Il Lato Oscuro Della Forza Presentazione Laboratorio
Archeologia Della Società Di Massa Ver 3.3 Teorie Marcobinotto
1. Archeologia della società di massa
Corso di Teorie e tecniche delle comunicazioni di massa
Marco Binotto
Sede di Pomezia – Secondo semestre 2006-2007
2. Sommario
Archeologia della società di massa
1. L’approccio storico
2. La metropoli e le sue folle
• Prime letture
• Wakefield
• L’uomo della folla: i misteri
• Parigi
3. La metropoli
4. L’industria culturale
Pagina 2
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
3. Archeologia della società di massa
L’approccio storico
Corso di Teorie e tecniche delle comunicazioni di massa
Marco Binotto
Sede di Pomezia – Secondo semestre 2006-2007
4. L’approccio storico
«L’eredità nascosta»
“ Parallelamente alla ricerca amministrativa si sviluppa un
altro filone di ricerca che, partendo da Simmel attraversa la
Scuola di Chicago e giunge fino ai cultural studies britannici
[...]. Si tratta di un percorso che è stato riscoperto solo da
pochi anni, nascosto – quasi clandestino – rispetto al
grande successo della communication research statunitense e
della ricerca amministrativa.
”
M. Sorice, Le comunicazioni di massa. Storia, teorie, tecniche,Editori Riuniti, Roma 2000, p.36.
Pagina 4
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
5. L’approccio storico
«L’eredità nascosta» di Georg Simmel
• Nato a Berlino, il 1 marzo 1858 e morto a
Strasburgo il 28 settembre 1918
• Si occupa di filosofia e sociologia. In particolare di
• Metropoli
• Differenziazione sociale (la totalità non può
essere colta, divisione del lavoro)
• Filosofia del denaro (scambio, relazione,
interazione)
• Dallo studio della vita metropolitana si ispira una
vera e propria «sociologia della vita quotidiana».
• Opere principali:
• 1890 La differenziazione sociale
• 1892 Il problema della filosofia nella storia
• 1900 Filosofia del denaro
• 1908 Sociologia
• 1918 Il conflitto della cultura moderna
M. Sorice, Le comunicazioni di massa. Storia, teorie, tecniche,Editori Riuniti, Roma 2000, p.36.
Pagina 5
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
6. Archeologia della società di massa
La metropoli e le sue folle
Corso di Teorie e tecniche delle comunicazioni di massa
Marco Binotto
Sede di Pomezia – Secondo semestre 2006-2007
7. La metropoli e le sue folle
Prime letture
1. Nathaniel Hawthorne Wakefield (1835)
2. Edgar Allan Poe L’uomo della folla (1840)
3. Georg Simmel La metropoli e la vita dello
spirito (1903)
4. Walter Benjamin, Parigi capitale del XIX
secolo (1925-35)
James Ensor, Autoritratto con maschere , 1899. Pissarro, Boulevard des Capucins
Pagina 7
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
8. La metropoli e le sue folle
Wakefield
“ Un uomo capriccioso concepisce il proposito di
abbandonare la moglie e risiedere incognito, per vent’anni,
nelle immediate vicinanze della sua casa. Qualcosa del
genere è veramente accaduto a Londra. La forza del
racconto di Hawthorne consiste nell’analisi dei motivi che
devono o potrebbere avere spinto il marito a una simile
follia, in primo luogo, con le possibili cause della sua
perseveranza.
”
E. A. Poe, “Graham’s Magazine” (1842).
Pagina 8
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
9. La metropoli e le sue folle
Wakefield: il racconto
Può essere considerato «l’immediato antecedente» de L’uomo della folla
•
• Scritto nel 1835 negli Stati Uniti
• Il centro di interesse è “l’analisi dei motivi”
• Ma i motivi non spiegano le azioni
• Un paradigma indiziario. C’è un «mistero da svelare»
Segreti «che non su lasciano rilevare», leggere.
•
• «Operazione mitologica dunque. Wakefield celebra la mitologizzazione
dell’uomo metropolitano». (p. 65)
A. Abruzzese, Lo splendore della tv. Origini e destino del linguaggio televisivo, Costa & Nolan, Genova 1995, p.
64-65.
