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RASSEGNA STAMPA
EVENTO PRELIOS SGR
20 Febbraio 2014
l Sole 24 Ore 21/02/2014 pg. 10

«Il governo ritoccherà il prelievo sulle rendite»
«Sì, una rimodulazione della tassazione delle rendite finanziarie
ci sarà, perché c'è investimento e investimento. Ma non ci
lanceremo in una campagna contro il risparmio». L'annuncio, ma
anche la contestuale rassicurazione per i piccoli risparmiatori,
sono arrivati ieri da Filippo Taddei, responsabile economico del
Pd, intervenuto prima a un convegno organizzato da Prelios Sgr e
poi al vertice dI maggioranza. Che conferma così una delle ipotesi
circolate in queste settimane per il programma di governo targato
Renzi.
«L'origine del risparmio - chiarisce Taddei - può avere aspetti
diversi. C'è risparmio e risparmio, e quindi le rendite
finanziarie vanno valutate e tassate in modo diverso». Perché una
cosa è chi investe per pensare al suo futuro, una cosa è chi fa
altro, spiega il responsabile economico democratico, che
sull'agenda di governo ancora in cantiere assicura: «Quello che ci
sarà è una riduzione delle tasse sul lavoro, seria, certa e
duratura». E perché sia duratura, prosegue Taddei, «bisogna
affrontare la questione della copertura» che parte dalla spesa
pubblica e finisce sulla rimodulazione del fisco. «Faremo misure
ordinarie e non straordinarie attraverso il taglio della spesa
corrente, continueremo con la spending review».
L'obiettivo,comunque è «ridurre la tassazione complessiva»
iniziando con «un intervento forte sul cuneo fiscale in dodici
mesi», perché il lavoro deve essere la priorità.Il nuovo esecutivo
Renzi proseguirà poi con i pagamenti della Pa alle imprese. «È un
buona operazione - percisa Taddei - continueremo su quella
strada».
Il Messaggero - TREMONTI E SADUN -

21/02/2014 pg. 20

«Rimodulazione per le rendite finanziarie»
Proposta del responsabile economico del Pd Taddei al convegno di
Prelios NEL PIANO DEL GOVERNO SARÀ INDICATO IN 12 MESI IL TEMPO
NECESSARIO PER IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE
ROMA Le tasse sulle rendite finanziarie saranno riviste. Ma non si
tratterà di un semplice ritocco all'insù delle aliquote. Nel
programma del Partito democratico ci sarà una «rimodulazione»,
perché ci sono «delle ragioni diverse per cui si risparmia» e
dunque il risparmio va trattato in maniera diversa. Ad alzare il
velo sui piani di Matteo Renzi per quanto riguarda le rendite, è
stato il nuovo responsabile economico del Partito democratico,
Filippo Taddei, durante un convegno organizzato ieri a Roma da
Prelios Sgr e al quale hanno preso parte anche l'ex ministro
dell'Economia, Giulio Tremonti, il responsabile per l'Italia del
Fondo monetario internazionale, Arrigo Sadun, il politologo Edward
Luttwak e l'economista Jean Paul Fitoussi. Dunque, il progetto al
quale lavorerebbe il Pd sarebbe quello di distinguere la
tassazione delle rendite innanzitutto a seconda del tipo di
prodotto, conto corrente, azioni, obbligazioni, e probabilmente
anche a seconda dell'ammontare investito. In realtà una
differenziazione già esisteva fino a qualche anno fa, quando gli
interessi erano tassati al 27% e le plusvalenze sulle azioni al
12,5%. Si tratterebbe, in sostanza, di un ritorno al passato.
Taddei ha anche parlato dell'abbattimento del cuneo fiscale. Il
governo ha in mente di tagliare le tasse sul lavorno nell'arco di
dodici mesi. Sulle modalità Taddei non si è sbottonato. Ma nel
programma del Pd ci sarebbe l'indicazione di un azzeramento della
componente lavoro dell'Irap nei prossimi quattro anni. Per l'anno
in corso, invece, l'ipotesi è quella di una riduzione del 10% che
costerebbe circa 2,5 miliardi di euro. Il panel precedente
all'intervento di Taddei ha ospitato un confronto tra Tremonti,
Luttwak e Sadun. Un confronto nel quale si è tornato a parlare
della crisi italiana dell'estate del 2011. L'ex ministro del
Tesoro italiano ha sottolineato come ancora a maggio di quell'anno
tutte le istituzioni, a partire dalla Banca d'Italia, indicassero
stabilità per il Paese e la sostenibilità delle sue finanze
pubbliche, facendo maliziosamente notare come le esposizioni di
Francia e Germania al rischio fossero decisamente più elevate di
quelle italiane. Sadun, invece, ha rivelato come il Fondo
monetario già al vertice del G20 di Cannes avesse pronto un
«contingency plan» per Roma e avesse provato ad imporlo al governo
pur senza poter dare in cambio aiuti finanziari. Un punto sul
quale lo stesso Sadun si è mostrato critico.
Libero - ANTONIO CASTRO -

