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The Captive Emerald
1. La settima luna
In camera mia il sole faceva ormai capolino e le tende di lino erano
accostate.
Mia sorella aveva appena finito di preparare la colazione, ma tanta era la
felicità di potermi godere la giornata del primo di rhandin che non potei
aspettare per uscire; mi misi la giacca e corsi a casa di Luke che come al
solito per il nuovo mese si era fatto un nuovo tatuaggio: la settima luna.
Nel mese di rhandin le lune dei sette pianeti del sistema Leyten si
allineano e ogni cinque giorni la luna cambia; ogni tipo di luna ha una
diversa influenza e un diverso potere secondo il tipo di creatura che sei; il
bagliore della settima luna, chiamato Estil, simboleggia la fine del mese.
Ogni luna ha il suo bagliore. Una leggenda narra che se i bagliori delle
sette lune si scontrassero, il potere di Animus si risveglierebbe! Secondo
me non c’è niente di vero, credo ai bagliori giusto perché li vedo.
Il vento caldo del primo mese di primavera scuoteva le cime degli alberi e
il terreno aveva già assorbito i raggi del sole.
Luke con tutti i suoi tatuaggi sembrava un clown, ma gli rimaneva sempre il
suo carattere, la sua bellezza e il suo ottimismo, accompagnato da un
pizzico di vivacità.
Il vialetto di casa era cosparso di tanti petali colorati che si spostavano
volteggiando nell’aria leggiadri; la giornata era magnifica e tutte le
creature andavano d’accordo, persino i mintus, le creature più litigiose e
scorbutiche che esistono; sono alti meno di un metro, hanno la pelle
olivastra e gli occhi verdi, un verde così brillante da ricordarmi la
speranza.
Mi accorsi subito che ero arrivato a casa di Luke dalle numerose
tegole che pendevano dal tetto, una volta avevo rischiato di
rimetterci la pelle!
Ero, in verità, un po’ seccata, perché non avevo voglia di vedere una
stupidaggine del genere. Così gli chiesi: <<Allora, dove è questa
meraviglia?>>. Si voltò e mi fece uno smagliante sorriso, cosa che non
era assolutamente da lui; quel giorno camminava anche tutto
sbilenco, pensai che fosse solo stanco. Mi disse: <<Eccolo qua il
dolce bagliore della settima luna, pronto per essere ammirato da
tutti i presenti!>>.
Sbiancai in volto quando vidi quella cosa sulla sua pelle, era come un
marchio impresso con il fuoco sulla pelle ancora sanguinante, una
luce viola lo trafiggeva a pieno petto; lo stesso bagliore trafiggeva i
suoi occhi e un senso di malignità avvolgeva la stanza. La mia anima
era stata catturata dalla paura e i piedi si stavano già muovendo da
soli verso la porta. Infatti, mentre stavo riprendendo coscienza, ero
già sulla strada principale correndo a gambe levate verso casa.
Allo stesso tempo, sentivo un fuoco vivo che dentro di me ardeva,
come se fossi stata catturata da quell’orrendo simbolo che il mio
cuore aveva registrato, cosa mi stava succedendo?
Per essere un giorno così importante non mi sembrava stesse
andando molto bene, più che il primo di rhandin sembrava halloween.
Non pensavo che i preparativi per la festa iniziassero così presto,
infatti il vialetto di casa mia era già pieno di addobbi e festoni.
Mi feci un giretto per la città e la piazza era stata ornata come non
avevo mai visto nei miei diciassette anni; ci saranno stati almeno una
cinquantina di tipi di fiori, della metà dei quali nemmeno conoscevo il
nome.
Mi piacevano i fiori, ma in quel momento tutto ciò che era felicità
nella mia mente si trasformava in una sensazione che non avevo mai
provato prima, mi sentivo accerchiata.
Quello che avevo intorno iniziò a girare e mi prese un gran mal di
testa; così decisi di tornare a casa e prendermi una pausa dallo
stress della giornata; decisi anche che era meglio consultare un
dottore perché mi sentivo come un drago posseduto dalle forze del
male.
2. Il biglietto d’oro
Mi svegliai e una dolce musica rendeva l’ambiente più calmo e sicuro;
tutto ciò che prima mi faceva sentire un’altra persona era sparito,
come se non fosse successo niente, come se fosse stato un sogno o
meglio un incubo, ma ero veramente curiosa di sapere se quella cosa
sanguinante era vera o era stato un sogno.
Purtroppo non avevo tempo per questo, la festa era vicinissima,
mancava qualche ora e non mi potevo permettere di sprecare altro
tempo, così andai a vestirmi a festa come nemmeno io mi ero mai
vestita, non era certo lo stile che faceva per me. Quindi, essendo
un’umana con poca memoria, misi subito in bella vista l’invito per
poter entrare al ballo, così da non dimenticarlo.
Uscii di casa e mi ritrovai Luke sull’uscio della porta di casa. Presa
alla sprovvista per ciò che avevo visto-sognato, rimasi immobile e
aspettai che lui facesse qualcosa. Fu curiosa la domanda (penso vide
la mia faccia): ”Che ti è successo? Sembra che tu abbia visto un
mostro!”. Avevo visto una cosa del genere, ma in quel momento Luke
era normalissimo, se avesse saputo sarebbe stato pronto a darmi
della matta da legare: stupidi incubi!
“Non ti preoccupare, non è successo niente, mi hai solo colto di
sorpresa” dissi, cercando di essere più convincente possibile.
Mi rassicurò, mi prese per mano e mi scortò fino alla festa.
Erano sempre i soliti festeggiamenti, ma quest’anno avevano un
qualcosa in più; i nostri fuochi di pianta-colore, ovvero fuochi
d’artificio fatti dalle piante più grandi di ogni specie che avevano il
colore delle lune, erano più giocosi, brillanti, allegri e stranamente
troppo allegri, quasi a voler fare intuire qualcosa di sinistro, ma
pensai fossi io, con il mal di testa che avevo, a vedere tutto strano.
La serata finì in bellezza, ma ero così stanca che Luke dovette
portarmi fino in casa per farmi rendere conto che per lui era ora di
andare e per me di dormire un po’, visto l’orario.
Anche se ero molto stanca non dormii molto, forse per niente,
infatti mi svegliai un po’ prima dell’alba e visto che mi sentivo arzilla
e piena di energia uscii per fare una passeggiata. Mi incamminai nel
bosco e quell’atmosfera non mi piaceva affatto, i faggi si erano
piegati intrecciandosi e formando una galleria; continuai a
camminare e mentre stavo per prendere una stradina secondaria, gli
alberi si chiusero e un ramoscello mi spinse verso la strada
principale.
Mi voltai per tornare indietro, ma i rami si chiusero di nuovo e un
altro ramoscello mi spinse avanti; non avevo altra scelta, dovevo
continuare a camminare e così feci.
Dopo un quarto d’ora circa non avevo più voglia di camminare, ma non
fu la stanchezza a farmi arrestare il passo, un corposo lago rosso
brillante occupava il centro della strada ed una ragazza, o meglio una
donna, giaceva esanime sulla fredda pietra, ormai zuppa di tutto quel
liquido rosso: sangue.
Mi misi a gridare con quanta più voce avevo in corpo, tanto che
persino le fate dispettose scapparono; corsi lì in mezzo, chiamai
quella donna ma vidi che tutta quella roba rossa stava sparendo come
se fosse stata un’illusione ottica. Lei si alzò e mi diede una forte
spinta che mi fece cadere al suolo.
Mi parlò con una voce stridula e affannata che le metteva addosso
ottanta anni di età: “Non ti dirò di certo chi sono, ma tra un po’ di
tempo ci rivedremo; ora devo solo lasciarti questo piccolo indizio
perché voglio sapere che parte sei; lo saprò di certo perché ti
osservo, sono sempre vicino a te come la tua seconda metà”.
Detto questo cascò per terra e con un sibilo si dileguò nel nulla; gli
alberi presero per qualche secondo la forma normale e poi il loro
legno cominciò ad ammuffire e a diventare putrido come se fosse
quello delle foreste di Orridor.
Impegnata a guardare quello spettacolo ripugnante non mi accorsi
che tra gli orribili resti di quella creatura c’era una busta da lettere
molto elegante di velluto e seta viola chiusa con della cera verde con
su scritto “C.D. Katerin Oldelin”. Perché c’era il mio nome?
Fu quella una delle pochissime volte in cui ebbi paura, così mi
avvicinai a quella busta cautamente per accertarmi che non ci
fossero pericoli e che quella donna non saltasse fuori un’altra volta.
Quando fui a pochi passi dalla busta essa si alzò in aria, fece tre o
quattro giravolte emettendo un grido straziante e rimase a
mezz’aria, una voce ripeté il contenuto della lettera che diceva: “Il
mondo cambia, cambiano le persone e dinanzi a buone apparenze si
può cascare; lui si sta risvegliando e tu lo sentirai. Non posso dirti
niente ma se vorrai sapere qualcosa l’acqua dovrai seguire, la quale
nella verde oscurità ti porterà”.
Dopo avermi fatto questo discorso la busta si posò per terra prese
fuoco e ne uscì un biglietto d’oro con su scritto il mio nome, il
discorso e le iniziali di chi mi aveva mandato la lettera, un certo J.H.
Finalmente tutto finì e presa dalla totale paura che si era
impossessata di me corsi via e come una bambina mi nascosi in
camera mia per riflettere.
Analizzai ogni particolare di ciò che era accaduto prima della festa,
dal tatuaggio alla busta, alla creatura, ma non mi tornava
assolutamente niente. Cos’era che si stava risvegliando, e io cosa
c’entravo?
Avevo bisogno di parlare con qualcuno, ma non sapevo se fidarmi di
Luke visto quello che era successo, quindi mi sarei dovuta affidare a
me stessa e superare l’accaduto.
3. L’incendio
Stavo tornando a casa, erano le tre del pomeriggio ed essendo
presto il sole doveva essere alto nel cielo, ma invece no: il buio aveva
coperto il cielo con il suo mantello ed in lontananza delle fiamme si
innalzavano alte; per completare la situazione, delle urla di persone,
colte alla sprovvista, riecheggiavano in quel luogo. Mi resi conto
troppo tardi che quelle erano le case della mia cittadina.
Iniziai a correre per la stradina del bosco, ma l’ambiente era
deformato: massi, muschio, detriti, erbaccia, tutto ciò invadeva la
strada e il caos aveva preso il sopravvento.
Arrivai al villaggio quando l’incendio era ormai stato spento, ma
anche investigando, nessuno riusciva a capire che cosa lo avesse
scatenato; la gente era terrorizzata, anche io lo ero, c'era chi
raccontava di mostri e di rapine, una specie di esercito era venuto a
fare quel disastro ed io non sapevo che fare.
Di minuto in minuto la mia curiosità aumentava, ma in quel momento
non c'era tempo per pensarci, dovevo correre a casa dalla mia
famiglia.
La mia casa si trovava quasi alla fine del villaggio e lì le fiamme non
erano state ancora spente del tutto.
Ero molto esperta di natura ed anche di tante altre cose come la
magia e gli incantesimi e sapevo al cento per cento che quelle erano
fiamme evocate dal Corpus Magnum, ma speravo di sbagliarmi. Non
era possibile che Animus, il vecchio re di Smeraldia, in qualche modo
si fosse risvegliato; il suo corpo era stato imprigionato in una veglia
eterna nelle segrete del palazzo di Silmarillion e nessuno e niente
poteva risvegliarlo, almeno così credevo.
Appena arrivata sull’ uscio di casa, vidi la devastazione fatta
persona; il mio amico Luke aveva una faccia allibita, invasa dalla
preoccupazione; non avevo mai visto la mia famiglia in una situazione
del genere, ma non era questo il vero problema. Luke iniziò a parlare,
perché mia madre non aveva il coraggio e la forza di farlo: << Non mi
piace dare le brutte notizie e ti prego di non buttarti giù, perché
riusciremo a sistemare la situazione. Siamo confusi anche noi>>.
Non so perché, ma io avevo un sesto senso riguardo alle cattive
situazioni, però questa volta il mio sesto senso non voleva esprimersi.
<<Tua sorella è stata rapita, anche se non sappiamo bene il perché;
abbiamo pensato di andarcene da qui perché giungono notizie che il
villaggio verrà abbattuto>>.
Nulla in quel momento poteva fermare l’ira che provavo; una parte di
me era stata portata via, ma ciò che mi faceva soffrire di più era il
fatto che avessero preso mia sorella Amhin.
Luke ed io iniziammo a sistemare la casa cominciando a pulire e a
fare tre letti di paglia e cotone per passare la notte; Luke disse a
mia madre di andare a riposare e lei annuì calma e docile; per me era
strano, perché lei era una donna sempre piena di forza che non si
perdeva mai d’animo nemmeno nelle peggiori situazioni, ma stavolta
la frustrazione aveva raggiunto anche lei ed aveva occupato il suo
cuore fino in fondo.
Spente le ultime fiamme nella parte ovest del villaggio, dove non era
ormai rimasto più niente, tutte le luci si spensero ed il villaggio
cadde in un triste silenzio che si dileguò pian piano la mattina.
4. Verso il confine
La mattina dopo il sole splendeva alto nel cielo ed era così forte che
sembrava piena estate; il profumo di fiori ed erba invadeva l’aria e
tutti si svegliarono con il piede giusto per poter iniziare a sistemare
il villaggio.
La gente non era più insicura ed impaurita come il giorno prima,
anche mia madre non era più triste, ma allegra e tranquilla.
Mentre lei sistemava la casa io e Luke, andammo nel boschetto
accanto per cercare del cibo.
