 0&/%,1, (#+,(,/ ,+ G,/2$(', 2,%G,+,/ (L$F!), C$%*d11, ' $+&%,.... M/%'($ C$)- )$(,G$) L$ #$%' 1, 0,$ $(1F' *'+ G'+$&/ F&&#:// fff.I/(&,*'+1+,&d((/.,&/23-I+-P$%1/.F&L+ #$%&'()$ #'% T'%(, (17.45 B'2$G($ ' M/(&'I$+1/; 18,00 F/(&, *'+ C+,&d((/) 19.00 - %,'(&%/ $ T'%(, 1'($ ' TERNI MN (,GF& SPOLETO La bellissima ci à umbra presenta numerosi monumen e bellezze che la rendono un'im- portante meta turis ca del centro Italia. Spoleto è una bellissima ci adina dell’Umbria situata in provincia di Perugia e sorge a 396 metri sul livello del mare. Il comune conta circa 38.000 abitan , deR spole ni. Nella storia la ci à è stata abitata fin dalla preisto- ria ed è stata sede del Ducato di Spoleto. Per la bellezza dei suoi vicoli è stata usata spesso come set cinematografo; di recente ha fa o da cornice alla fic on di Rai 1: Don Ma eo 9. Mol ssime sono le manifestazioni che si svol- gono a Spoleto, sicuramente l’evento più importante è il Fes val dei Due Mondi. Si tra a di una rassegna di livello internazionale che propone spe acoli di prosa, danza, con- cer e mostre. I primi due luoghi di interesse che troverete sono il Teatro Romano, risalente al I secolo d.C. e il Museo Archeologico Statale: all’inter- no ospita reper che illustrano la storia della Venerdì 28
  • 21. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 21 ci à dalla protostoria al periodo tardo an co e una sezione dedicata al territorio della Valnerina in epoca preromana e romana. Procedete la visita passeggiando lungo Corso Mazzini, proseguendo su Via W. Tobagi, arri- verete in Piazza della Signoria. Prendendo la scalinata di destra, arriverete in Piazza del Duomo, alzate gli occhi e ammirate la bellissi- ma Ca0edrale di Santa Maria Assunta, sorta nel 1067 sui res di una chiesa del IX secolo d.C. Al suo interno, di notevole interesse sono gli affreschi del Pinturicchio nella Cap- pella del vescovo Eroli, mentre di Filippo Lippi sono quelli nell'abside della navata centrale. Il Duomo è sicuramente fra i monu- men più belli della ci à. La vostra passeg- giata prosegue lungo la scalinata che condu- ce a Via A. Sappi, sulla vostra destra trovere- te la chiesa di Sant’Eufemia, situata e visita- bile all’interno del cor le della residenza arcivescovile; questa bellissima chiesa in s le romanico è la parrocchia della fic on di Don Ma eo 9. Salendo per Via Sappi giungerete in Piazza del Campello, da dove inizia la pas- seggiata panoramica, de a anche “giro della rocca”, che circonda la sommità del colle Sant'Elia, su cui sorge la splendida Rocca Albornoz. La fortezza venne edificata negli anni sessanta del XIV secolo, per volontà di papa Innocenzo VI. La rocca possiede sei possen torri e due cor li interni; inoltre, al suo interno, è presente il Museo nazionale del ducato di Spoleto dove sono conservate numerose tes monianze altomedievali. Pro- seguendo la passeggiata panoramica, potrete ammirare e a raversare lo spe acolare Pon- te delle Torri, lungo 230 metri e alto ben 82. Si tra a di un acquedo o di epoca romana – longobarda; esso viene considerato un'ano- malia per la sua epoca di costruzione dato che in quel periodo furono rare le opere di uso civile di una tale maestosità. Il ponte congiunge il colle Sant’Elia con il Monteluco dove è presente il For7lizio dei Mulini e dove hanno inizio numerosi sen eri naturalis ci. Vale la pena a raversarlo! Riscendendo toc- cherete Piazza del Mercato, successivamente su Via dell’Arco di Druso ammirerete l’omo- nimo arco di epoca romana precisamente ere o nel 23 d.C. e l’Arco di Monterone. Infine scendete per Piazza Fontana e vi ritro- verete in Piazza della Libertà, luogo in cui ha avuto inizio questa fantas ca visita a Spoleto DUOMO La stru ura originaria della ca edrale risale alla fine del 1100, quando si procede e alla ricostruzione degli edifici distruR nel 1155 da Federico Barbarossa (S. Maria del Vescovato e S. Primiano). Di S. Primiano si è conservata la cripta so o all‘a uale Cappella delle Reli- quie. Interven successivi sono sta effe ua- con l’aggiunta di un por co di s le rinasci- mentale fra il 1491 e il 1504 e col rifacimento degli interni nel 1600. Fu consacrata da Papa Innocenzo III nel 1198 e terminata fra il 1216 e 1227. L‘a uale facciata ha ampliato la pree- sistente, ed è stata completata intorno al 1200. Il rosone centrale, del XII secolo, è al centro di un quadrato che negli angoli ha i simboli dei qua ro Evangelis . Esso, a sua volta, sormonta una galleria cieca di cinque colonnine e due telamoni. Il por co aggiunto nel 1491-1504 da Ambrogio di Antonio Ba- rocci da Milano e Pippo di Antonio da Firen- ze, è composto da cinque archi, coi pulpi laterali. Il campanile è del XII secolo, è co- struito in grandi conci squadra , in parte provenien dalle preceden stru ure. L’in- terno è a tre navate e sei campate, con co- lonne a capitello corinzio. Ospita fra le tante Venerdì 28
  • 22. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 22Venerdì 28