21/02/2014 pg. 3

ed. Nazionale

Le pensioni dei professionisti stangate due volte
Il responsabile economico Taddei annuncia sgravi sul lavoro. Però
senza risparmi non ci sono risorse
A Brasilia la (ex?) rivoluzionaria Dilma Rousseff, che ha
ereditato la poltrona di presidente brasiliano dal carismatico
Lula (all'anagrafe Luiz Inácio Lula) da Silva ha annunciato ieri
che taglierà 44 miliardi di reais (circa 14 miliardi di euro),
alle spese di bilancio del 2014. Il ministro delle Finanze, Guido
Mantega, già nel 2013 era riuscito a limarle di 12 miliardi di
euro. Ora Dilma, per tranquillizzare i mercati, congelare la
speculazione e frenare la pericolosa ascesa del dollaro americano
a scapito del real, ci riprova. A Roma, dove la gestazione del
governo Renzi è in procinto di dare alla luce la nuova squadra, si
"ipotizza", si "disegnano grandi scenari", si "promette". Ma senza
mai dire dove si troveranno i quattrini. Della fantomatica e
taumaturgica spen ding review (totem risolutore come per decenni
lo è stato la millantata lotta all'evasione), si sa solo che il
buon Carlo Cottarelli ha consegnato nelle mani di Enrico Letta il
6 febbraio un faldone con i possibili interventi, frutto della
«ricognizione tecnica» dei 25 gruppi di lavoro. Entro fine
febbraio, ma forse i risultati di Cottarelli verranno anticipati a
lunedì 24, i Centri di spesa (ministeri, enti, ecc) dovranno
«definire le misure» (i tagli) per «raggiungere gli obiettivi».
L'importante non è seguire le indicazioni «purché gli obiettivi di
spesa vengano conseguiti», specifica al Punto B il
dettagliatissimo "Programma di Lavoro del Commissario". Ad aprile
(punto C) verrà svolta «l'analisi d'impatto», anche se «alcune
misure potrebbero essere introdotte anche prima delle scadenze
sopra indicate» (Punto D). Come dire: tutto il lavoro d'analisi
(da novembre a febbraio), può anche essere stravolto dai centri di
spesa, purché si conseguano i risultati (i risparmi). Sorge il
sospetto che tutto il can can mediatico messo in piedi con il
richiamo da Washington di Cottarelli (che se ne stava beato e
serafico al Fmi), sia più o meno inutile. Visto che i centri di
spesa possono continuare ad esercitare una notevole
discrezionalità. E poi, se si può anticipare «alcune misure»,
perché scandirne il timing con tanta maniacale precisione?
Mistero, dubbio che forse il nuovo ministro (o la ministra?)
dell'Economia saprà chiarire. Ciò che sicuramente "mister Tesoro"
dovrà spiegare è dove trovare le risorse (i volgarissimi
quattrini). Il carnet delle buone intenzioni è tanto spesso, così
come è sottile quello delle effettive risorse. A complicare le
cose ci si è messo anche il responsabile economico del Pd, Filippo
Taddei, che giusto ieri, intervenendo al convegno organizzato da
Prelios Sgr, ha spiegato: «Le riforme a costo zero sono poche e
sono capaci tutti di farle. Le altre, invece, hanno bisogno di
toccare la spesa corrente». Insomma, per fare la frittata bisogna
rompere le uovo. E fin qui tutti d'ac cordo. «Occorre ridurre le
tasse sul lavoro in modo duraturo e per farlo dobbiamo assicurare
coperture intervenendo sulla spesa e su una rimodulazione del
fisco». Come non lo spiega, però. Un po' più nel dettaglio Taddei
scende spiegando che il governo Renzi starebbe studiando una
rimodulazione delle rendite finanziarie: «Una rimodulazione della
tassazione ci sarà, perché c'è risparmio e risparmio, c'è
investimento e investimento. Non ci lanciamo in nessuna campagna
contro il risparmio». Un suggerimento: Taddei dovrebbe sapere che
l'Italia è l'unico Paese dell'Ue a gravare gli Enti di previdenza
di «un doppio balzello che tocca sia la pensione erogata sia i
rendimenti dei patrimoni accantonati dagli Enti», ha sottolineato
il presidente degli enti privatizzati (Adepp) Andrea Camporese. A
pagina 28 dell'Impegno Italia (libro dei sogni della gestione
Letta), ci sarebbe l'impegno a detassare i capital gain degli
enti. Basterebbe fare come Dilma la brasiliana: taglio di 26
miliardi di spese in 2 anni.
Il Tempo - Filippo Caleri -

21/02/2014 pg. 3

ed. Nazionale

Il vizietto del Pd. Va al governo e rispolvera la
patrimoniale
Il renziano Taddei addolcisce la pillola: c'è risparmio e
risparmio e alcune forme di investimento vanno tassate più di
altre
Il governo ancora non c'è. Il prgramma è solo una serie di punti
su un foglio. Ma una cosa è già sicura: i risparmiatori italiani,
possessori di Bot e fondi, sono pregati di allacciare le cinture,
perché una parte di quanto messo sotto la mattonella sta per
essere tosato. E senza pudore alcuno i sostenitori del governo
Renzi lo dichiarano urbi et orbi. Ieri ad annunciare l'ennesimo
intervento su quanto di più caro è agli italiani, e cioè la loro
capacità di accumulare risorse per il futuro, è stato il
responsabile economico del Partito Democratico, Filippo Taddei.
Che in occasione del convegno organizzato dalla Prelios sgr ha
spiegato che «una rimodulazione della tassazione sulle rendite
finanziarie ci sarà, perché c'è risparmio e risparmio, c'è
investimento e investimento. L'origine del risparmio può avere
aspetti diversi, una cosa è chi risparmio per pensare al suo
futuro» e chi fa altro. Una costruzione semantica vagamente fumosa
e sibillina ma che nasconde l'avversione atavica della sinistra
verso l'accumulazione di capitale da parte di chi ha possibilità e
da chi preferisce rinunciare a consumare nel presente per farlo
nel futuro. Per chi si è formato alla scuola di Karl Marx la
crescita delle disponibilità individuali altera l'uguaglianza tra
gli uomini. Dunque lo Stato ha l'obbligo di riportare le cose in
equilibrio attraverso tasse e balzelli. La versione renziana di
questo assunto è fortemente edulcorata almeno a parole. Taddei ha
infatti aggiunto che le rendite «vanno valutate e tassate in modo
diverso. Non ci lanciamo in nessuna campagna contro il risparmio».
Non è chiaro cosa significhi esattamente. Ma una cosa è
chiarissima: lasciare nell'indeterminatezza e nell'incertezza chi
ha soldi da parte non aiuta e motiva chi può a mettere risorse
negli strumenti del risparmio. Si riapre anzitempo dunque il
dibattito sulla patrimoniale, la rimodulazione delle rendite
infatti non è altro che una tassa sul patrimonio mascherata. Già
il governo Monti ha agito con durezza nel comparto. Con la
revisione delle aliquote tutti i frutti degli investimenti come
gli interessi sui bond aziendali e bancari sono saliti dal 12,5%
al 20%. A parziale compensazione gli interessi sui conti correnti
sono scesi dal 27 al 20%. Un gioco di riordino che ha lasciato una
tassazione di favore, al 12,5% solo per i titoli dello Stato, ma
che non è stato a somma zero perché gli incassi per il Tesoro sono
aumentati. Non solo sul risparmio è stata applicata una ulteriore
tassa, chiamata col diminutivo senza attenuarne l'effetto
predatorio sui beni dei cittadini. Si chiama patrimonialina ma
toglie lo 0,2% del valore di giacenza media sui conti correnti e
sui depositi titoli in banca. Evidentemente questo non basta
ancora. E i tecnici del Pd già affilano i denti. A segnalare che
un nuovo inasprimento della tasse sul risparmio rischia di
tramutarsi nell'ennesima stangata sulle famiglie è stato il
senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin. «A Taddei che
annuncia che il nuovo governo ha intenzione di procedere a una
rimodulazione delle rendite finanziarie, e a Bonanni, che invoca
una bastonata alla rendita, voglio ricordare che quello che
intendono colpire è solo il risparmio privato, tutelato tra
l'altro, dall'art. 47 della Costituzione. Ovviamente ne sarebbero
esonerati i titoli del debito pubblico, tassati al 12,5%, i
percettori di redditi di pacchetti azionari pari o eccedenti il 2%
del capitale di singole società, considerati partecipazioni
qualificate, e tutti i proventi finanziari delle società di
capitali, tassati al 28%, ma che usufruiscono di detrazioni di
spese e perdite di vario genere. Non vi è quindi alcuna equità
nelle loro proposte, ma soltanto un'ulteriore vessazione del ceto
medio, già tartassato da mille balzelli».
MF - Marcello Bussi -