Lui era un abilissimo cacciatore ed io me la cavavo a trovare le
spezie, il miele e le verdure.
Luke tornò con quattro conigli ed altri animali, così tanti non ne
avevamo mai trovati; io riuscii a raccogliere delle spezie
profumatissime, le più costose e difficili da trovare, esse avrebbero
sicuramente fatto piacere a mia madre; per tirarle su il morale
inoltre, le raccolsi un mazzolino dei suoi fiori preferiti, le ardesie
florealis, molto comuni dalle nostre parti, ma veramente mozzafiato
per un turista. Sono fiori color violetto, puntinati di pallini viola
scurissimo, una sfumatura color miele che tende all’oro, posta
all’estremità dei petali, incornicia questa meraviglia.
Arrivati a casa, mia madre rimase lusingata dai tanti doni che le
avevamo portato e per qualche ora riuscimmo a stare tranquilli,
lasciandoci il dolore alle spalle.
Ma c’era chi il dolore lo voleva imprimere nelle persone, chi delle
persone non aveva minima pietà; intorno alle tre del pomeriggio, un
fastidioso rumore di ruote e di zoccoli ci accerchiò; uscimmo subito
di casa ed avemmo la prova che le voci erano vere: volevano
distruggere il villaggio!
I carri erano molto eleganti, ciascuno con due cavalli neri marchiati
con il simbolo della nostra terra ed un cavaliere vestito di nero con
una torcia in una mano e le briglie nell’altra.
Rientrammo subito in casa, prendemmo il necessario per vivere e
iniziammo a correre a perdifiato verso il confine di Vespriland.
Non eravamo mai stati abili a correre noi, ma in quel momento,
mentre i cavalli iniziavano l’attacco, corremmo sempre più veloci
verso il confine, e non era difficile arrivarci perché Vespriland era
un paese abbastanza piccolo! Io e Luke sentimmo il nitrito dei
cavalli e dentro di noi si riaccese quella fiamma che ci aveva fatto
sentire diversi negli ultimi giorni, quelli successivi al tatuaggio.
Impiegammo meno di un’ora a raggiungere il confine perché la paura
ci spingeva così tanto a scappare che niente e nessuno poteva
fermarci.
A dividere ogni paese c’era una barriera magica che all’apparenza
poteva sembrare innocua, ma se una persona non gradita o di maligne
intenzioni voleva entrare essa si trasformava in un potente scudo di
platino che nemmeno il maleficio più grande poteva spezzare.
Usando il “richiamo patronus”, la chiave per poter passare oltre la
barriera, uscimmo velocemente da quel luogo e ci mettemmo in
cammino verso un posto più sicuro.
Ci fermammo al confine della terra del fiume Isingen per poter
passare la notte e per riposare.
Non riuscivo a non pensare al mio paese, al fatto che lì avevo lasciato
tutte le mie conoscenze, i miei amici e le mie tradizioni; quello che
sapevo bene era che chi aveva fatto ciò doveva pagare e sarei stata
io ad occuparmene.
Il mattino seguente, all’alba, riprendemmo il nostro cammino, dopo
aver fatto colazione con qualche delizia che ci eravamo portati da
casa; il pan d’uva era l’alimento basilare nella nostra alimentazione e,
oltre ai dolci fatti in casa da mia madre, era ciò che ci piaceva di più.
Io, come al solito, non avevo molta fame, un po’ perché era abituale,
un po’ perché non riuscivo a mandare giù più niente dalla sera prima.
Mentre camminavamo, sentii un boato e in lontananza (ad almeno
mezza giornata dal luogo in cui ci trovavamo) si poteva vedere un
esercito di almeno duemila soldati che marciava verso ovest, gli
stessi con in cavalli neri e le torce in mano; sarebbe stato versato
altro sangue e altra distruzione avrebbe straziato i cuori di tanta
gente innocente.
Non mancava molto alle rive dell’affluente Isinger e ne eravamo
contenti, perché le provviste erano quasi finite.
Nel tardo pomeriggio da lontano si vedevano le trasparenti acque di
Isinger e fu lì che la preoccupazione svanì e riuscii per un attimo a
sorridere.
Vedendomi più tranquilla, Luke, mi mise una mano sulla spalla e mi
disse <<Ora ti senti meglio?>>
<< Sono stata molto più felice nella mia vita, questa situazione mi
rattrista molto, soprattutto per Amhin, mi sento tanto in colpa! Lei
è sparita ed io non ero lì con lei per poterla aiutare, ciò mi fa stare
molto male. Se solo io fossi stata lì e non lei, avrebbero potuto
prendere me e non lei, povera Amhin!>>
In quel momento tutta la pressione che avevo dentro, le scene di
tristezza, l’ansia, le preoccupazioni, la rabbia che avevo accumulato
in me esplosero in un pianto liberatorio.
Luke mi prese per la vita e mi diede uno dei suoi confortevoli
abbracci e lì mi sentii veramente protetta da un amico vero.
Era ormai notte e la luna si specchiava nelle fresche acque del
fiume; facemmo scorte d’acqua che ormai era quasi finita; in poco
tempo decidemmo di proseguire ed arrivare al fiume Isingen.
Posammo le armi, le spade ed i pugnali che ci eravamo portati; anche
mia madre era un’ottima spadaccina, quasi più di me, adesso era
impegnata a guardare la mappa del nostro paese e ad escogitare un
piano per ritrovare mia sorella.
<<Non ti stancare, vedrai che la ritroveremo; sto male anche io ma
non è progettando un assalto o qualche altra cosa che riuscirai a
recuperare Amhin, ci vuole pazienza e speranza>>.
Lei si girò e mi guardò con i suoi occhi marroni che tendevano al
color miele e con la sua sottile voce mi disse: <<In questo modo
riesco a pensare che questa non sia la realtà e a coltivare la
speranza che mia figlia tornerà a casa presto>>.
Lasciai mia madre da sola e ci accampammo lì per la notte.
Facemmo dei turni di guardia per vedere se arrivava qualcuno, anche
un animale poteva essere un pericolo e noi volevamo stare in allerta.
Ripartimmo dopo non molte ore per essere al “Villaggio del fiume” di
giorno. Lì ad aspettarci c’era Allen, una grande amica di mia madre,
lei ci avrebbe ospitati.
5. Al villaggio di Allen
Risalire le sponde del fiume non era difficile anche se le rocce erano
molto appuntite e frastagliate.
Il villaggio era molto carino ed anche molto diverso dai nostri: le
case avevano all’incirca due piani e tutte erano di forma quadrata,
simili ai bungalow, infatti avevano la stanza da letto e il bagno,
mentre il luogo dove gli abitanti del luogo cucinavano era situato
all’aperto e tutti potevano usufruirne.
Quella regione del nostro paese era sempre soleggiata e il caldo era
una delle fonti di energia più importanti che avevano.
Non si fece attendere l’arrivo di Allen, con i suoi lunghi capelli biondi
raccolti in uno chignon e i larghissimi vestiti che usava indossare
come loro tradizione.
Si vedeva chiaramente che noi non eravamo originari di quel luogo,
due discendenze completamente diverse; noi di Vespriland eravamo
molto guerrieri, ce ne stavamo sempre per i fatti nostri e non
conversavamo molto; il nostro abbigliamento non prevedeva l’uso di
molti colori, usavamo soprattutto colori tenui oppure il nero e il
grigio, a volte si poteva indossare il blu di tutte le tonalità,
prevalentemente quelle scure.
Ognuno di noi era specializzato nell’uso di un’arma, io ad esempio
sapevo usar bene la spada e Luke l’ascia; stavamo molto in solitudine,
spesso in mezzo alla natura, e ci riunivamo solo durante le feste.
Lì era tutto veramente diverso: ondate di colori dalla sfumatura più
chiara a quella più scura si riversavano sulle case, sulle persone e
sulle strade, quasi a farmi venire il vomito, essendo abituata al
bianco, al nero e al blu; tutti erano molto socievoli ed allegri, tutti
persi tra risate e gioia. Quel posto non faceva per me!
<<Cara Katerin, piccola mia, come stai mia cara?>>. Tutta quella
felicità mi dava fastidio, ma dovetti rispondere nel miglior modo
possibile per essere educata: <<Potrebbe andare meglio, visto quello
che è successo>>. Come se avessi detto la cosa più felice del mondo,
Allen mi disse: <<Su, su cara, dimmi, racconta pure, dividi con me le
tue belle notizie!>>.
Adesso era veramente troppo, mi stava prendendo in giro e questo
mi fece irritare molto, tanto da risponderle così male che il suo
sorrisone a trecentosessanta gradi si fece più cupo: <<Non sopporto
le prese in giro, è mai possibile che tu non riesca a capire che ce ne
siamo appena andati da un villaggio in fiamme?>>.
Mia madre mi lanciò l’occhiata più brutta che mi avesse mai lanciato,
ma di certo adesso non pensavo a lei, mi misi a correre con le lacrime
agli occhi e Luke mi seguì.
<<Non ce la faccio più, voglio trovare mia sorella e scoprire cosa è
successo in tutto il paese>>; urlavo come una matta, avevo i nervi a
fior di pelle e non sopportavo più nessuno.
Corsi nel boschetto vicino al villaggio facendo slalom tra gli alberi,
fino ad arrivare ad un piccolo ruscello dove mi fermai, mi sedetti e
tirai fuori la spada per lucidarla con quell’acqua limpida e
trasparente; la lama era ancora tagliente e i bellissimi intarsi
luccicavano come sempre.
Ad un certo punto sentii scostare dei rami e lo scalpiccio di
qualcuno; presi in mano la spada e mi avvicinai lentamente agli alberi;
vidi un’ombra e quando stavo per colpirla uscì fuori Luke e ci mancò
poco che non svenissi dalla paura.
<<Mi hai fatto spaventare, che ti salta in testa?>>.
<<Katerin, ti devo parlare di una questione seria; circola la notizia
che Animus abbia rubato lo smeraldo da Carendor e che tutto il
paese stia lentamente cadendo sotto il dominio del male; tanti
vengono ipnotizzati, apparentemente non sembra lo siano, invece si
trasformano in spie di Animus e cercano altre persone da
ipnotizzare>>.
Non mi aspettavo una cosa del genere ma sentivo che qualcosa non
andava. <<Sono spaventata, ma anche decisa a riportare lo smeraldo
al suo posto, facciamolo io e te! Dobbiamo sconfiggere Animus!>>.
Tra noi non ci furono incomprensioni, andai da mia madre e le dissi
tutto; non volevo che lei si facesse del male, così le consigliai di
restare al villaggio e di stare molto attenta a quello che succedeva.
<<Stai tranquilla, torneremo presto>>. Lei con le lacrime agli occhi
disse: <<Ho già perso una figlia, non voglio che anche l’altra se ne
vada, e se poi ti succede qualcosa?>>. Risposi: <<Non ti preoccupare,
vedrai che andrà tutto bene e poi so cavarmela da sola, ti voglio
bene, ci rivedremo presto, magari con Amhin>>. L’ultima frase che lei
mi disse fu: <<Mi fido di te>>.
Là ci lasciammo ed io e Luke ci avviammo verso la strada principale.
6. Shannira
Durante la notte non ci riposammo e continuammo a camminare per
poterci avvantaggiare il giorno dopo. Tirai fuori il biglietto d’oro che
mi era stato dato nel boschetto vicino a casa mia per rileggere
l’indovinello, ora quasi tutto aveva un senso e sapevo dove andare:
nell’indovinello c’era scritto che dovevo seguire l’acqua che mi
avrebbe portato al fuoco e dopo alla verde oscurità. Questo era il
punto più facile dell’indovinello, anche se non sembrava, significava
che avevo oltrepassato i due fiumi e mi dovevo dirigere prima verso
la piazza delle faglie di fuoco e poi al bosco oscuro, almeno così
avevo interpretato.
Luke era molto curioso e mi chiese: <<Cosa c’è scritto sul biglietto?>>.
Glielo posi e lui lesse con molta attenzione. << E’ un indovinello ed una
parte dovresti averla risolta, ma non capisco cosa intenda con origini
e apparenze. Chi si sia risvegliato lo sappiamo bene, ma tu perché
saresti collegata a lui? E come fai a sentirlo?>>.
Era complessa sia la domanda che la risposta e cercai di dare una
spiegazione tenendo conto di quanto era accaduto. Gli esposi la mia
idea riguardo ai segni che avevamo ricevuto: <<Tu, prima della festa
finale di rhandin, hai vissuto una stranissima esperienza dovuta a
quel tatuaggio, credo, come se qualcosa o qualcuno ti stesse per
trasformare. Io, mentre ero in città a fare due passi, mi sono
sentita molto strana, come se un qualche richiamo mi facesse fare
quello che voleva lui>>. Mi disse: << Mi sembra che un po’ quadri, ma
noi cosa abbiamo a che fare con tutto ciò?>>
<<Questo ancora non lo so, Luke, ma spero di scoprirlo presto>>.
Camminammo e camminammo per un sacco di tempo, fino allo
sfinimento; le ore per riposare non bastavano e trascorremmo due
giorni con pochissime provviste, ma per fortuna la piazza era non
molto lontana da noi.
Quando arrivammo la desolazione aveva occupato ogni singolo
millimetro di quella piazza imperiale; era tutto bruciato, solo le
statue dei sette creatori erano ancora intatte, ma, rispetto
all’ultima volta che c’ero stata, avevano un aspetto diverso, più
sinistro.
Mi chiedevo come dei cavalieri avessero potuto ridurre in quel modo
un luogo così magico e potente, mi accorsi però troppo tardi che non
erano stati i cavalieri a ridurre quel posto in quel modo.
