Piano Industriale Ubi Banca: a che punto è la notte?
1. Piano Industriale UBI Banca:
a che punto è la notte?
Egregio Direttore,
nel corso dello scorso mese di luglio non si è riusciti a chiudere la trattativa sul nuovo piano
industriale, presentato da UBI Banca, per la totale incapacità dell’azienda di dare risposte certe su:
1. quale sarà il futuro dei 2.000 colleghi che entro il 2015 dovranno lasciare il
gruppo;
2. con quale modalità contrattuale saranno assunti i nuovi 1.000 colleghi;
3. come cambierà il modo di lavorare dei circa 18.700 colleghi che rimarranno nel
gruppo.
Per quanto ci riguarda, come FISAC-CGIL di Varese il sindacato che tutela i lavoratori del credito
e delle assicurazioni, riteniamo che ai colleghi incentivati a lasciare l’azienda non sarà possibile
usare un trattamento che si discosti da quanto previsto nelle intese precedenti, mentre per i nuovi
assunti, visti anche i recenti accordi, che hanno stabilizzato i colleghi con contratti precari, ci
attendiamo assunzioni certe e che venga riconosciuta un’assunzione definitiva anche ai colleghi
che ancora non l’hanno avuta.
Per tutti coloro che rimarranno a lavorare nelle aziende del gruppo ci aspettiamo che finalmente
vengano riconosciuti la professionalità e gli sforzi fatti in questi anni per tenere in piedi un gruppo
che certamente non ha un management all’altezza.
Pertanto dovrà essere riconosciuto, nel più breve tempo possibile, il Premio di Produttività per il
2010, anche perché dalla rete ci giungono voci, che comunque ai Capi Area sia stato riconosciuto
un premio cospicuo, segno che i soldi ci sono.
Restiamo convinti, come FISAC, che questo piano industriale abbia un unico obbiettivo: quello di
ridurre i costi tramite la riduzione dei dipendenti, con scarsi strumenti per aumentare la
crescita.
Se così è allora anche il nostro management dovrà iniziare a dare il buon esempio iniziando dal
numero delle proprie poltrone e dagli importi dei propri emolumenti.
È un piano industriale la cui credibilità, a detta della stessa stampa di settore, è vicino
allo zero, basti pensare che prevede, per il gruppo, un guadagno 1,1 miliardi nel 2015:
11 volte più del 2010 e quasi il doppio del massimo risultato del 2006.
Nel frattempo a Bergamo sulle ali del malcontento, dovuto all’andamento del titolo azionario, è
nato un nuovo sindacato degli azionisti che fa riferimento al deputato Giorgio Jannone del Partito
delle Libertà. Lo stesso partito del Presidente del Consiglio il cui Governo, in questi anni, ha varato
tutta una serie di leggi delle quali tutto si può dire tranne che abbiano tutelato il mondo del lavoro
ed i lavoratori.
Governo che, ormai senza alcuna credibilità a livello internazionale, porta gran parte della
responsabilità per la crisi attuale, non solo quella del sistema bancario italiano, dove tutti i corsi
azionari sono ai minimi storici, ma del paese Italia nel suo complesso, basti ricordare che in 3 anni
Tremonti ha aumentato il nostro debito pubblico di 250 miliardi di euro, portandolo alla cifra
record di 1900 miliardi e proprio questi numeri sono la fonte della crisi che stiamo vivendo.
Per quanto riguarda il Piano Industriale, la nuova associazione, si è espressa, con un comunicato
stampa, in questi termini:
2. “L'Associazione evidenzia che i dipendenti del Gruppo bancario UBI non possono essere gli unici a
pagare scelte gestionali costose e discutibili. Per salvare posti di lavoro e professionalità si inizino
da subito a tagliare sprechi e consulenze”.
Ci fa piacere sapere che non siamo gli unici a preoccuparci. Non sappiamo se nel prossimo futuro
l’Associazione diventerà il gruppo di riferimento del gruppo UBI e nello scontro in atto tra azionisti,
come sindacato, non esprimiamo giudizi di merito, banalmente ricordiamo che il lupo, chiamatelo
padrone o datore di lavoro, può perdere il pelo, ma non il vizio e pertanto noi rimaniamo dalla
parte delle lavoratrici e dei lavoratori.
Noi siamo profondamente convinti che la sede per tutelare i diritti di tutti i lavoratori
resta unicamente quello del tavolo negoziale, tra azienda e sindacati, e che non
esistono altre scorciatoie.
Cordiali saluti.
Varese, 17 agosto 2011 Ludovico Reverberi
Segretario Generale FISAC CGIL di Varese