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Efficienza energetica
nel retail
I FORUM
DI LARGO CONSUMO
EstrattodaLargoConsumon.1/2015
Il punto non è solo consumare meno,
ma correlare i consumi energetici con il sell out.
Solo così si può parlare di power management applicato al business.
Gli strumenti di controllo sono un fattore abilitante.
© Editoriale Largo Consumo srl
COMPETITIVITÀ
partimento di Ingegneria gestionale che si propone di censi-
re gli operatori e le iniziative imprenditoriali nel settore del-
le energie rinnovabili e dell’efficienza in Italia, analizzando
e interpretando strategie di business, scelte tecnologiche e
dinamiche competitive. Dopo i saluti introduttivi del diretto-
re Vittorio Chiesa, il vice direttore Davide Chiaroni ha
esordito affermando che «quando parliamo di efficienza
energetica stiamo facendo riferimento a tecnologie mature o
prossime alla maturità, che dunque sono già sul mercato e
hanno un grado di affidabilità abbastanza elevato. Nelle no-
stre analisi ci poniamo sempre dal punto di vista dell’utiliz-
zatore finale, chiedendoci quale sia il tempo di payback, os-
sia quando si rientra dall’investimento in una data tecnologia
di efficientamento, in presenza o meno di un sistema di in-
centivazione. Dunque, quando risparmiare un kWh costa
meno all’azienda che comprarlo dalla rete elettrica, vuol di-
re che l’investimento funziona».
È indubbio che la maggioranza delle tecnologie abbia die-
tro un razionale economico: per esempio, i Led utilizzati in
ambito retail sono sempre e comunque convenienti, mentre
per altre tecnologie (come cogenerazione, solare termico,
ecc) la presenza o meno degli incentivi influisce sulla redditi-
vità dell’investimento. «Ma il vero problema delle tecnologie
dell’efficienza non è tanto il payback sull’intera vita utile del-
l’impianto, quanto piuttosto il tempo di rientro nel breve pe-
ENERGIA
Efficienza energetica nel retail
COMPETITIVITÀ
Il punto non è solo consumare meno, ma correlare i consumi energetici con il sell out. Solo così si può parlare
di power management applicato al business. Gli strumenti di controllo sono un fattore abilitante.
di Gianluigi Torchiani e Armando Garosci
IFORUM
DILARGO
CONSUM
O
Approfondimenti: http://tinyurl.com/PLEfficienzaGestionale
102 LARGO CONSUMO n. 1/2015
Guarda la sintesi video degli interventi dei partecipanti alla
tavola rotonda su: www.youtube.com/largoconsumo
a stagnazione dei consumi pone alle imprese retail la
sfida del recupero di efficienza in diversi ambiti, tra cui
naturalmente anche quello energetico. Sul fronte degli
approvvigionamenti si è assistito al progressivo calo del
costo del petrolio, parzialmente neutralizzato tuttavia dall'au-
mento degli oneri in bolletta.Anche la costituzione di gruppi di
acquisto tra retailer ha visto benefici negoziali calanti nel tem-
po. Spesso il concetto di efficienza energetica è associato a
quello di riduzione dei consumi. Si tratta tuttavia di una pro-
spettiva limitata, dal momento che il tema di fondo non è tanto
guardare alla bolletta in sé, quanto studiarne l'andamento in re-
lazione alle vendite del punto di vendita. Solo così di può par-
lare di efficienza in termini di produttività del chilowattora. Na-
turalmente, questa prospettiva chiama in causa il ruolo abilitan-
te degli strumenti di misurazione delle performance e dell'auto-
mazione. Su questi temi Largo Consumo, in collaborazione
con l’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano,
ha riunito un panel di importanti rappresentanti delle insegne e
dei centri commerciali in un gruppo di discussione sul tema:
“Efficienza energetica e retail”, moderata dal nostro giornalista
Armando Garosci, di cui in queste pagine vi diamo conto.
La sintesi video di tutti gli interventi è disponibile sul nostro
canale www.youtube.com/largoconsumo.
POLITECNICO: L’EFFICIENZA È GIÀ MATURA
L’introduzione dell’evento è stata a cura dell’Energy &
Strategy Group del Politecnico di Milano, struttura del Di-
L
• L’energia è una voce di costo importante per il retail, tanto più
in un momento di crisi • Esiste una correlazione diretta tra vendi-
te e consumi energetici? Da qui il tema della produttività energe-
tica • Quali sono le tecnologie di efficientamento ideali per gli
operatori del settore? • Esistono le necessarie competenze tecni-
che e culturali per fare avanzare l’efficienza? • Chi deve portare
avanti gli investimenti nell’efficienza energetica? • Come si deve
sviluppare il rapporto con i provider?
Le motivazioni della tavola rotonda
Scaricato da
www.largoconsumo.info
riodo. Poiché le imprese, a maggior ragione in un momento di
crisi come quello attuale, raramente prendono in considera-
zione investimenti che non garantiscano flussi di cassa positi-
vi entro due-tre anni. Prendiamo il fotovoltaico: in alcuni ca-
si neppure la presenza di un sistema di incentivazione riesce a
garantire tempi di payback accettabili», osserva Chiaroni. Se-
condo cui normalmente non esiste una strategia complessiva
di efficienza energetica in azienda, ma si valuta di volta in
volta che cosa efficientare, spesso solo quando una determi-
nata tecnologia è giunta al suo fine vita. Eppure si potrebbe
osare di più: «Pensiamo a una classica struttura old style del
retail (2500 metri quadri di superficie espositiva, 1500 MWh
elettrici): questa struttura si potrebbe trasformare in una vera
e propria energy community con impianti fotovoltaici, coge-
nerazione e sistemi di accumulo, sistemi e software di gestio-
ne. Con un investimento di circa 2,7 milioni di euro, si po-
trebbe avere un buon ritorno in tempi rapidi».
AUTOGRILL: COME MISURARE LA PRODUTTIVITÀ
Autogrill ha da tempo intrapreso una politica energetica,
che tuttavia è inevitabilmente condizionata dalle caratteristi-
che in cui si trova a operare sul territorio nazionale. Come
spiega Gianluca Metti, responsabile del servizio tecnico, il
business di Autogrill è largamente in concessione, poiché so-
no di proprietà appena 8 strutture delle circa 450 sparse su
tutto il territorio nazionale. «Per noi che svolgiamo un’attivi-
tà fondamentalmente in concessione, con una durata media
10 anni, è difficile stare nei normali tempi di payback che
hanno le tecnologie per l’efficienza. Ecco perché il nostro in-
teresse per il fotovoltaico è stato praticamente nullo, a parte in
due situazioni di proprietà in cui abbiamo realizzato degli im-
pianti da 1 MW l’uno. In questo caso si è però agito in una lo-
gica di real estate».
Ciò non toglie che anche una società come Autogrill debba
in qualche modo agire per contenere i propri consumi energe-
tici che, come si può immaginare, rappresentano un costo si-
gnificativo: acqua, energia e combustibili costano alla società
38 milioni di euro annui, la sola elettricità comporta ben 166
GWh di consumi. C’è da sottolineare che, in realtà, i 450 lo-
cali diffusi nella Penisola hanno consumi molto differenti: al-
cuni hanno un fabbisogno di appena 250.000 kWh annui, in
altri invece si parla di ben 2 GWh. In buona sostanza, circa il
45% dei consumi di Autogrill Italia dipende dal 25% delle
strutture. Ed è proprio su queste tipologie più energivore che
si concentra il massimo dello sforzo della struttura di energy
management del gruppo. «La nostra attività si basa fonda-
mentalmente sulla diffusione della manualistica e delle buone
pratiche, sempre avendo in mente che le nostre sono realizza-
zioni destinate a non rimanere in piedi per moltissimi anni. Il
nostre fine vita, insomma, è determinato dalla durata della
concessione», spiega Metti. Che evidenzia come, peraltro,
l’azienda si stia impegnando molto in una certificazione vo-
lontaria assai impegnativa: la Leed (Leadership in Energy and
Environmental Design). «Sulle certificazioni volontarie in
passato eravamo stati un po’tiepidi - spiega Metti - però biso-
gna anche cambiare la cultura, sforzarsi di capire quello che
fanno gli altri. In questo senso Leed ha un grosso valore, per-
ché permette di abbracciare il progetto da un punto di vista
olistico. Inoltre, ci siamo avvicinati a Leed perché ha un valo-
re internazionale e noi siamo, allo stesso modo, un’azienda
attiva in molto mercati».
Un tema importante lanciato dal manager di Autogrill è
quello della qualità dei consumi o, meglio, della produttività
energetica: «La domanda che ci siamo posti è: quanti kwh
servono per generare un milione di vendite? Abbiamo così
individuato un elemento che entra nell’ambito della valoriz-
zazione di controllo, andando a cercare l’esistenza di una
correlazione tra consumi e vendita e individuando dove ci
sono le vere sacche di inefficienza. Si tratta di un modo nuo-
vo di rappresentare i consumi che, così, diventano un bene
dell’azienda».