Pagina 9
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
10. La metropoli e le sue folle
Wakefield: il protagonista
“ Che tipo di uomo era Wakefield? [...] Era allora nel fiore degli
anni; i suoi slanci coniugali, mai troppo intensi, si erano adagiati
in un sentimento calmo ed abitudinario; di tutti i mariti, è
probabile che lui sia stato il più fedele, perché una certa inerzia
manteneva in riposo le sue capacità affettive, dovunque avesse
dovuto volgerle. Era un intellettuale, ma non troppo attivo; la sua
mente si perdeva in lunghe e oziose meditazioni, che non
tendevano ad alcuno scopo ben definito, ne avrebbero avuto il
vigore per conseguirlo; i suoi pensieri erano di rado così attivi da
potersi tradurre in parole.
”
Nathaniel Hawthorne, Wakefield, 1835, p. 3.
Pagina 10
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
11. La metropoli e le sue folle
Wakefield: il protagonista
“ Se ai suoi amici fosse stato chiesto quale era, in tutta
Londra, l'uomo che più sicuramente nulla avrebbe fatto
oggi da poter essere ricordato domani, tutti senza dubbio
avrebbero pensato a Wakefield.
”
Nathaniel Hawthorne, Wakefield, 1835, p. 4.
Pagina 11
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
12. La metropoli e le sue folle
Wakefield: il protagonista
• Wakefield è un «uomo qualunque» con sentimenti «noti, tradizionali,
prevedibili».
• Le più vicine – e mediane – al lettore.
• I suoi atti sembrano essere «le reazioni fisiologiche di un uomo
qualunque alla sensibilità metropolitana»
• La folla di Londra «accoglie in sé Wakefield, lo ospita lo divide e insieme
preserva, lo danna e insieme salva. [...] Massa e persona si fanno visibili
l’una in mezzo dell’altra.»
A. Abruzzese, Lo splendore della tv. Origini e destino del linguaggio televisivo, Costa & Nolan, Genova 1995, p.
65.
Pagina 12
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
13. La metropoli e le sue folle
Wakefield: …nella folla
“ Ed ora la scena madre! [...] Proprio mentre l'uomo magro e la
donna di buon carattere stanno passando, ha luogo un lieve
intoppo, che porta le due persone a contatto l'una dell'altra. Le
loro mani si sfiorano; la pressione della folla spinge il seno di lei
contro la spalla di lui; i due si fermano, a faccia a faccia,
guardandosi l'un l'altro negli occhi. Dopo dieci anni di
separazione, cosi Wakefield incontra sua moglie! La folla li
allontana, e li separa nettamente.
La tranquilla vedova, riprendendo il passo abituale, avanza verso
la chiesa, ma si ferma sotto il portale, e lancia uno sguardo
perplesso lungo la strada..
”
Nathaniel Hawthorne, Wakefield, 1835, p. 4.
Pagina 13
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
14. La metropoli e le sue folle
Wakefield: la narrazione
• Lo stile è ironico
• Enfatizza la meraviglia e il distacco
• Il racconto del caso metropolitano «si fa saggio critico» sulla doppia vita
del protagonista
• L’ironia gioca appunto tra queste due cornici
L’intera vicenda è «comica, grottesca, immotivata»: freak.
•
• È incredibile per il senso comune, la ragione e il dover essere
• È, quindi, «azione rituale e magica»
• La conclusione del racconto ne rende esplicita l’intenzione morale, la
lezione di vita:
A. Abruzzese, Lo splendore della tv. Origini e destino del linguaggio televisivo, Costa & Nolan, Genova 1995, p.
65.
Pagina 14
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
15. La metropoli e le sue folle
Wakefield: la conclusione
“ Nell'apparente confusione del nostro mondo misterioso, vi sono
individui che tanto esattamente si adattano ad un sistema, e i
sistemi l'uno all'altri e ad un tutto organico, che, se compie per
solo un momento un passo falso, un uomo si espone al terribile
rischio di perdere per sempre il proprio posto. Come Wakefield,
egli può trasformarsi, per così dire, nel fuorilegge dell'universo.
”
Nathaniel Hawthorne, Wakefield, 1835, p. 19. Nota: «Fuorilegge dell’universo» nell’originale è «the outcast of
the Universe», ovvero reietto, caduto fuori dal sistema, dal mondo, ai confini della realtà.
Pagina 15
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
16. La metropoli e le sue folle
Wakefield: gli «elementi in gioco»
• L’individuo
• Diviso tra sistema sociale e persona
• Le relazioni umane con il mondo
• Divise tra realtà fisica e interiorità delle emozioni
• La quotidianità
• divisa tra ordine e disordine
• Presenza e assenza
• Tempo sociale e tempo soggettivo
La massa
•
• è il luogo dove queste differenze si catalizzano
A. Abruzzese, Lo splendore della tv. Origini e destino del linguaggio televisivo, Costa & Nolan, Genova 1995, p.
69-70.