21/02/2014 pg. 1

ed. Nazionale

Tremonti conferma: nel 2011 l'Fmi e Merkozy
volevano commissariare l'Italia del Cav
Tremonti conferma: nel 2011 l'Fmi e Merkozy volevano commissariare
l'Italia del Cav/ (Bussi a pag. 4) Protagonista e testimone di
quei giorni convulsi, finora aveva sempre svicolato. Ma ieri ha
vuotato il sacco, confermando quelle che per lungo tempo erano
state invece considerate dietrologie. Intervenendo al dibattito
organizzato ieri a Roma dal gruppo Prelios sul tema C'è un futuro
in Italia per i nostri nipoti?, l'ex ministro dell'Economia,
Giulio Tremonti, ha denunciato che la lettera inviata il 5 agosto
2011 al governo italiano dall'allora presidente della Bce, JeanClaude Trichet, e controfirmata dal suo successore designato,
Mario Draghi, era un vero e proprio «pizzino», parte delle «gravi
pressioni» esercitate sull'Italia culminate poi al G20 di Cannes
del novembre dello stesso anno, quando il presidente francese
Nicolas Sarkozy, la direttrice generale del Fmi, Christine
Lagarde, e l'immancabile cancelliera tedesca, Angela Merkel,
cercarono di commissariare l'Italia. L'allora presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, e lo stesso Tremonti respinsero alla
meno peggio l'attacco. Ma pochi giorni dopo Berlusconi diede le
dimissioni, mentre lo spread dell'Italia era salito a 575 punti
base. Il suo posto venne preso dal supertecnico Mario Monti,
fresco di nomina a senatore a vita. Tremonti ieri ha ricordato che
nel maggio 2011 la situazione economica italiana non destava
preoccupazione: lo aveva certificato anche la relazione di
Bankitalia, accolta con apprezzamento dalla Commissione Ue. «Non è
mai successo» ha spiegato l'ex ministro, «che un grande Stato
entri in crisi di colpo. La rottura è avvenuta dopo il pizzino
inviato da Trichet a Berlusconi in agosto: di fatto era un vero e
proprio ricatto». Lettera in cui si chiedeva, tra l'altro, di
arrivare al pareggio di bilancio nel 2013 «principalmente
attraverso tagli di spesa», di «intervenire ulteriormente sul
sistema pensionistico», di ridurre in maniera «significativa» i
costi del pubblico impiego, «se necessario riducendo gli stipendi»
e di introdurre «una clausola di riduzione automatica del
deficit». Praticamente quello che la Troika stava imponendo alla
Grecia. Visto che Berlusconi temporeggiava nell'applicazione del
programma, Merkel, Sarkozy e Lagarde al G20 di Cannes decisero di
passare dal commissariamento mascherato dell'Italia a quello
conclamato. Arrigo Sadun, all'epoca direttore esecutivo del Fmi,
ha confermato le pressioni della Lagarde al G20 di Cannes perché
l'Italia accettasse un programma di sostegno. Un tentativo di
commissariamento, ha spiegato nel corso del convegno organizzato
da Prelios, senza neanche dare all'Italia i soldi che
effettivamente sarebbero serviti, dal momento che i 47 miliardi di
dollari disponibili erano assolutamente insufficienti. Tremonti ha
aggiunto di aver letto la ricostruzione più corretta di quegli
eventi nel libro di José Luis Rodriguez Zapatero. In El Dilema,
l'allora premier spagnolo ha ricordato che l'11 novembre 2011 la
Merkel a Cannes «mi chiese se fossi disponibile a chiedere una
linea di credito preventiva di 50 miliardi al Fmi, mentre altri 85
miliardi sarebbero andati all'Italia». Zapatero disse di no alla
Merkel e nel libro ha riportato la risposta di Tremonti: «Posso
pensare a modi migliori per commettere suicidio». L'ex premier
spagnolo ha anche ricordato che a Cannes già si faceva il nome di
Mario Monti come nuovo presidente del Consiglio. Questo per il
passato. Per quanto riguarda il futuro immediato, vale la pena
ricordare le ultime dichiarazioni del presidente della Bundesbank,
Jens Weidmann: «In una situazione d'emergenza, per uno Stato
nazionale che rischi il fallimento, una tassa patrimoniale può
essere il male minore, e prima di chiedere aiuto ad altri Paesi e
alla Bce il contributo una tantum dei contribuenti non dovrebbe
essere escluso».
Il Sole 24Ore.com 21/02/2014