  • 23. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 23 opere di grande pregio ar s co un affresco con Madonna e San del Pinturicchio, e nel transe o destro la tomba del pi ore Filippo Lippi, che, insieme ai suoi seguaci, realizzò gli affreschi “Presepio”, “L‘Annunciazione”, la “Dormi o” e “L‘Incoronazione della Vergine”. In un ulteriore intervento del XIX secolo, Giuseppe Valadier, l‘archite o di Piazza del Popolo e del Pincio a Ro- ma, creò gli altari e le porte. Nella nicchia della navata sinistra è stata collocata una delle opere più importan del Duomo di Spoleto: il “Crocifisso”, pergamena dipinta appli- cata su tavola, di Alberto So o (1187). Proviene dalla Chiesa dei Ss. Gio- vanni e Paolo. s. PONZIANO Il complesso è dedicato al Santo Patrono di Spoleto, che si festeggia il 14 Gennaio. Pon- ziano era di famiglia agiata, e visse ai tempi dell’Imperatore Marco Aurelio, durante la quale si ebbero le c.d. “persecuzioni fabia- ne”, dal nome del giudice Fabiano. La chiesa a tre navate e tre absidi fu edificata nel XII secolo in s le romanico. Ha poi subìto, fino al 1788, pesan rimaneggiamen interni, in par colare alla fine del XVIII secolo, ad opera del Valadier. Nell’XI secolo fu monastero benedeRno e nel 1392 ospitò una comunità religiosa femminile so o la regola di San Benede o. Nel XVI secolo arrivarono le Cla- risse. Nel 1860 il complesso diventò di pro- prietà del Comune di Spoleto. Nel 1899 fu ceduto a priva . Successivamente fu res tui- to alle monache e dal 1905 è abitato dalle Canoniche Regolari Lateranensi di Sant’Ago- s no. Vi si accede da un arco in cui è raffigu- rato il santo stesso armato e a cavallo. Nella chiesa sono conserva tre an chi sarcofaghi e nella sala capitolare è conservato un gran- de affresco datato 1482 che rappresenta la Madonna con il Bambino tra i San Bene- de o e Ponziano. Il campanile proviene dalla trasformazione di una torre di avvistamento che era in posizione assai strategica a con- trollare il diver colo della Via Flaminia ed, eventualmente, il le o del torrente. La fac- ciata è disegnata da archeR pensili che si ritrovano nel mpano. Il portale, riquadrato da una cornice. Manca del rosone, delle teste del grifone, dell’aquila e del leone, che furono rubate. La colonna di sinistra è stata ricostrui- ta durante lavori di consoli- damento e restauro negli anni 80, volutamente con materiale moderno, per non ingannare con un finto an co. Ogni anno, in occa- sione della sua festa il cra- nio di San Ponziano viene portato in Duomo per le adorazioni. E’ leggenda che nel monastero si senta allora il pianto delle monache defunte, dovuto alla mancanza del loro Santo. S. PIETRO Questa chiesa, di chiaro s le romanico, luogo di sepoltura di mol vescovi, si erge all’in- gresso sud di Spoleto, fuori le mura, al co- spe o della Rocca e del Ponte. Vi si accede salendo una larga e maestosa scalinata, co- struita nel 1600. La prima edificazione è pro- babilmente del 419 d.C., su ordine del vesco- vo Achileo. Ques riportò da Roma delle reliquie appartenen alle catene di S. Pietro in Vincoli e le custodì in San Pietro extra moenia. Nel dodicesimo secolo l’ampliamen- to e nel 1329 l’incendio da parte dei ghibelli- ni, in occasione di una delle tante ba aglie ci adine. La ricostruzione procede e in più fasi, fino a concludersi nel XV seco- lo. L’interno segue lo schema a tripla navata, con archi a tu o sesto. Verso la fine del di- ciasse esimo secoli gli interni furono rifaR in s le barocco. La facciata, a qua ro spioven , Venerdì 28
  • 24. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 24 ospita tre portali e tre rosoni, ed è divisa da lesene e cornici a formare una serie di riqua- dri. Vi sono i simboli dei qua ro Evangelis agli angoli. La parte superiore, incorniciata da sei formelle, è sormontata da un mpano con la statua di San Pietro. Le par laterali della facciata, più basse, sono in due ali ag- giunte in un periodo successivo. All’esterno di San Pietro v’è la chiese a di San Silvestro recentemente restaurata e risalente al XIV secolo. SANTA EUFEMIA Per visitare la Chiesa di Sant'Eufemia, la cui zona absidale, ornata da archeR pensili e lesene, guarda la scalinata che porta a piazza Duomo, è necessario a raversare il cor le del palazzo arcivescovile. L'interessante edificio romanico del XII seco- lo nasconde al di là di una semplice e al tem- po stesso austera facciata, decorata da una sola bifora, un interno a tre navate divise da colonne e pilastri polis li illuminate da mo- nofore di s le romanico lombardo. Il pro- spe o a due spioven sopraeleva al centro è pico della prima archite ura romanica spole na con portali a rincassi concentrici e archeR rampan . Il par colare forse di mag- gior interesse ar s co è però rappresentato dalla zona dei matronei a causa della grande rarità di questa pologia costruRva nel terri- torio umbro. La Basilica di S. Eufemia sorge all’interno del Palazzo Arcivescovile, la cui area era occupa- ta dalla residenza dei Duchi Longobardi, co- me ricordano i documen dei secoli VIII e IX. La prima no zia del monastero di S. Eufemia e dell'annessa chiesa risale al secolo X, quan- do la badessa del Monastero di S. Eufemia, chiese al monaco benedeRno Giovanni Cas- sinese di scrivere la vita