CARREFOUR:COMPETENZENONSOLOTECNOLOGICHE
La concretezza è alla base dell’azione quotidiana di Car-
refour Italia, come racconta Alfio Fontana, energy mana-
ger del gruppo Carrefour Italia: «Abbiamo in Italia circa
1.000 punti di vendita ad insegna Carrefour con 450 milioni
di Kwh consumati all’anno per il perimetro dei soli punti
vendita diretti. Questo comporta un esborso di circa 70 mi-
lioni di euro di energia elettrica, 5 milioni di gas e un paio di
acqua. Circa il 40% dei consumi è legato alla refrigerazione
alimentare, che per noi rappresenta il comparto da monito-
rare con maggiore attenzione, un altro 22% va riferito all’il-
luminazione. Dal 2008 abbiamo avviato un piano di investi-
menti per fare efficienza energetica nei nostri centri com-
merciali e negozi. Mediamente per Carrefour Italia ogni
hanno viene approvato un budget di circa 7 milioni di euro
per interventi di efficientamento energetico. Il risparmio
conseguente viene poi monitorato dalla domotica e certifi-
cato da degli audit di gruppo. L’obiettivo per il 2014 è una
diminuzione del fabbisogno del –3,5%». In questi 6 anni i
risultati conseguiti in termini di kWh risparmiati sono stati
importantissimi, tanto che a parità di superficie dei negozi, i
consumi si sono ridotti del 25%. Secondo l’energy manager
si tratta di un risultato «che ci ha permesso di acquisire cre-
dibilità all’interno dell’azienda: siamo quindi meno in diffi-
coltà rispetto al passato nel chiedere al board di effettuare in-
vestimenti anche importanti nel campo dell’efficienza ener-
getica”. Ma quale ruolo ha la figura dell’energy manager
103LARGO CONSUMO n. 1/2015
̈
I partecipanti della tavola rotonda
azienda funzione nome
Aspiag Service Direttore Area Tecnica Franco Bolzonello
Affiliazione/Progetti Speciali
Autogrill Responsabile Servizio Tecnico Gianluca Metti
Bricocenter Direttore Servizi Immobiliari Pietro Di Lucca
Carrefour Italia Energy Manager Alfio Fontana
Cbre Shopping Centre Manager Nicola Lodi
Eurac Coordinator of Research Group Roberto Lollini
Gabetti Property Responsabile Area Retail Rachele Vigilante
Solutions
Igd Safety e Facility Manager Massimo Guermandi
Inres Coop Direttore Impianti Innovazione Fortunato Della Guerra
Larry Smith Technical Department Manager Paolo Pacelli
Politecnico Direttore Energy Vittorio Chiesa
di Milano & Strategy Group
Politecnico Vice Direttore Energy Davide Chiaroni
di Milano & Strategy Group
Schneider Electric Business Support Manager Ivan Mangialenti
Schneider Electric Retail & Hotels Segments Danilo Gizzi
Manager
Todis Direttore Sviluppo & Tecnico Massimo Lucentini
Unicoop Firenze Specialista Tecnico Energia Gianluca Vichi
Impianti Ambiente
Servizio fotografico: Diana Lapin. Servizio video: Paolo Vecchi (Phid srl)
ENERGIA
ENERGIA
in un colosso del retail come Carrefour? «Fortunatamente in
azienda il ruolo è riconosciuto. Ci viene chiesto quotidia-
namente di fare delle analisi, degli studi di fattibilità ed es-
sere propositivi nella ricerca di nuove tecnologie. Per fare
questo mestiere non servono però soltanto competenze tec-
niche: l’energy manager oltre che un buon tecnico, deve es-
sere anche un innovatore e comunicatore, deve avere una
visione open minded», spiega l’energy manager di Carre-
four. L’azienda sta anche puntando sul processo di certifi-
cazione ISO50001: l’obiettivo è quello di entrare nei singo-
li negozi e sensibilizzare e formare store manager sull’uso
razionale dell’energia. «La realizzazione di un sistema di
gestione dell’energia ci permetterà di istituzionalizzare le
best practices e sottolineare gli aspetti negativi da correg-
gere. Da qui a fine anno ci saranno 50 negozi certificati»,
spiega Fontana. Un altro passo molto importante, è già sta-
to compiuto: in molti negozi i banchi frigo sono stati chiu-
si, compresi quelli dei negozi più piccoli e, sinora, la rispo-
sta della clientela è stata positiva. Un caso di successo, che
però ha lasciato anche un retrogusto amaro all’energy ma-
nager di Carrefour Italia: «In effetti noi abbiamo chiuso i
banchi frigo in moltissimi store: indiscutibilmente si tratta
di un progetto di efficienza energetica. Eppure l’ottenimen-
to dei Tee (titoli di efficienza energetica, ossia il sistema di
incentivazione vigente) si scontra con le richieste ‘impossi-
bili’ della burocrazia, ostacolando non poco l’introduzione
delle tecnologie e delle soluzioni più efficienti. Tanto che in
Carrefour Italia il payback time di un investimento in effi-
cienza viene calcolati al netto dei Tee che, al massimo, pos-
sono essere la ciliegina sulla torta da investire in ricerca e
sviluppo.
SCHNEIDER ELECTRIC: L’IMPORTANZA DEL DATO
Schneider Electric, invece, si pone dall’altro lato della fi-
liera dell’efficienza energetica. Come racconta Ivan Man-
gialenti, business support manager del gruppo: «In questo
contesto di mercato abbiamo una fortuna: noi non producia-
mo macchine per produrre energia, né macchine che la uti-
lizzano. Piuttosto siamo concentrati su quello che sta in
mezzo, ossia sulle tecnologie di gestione automatica e mi-
sura dell’energia. In buona sostanza, facendo un parallelo
con l’informatica, noi siamo concentrati sul dato energetico,
che riteniamo essere il basamento per poter costruire il si-
stema energetico del futuro. Infatti, senza informazioni non
si può fare nulla, è
impossibile anche
soltanto parlare di
energy communi-
ty. Le comunità
energetiche non
possono esistere
senza sapere quan-
do e quanto si con-
suma, quanto
l’energia costerà a
una data ora. Lo
storage non può
essere efficiente
senza avere nume-
ri previsionali…
Insomma, il dato è
indispensabile».
Dati che, secondo
Schneider Electric, ormai possono essere recuperati da
qualsiasi apparecchiatura, poiché sono disponibili le tecno-
logie abilitanti. Piuttosto, manca solo una forte spinta in
azienda verso la conoscenza del funzionamento dei propri
impianti. Conoscenza che può portare efficienza anche al
processo di manutenzione. «La frontiera del futuro è passa-
re dalla manutenzione programmata a quella just in time,
quella cioè che si fa prima che la macchina raggiunga livel-
li di inefficienza».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Danilo Gizzi, retail
& hotels segments manager di Schneider Electric. «Tenden-
zialmente c’è poca percezione dell’importanza di avere una
base solida a disposizione, ossia i dati, per poter effettuare
dei buoni investimenti. Si tratta di una realtà che ancora non
è patrimonio comune, di cui manca una coscienza sufficien-
temente diffusa. Eppure la misura serve sempre: il ciclo di
efficientamento energetico non ha un punto di inizio e uno
fine, ma è proprio un ciclo nel senso pieno del termine. In-
fatti, anche quando sono stati effettuati interventi di effi-
cientamento, occorre poi ritornare alla misura per capire se
si sono raggiunti i risultati attesi e se ci sono ulteriori possi-
bilità di efficientamento e miglioramento».
ASPIAG SERVICE: I VANTAGGI DEI LED
Franco Bolzonello, direttore area tecnica affiliazione/pro-
getti speciali di Aspiag Service, racconta invece il caso con-
creto della sua azienda: «Abbiamo 205 negozi diretti e circa
300 affiliati che abbiamo provato ad assistere sul fronte del-
l’efficienza, per ora senza grandi risultati. Nei punti vendita
di proprietà siamo invece partiti nel 2005 con alcune speri-
mentazioni, forti anche dell’esperienza maturata dalla nostra
casa madre. Per esempio, siamo intervenuti per ottenere il re-
cupero di calore degli impianti frigo. Abbiamo inoltre messo
in piedi un’altra iniziativa relativa all’illuminazione a partire
dal 2012, optando per una soluzione full led per tutti i nuovi
punti vendita o per quelli interessati a ristrutturazione. In
questo caso il risparmio economico è stato immediato».
La stima di Bolzonello è che nel confronto tra una vecchia
tipologia di iper e quella nuova “efficiente”, ci sia un rispar-
mio energetico a parità di metratura compreso tra il 40 al
25%. A Vipiteno è stato addirittura inaugurato un negozio
con certificazione Casa Clima e l’esperienza è considerata
dall’azienda come riproducibile anche in altri contesti. Mol-
to interesse c’è, in generale, per gli interventi sugli involucri
degli edifici, che
pure richiedono un
periodo di ammor-
tamento più lungo.
Molto più tiepido,
invece, è l’entusia-
smo di Despar ver-
so l’energia solare:
«Stiamo facendo
fotovoltaico solo
dove costretti, per
rispondere a quello
che la normativa ci
richiede, ossia una
certa quota di auto-
produzione da fonti
rinnovabili. Abbia-
mo riscontrato che
spesso il solare su-
104 LARGO CONSUMO n. 1/2015
Da sinistra, Vittorio Chiesa e Davide Chiaroni (Politecnico di Milano), Gianluca Metti (Auto-
grill), Alfio Fontana (Carrefour), Danilo Gizzi e Ivan Mangialenti (Schneider Electric).
105LARGO CONSUMO n. 1/2015
ENERGIA
pera i dieci anni di ammortamento, mentre per noi sarebbe
meglio che non superasse i sei anni».
