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pietropoli bozzolo api
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Dai nostri lettori
di Nicola Pietropoli
L'ape e il bozzolo
Bozzolo sotto l'opercolo di cella operaiaBozzolo sotto l'opercolo di cella di fucoStruttura reticolare del bozzolo
sotto l'opercolo vista al microscopio
(campo chiaro)
Al nono giorno dalla deposizione dell'uovo av-
viene l'opercolatura della cella. La larva ha già
compiuto quattro mute e si distenderà completa-
mente cominciando a tessere il bozzolo.
Se dopo due giorni dall'opercolatura raschiamo
molto delicatamente l'opercolo possiamo trovare il
bozzolo, questo sarà molto leggero e discontinuo
anche se la sua consistenza può variare leggermen-
te a seconda del periodo. Nelle celle da fuco è gene-
ralmente più spesso e robusto.
Osservando al microscopio questa parte di bozzolo
si vede chiaramente la trama di fili con la quale è
stata costruita, trama che si estende, sempre meno
evidente, per uno o due millimetri al di sotto del
bordo della cella. La parte del bozzolo che invece
viene realizzata lungo le pareti ha una struttura
diversa. La struttura reticolare cede il passo a una
pellicola quasi liscia senza soluzione di continuità,
come se tale parte fosse stata costruita principal-
mente spalmando la "seta" sulla parete. Ho misura-
to questa pellicola, con una certa difficoltà, perché
si tratta di uno spessore non superiore a 2 millesi-
mi di millimetro. Singolarmente appare pressoché
trasparente e quasi incolore, ma già uno strato di
pochi bozzoli rivela un colore giallo-marroncino,
colore rafforzato dalla probabile presenza di pro-
poli utilizzata dalle api per la pulizia e la disinfezio-
ne della cella.
Dettaglio della struttura del bozzolo
sotto opercolo. Notare gli spazi vuoti
tra i vari fili della trama (campo scuro)
Pellicola semitrasparente di bozzolo
che si può sfogliare dalla parete della
cella. In questo caso si tratta dell'ultimo
bozzolo costruito
Aspetto della parte di bozzolo
costruita sulla parete della cella
(contrasto di fase). Si presenta piana
con sottile filatura e senza spazi vuoti
tra le tracce di filatura
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Favo appena costruito che risulta bello
bianco (periodo Robinia).
Anche questo si annerirà col tempo
Favo annerito a causa della
sovrapposizione dei bozzoli e
dell'applicazione di propoli nel tempo
Parete che fatica ad ispessirsi oltre
un certo limite
Esuvia depositata sul fondo della cella Escrementi di Varroa destructor Pupa estratta dalla cella assieme
ad uno strato di più bozzoli che la
avvolgono
Quando, al momento dello sfarfallamento,
l'opercolo viene rosicchiato dall'ape nascente, vie-
ne asportata anche una parte di bozzolo, il resto ri-
mane invece aderente alla cella per tutta la vita del
favo. È chiaro che nel susseguirsi delle generazioni
i bozzoli vengono a sommarsi gli uni sugli altri.
Questo, congiuntamente all'applicazione di propo-
li, spiega il cambiamento del colore dei favi che da
bianchi diventano quasi neri.
La continua sovrapposizione di bozzoli causa inol-
tre un restringimento della cella che teoricamente
potrebbe portare alla nascita di api più piccole nei
favi vecchi.
Nell'arco di anno una cella delle più utilizzate può
ospitare una decina di cicli di nascite, il che signi-
ficherebbe un aumento di spessore delle pareti di
circa 2 centesimi di mm; la cella perderebbe così
0,04 mm di diametro ogni anno. Analizzando il
taglio longitudinale di un favo di 4 anni possiamo
notare come tutta la parte superiore della cella, fin
quasi alla base, è quella che meno si restringe. Il re-
stringimento maggiore è alla base, questo dovrebbe
costringere le api, nel tempo, ad allungare le celle
di un millimetro o più per mantenere la lunghezza
originale. Per vedere la nascita di api di dimensio-
ni ridotte bisognerebbe utilizzare favi di almeno
8-10 anni. Purtroppo, per mancanza di materiale
di quella età, non mi è stato possibile verificarlo.
Tuttavia, la mia impressione, è che il restringimen-
to delle celle segua un andamento meno marcato
di quanto previsto, forse per un lavoro di limatura
delle pareti da parte delle api, infatti, lo spessore del
bozzolo aderente alla parete, rispetto alla pellicola
sfogliata, potrebbe avere una misura più vicina al
millesimo di millimetro che ai massimi 2 millesimi
di mm calcolati in precedenza.
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Base di una cella giovanissima:
rompendo lo strato basale delle celle
(parte scura) rinveniamo la presenza dei
granuli pollinici digeriti, parte evidente
delle feci della larva di ape imprigionate
tra i bozzoli
Esempi di spettri pollinici ottenuti dopo il trattamento acetolitico. È possibile ritrovare tutte le specie utilizzate dalle api,
negli anni, comprese quelle più rare o poco abbondanti di cui non troveremmo traccia nel polline depositato nelle celle
perché impiegato quasi subito per l'alimentazione delle larve. Riuscendo a prelevare singolarmente e sequenzialmente i
vari strati si potrebbero avere informazioni sull'andamento delle passate fioriture
Stratificazione di bozzoli (parte scura)
ed escrementi (parte giallo-arancione
di granuli pollinici) alla base di una cella
di circa 4 anni. Gi strati scuri non si
riferiscono ad un singolo bozzolo ma a
più bozzoli compattati tra loro. L'altezza
dello strato è di circa un millimetro
Zona di distribuzione delle feci alla base
della cella (parte scura)
Prima di tessere il bozzolo la larva espelle sul fon-
do gli escrementi trattenuti durante il suo sviluppo.
Questi rimangono intrappolati tra parete e bozzolo
e poi, tra bozzolo e bozzolo, diventando parte del
favo. Osservando al microscopio il materiale otte-
nuto con la raschiatura del fondo delle celle, dove
appaiono le macchie più scure, ho osservato strati
compatti di granuli pollinici svuotati del loro con-
tenuto. È questa la frazione immediatamente rico-
noscibile delle feci della larva, le esine dei pollini
non digeriti di cui si è cibata. Ulteriore prova della
presenza di questi escrementi è il fatto che le feci
della tarma della cera (quando questa si nutre di
vecchi favi non contenenti polline) sono comun-
que ricche di esine che non possono che provenire
dal fondo del favo.
Estraendo il fondo completo di una cella e sotto-
ponendolo al trattamento acetolitico usato in pa-
linologia si ottiene un raggruppamento di granuli
pollinici, liberi da impurità, nel quale possiamo
ammirare uno spettro pollinico tra i più vari. I pol-
lini usati dalle api per nutrire, nel tempo, le loro
larve, sono tutti lì a testimoniare che, alla stregua
di rocce sedimentarie, nelle stratificazioni dei boz-
zoli nei fondi delle celle è conservata tutta la storia
pollinica della colonia.
Spesso si sente parlare di esuvie riferendosi ai bozzoli.
Esuvie e bozzoli non sono la stessa cosa ed è bene
non confonderli perché al momento dello sfarfalla-
mento sono presenti entrambi. Infatti, quando l’ape
nasce, alla base della cella si trova l'esuvia, poi tolta
dalle api, come residuo della quinta muta con cui
la larva passa alla fase prepupale per circa 3 giorni
per poi trasformarsi in pupa. Le esuvie non sono da
confondere con eventuali escrementi di varroe che
possono aver parassitizzato l'ape nella cella.