2. Il complesso delle
operazioni manuali e
delle tecniche
necessarie per
rendere idoneo un
prodotto alla
spedizione, deposito
e vendita è noto con
il nome di
imballaggio.
L’avvento di nuovi materiali per l’imballaggio ha
evidenziato la possibilità di cessioni agli alimenti di
sostanze chimiche diverse e la necessità di uno
studio approfondito.
3. Occorre premettere alcuni concetti riguardanti i
fenomeni di diffusione e migrazione di
sostanze attraverso le matrici dei materiali di
imballaggio.
La diffusione è un movimento di massa che
comporta il trasferimento di un materiale
all’interno o attraverso un altro materiale.
La migrazione è il passaggio di una sostanza da
un materiale ad un mezzo circostante e
dipende dalla natura della sostanza, dal mezzo
di contatto e dalla temperatura.
4. Migrazione
• Globale: quando viene determinato l’insieme di tutto
quello che può migrare, indipendentemente dalla natura
chimica delle singole sostanze migrate ed ha la funzione
di preservare la naturale composizione dell’alimento.
Secondo la normativa vigente la migrazione globale non
può essere superiore a 50mg/kg di contenuto ovvero 8
mg per dm2 di superficie esposta al contatto
• Migrazione specifica: è la valutazione qualitativa e
quantitativa delle singole sostanze migrate.
5. i rischi di cessione da contenitori sono stati considerati
nella norma specifica D.M. 21 marzo 1973. essa
considera alcuni aspetti generali:
• Migrazione globale, cioè la quantificazione della
contaminazione massima ammissibile nell’alimento da
parte del contenitore
• Responsabilità giuridica della idonietà del contenitore
• L’obbligo dell’informazione al consumatore sulla
idonietà dell’oggetto mediante applicazione della
dicitura “per alimenti” o del relativo simbolo, bicchiere
e posate.
6. Altri aspetti specifici:
• Norme specifiche per ogni materiale
• Un protocollo di valutazione di nuovi componenti
• Lista positiva delle sostanze autorizzate per la
preparazione di oggetti destinati al contatto con gli
alimenti
• La colorazione. Tali coloranti non devono essere
ceduti all’alimento
• La classificazione degli alimenti ai fini della scelta
dei simulanti nella prove di cessione.
7. Principali materiali d’imballaggio
I tipi di imballaggio più usati nel settore
agroalimentare sono:
• Carta e cartone
• Materie plastiche
• Metalli
• Vetro.
8. Carta e cartone (Ca)
È costituita principalmente
da cellulosa ma data la sua
insolubilità ed infusibilità deve
essere trattata chimicamente.
È molto usata per l’accoppiamento
con altri materiali.
Presenta nessuna proprietà barriera in assenza di
patinatura, buona rigidità, potere assorbente, facile
lacerabilità, bassa densità, cordonabilità
9.
10. Materie plastiche
Con il termine di materie plastiche
artificiali si intendono quelle
derivate dalla trasformazione dei
polimeri naturali (proteine,
cellulosa), mentre per materie
plastiche sintetiche si intendono i
composti macromolecolari organici
mediante:
• Polimerizzazione.
• Policondensazione.
• poliaddizione.
11. La maggior parte di materie
plastiche viene utilizzato
sotto forma di sottili
pellicole e laminati per la
produzione di sacchetti.
Presentano alta proprietà
barriera, bassa densità,
flessibilità, bassa rigidità,
resistenza alla trazione
variabile.
12. Polimerizzazione: Da più molecole di monomeri si
ottengono i rispettivi polimeri senza eliminazione di
atomi o radicali. Ciò avviene quando il monomero
presenta dei doppi legami. Il processo, attivato da un
catalizzatore, richiede energia ed un inibitore per
interrompere la polimerizzazione ad un certo punto. È il
caso di resine polietileniche e poliviniliche (pvc)
Policondensazione: Da più molecole uguali o differenti, si
ottengono polimeri mentre si eliminano molecole
d’acqua, idracidi, ammoniaca, formaldeide. È il caso di
resine poliesteri, fenoliche, poliammidiche.
Poliaddizione: Detta anche addizione successiva di
molecole di monomeri ad una molecola iniziatrice. È il
caso delle resine poliuretaniche.
13. I polimeri ad alto peso molecolare hanno un’alta
inerzia chimica ed un’alta insolubilità che li
rende privi di tossicità, mentre i monomeri
sono generalmente tossici
Il decreto del 28/06/89 del ministero
dell’ambiente prevede che qualsiasi involucro
sigillato di vetro, metallo, plastica, carta,
devono recare un marchio di riconoscimento
costituito da un esagono e da una sigla.
14. Materie plastiche più comuni
= polivinilcloruro:
Ormai in via di eliminazione
dalla produzione ha molte
applicazioni biomediche,
bottiglie e giocattoli.
Si ottiene dalla
polimerizzazione del
cloruro di vinile.
Ha effetti cancerogeni per cui si deve ridurre al massimo
la quantità di monomero residuo negli oggetti di Pvc.