di S. Giovanni Arcive- scovo di Spoleto. L'interno, pur nella esiguità degli spazi, colpi- sce per la giustezza di ritmi e di proporzioni: le colonne e i pilastri, spesso o enu con elemen di spoglio provenien da edifici classici ed alto medioevali, scandiscono le tre navate; la presenza di matronei, è stata posta in relazione con la tradizione secondo cui Sant'Eufemia occupò l'area dell'an ca resi- denza regia e ducale dove, sul po della cap- pella pala na di Aquisgrana, esistevano i matronei. SPELLO Spello è come un libro prezioso composto da tante pagine da sfogliare con calma e deside- rio di bellezza. Partendo dalla parte meridio- nale (la zona di “Borgo”) per salire fino alla Porta dell’Arce (il “Belvedere”), si ripercorre visivamente la storia di un luogo in cui si respirano le an chissime presenze umbre, romane, medievali e rinascimentali. L´entrata per Porta Consolare era l´ingresso principale già al tempo dell’insediamento romano nella parte più a valle, in corrispon- denza della strada che si stacca dalla Via Flaminia. La Porta si apre nella cerchia mura- ria augustea ed è a tre fornici e sormontata da tre statue di epoca repubblicana rinvenu- te nell´area dell´Anfiteatro. E’ affiancata da una Torre medievale sulla cui sommità cam- peggia una pianta di olivo, simbolo di pace e del più pico prodo o locale, l’olio. La maestosa porta romana ci introduce nel popo- lare Ter- ziere Porta Chiusa, uno dei tre quar eri (gli altri sono Mezota e Posterula) in cui dal me- dioevo è suddivisa Spello. Incassate nei vicoli streR e fiori si notano le case-torri, che u lizzano nelle murature la pietra calcarea rosa e bianca estra a dal vicino Monte Suba- sio. Percorrendo Via Consolare, all’imbocco con Venerdì 28
  • 25. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 25 Via S. Angelo incontriamo la Cappella Tega, una piccola aula con volta a crociera affresca- ta, dove splende un’intensa Crocifissione di Niccolò Alunno del 1461. Poco oltre la catena che divide Porta Chiusa dal Terziere Mezota, sulla destra appare la chiesa principale del paese, S. Maria Maggio- re, nota già nell´XI sec. ma terminata nel 1285 (dal XII sec. è Collegiata). L´intervento seicentesco (1644) ne ha allungato il corpo originario e sos tuito la facciata che conserva nel portale i fregi romanici. L´interno è una vera galleria d´arte, a cominciare dalla Cap- pella Baglioni affrescata nel 1501 dal Pinturic- chio, pi ore umbro celebre per il suo senso decora vo, festoso e cortese: sulle pare sono rappresentate le scene dell´Annunciazione, della Na vità, della Di- sputa di Gesù coi Do ori, mentre nelle vele della crociera compaiono le figure di qua ro Sibille. A destra, nella cornice archite onica dipinta, c’è l´autoritra o del pi ore. Sempre del Pintoricchio c’è una meravigliosa Madon- na con Bambino che si aggiunge ad altri affreschi, opera della sua scuola. E abbiamo inoltre due affreschi del Perugino sui ter- minali del coro ligneo (1520). Il pavimento in maiolica di Deruta è cinquecentesco. ARguo alla chiesa, Palazzo dei Canoni- ci ospita la Pinacoteca Civica. Tra gli odori della buona cucina e i profumi dei balconi fiori giungiamo alla chiesa romanica S. An- drea, di cui si ammirano la ghiera a treccia del portale e l’altare trecentesco, oltre agli affreschi del Qua rocento e alla tavola dipin- ta da PintUricchio con i suoi aiutan (Madonna con Bambino e San , 1508). Al cuore della ci à si arriva da Via Cavour dove sono concentrate le più an che bo e- ghe ricche dei prodoR locali. Eccoci quindi in Piazza della Repubblica, un po’ frammen- taria a causa delle molte manomissioni, che hanno coinvolto anche il Palazzo Comunale. La parte originaria del XIII sec. corrisponde al loggiato di sinistra ad archi ogivali, cui si ap- poggia la fontana cinquecentesca di Papa Giulio III. Nel Palazzo si conserva un impor- tante reperto romano, il Rescri o di Costan - no (330 circa d. C.) che concedeva privilegi alla ci à. Il lato lungo della piazza è chiuso dalla Rocca Baglioni (1358) trasformata in residenza di famiglia da Adriano Baglioni a par re dal 1572. A lui si deve l’asse o “moderno” della piazza che sul finire del XVI sec. assume sembianze rinascimentali sul po delle “ci à ideali” allora in voga. In piaz- za merita uno sguardo anche la piccola Chie- sa di S. Filippo, opera se ecentesca del Pier- marini. Da Via Garibaldi, passando accanto a Palazzo Cruciani (XVII-XVIII sec.), il maggio- re edificio privato, oggi sede del Comune, si arriva a Piazza Mazzini, dove sorge la seconda Collegiata, San Lorenzo, edificata nel XII sec. e poi trasformata nel 1540. Anche qui trovia- mo opere notevoli, co- me la se ecentesca Cappella del Sacramen- to, forse del Piermarini, e le tarsie cinquecente- sche del coro. A Via Giulia termina il Terziere Mezota e inizia la passeggiata verso la parte alta del paese a raverso il Terziere Pusterola. Sull´incrocio con Via Arco di Augusto si nota- no i res di Porta Romana, che si apriva lungo la cinta augustea. Oltre il Teatro Civico Suba- sio di fine Se ecento, si percorre l’arteria principale della parte nord del paese, Via Giulia, con i suoi scorci, le piazze e e vicoleR deliziosi come Via Fontanello e Borgo del Teatro. La passeggiata prosegue fino all’Ora- torio di S. Biagio, sede di un ospedale re o da laici (1430). Al termine della via, chiusa dalle mura trecentesche, s´inserisce il Com- Venerdì 28