Nemmeno il tempo di girarmi che sentii il suo fiato già da lontano, i
suoi passi pesanti rimbombavano nell’aria e le pesanti ali, che
toccavano terra, accompagnavano tutto il resto; mi girai e la vidi:
Shannira in tutta la sua magnificenza si era unita al male; mi faceva
paura con le sue tre teste, ma l’occhio d’oro era quello che mi
paralizzava; vidi la sua bocca che si apriva e allora mi tappai subito le
orecchie.
Fece un ruggito fortissimo, così forte che ci buttò per terra. Tirai
fuori la spada e Luke la sua ascia. Lei partì all’attacco e noi
cominciammo a scappare.
La aggirammo e da dietro colpimmo il drago della terra molte volte,
fino a che, in seguito ai numerosi colpi, essa non perse la vista.
Scampammo così il pericolo di morire:
infatti se fosse riuscita a guardarci con
l’occhio d’oro centrale, saremmo morti e
se ci avesse guardato con tutti gli altri,
saremmo rimasti pietrificati.
Eravamo molto agili, ma Luke era
abbastanza distratto ed allora Shannira lo
prese con i suoi artigli e stava per
graffiarlo.
In quel momento ero veramente
arrabbiata, non potevo perdere il mio
migliore amico; presi a correre e feci un salto altissimo e tagliai con
la spada quella sottospecie di zampa che imprigionava Luke.
Si sentì un altro ruggito, ma mentre lei si “lamentava” per il dolore,
corsi agilmente verso di lei e le infilai la spada nel petto con tanta
violenza da farla cascare a terra come una docile bambina, e lì
rimase.
Sembrava tutto finito, quando il corpo di Shannira si dileguò
lasciando una pietra tonda blu.
Analizzai tutta la piazza e vidi che perfettamente al centro c’era un
foro della stesa forma e dimensione della pietra, ce la misi dentro e
in quel momento un forte rumore di pietra fece tremare il
pavimento, le statue iniziarono a girare sempre più velocemente, fino
a creare un bagliore azzurro chiaro che formò una busta viola,
identica a quella che avevo ricevuto in precedenza.
La busta cadde sulla fredda pietra, corsi subito a prenderla, la aprii
e lessi il contenuto: <<Se stai leggendo questa lettera vuol dire che
la ragione hai ben interpretato e che i passaggi hai seguito con molto
intelletto; continua a seguire il tuo spunto di viaggio, ma una volta
arrivata alla destinazione pensata cerca il passaggio per origini e
verità che qui ti hanno mandata>>.
Capii subito che dovevo seguire quello che mi diceva la mia mente,
che dovevo arrivare al bosco oscuro, ma quale era il passaggio per
origini e verità? Questo non lo capivo.
7. Il Portalis Magnum
Avevamo ormai lasciato da poco la piazza delle faglie di fuoco e ci
avviavamo verso il bosco oscuro.
Avevo paura di quel posto, soprattutto perché era abitato da
creature orribili e spaventose.
Non ci voleva tanto ad arrivarci, soprattutto se si passava per le
gallerie sotterranee che collegavano la piazza all’entrata del bosco,
ma non era prudente passare sotto terra.
Ci erano capitate troppe poche sventure fino a quel momento!
Sentimmo un’orda di zoccoli avanzare verso di noi. Questi cavalieri
erano diversi, avevano tuniche nere ed armature. Non avevo mai
visto cavalieri del genere e tantomeno cavalli del genere: erano neri
come la pece e brillavano sotto la luce del sole; avevano la criniera e
la coda rosso scarlatto e gli occhi dello stesso colore, ma molto più
intenso.
Correvamo più veloci che potevamo, ma la potenza di quei cavalieri ci
raggiunse presto. Non si fermarono, né ci legarono.
Uno di loro mi prese per un braccio e mi tirò a sedere sul suo cavallo,
lo stesso fecero con Luke e ci portarono verso l’inizio della foresta.
Arrivammo lì subito, ci fecero scendere da cavallo e ci bendarono gli
occhi.
Iniziai a fare domande ma nessuno mi diceva niente. Dopo un po’ che
camminavamo iniziai a perdere la pazienza e dissi: <<Ma insomma, che
sta succedendo, che volete farci?>>. In quel momento una voce ostile
mi disse: <<Ehi, calmati! Guarda che siamo arrivati, non c’è bisogno
che ti agiti!>>.
Mi tolsero la benda e davanti a me apparve un ragazzo che sembrava
della mia stessa età.
Aveva i capelli corvini, gli occhi blu, ma di un blu così intenso che non
poteva eguagliare il cielo stellato della notte; era alto e muscoloso, il
suo viso somigliava al mio.
<<Tu chi sei?>> gli chiesi. << Lo scoprirai presto>> mi disse, ed
accompagnarono me e Luke vicino ad un albero.
<<Avrai sicuramente trovato due buste viola con dentro dei
messaggi, quei messaggi sono riferiti a te e a ciò che sta accadendo.
Tu avrai sentito questa storia narrata come se fosse una leggenda:
si dice che sia esistito un mondo, tanto tempo fa, abitato da demoni,
creature descritte come cattive e crudeli, ma non è così; Animus ha
messo sotto una cattiva luce il nostro mondo che ancora esiste, e
inoltre ha cercato di tenere questo mondo nascosto, per non farlo
conoscere agli altri abitanti.
Quelle lettere ti sono arrivate come aiuto, adesso ti spiego gli
indovinelli>>.
Questo lungo discorso mi fece rimanere di stucco, non ci credevo
che il mondo dei demoni potesse esistere veramente, ma anche se
insicura, continuai ad ascoltare. <<Nel primo, stavamo cercando di
dirti di venire verso il bosco oscuro, per poterti dire cosa sta
succedendo veramente; riguardo alle origini, ti volevamo far sapere
chi sei veramente e chi è tuo padre>>.
A questo punto del discorso lui si
interruppe come se avesse capito che
ero esterrefatta; mio padre, sapevo
che lui era morto in guerra come un
valente soldato, ma invece da quello
che avevo capito lui era vivo. Ma
allora chi era?
Riprese: <<Sei una persona
importante e adesso devi salvare il
tuo mondo, in verità il nostro mondo. Capirai tutto più avanti>>.
Non ero spaventata, per niente. Volevo sapere chi era mio padre.
L’albero dove eravamo iniziò a cigolare e dalla corteccia spuntò un
portale; era bellissimo e brillava di azzurro.
Non ci potevo credere, stavo ammirando il leggendario Portalis
Magnum, il portale degli eroi, quello che tutti gli eroi più importanti
nell’antichità avevano attraversato: era l’entrata nel mondo dei
demoni.
<<State attenti, vi farà uno strano effetto entrare, quindi mi
raccomando all’atterraggio!>>.
<<Scusa ma cosa intendi con atte…>>; non ebbi il tempo di finire la
frase che venimmo catapultati in uno spazio che non avevo mai visto;
galleggiammo nel vuoto fino a quando una forza grandissima ci
catapultò su un pavimento di rubini, dove cascai per la forte spinta.
<<Ora capisco cosa intendevi per atterraggio. Scusa, ma non mi hai
detto come ti chiami>>; <<Io sono Tom, Katerin>>.
Lui sapeva il mio nome: << Come fai a sapere il mio nome?>>. <<Come
potrei non saperlo dopo tutte queste lettere?>>. <<Giusto>>.
<< Tu volevi conoscere tuo padre, ora ti posso dire chi è; tu pensavi
fosse morto, invece è scappato da Animus, pensando di essere
l’unico demone esistente. Si è rifugiato in questo bosco, ha trovato
questa porta e si è rimasto in questo mondo, dove ha incontrato altri
esseri come lui ed è diventato il re di questo popolo.
Tu sei sua figlia e lui è da molto tempo che non ti vede. Eccolo, sta
arrivando>>.
Si aprì una porta ed entrò una persona alta dai capelli corvini come i
miei e gli occhi blu. <<Ciao Katerin, è molto tempo che non ti vedo, sei
cresciuta tantissimo; tu non mi hai mai conosciuto, ma a me e a tua
madre sembrava opportuno dirti chi sei veramente, ed io dovevo
vederti a tutti i costi, voglio aiutarti>>.
Era veramente uguale a me, mi somigliava in tutto, nel tono di voce,
nel modo di fare e questo mi rendeva felice. <<Come mi vuoi
aiutare?>>.
<< So quello che stai facendo e penso che salvare il nostro mondo sia
molto importante. Tieni, ti voglio dare in dono questa piuma, ogni
volta che avrai bisogno del mio aiuto sfregala ed io arriverò; per il
resto non ti preoccupare, confida nella speranza e vedrai che andrà
tutto bene>>.
<<Grazie papà, i tuoi consigli mi saranno di grande aiuto, ma ancora
una domanda, cosa significava nella prima lettera che non dovevo
credere alle apparenze?>>.
<<Significava che non dovevi credere alla bontà di tutte le persone,
perché sono state proprio loro a cacciare i demoni da Smeraldia>>.
<<Grazie, spero che ci rivedremo presto, adesso devo andare>>.
<<Ancora una cosa; devi stare attenta alle spie, non dire alla gente
cosa devi fare e dove devi andare, tieni nascosta la piuma, perché te
la potrebbero rubare, ti raccomando molta cautela>>.
<<Starò molto attenta>>.
Uscii insieme a Luke dal portale. Stavamo per andarcene, quando
Tom ci raggiunse correndo e ci disse: <<Vi prego, non ve ne andate,
voglio venire con voi e aiutarvi, potreste avere bisogno del mio aiuto.
L’ho chiesto a tuo padre, e lui è d’accordo>>.
<<Io non ho problemi, per me puoi venire. Cosa ne pensi Luke?>>.
<<Non lo so, stiamo bene anche da soli, ma se ci tieni tanto d’accordo,
può venire>>.
<<Grazie, non vi farò pentire di questa decisione>>.
Ricominciammo il nostro cammino in compagnia di un nuovo amico, e
grazie alla sua presenza, ci sentimmo meno soli, lo ammise anche
Luke.
8. L’esercito nemico.
Non camminammo per molto, io volevo continuare oltre il confine per
Orridor, ma Tom mi disse: <<Se vogliamo raggiungere lo smeraldo,
dobbiamo passare per quest’altro portale che ci porterà sulle catene
di Doromir>>.
<<Cosa c’entrano le catene di Doromir con tutto questo?>>;
<<Ma come, non lo sai? Lo smeraldo si trova sul Picco Massimo, nel
Mare degli Angeli; sarà molto difficile arrivarci, soprattutto perché
la Contea oceanica è controllata da tutto il suo esercito che ci sta
rintracciando; la cosa più pericolosa, è che adesso loro ci daranno la
caccia, perché sanno che due demoni sono in giro per il paese>>.
<<Non sapevo di tutto questo, quindi io sarei un demone?>>
<<Sì e hai anche dei poteri; penso che ti sarai accorta che sai usare
la magia e che nell’ultimo periodo riesci a fare cose particolari>>;
<<Quindi io non sono un’umana?>>
<<No, Katerin>>.
Per me questo era strano, ma allo stesso tempo mi rendeva felice,
particolare, un qualcosa di diverso.
Luke era turbato e non riuscivo a capire cosa avesse. <<Luke che hai?
Ho fatto qualcosa di male?>>.
<<Non è colpa tua, sono rimasto male che tu sei un demone, molto più
importante e diversa da me; mi sento nessuno, tu hai la magia e
tutto quello che vuoi, io niente>>.
<<Non ho mai desiderato essere qualcun altro, e comunque tu sarai
per sempre il mio migliore amico, l’unico che non cambierà mai e che
sarà il più importante per me>>.
Dopo il mio discorso lui si mise a suo agio, si calmò e ritornò quello di
sempre, ma ciò che lo colse di sorpresa fu quanto disseTom. <<Scusa,
non ho potuto evitare di sentire. Katerin mi ha detto che anche tu
hai avuto delle particolari reazioni in questo periodo; non dico che
sia sicuro, ma anche tu potresti essere un demone o qualcosa del
genere>>.
Dopo queste informazioni, Luke si sentì ancora meglio e la situazione
si ristabilì.
Eravamo pronti per passare dal portale e non ci volle molto. La
stessa cosa dell’altro, una grande spinta e poi tutto finito.
Ci ritrovammo sulle immense distese verdi dei monti Doromir;
eravamo abbastanza vicini al Male e si sentiva la sua presenza.
Più si procedeva verso la fine dei monti, più l’erba da verde che era
iniziava a marcire, fino a non crescere più. Anche la terra cambiava
aspetto e diventava color nero bruciato.
<<Anche qui è arrivato il Male, si sta espandendo e questo non va
bene >>
<<Lo sento, Animus adesso non è qui, lui è con lo smeraldo nel Mare
degli Angeli!>>
<<Penso che voglia distruggere lo smeraldo, dobbiamo fermarlo>> mi
disse Tom.
Più in là nell’alto del cielo, si vedeva una fiamma nera salire, indicava
il castello, e con il tempo si stava espandendo.
Era molto lungo il viaggio da intraprendere, soprattutto perché il
nostro percorso era piena di pericoli ed insidie.
Per superare il castello cercammo di passare tra i boschi e le strade
secondarie. Non era facile il nostro viaggio. Eravamo stanchi e un po’
disorientati. E mentre la debolezza si faceva strada dentro di noi
venimmo scovati e il cattivo colpì.
Un esercito di cavalieri ci accerchiò; so che volevano fermarci, ma
un esercito intero mi sembrava esagerato, avevano così paura di noi?
In quel momento ero io che avevo paura di
loro, sapevo che non avremmo potuto battere
duemila soldati da soli, non sapevo come fare,
ero disperata, ma nel mio cervello si accese
una lampadina. Tirai fuori la piuma di mio
padre, la sfregai e dissi sottovoce: <<Spero
che mi aiuterai>>.