TODIS: L’EFFICIENZA SI FA SUL CAMPO
Massimo Lucentini, direttore sviluppo & tecnico di Todis
(Gruppo PAC 2000A - Conad) ha dovuto affrontare l’efficien-
za sul campo: il caso è quello di Todis, una realtà della grande
distribuzione (circa 200 pdv di cui circa il 75% in affiliazione
e 50 di proprietà) nata come discount ma che ha progressiva-
mente aumentato il suo livello di servizio nei confronti dei
clienti finali. Dopo diversi anni in cui si era guardato all’ener-
gia come a una commodity, con scarsi o nulli interventi, il lie-
vitare della bolletta (arrivata a 2,5 milioni annui per gli store di
proprietà) ha spinto il gruppo a intervenire concretamente.
«Un paio di anni fa abbiamo iniziato con i primi interventi em-
pirici, che però sono stati fatti praticamente senza il supporto
di dati. Siamo intervenuti sul rinnovo delle centrali frigorifere
o sul posizionamento di controsoffittature in edifici con ecces-
siva dispersione di calore. E così via. Abbiamo riscontrato dei
vantaggi, però ci siamo chiesti: in che misura esattamente? E
quali interventi hanno il pay off più veloce? Insomma, ci man-
cava qualcosa per capire se queste esperienze potevano essere
sistematizzate e trasferite su tutta la rete».
Todis ha così imboccato la strada dell’energy management
e, soprattutto, ha dato il via all’implementazione di un sistema
di monitoraggio dei consumi tramite analizzatori di rete mon-
tati nei supermercati, così da avere chiara la situazione del fab-
bisogno energetico e dell’andamento delle curve di consumo:
«Siamo partiti con questo progetto alla fine del 2013 e in que-
sta fase abbiamo iniziato a ricevere i primi dati. Da questi pri-
mi risultati ci siamo resi conto che molte delle variazioni del-
le nostre curve di consumo derivano da comportamenti non
virtuosi su cui si può intervenire con effetti immediati e costi
modesti o nulli: mi riferisco, ad esempio, alle luci dei piazzali
che rimangono accese per tutta la notte o agli scarichi delle
merci che avvengono con le celle lasciate completamente
aperte. Avvieremo perciò presto delle apposite sessioni di for-
mazione». L’azienda ha anche avviato un programma di effi-
cientamento attraverso pdv con illuminazione full led. Altro
intervento allo studio è la chiusura dei murali frigo.
BRICOCENTER: BASTA SPRECHI IN NEGOZIO
Un’impostazione
molto simile è quella se-
guita in Bricocenter,
nota realtà del fai da te.
La racconta Pietro Di
Lucca, direttore dei ser-
vizi immobiliari del
gruppo: «Nella penisola
possiamo contare su 52
punti vendita diretti e 25
in franchising che però
non seguiamo come uf-
ficio tecnico. Solo da tre
anni il tema dell’energia
è diventato interessante
per la nostra azienda,
mentre in origine era
considerato essenzial-
mente un generatore di
costi. La prima cosa che
abbiamo deciso di fare è uscire dalla situazione di terziarizza-
zione di questo settore e occuparcene direttamente, nominan-
do un energy manager. Non senza fatica, siamo riusciti a otte-
nere i primi risultati che ci hanno assicurato 300-400.000 eu-
ro di risparmi in circa un anno. Abbiamo innanzitutto puntato
con decisione sul mercato libero dell’energia, cercando noi
stessi i fornitori con il sistema delle aste on line, che ha fun-
zionato e ci ha garantito un risparmio del 3-5%. Per il 2014
porteremo a casa altri 350.000 euro di risparmio a parità di
superficie. Anche se, in realtà, in una fase di razionalizzazio-
ne della rete come quella attuale, i punti vendita meno perfor-
manti vengono tagliati e, di solito, sono quelli con gli impian-
ti elettrici più vecchi».
La svolta di Bricocenter è stata facilitata dall’approccio del-
la nuova casa madre (Adeo, di cui fanno parte anche Leroy
Merlin, Bricoman e Zodio), che da tempo ha messo al centro
della propria azione i temi della responsabilità ambientale e
sociale. In Bricocenter, inoltre, si è lavorato molto sul coin-
volgimento personale dei dipendenti, per esempio sensibiliz-
zando sull’opportunità di limitare l’accensione delle lampade
oppure il riscaldamento in assenza di clienti. «È chiaro che si
tratta di intervenire su pratiche frutto di abitudini pluridecen-
nali. Non è immediato invertire la tendenza, ma ci stiamo im-
pegnando molto su questo fronte», commenta Di Lucca. In
tema di illuminazione, in un paio di negozi si è proceduto al-
la sostituzione delle lampade tradizionali con i Led: un inve-
stimento che è stato ripagato in appena un anno. Per il mo-
mento, invece, sono stati rimandati gli investimenti nel riscal-
damento e nel condizionamento, poiché caratterizzati da tem-
pi di ritorno più lunghi.
UNICOOP FIRENZE: FOTOVOLTAICO “SOCIALE”
Tra le imprese retail che hanno potuto permettersi una stra-
tegia di efficienza a tutto campo, senza doversi preoccupare e
farsi condizionare in senso stretto dai ritorni dall’investimen-
to, vi è Unicoop Firenze. «Gestiamo circa 110 punti vendita,
la nostra è una realtà molto radicata nel territorio toscano – ha
raccontato Gianluca Vichi, specialista tecnico energia im-
pianti ambiente – con 7800 dipendenti e ben 1.225.000 soci.
La nostra bolletta energetica si aggira intorno ai 23 milioni di
euro annui per l’elettricità, che salgono a 28 milioni di euro se
consideriamo anche le altre utenze».
Un aspetto, in particolare, distingue Unicoop Firenze dalle
altre realtà della distribu-
zione presenti alla tavola
rotonda, ovvero la buona
predisposizione verso il
fotovoltaico. Spiega Vi-
chi: «Essendo la nostra
una cooperativa con una
mission anche a livello
sociale sul nostro territo-
rio, il mio lavoro da un
certo punto di vista è più
facile. L’aspetto ambien-
tale, infatti, è uno dei
messaggi-chiave che
Unicoop Firenze vuole
portare ai propri clienti.
Per ottenere questo risul-
tato accettiamo anche
dei tempi di payback lun-
ghi; nel caso del foto- ̈
Da sinistra, Massimo Lucentini (Todis), Davide Vommaro e Pietro Di Lucca
(Bricocenter), Gianluca Vichi (Unicoop Firenze) e Fortunato Della Guerra (Inres).
ENERGIA
voltaico, il rientro minimo è ormai compreso tra gli 8 e i 10
anni. Non solo, in questi anni abbiamo perso anche parte de-
gli incentivi sugli impianti installati in passato, per via del-
l’approvazione di alcune riforme normative che hanno allun-
gato ulteriormente i tempi di ritorno dall’investimento. Oggi
abbiamo 30 impianti solari, ma il nostro obiettivo è di arriva-
re a 40-45. Questi investimenti, infatti, sono accolti molto po-
sitivamente dai nostri clienti, perché rafforzano la percezione
di un’azienda attenta agli aspetti ambientali».
Per aiutare la diffusione delle buone pratiche e la compren-
sione delle problematiche correlate presso tutti i gruppi diri-
genti dei singoli negozi, l’ufficio tecnico produce «report sem-
plici e intuitivi con periodicità mensile, con evidenziati anche
i ritorni prettamente economici degli investimenti effettuati.
L’attività è poi accompagnata da incontri in loco con condivi-
sione degli obbiettivi e nuovi spunti di riflessione per ulteriori
policy da intraprendere. I riscontri sono immediati in termini
sia di crescita della sensibilità sulla materia sia di consapevo-
lezza in merito a pratiche che potrebbero essere interpretate
come controproducenti se visionate dalla sola ottica commeri-
ciale (es. chiusura banchi espositivi del frigo alimentare)».
INRES COOP: TRASFERIRE LE COMPETENZE SUI PDV
Per gli interventi di efficienza energetica, le Cooperative
dei Consumatori Coop e Unicoop Firenze si avvalgono del
contributo di Inres-Coop, il Consorzio Nazionale nato nel
1969 per la progettazione architettonica impiantistica e per la
realizzazione delle strutture commerciali. Nella distribuzio-
ne, racconta Fortunato Della Guerra, direttore impianti in-
novazione di Inres, «problematiche abbastanza simili in con-
testi organizzativi diversi, possono condizionare le modalità
con cui gli obiettivi si possono raggiungere. Trasferiamo le
esperienze maturate dai nostri soci, facilitando lo scambio di
informazioni e competenze. Nell’ambito dell’efficienza
energetica e della riduzione dei consumi, a partire da fine
2012 sono stati effettuati audit energetici in oltre 200 pdv,
con un programma che si completerà entro fine 2015. Confi-
diamo che il costo complessivo dell’energia elettrica, grazie
alla riduzione dei costi della materia prima, sia finalmente in
diminuzione dopo anni di aumento dovuto alla crescita in-
controllata delle parti non negoziabili».