  • 26. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 26Venerdì 28
  • 27. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 27 plesso delle Clarisse (chiesa e convento, 1320). La breve salita di Via Cappuccini im- me e, a raverso ciò che resta dell’an ca Porta dell´Arce, nella parte più alta di Spello, chiamata il Belvedere. Grandi blocchi di pie- tra appartenen a edifici romani tes monia- no la storia millenaria del luogo. Costeggia i muri del Convento dei Cappucci- ni, si scende per la ripida Via Torre di Belve- dere verso S. Mar no, edificio di culto di origine romanica (XII sec.), e ci ritroviamo al Terziere di Mezota. Resta da percorrere Via delle Mura Vecchie per giungere alla monumentale Porta Vene- re, di età augustea, la cui elegante stru ura a tre fornici è esaltata dalle Torri di Properzio, dedicate al poeta la no di cui Spello si con- tende i natali con Assisi, ma che probabil- mente non sono romane bensì ma del XII sec. Da qui si esce dalla cinta muraria romana e si raggiungono i res dell´Anfiteatro Romano (I secolo d.C.) e la Chiesa di S. Claudio, che ha mantenuto intaR i puri e primi vi cara eri romanici de a dalla sobrietà francescana. Percorrendo all´esterno il tra o delle Mura Augustee ritorniamo a Porta Consolare, dove era iniziato il nostro i nerario. Abbiamo an- cora negli occhi l’incanto di stradine quali Via Porta Chiusa, Via Borgo della Fortezza, Via S. Ercolano, dove ba e forte il cuore dell’Um- bria – e dell’Italia – più bella. FONTI DEL CLITUNNO La Storia Hai mai veduto le Fon del Clitunno? Se non ancora, e credo di no, altrimen me ne avres parlato, valle a vedere. "Io l'ho viste da poco e mi rammarico di averlo fa o troppo tardi". Così scriveva Plinio il Giovane a un amico e il suo consiglio è valido ancora oggi. Le Fon del Clitunno come le vediamo oggi sono diverse da quelle del Primo secolo, ai tempi di Plinio. Un violento terremoto, nel 444 cambiò la faccia della zona e, probabil- mente, fu la causa del ridimensionamento del fiume Clitunno, fino ad allora navigabile. La sistemazione delle Fon del Clitunno come le vediamo oggi è dovuta all'opera paziente di Paolo Campello della Spina che tra il 1860 e il 1865 tolse la terra per creare lo spazio per il laghe o e provvide a far crescere la vegetazione che ancora oggi cara erizza le Fon del Clitunno, qualche anno dopo Giosue Carducci scrisse l'ode barbara Alle Fon del Clitunno. Il passaggio del poeta è ricordato oggi da una stele dello scultore torinese Leonardo Bistolfi con uno scri o di Ugo OjeR. Ma già qualche anno prima George Byron, in pellegrinaggio in Italia, era passato sulle rive del Clitunno e vi aveva lasciato traccia della sua vena poe ca. E sempre ai tempi di Augu- sto il poeta imperiale per eccellenza, Virgilio, aveva riportato a proposito del parco la cu- riosa leggenda dei buoi che, immergendovisi, sarebbero diventa ancora più candidi. Una leggenda che ha a che fare con il mito del dio Clitunno, divinità che affonda le sue radici nella religiosità preromana e forse ha origini autoctone. Quel che è certo è che fu celebrato in epoca im- periale e ci sono tes - monianze della presenza dell'imperatore Caligola che avrebbe frequenta- to i “clitunnali” feste in onore del Dio che si tenevano in primavera. Più a valle, a circa un chilometro, si trova il Tempie o del Clitunno, opera a cavallo tra la fine dell'impero e gli albori dell'epoca cris a- na. Nei secoli sono rimaste le tes monianze, su questo piccolo anomalo capolavoro di archite ura, del Palladio, del Piranesi e del Venerdì 28
  • 28. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 28 Vanvitelli. BEVAGNA Bevagna è al centro della Valle umbra, alle spalle Assisi con il suo carico di forte spiritua- lità, davan Spoleto, capitale della cultura contemporanea, la musica, il teatro, la danza. Bevagna è anche al centro del percorso che va da Firenze a Roma, non lontano dalla via Francigena, lo stesso percorso che per secoli ha visto poe , le era , ar s e filosofi, viag- giare per il Bel Paese alla ricerca di arte, sto- ria e paesaggi. Bevagna, an ca Mevania, capitale delle tribù umbre, al centro di vie di terra e di vie d’acqua…..nel suo nome “ci à che sta nel mezzo” una realtà an ca e mo- derna. A raversata dall’importante consolare roma- na Flaminia e circondata dalle acque, il Cli- tunno, il Timia, il Teverone…..Bevagna è uno scrigno prezioso carico di gemme, un luogo in cui il tempo rallenta, offrendo sugges oni ed atmosfere in cui il viaggiatore può sen rsi protagonista e non solo spe atore…l’arte e la storia, il racconto delle pietre e il racconto degli uomini, gli an chi mes eri e i prodoR della terra… MONTEFALCO Per la sua incantevole posizione geografica, sul ver ce di un ameno colle (473 mt.), che si erge al centro delle valli del Clitunno, del Topino e