Pagina 16
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
17. La metropoli e le sue folle
Wakefield
“ La motivazione psicologica di un caso di follia individuale si
ribalta in descrizione veritiera dei meccanismi che governano i
ritmi della metropoli ed i rapporti tra individuo e massa, tra
interiorità ed esteriorità del vivere collettivo. La messa in scena di
un fatto di cronaca si trasforma automaticamente in metafora della
dimensione generale della società.
”
A. Abruzzese, Lo splendore della tv. Origini e destino del linguaggio televisivo, Costa & Nolan, Genova 1995, p.
65.
Pagina 17
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
18. La metropoli e le sue folle
L’uomo della folla: i misteri
“ Ci sono dei segreti che non permettono di essere svelati.
Uomini muoiono nella notte nei loro letti, stringendo le
mani di fantomatici confessori, guardando pietosamente
negli occhi, muoiono con la disperazione nel cuore e la
gola serrata a causa dell'orrore dei misteri che non
permettono di essere svelati. Talvolta, ahimè!, la coscienza
dell'uomo sopporta un fardello così pesante di orrore che
può essere scaricato solo nella tomba. Così l'essenza di tutti
i crimini resta sconosciuta.
”
Edgar Allan Poe, L’uomo della folla (1840), p. 1
Pagina 18
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
19. La metropoli e le sue folle
L’uomo della folla: Edgar Allan Poe
•Scritto da Edgar Allan Poe nel 1840
•Edgar A. Poe era nato, invece, a Boston, il 18 gennaio del 1809
• muore nel 1949
•Scrive tra ai primi racconti dei generi del
• Terrore e orrore
• Tra il 1837 e il 1838 scrive Storia di Arthur Gordon Pym (The Narrative of
Arthur Gordon Pym), che viene pubblicato nel 1838. Si tratta di uno dei
libri più famosi di Poe, e tra i più rappresentativi della sua narrativa del
terrore.
• Poliziesco
• Nel 1841, per il Gift ed il Graham’s Magazine, scrive Gli omicidi della Rue
Morgue, «considerato da molti il racconto capostipite del genere
poliziesco».
• «In esso compare per la prima volta il personaggio del detective criminologo Auguste Dupin,
antesignano di quegli investigatori 'deduttivi' che avranno in Sherlock Holmes il più celebre
rappresentante».
Pagina 19
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
20. La metropoli e le sue folle
L’uomo della folla: la narrazione
• Il racconto di Poe è una rappresentazione fantastica
• Quello di Hawthorne mirava ad una rappresentazione verosimile
• È scritto in prima persona, «è narrato dal testimone»
• Quello di Hawthorne è narrato dalla parte del protagonista
• Poe “si getta nella folla”
• Non c’è nessun distacco o «individualismo psicologico»
• Non cerca il nome o le motivazioni del protagonista
• «Dall’ironia si passa alla tragedia del destino moderno»
• Così completa «l’opera di mitologizzazione»
A. Abruzzese, Lo splendore della tv. Origini e destino del linguaggio televisivo, Costa & Nolan, Genova 1995, p.
71-72.
Pagina 20
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
21. La metropoli e le sue folle
L’uomo della folla: lo sguardo
“ Non mi ero mai trovato, in quel particolare momento della sera, nella
disposizione d'animo in cui mi trovavo allora, e il mareggiare in tumulto
di quella folla di teste umane mi empiva d'una deliziosa e fresca
emozione. Per modo ch'io cessai affatto di prendere un qualsiasi interesse
a ciò che accadeva nel caffè e mi concentrai, per contro, su quel che
vedevo accadere di fuori.
Le mie osservazioni furono, da principio, astratte e generiche. Cominciai
col considerare i passanti sotto il loro aspetto di massa e avendo la mente
solo ai loro rapporti collettivi. Ma venni dipoi, e gradualmente, ai
particolari e m'applicai in un minuto esame allo scopo di vagliare la
diversità dei tipi dai loro vestiti, dall'aspetto, dall'andatura, dai volti e
dall'espressione, infine, delle loro fisionomie.
”
Edgar Allan Poe, L’uomo della folla (1840), p. 245.