Dalle facce si capiva che non avevano pietà; c’era uno sguardo di sfida
tra me e il comandante.
Iniziai a correre, senza badare a cosa facevano gli altri miei
compagni.
Estrassi la spada e iniziai a colpire tutti i soldati che avevo davanti;
non potevo vedere tutti quelli che avevo intorno, perché non avevo
né cento mani, né cento spade.
Stavo correndo, quando uno di loro mi colpì alla gamba; caddi a terra
dolorante, urlando come non mai; essendo un demone, non mi sarei
dovuta far niente, ma nessuna creatura può resistere ad una lama
contraffatta dalla magia nera, nemmeno con i miei migliori
incantesimi avrei potuto curare la grande ferita che avevo.
Luke corse subito da me, mi prese in braccio e cercò di allontanarmi
dal campo di battaglia.
Non ce la facevo più a sopportare quella guerra. Tutto sembrava
perduto, quando un forte nitrire di cavalli richiamò la mia
attenzione; uno splendente esercito di neri destrieri stava correndo
in mio aiuto. Sapevo che sarebbe arrivato!
Tom mi fece alzare e piano piano, con il suo aiuto riuscii a
raggiungere il bosco.
Da lontano vedevo la ritirata del nemico; riuscii a tranquillizzarmi,
ma erano state troppe le sfide del giorno e la stanchezza ebbe la
meglio su di me.
9. La Fenice piangente.
Mi risvegliai tra le morbide erbette del bosco, con lo scorrere di un
ruscello in sottofondo.
<<Come stai, ti senti meglio?>> il tono di voce di Tom allietò il mio
risveglio. Si mise a spiegarmi molte cose, mi disse quello che era
successo ed anche che mi ero fatta male ad una gamba. Me lo
ricordavo bene, ma il dolore era sparito, anzi, la ferita era sparita.
<<Ma come è possibile? Era una ferita inguaribile!>>.
<<Tuo padre ci ha lavorato molto, ma alla fine è riuscito a guarirti>>.
Ero fuori di me dalla felicità ed anche grata a mio padre per quello
che aveva fatto.
Sostammo in quel boschetto per tutto il resto della giornata, anche
perché eravamo molto stanchi.
Il giorno dopo mi svegliai presto. Anche se avevo fatto l’ultimo turno
di guardia non ero per niente stanca.
Il cielo era buio, ovvio, eravamo a meno di cinque giorni dal Mare
degli Angeli, il posto più bello del nostro paese rovinato da Animus.
L’atmosfera non era gradevole, non mi piaceva il luogo dove stavamo
andando. Il Lago delle Anime Erranti aveva una storia bruttissima e
non volevo altri guai anche lì.
Dopo ore di lungo cammino le alte canne del lago ci diedero il
benvenuto.
Un lamento appesantiva l’aria insieme ad una forte afa.
Nei dintorni c’era qualche bellissimo fiore di Scallirium, una pianta
che adoravo.
Stavamo camminando più silenziosamente ed in fretta possibile,
quando un melodioso canto iniziò ad alzarsi sempre più, fino a
diventare straziante.
Ci tappammo subito le orecchie e tante ombre vestite di stracci e
ricoperte di alghe iniziarono ad alzarsi dall’acqua.
Capii subito quello che stava succedendo, sapevo di una leggenda
riguardo alle anime che cantavano e attiravano le persone, ma non
pensavo che fosse vero e soprattutto così pericoloso.
Iniziammo a correre, ma loro non smettevano di cantare e lo
facevano sempre più forte.
Provarono anche a prenderci creando turbini di vento e lanciando
delle grandi spine, ma noi continuammo a correre e a fare del nostro
meglio.
Ad un certo punto vidi Luke con le orecchie stappate ed in quella
frazione di secondi vidi la sua pelle diventare grigia e il suo corpo
diventare pietra.
Rimasi senza fiato, ormai la ragione non la usavo più; mi misi a
correre verso il suo corpo senza però poter fare niente.
Mi misi a piangere, non potevo aver perso il mio migliore amico, era
troppo prezioso per
me!
Le anime
continuavano ad
inseguirci ma,
mentre io mi
disperavo, un manto
rosso arrivò sulle anime e con il suo luminoso sguardo le fece sparire.
Fece un altro vorticoso giro e si appoggiò
su una roccia.
Non potevo credere al fatto che stessi
vedendo una fenice piangente in carne ed
ossa; per una persona venuta da lontano
c’erano pochissime le possibilità di vederne
una. Loro arrivano solo quando hai
veramente bisogno d’aiuto e questo mi
sembrava il caso.
La fenice spiegò di nuovo le ali lasciando
una delle sue piume di fuoco sulla roccia; sulla piuma per qualche
secondo apparve una scritta: ”Se la piuma stretta a te terrai e un
fischio farai, una lacrima per aiuto avrai”.
Mi aveva regalato le sue lacrime, le lacrime di fenice sono curative, e
capii subito a cosa servivano.
Corsi da Luke, strinsi a me la piuma e fischiai. Non stava succedendo
niente. Pensai che fosse solo un imbroglio, ma la piuma iniziò a
vibrare e ne venne fuori una corposa goccia d’acqua.
Non esitai un istante, feci cadere la goccia sul Luke di pietra.
Ero ansiosa, sapevo che lo avrei riavuto con me. Ma niente, la statua
rimase lì ferma e immobile.
Scoppiai in lacrime, sapendo che avevo perso il mio migliore amico
per sempre.
Ora che le anime erano state sconfitte, ci accampammo lì per la
notte; mentre eravamo seduti Tom mi disse: <<Mi dispiace, non avrei
mai voluto che tutto questo accadesse>>.
<<Sono dispiaciuta quanto te >>. <<Questo viaggio… Beh… E’ stato
sciocco intraprenderlo!>>. <<No Tom, non lo è stato per niente; noi
abbiamo scelto di salvare il paese e lo salveremo o proveremo a
salvarlo fino in fondo>>.
10. Le ninfe mangiamorte
La mattina arrivò con molta rapidità ed una sorpresa mi fece quasi
svenire.
Luke era ancora intrappolato nella pietra per metà, ma era sveglio.
<<Non ci credo! Oh mio dio, Luke, ma sei vivo!>>
<<Sì, ma solo per metà!>>
<<Ora come faremo a proseguire il viaggio?>> disse Tom.
<<Ragazzi, non vi preoccupate, ho un piano: voi proseguite ed io vi
raggiungerò dopo presso il Mare degli Angeli con dei rinforzi>>.
<<Non mi sembra sicuro Luke, ho paura, se poi ti succede qualcosa?>>
<<Per favore, non ti preoccupare. Ce la farò! Voi dovete andare!>>.
Nonostante i miei no, mi feci convincere.
Ci rimettemmo in viaggio verso l’ultimo e più duro tratto di strada
per lo smeraldo.
Si potevano già intravedere le grandi onde del Mare degli Angeli.
La Contea Oceanica era l’ultima città prima del mare e noi non
vedevamo l’ora di raggiungerla. Era molto tranquilla la strada da
seguire per arrivare alla Contea, ma tutto era stato completamente
ribaltato. La strada era disconnessa, piena di erbacce, rovi e tante
altre piante spinose. Non fu per niente facile attraversare quella
via; non c’erano solo piante, ma anche animali, insetti e cose
indescrivibili.
Eravamo sfiniti, non ce la facevamo più, finire quel viaggio era
impossibile.
A darci il benvenuto non fu una bellissima cittadina ordinata, piena
di fiori, frutti e natura, dove il profumo del mare si sentiva da
lontano e dove la felicità non poteva mancare.
No, quella che ci accolse fu una città buia, cupa e gelida.
Tutto era contornato dal ghiaccio, non c’era più nemmeno un filo
d’erba, tutto raso al suolo da incendi, dal ghiaccio e da terremoti
che avevano distrutto anche le abitazioni.
I cittadini erano spariti, in tutti i modi; chi era scappato, chi era
morto.
Numerosi corpi erano stesi per terra e non c’era il minimo rumore;
solo il fumo delle macerie si alzava nell’aria.
Stavamo camminando tra le varie case per vedere se c’era qualcosa
di recuperabile, ma nemmeno l’aria era recuperabile in quel posto.
Mi girai di scatto, anche Tom lo fece; vedemmo un’ombra passare e
poi più niente.
Continuammo ad avanzare, ci voltammo di nuovo sentendo un rametto
spezzarsi, forse l’unico rametto che era rimasto.
Iniziammo ad insospettirci e ad avere paura.
Tre figure alte e snelle venivano verso di
noi; Tom entrò in trance solo guardandole;
erano delle donne bellissime, devo
ammetterlo, ma io le conoscevo e mi
aspettavo che si fossero alleate con
Animus.
Le “ninfe mangiamorte” potevano essere
una tentazione per chiunque, ma io sapevo
resistere molto bene alle tentazioni, al
contrario di Tom. Iniziarono ad emettere
degli strani versi, tra la melodia e i versi di un lupo. Tom stava quasi
per sbavare e piano piano si stava avviando verso di loro. Non
riuscivo a fermarlo in nessun modo, era sempre più vicino. Ad un
tratto loro si misero a quattro zampe e presero le sembianze di un
lupo. Tom era già nelle loro grinfie quando se ne accorse; corsi verso
di lui con la spada in mano e colpii la ninfa che lo stava per mordere;
gli procurò comunque un graffio sul collo. Grazie alle mie grandi
abilità magiche sferrai due incantesimi e le sconfissi.
Ne rimase una però che stava venendo verso di me senza voler fare
guerra.
Stavo per ucciderla, quando riconobbi quegli occhi e misi a freno la
spada.
Come era possibile che avessero trasformato mia sorella Amhin in
una ninfa?
<<Amhin, sei tu?>>
<<Sì Katerin, sono io. Mi sei mancata moltissimo!>>.
Corsi da lei e l’abbracciai come non avevo mai fatto nella mia vita.
<<Anche a me sei mancata moltissimo, sono felice di averti qui con
me>>.
<<So bene quello che sta succedendo e ti voglio aiutare>>.
<<Aspetta dammi il tempo di farti tornare te>>
<<Non puoi, finché lo smeraldo non sarà al suo posto, tutte le
creature trasformate non potranno riprendere le loro sembianze,
ma guarda il lato positivo: così vi sarò più utile!>>.
<<Cercherò di farci l’abitudine>>.
Mia sorella si unì a noi e ripartimmo per andare a prendere lo
smeraldo.
11. La fine di Animus
Una stradina molto breve ci accompagnò alla spiaggia del Mare degli
Angeli. Un tuono, poi il silenzio, infine un lampo gigantesco creò un
vortice di ghiaccio che si trasformò in una torre.
Avevo i brividi, tutti li avevamo perché eravamo spaventati a morte.
Ed infine come ciliegina sula torta lui apparve, in tutta la sua
magnificenza.
Era vestito in modo elegante, con una grande armatura rosso
scarlatto, il colore del sangue, quello che adorava.
Aveva in mano il suo scettro di ghiaccio, che lanciava delle piccole scosse
blu.
<<Ciao Katerin, è la prima volta che ci vediamo, ma dovresti conoscermi
molto bene>>.
Rimasi immobile e zitta, non gli risposi. <<Hai fatto molta strada fino a qui.
Non capisco per impedirmi cosa. E’ impossibile che tu riesca a prendere lo
smeraldo, ma per me puoi provarci. Che ti costa? Soltanto morire!>>.
Dopo queste sue acide parole alzò lo scettro al cielo e fulmini e saette
iniziarono a bombardare la spiaggia. Ne schivammo il più possibile, senza
mai smettere di correre.
Oltre alle saette, dei massi di ghiaccio iniziarono a piovere dal cielo. Noi
iniziammo a correre verso Animus che era un ottimo spadaccino. Mentre
Tom lo distraeva, io cercai di avvicinarmi alla torre dello smeraldo. Iniziai
ad arrampicarmi, poi a correre su per le scale della torre ed infine, ad un
passo dallo smeraldo, apparve davanti a me Animus con la spada.
Essendo un demone non mi sarei fatta male. Vidi una finestra e allora
saltai giù, fino ad atterrare perfettamente sulla spiaggia.
Arrivò anche Animus, che mi colpì in pieno stomaco con la sua spada.
Tom corse incontro ad Animus per colpirlo, ma lui con il suo bastone gli
lanciò un incantesimo che lo fece cadere a terra immobile.
<<Stupida ragazza, tu e quale esercito pensavate di battere me?
Nemmeno il più grande e potente dei potenti potrebbe farlo, e tu povera
diciottenne vieni a giocare con me!>>.
<<Non è ancora finita, Animus>>.
<<Infatti, non è finita>>.
Una voce familiare
riecheggiò nell’aria; mi
voltai per quello che
potevo e vidi Luke a capo
di un esercito
mastodontico.
C’era mio padre, l’esercito
di Vespriland, gli eserciti
delle montagne e quello del Deserto della Luna; tutti che volevano la
libertà.
Luke era a cavallo e corse subito da me
<<Katerin, che ti ha fatto? Prendi la piuma rossa!>>.
Mi diede la piuma rossa, ma quando me la diede non dovetti fischiare,
nemmeno ci riuscivo; un drago rosso planava nel cielo, fece cascare tante
gocce d’acqua sul mio corpo ed immediatamente la mia ferita guarì.
Animus rimase sorpreso.
Gli eserciti partirono all’attacco: chi verso la torre, chi verso Animus,
ognuno aveva un obbiettivo che voleva raggiungere.
