3. La poesia drammatica è legata al culto
del dio Dioniso e alle feste dionisiache
che si celebravano dopo la vendemmia.
Da queste cerimonie ebbero origine
tragedia, dramma satiresco e
commedia.
Le opere del teatro Greco che oggi
conosciamo sono quelle risalenti alla
Grecia classica.
Le rappresentazioni avvenivano in
grandi teatri a semicerchio con
gradinate che ospitavano gli spettatori;
davanti ai gradoni era presente il palco
e l’orchestra.
4. • Il termine tragedia deriva da due parole
che significano “capro“ (“tragos”) e “canto“
(“odé”), quindi "canto del capro".
• Secondo Aristotele la tragedia si evolve dal
canto riservato al culto di Dioniso, il
ditirambo. Ciò testimonia lo stretto legame
che c'è tra il culto di Dioniso e la nascita
della tragedia (l'animale sacro a Dioniso era
infatti il caprone).
• Successivamente assieme a Dioniso
scomparvero I satiri e il carattere burlesco
della tragedia arcaica.
Origini della Tragedia
Greca
5. Attori
e
coro
• Gli attori avevano il viso coperto da una
maschera, calzavano il coturno, che elevava la
statura, e indossavano costumi convenzionali.
Vi era un massimo di tre attori in scena, che
sostenevano anche parti femminili.
• C’era anche un coro formato da dodici
coreuti, poi quindici; il capo era detto corifeo.
• La recitazione era in versi;
l’accompagnamento musicale nei canti era la
lira, nella tragedia il flauto.
6. LA TRAGEDIA
• Le tragedie rappresentavano vicende incentrate su
problemi etici o religiosi, con un epilogo
drammatico.
• La rappresentazione suscitava nello spettatore
pietà e terrore, liberava il cuore e la mente del
pubblico dalle passioni messe in scena (catarsi ).
• La tradizione attribuisce a Tespi (VI sec. a.C.) il
merito di aver codificato la tragedia attica.
• I tre maggiori poeti tragici furono, nell‘Atene del V
secolo a.C., Eschilo, Sofocle ed Euripide.
• Il teatro dell’antica Grecia era uno degli elementi
attraverso cui si costruiva la democrazia.
• La pòlis, nei teatri, si interrogava sulle grandi
questioni pubbliche e morali.
7. LA COMMEDIA
La Poetica di Aristotele fa risalire il termine a due radici:
1. Kòmos, la danza chiassosa e licenziosa che concludeva le
feste campestri in onore di Dioniso dopo la vendemmia;
2. Kòme, «villaggio», per cui la commedia sarebbe da
riconnettere con attori girovaghi.
Aristotele mostra di propendere per la prima etimologia,
dicendo che la commedia prese avvio da coloro che
inscenavano il coro fallico.
La commedia attica si divide in tre periodi: c. antica (fino
all’inizio del IV sec. a. C.), c. di mezzo (IV sec. a. C.), c. nuova
(IV-III sec. a. C.)
Gli attori erano tre.
Il coro era polemico e i coreuti si travestivano con costumi
bizzarramente deformi, sovente in fogge animalesche.
Della Commedia antica, avente come oggetto questioni
politiche e sociali, restano opere complete solo di Aristofane.
Della Commedia di mezzo, avente come oggetto questioni
letterarie e filosofiche, restano frammenti di Antifane e Alessi.
Della Commedia nuova, la commedia di costume che riflette la
vita quotidiana, il massimo rappresentante è Menandro.
8.
9. Il teatro romano perde la funzione sociale e politica a
favore dell’intrattenimento.
Il teatro italico nasce in correlazione con le feste
religiose contadine, che prevedevano offerte agli dei e
battute scherzose e oscene che volevano favorire la
fecondità.
Queste battute, i fescennini versus, furono una prima
forma di teatro arcaico.
Dall’unione di danze e canti etruschi e fescennini
nacque la satura drammatica, che univa mimo, danza
e recitazione.
Un’altra forma teatrale preletteraria, caratterizzata da
improvvisazione, maschere fisse e da una comicità un
po’ rozza ma mordace, fu la fabula Atellana (dalla città
campana di Atella).
La produzione teatrale letteraria nasce per influsso dei
modelli ellenistici nel III sec. a.C.
10. Le ventuno commedie di Plauto, risalenti
al III – II sec. a. C., appartengono al genere
della fabula palliata, ossia presentano
ambientazione e personaggi greci.
Terenzio, tra il 166 e il 160 a.C., compose
sei fabulae palliatae, basate più sul
contenuto che sull’azione scenica,
diversamente da quelle di Plauto.
11. Il genere tragico si diffonde a Roma fin
dall’età alto-repubblicana. Livio
Andronico, Nevio ed Ennio
compongono tragedie di argomento
greco (fabulae cothurnatae), mentre
meno praticata è la tragedia di
argomento romano (fabula praetexta)
Tipiche della tragedia latina sono
l’accentuazione degli elementi macabri
e patetici e lo stile enfatico
12. • Gneo Nevio fu autore
di cothurnatae ma
anche di praetextae,
ossia di tragedie di
argomento romano,
nelle quali il sentimento
della pietas familiare si
incontra con i valori
della civitas.