Pagina 21
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
22. La metropoli e le sue folle
L’uomo della folla: il testimone
Lo sguardo del testimone è quello del cittadino delle nascenti metropoli:
•
• Prima incapace di «guardare i dettagli» (p. 2)
• Poi comincia a riconoscere le diversità: lo sguardo si fa «attento e
specializzato»
• Riconosce tipologie, «scale sociali» e comportamenti
• Infine sente la necessità di entrare nella folla per comprenderne il
mistero
• È attratto da «quello spettacolo»
• che gli passa «rapidamente dinnanzi alla vetrina»(245)
A. Abruzzese, Lo splendore della tv. Origini e destino del linguaggio televisivo, Costa & Nolan, Genova 1995, p.
73.
Pagina 23
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
23. La metropoli e le sue folle
L’uomo della folla: un vecchio
“ Avevo la fronte incollata al vetro e me ne stavo da
null'altro occupato che da quella bizzarra rassegna,
allorché la fisionomia d'un vecchio di sessantacinque o
settant'anni attirò la mia attenzione, per l'assoluta
singolarità della sua espressione. Non rammentavo d'aver
mai veduto una cosa del genere. Com'ebbi posato lo
sguardo su quel volto, il primo pensiero che attraversasse
il mio cervello fu che se Retszch lo avesse incontrato,
subito ne avrebbe fatto un modello per le sue
rappresentazioni pittoriche del demonio.
”
Edgar Allan Poe, L’uomo della folla (1840), p. 246.
Pagina 24
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
24. La metropoli e le sue folle
L’uomo della folla: un vecchio
“ Nell'atto medesimo che io compivo di guardarlo, le più
stravaganti immagini di genio e d'avarizia, di cupidigia e di
avidità, di malizia, di circospezione, di ferocia, d'orgoglio, di
gioia, di panico e infine di intensa e suprema disperazione, mi
invasero, in frotta disordinata, la mente, nel mentre ch'io mi
sforzavo, invano, di penetrarne il significato. D'un subito mi
sentii più che mai sveglio e soggiogato. «Quale furiosa storia non
è suggellata in quel petto!», mi dissi. E, compreso d'un desiderio
ardente di non perdere di vista quell'uomo e di conoscere sul suo
conto qualcosa di più, mi infilai il pastrano in un sol gesto,
agguantai il cappello ed il bastone e mi lanciai nella strada,
aprendomi a fatica una via nella calca nella stessa direzione in cui
quegli sembrava essere scomparso.
”
Edgar Allan Poe, L’uomo della folla (1840), p. 246.
Pagina 25
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
25. La metropoli e le sue folle
L’uomo della folla: un vecchio
• Quel volto non è catalogabile, l’uomo «è straniero», insondabile
• È (quindi) pericoloso
• Gli abiti sono «sudici», «a brandelli» (246)
• Seguirlo comunica «lo squisito piacere del rischio» (247) e «curiosità»
(248)
• Appare muoversi senza meta
• «Visitò tutte le botteghe, una dopo l'altra, e nondimeno non contrattò nulla, né
pronunziò alcuna parola, ma solo buttò sulla merce uno sguardo smarrito e
assente.» (248)
• Quando rimane solo cambia espressione
• «Di profonda angoscia», «inquietudine». S’intristisce, «sbianca».
• È un’anima disperata
Pagina 26
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
26. La metropoli e le sue folle
L’uomo della folla: alla fine
“ «Questo vecchio», dissi alla fine, «ha l'impronta e il genio
del crimine. Rifiuta di essere solo. È l'uomo della folla.»
Sarebbe inutile continuare a seguirlo perché non avrei più
nulla da apprendere su di lui e sulle sue reazioni. Il
peggiore cuore del mondo è un libro più grande di
Hortulus Anima**, e forse è una delle grandi misericordie di
Dio che «es lässt sich nicht lesen»**.
”
Edgar Allan Poe, L’uomo della folla (1840), p. 7. * Hortulus Animae cun Oratiunculis Aliquibus superadditis, di
Grunninger. ** «che non si lasci leggere».
Pagina 27
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
27. La metropoli e le sue folle
La metropoli e la vita dello spirito
“ Così il tipo metropolitano – che naturalmente è circondato da mille
modificazioni individuali – si crea un organo di difesa contro lo
sradicamento di cui lo minacciano i flussi e le discrepanze del suo
ambiente esteriore: anziché con l’insieme dei sentimenti, reagisce
essenzialmente con l’intelletto, di cui il potenziamento della
coscienza, prodotto dalle medesime cause, è il presupposto
psichico […]. Questo intellettualismo, che intendiamo come una
difesa della vita soggettiva contro la violenza della metropoli, si
ramifica e si interseca con altri fenomeni.