Tremonti e Sadun confermano: al G20 di Cannes si
parlò di un piano Fmi per salvare l'Italia
ROMA- Le ricostruzioni sulla grave crisi in cui si trovava
l'Italia nel novembre 2011 al centro del recente libro di Alan
Friedman si arricchiscono di nuovi particolari con contributi dei
protagonisti della vita politica ed economica di quell'anno.
Arrigo Sadun, nel 2011 direttore esecutivo del Fondo Monetario e
Giulio Tremonti ministro dell'Economia nel dibattito di questa
mattina al convegno di Prelios sul tema «c'è un futuro in Italia
per i nostri nipoti» hanno ricostruito il pressing del direttore
del Fondo monetario Christine Lagarde al G20 di Cannes del
novembre 2011 perché il premier di allora Silvio Berlusconi
accettasse un programma per l'Italia. «C'era già - ricorda Sadun un contingency plan per l'Italia ma al G20 fu chiaro il tentativo
della Lagarde di imporre all'Italia un programma senza neanche
darle i soldi che effettivamente sarebbero stati necessari perché
i 47 miliardi di dollari erano insufficienti. Posso permettermi di
essere critico oggi su quel modo di comportarsi del Fondo proprio
perché lo conosco bene». Anche l'ex ministro dell'Economia Giulio
Tremonti ha fornito la sua versione dei fatti: «Nel maggio, giugno
del 2011 - osserva l'ex responsabile di via XX settembre - la
situazione economica del Paese non destava alcuna preoccupazione e
la stessa relazione della Banca d'italia della fine di maggio 2011
non lanciava alcun allarme». Non è mai successo nella storia che
un grande Stato entri in crisi di colpo. «Il piano triennale era
stato inviato a Bruxelles - aggiunge Tremonti - ed era stato
accolto con apprezzamenti dalla stessa Merkel. La rottura è
avvenuta dopo, con la lettera di Trichet del 5 agosto, che di
fatto era un ricatto. Ma la migliore ricostruzione di quei giorni
l'ha fatta l'ex premier spagnolo Zapatero: non era una cosa seria
la proposta del Fondo con i 47 miliardi di dollari per l'Italia».
FirstOnLine 21/02/2014

Prelios, l'indagine "C'è un futuro per i nostri
nipoti?": che Italia sognano gli under 24
Meritocratica, innovatrice e internazionale: questa è l'Italia che
sognano gli under 24 - Lo dice l'indagine sulla percezione che i
giovani hanno del proprio futuro e dell'Italia, elaborata in
esclusiva per Prelios Sgr e presentata a Palazzo Pallavicini
Rospigliosi in occasione dell'incontro "C'è un futuro in Italia
per i nostri nipoti?". Meritocratica, innovatrice e
internazionale: questa è l'Italia che sognano gli under 24. Lo
dice l'indagine sulla percezione che i giovani hanno del proprio
futuro e dell'Italia, elaborata in esclusiva per Prelios Sgr e
presentata a Palazzo Pallavicini Rospigliosi in occasione
dell'incontro "C'è un futuro in Italia per i nostri nipoti?".
Oltre il 75% degli under 24 spera in un'Italia innovatrice prima
di tutto, ma anche rispettosa dell'ambiente (68%), internazionale,
intraprendente. Il 73% degli intervistati vuole un'Italia più
meritocratica, il 63% lungimirante politicamente e all'interno di
una visione europeista. Eppure hanno un'idea molto precisa di come
vorrebbero il proprio paese: il 43% auspica un'Italia multietnica,
una società dove la propensione all'apertura e alla contaminazione
con altri contesti e popolazioni sia più elevata. Ma anche
un'identità del futuro che affonda le radici nella tradizione,
negli aspetti più vocazionali del paese. Osservando gli under 24
dal punto di vista dei consumi e della propensione al risparmio
emerge che questa è l'unica generazione cui per ora è mancata la
possibilità di migliorare la propria condizione economica. Più
della metà degli intervistati dichiara che la propria situazione
economica sia peggiorata negli ultimi 5 anni. Confrontando questi
dati con gli scenari elaborati da itinerari previdenziali la
prospettiva è ancora più allarmante.Per tutti i giovani che hanno
iniziato a lavorare dal 1 gennaio 1996, l'integrazione al minimo
non ci sarà più e non ci saranno neppure le maggiorazioni sociali
delle pensioni. Chi non avrà versato a sufficienza dovrà lavorare
anche in età avanzata. I giovani faticano quindi ad accantonare
risparmi e la ricerca sociologica li descrive come delle
formichine, a differenza dei più anziani che si sentono deprivati
o erosi in quanto, avendo conosciuto maggiore ricchezza, sentono
oggi maggiore la diminuzione del proprio potere d'acquisto. Le
formichine pensano, nonostante tutto, che il proprio reddito sia
ancora sufficiente a far fronte alle necessità correnti (60,2%),
ma modificano i loro stili di consumo. Spendono di meno e fanno
attenzione al risparmio. Sono più sobri e meno edonisti dei padri
e dei nonni, scelgono la qualità con un occhio ai costi. I giovani
tendono a essere giudici molto più severi verso se stessi di
quanto non facciano le generazioni più adulte: nonostante tutto
questo, la maggior parte si considera ancora una risorsa una forza
innovatrice per il paese. Sergio Iasi, amministratore delegato di
Prelios, ha detto che "con il ciclo di incontri inaugurato oggi,
Prelios intende affermare l'impegno a guardare il futuro con
spirito propositivo, dopo aver affrontato la peggiore crisi
economica di settore dal dopoguerra, ed esserci lasciati il peggio
alle spalle. Lo facciamo insieme ai protagonisti della vita
economica, sociale e politica, per dibattere sulle potenziali
dinamiche di sviluppo e sulle priorità per il rilancio del nostro
paese".
Huffingtonpost 21/02/2014

Filippo Taddei assicura che il Governo Renzi punta
alla rimodulazione delle rendite finanziarie
"Una rimodulazione delle rendite finanziarie ci sarà, ma c'è
risparmio e risparmio, c'è investimento e investimento. Ma non
lanceremo una campagna contro il risparmio". Lo assicura Filippo
Taddei, responsabile economico del Pd, interpellato sul programma
del governo Renzi. "Ci sono ragioni diverse per cui si risparmia aggiunge Taddei nel corso di una tavola rotonda organizzata da
Prelios sgr - e vanno trattati in modo diverso". Il Governo punta
tuttavia a ridurre le tasse sul lavoro. "Il tema fondamentale è la
riduzione delle tasse sul lavoro in modo certo e duraturo"
sottolinea Taddei. "Dovete avere un po' di pazienza per l'agenda
di governo e per la lista dei ministri. Faremo misure ordinarie
per il taglio della spesa pubblica. Continueremo con la spending
review. Dobbiamo cambiare marcia in tema di lavoro. Basta con lo
svilimento del lavoro". Sui pagamenti della P.A., Taddei spiega
che "è una buona operazione e continueremo su quella strada".