del Tevere, la ci à è stata definita "Ringhiera dell'Umbria". Celebre altresì per gli affreschi delle sue chiese, che ne fanno un punto di riferimento essenziale per la cono- scenza della pi ura umbra. Inoltre i suoi san- tuari rappresentano, nel turismo religioso, una tappa importante, ancora quasi tu a da scoprire, della spiritualità umbra. Dove l’arte incontra dolci colline, dove fre- schi dipin di più di seicento anni di vita in- contrano i sapori gastronomici pici della cultura italiana, ecco come si presenta la Ci à di Montefalco. Su questo colle assolato hanno soggiornato pi ori e poe , san e poli ci: a Montefalco Benozzo Gozzoli, pi o- re fioren no del primo rinascimento italiano, ha illustrato la vita di San Francesco d’Assisi creando un ciclo di affreschi capace di fare scuola per la pi ura a seguire, Herman Hesse ha passeggiato per le sue cara eris che stra- dine cercando un par colare da fermare nel tempo, vergini fanciulle si sono votate al Signore nel chiuso dei molteplici monasteri, come Santa Chiara della Croce, e un autore- vole sindacalista del novecento, Bruno Buoz- zi, vi è stato confinato suo malgrado. Così pensieri e vite si sono intreccia per secoli entro le mura della Ci à, accendendo spiri nuovi, calmandone altri, ma sempre cercan- do di fare cultura. Monumento nazionale dal 1872 la Chiesa di San Francesco rappresenta il cuore del Com- plesso Museale di Montefalco, uno spazio che non ci si può perme ere di non visitare, in quanto a orno a questo centro pulsante si dispongono altre preziose raccolte d’arte che è possibile ammirare seguendo un percorso che conduce dapprima alla pinacoteca, quin- di alla chiesa, di seguito alla cripta con le an che can ne dei fra minori conventuali e la sezione del materiale archeologico e infine agli spazi dedica alle mostre d’arte contem- poranea. Un percorso fisico di scale e corridoi che è sicura metafora del percorso storico incarnato dall’intero complesso. Venerdì 28
  • 29. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 29 TERNI Terni è una ci à dell'Umbria, capoluogo del- la provincia omonima. Centro prevalente- mente industriale, Terni può considerarsi un'oRma base logis ca per visitare i bellissi- mi dintorni, pici del paesaggio umbro. Nel territorio comunale, a soli 8 km dal centro ci adino, si trova la famosa Cascata delle Marmore, una delle cascate più alte d'Euro- pa, creata dagli an chi Romani con uno sbar- ramento nel 271 a.C.. Terni è anche nota per essere la ci à di San Valen no, patrono degli innamora , le cui spoglie sono custodite nella basilica a lui dedicata. La ci à si distende al centro di un ampia pia- nura per cui si presta ad essere percorsa e scoperta a piedi, accanto agli an chi palazzi ed alle chiese del centro storico si possono scoprire le tes monianze della sua storia industriale e le bellezze naturalis che che cara erizzano i dintorni. Cenni storici Ci à dalla storia millenaria come tes monia- to dalla vasta necropoli venuta alla luce du- rante gli scavi di sbancamento per la costru- zione dell'Acciaieria alla fine dell'800, un vas ssimo complesso di tombe a incinerazio- ne e ad inumazione con sepolture datate a par re dal X secolo a.C.. Era uno dei centri principali centri degli Umbri, centro spirituale e poli co dell'etnia dei Naharki, la popolazio- ne stanziata lun- go le sponde del fiume Nera. Con la conquista di Nequinum (oggi Narni) nel 299 a.C. da parte delle armate di Roma inizia la romanizzazione del territorio, la ci à viene riba ezzata Inte- ramna Nahars e diviene un importante muni- cipium, a raversato dalla Via Flaminia. Luogo natale dell'imperatore Tacito e di suo fratello Annio Floriano, la tradizione locale vuole che Terni sia la patria anche dello storico Tacito a cui è dedicata la principale arteria ci adina. L'evangelizzazione porta alla cos tuzione della diocesi di cui San Valen no, oggi patro- no della ci à e degli innamora , cos tuisce uno dei primi vescovi. Con la crisi dell'Impero e le conseguen invasioni barbariche la ci à viene saccheggiata più volte dalle orde bar- P : /%' 8.30 #$%&'()$: 11.00 $%%,2/ $+ S$(&d$%,/ F%$(1'01$(/ *, L$ V'%($ 11.45 S$(&$ M'00$ ('++$ C$##'++$ *'++' S&,LL$&' 12.30 P%$()/ #%'00/ ,+ R'I'&&/%,/ *'+ P'++'G%,(/ 16.00 #$%&'()$ #'% %,&/%(/ 19.00 1'($ $ M/*'($ “R,0&/%$(&' Td%,0L/” (d01,&$ $d&/0&%$*$ L/*'($ (/%*) $%%,2/ #%'2,0&/ /%' 24.00 Sabato 29 agosto Sabato 29