”
Georg Simmel, La metropoli e la vita dello spirito.
Pagina 28
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
28. La metropoli
Parigi capitale del XIX secolo
Fourier o le gallerie
1.
Daguerre e i panorami
2.
Grandville o le esposizioni universali
3.
Luigi Filippo o l’«intérieur»
4.
Baudelaire o le strade di Parigi
5.
Haussmann o le barricate
6.
W. Benjamin, Parigi. La capitale del XIX secolo in Angelus Novus, Einaudi anche in Parigi. La capitale del XIX
secolo, Einaudi,(2 vol.)
Pagina 29
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
29. La metropoli
Parigi capitale del XIX secolo: le galerie
“ La maggior parte dei passages parigini sorge nei quindici
anni dopo il 1822. [...] Essi sono i precursori dei grandi
magazzini. Era allora che Balzac scriveva: «Le grand
poeme de l’etage chante ses strophes de couleur depuis la
Madeleine jasqu’a’ la porte Saint-Denis*». Le gallerie sono
un centro del commercio di articoli di lusso. Nel loro
arredamento l’arte entra al servizio del commerciante. I
contemporanei non si stancano di ammirarle.
”
W, Benjamin, Parigi. La capitale del XIX secolo in Angelus Novus, Einaudi, p. 145. *Il grande poema del piano
canta le sue note di colore dalla Madeleine fino a porte Saint-Denis.
Pagina 30
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
30. La metropoli
Parigi capitale del XIX secolo: le galerie
• Fiorente mercato tessile (prima condizione)
• L’arte e’ al servizio del commerciante
• Sono i precursori del grande magazzino
• Sede della prima illuminazione a gas
• Inizi della costruzione in ferro (seconda condizione)
• «per la prima volta nella storia appare, col ferro, un materiale di costruzione
artificiale»
• Ha impulso con lo sviluppo della locomotiva
• Emerge l’«energica tendenza a distanziarsi dall’invecchiato - e cioè dal passato
più recente»
• Nell’utopia di Fourier il «Falansterio e’ una città di gallerie»
W. Benjamin, Parigi. La capitale del XIX secolo in Angelus Novus, Einaudi, p. 145-148.
Pagina 31
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
31. La metropoli
Parigi capitale del XIX secolo: i panorami
• «Il punto culminante della preparazione dei panorami coincide con
l’apparizione delle gallerie»
• Si cercano gli espedienti tecnici per fornire una perfetta imitazione della
natura.
• Sono espressione di un «nuovo sentimento della vita»
• Il cittadino cerca di «importare il paesaggio nella città»
• Nei panorami la città si «amplia a paesaggio»
• La superiorità politica del cittadino si manifesta nel corso del secolo
• La fotografia:
• Innovazione tecnica che provoca discussioni tra gli artisti sul suo valore estetico
(all’inizio la usano gli artisti d’avanguardia)
• «conduce al vasto ceto professionale dei ritrattisti in miniatura»
• «diminuisce il valore informativo della pittura»
• Contribuisce ad estendere l’ambito mercantile offrendo «personaggi, scene e
avvenimenti» prima inutilizzabili
W. Benjamin, Parigi. La capitale del XIX secolo in Angelus Novus, Einaud, p. 148-150.
Pagina 32
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
32. La metropoli
Parigi capitale del XIX secolo: le esposizioni universali
• «Le esposizioni universali sono luoghi di pellegrinaggio al feticcio
merce».
• La classe operaia «e’ in primo piano come cliente»
• «L’ambito dell’industria del divertimento non si e’ ancora formato»: fa «tutt’uno con la festa
popolare»
• «trasfigurano il valore di scambio delle merci»
• «creano un ambito in cui il loro valore d’uso passa in secondo piano»
• «inaugurano una fantasmagoria in cui l’uomo entra per lasciarsi distrarre»
• La parola re’clame nasce in questo periodo
W. Benjamin, Parigi. La capitale del XIX secolo in Angelus Novus, Einaud, p. 150- 152.
Pagina 33
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
33. La metropoli
Parigi capitale del XIX secolo: le esposizioni universali
• La moda:
• prescrive il rituale secondo cui va adorato il feticcio della merce
• e’ in conflitto con l’organico; accopia l’organico il corpo vivente all’inorganico
Il feticismo che e’ alla base del sex-appeal dell’inorganico
•
• 1867: Parigi si conferma capitale del lusso e delle mode
• Offenbach detta il ritmo della vita parigina
• L’operetta e’ l’utopia ironica di un dominio permanente del capitale
W. Benjamin, Parigi. La capitale del XIX secolo in Angelus Novus, Einaud, p. 150- 152.
Pagina 34
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
34. La metropoli
Parigi capitale del XIX secolo: l’inte’rieur
• «Sotto Luigi Filippo l’uomo privato fa il suo ingresso sulla scena
storica».