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Rassegna Prelios Massimo Caputi- Convegno con Tremonti, Sadun, Luttwak, Fitoussi e Taddei

  • 1. RASSEGNA STAMPA EVENTO PRELIOS SGR 20 Febbraio 2014
  • 2. l Sole 24 Ore 21/02/2014 pg. 10 «Il governo ritoccherà il prelievo sulle rendite» «Sì, una rimodulazione della tassazione delle rendite finanziarie ci sarà, perché c'è investimento e investimento. Ma non ci lanceremo in una campagna contro il risparmio». L'annuncio, ma anche la contestuale rassicurazione per i piccoli risparmiatori, sono arrivati ieri da Filippo Taddei, responsabile economico del Pd, intervenuto prima a un convegno organizzato da Prelios Sgr e poi al vertice dI maggioranza. Che conferma così una delle ipotesi circolate in queste settimane per il programma di governo targato Renzi. «L'origine del risparmio - chiarisce Taddei - può avere aspetti diversi. C'è risparmio e risparmio, e quindi le rendite finanziarie vanno valutate e tassate in modo diverso». Perché una cosa è chi investe per pensare al suo futuro, una cosa è chi fa altro, spiega il responsabile economico democratico, che sull'agenda di governo ancora in cantiere assicura: «Quello che ci sarà è una riduzione delle tasse sul lavoro, seria, certa e duratura». E perché sia duratura, prosegue Taddei, «bisogna affrontare la questione della copertura» che parte dalla spesa pubblica e finisce sulla rimodulazione del fisco. «Faremo misure ordinarie e non straordinarie attraverso il taglio della spesa corrente, continueremo con la spending review». L'obiettivo,comunque è «ridurre la tassazione complessiva» iniziando con «un intervento forte sul cuneo fiscale in dodici mesi», perché il lavoro deve essere la priorità.Il nuovo esecutivo Renzi proseguirà poi con i pagamenti della Pa alle imprese. «È un buona operazione - percisa Taddei - continueremo su quella strada». Il Messaggero - TREMONTI E SADUN - 21/02/2014 pg. 20 «Rimodulazione per le rendite finanziarie» Proposta del responsabile economico del Pd Taddei al convegno di Prelios NEL PIANO DEL GOVERNO SARÀ INDICATO IN 12 MESI IL TEMPO NECESSARIO PER IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE ROMA Le tasse sulle rendite finanziarie saranno riviste. Ma non si tratterà di un semplice ritocco all'insù delle aliquote. Nel programma del Partito democratico ci sarà una «rimodulazione»,
  • 3. perché ci sono «delle ragioni diverse per cui si risparmia» e dunque il risparmio va trattato in maniera diversa. Ad alzare il velo sui piani di Matteo Renzi per quanto riguarda le rendite, è stato il nuovo responsabile economico del Partito democratico, Filippo Taddei, durante un convegno organizzato ieri a Roma da Prelios Sgr e al quale hanno preso parte anche l'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, il responsabile per l'Italia del Fondo monetario internazionale, Arrigo Sadun, il politologo Edward Luttwak e l'economista Jean Paul Fitoussi. Dunque, il progetto al quale lavorerebbe il Pd sarebbe quello di distinguere la tassazione delle rendite innanzitutto a seconda del tipo di prodotto, conto corrente, azioni, obbligazioni, e probabilmente anche a seconda dell'ammontare investito. In realtà una differenziazione già esisteva fino a qualche anno fa, quando gli interessi erano tassati al 27% e le plusvalenze sulle azioni al 12,5%. Si tratterebbe, in sostanza, di un ritorno al passato. Taddei ha anche parlato dell'abbattimento del cuneo fiscale. Il governo ha in mente di tagliare le tasse sul lavorno nell'arco di dodici mesi. Sulle modalità Taddei non si è sbottonato. Ma nel programma del Pd ci sarebbe l'indicazione di un azzeramento della componente lavoro dell'Irap nei prossimi quattro anni. Per l'anno in corso, invece, l'ipotesi è quella di una riduzione del 10% che costerebbe circa 2,5 miliardi di euro. Il panel precedente all'intervento di Taddei ha ospitato un confronto tra Tremonti, Luttwak e Sadun. Un confronto nel quale si è tornato a parlare della crisi italiana dell'estate del 2011. L'ex ministro del Tesoro italiano ha sottolineato come ancora a maggio di quell'anno tutte le istituzioni, a partire dalla Banca d'Italia, indicassero stabilità per il Paese e la sostenibilità delle sue finanze pubbliche, facendo maliziosamente notare come le esposizioni di Francia e Germania al rischio fossero decisamente più elevate di quelle italiane. Sadun, invece, ha rivelato come il Fondo monetario già al vertice del G20 di Cannes avesse pronto un «contingency plan» per Roma e avesse provato ad imporlo al governo pur senza poter dare in cambio aiuti finanziari. Un punto sul quale lo stesso Sadun si è mostrato critico. Libero - ANTONIO CASTRO - 21/02/2014 pg. 3 ed. Nazionale Le pensioni dei professionisti stangate due volte Il responsabile economico Taddei annuncia sgravi sul lavoro. Però senza risparmi non ci sono risorse A Brasilia la (ex?) rivoluzionaria Dilma Rousseff, che ha ereditato la poltrona di presidente brasiliano dal carismatico Lula (all'anagrafe Luiz Inácio Lula) da Silva ha annunciato ieri