Sul tema della pro-
duttività energetica, se-
condo Della Guerra
«una rete vendita molto
differenziata per forma-
ti e per dimensioni non
rende agevole un con-
fronto diretto; stiamo
lavorando alla messa a
punto di benchmark
che aiutino a valutare le
performance energeti-
che, mettendo in rela-
zione i consumi con i
dati caratteristici del
pdv. L’efficienza, d’al-
tronde, si ottiene se la
consideriamo parte del-
la cultura aziendale. La
cultura energetica si ra-
dica e si sviluppa grazie
a un’applicazione co-
stante e continua, fatta di obiettivi e di discussione e che ricer-
ca e mette a punto, su ciascuna organizzazione, il modo con
cui viene fatta “propria”; percorso di crescita condizionato,
talvolta, dalla necessità di ottenere risultati immediati».
CBRE: L’ENERGIA NEI CENTRI COMMERCIALI
Le proprietà, però, non sono gli unici attori chiamati a dare
un contributo all’efficienza energetica nel retail. Racconta Ni-
cola Lodi, shopping centre manager di Cbre, azienda specia-
lizzata nella gestione e commercializzazione di centri com-
merciali: «Siamo una società di consulenza che gestisce realtà
retail per diverse proprietà: in Italia seguiamo circa 50 centri
commerciali. Nella nostra attività c’è una forte pressione lega-
ta alla crisi che il paese sta vivendo. In questi ultimi anni su
ogni voce di bilancio (manutenzione, vigilanza, pulizie, ecc)
abbiamo puntato sull’ottimizzazione di processo.A partire dal
2011 siamo intervenuti anche sull’energia creando un gruppo
di acquisto per l’approvvigionamento di energia elettrica».
All’origine il “Progetto Energia” contava 4 centri, oggi so-
no 21 le strutture interessate con 45 GW gestiti. I vantaggi
sono stati molteplici: «Oltre a ottenere le migliori condizioni
di mercato sui profili di consumo delle nostre gallerie, il pro-
getto ha consentito di sviluppare dei benchmark di riferimen-
to con i quali valutare le performance energetiche di ogni sin-
gola struttura e ha permesso di instaurare dei rapporti diretti
con le aziende fornitrici. Sostanzialmente prima i nostri cen-
tri si rifornivano di energia attraverso molteplici canali, oggi
abbiamo due soli fornitori più un terzo in fase di sperimenta-
zione». Un cambio di rotta, quello sull’energia, che è già di-
ventato un vantaggio competitivo quando Cbre si propone a
nuove proprietà. In linea generale, tuttavia, secondo Lodi ci
sono molti passi da fare sulla strada dell’efficienza energetica
nel retail: «L’approccio estero è più evoluto, ma forti del net-
work internazionale di cui siamo parte, possiamo usufruire
del supporto dei nostri colleghi sul tema della sostenibilità
con un approccio tecnico più allargato. Sicuramente questi
temi diventeranno sempre più centrali nei prossimi 10 anni».
IGD: AUMENTARE CLASSE ENERGETICA CONVIENE
Problemi molto simili incontra nella sua attività anche
Massimo Guermandi,
safety e facility mana-
ger di IGD: «Siamo
una compagnia attiva
nel settore dello svilup-
po immobiliare nella
GDO e nella gestione
dei centri commerciali,
con circa 33 gallerie
commerciali tra gestio-
ne e proprietà. Siamo
anche una società quo-
tata in borsa dal 2005
nel segmento Star».
Sul tema dell’ottimiz-
zazione dei costi ener-
getici il pensiero del
manager parte innanzi-
tutto dal valore immo-
biliare: «Oggi in Italia
aumentare classe di
rendimento energetico
106 LARGO CONSUMO n. 1/2015
Da sinistra, Nicola Lodi (Cbre), Franco Bolzonello (Aspiag Service), Massimo Guermandi
(Igd) e Paolo Pacelli (Larry Smith). In piedi, Armando Garosci (Largo Consumo).
è un fattore importante anche per la quotazione del nostro ti-
tolo. Noi siamo soggetti alle valutazioni immobiliari annuali,
essendo quotati in borsa, tanto da essere valutati da due so-
cietà indipendenti. Dunque, aumentare la classe di rendimen-
to energetica da un livello C a B o A favorisce una migliore
valutazione dell’immobile».
Il gruppo è attivo anche sul fronte dell’ottimizzazione dei
costi dell’energia: «In passato questi costi erano seguiti in
maniera autonoma da ogni centro commerciale, successiva-
mente abbiamo raggruppato questi contratti in un grande con-
sorzio che comprende più di 200 soci e opera come gruppo
d’acquisto direttamente sulla borsa elettrica. In tal modo ab-
biamo abbattuto il costo dell’approvigionamento dell’energia
elettrica di circa 15 punti percentuali in circa 4-5 anni, nono-
stante l’aumento degli oneri di sistema», spiega Guermandi.
IGD è impegnata anche in un processo di certificazione vo-
lontaria (Iso 14001) per la gestione ambientale che, tra i di-
versi parametri, ricomprende anche il risparmio dell’energia.
Inoltre, è stato avviato in 21 centri un processo di monitorag-
gio dei consumi energetici.
LARRY SMITH: OTTIMIZZARE CON RIGORE
Paolo Pacelli, technical department manager di Larry
Smith, ha illustrato la strategia della società di consulenza,
anch’essa impegnata nella commercializzazione e gestione
dei centri commerciali, con circa 27 commesse all’attivo. In
ambito energetico e non solo il dipartimento tecnico di Lar-
ry Smith fornisce supporto ai clienti, vale a dire le proprietà
ed i consorzi degli operatori dei centri commerciali. «La fles-
sibilità di azione deve essere massima, però una base di par-
tenza ci vuole. È importante prima recensire i componenti
impiantistici più energivori. Quindi procedere secondo un
piano per fasi prioritarie, compatibili con i budget di spesa
disponibili e gli orizzonti temporali di rientro».
Un aspetto significativo messo in luce da Pacelli è che le
iniziative di efficientamento in questo campo sono compli-
cate da un vizio di fondo: non sempre le proprietà sono di-
sposte ad investire in efficienza energetica non avendo que-
ste il diretto vantaggio del minor costo in bolletta (recovera-
blecost). I consorzi degli operatori, d’altra parte, hanno
spesso la necessità di tagliare verticalmente sui budget ed
una limitata propensione ad investimenti con rientro di me-
dio termine.
«Riscontriamo che le proprietà con maggior propensione
ad investire in efficientamento sono quelle detentrici di cen-
tri prime, spesso afferenti a fondi “Core” e molte attente al
miglioramento conti-
nuo della sostenibilità –
puntualizza Pacelli –.
Dal mio punto di vista
occorre comunque
concentrarsi sull’effi-
cienza ed ottimizzazio-
ne in campo. In altre
parole, dopo aver sele-
zionato le migliori
competenze e tecnolo-
gie che il mercato pro-
pone, bisogna procede-
re con rigore e metodo
alla loro introduzione
in campo, in maniera
mirata ed efficace».
GABETTI: I NUMERI NON BASTANO
Rachele Vigilante, responsabile area retail di Gabetti pro-
perty solutions si trova a gestire una realtà trasversale fatta di
diverse sedi corporate e di una rete di ben 1400 agenzie in
franchising. Da questa esperienza e da quelle precedenti ha ri-
cavato l’impressione che «quello dell’efficienza sia sicura-
mente un tema importante ma dagli interessi non sempre con-
vergenti. Proprietari, retailer, gestori, tutti soggetti che hanno
dovuto impegnarsi a perseguirla in un contesto non molto
aperto e informato e spesso per raggiungere obiettivi diversi
in una logica individualista e non di sistema premiante in tal
senso: siamo ancora un po’ arretrati da un punto di vista cul-
turale su questo tema».In particolare, secondo la manager di
Gabetti esiste un interesse diretto dei grandi retailer verso
l’efficienza a causa delle loro spese energetiche, ma non si fa
altrettanto coinvolgendo le loro reti. I retailer di piccole di-
mensioni, la cui bolletta spesso ha un impatto che non è tale
da giustificare investimenti importanti nella diminuzione del
fabbisogno sono spesso fuori dai giochi. Vigilante pone poi
un problema legato alla lettura dei risultati, spesso strombaz-
zati, nella diminuzione dei consumi: «Ci sono strutture che
magari ottengono un -3% di efficienza rispetto al passato e lo
segnalano come un grande successo, ma in realtà potrebbero
arrivare anche a -20%, perché partivano da una situazione di
inefficienza totale. Dunque sbandierare percentuali non vuol
dire necessariamente fare vera efficienza energetica, anzi
spesso denota gestioni precedenti non controllate o gestioni
attuali a taglio d’accetta».
EURAC: IL PROGETTO “COMMONENERGY”
L’esempio che arriva da Roberto Lollini, ricercatore di
Eurac, centro di ricerca applicata con sede a Bolzano, dimo-
stra come dal mondo della ricerca possono arrivare indica-
zioni preziose per fare efficienza energetica nel retail. L’Eu-
rac coordina il progetto CommONEnergy (http://www.com-
monenergyproject.eu/), dedicato allo sviluppo di soluzioni e
metodologie per il retrofit energetico dei centri commerciali.