Animus venne ucciso subito e quando i cavalieri trafissero il suo corpo ci
fu un gran silenzio, poi un grido straziante insieme a della polvere nera
salì verso l’alto e tutto il paese venne liberato per sempre dalla malvagità
di Animus.
Inoltre il suo corpo venne messo nelle segrete del suo castello, protetto
da una barriera magica indistruttibile. Quella cella venne maledetta: “Che
Animus patisca le pene più dolorose che esistano e che non faccia più
ritorno nel nostro paese!”.
Noi tutti tornammo a casa, felici di vivere la nostra vita in pace, liberi da
paura, oppressione e odio, felici di amare il nostro paese.
Lo smeraldo venne riportato alla fonte, che così ridiede vita al paese.
Nessuno mai e per nessun motivo dovrà e potrà toccarlo, perché
danneggiare il proprio paese per il potere è come danneggiare se stessi.
Fine
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The captive emerald

  • 1. The Captive Emerald 1. La settima luna In camera mia il sole faceva ormai capolino e le tende di lino erano accostate. Mia sorella aveva appena finito di preparare la colazione, ma tanta era la felicità di potermi godere la giornata del primo di rhandin che non potei aspettare per uscire; mi misi la giacca e corsi a casa di Luke che come al solito per il nuovo mese si era fatto un nuovo tatuaggio: la settima luna. Nel mese di rhandin le lune dei sette pianeti del sistema Leyten si allineano e ogni cinque giorni la luna cambia; ogni tipo di luna ha una diversa influenza e un diverso potere secondo il tipo di creatura che sei; il bagliore della settima luna, chiamato Estil, simboleggia la fine del mese. Ogni luna ha il suo bagliore. Una leggenda narra che se i bagliori delle sette lune si scontrassero, il potere di Animus si risveglierebbe! Secondo me non c’è niente di vero, credo ai bagliori giusto perché li vedo. Il vento caldo del primo mese di primavera scuoteva le cime degli alberi e il terreno aveva già assorbito i raggi del sole. Luke con tutti i suoi tatuaggi sembrava un clown, ma gli rimaneva sempre il suo carattere, la sua bellezza e il suo ottimismo, accompagnato da un pizzico di vivacità. Il vialetto di casa era cosparso di tanti petali colorati che si spostavano volteggiando nell’aria leggiadri; la giornata era magnifica e tutte le creature andavano d’accordo, persino i mintus, le creature più litigiose e scorbutiche che esistono; sono alti meno di un metro, hanno la pelle olivastra e gli occhi verdi, un verde così brillante da ricordarmi la speranza.
  • 2. Mi accorsi subito che ero arrivato a casa di Luke dalle numerose tegole che pendevano dal tetto, una volta avevo rischiato di rimetterci la pelle! Ero, in verità, un po’ seccata, perché non avevo voglia di vedere una stupidaggine del genere. Così gli chiesi: <<Allora, dove è questa meraviglia?>>. Si voltò e mi fece uno smagliante sorriso, cosa che non era assolutamente da lui; quel giorno camminava anche tutto sbilenco, pensai che fosse solo stanco. Mi disse: <<Eccolo qua il dolce bagliore della settima luna, pronto per essere ammirato da tutti i presenti!>>. Sbiancai in volto quando vidi quella cosa sulla sua pelle, era come un marchio impresso con il fuoco sulla pelle ancora sanguinante, una luce viola lo trafiggeva a pieno petto; lo stesso bagliore trafiggeva i suoi occhi e un senso di malignità avvolgeva la stanza. La mia anima era stata catturata dalla paura e i piedi si stavano già muovendo da soli verso la porta. Infatti, mentre stavo riprendendo coscienza, ero già sulla strada principale correndo a gambe levate verso casa. Allo stesso tempo, sentivo un fuoco vivo che dentro di me ardeva, come se fossi stata catturata da quell’orrendo simbolo che il mio cuore aveva registrato, cosa mi stava succedendo? Per essere un giorno così importante non mi sembrava stesse andando molto bene, più che il primo di rhandin sembrava halloween. Non pensavo che i preparativi per la festa iniziassero così presto, infatti il vialetto di casa mia era già pieno di addobbi e festoni. Mi feci un giretto per la città e la piazza era stata ornata come non avevo mai visto nei miei diciassette anni; ci saranno stati almeno una cinquantina di tipi di fiori, della metà dei quali nemmeno conoscevo il nome.
  • 3. Mi piacevano i fiori, ma in quel momento tutto ciò che era felicità nella mia mente si trasformava in una sensazione che non avevo mai provato prima, mi sentivo accerchiata. Quello che avevo intorno iniziò a girare e mi prese un gran mal di testa; così decisi di tornare a casa e prendermi una pausa dallo stress della giornata; decisi anche che era meglio consultare un dottore perché mi sentivo come un drago posseduto dalle forze del male. 2. Il biglietto d’oro Mi svegliai e una dolce musica rendeva l’ambiente più calmo e sicuro; tutto ciò che prima mi faceva sentire un’altra persona era sparito, come se non fosse successo niente, come se fosse stato un sogno o meglio un incubo, ma ero veramente curiosa di sapere se quella cosa sanguinante era vera o era stato un sogno. Purtroppo non avevo tempo per questo, la festa era vicinissima, mancava qualche ora e non mi potevo permettere di sprecare altro tempo, così andai a vestirmi a festa come nemmeno io mi ero mai vestita, non era certo lo stile che faceva per me. Quindi, essendo un’umana con poca memoria, misi subito in bella vista l’invito per poter entrare al ballo, così da non dimenticarlo. Uscii di casa e mi ritrovai Luke sull’uscio della porta di casa. Presa alla sprovvista per ciò che avevo visto-sognato, rimasi immobile e aspettai che lui facesse qualcosa. Fu curiosa la domanda (penso vide la mia faccia): ”Che ti è successo? Sembra che tu abbia visto un mostro!”. Avevo visto una cosa del genere, ma in quel momento Luke
  • 4. era normalissimo, se avesse saputo sarebbe stato pronto a darmi della matta da legare: stupidi incubi! “Non ti preoccupare, non è successo niente, mi hai solo colto di sorpresa” dissi, cercando di essere più convincente possibile. Mi rassicurò, mi prese per mano e mi scortò fino alla festa. Erano sempre i soliti festeggiamenti, ma quest’anno avevano un qualcosa in più; i nostri fuochi di pianta-colore, ovvero fuochi d’artificio fatti dalle piante più grandi di ogni specie che avevano il colore delle lune, erano più giocosi, brillanti, allegri e stranamente troppo allegri, quasi a voler fare intuire qualcosa di sinistro, ma pensai fossi io, con il mal di testa che avevo, a vedere tutto strano. La serata finì in bellezza, ma ero così stanca che Luke dovette portarmi fino in casa per farmi rendere conto che per lui era ora di andare e per me di dormire un po’, visto l’orario. Anche se ero molto stanca non dormii molto, forse per niente, infatti mi svegliai un po’ prima dell’alba e visto che mi sentivo arzilla e piena di energia uscii per fare una passeggiata. Mi incamminai nel bosco e quell’atmosfera non mi piaceva affatto, i faggi si erano piegati intrecciandosi e formando una galleria; continuai a camminare e mentre stavo per prendere una stradina secondaria, gli alberi si chiusero e un ramoscello mi spinse verso la strada principale. Mi voltai per tornare indietro, ma i rami si chiusero di nuovo e un altro ramoscello mi spinse avanti; non avevo altra scelta, dovevo continuare a camminare e così feci. Dopo un quarto d’ora circa non avevo più voglia di camminare, ma non fu la stanchezza a farmi arrestare il passo, un corposo lago rosso brillante occupava il centro della strada ed una ragazza, o meglio una
  • 5. donna, giaceva esanime sulla fredda pietra, ormai zuppa di tutto quel liquido rosso: sangue. Mi misi a gridare con quanta più voce avevo in corpo, tanto che persino le fate dispettose scapparono; corsi lì in mezzo, chiamai quella donna ma vidi che tutta quella roba rossa stava sparendo come se fosse stata un’illusione ottica. Lei si alzò e mi diede una forte spinta che mi fece cadere al suolo. Mi parlò con una voce stridula e affannata che le metteva addosso ottanta anni di età: “Non ti dirò di certo chi sono, ma tra un po’ di tempo ci rivedremo; ora devo solo lasciarti questo piccolo indizio perché voglio sapere che parte sei; lo saprò di certo perché ti osservo, sono sempre vicino a te come la tua seconda metà”. Detto questo cascò per terra e con un sibilo si dileguò nel nulla; gli alberi presero per qualche secondo la forma normale e poi il loro legno cominciò ad ammuffire e a diventare putrido come se fosse quello delle foreste di Orridor. Impegnata a guardare quello spettacolo ripugnante non mi accorsi che tra gli orribili resti di quella creatura c’era una busta da lettere molto elegante di velluto e seta viola chiusa con della cera verde con su scritto “C.D. Katerin Oldelin”. Perché c’era il mio nome? Fu quella una delle pochissime volte in cui ebbi paura, così mi avvicinai a quella busta cautamente per accertarmi che non ci fossero pericoli e che quella donna non saltasse fuori un’altra volta. Quando fui a pochi passi dalla busta essa si alzò in aria, fece tre o quattro giravolte emettendo un grido straziante e rimase a mezz’aria, una voce ripeté il contenuto della lettera che diceva: “Il mondo cambia, cambiano le persone e dinanzi a buone apparenze si può cascare; lui si sta risvegliando e tu lo sentirai. Non posso dirti
  • 6. niente ma se vorrai sapere qualcosa l’acqua dovrai seguire, la quale nella verde oscurità ti porterà”. Dopo avermi fatto questo discorso la busta si posò per terra prese fuoco e ne uscì un biglietto d’oro con su scritto il mio nome, il discorso e le iniziali di chi mi aveva mandato la lettera, un certo J.H. Finalmente tutto finì e presa dalla totale paura che si era impossessata di me corsi via e come una bambina mi nascosi in camera mia per riflettere. Analizzai ogni particolare di ciò che era accaduto prima della festa, dal tatuaggio alla busta, alla creatura, ma non mi tornava assolutamente niente. Cos’era che si stava risvegliando, e io cosa c’entravo? Avevo bisogno di parlare con qualcuno, ma non sapevo se fidarmi di Luke visto quello che era successo, quindi mi sarei dovuta affidare a me stessa e superare l’accaduto. 3. L’incendio Stavo tornando a casa, erano le tre del pomeriggio ed essendo presto il sole doveva essere alto nel cielo, ma invece no: il buio aveva coperto il cielo con il suo mantello ed in lontananza delle fiamme si innalzavano alte; per completare la situazione, delle urla di persone, colte alla sprovvista, riecheggiavano in quel luogo. Mi resi conto troppo tardi che quelle erano le case della mia cittadina.
  • 7. Iniziai a correre per la stradina del bosco, ma l’ambiente era deformato: massi, muschio, detriti, erbaccia, tutto ciò invadeva la strada e il caos aveva preso il sopravvento. Arrivai al villaggio quando l’incendio era ormai stato spento, ma anche investigando, nessuno riusciva a capire che cosa lo avesse scatenato; la gente era terrorizzata, anche io lo ero, c'era chi raccontava di mostri e di rapine, una specie di esercito era venuto a fare quel disastro ed io non sapevo che fare. Di minuto in minuto la mia curiosità aumentava, ma in quel momento non c'era tempo per pensarci, dovevo correre a casa dalla mia famiglia. La mia casa si trovava quasi alla fine del villaggio e lì le fiamme non erano state ancora spente del tutto. Ero molto esperta di natura ed anche di tante altre cose come la magia e gli incantesimi e sapevo al cento per cento che quelle erano fiamme evocate dal Corpus Magnum, ma speravo di sbagliarmi. Non era possibile che Animus, il vecchio re di Smeraldia, in qualche modo si fosse risvegliato; il suo corpo era stato imprigionato in una veglia eterna nelle segrete del palazzo di Silmarillion e nessuno e niente poteva risvegliarlo, almeno così credevo. Appena arrivata sull’ uscio di casa, vidi la devastazione fatta persona; il mio amico Luke aveva una faccia allibita, invasa dalla preoccupazione; non avevo mai visto la mia famiglia in una situazione del genere, ma non era questo il vero problema. Luke iniziò a parlare, perché mia madre non aveva il coraggio e la forza di farlo: << Non mi piace dare le brutte notizie e ti prego di non buttarti giù, perché riusciremo a sistemare la situazione. Siamo confusi anche noi>>.
  • 8. Non so perché, ma io avevo un sesto senso riguardo alle cattive situazioni, però questa volta il mio sesto senso non voleva esprimersi. <<Tua sorella è stata rapita, anche se non sappiamo bene il perché; abbiamo pensato di andarcene da qui perché giungono notizie che il villaggio verrà abbattuto>>. Nulla in quel momento poteva fermare l’ira che provavo; una parte di me era stata portata via, ma ciò che mi faceva soffrire di più era il fatto che avessero preso mia sorella Amhin. Luke ed io iniziammo a sistemare la casa cominciando a pulire e a fare tre letti di paglia e cotone per passare la notte; Luke disse a mia madre di andare a riposare e lei annuì calma e docile; per me era strano, perché lei era una donna sempre piena di forza che non si perdeva mai d’animo nemmeno nelle peggiori situazioni, ma stavolta la frustrazione aveva raggiunto anche lei ed aveva occupato il suo cuore fino in fondo. Spente le ultime fiamme nella parte ovest del villaggio, dove non era ormai rimasto più niente, tutte le luci si spensero ed il villaggio cadde in un triste silenzio che si dileguò pian piano la mattina. 4. Verso il confine La mattina dopo il sole splendeva alto nel cielo ed era così forte che sembrava piena estate; il profumo di fiori ed erba invadeva l’aria e tutti si svegliarono con il piede giusto per poter iniziare a sistemare il villaggio.