Il teatro a Roma durante l’Impero
13. Medea prima dell’assassinio dei figli -
Affresco della Casa dei Dioscuri a Pompei
La tragedia
Due erano le possibilità:
1) Tragedie allestite secondo i
canoni tradizionali.
2) Non più vere e proprie
rappresentazioni teatrali, ma
pubbliche letture .
•In questo secondo caso le parti
cantate furono scorporate dal testo
e affidate all’esecuzione di un
solista.
•Uditorio di intenditori.
14. Seneca tragediografo
Nacque a Cordova tra il 5 e il 4 a. C.
I soggetti delle sue tragedie sono tratti dal mondo greco (Euripide in
modo particolare)
Si nota una tendenza a essenzializzare le vicende e a indagare la psiche dei
personaggi femminili.
Dubbie sono la destinazione e la datazione
15. Possibili scopi delle tragedie di Seneca
1. Denuncia dei mali della tirannide ai senatori (presa di coscienza del
fallimento del progetto pedagogico tentato presso il principe)
2. Insegnamenti per mettere il principe in guardia dagli errori
dell’assolutismo (drammi didattici)
16. Seneca: la ratio, unica strada verso la
salvezza
Le nozze Aldobrandini – pittura parietale del I sec. d. C.
Le passioni dei personaggi sono i protagonisti della
scena, esibite senza veli (a differenza di quanto
accadeva nella tragedia greca).
Si coglie una sorta di diagnosi del male e dei suoi
effetti, ma non si propone una terapia.
17. La commedia in epoca imperiale
Con tutta probabilità le commedie di
Plauto e Terenzio furono ancora
allestite.
Comici danzanti -
Mosaico della Villa di Cicerone a
Pompei
18.
19. Quando il mondo latino si
sgretola, con l’affermarsi
della religione cristiana e
con l’ingresso nel
Medioevo, il teatro,
considerato un luogo
profano, smette di esistere.
Le rappresentazioni
avvengono nelle chiese.
Vengono messi in scena
passi del Vangelo: nascono
le prime rappresentazioni
sacre.
Una delle prime testimonianze
risale al 970, quando il Vescovo
di Winchester descrive una sacra
rappresentazione vista
probabilmente a Limoges in
Francia.
Si tratta del Quem quaeritis?,
una rappresentazione del testo
del Vangelo che si inserisce
all'interno della messa di Pasqua.
20. Il Corpus Domini
Diventato troppo stretto lo spazio
ecclesiastico, le recite si spostano sul
sagrato delle chiese e nelle piazza delle
città, dove, in occasione delle feste
religiose, vengono organizzate
rappresentazioni celebrative, prima tra
tutte il Corpus Domini, sacra
rappresentazione in volgare in cui si
illustra il sacrificio di Cristo per salvare
l’umanità.
21. LA NASCITA DELLA
COMMEDIA DELL’ARTE
• Le sacre rappresentazioni si
fanno sempre più irriverenti.
• La Chesa storce il naso, ma il
pubblico ama questi spettacoli
profani.
• Le rappresentazioni si spostano
dale piazza centrali alle strade
delle città, dove gli attori
recitano su carretti mobili.
• Nel 1500 I carretti si
trasformano nel palchetto della
Commedia dell’Arte.
22. LA
COMMEDIA
DELL’ARTE
• Gli attori delle Commedie dell‘Arte usano
delle maschere e improvvisano le loro parti.
• Il termine "arte" è inteso come “mestiere”,
“professione”: nel 1500 nascono per la prima
volta compagnie di attori professionisti
composte da circa dieci persone, che si
esibiscono sulla base di un canovaccio.
• Sul palcoscenico per la prima volta presenti
anche donne
23. ATTORI
• Gli attori della Commedia dell'Arte erano
girovaghi e caratterizzati da eccellenti doti
mimiche, buona parlantina, un'essenziale
fantasia e la capacità di sincronizzarsi
perfettamente con gli altri attori in scena.
• Per distinguersi dalla gente comune, gli attori
indossavano maschere, costumi variopinti e
arricchiti di elementi vistosi e non era raro
che utilizzassero strumenti musicali per
richiamare l'attenzione dei passanti e dare
scansione ritmica alle scene improvvisate sul
momento.
24. IL CANOVACCIO
La prima raccolta di canovacci di cui abbiamo notizia
è quella di Flaminio Scala, attore comico, pubblicata
nel 1611 a Venezia col titolo Il teatro delle favole
rappresentative.
Ogni canovaccio era composto da: un argomento
(in cui si spiegava brevemente la vicenda); un elenco
dei personaggi; un elenco degli oggetti necessari
alla messinscena; le battute dei personaggi scritte in
maniera molto vaga.
L'ultima opera teatrale scritta e pubblicata sotto
forma di canovaccio fu L'Amore delle tre melarance
di Carlo Gozzi del 1761. Il Gozzi fu acerrimo nemico
della riforma di Goldoni e sostenitore della
Commedia dell'Arte; lasciò L'Amore delle tre
melarance stampato sotto forma di canovaccio, un
evidente omaggio agli attori-drammaturghi dell'Età
dell'oro della Commedia dell'Arte che lo avevano
preceduto.