• Estensione del sistema democratico e del «diritto elettorale»
• «Per il privato lo spazio vitale entra per la prima volta in
contrasto con il luogo di lavoro»
Nel modo di «foggiare il suo ambiente privato» reprime
•
• le considerazioni d’affari e
• Le riflessioni di ordine sociale
Raccoglie «il lontano e il passato»
•
W. Benjamin, Parigi. La capitale del XIX secolo in Angelus Novus, Einaudi, p. 153-154.
Pagina 35
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
35. La metropoli
Parigi capitale del XIX secolo: l’intérieur
Digressione sullo stile liberty
•
• «Sembra condurre l’intérieur al suo compimento»
• «la casa appare come espressione della personalità»
• Ma, «nell’ornamento» si sforza di “riconquistare all’arte” le forme artitettoniche e
tecniche
• «Il collezionista e’ il vero inquilino dell’intérieur»
• «Dove le cose sono libere dalla schiavitù dell’essere utili»
• Non e’ solo l’universo, ma anche la custodia dell’uomo privato
«Abitare significa lasciare impronte»
•
• Racconti polizieschi
W. Benjamin, Parigi. La capitale del XIX secolo in Angelus Novus, Einaudi, p. 153-154.
Pagina 36
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
36. La metropoli
Parigi capitale del XIX secolo: le strade
• «Per la prima volta in Baudelaire, Parigi diventa oggetto di poesia lirica»
«Lo sguardo del flâneur».
•
• Non si sente a suo agio ne’ nella grande città ne’ nella borghesia
• «Cerca un asilo nella folla»
«Il magazzino e’ l’ultima avventura del flâneur»
•
• Comincia già a «familiarizzarsi col mercato»
L’ultimo viaggio del flâneur e’ «la morte. La sua meta: il nuovo».
•
• «La novità e’ una qualità indipendente dal valore d’uso della merce»
• «E’ la quintessenza della falsa coscienza, di cui la moda e’ l’agente
infaticabile»
L’arte per l’arte cerca di «preservare l’arte dallo sviluppo della tecnica»
•
W. Benjamin, Parigi. La capitale del XIX secolo in Angelus Novus, Einaudi, p. 155-157.
Pagina 37
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
37. La metropoli
Parigi capitale del XIX secolo: Haussmann
• «Nobilitare necessità tecniche con finalità artistiche»
• «L’ideale urbanistico di Haussmann erano gli scorci prospettici attraverso lunghe
fughe di viali»
• Il dominio mondano e spirituale della borghesia trova l’apoteosi nella «cornice
delle grandi arterie stradali»
W. Benjamin, Parigi. La capitale del XIX secolo in Angelus Novus, Einaudi, p. 157-159.
Pagina 38
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
38. La metropoli
Parigi capitale del XIX secolo
“ Lo sviluppo delle forze produttive ha distrutto i sogni e gli
ideali del secolo scorso. […] ha emancipato, nell’Ottocento,
le varie forme creative dall’arte […]. Comincia
l’architettura come costruzione tecnica. Segue la
riproduzione della natura nella fotografia. La creazione
fantastica si prepara a diventare pratica come grafica
pubblicitaria. La letteratura si sottomette al montaggio nel
feuilleton. Tutti questi prodotti sono in procinto di
trasferirsi come merci sul mercato. Ma sono ancora sulla
soglia.
”
W, Benjamin, Parigi. La capitale del XIX secolo in Angelus Novus, Einaudi, p. 160.
Pagina 39
Teorie della comunicazione - Marco Binotto
39. La metropoli e le sue folle
Parigi. La capitale del XIX secolo
“ E’ lo sguardo del flâneur, il cui modo di vivere avvolge ancora di
un’aura conciliante quello futuro, sconsolante, dell’abitante della
città. Il flâneur è ancora alle soglie, sia della grande città che della
borghesia […]. Alle fantasmagorie dello spazio, a cui si abbandona
il flâneur, corrispondono quelle del tempo, in cui si perde il
giocatore.
”
Walter Benjamin, La capitale del XIX secolo.
Pagina 40
Teorie della comunicazione - Marco Binotto