  • 9. La gente non era più insicura ed impaurita come il giorno prima, anche mia madre non era più triste, ma allegra e tranquilla. Mentre lei sistemava la casa io e Luke, andammo nel boschetto accanto per cercare del cibo. Lui era un abilissimo cacciatore ed io me la cavavo a trovare le spezie, il miele e le verdure. Luke tornò con quattro conigli ed altri animali, così tanti non ne avevamo mai trovati; io riuscii a raccogliere delle spezie profumatissime, le più costose e difficili da trovare, esse avrebbero sicuramente fatto piacere a mia madre; per tirarle su il morale inoltre, le raccolsi un mazzolino dei suoi fiori preferiti, le ardesie florealis, molto comuni dalle nostre parti, ma veramente mozzafiato per un turista. Sono fiori color violetto, puntinati di pallini viola scurissimo, una sfumatura color miele che tende all’oro, posta all’estremità dei petali, incornicia questa meraviglia. Arrivati a casa, mia madre rimase lusingata dai tanti doni che le avevamo portato e per qualche ora riuscimmo a stare tranquilli, lasciandoci il dolore alle spalle. Ma c’era chi il dolore lo voleva imprimere nelle persone, chi delle persone non aveva minima pietà; intorno alle tre del pomeriggio, un fastidioso rumore di ruote e di zoccoli ci accerchiò; uscimmo subito di casa ed avemmo la prova che le voci erano vere: volevano distruggere il villaggio! I carri erano molto eleganti, ciascuno con due cavalli neri marchiati con il simbolo della nostra terra ed un cavaliere vestito di nero con una torcia in una mano e le briglie nell’altra. Rientrammo subito in casa, prendemmo il necessario per vivere e iniziammo a correre a perdifiato verso il confine di Vespriland.
  • 10. Non eravamo mai stati abili a correre noi, ma in quel momento, mentre i cavalli iniziavano l’attacco, corremmo sempre più veloci verso il confine, e non era difficile arrivarci perché Vespriland era un paese abbastanza piccolo! Io e Luke sentimmo il nitrito dei cavalli e dentro di noi si riaccese quella fiamma che ci aveva fatto sentire diversi negli ultimi giorni, quelli successivi al tatuaggio. Impiegammo meno di un’ora a raggiungere il confine perché la paura ci spingeva così tanto a scappare che niente e nessuno poteva fermarci. A dividere ogni paese c’era una barriera magica che all’apparenza poteva sembrare innocua, ma se una persona non gradita o di maligne intenzioni voleva entrare essa si trasformava in un potente scudo di platino che nemmeno il maleficio più grande poteva spezzare. Usando il “richiamo patronus”, la chiave per poter passare oltre la barriera, uscimmo velocemente da quel luogo e ci mettemmo in cammino verso un posto più sicuro. Ci fermammo al confine della terra del fiume Isingen per poter passare la notte e per riposare. Non riuscivo a non pensare al mio paese, al fatto che lì avevo lasciato tutte le mie conoscenze, i miei amici e le mie tradizioni; quello che sapevo bene era che chi aveva fatto ciò doveva pagare e sarei stata io ad occuparmene. Il mattino seguente, all’alba, riprendemmo il nostro cammino, dopo aver fatto colazione con qualche delizia che ci eravamo portati da casa; il pan d’uva era l’alimento basilare nella nostra alimentazione e, oltre ai dolci fatti in casa da mia madre, era ciò che ci piaceva di più. Io, come al solito, non avevo molta fame, un po’ perché era abituale, un po’ perché non riuscivo a mandare giù più niente dalla sera prima.
  • 11. Mentre camminavamo, sentii un boato e in lontananza (ad almeno mezza giornata dal luogo in cui ci trovavamo) si poteva vedere un esercito di almeno duemila soldati che marciava verso ovest, gli stessi con in cavalli neri e le torce in mano; sarebbe stato versato altro sangue e altra distruzione avrebbe straziato i cuori di tanta gente innocente. Non mancava molto alle rive dell’affluente Isinger e ne eravamo contenti, perché le provviste erano quasi finite. Nel tardo pomeriggio da lontano si vedevano le trasparenti acque di Isinger e fu lì che la preoccupazione svanì e riuscii per un attimo a sorridere. Vedendomi più tranquilla, Luke, mi mise una mano sulla spalla e mi disse <<Ora ti senti meglio?>> << Sono stata molto più felice nella mia vita, questa situazione mi rattrista molto, soprattutto per Amhin, mi sento tanto in colpa! Lei è sparita ed io non ero lì con lei per poterla aiutare, ciò mi fa stare molto male. Se solo io fossi stata lì e non lei, avrebbero potuto prendere me e non lei, povera Amhin!>> In quel momento tutta la pressione che avevo dentro, le scene di tristezza, l’ansia, le preoccupazioni, la rabbia che avevo accumulato in me esplosero in un pianto liberatorio. Luke mi prese per la vita e mi diede uno dei suoi confortevoli abbracci e lì mi sentii veramente protetta da un amico vero. Era ormai notte e la luna si specchiava nelle fresche acque del fiume; facemmo scorte d’acqua che ormai era quasi finita; in poco tempo decidemmo di proseguire ed arrivare al fiume Isingen. Posammo le armi, le spade ed i pugnali che ci eravamo portati; anche mia madre era un’ottima spadaccina, quasi più di me, adesso era
  • 12. impegnata a guardare la mappa del nostro paese e ad escogitare un piano per ritrovare mia sorella. <<Non ti stancare, vedrai che la ritroveremo; sto male anche io ma non è progettando un assalto o qualche altra cosa che riuscirai a recuperare Amhin, ci vuole pazienza e speranza>>. Lei si girò e mi guardò con i suoi occhi marroni che tendevano al color miele e con la sua sottile voce mi disse: <<In questo modo riesco a pensare che questa non sia la realtà e a coltivare la speranza che mia figlia tornerà a casa presto>>. Lasciai mia madre da sola e ci accampammo lì per la notte. Facemmo dei turni di guardia per vedere se arrivava qualcuno, anche un animale poteva essere un pericolo e noi volevamo stare in allerta. Ripartimmo dopo non molte ore per essere al “Villaggio del fiume” di giorno. Lì ad aspettarci c’era Allen, una grande amica di mia madre, lei ci avrebbe ospitati. 5. Al villaggio di Allen Risalire le sponde del fiume non era difficile anche se le rocce erano molto appuntite e frastagliate. Il villaggio era molto carino ed anche molto diverso dai nostri: le case avevano all’incirca due piani e tutte erano di forma quadrata, simili ai bungalow, infatti avevano la stanza da letto e il bagno,
  • 13. mentre il luogo dove gli abitanti del luogo cucinavano era situato all’aperto e tutti potevano usufruirne. Quella regione del nostro paese era sempre soleggiata e il caldo era una delle fonti di energia più importanti che avevano. Non si fece attendere l’arrivo di Allen, con i suoi lunghi capelli biondi raccolti in uno chignon e i larghissimi vestiti che usava indossare come loro tradizione. Si vedeva chiaramente che noi non eravamo originari di quel luogo, due discendenze completamente diverse; noi di Vespriland eravamo molto guerrieri, ce ne stavamo sempre per i fatti nostri e non conversavamo molto; il nostro abbigliamento non prevedeva l’uso di molti colori, usavamo soprattutto colori tenui oppure il nero e il grigio, a volte si poteva indossare il blu di tutte le tonalità, prevalentemente quelle scure. Ognuno di noi era specializzato nell’uso di un’arma, io ad esempio sapevo usar bene la spada e Luke l’ascia; stavamo molto in solitudine, spesso in mezzo alla natura, e ci riunivamo solo durante le feste. Lì era tutto veramente diverso: ondate di colori dalla sfumatura più chiara a quella più scura si riversavano sulle case, sulle persone e sulle strade, quasi a farmi venire il vomito, essendo abituata al bianco, al nero e al blu; tutti erano molto socievoli ed allegri, tutti persi tra risate e gioia. Quel posto non faceva per me! <<Cara Katerin, piccola mia, come stai mia cara?>>. Tutta quella felicità mi dava fastidio, ma dovetti rispondere nel miglior modo possibile per essere educata: <<Potrebbe andare meglio, visto quello che è successo>>. Come se avessi detto la cosa più felice del mondo, Allen mi disse: <<Su, su cara, dimmi, racconta pure, dividi con me le tue belle notizie!>>.
  • 14. Adesso era veramente troppo, mi stava prendendo in giro e questo mi fece irritare molto, tanto da risponderle così male che il suo sorrisone a trecentosessanta gradi si fece più cupo: <<Non sopporto le prese in giro, è mai possibile che tu non riesca a capire che ce ne siamo appena andati da un villaggio in fiamme?>>. Mia madre mi lanciò l’occhiata più brutta che mi avesse mai lanciato, ma di certo adesso non pensavo a lei, mi misi a correre con le lacrime agli occhi e Luke mi seguì. <<Non ce la faccio più, voglio trovare mia sorella e scoprire cosa è successo in tutto il paese>>; urlavo come una matta, avevo i nervi a fior di pelle e non sopportavo più nessuno. Corsi nel boschetto vicino al villaggio facendo slalom tra gli alberi, fino ad arrivare ad un piccolo ruscello dove mi fermai, mi sedetti e tirai fuori la spada per lucidarla con quell’acqua limpida e trasparente; la lama era ancora tagliente e i bellissimi intarsi luccicavano come sempre. Ad un certo punto sentii scostare dei rami e lo scalpiccio di qualcuno; presi in mano la spada e mi avvicinai lentamente agli alberi; vidi un’ombra e quando stavo per colpirla uscì fuori Luke e ci mancò poco che non svenissi dalla paura. <<Mi hai fatto spaventare, che ti salta in testa?>>. <<Katerin, ti devo parlare di una questione seria; circola la notizia che Animus abbia rubato lo smeraldo da Carendor e che tutto il paese stia lentamente cadendo sotto il dominio del male; tanti vengono ipnotizzati, apparentemente non sembra lo siano, invece si trasformano in spie di Animus e cercano altre persone da ipnotizzare>>.
  • 15. Non mi aspettavo una cosa del genere ma sentivo che qualcosa non andava. <<Sono spaventata, ma anche decisa a riportare lo smeraldo al suo posto, facciamolo io e te! Dobbiamo sconfiggere Animus!>>. Tra noi non ci furono incomprensioni, andai da mia madre e le dissi tutto; non volevo che lei si facesse del male, così le consigliai di restare al villaggio e di stare molto attenta a quello che succedeva. <<Stai tranquilla, torneremo presto>>. Lei con le lacrime agli occhi disse: <<Ho già perso una figlia, non voglio che anche l’altra se ne vada, e se poi ti succede qualcosa?>>. Risposi: <<Non ti preoccupare, vedrai che andrà tutto bene e poi so cavarmela da sola, ti voglio bene, ci rivedremo presto, magari con Amhin>>. L’ultima frase che lei mi disse fu: <<Mi fido di te>>. Là ci lasciammo ed io e Luke ci avviammo verso la strada principale. 6. Shannira Durante la notte non ci riposammo e continuammo a camminare per poterci avvantaggiare il giorno dopo. Tirai fuori il biglietto d’oro che mi era stato dato nel boschetto vicino a casa mia per rileggere l’indovinello, ora quasi tutto aveva un senso e sapevo dove andare: nell’indovinello c’era scritto che dovevo seguire l’acqua che mi avrebbe portato al fuoco e dopo alla verde oscurità. Questo era il punto più facile dell’indovinello, anche se non sembrava, significava che avevo oltrepassato i due fiumi e mi dovevo dirigere prima verso
  • 16. la piazza delle faglie di fuoco e poi al bosco oscuro, almeno così avevo interpretato. Luke era molto curioso e mi chiese: <<Cosa c’è scritto sul biglietto?>>. Glielo posi e lui lesse con molta attenzione. << E’ un indovinello ed una parte dovresti averla risolta, ma non capisco cosa intenda con origini e apparenze. Chi si sia risvegliato lo sappiamo bene, ma tu perché saresti collegata a lui? E come fai a sentirlo?>>. Era complessa sia la domanda che la risposta e cercai di dare una spiegazione tenendo conto di quanto era accaduto. Gli esposi la mia idea riguardo ai segni che avevamo ricevuto: <<Tu, prima della festa finale di rhandin, hai vissuto una stranissima esperienza dovuta a quel tatuaggio, credo, come se qualcosa o qualcuno ti stesse per trasformare. Io, mentre ero in città a fare due passi, mi sono sentita molto strana, come se un qualche richiamo mi facesse fare quello che voleva lui>>. Mi disse: << Mi sembra che un po’ quadri, ma noi cosa abbiamo a che fare con tutto ciò?>> <<Questo ancora non lo so, Luke, ma spero di scoprirlo presto>>. Camminammo e camminammo per un sacco di tempo, fino allo sfinimento; le ore per riposare non bastavano e trascorremmo due giorni con pochissime provviste, ma per fortuna la piazza era non molto lontana da noi. Quando arrivammo la desolazione aveva occupato ogni singolo millimetro di quella piazza imperiale; era tutto bruciato, solo le statue dei sette creatori erano ancora intatte, ma, rispetto all’ultima volta che c’ero stata, avevano un aspetto diverso, più sinistro. Mi chiedevo come dei cavalieri avessero potuto ridurre in quel modo un luogo così magico e potente, mi accorsi però troppo tardi che non erano stati i cavalieri a ridurre quel posto in quel modo.