  • 4. che taglierà 44 miliardi di reais (circa 14 miliardi di euro), alle spese di bilancio del 2014. Il ministro delle Finanze, Guido Mantega, già nel 2013 era riuscito a limarle di 12 miliardi di euro. Ora Dilma, per tranquillizzare i mercati, congelare la speculazione e frenare la pericolosa ascesa del dollaro americano a scapito del real, ci riprova. A Roma, dove la gestazione del governo Renzi è in procinto di dare alla luce la nuova squadra, si "ipotizza", si "disegnano grandi scenari", si "promette". Ma senza mai dire dove si troveranno i quattrini. Della fantomatica e taumaturgica spen ding review (totem risolutore come per decenni lo è stato la millantata lotta all'evasione), si sa solo che il buon Carlo Cottarelli ha consegnato nelle mani di Enrico Letta il 6 febbraio un faldone con i possibili interventi, frutto della «ricognizione tecnica» dei 25 gruppi di lavoro. Entro fine febbraio, ma forse i risultati di Cottarelli verranno anticipati a lunedì 24, i Centri di spesa (ministeri, enti, ecc) dovranno «definire le misure» (i tagli) per «raggiungere gli obiettivi». L'importante non è seguire le indicazioni «purché gli obiettivi di spesa vengano conseguiti», specifica al Punto B il dettagliatissimo "Programma di Lavoro del Commissario". Ad aprile (punto C) verrà svolta «l'analisi d'impatto», anche se «alcune misure potrebbero essere introdotte anche prima delle scadenze sopra indicate» (Punto D). Come dire: tutto il lavoro d'analisi (da novembre a febbraio), può anche essere stravolto dai centri di spesa, purché si conseguano i risultati (i risparmi). Sorge il sospetto che tutto il can can mediatico messo in piedi con il richiamo da Washington di Cottarelli (che se ne stava beato e serafico al Fmi), sia più o meno inutile. Visto che i centri di spesa possono continuare ad esercitare una notevole discrezionalità. E poi, se si può anticipare «alcune misure», perché scandirne il timing con tanta maniacale precisione? Mistero, dubbio che forse il nuovo ministro (o la ministra?) dell'Economia saprà chiarire. Ciò che sicuramente "mister Tesoro" dovrà spiegare è dove trovare le risorse (i volgarissimi quattrini). Il carnet delle buone intenzioni è tanto spesso, così come è sottile quello delle effettive risorse. A complicare le cose ci si è messo anche il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, che giusto ieri, intervenendo al convegno organizzato da Prelios Sgr, ha spiegato: «Le riforme a costo zero sono poche e sono capaci tutti di farle. Le altre, invece, hanno bisogno di toccare la spesa corrente». Insomma, per fare la frittata bisogna rompere le uovo. E fin qui tutti d'ac cordo. «Occorre ridurre le tasse sul lavoro in modo duraturo e per farlo dobbiamo assicurare coperture intervenendo sulla spesa e su una rimodulazione del fisco». Come non lo spiega, però. Un po' più nel dettaglio Taddei scende spiegando che il governo Renzi starebbe studiando una rimodulazione delle rendite finanziarie: «Una rimodulazione della tassazione ci sarà, perché c'è risparmio e risparmio, c'è investimento e investimento. Non ci lanciamo in nessuna campagna contro il risparmio». Un suggerimento: Taddei dovrebbe sapere che l'Italia è l'unico Paese dell'Ue a gravare gli Enti di previdenza di «un doppio balzello che tocca sia la pensione erogata sia i rendimenti dei patrimoni accantonati dagli Enti», ha sottolineato
  • 5. il presidente degli enti privatizzati (Adepp) Andrea Camporese. A pagina 28 dell'Impegno Italia (libro dei sogni della gestione Letta), ci sarebbe l'impegno a detassare i capital gain degli enti. Basterebbe fare come Dilma la brasiliana: taglio di 26 miliardi di spese in 2 anni. Il Tempo - Filippo Caleri - 21/02/2014 pg. 3 ed. Nazionale Il vizietto del Pd. Va al governo e rispolvera la patrimoniale Il renziano Taddei addolcisce la pillola: c'è risparmio e risparmio e alcune forme di investimento vanno tassate più di altre Il governo ancora non c'è. Il prgramma è solo una serie di punti su un foglio. Ma una cosa è già sicura: i risparmiatori italiani, possessori di Bot e fondi, sono pregati di allacciare le cinture, perché una parte di quanto messo sotto la mattonella sta per essere tosato. E senza pudore alcuno i sostenitori del governo Renzi lo dichiarano urbi et orbi. Ieri ad annunciare l'ennesimo intervento su quanto di più caro è agli italiani, e cioè la loro capacità di accumulare risorse per il futuro, è stato il responsabile economico del Partito Democratico, Filippo Taddei. Che in occasione del convegno organizzato dalla Prelios sgr ha spiegato che «una rimodulazione della tassazione sulle rendite finanziarie ci sarà, perché c'è risparmio e risparmio, c'è investimento e investimento. L'origine del risparmio può avere aspetti diversi, una cosa è chi risparmio per pensare al suo futuro» e chi fa altro. Una costruzione semantica vagamente fumosa e sibillina ma che nasconde l'avversione atavica della sinistra verso l'accumulazione di capitale da parte di chi ha possibilità e da chi preferisce rinunciare a consumare nel presente per farlo nel futuro. Per chi si è formato alla scuola di Karl Marx la crescita delle disponibilità individuali altera l'uguaglianza tra gli uomini. Dunque lo Stato ha l'obbligo di riportare le cose in equilibrio attraverso tasse e balzelli. La versione renziana di questo assunto è fortemente edulcorata almeno a parole. Taddei ha infatti aggiunto che le rendite «vanno valutate e tassate in modo diverso. Non ci lanciamo in nessuna campagna contro il risparmio». Non è chiaro cosa significhi esattamente. Ma una cosa è chiarissima: lasciare nell'indeterminatezza e nell'incertezza chi ha soldi da parte non aiuta e motiva chi può a mettere risorse negli strumenti del risparmio. Si riapre anzitempo dunque il dibattito sulla patrimoniale, la rimodulazione delle rendite infatti non è altro che una tassa sul patrimonio mascherata. Già il governo Monti ha agito con durezza nel comparto. Con la