Tre sono i casi di studio coinvolti, in Italia, Spagna e Nor-
vegia, per cui sono stati fissati ambiziosi target con riduzio-
ne dei consumi fino al 75%. «In buona sostanza Eurac coor-
dina l’attività scientifica di 23 partner, amministrando un
budget da quasi 14 milioni di euro. L’approccio sistemico è
la chiave del progetto, dal punto di vista delle soluzioni tec-
nologiche ma non solo: ad esempio progettare e gestire in-
sieme gli impianti di climatizzazione, refrigerazione e illu-
minazione, inserendo si-
stemi di stoccaggio per
ottimizzare l’utilizzo di
fonti rinnovabili. Altro
aspetto importante è
quello dell’involucro,
che occorre progettare
tenendo conto del clima
e dei carichi interni: non
esiste infatti solo l’isola-
mento, ma in alcuni
contesti, ci possono es-
sere altri tipi di interven-
to più efficaci per ridur-
re i consumi, come la
ventilazione e l’illumi-
nazione naturale». I
107LARGO CONSUMO n. 1/2015
ENERGIA
Da sinistra, Rachele Vigilante (Gabetti Retail), Roberto Lollini (Eurac) e
Gianluigi Torchiani (Largo Consumo).

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Efficienza energetica e retail

  • 1. Efficienza energetica nel retail I FORUM DI LARGO CONSUMO EstrattodaLargoConsumon.1/2015 Il punto non è solo consumare meno, ma correlare i consumi energetici con il sell out. Solo così si può parlare di power management applicato al business. Gli strumenti di controllo sono un fattore abilitante. © Editoriale Largo Consumo srl COMPETITIVITÀ
  • 2. partimento di Ingegneria gestionale che si propone di censi- re gli operatori e le iniziative imprenditoriali nel settore del- le energie rinnovabili e dell’efficienza in Italia, analizzando e interpretando strategie di business, scelte tecnologiche e dinamiche competitive. Dopo i saluti introduttivi del diretto- re Vittorio Chiesa, il vice direttore Davide Chiaroni ha esordito affermando che «quando parliamo di efficienza energetica stiamo facendo riferimento a tecnologie mature o prossime alla maturità, che dunque sono già sul mercato e hanno un grado di affidabilità abbastanza elevato. Nelle no- stre analisi ci poniamo sempre dal punto di vista dell’utiliz- zatore finale, chiedendoci quale sia il tempo di payback, os- sia quando si rientra dall’investimento in una data tecnologia di efficientamento, in presenza o meno di un sistema di in- centivazione. Dunque, quando risparmiare un kWh costa meno all’azienda che comprarlo dalla rete elettrica, vuol di- re che l’investimento funziona». È indubbio che la maggioranza delle tecnologie abbia die- tro un razionale economico: per esempio, i Led utilizzati in ambito retail sono sempre e comunque convenienti, mentre per altre tecnologie (come cogenerazione, solare termico, ecc) la presenza o meno degli incentivi influisce sulla redditi- vità dell’investimento. «Ma il vero problema delle tecnologie dell’efficienza non è tanto il payback sull’intera vita utile del- l’impianto, quanto piuttosto il tempo di rientro nel breve pe- ENERGIA Efficienza energetica nel retail COMPETITIVITÀ Il punto non è solo consumare meno, ma correlare i consumi energetici con il sell out. Solo così si può parlare di power management applicato al business. Gli strumenti di controllo sono un fattore abilitante. di Gianluigi Torchiani e Armando Garosci IFORUM DILARGO CONSUM O Approfondimenti: http://tinyurl.com/PLEfficienzaGestionale 102 LARGO CONSUMO n. 1/2015 Guarda la sintesi video degli interventi dei partecipanti alla tavola rotonda su: www.youtube.com/largoconsumo a stagnazione dei consumi pone alle imprese retail la sfida del recupero di efficienza in diversi ambiti, tra cui naturalmente anche quello energetico. Sul fronte degli approvvigionamenti si è assistito al progressivo calo del costo del petrolio, parzialmente neutralizzato tuttavia dall'au- mento degli oneri in bolletta.Anche la costituzione di gruppi di acquisto tra retailer ha visto benefici negoziali calanti nel tem- po. Spesso il concetto di efficienza energetica è associato a quello di riduzione dei consumi. Si tratta tuttavia di una pro- spettiva limitata, dal momento che il tema di fondo non è tanto guardare alla bolletta in sé, quanto studiarne l'andamento in re- lazione alle vendite del punto di vendita. Solo così di può par- lare di efficienza in termini di produttività del chilowattora. Na- turalmente, questa prospettiva chiama in causa il ruolo abilitan- te degli strumenti di misurazione delle performance e dell'auto- mazione. Su questi temi Largo Consumo, in collaborazione con l’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, ha riunito un panel di importanti rappresentanti delle insegne e dei centri commerciali in un gruppo di discussione sul tema: “Efficienza energetica e retail”, moderata dal nostro giornalista Armando Garosci, di cui in queste pagine vi diamo conto. La sintesi video di tutti gli interventi è disponibile sul nostro canale www.youtube.com/largoconsumo. POLITECNICO: L’EFFICIENZA È GIÀ MATURA L’introduzione dell’evento è stata a cura dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, struttura del Di- L • L’energia è una voce di costo importante per il retail, tanto più in un momento di crisi • Esiste una correlazione diretta tra vendi- te e consumi energetici? Da qui il tema della produttività energe- tica • Quali sono le tecnologie di efficientamento ideali per gli operatori del settore? • Esistono le necessarie competenze tecni- che e culturali per fare avanzare l’efficienza? • Chi deve portare avanti gli investimenti nell’efficienza energetica? • Come si deve sviluppare il rapporto con i provider? Le motivazioni della tavola rotonda Scaricato da www.largoconsumo.info
  • 3. riodo. Poiché le imprese, a maggior ragione in un momento di crisi come quello attuale, raramente prendono in considera- zione investimenti che non garantiscano flussi di cassa positi- vi entro due-tre anni. Prendiamo il fotovoltaico: in alcuni ca- si neppure la presenza di un sistema di incentivazione riesce a garantire tempi di payback accettabili», osserva Chiaroni. Se- condo cui normalmente non esiste una strategia complessiva di efficienza energetica in azienda, ma si valuta di volta in volta che cosa efficientare, spesso solo quando una determi- nata tecnologia è giunta al suo fine vita. Eppure si potrebbe osare di più: «Pensiamo a una classica struttura old style del retail (2500 metri quadri di superficie espositiva, 1500 MWh elettrici): questa struttura si potrebbe trasformare in una vera e propria energy community con impianti fotovoltaici, coge- nerazione e sistemi di accumulo, sistemi e software di gestio- ne. Con un investimento di circa 2,7 milioni di euro, si po- trebbe avere un buon ritorno in tempi rapidi». AUTOGRILL: COME MISURARE LA PRODUTTIVITÀ Autogrill ha da tempo intrapreso una politica energetica, che tuttavia è inevitabilmente condizionata dalle caratteristi- che in cui si trova a operare sul territorio nazionale. Come spiega Gianluca Metti, responsabile del servizio tecnico, il business di Autogrill è largamente in concessione, poiché so- no di proprietà appena 8 strutture delle circa 450 sparse su tutto il territorio nazionale. «Per noi che svolgiamo un’attivi- tà fondamentalmente in concessione, con una durata media 10 anni, è difficile stare nei normali tempi di payback che hanno le tecnologie per l’efficienza. Ecco perché il nostro in- teresse per il fotovoltaico è stato praticamente nullo, a parte in due situazioni di proprietà in cui abbiamo realizzato degli im- pianti da 1 MW l’uno. In questo caso si è però agito in una lo- gica di real estate». Ciò non toglie che anche una società come Autogrill debba in qualche modo agire per contenere i propri consumi energe- tici che, come si può immaginare, rappresentano un costo si- gnificativo: acqua, energia e combustibili costano alla società 38 milioni di euro annui, la sola elettricità comporta ben 166 GWh di consumi. C’è da sottolineare che, in realtà, i 450 lo- cali diffusi nella Penisola hanno consumi molto differenti: al- cuni hanno un fabbisogno di appena 250.000 kWh annui, in altri invece si parla di ben 2 GWh. In buona sostanza, circa il 45% dei consumi di Autogrill Italia dipende dal 25% delle strutture. Ed è proprio su queste tipologie più energivore che si concentra il massimo dello sforzo della struttura di energy management del gruppo. «La nostra attività si basa fonda- mentalmente sulla diffusione della manualistica e delle buone pratiche, sempre avendo in mente che le nostre sono realizza- zioni destinate a non rimanere in piedi per moltissimi anni. Il nostre fine vita, insomma, è determinato dalla durata della concessione», spiega Metti. Che evidenzia come, peraltro, l’azienda si stia impegnando molto in una certificazione vo- lontaria assai impegnativa: la Leed (Leadership in Energy and Environmental Design). «Sulle certificazioni volontarie in passato eravamo stati un po’tiepidi - spiega Metti - però biso- gna anche cambiare la cultura, sforzarsi di capire quello che fanno gli altri. In questo senso Leed ha un grosso valore, per- ché permette di abbracciare il progetto da un punto di vista olistico. Inoltre, ci siamo avvicinati a Leed perché ha un valo- re internazionale e noi siamo, allo stesso modo, un’azienda attiva in molto mercati». Un tema importante