  • 17. Nemmeno il tempo di girarmi che sentii il suo fiato già da lontano, i suoi passi pesanti rimbombavano nell’aria e le pesanti ali, che toccavano terra, accompagnavano tutto il resto; mi girai e la vidi: Shannira in tutta la sua magnificenza si era unita al male; mi faceva paura con le sue tre teste, ma l’occhio d’oro era quello che mi paralizzava; vidi la sua bocca che si apriva e allora mi tappai subito le orecchie. Fece un ruggito fortissimo, così forte che ci buttò per terra. Tirai fuori la spada e Luke la sua ascia. Lei partì all’attacco e noi cominciammo a scappare. La aggirammo e da dietro colpimmo il drago della terra molte volte, fino a che, in seguito ai numerosi colpi, essa non perse la vista. Scampammo così il pericolo di morire: infatti se fosse riuscita a guardarci con l’occhio d’oro centrale, saremmo morti e se ci avesse guardato con tutti gli altri, saremmo rimasti pietrificati. Eravamo molto agili, ma Luke era abbastanza distratto ed allora Shannira lo prese con i suoi artigli e stava per graffiarlo. In quel momento ero veramente arrabbiata, non potevo perdere il mio migliore amico; presi a correre e feci un salto altissimo e tagliai con la spada quella sottospecie di zampa che imprigionava Luke. Si sentì un altro ruggito, ma mentre lei si “lamentava” per il dolore, corsi agilmente verso di lei e le infilai la spada nel petto con tanta
  • 18. violenza da farla cascare a terra come una docile bambina, e lì rimase. Sembrava tutto finito, quando il corpo di Shannira si dileguò lasciando una pietra tonda blu. Analizzai tutta la piazza e vidi che perfettamente al centro c’era un foro della stesa forma e dimensione della pietra, ce la misi dentro e in quel momento un forte rumore di pietra fece tremare il pavimento, le statue iniziarono a girare sempre più velocemente, fino a creare un bagliore azzurro chiaro che formò una busta viola, identica a quella che avevo ricevuto in precedenza. La busta cadde sulla fredda pietra, corsi subito a prenderla, la aprii e lessi il contenuto: <<Se stai leggendo questa lettera vuol dire che la ragione hai ben interpretato e che i passaggi hai seguito con molto intelletto; continua a seguire il tuo spunto di viaggio, ma una volta arrivata alla destinazione pensata cerca il passaggio per origini e verità che qui ti hanno mandata>>. Capii subito che dovevo seguire quello che mi diceva la mia mente, che dovevo arrivare al bosco oscuro, ma quale era il passaggio per origini e verità? Questo non lo capivo. 7. Il Portalis Magnum Avevamo ormai lasciato da poco la piazza delle faglie di fuoco e ci avviavamo verso il bosco oscuro.
  • 19. Avevo paura di quel posto, soprattutto perché era abitato da creature orribili e spaventose. Non ci voleva tanto ad arrivarci, soprattutto se si passava per le gallerie sotterranee che collegavano la piazza all’entrata del bosco, ma non era prudente passare sotto terra. Ci erano capitate troppe poche sventure fino a quel momento! Sentimmo un’orda di zoccoli avanzare verso di noi. Questi cavalieri erano diversi, avevano tuniche nere ed armature. Non avevo mai visto cavalieri del genere e tantomeno cavalli del genere: erano neri come la pece e brillavano sotto la luce del sole; avevano la criniera e la coda rosso scarlatto e gli occhi dello stesso colore, ma molto più intenso. Correvamo più veloci che potevamo, ma la potenza di quei cavalieri ci raggiunse presto. Non si fermarono, né ci legarono. Uno di loro mi prese per un braccio e mi tirò a sedere sul suo cavallo, lo stesso fecero con Luke e ci portarono verso l’inizio della foresta. Arrivammo lì subito, ci fecero scendere da cavallo e ci bendarono gli occhi. Iniziai a fare domande ma nessuno mi diceva niente. Dopo un po’ che camminavamo iniziai a perdere la pazienza e dissi: <<Ma insomma, che sta succedendo, che volete farci?>>. In quel momento una voce ostile mi disse: <<Ehi, calmati! Guarda che siamo arrivati, non c’è bisogno che ti agiti!>>. Mi tolsero la benda e davanti a me apparve un ragazzo che sembrava della mia stessa età. Aveva i capelli corvini, gli occhi blu, ma di un blu così intenso che non poteva eguagliare il cielo stellato della notte; era alto e muscoloso, il suo viso somigliava al mio.
  • 20. <<Tu chi sei?>> gli chiesi. << Lo scoprirai presto>> mi disse, ed accompagnarono me e Luke vicino ad un albero. <<Avrai sicuramente trovato due buste viola con dentro dei messaggi, quei messaggi sono riferiti a te e a ciò che sta accadendo. Tu avrai sentito questa storia narrata come se fosse una leggenda: si dice che sia esistito un mondo, tanto tempo fa, abitato da demoni, creature descritte come cattive e crudeli, ma non è così; Animus ha messo sotto una cattiva luce il nostro mondo che ancora esiste, e inoltre ha cercato di tenere questo mondo nascosto, per non farlo conoscere agli altri abitanti. Quelle lettere ti sono arrivate come aiuto, adesso ti spiego gli indovinelli>>. Questo lungo discorso mi fece rimanere di stucco, non ci credevo che il mondo dei demoni potesse esistere veramente, ma anche se insicura, continuai ad ascoltare. <<Nel primo, stavamo cercando di dirti di venire verso il bosco oscuro, per poterti dire cosa sta succedendo veramente; riguardo alle origini, ti volevamo far sapere chi sei veramente e chi è tuo padre>>. A questo punto del discorso lui si interruppe come se avesse capito che ero esterrefatta; mio padre, sapevo che lui era morto in guerra come un valente soldato, ma invece da quello che avevo capito lui era vivo. Ma allora chi era? Riprese: <<Sei una persona importante e adesso devi salvare il
  • 21. tuo mondo, in verità il nostro mondo. Capirai tutto più avanti>>. Non ero spaventata, per niente. Volevo sapere chi era mio padre. L’albero dove eravamo iniziò a cigolare e dalla corteccia spuntò un portale; era bellissimo e brillava di azzurro. Non ci potevo credere, stavo ammirando il leggendario Portalis Magnum, il portale degli eroi, quello che tutti gli eroi più importanti nell’antichità avevano attraversato: era l’entrata nel mondo dei demoni. <<State attenti, vi farà uno strano effetto entrare, quindi mi raccomando all’atterraggio!>>. <<Scusa ma cosa intendi con atte…>>; non ebbi il tempo di finire la frase che venimmo catapultati in uno spazio che non avevo mai visto; galleggiammo nel vuoto fino a quando una forza grandissima ci catapultò su un pavimento di rubini, dove cascai per la forte spinta. <<Ora capisco cosa intendevi per atterraggio. Scusa, ma non mi hai detto come ti chiami>>; <<Io sono Tom, Katerin>>. Lui sapeva il mio nome: << Come fai a sapere il mio nome?>>. <<Come potrei non saperlo dopo tutte queste lettere?>>. <<Giusto>>. << Tu volevi conoscere tuo padre, ora ti posso dire chi è; tu pensavi fosse morto, invece è scappato da Animus, pensando di essere l’unico demone esistente. Si è rifugiato in questo bosco, ha trovato questa porta e si è rimasto in questo mondo, dove ha incontrato altri esseri come lui ed è diventato il re di questo popolo. Tu sei sua figlia e lui è da molto tempo che non ti vede. Eccolo, sta arrivando>>.
  • 22. Si aprì una porta ed entrò una persona alta dai capelli corvini come i miei e gli occhi blu. <<Ciao Katerin, è molto tempo che non ti vedo, sei cresciuta tantissimo; tu non mi hai mai conosciuto, ma a me e a tua madre sembrava opportuno dirti chi sei veramente, ed io dovevo vederti a tutti i costi, voglio aiutarti>>. Era veramente uguale a me, mi somigliava in tutto, nel tono di voce, nel modo di fare e questo mi rendeva felice. <<Come mi vuoi aiutare?>>. << So quello che stai facendo e penso che salvare il nostro mondo sia molto importante. Tieni, ti voglio dare in dono questa piuma, ogni volta che avrai bisogno del mio aiuto sfregala ed io arriverò; per il resto non ti preoccupare, confida nella speranza e vedrai che andrà tutto bene>>. <<Grazie papà, i tuoi consigli mi saranno di grande aiuto, ma ancora una domanda, cosa significava nella prima lettera che non dovevo credere alle apparenze?>>. <<Significava che non dovevi credere alla bontà di tutte le persone, perché sono state proprio loro a cacciare i demoni da Smeraldia>>. <<Grazie, spero che ci rivedremo presto, adesso devo andare>>. <<Ancora una cosa; devi stare attenta alle spie, non dire alla gente cosa devi fare e dove devi andare, tieni nascosta la piuma, perché te la potrebbero rubare, ti raccomando molta cautela>>. <<Starò molto attenta>>. Uscii insieme a Luke dal portale. Stavamo per andarcene, quando Tom ci raggiunse correndo e ci disse: <<Vi prego, non ve ne andate, voglio venire con voi e aiutarvi, potreste avere bisogno del mio aiuto. L’ho chiesto a tuo padre, e lui è d’accordo>>.
  • 23. <<Io non ho problemi, per me puoi venire. Cosa ne pensi Luke?>>. <<Non lo so, stiamo bene anche da soli, ma se ci tieni tanto d’accordo, può venire>>. <<Grazie, non vi farò pentire di questa decisione>>. Ricominciammo il nostro cammino in compagnia di un nuovo amico, e grazie alla sua presenza, ci sentimmo meno soli, lo ammise anche Luke. 8. L’esercito nemico. Non camminammo per molto, io volevo continuare oltre il confine per Orridor, ma Tom mi disse: <<Se vogliamo raggiungere lo smeraldo, dobbiamo passare per quest’altro portale che ci porterà sulle catene di Doromir>>. <<Cosa c’entrano le catene di Doromir con tutto questo?>>; <<Ma come, non lo sai? Lo smeraldo si trova sul Picco Massimo, nel Mare degli Angeli; sarà molto difficile arrivarci, soprattutto perché la Contea oceanica è controllata da tutto il suo esercito che ci sta rintracciando; la cosa più pericolosa, è che adesso loro ci daranno la caccia, perché sanno che due demoni sono in giro per il paese>>. <<Non sapevo di tutto questo, quindi io sarei un demone?>>
  • 24. <<Sì e hai anche dei poteri; penso che ti sarai accorta che sai usare la magia e che nell’ultimo periodo riesci a fare cose particolari>>; <<Quindi io non sono un’umana?>> <<No, Katerin>>. Per me questo era strano, ma allo stesso tempo mi rendeva felice, particolare, un qualcosa di diverso. Luke era turbato e non riuscivo a capire cosa avesse. <<Luke che hai? Ho fatto qualcosa di male?>>. <<Non è colpa tua, sono rimasto male che tu sei un demone, molto più importante e diversa da me; mi sento nessuno, tu hai la magia e tutto quello che vuoi, io niente>>. <<Non ho mai desiderato essere qualcun altro, e comunque tu sarai per sempre il mio migliore amico, l’unico che non cambierà mai e che sarà il più importante per me>>. Dopo il mio discorso lui si mise a suo agio, si calmò e ritornò quello di sempre, ma ciò che lo colse di sorpresa fu quanto disseTom. <<Scusa, non ho potuto evitare di sentire. Katerin mi ha detto che anche tu hai avuto delle particolari reazioni in questo periodo; non dico che sia sicuro, ma anche tu potresti essere un demone o qualcosa del genere>>. Dopo queste informazioni, Luke si sentì ancora meglio e la situazione si ristabilì. Eravamo pronti per passare dal portale e non ci volle molto. La stessa cosa dell’altro, una grande spinta e poi tutto finito. Ci ritrovammo sulle immense distese verdi dei monti Doromir; eravamo abbastanza vicini al Male e si sentiva la sua presenza.
  • 25. Più si procedeva verso la fine dei monti, più l’erba da verde che era iniziava a marcire, fino a non crescere più. Anche la terra cambiava aspetto e diventava color nero bruciato. <<Anche qui è arrivato il Male, si sta espandendo e questo non va bene >> <<Lo sento, Animus adesso non è qui, lui è con lo smeraldo nel Mare degli Angeli!>> <<Penso che voglia distruggere lo smeraldo, dobbiamo fermarlo>> mi disse Tom. Più in là nell’alto del cielo, si vedeva una fiamma nera salire, indicava il castello, e con il tempo si stava espandendo. Era molto lungo il viaggio da intraprendere, soprattutto perché il nostro percorso era piena di pericoli ed insidie. Per superare il castello cercammo di passare tra i boschi e le strade secondarie. Non era facile il nostro viaggio. Eravamo stanchi e un po’ disorientati. E mentre la debolezza si faceva strada dentro di noi venimmo scovati e il cattivo colpì. Un esercito di cavalieri ci accerchiò; so che volevano fermarci, ma un esercito intero mi sembrava esagerato, avevano così paura di noi? In quel momento ero io che avevo paura di loro, sapevo che non avremmo potuto battere duemila soldati da soli, non sapevo come fare, ero disperata, ma nel mio cervello si accese una lampadina. Tirai fuori la piuma di mio padre, la sfregai e dissi sottovoce: <<Spero che mi aiuterai>>.