  • 6. revisione delle aliquote tutti i frutti degli investimenti come gli interessi sui bond aziendali e bancari sono saliti dal 12,5% al 20%. A parziale compensazione gli interessi sui conti correnti sono scesi dal 27 al 20%. Un gioco di riordino che ha lasciato una tassazione di favore, al 12,5% solo per i titoli dello Stato, ma che non è stato a somma zero perché gli incassi per il Tesoro sono aumentati. Non solo sul risparmio è stata applicata una ulteriore tassa, chiamata col diminutivo senza attenuarne l'effetto predatorio sui beni dei cittadini. Si chiama patrimonialina ma toglie lo 0,2% del valore di giacenza media sui conti correnti e sui depositi titoli in banca. Evidentemente questo non basta ancora. E i tecnici del Pd già affilano i denti. A segnalare che un nuovo inasprimento della tasse sul risparmio rischia di tramutarsi nell'ennesima stangata sulle famiglie è stato il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin. «A Taddei che annuncia che il nuovo governo ha intenzione di procedere a una rimodulazione delle rendite finanziarie, e a Bonanni, che invoca una bastonata alla rendita, voglio ricordare che quello che intendono colpire è solo il risparmio privato, tutelato tra l'altro, dall'art. 47 della Costituzione. Ovviamente ne sarebbero esonerati i titoli del debito pubblico, tassati al 12,5%, i percettori di redditi di pacchetti azionari pari o eccedenti il 2% del capitale di singole società, considerati partecipazioni qualificate, e tutti i proventi finanziari delle società di capitali, tassati al 28%, ma che usufruiscono di detrazioni di spese e perdite di vario genere. Non vi è quindi alcuna equità nelle loro proposte, ma soltanto un'ulteriore vessazione del ceto medio, già tartassato da mille balzelli». MF - Marcello Bussi - 21/02/2014 pg. 1 ed. Nazionale Tremonti conferma: nel 2011 l'Fmi e Merkozy volevano commissariare l'Italia del Cav Tremonti conferma: nel 2011 l'Fmi e Merkozy volevano commissariare l'Italia del Cav/ (Bussi a pag. 4) Protagonista e testimone di quei giorni convulsi, finora aveva sempre svicolato. Ma ieri ha vuotato il sacco, confermando quelle che per lungo tempo erano state invece considerate dietrologie. Intervenendo al dibattito organizzato ieri a Roma dal gruppo Prelios sul tema C'è un futuro in Italia per i nostri nipoti?, l'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha denunciato che la lettera inviata il 5 agosto 2011 al governo italiano dall'allora presidente della Bce, JeanClaude Trichet, e controfirmata dal suo successore designato, Mario Draghi, era un vero e proprio «pizzino», parte delle «gravi pressioni» esercitate sull'Italia culminate poi al G20 di Cannes
  • 7. del novembre dello stesso anno, quando il presidente francese Nicolas Sarkozy, la direttrice generale del Fmi, Christine Lagarde, e l'immancabile cancelliera tedesca, Angela Merkel, cercarono di commissariare l'Italia. L'allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e lo stesso Tremonti respinsero alla meno peggio l'attacco. Ma pochi giorni dopo Berlusconi diede le dimissioni, mentre lo spread dell'Italia era salito a 575 punti base. Il suo posto venne preso dal supertecnico Mario Monti, fresco di nomina a senatore a vita. Tremonti ieri ha ricordato che nel maggio 2011 la situazione economica italiana non destava preoccupazione: lo aveva certificato anche la relazione di Bankitalia, accolta con apprezzamento dalla Commissione Ue. «Non è mai successo» ha spiegato l'ex ministro, «che un grande Stato entri in crisi di colpo. La rottura è avvenuta dopo il pizzino inviato da Trichet a Berlusconi in agosto: di fatto era un vero e proprio ricatto». Lettera in cui si chiedeva, tra l'altro, di arrivare al pareggio di bilancio nel 2013 «principalmente attraverso tagli di spesa», di «intervenire ulteriormente sul sistema pensionistico», di ridurre in maniera «significativa» i costi del pubblico impiego, «se necessario riducendo gli stipendi» e di introdurre «una clausola di riduzione automatica del deficit». Praticamente quello che la Troika stava imponendo alla Grecia. Visto che Berlusconi temporeggiava nell'applicazione del programma, Merkel, Sarkozy e Lagarde al G20 di Cannes decisero di passare dal commissariamento mascherato dell'Italia a quello conclamato. Arrigo Sadun, all'epoca direttore esecutivo del Fmi, ha confermato le pressioni della Lagarde al G20 di Cannes perché l'Italia accettasse un programma di sostegno. Un tentativo di commissariamento, ha spiegato nel corso del convegno organizzato da Prelios, senza neanche dare all'Italia i soldi che effettivamente sarebbero serviti, dal momento che i 47 miliardi di dollari disponibili erano assolutamente insufficienti. Tremonti ha aggiunto di aver letto la ricostruzione più corretta di quegli eventi nel libro di José Luis Rodriguez Zapatero. In El Dilema, l'allora premier spagnolo ha ricordato che l'11 novembre 2011 la Merkel a Cannes «mi chiese se fossi disponibile a chiedere una linea di credito preventiva di 50 miliardi al Fmi, mentre altri 85 miliardi sarebbero andati all'Italia». Zapatero disse di no alla Merkel e nel libro ha riportato la risposta di Tremonti: «Posso pensare a modi migliori per commettere suicidio». L'ex premier spagnolo ha anche ricordato che a Cannes già si faceva il nome di Mario Monti come nuovo presidente del Consiglio. Questo per il passato. Per quanto riguarda il futuro immediato, vale la pena ricordare le ultime dichiarazioni del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann: «In una situazione d'emergenza, per uno Stato nazionale che rischi il fallimento, una tassa patrimoniale può essere il male minore, e prima di chiedere aiuto ad altri Paesi e alla Bce il contributo una tantum dei contribuenti non dovrebbe essere escluso».