lanciato dal manager di Autogrill è quello della qualità dei consumi o, meglio, della produttività energetica: «La domanda che ci siamo posti è: quanti kwh servono per generare un milione di vendite? Abbiamo così individuato un elemento che entra nell’ambito della valoriz- zazione di controllo, andando a cercare l’esistenza di una correlazione tra consumi e vendita e individuando dove ci sono le vere sacche di inefficienza. Si tratta di un modo nuo- vo di rappresentare i consumi che, così, diventano un bene dell’azienda». CARREFOUR:COMPETENZENONSOLOTECNOLOGICHE La concretezza è alla base dell’azione quotidiana di Car- refour Italia, come racconta Alfio Fontana, energy mana- ger del gruppo Carrefour Italia: «Abbiamo in Italia circa 1.000 punti di vendita ad insegna Carrefour con 450 milioni di Kwh consumati all’anno per il perimetro dei soli punti vendita diretti. Questo comporta un esborso di circa 70 mi- lioni di euro di energia elettrica, 5 milioni di gas e un paio di acqua. Circa il 40% dei consumi è legato alla refrigerazione alimentare, che per noi rappresenta il comparto da monito- rare con maggiore attenzione, un altro 22% va riferito all’il- luminazione. Dal 2008 abbiamo avviato un piano di investi- menti per fare efficienza energetica nei nostri centri com- merciali e negozi. Mediamente per Carrefour Italia ogni hanno viene approvato un budget di circa 7 milioni di euro per interventi di efficientamento energetico. Il risparmio conseguente viene poi monitorato dalla domotica e certifi- cato da degli audit di gruppo. L’obiettivo per il 2014 è una diminuzione del fabbisogno del –3,5%». In questi 6 anni i risultati conseguiti in termini di kWh risparmiati sono stati importantissimi, tanto che a parità di superficie dei negozi, i consumi si sono ridotti del 25%. Secondo l’energy manager si tratta di un risultato «che ci ha permesso di acquisire cre- dibilità all’interno dell’azienda: siamo quindi meno in diffi- coltà rispetto al passato nel chiedere al board di effettuare in- vestimenti anche importanti nel campo dell’efficienza ener- getica”. Ma quale ruolo ha la figura dell’energy manager 103LARGO CONSUMO n. 1/2015 ̈ I partecipanti della tavola rotonda azienda funzione nome Aspiag Service Direttore Area Tecnica Franco Bolzonello Affiliazione/Progetti Speciali Autogrill Responsabile Servizio Tecnico Gianluca Metti Bricocenter Direttore Servizi Immobiliari Pietro Di Lucca Carrefour Italia Energy Manager Alfio Fontana Cbre Shopping Centre Manager Nicola Lodi Eurac Coordinator of Research Group Roberto Lollini Gabetti Property Responsabile Area Retail Rachele Vigilante Solutions Igd Safety e Facility Manager Massimo Guermandi Inres Coop Direttore Impianti Innovazione Fortunato Della Guerra Larry Smith Technical Department Manager Paolo Pacelli Politecnico Direttore Energy Vittorio Chiesa di Milano & Strategy Group Politecnico Vice Direttore Energy Davide Chiaroni di Milano & Strategy Group Schneider Electric Business Support Manager Ivan Mangialenti Schneider Electric Retail & Hotels Segments Danilo Gizzi Manager Todis Direttore Sviluppo & Tecnico Massimo Lucentini Unicoop Firenze Specialista Tecnico Energia Gianluca Vichi Impianti Ambiente Servizio fotografico: Diana Lapin. Servizio video: Paolo Vecchi (Phid srl) ENERGIA
  • 4. ENERGIA in un colosso del retail come Carrefour? «Fortunatamente in azienda il ruolo è riconosciuto. Ci viene chiesto quotidia- namente di fare delle analisi, degli studi di fattibilità ed es- sere propositivi nella ricerca di nuove tecnologie. Per fare questo mestiere non servono però soltanto competenze tec- niche: l’energy manager oltre che un buon tecnico, deve es- sere anche un innovatore e comunicatore, deve avere una visione open minded», spiega l’energy manager di Carre- four. L’azienda sta anche puntando sul processo di certifi- cazione ISO50001: l’obiettivo è quello di entrare nei singo- li negozi e sensibilizzare e formare store manager sull’uso razionale dell’energia. «La realizzazione di un sistema di gestione dell’energia ci permetterà di istituzionalizzare le best practices e sottolineare gli aspetti negativi da correg- gere. Da qui a fine anno ci saranno 50 negozi certificati», spiega Fontana. Un altro passo molto importante, è già sta- to compiuto: in molti negozi i banchi frigo sono stati chiu- si, compresi quelli dei negozi più piccoli e, sinora, la rispo- sta della clientela è stata positiva. Un caso di successo, che però ha lasciato anche un retrogusto amaro all’energy ma- nager di Carrefour Italia: «In effetti noi abbiamo chiuso i banchi frigo in moltissimi store: indiscutibilmente si tratta di un progetto di efficienza energetica. Eppure l’ottenimen- to dei Tee (titoli di efficienza energetica, ossia il sistema di incentivazione vigente) si scontra con le richieste ‘impossi- bili’ della burocrazia, ostacolando non poco l’introduzione delle tecnologie e delle soluzioni più efficienti. Tanto che in Carrefour Italia il payback time di un investimento in effi- cienza viene calcolati al netto dei Tee che, al massimo, pos- sono essere la ciliegina sulla torta da investire in ricerca e sviluppo. SCHNEIDER ELECTRIC: L’IMPORTANZA DEL DATO Schneider Electric, invece, si pone dall’altro lato della fi- liera dell’efficienza energetica. Come racconta Ivan Man- gialenti, business support manager del gruppo: «In questo contesto di mercato abbiamo una fortuna: noi non producia- mo macchine per produrre energia, né macchine che la uti- lizzano. Piuttosto siamo concentrati su quello che sta in mezzo, ossia sulle tecnologie di gestione automatica e mi- sura dell’energia. In buona sostanza, facendo un parallelo con l’informatica, noi siamo concentrati sul dato energetico, che riteniamo essere il basamento per poter costruire il si- stema energetico del futuro. Infatti, senza informazioni non si può fare nulla, è impossibile anche soltanto parlare di energy communi- ty. Le comunità energetiche non possono esistere senza sapere quan- do e quanto si con- suma, quanto l’energia costerà a una data ora. Lo storage non può essere efficiente senza avere nume- ri previsionali… Insomma, il dato è indispensabile». Dati che, secondo Schneider Electric, ormai possono essere recuperati da qualsiasi apparecchiatura, poiché sono disponibili le tecno- logie abilitanti. Piuttosto, manca solo una forte spinta in azienda verso la conoscenza del funzionamento dei propri impianti. Conoscenza che può portare efficienza anche al processo di manutenzione. «La frontiera del futuro è passa- re dalla manutenzione programmata a quella just in time, quella cioè che si fa prima che la macchina raggiunga livel- li di inefficienza». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Danilo Gizzi, retail & hotels segments manager di Schneider Electric. «Tenden- zialmente c’è poca percezione dell’importanza di avere una base solida a disposizione, ossia i dati, per poter effettuare dei buoni investimenti. Si tratta di una realtà che ancora non è patrimonio comune, di cui manca una coscienza sufficien- temente diffusa. Eppure la misura serve sempre: il ciclo di efficientamento energetico non ha un punto di inizio e uno fine, ma è proprio un ciclo nel senso pieno del termine. In- fatti, anche quando sono stati effettuati interventi di effi- cientamento, occorre poi ritornare alla misura per capire se si sono raggiunti i risultati attesi e se ci sono ulteriori possi- bilità di efficientamento e miglioramento». ASPIAG SERVICE: I VANTAGGI DEI LED Franco Bolzonello, direttore area tecnica affiliazione/pro- getti speciali di Aspiag Service, racconta invece il caso con- creto della sua azienda: «Abbiamo 205 negozi diretti e circa 300 affiliati che abbiamo provato ad assistere sul fronte del- l’efficienza, per ora senza grandi risultati. Nei punti vendita di proprietà siamo invece partiti nel 2005 con alcune speri- mentazioni, forti anche dell’esperienza maturata dalla nostra casa madre. Per esempio, siamo intervenuti per ottenere il re- cupero di calore degli impianti frigo. Abbiamo inoltre messo in piedi un’altra iniziativa relativa all’illuminazione a partire dal 2012, optando per una soluzione full led per tutti i nuovi punti vendita o per quelli interessati a ristrutturazione. In questo caso il risparmio economico è stato immediato». La stima di Bolzonello è che nel confronto tra una vecchia tipologia di iper e quella nuova “efficiente”, ci sia un rispar- mio energetico a parità di metratura compreso tra il 40 al 25%. A Vipiteno è stato addirittura inaugurato un negozio con certificazione Casa Clima e l’esperienza è considerata dall’azienda come riproducibile anche in altri contesti. Mol- to interesse c’è, in generale, per gli interventi sugli involucri degli edifici, che pure richiedono un periodo di ammor- tamento più lungo. Molto più tiepido, invece, è l’entusia- smo di Despar ver- so l’energia solare: «Stiamo facendo fotovoltaico solo dove costretti, per rispondere a quello che la normativa ci richiede, ossia una certa quota di auto- produzione da fonti rinnovabili. Abbia- mo riscontrato che spesso il solare su- 104 LARGO CONSUMO n. 1/2015 Da sinistra, Vittorio Chiesa e Davide Chiaroni (Politecnico di Milano), Gianluca Metti (Auto- grill), Alfio Fontana (Carrefour), Danilo Gizzi e Ivan Mangialenti (Schneider Electric).