  • 30. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 30 bariche e sogge a a progressivo abbandono e spopolamento. Terni entra nell'orbita del Ducato longobardo di Spoleto, divenendo ci à di confine con la vicina Narni, che rima- ne in mano ai bizan ni. In questo periodo inizia la vacanza della sede vescovile che sarà sogge a alterna vamen- te a Narni e a Spoleto. Nel 742 avviene, nella Basilica di San Valen no, lo storico incontro tra il Re longobardo Liutpran- do e il Papa Zaccaria, con il quale il re res tuisce al papa le ci à so ra e al controllo del Ducato Romano, divenendo uno degli aR che consolida- rono il potere papale sull'Italia centrale. Il centro della ci à an ca è cos tuito da Piazza della Repubblica dove si affaccia il Palazzo della Biblioteca Comunale, già Palazzo Comunale e Palazzo Apostolico, nella versione archite onica di fine o ocento che sfoggia una moderna torre in vetro ed acciaio al posto quella o ocentesca distru a dai bombardamen , al piano terra è un am- pia sala voltata go ca, ricordo dell'an co Palazzo del Podestà, sulla piazza si affacciano inoltre il vecchio Palazzo delle Poste, realizza- to negli anni 20 del Novecento dall'arch. Cesare Bazzani e l'an co Caffè Pazzaglia, aperto nel 1913 da Spartaco Pazzaglia, un tempo fornitore della Casa Reale. Dalla piaz- za inizia Corso Tacito aperto, a fine o ocen- to, nell'an co tessuto urbano per collegare il centro della ci à con la stazione ferroviaria, oggi è la via dei negozi più elegan e di inte- ressan archite ure novecentesche come la Palazzina Alterocca di C. Bazzani, l'elegante Palazzo Montani- Leoni, che ospita la fonda- zione Carit, sede di mostre ed esposizioni d'arte e la Casa Chitarrini opera di M. Ridolfi, uno dei maestri dell'archite ura del Nove- cento italiano. Il Corso si conclude nell'ampia Piazza Tacito fulcro delle ci à moderna dove spicca la cara eris ca fontana, realizzata nel 1935 dall'archite o Ridolfi, la piazza è domi- nata dalle archite ura di rappresentanza come il monumentale Palazzo del Governo, opera dell'arch. C. Bazzani e la ex sede della Banca d'Italia. Ai la del nuovo corso si sviluppa l'an co centro urbano imperniato sugli assi che furono dell'an co im- pianto urbano di origine umbra e poi romana, Via Roma e Corso Vec- chio seguono l'anda- mento del vecchio car- do, mentre Via Cavour e Via Garibaldi quello del vecchio decumano. Lungo ques assi sono sorte le residenze più rappresenta ve delle famiglie nobiliari ci adine ed ancora i quar- eri a orno racchiudono l'atmosfera della ci à an ca, i vicoli tortuosi a orno a Piazza Clai sono quelli che meglio racchiudono l'ani- ma medievale della ci à, mentre il quar ere Duomo rappresenta quello più rappresenta - vo della ci à an ca, dove sono i res dell'An- fiteatro Romano e lo storico giardino de La Passeggiata Tra le archite ure civili spic- ca Palazzo Spada, oggi sede comunale, un monumentale edificio cinquecentesco con interessan decorazioni ad affresco realizzate da pi ori fiamminghi. Tra gli altri palazzi sono degli di nota Palazzo Manassei, Palazzo Gaz- zoli, Palazzo Carrara, Palazzo Giocosi. Tra le archite ure religiose spiccano l'an ca roton- da di San Salvatore, la monumentale Chiesa di San Francesco, l'an ca Ca edrale di Santa Maria Assunta, la piccola Chiesa di Sant'Alò, la doppia chiesa di San Lorenzo. Terni non è solo la ci à dell’acciaio! Terni è anche la ci0à di San Valen7no, prote ore degli innamora di tu o il mondo. La sua basilica, che ne custodisce le spoglie, è meta Sabato 29
  • 31. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 31 con nua di pellegrinaggi, mentre ogni anno l'intera ci à dedica importan even al San- to Patrono, che culminano nella festa del 14 febbraio. Passeggiando per il centro è possi- bile notare l’alternanza di edifici moderni, costrui dopo i pensa bombardamen subi- durante la Seconda Guerra Mondiale, a quelli decisamente più an chi. Il più an co monumento della ci à è San Salvatore, un edificio di culto composto da un corpo circo- lare a cupola cilindrica, chiuso da arcate, forse risalente all'epoca paleocris ana (potrebbe essere stato costruito su di un precedente edificio romano). All'interno troviamo affreschi della prima metà del XII secolo d'influsso senese e nell'abside una Crocifissione di scuola umbra dei primi del '500. Altro monumento sacro nel centro storico di Terni è la Chiesa di San Francesco. Inizialmen- te ad una navata, ad imitazione della basilica di Assisi, la chiesa è stata successivamente ampliata e conserva notevoli opere d'arte come la cappella Paradisi affrescata con le scene del Giudizio Universale di Bartolomeo di Tommaso. Del periodo romano sono ancora visibili traR di mura e i res dell'Anfiteatro romano, uno dei complessi più sugges vi della ci à. Ere o nel 32. d.C. per ordine di Fausto Liberale, durante il regno di Tiberio l’anfiteatro poteva ospitare fino a 10.000 persone. Della stru u- ra originaria sono ancora visibili par di opus re culatum in bloccheR bicolori e l'ellisse originaria, mentre delle gradinate non resta nulla. A ualmente è scoperto per 2/3 del perimetro, essendo una parte occupata dalla Chiesa del Carmine, immersa nel parco ci a- dino La Passeggiata, dove potrete sostare per una breve pausa nel verde prima di accedere alla Ca edrale. Il Duomo della ci à, dedicato a Santa Ma- ria Assunta ricostruito nel XVII secolo, con- serva, so o il por co che lo precede, un bel portale romanico a rilievi (XII secolo) e un secondo portale go co. Nella bella piazza della Repubblica è situato il Palazzo Comuna- le, ricostruito a fine '800 in forme rinasci- mentali. Piazza Europa è dominata da Palazzo Spada, residenza dell'omonima famiglia, imponente edificio a due piani e un mezzani- no, ritenuto l'ul ma opera di Antonio da Sangallo il Giovane, morto in ci à nel 1546. Piazza