  • 8. Il Sole 24Ore.com 21/02/2014 Tremonti e Sadun confermano: al G20 di Cannes si parlò di un piano Fmi per salvare l'Italia ROMA- Le ricostruzioni sulla grave crisi in cui si trovava l'Italia nel novembre 2011 al centro del recente libro di Alan Friedman si arricchiscono di nuovi particolari con contributi dei protagonisti della vita politica ed economica di quell'anno. Arrigo Sadun, nel 2011 direttore esecutivo del Fondo Monetario e Giulio Tremonti ministro dell'Economia nel dibattito di questa mattina al convegno di Prelios sul tema «c'è un futuro in Italia per i nostri nipoti» hanno ricostruito il pressing del direttore del Fondo monetario Christine Lagarde al G20 di Cannes del novembre 2011 perché il premier di allora Silvio Berlusconi accettasse un programma per l'Italia. «C'era già - ricorda Sadun un contingency plan per l'Italia ma al G20 fu chiaro il tentativo della Lagarde di imporre all'Italia un programma senza neanche darle i soldi che effettivamente sarebbero stati necessari perché i 47 miliardi di dollari erano insufficienti. Posso permettermi di essere critico oggi su quel modo di comportarsi del Fondo proprio perché lo conosco bene». Anche l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha fornito la sua versione dei fatti: «Nel maggio, giugno del 2011 - osserva l'ex responsabile di via XX settembre - la situazione economica del Paese non destava alcuna preoccupazione e la stessa relazione della Banca d'italia della fine di maggio 2011 non lanciava alcun allarme». Non è mai successo nella storia che un grande Stato entri in crisi di colpo. «Il piano triennale era stato inviato a Bruxelles - aggiunge Tremonti - ed era stato accolto con apprezzamenti dalla stessa Merkel. La rottura è avvenuta dopo, con la lettera di Trichet del 5 agosto, che di fatto era un ricatto. Ma la migliore ricostruzione di quei giorni l'ha fatta l'ex premier spagnolo Zapatero: non era una cosa seria la proposta del Fondo con i 47 miliardi di dollari per l'Italia». FirstOnLine 21/02/2014 Prelios, l'indagine "C'è un futuro per i nostri nipoti?": che Italia sognano gli under 24
  • 9. Meritocratica, innovatrice e internazionale: questa è l'Italia che sognano gli under 24 - Lo dice l'indagine sulla percezione che i giovani hanno del proprio futuro e dell'Italia, elaborata in esclusiva per Prelios Sgr e presentata a Palazzo Pallavicini Rospigliosi in occasione dell'incontro "C'è un futuro in Italia per i nostri nipoti?". Meritocratica, innovatrice e internazionale: questa è l'Italia che sognano gli under 24. Lo dice l'indagine sulla percezione che i giovani hanno del proprio futuro e dell'Italia, elaborata in esclusiva per Prelios Sgr e presentata a Palazzo Pallavicini Rospigliosi in occasione dell'incontro "C'è un futuro in Italia per i nostri nipoti?". Oltre il 75% degli under 24 spera in un'Italia innovatrice prima di tutto, ma anche rispettosa dell'ambiente (68%), internazionale, intraprendente. Il 73% degli intervistati vuole un'Italia più meritocratica, il 63% lungimirante politicamente e all'interno di una visione europeista. Eppure hanno un'idea molto precisa di come vorrebbero il proprio paese: il 43% auspica un'Italia multietnica, una società dove la propensione all'apertura e alla contaminazione con altri contesti e popolazioni sia più elevata. Ma anche un'identità del futuro che affonda le radici nella tradizione, negli aspetti più vocazionali del paese. Osservando gli under 24 dal punto di vista dei consumi e della propensione al risparmio emerge che questa è l'unica generazione cui per ora è mancata la possibilità di migliorare la propria condizione economica. Più della metà degli intervistati dichiara che la propria situazione economica sia peggiorata negli ultimi 5 anni. Confrontando questi dati con gli scenari elaborati da itinerari previdenziali la prospettiva è ancora più allarmante.Per tutti i giovani che hanno iniziato a lavorare dal 1 gennaio 1996, l'integrazione al minimo non ci sarà più e non ci saranno neppure le maggiorazioni sociali delle pensioni. Chi non avrà versato a sufficienza dovrà lavorare anche in età avanzata. I giovani faticano quindi ad accantonare risparmi e la ricerca sociologica li descrive come delle formichine, a differenza dei più anziani che si sentono deprivati o erosi in quanto, avendo conosciuto maggiore ricchezza, sentono oggi maggiore la diminuzione del proprio potere d'acquisto. Le formichine pensano, nonostante tutto, che il proprio reddito sia ancora sufficiente a far fronte alle necessità correnti (60,2%), ma modificano i loro stili di consumo. Spendono di meno e fanno attenzione al risparmio. Sono più sobri e meno edonisti dei padri e dei nonni, scelgono la qualità con un occhio ai costi. I giovani tendono a essere giudici molto più severi verso se stessi di quanto non facciano le generazioni più adulte: nonostante tutto questo, la maggior parte si considera ancora una risorsa una forza innovatrice per il paese. Sergio Iasi, amministratore delegato di Prelios, ha detto che "con il ciclo di incontri inaugurato oggi, Prelios intende affermare l'impegno a guardare il futuro con spirito propositivo, dopo aver affrontato la peggiore crisi economica di settore dal dopoguerra, ed esserci lasciati il peggio alle spalle. Lo facciamo insieme ai protagonisti della vita economica, sociale e politica, per dibattere sulle potenziali dinamiche di sviluppo e sulle priorità per il rilancio del nostro paese".
  • 10. Huffingtonpost 21/02/2014 Filippo Taddei assicura che il Governo Renzi punta alla rimodulazione delle rendite finanziarie "Una rimodulazione delle rendite finanziarie ci sarà, ma c'è risparmio e risparmio, c'è investimento e investimento. Ma non lanceremo una campagna contro il risparmio". Lo assicura Filippo Taddei, responsabile economico del Pd, interpellato sul programma del governo Renzi. "Ci sono ragioni diverse per cui si risparmia aggiunge Taddei nel corso di una tavola rotonda organizzata da Prelios sgr - e vanno trattati in modo diverso". Il Governo punta tuttavia a ridurre le tasse sul lavoro. "Il tema fondamentale è la riduzione delle tasse sul lavoro in modo certo e duraturo" sottolinea Taddei. "Dovete avere un po' di pazienza per l'agenda di governo e per la lista dei ministri. Faremo misure ordinarie per il taglio della spesa pubblica. Continueremo con la spending review. Dobbiamo cambiare marcia in tema di lavoro. Basta con lo svilimento del lavoro". Sui pagamenti della P.A., Taddei spiega che "è una buona operazione e continueremo su quella strada".