  • 5. 105LARGO CONSUMO n. 1/2015 ENERGIA pera i dieci anni di ammortamento, mentre per noi sarebbe meglio che non superasse i sei anni». TODIS: L’EFFICIENZA SI FA SUL CAMPO Massimo Lucentini, direttore sviluppo & tecnico di Todis (Gruppo PAC 2000A - Conad) ha dovuto affrontare l’efficien- za sul campo: il caso è quello di Todis, una realtà della grande distribuzione (circa 200 pdv di cui circa il 75% in affiliazione e 50 di proprietà) nata come discount ma che ha progressiva- mente aumentato il suo livello di servizio nei confronti dei clienti finali. Dopo diversi anni in cui si era guardato all’ener- gia come a una commodity, con scarsi o nulli interventi, il lie- vitare della bolletta (arrivata a 2,5 milioni annui per gli store di proprietà) ha spinto il gruppo a intervenire concretamente. «Un paio di anni fa abbiamo iniziato con i primi interventi em- pirici, che però sono stati fatti praticamente senza il supporto di dati. Siamo intervenuti sul rinnovo delle centrali frigorifere o sul posizionamento di controsoffittature in edifici con ecces- siva dispersione di calore. E così via. Abbiamo riscontrato dei vantaggi, però ci siamo chiesti: in che misura esattamente? E quali interventi hanno il pay off più veloce? Insomma, ci man- cava qualcosa per capire se queste esperienze potevano essere sistematizzate e trasferite su tutta la rete». Todis ha così imboccato la strada dell’energy management e, soprattutto, ha dato il via all’implementazione di un sistema di monitoraggio dei consumi tramite analizzatori di rete mon- tati nei supermercati, così da avere chiara la situazione del fab- bisogno energetico e dell’andamento delle curve di consumo: «Siamo partiti con questo progetto alla fine del 2013 e in que- sta fase abbiamo iniziato a ricevere i primi dati. Da questi pri- mi risultati ci siamo resi conto che molte delle variazioni del- le nostre curve di consumo derivano da comportamenti non virtuosi su cui si può intervenire con effetti immediati e costi modesti o nulli: mi riferisco, ad esempio, alle luci dei piazzali che rimangono accese per tutta la notte o agli scarichi delle merci che avvengono con le celle lasciate completamente aperte. Avvieremo perciò presto delle apposite sessioni di for- mazione». L’azienda ha anche avviato un programma di effi- cientamento attraverso pdv con illuminazione full led. Altro intervento allo studio è la chiusura dei murali frigo. BRICOCENTER: BASTA SPRECHI IN NEGOZIO Un’impostazione molto simile è quella se- guita in Bricocenter, nota realtà del fai da te. La racconta Pietro Di Lucca, direttore dei ser- vizi immobiliari del gruppo: «Nella penisola possiamo contare su 52 punti vendita diretti e 25 in franchising che però non seguiamo come uf- ficio tecnico. Solo da tre anni il tema dell’energia è diventato interessante per la nostra azienda, mentre in origine era considerato essenzial- mente un generatore di costi. La prima cosa che abbiamo deciso di fare è uscire dalla situazione di terziarizza- zione di questo settore e occuparcene direttamente, nominan- do un energy manager. Non senza fatica, siamo riusciti a otte- nere i primi risultati che ci hanno assicurato 300-400.000 eu- ro di risparmi in circa un anno. Abbiamo innanzitutto puntato con decisione sul mercato libero dell’energia, cercando noi stessi i fornitori con il sistema delle aste on line, che ha fun- zionato e ci ha garantito un risparmio del 3-5%. Per il 2014 porteremo a casa altri 350.000 euro di risparmio a parità di superficie. Anche se, in realtà, in una fase di razionalizzazio- ne della rete come quella attuale, i punti vendita meno perfor- manti vengono tagliati e, di solito, sono quelli con gli impian- ti elettrici più vecchi». La svolta di Bricocenter è stata facilitata dall’approccio del- la nuova casa madre (Adeo, di cui fanno parte anche Leroy Merlin, Bricoman e Zodio), che da tempo ha messo al centro della propria azione i temi della responsabilità ambientale e sociale. In Bricocenter, inoltre, si è lavorato molto sul coin- volgimento personale dei dipendenti, per esempio sensibiliz- zando sull’opportunità di limitare l’accensione delle lampade oppure il riscaldamento in assenza di clienti. «È chiaro che si tratta di intervenire su pratiche frutto di abitudini pluridecen- nali. Non è immediato invertire la tendenza, ma ci stiamo im- pegnando molto su questo fronte», commenta Di Lucca. In tema di illuminazione, in un paio di negozi si è proceduto al- la sostituzione delle lampade tradizionali con i Led: un inve- stimento che è stato ripagato in appena un anno. Per il mo- mento, invece, sono stati rimandati gli investimenti nel riscal- damento e nel condizionamento, poiché caratterizzati da tem- pi di ritorno più lunghi. UNICOOP FIRENZE: FOTOVOLTAICO “SOCIALE” Tra le imprese retail che hanno potuto permettersi una stra- tegia di efficienza a tutto campo, senza doversi preoccupare e farsi condizionare in senso stretto dai ritorni dall’investimen- to, vi è Unicoop Firenze. «Gestiamo circa 110 punti vendita, la nostra è una realtà molto radicata nel territorio toscano – ha raccontato Gianluca Vichi, specialista tecnico energia im- pianti ambiente – con 7800 dipendenti e ben 1.225.000 soci. La nostra bolletta energetica si aggira intorno ai 23 milioni di euro annui per l’elettricità, che salgono a 28 milioni di euro se consideriamo anche le altre utenze». Un aspetto, in particolare, distingue Unicoop Firenze dalle altre realtà della distribu- zione presenti alla tavola rotonda, ovvero la buona predisposizione verso il fotovoltaico. Spiega Vi- chi: «Essendo la nostra una cooperativa con una mission anche a livello sociale sul nostro territo- rio, il mio lavoro da un certo punto di vista è più facile. L’aspetto ambien- tale, infatti, è uno dei messaggi-chiave che Unicoop Firenze vuole portare ai propri clienti. Per ottenere questo risul- tato accettiamo anche dei tempi di payback lun- ghi; nel caso del foto- ̈ Da sinistra, Massimo Lucentini (Todis), Davide Vommaro e Pietro Di Lucca (Bricocenter), Gianluca Vichi (Unicoop Firenze) e Fortunato Della Guerra (Inres).
  • 6. ENERGIA voltaico, il rientro minimo è ormai compreso tra gli 8 e i 10 anni. Non solo, in questi anni abbiamo perso anche parte de- gli incentivi sugli impianti installati in passato, per via del- l’approvazione di alcune riforme normative che hanno allun- gato ulteriormente i tempi di ritorno dall’investimento. Oggi abbiamo 30 impianti solari, ma il nostro obiettivo è di arriva- re a 40-45. Questi investimenti, infatti, sono accolti molto po- sitivamente dai nostri clienti, perché rafforzano la percezione di un’azienda attenta agli aspetti ambientali». Per aiutare la diffusione delle buone pratiche e la compren- sione delle problematiche correlate presso tutti i gruppi diri- genti dei singoli negozi, l’ufficio tecnico produce «report sem- plici e intuitivi con periodicità mensile, con evidenziati anche i ritorni prettamente economici degli investimenti effettuati. L’attività è poi accompagnata da incontri in loco con condivi- sione degli obbiettivi e nuovi spunti di riflessione per ulteriori policy da intraprendere. I riscontri sono immediati in termini sia di crescita della sensibilità sulla materia sia di consapevo- lezza in merito a pratiche che potrebbero essere interpretate come controproducenti se visionate dalla sola ottica commeri- ciale (es. chiusura banchi espositivi del frigo alimentare)». INRES COOP: TRASFERIRE LE COMPETENZE SUI PDV Per gli interventi di efficienza energetica, le Cooperative dei Consumatori Coop e Unicoop Firenze si avvalgono del contributo di Inres-Coop, il Consorzio Nazionale nato nel 1969 per la progettazione architettonica impiantistica e per la realizzazione delle strutture commerciali. Nella distribuzio- ne, racconta Fortunato Della Guerra, direttore impianti in- novazione di Inres, «problematiche abbastanza simili in con- testi organizzativi diversi, possono condizionare le modalità con cui gli obiettivi si possono raggiungere. Trasferiamo le esperienze maturate dai nostri soci, facilitando lo scambio di informazioni e competenze. Nell’ambito dell’efficienza energetica e della riduzione dei consumi, a partire da fine 2012 sono stati effettuati audit energetici in oltre 200 pdv, con un programma che si completerà entro fine 2015. Confi- diamo che il costo complessivo dell’energia elettrica, grazie alla riduzione dei costi della materia prima, sia finalmente in diminuzione dopo anni di aumento dovuto alla crescita in- controllata delle parti non negoziabili». Sul tema della pro- duttività energetica, se- condo Della Guerra «una rete vendita molto differenziata per forma- ti e per dimensioni non rende agevole un con- fronto diretto; stiamo lavorando alla messa a punto di benchmark che aiutino a valutare le performance energeti- che, mettendo in rela- zione i consumi con i dati caratteristici del pdv. L’efficienza, d’al- tronde, si ottiene se la consideriamo parte del- la cultura aziendale. La cultura energetica si ra- dica e si sviluppa grazie a un’applicazione co- stante e continua, fatta di obiettivi e di discussione