Tacito, altro punto cardinale del cen- tro ci à, ospita edifici pici dell'archite ura del Ventennio e uno dei monumen più ca- ra eris ci di Terni: la Fontana, opera dei due architeR Ridolfi e Fagiolo (1932). Un enorme pennone in lega inossi- dabile, realizzato dalle Acciaierie di Terni, si erge sopra una stru ura circolare, da cui sgorga un velo d’acqua che compie un piccolo salto, che ricorda quello della Ca- scata delle Marmore. La basilica di San Valen7no è uno dei monumen religiosi della ci à di Terni. Il primo edificio risale al IV secolo, e fu costruito sopra la tom- ba del mar re San Valen no, pres- so un'an ca necropoli paleocris a- na. Fu distru a nel VI secolo dai Go , e ricostruita poi nel VII secolo in due fasi dis nte, la prima tra il 625 e il 632 e la seconda tra il 642 e il 648, quando la ges o- ne dell'edificio fu affidata ai BenedeRni. Nel 742 la Basilica fu teatro dello storico incontro tra il re longobardo Liutprando e papa Zacca- Sabato 29
  • 32. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 32 ria. Il luogo d'incontro fu scelto dal sovrano dei Longobardi proprio per la presenza della salma del santo che si diceva avesse proprie- tà taumaturgiche. In quell'incontro Liutpran- do donò alla Chiesa di Roma diverse ci à, tra le quali Sutri. L'a uale edificio risale però al XVII secolo, quando so o il pon ficato di Paolo V vennero iniziate con successo le ri- cerche delle reliquie del santo nel luogo in cui sorgevano le prime chiese. La nuova basili- ca fu ul mata nel 1618 quan- do vi furono trasla i res del corpo del santo ospita nel fra empo nella ca edrale di Terni. Nel 1625, in occa- sione di una visita dell'Arciduca Leopoldo d'Austria, costui si fece carico, prima di ripar- re, per le spese della costruzione di un nuo- vo altare maggiore in marmo che venne com- pletato nel1632. Dietro l'altare maggiore si trova il coro con la cosidde a confessione di San Valen no, ovvero un altare, costruito proprio sopra la tomba del mar re, al centro del quale si trova un dipinto risalente al XVII secolo che celebra il mar rio del santo. Chi era San Valen no? Il santo mar re nasce a Terni intorno al 175 d.C e diviene il primo vescovo della ci à nel 197 d.C. per l'inves - tura di Papa Feliciano. La storia e la leggenda Per la tradizione San Valen no è l'autore di numerosi miracoli ma sopra u o si guada- gna l'appella vo di Santo prote ore degli innamora o "santo dell'amore" quando celebra il matrimonio fra il legionario romano Sabino ed una giovane cris ana Serapia. San Valen no muore il 14 febbraio 273 d.C. per ordine del prefe o romano Placido Furio durante le persecuzioni ordinate dall'impera- tore Aurelio. La sua colpa è quella di aver sos tuito con un sacramento religioso cris a- no l'an co rito pagano della festa della fer li- tà, i Lupercalia, consacrato al dio Lupercus. La sua vita dedita all'apostolato, e nobilitata dal mar rio, indusse nel 1644 i ci adini a procla- marlo Patrono di Terni. Ma la notorietà inter- nazionale di San Valen no si deve alla leg- genda, nata nei paesi anglosassoni, secondo la quale egli fosse solito donare ai giovani suoi visitatori un fiore del suo giardino. Tra due di ques giovani nac- que un amo- re che portò ad un unione tanto felice che molte altre coppie seguirono il loro esempio, a tal punto da indurre il Santo a dedicare un giorno dell'anno ad una benedi- zione nuziale generale. Ancora oggi nella Festa della Promessa prima i fidanza giun a Terni da mezzo mondo si scambiano un voto d'amore, poi gli sposi che hanno raggiunto il ven cinquesimo o il cin- quantesimo anno di matrimonio possono rinnovare l'impegno del loro legame. Altre fon fanno risalire ad even diversi la qualifica del Vescovo a Santo dell'amore; per alcuni addiri ura il fa o è assolutamente casuale essendo la conseguenza di una dona- zione che Papa Paolo II alla metà del 1400 aveva elargito alle donne nubili proprio il 14 febbraio. L'a uale Basilica di San Valen no fu costruita nel 1605 sui res di preceden templi, e con ene opere di un certo interes- se, in par colare nella cripta. A orno alla Basilica si concentrano ogni 14 febbraio i festeggiamen per il giorno di San Valen no, con il tradizionale mercato, le manifestazioni ed i premi. Sabato 29
  • 33. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 33 La Festa di San Valen7no Ogni anno durante il mese di febbraio Terni rende omaggio a San Valentno, patrono della ci à, con una cornice di appuntamen cultu- rali, riflessivi, di festa, ma anche liturgici vol a tenere insieme la dimensione religiosa delle celebrazioni del Santo e quella civile delle inizia ve ispirate alla forza evoca va dello stesso. LA VERNA Il Santuario francescano della Verna, situato a pochi chilometri da Chiusi della Verna (provincia di Arezzo), all'interno del Parco Nazionale delle Foreste Casen nesi, Monte Falterona e Campigna, è famoso per essere il luogo in cui San Francesco d'Assisi avrebbe ricevuto le s gmate il 14 se embre 1224]. Costruito nella parte meridionale del monte Penna a 1128 metri di altezza, il Santuario – des nazione di numerosi pellegrini – ospita numerose cappelle e luoghi di preghiera e raccoglimento, oltre a diversi pun di note- vole importanza religiosa. Nell'agosto 1921 papa Benede o XV elevò la chiesa al rango di basilica minore. Come indica il suo stesso nome, il santuario sorse proprio sopra un luogo di culto della an ca dea Laverna, questo fa o viene a e- stato dalla tes monian- za di Padre Salvatore Vitale, un erudito fran- cescano del Seicento: « Della causa perché questo Sacro Monte fu chiamato Laverna. Questo sacro Monte, per tradizione di memo- ria an chissima si sa, e per mol Autori, che fu nominato Laverna per un Tempio di Laverna, Dea gen lica di ladroni quivi edificato, e fre- quentato da mol cras- satori e ladri che stavano dentro al folto bo- sco che lo veste; e spesse, profonde ed or- rende caverne e burroni, dove sicuri dimora- vano per spogliare e predare li viandan ...» L'an co culto pagano della dea Laverna, che dà il nome anche al comune di Chiusi della Verna, era indirizzato come prote rice dei rifugia , degli anfraR e dei nascondigli, pici di questo territorio montano; dello stesso significato era l'an co culto pagano del dio della montagna Pen, da cui deriverebbe al- tresì il nome Appennino e il nome del monte Penna, presso il quale sorge Un Serafino appare a San Francesco che rice- ve le s gmate sul monte della Verna, luogo in cui sorgerà l'omonimo Santuario. (Domenico Beccafumi, olio e tempera, 1537). La Verna è il più famoso dei conven del Casen no, e uno dei luoghi più rilevan del francescanesimo. La fondazione di un primo nucleo eremi co risale alla presenza sul luo- go di San Francesco, che nella primavera del 1213 incontrò il Conte Orlando di Chiusi della Verna, il quale, colpìto dalla sua predicazio- ne, volle fargli dono del monte della Verna che successivamente divenne luogo di nume- rosi e prolunga periodi di ri ro. Negli anni successivi sorsero alcune piccole celle e la chiese a di Santa Maria degli Angeli (1216- Sabato 29
  • 34. Valle Rea na, agosto 2015 pag. 34 18). L'impulso decisivo allo sviluppo di un grande convento fu dato dall'episodio delle s mmate (1224), avvenuto su questo monte, predile o dal santo come luogo ideale per dedicarsi alla meditazione. L'ul ma visita di Francesco al monte avvenne nell'estate del 1224. Vi si ri rò nel mese di agosto, per un digiuno di 40 giorni in preparazione per la festa di san Michele e, mentre era assorto in preghiera, riceve e le s mmate. Da allora la Verna divenne un suolo sacro. Papa Alessan- dro IVla prese so o la protezione papale, nel1260 vi fu ere a e consacrata una chiesa, alla presenza di san Bonaventura e di nume- rosi vescovi. Pochi anni dopo venne ere a la Cappella delle S mmate, finan- ziata dal conte Simone di BaRfol- le, vicino al luogo ove era avvenuto il miracolo. Una cappella più an - ca, Santa Maria degli Angeli, co- struita nel 1218 per san Francesco da Orlando, è raggiungibile dalla sacres a della chiesa mag- giore, iniziata nel 1348 ma rimasta incompiu- ta fino al 1459. Da quest'ul ma i fra che risiedono alla Verna si recano in solenne processione due volte al giorno (alle 14 e a mezzano e) verso la cappella delle S mma- te. Nella solennità delle s mmate (17 se em- bre) e anche in altre occasioni, molte comu- nità parrocchiali dei dintorni o fedeli e turis provenien da più lontano si recano a visita- re ques luoghi, e i fra sono organizza per ricevere ed accogliere circa 2000-3000 pelle- grini. Il convento venne parzialmente distru o da un incendio nel XV secolo ed in seguito re- staurato; nuovi restauri si ebbero nei tre secoli successivi. Nel 1810 e nel 1866 i fra ne vennero temporaneamente espulsi a se- guito delle soppressioni degli ordini religiosi. Fu il primo nucleo del sito, voluta dire a- mente nel 1216 dallo stesso San Francesco, riprendendo la semplicità di Assisi, così come il nome, dedicato all'evento dell'apparizione mariana al santo, avvenuto nello stesso an- no. Il conte Orlando aiutò quindi a finanziare l'impianto originario, ma fu soltanto a par re dal 1250, per volere del cardinal Rainaldo da Segni e di Papa Innocenzo IV, che la chiese a si ampliò nella dimensioni a uali, per esser quindi consacrata soltanto nel 1260. Na7vità coi san7 Essa viene intro- do a da un basso por cato situato a destra della Basili- ca Maggiore, ed alla quale si acce- de a raverso il portone. Il basso por cato com- prende anche due ingressi al conven- to e una sale a, oggi adibita a merca no, adia- cente ad un passaggio verso il bosco della frazione Beccia. L'interno della cappella si presenta ad aula unica, suddivisa in due par da un tramezzo. Ristru urata ed ampliata dopo il 1250, con- servò della stru ura primi va soltanto la campana del 1257, presente sul campanile o a vela. Al suo interno, troviamo, sulle pare , due tele del pi ore fioren no Ferdinando Folchi del 1877, raffiguran una l'incontro tra San Francesco e il conte Orlando Catani presso la rocca di San Leo nel Montefeltro, quando quest'ul mo dona il sacro Monte della Verna al frate l'8 maggio 1213, l'altra raffigurante l'evento della dedicazione della chiese a a Sabato 29