Presentazione di Fausto Colombo sull'analisi delle foto di Alan Kurdi.
Migrations-Mediations. ARTS AND COMMUNICATION AS RESOURCES FOR INTERCULTURAL DIALOGUE- Un ricerca dell'Università Cattolica. La presente ricerca intende contribuire all’elaborazione di policies e modelli di intervento sul territorio, e alla creazione di una rete di operatori cui fornire linee per buone pratiche di inclusione/integrazione, non intesa come processo di assimilazione, ma piuttosto come costruzione di relazioni che rispettino le differenze, le sappiano valorizzare e allo stesso tempo sappiano costruire regole comuni di convivenza
2. Il progetto
Un libro dedicato al caso del piccolo Alan Kurdi, annegato a Bodrum nel 2015
(2018, forthcoming ).
Temi pertinenti a questo incontro:
Il ruolo della rappresentazione fotografica nel fissare alcune icone del nostro
tempo
Le forze simboliche presenti nella costruzione di un simbolizzazione delle
migrazioni
3. Le foto di Alan Kurdi
2 settembre 2015: due agenzie turche, la DHA (Dogan Haber Ajansi) e la
Diken, pubblicano online, fra le 8.42 e le 9.10, una notizia sul naufragio di
un gommone che tentava di raggiungere l’isola di Kos. 12 migranti siriani
morti. I cadaveri sono stati trascinati sulla spiaggia di Bodrum in Turchia.
La DHA pubblica 50 foto della fotografa Nilüfer Demir.
5 di esse sono dedicate al corpo del piccolo Alan Kurdi (3 anni)
12. Racconto(i)
Il destino di una famiglia: tre morti (Alan, suo fratello Ghalib, sua madr
Rehana) e due sopravvissuti (il padre Abdullah e la zia Tima). Vittima: la
famiglia. Colpevole: il destino
Il padre negligente. Secondo una sopravvissuta il padre è coinvolto
nell’organizzazione della trasferta. Secondo altre voci le ragioni del
tentativo sono futili. Vittime: i due figli, la moglie, gli altri annegati.
Colpevole: il padre e marito.
Il potere colpevole. Vittime: i migranti. Colpevoli: i Paeesi del Nord del mondo
che rifiutano i migranti
24. Susie Linfield, L’immagine crudele
Sappiamo dell’esistenza dei diritti umani perché viviamo in un mondo in cui, per la
maggioranza delle persone che vivono su questa terra, non esistono: come scrisse la
storica Lynn Hunt “Siamo più certi che esiste un problema di diritti umani quando
inorridiamo per la loro violazione”.
La dichiarazione universale dei diritti umani approvata dalle neonate Nazioni Unite nel
1948, riflette tanto quel fallimento quanto questa negatività: …nasce… tra le macerie
di un mondo sotto shock, che era sprofondato in una violenza così inspiegabilmente
perversa da trovarsi costretto a riflettere cosa sia, se esiste, a rendere umani gli esseri
umani.
25. Richard Rorty
La maggioranza delle persone non riesce, semplicemente, a capire perché l’appartenenza a
una specie biologica dovrebbe bastare a definire l’appartenenza a una comunità morale… e
non solo perché non sono sufficientemente razionali. Di regola è perché vivono in un
mondo in cui sarebbe troppo rischioso – anzi sarebbe follemente pericoloso – permettere
che il proprio senso della comunità morale si estenda oltre i confini della famiglia, del clan,
della tribù”
E’ del tutto inutile affermare, con Kant: Considerate che quello che avete in comune, la
vostra umanità, è più importante di queste trascurabili differenze. Perché le persone che
cerchiamo di convincere sosterrebbero di non notare niente del genere. Queste persone si
sentono moralmente offese dalla proposta di trattare un estraneo come un fratello, o un
negro come un bianco, o una checca come una persona normale, o un infedele come un
credente. Sono offesi dall’idea di trattare persone che non considerano umane come se
fossero esseri umani.
26. Hannah Arendt
L’incredibile condizione di un gruppo sempre crescente di persone innocenti fu
come la dimostrazione pratica della cinica affermazione dei movimenti
totalitari, secondo cui non esiste una cosa come gli inalienabili diritti umani.
Il termine “diritti umani” divenne per tutti, nei paesi totalitari e democratici,
per le vittime, i persecutori e gli spettatori indifferentemente, sinonimo
d’idealismo ipocrita e ingenuo.
Una volta lasciata la patria d’origine, essi rimasero senza patria, una volta
lasciato il loro stato furono condannati all’apolidicità. Privati dei diritti umani
garantiti dalla cittadinanza, si trovarono a essere senza alcun diritto, la
schiuma della terra.
Un uomo che non è altro che un uomo sembra aver perso le qualità che
spingevano gli altri a trattarlo come un proprio simile.