e che ricer- ca e mette a punto, su ciascuna organizzazione, il modo con cui viene fatta “propria”; percorso di crescita condizionato, talvolta, dalla necessità di ottenere risultati immediati». CBRE: L’ENERGIA NEI CENTRI COMMERCIALI Le proprietà, però, non sono gli unici attori chiamati a dare un contributo all’efficienza energetica nel retail. Racconta Ni- cola Lodi, shopping centre manager di Cbre, azienda specia- lizzata nella gestione e commercializzazione di centri com- merciali: «Siamo una società di consulenza che gestisce realtà retail per diverse proprietà: in Italia seguiamo circa 50 centri commerciali. Nella nostra attività c’è una forte pressione lega- ta alla crisi che il paese sta vivendo. In questi ultimi anni su ogni voce di bilancio (manutenzione, vigilanza, pulizie, ecc) abbiamo puntato sull’ottimizzazione di processo.A partire dal 2011 siamo intervenuti anche sull’energia creando un gruppo di acquisto per l’approvvigionamento di energia elettrica». All’origine il “Progetto Energia” contava 4 centri, oggi so- no 21 le strutture interessate con 45 GW gestiti. I vantaggi sono stati molteplici: «Oltre a ottenere le migliori condizioni di mercato sui profili di consumo delle nostre gallerie, il pro- getto ha consentito di sviluppare dei benchmark di riferimen- to con i quali valutare le performance energetiche di ogni sin- gola struttura e ha permesso di instaurare dei rapporti diretti con le aziende fornitrici. Sostanzialmente prima i nostri cen- tri si rifornivano di energia attraverso molteplici canali, oggi abbiamo due soli fornitori più un terzo in fase di sperimenta- zione». Un cambio di rotta, quello sull’energia, che è già di- ventato un vantaggio competitivo quando Cbre si propone a nuove proprietà. In linea generale, tuttavia, secondo Lodi ci sono molti passi da fare sulla strada dell’efficienza energetica nel retail: «L’approccio estero è più evoluto, ma forti del net- work internazionale di cui siamo parte, possiamo usufruire del supporto dei nostri colleghi sul tema della sostenibilità con un approccio tecnico più allargato. Sicuramente questi temi diventeranno sempre più centrali nei prossimi 10 anni». IGD: AUMENTARE CLASSE ENERGETICA CONVIENE Problemi molto simili incontra nella sua attività anche Massimo Guermandi, safety e facility mana- ger di IGD: «Siamo una compagnia attiva nel settore dello svilup- po immobiliare nella GDO e nella gestione dei centri commerciali, con circa 33 gallerie commerciali tra gestio- ne e proprietà. Siamo anche una società quo- tata in borsa dal 2005 nel segmento Star». Sul tema dell’ottimiz- zazione dei costi ener- getici il pensiero del manager parte innanzi- tutto dal valore immo- biliare: «Oggi in Italia aumentare classe di rendimento energetico 106 LARGO CONSUMO n. 1/2015 Da sinistra, Nicola Lodi (Cbre), Franco Bolzonello (Aspiag Service), Massimo Guermandi (Igd) e Paolo Pacelli (Larry Smith). In piedi, Armando Garosci (Largo Consumo).
  • 7. è un fattore importante anche per la quotazione del nostro ti- tolo. Noi siamo soggetti alle valutazioni immobiliari annuali, essendo quotati in borsa, tanto da essere valutati da due so- cietà indipendenti. Dunque, aumentare la classe di rendimen- to energetica da un livello C a B o A favorisce una migliore valutazione dell’immobile». Il gruppo è attivo anche sul fronte dell’ottimizzazione dei costi dell’energia: «In passato questi costi erano seguiti in maniera autonoma da ogni centro commerciale, successiva- mente abbiamo raggruppato questi contratti in un grande con- sorzio che comprende più di 200 soci e opera come gruppo d’acquisto direttamente sulla borsa elettrica. In tal modo ab- biamo abbattuto il costo dell’approvigionamento dell’energia elettrica di circa 15 punti percentuali in circa 4-5 anni, nono- stante l’aumento degli oneri di sistema», spiega Guermandi. IGD è impegnata anche in un processo di certificazione vo- lontaria (Iso 14001) per la gestione ambientale che, tra i di- versi parametri, ricomprende anche il risparmio dell’energia. Inoltre, è stato avviato in 21 centri un processo di monitorag- gio dei consumi energetici. LARRY SMITH: OTTIMIZZARE CON RIGORE Paolo Pacelli, technical department manager di Larry Smith, ha illustrato la strategia della società di consulenza, anch’essa impegnata nella commercializzazione e gestione dei centri commerciali, con circa 27 commesse all’attivo. In ambito energetico e non solo il dipartimento tecnico di Lar- ry Smith fornisce supporto ai clienti, vale a dire le proprietà ed i consorzi degli operatori dei centri commerciali. «La fles- sibilità di azione deve essere massima, però una base di par- tenza ci vuole. È importante prima recensire i componenti impiantistici più energivori. Quindi procedere secondo un piano per fasi prioritarie, compatibili con i budget di spesa disponibili e gli orizzonti temporali di rientro». Un aspetto significativo messo in luce da Pacelli è che le iniziative di efficientamento in questo campo sono compli- cate da un vizio di fondo: non sempre le proprietà sono di- sposte ad investire in efficienza energetica non avendo que- ste il diretto vantaggio del minor costo in bolletta (recovera- blecost). I consorzi degli operatori, d’altra parte, hanno spesso la necessità di tagliare verticalmente sui budget ed una limitata propensione ad investimenti con rientro di me- dio termine. «Riscontriamo che le proprietà con maggior propensione ad investire in efficientamento sono quelle detentrici di cen- tri prime, spesso afferenti a fondi “Core” e molte attente al miglioramento conti- nuo della sostenibilità – puntualizza Pacelli –. Dal mio punto di vista occorre comunque concentrarsi sull’effi- cienza ed ottimizzazio- ne in campo. In altre parole, dopo aver sele- zionato le migliori competenze e tecnolo- gie che il mercato pro- pone, bisogna procede- re con rigore e metodo alla loro introduzione in campo, in maniera mirata ed efficace». GABETTI: I NUMERI NON BASTANO Rachele Vigilante, responsabile area retail di Gabetti pro- perty solutions si trova a gestire una realtà trasversale fatta di diverse sedi corporate e di una rete di ben 1400 agenzie in franchising. Da questa esperienza e da quelle precedenti ha ri- cavato l’impressione che «quello dell’efficienza sia sicura- mente un tema importante ma dagli interessi non sempre con- vergenti. Proprietari, retailer, gestori, tutti soggetti che hanno dovuto impegnarsi a perseguirla in un contesto non molto aperto e informato e spesso per raggiungere obiettivi diversi in una logica individualista e non di sistema premiante in tal senso: siamo ancora un po’ arretrati da un punto di vista cul- turale su questo tema».In particolare, secondo la manager di Gabetti esiste un interesse diretto dei grandi retailer verso l’efficienza a causa delle loro spese energetiche, ma non si fa altrettanto coinvolgendo le loro reti. I retailer di piccole di- mensioni, la cui bolletta spesso ha un impatto che non è tale da giustificare investimenti importanti nella diminuzione del fabbisogno sono spesso fuori dai giochi. Vigilante pone poi un problema legato alla lettura dei risultati, spesso strombaz- zati, nella diminuzione dei consumi: «Ci sono strutture che magari ottengono un -3% di efficienza rispetto al passato e lo segnalano come un grande successo, ma in realtà potrebbero arrivare anche a -20%, perché partivano da una situazione di inefficienza totale. Dunque sbandierare percentuali non vuol dire necessariamente fare vera efficienza energetica, anzi spesso denota gestioni precedenti non controllate o gestioni attuali a taglio d’accetta». EURAC: IL PROGETTO “COMMONENERGY” L’esempio che arriva da Roberto Lollini, ricercatore di Eurac, centro di ricerca applicata con sede a Bolzano, dimo- stra come dal mondo della ricerca possono arrivare indica- zioni preziose per fare efficienza energetica nel retail. L’Eu- rac coordina il progetto CommONEnergy (http://www.com- monenergyproject.eu/), dedicato allo sviluppo di soluzioni e metodologie per il retrofit energetico dei centri commerciali. Tre sono i casi di studio coinvolti, in Italia, Spagna e Nor- vegia, per cui sono stati fissati ambiziosi target con riduzio- ne dei consumi fino al 75%. «In buona sostanza Eurac coor- dina l’attività scientifica di 23 partner, amministrando un budget da quasi 14 milioni di euro. L’approccio sistemico è la chiave del progetto, dal punto di vista delle soluzioni tec- nologiche ma non solo: ad esempio progettare e gestire in- sieme gli impianti di climatizzazione, refrigerazione e illu- minazione, inserendo si- stemi di stoccaggio per ottimizzare l’utilizzo di fonti rinnovabili. Altro aspetto importante è quello dell’involucro, che occorre progettare tenendo conto del clima e dei carichi interni: non esiste infatti solo l’isola- mento, ma in alcuni contesti, ci possono es- sere altri tipi di interven- to più efficaci per ridur- re i consumi, come la ventilazione e l’illumi- nazione naturale». I 107LARGO CONSUMO n. 1/2015 ENERGIA Da sinistra, Rachele Vigilante (Gabetti Retail), Roberto Lollini (Eurac) e Gianluigi Torchiani (Largo Consumo).