  • 26. Dalle facce si capiva che non avevano pietà; c’era uno sguardo di sfida tra me e il comandante. Iniziai a correre, senza badare a cosa facevano gli altri miei compagni. Estrassi la spada e iniziai a colpire tutti i soldati che avevo davanti; non potevo vedere tutti quelli che avevo intorno, perché non avevo né cento mani, né cento spade. Stavo correndo, quando uno di loro mi colpì alla gamba; caddi a terra dolorante, urlando come non mai; essendo un demone, non mi sarei dovuta far niente, ma nessuna creatura può resistere ad una lama contraffatta dalla magia nera, nemmeno con i miei migliori incantesimi avrei potuto curare la grande ferita che avevo. Luke corse subito da me, mi prese in braccio e cercò di allontanarmi dal campo di battaglia. Non ce la facevo più a sopportare quella guerra. Tutto sembrava perduto, quando un forte nitrire di cavalli richiamò la mia attenzione; uno splendente esercito di neri destrieri stava correndo in mio aiuto. Sapevo che sarebbe arrivato! Tom mi fece alzare e piano piano, con il suo aiuto riuscii a raggiungere il bosco. Da lontano vedevo la ritirata del nemico; riuscii a tranquillizzarmi, ma erano state troppe le sfide del giorno e la stanchezza ebbe la meglio su di me. 9. La Fenice piangente.
  • 27. Mi risvegliai tra le morbide erbette del bosco, con lo scorrere di un ruscello in sottofondo. <<Come stai, ti senti meglio?>> il tono di voce di Tom allietò il mio risveglio. Si mise a spiegarmi molte cose, mi disse quello che era successo ed anche che mi ero fatta male ad una gamba. Me lo ricordavo bene, ma il dolore era sparito, anzi, la ferita era sparita. <<Ma come è possibile? Era una ferita inguaribile!>>. <<Tuo padre ci ha lavorato molto, ma alla fine è riuscito a guarirti>>. Ero fuori di me dalla felicità ed anche grata a mio padre per quello che aveva fatto. Sostammo in quel boschetto per tutto il resto della giornata, anche perché eravamo molto stanchi. Il giorno dopo mi svegliai presto. Anche se avevo fatto l’ultimo turno di guardia non ero per niente stanca. Il cielo era buio, ovvio, eravamo a meno di cinque giorni dal Mare degli Angeli, il posto più bello del nostro paese rovinato da Animus. L’atmosfera non era gradevole, non mi piaceva il luogo dove stavamo andando. Il Lago delle Anime Erranti aveva una storia bruttissima e non volevo altri guai anche lì. Dopo ore di lungo cammino le alte canne del lago ci diedero il benvenuto. Un lamento appesantiva l’aria insieme ad una forte afa. Nei dintorni c’era qualche bellissimo fiore di Scallirium, una pianta che adoravo.
  • 28. Stavamo camminando più silenziosamente ed in fretta possibile, quando un melodioso canto iniziò ad alzarsi sempre più, fino a diventare straziante. Ci tappammo subito le orecchie e tante ombre vestite di stracci e ricoperte di alghe iniziarono ad alzarsi dall’acqua. Capii subito quello che stava succedendo, sapevo di una leggenda riguardo alle anime che cantavano e attiravano le persone, ma non pensavo che fosse vero e soprattutto così pericoloso. Iniziammo a correre, ma loro non smettevano di cantare e lo facevano sempre più forte. Provarono anche a prenderci creando turbini di vento e lanciando delle grandi spine, ma noi continuammo a correre e a fare del nostro meglio. Ad un certo punto vidi Luke con le orecchie stappate ed in quella frazione di secondi vidi la sua pelle diventare grigia e il suo corpo diventare pietra. Rimasi senza fiato, ormai la ragione non la usavo più; mi misi a correre verso il suo corpo senza però poter fare niente. Mi misi a piangere, non potevo aver perso il mio migliore amico, era troppo prezioso per me! Le anime continuavano ad inseguirci ma, mentre io mi disperavo, un manto
  • 29. rosso arrivò sulle anime e con il suo luminoso sguardo le fece sparire. Fece un altro vorticoso giro e si appoggiò su una roccia. Non potevo credere al fatto che stessi vedendo una fenice piangente in carne ed ossa; per una persona venuta da lontano c’erano pochissime le possibilità di vederne una. Loro arrivano solo quando hai veramente bisogno d’aiuto e questo mi sembrava il caso. La fenice spiegò di nuovo le ali lasciando una delle sue piume di fuoco sulla roccia; sulla piuma per qualche secondo apparve una scritta: ”Se la piuma stretta a te terrai e un fischio farai, una lacrima per aiuto avrai”. Mi aveva regalato le sue lacrime, le lacrime di fenice sono curative, e capii subito a cosa servivano. Corsi da Luke, strinsi a me la piuma e fischiai. Non stava succedendo niente. Pensai che fosse solo un imbroglio, ma la piuma iniziò a vibrare e ne venne fuori una corposa goccia d’acqua. Non esitai un istante, feci cadere la goccia sul Luke di pietra. Ero ansiosa, sapevo che lo avrei riavuto con me. Ma niente, la statua rimase lì ferma e immobile. Scoppiai in lacrime, sapendo che avevo perso il mio migliore amico per sempre.
  • 30. Ora che le anime erano state sconfitte, ci accampammo lì per la notte; mentre eravamo seduti Tom mi disse: <<Mi dispiace, non avrei mai voluto che tutto questo accadesse>>. <<Sono dispiaciuta quanto te >>. <<Questo viaggio… Beh… E’ stato sciocco intraprenderlo!>>. <<No Tom, non lo è stato per niente; noi abbiamo scelto di salvare il paese e lo salveremo o proveremo a salvarlo fino in fondo>>. 10. Le ninfe mangiamorte La mattina arrivò con molta rapidità ed una sorpresa mi fece quasi svenire. Luke era ancora intrappolato nella pietra per metà, ma era sveglio. <<Non ci credo! Oh mio dio, Luke, ma sei vivo!>> <<Sì, ma solo per metà!>> <<Ora come faremo a proseguire il viaggio?>> disse Tom. <<Ragazzi, non vi preoccupate, ho un piano: voi proseguite ed io vi raggiungerò dopo presso il Mare degli Angeli con dei rinforzi>>. <<Non mi sembra sicuro Luke, ho paura, se poi ti succede qualcosa?>> <<Per favore, non ti preoccupare. Ce la farò! Voi dovete andare!>>. Nonostante i miei no, mi feci convincere.
  • 31. Ci rimettemmo in viaggio verso l’ultimo e più duro tratto di strada per lo smeraldo. Si potevano già intravedere le grandi onde del Mare degli Angeli. La Contea Oceanica era l’ultima città prima del mare e noi non vedevamo l’ora di raggiungerla. Era molto tranquilla la strada da seguire per arrivare alla Contea, ma tutto era stato completamente ribaltato. La strada era disconnessa, piena di erbacce, rovi e tante altre piante spinose. Non fu per niente facile attraversare quella via; non c’erano solo piante, ma anche animali, insetti e cose indescrivibili. Eravamo sfiniti, non ce la facevamo più, finire quel viaggio era impossibile. A darci il benvenuto non fu una bellissima cittadina ordinata, piena di fiori, frutti e natura, dove il profumo del mare si sentiva da lontano e dove la felicità non poteva mancare. No, quella che ci accolse fu una città buia, cupa e gelida. Tutto era contornato dal ghiaccio, non c’era più nemmeno un filo d’erba, tutto raso al suolo da incendi, dal ghiaccio e da terremoti che avevano distrutto anche le abitazioni. I cittadini erano spariti, in tutti i modi; chi era scappato, chi era morto. Numerosi corpi erano stesi per terra e non c’era il minimo rumore; solo il fumo delle macerie si alzava nell’aria. Stavamo camminando tra le varie case per vedere se c’era qualcosa di recuperabile, ma nemmeno l’aria era recuperabile in quel posto. Mi girai di scatto, anche Tom lo fece; vedemmo un’ombra passare e poi più niente.
  • 32. Continuammo ad avanzare, ci voltammo di nuovo sentendo un rametto spezzarsi, forse l’unico rametto che era rimasto. Iniziammo ad insospettirci e ad avere paura. Tre figure alte e snelle venivano verso di noi; Tom entrò in trance solo guardandole; erano delle donne bellissime, devo ammetterlo, ma io le conoscevo e mi aspettavo che si fossero alleate con Animus. Le “ninfe mangiamorte” potevano essere una tentazione per chiunque, ma io sapevo resistere molto bene alle tentazioni, al contrario di Tom. Iniziarono ad emettere degli strani versi, tra la melodia e i versi di un lupo. Tom stava quasi per sbavare e piano piano si stava avviando verso di loro. Non riuscivo a fermarlo in nessun modo, era sempre più vicino. Ad un tratto loro si misero a quattro zampe e presero le sembianze di un lupo. Tom era già nelle loro grinfie quando se ne accorse; corsi verso di lui con la spada in mano e colpii la ninfa che lo stava per mordere; gli procurò comunque un graffio sul collo. Grazie alle mie grandi abilità magiche sferrai due incantesimi e le sconfissi. Ne rimase una però che stava venendo verso di me senza voler fare guerra. Stavo per ucciderla, quando riconobbi quegli occhi e misi a freno la spada. Come era possibile che avessero trasformato mia sorella Amhin in una ninfa?
  • 33. <<Amhin, sei tu?>> <<Sì Katerin, sono io. Mi sei mancata moltissimo!>>. Corsi da lei e l’abbracciai come non avevo mai fatto nella mia vita. <<Anche a me sei mancata moltissimo, sono felice di averti qui con me>>. <<So bene quello che sta succedendo e ti voglio aiutare>>. <<Aspetta dammi il tempo di farti tornare te>> <<Non puoi, finché lo smeraldo non sarà al suo posto, tutte le creature trasformate non potranno riprendere le loro sembianze, ma guarda il lato positivo: così vi sarò più utile!>>. <<Cercherò di farci l’abitudine>>. Mia sorella si unì a noi e ripartimmo per andare a prendere lo smeraldo. 11. La fine di Animus Una stradina molto breve ci accompagnò alla spiaggia del Mare degli Angeli. Un tuono, poi il silenzio, infine un lampo gigantesco creò un vortice di ghiaccio che si trasformò in una torre. Avevo i brividi, tutti li avevamo perché eravamo spaventati a morte.
  • 34. Ed infine come ciliegina sula torta lui apparve, in tutta la sua magnificenza. Era vestito in modo elegante, con una grande armatura rosso scarlatto, il colore del sangue, quello che adorava. Aveva in mano il suo scettro di ghiaccio, che lanciava delle piccole scosse blu. <<Ciao Katerin, è la prima volta che ci vediamo, ma dovresti conoscermi molto bene>>. Rimasi immobile e zitta, non gli risposi. <<Hai fatto molta strada fino a qui. Non capisco per impedirmi cosa. E’ impossibile che tu riesca a prendere lo smeraldo, ma per me puoi provarci. Che ti costa? Soltanto morire!>>. Dopo queste sue acide parole alzò lo scettro al cielo e fulmini e saette iniziarono a bombardare la spiaggia. Ne schivammo il più possibile, senza mai smettere di correre. Oltre alle saette, dei massi di ghiaccio iniziarono a piovere dal cielo. Noi iniziammo a correre verso Animus che era un ottimo spadaccino. Mentre Tom lo distraeva, io cercai di avvicinarmi alla torre dello smeraldo. Iniziai ad arrampicarmi, poi a correre su per le scale della torre ed infine, ad un passo dallo smeraldo, apparve davanti a me Animus con la spada. Essendo un demone non mi sarei fatta male. Vidi una finestra e allora saltai giù, fino ad atterrare perfettamente sulla spiaggia. Arrivò anche Animus, che mi colpì in pieno stomaco con la sua spada. Tom corse incontro ad Animus per colpirlo, ma lui con il suo bastone gli lanciò un incantesimo che lo fece cadere a terra immobile. <<Stupida ragazza, tu e quale esercito pensavate di battere me? Nemmeno il più grande e potente dei potenti potrebbe farlo, e tu povera diciottenne vieni a giocare con me!>>.
  • 35. <<Non è ancora finita, Animus>>. <<Infatti, non è finita>>. Una voce familiare riecheggiò nell’aria; mi voltai per quello che potevo e vidi Luke a capo di un esercito mastodontico. C’era mio padre, l’esercito di Vespriland, gli eserciti delle montagne e quello del Deserto della Luna; tutti che volevano la libertà. Luke era a cavallo e corse subito da me <<Katerin, che ti ha fatto? Prendi la piuma rossa!>>. Mi diede la piuma rossa, ma quando me la diede non dovetti fischiare, nemmeno ci riuscivo; un drago rosso planava nel cielo, fece cascare tante gocce d’acqua sul mio corpo ed immediatamente la mia ferita guarì. Animus rimase sorpreso. Gli eserciti partirono all’attacco: chi verso la torre, chi verso Animus, ognuno aveva un obbiettivo che voleva raggiungere. Animus venne ucciso subito e quando i cavalieri trafissero il suo corpo ci fu un gran silenzio, poi un grido straziante insieme a della polvere nera salì verso l’alto e tutto il paese venne liberato per sempre dalla malvagità di Animus. Inoltre il suo corpo venne messo nelle segrete del suo castello, protetto da una barriera magica indistruttibile. Quella cella venne maledetta: “Che
  • 36. Animus patisca le pene più dolorose che esistano e che non faccia più ritorno nel nostro paese!”. Noi tutti tornammo a casa, felici di vivere la nostra vita in pace, liberi da paura, oppressione e odio, felici di amare il nostro paese. Lo smeraldo venne riportato alla fonte, che così ridiede vita al paese. Nessuno mai e per nessun motivo dovrà e potrà toccarlo, perché danneggiare il proprio paese per il potere è come danneggiare se stessi. Fine