15. = polietilene: Viene
sintetizzato a partire
dall’etilene.
È molto diffuso per la sua
economicità e versatilità,
viene usato per buste,
pellicole, confezioni per
latte, succhi di frutta,
medicinali. Ve ne sono di
due tipi:
A bassa densità, resiste a temperature comprese
tra - 40° e +80°c
Alta densità, in grado di resistere fino a + 120°C
16. = polipropilene: Si ottiene dal
proplene. Valse il premio nobel al
chimico italiano Giulio Natta.
È resistente alle trazioni, inerte
chimicamente viene utilizzato per
imballaggi alimentari, protesi, siringhe,
provette, elettrodomestici.
= polistirene
Viene sintetizzato
dallo stirene. Usato per le
coppette dei gelati e yogurt
cioè contenitori rigidi, ma
poco resistenti agli urti.
17. polietilentereftalato: È un
poliestere saturo ottenuto da acido
tereftalico e glicol – etilenico. È
oggi assai diffuso perché rigido e
resistente agli urti,molto usato per
acque minerali e bevande gassate.
Pa = poliammidi: Meglio note con il
nome di nylon, sono costituite da una
sequenza di gruppi –C = O – H – N -
connessi da gruppi metilenici –CH2 e
sono usate nel campo
dell’imballaggio per impedire la
dispersione dei gas.
18. Pur = poliuretani: Impiegati per
la fabbricazione di paraurti per
auto, gommapiuma per
materassi, scarpe
Resine termoindurenti.
La sostanza base è il
formolo. In soluzione
acquosa è irritante, molto
tossico per via orale.
Tracce di questo
composto vengono
ricercate mediante gas-cronatografia
e
spettrometria.
19. Capolimeri: Risultano composti da due o più
minerali, abbinati in modo da avere i vantaggi
di entrambi, resine stirene – butandiene e nylon
– polietilene. Possono essere rinforzate ad
esempio con fibre di vetro.
hot melt: Sono resine fusibili a caldo che trovano
applicazione nei rivestimenti di cartone,
possono essere costituite da paraffina, polimeri,
copolimeri, cere, additivi secondari e vengono
applicate a spruzzo.
20. L’estrusione
L'estrusione è una tecnica di
lavorazione delle materie
plastiche che permette di
ottenere sacchetti leggeri e
resistenti da un tubo caldo di
materiale plastico leggero e
flessibile. L'aria gonfia il
tubo come un pallone, fino a
dar forma a una borsa con la
sagoma, le dimensioni e lo
spessore desiderati.
21. termoplastiche
Si chiamano termoplastiche tutte le materie plastiche
che possono essere
raffreddate e fuse più volte.
Nel processo della calandratura,
la plastica viene tirata in
fogli sottili da una serie
di rulli compressori
ad alta temperatura.
Nello stampaggio
a iniezione, un
perno a vite spinge
la plastica nello stampo attraverso un tubo caldo.
22. Nella termoformatura,
un foglio di plastica
viene teso al di
sopra di uno
stampo e fatto
aderire alle pareti
di questo da una
pompa a vuoto.
La soffiatura,
infine, crea oggetti
cavi da tubi caldi
di plastica flessibile.
Il tubo viene portato ad alta
temperatura e soffiato in uno stampo.
23. Gomme ed elastomeri
Sono materiali polimerici
dotati di capacità di
estendersi e riprendere le
dimensioni originarie al
cessare della sollecitazione
esterna. Ne esistono di due
tipi:
1. Naturali: ottenute
per incisione della
corteccia di alcune
piante (caucciù)
2. Sintetiche: ottenute d
processi di
polimerizzazione analoghi
a quelli per le materie
plastiche.
Vengono utilizzati per la
produzione di guarnizioni,
nastri trasportatori, articoli
per l’allattamento.
25. Ceramiche
Sono costituiti da argille e silicati,
sottoposti a formatura e cottura
in forno.
Gli oggetti così preparati
possono essere coperti da
uno strato detto “vetrina”, un vetro a base di silicati.
Queste se destinate ad articoli di alta qualità, non contengono
piombo, mentre quelle applicate su articoli di minor pregio
contengono ossido di piombo capace di dare brillantezza.
Sono possibili cessioni di metalli pesanti
impiegati per decorare, generalmente il
contatto è breve, ma non si possono
escludere usi impropri o contatti con
alimenti o bevande aggressive.
26. Acciai inossidabili (Acc)
Sono leghe costituite da ferro e cromo.
Possono contenere anche nichel.
Non hanno bisogno di rivestimento
protettivo perché in presenza di ossigeno
si rivestono di uno strato di ossido di cromo
La normativa italiana definisce i tipi
autorizzati secondo la nomenclatura:
• UNI (ente italiano di unificazione)
• AISI (american iron and steel istitute).
Il controllo igienico – sanitario, si basa su due principi:
1.Possibilità di impiegare soltanto acciai autorizzati, riportati
nell’elenco che ha funzione di lista positiva
2.Controlla la migrazione specifica (nichel e cromo) che va effettuata
sull’eluato dopo il terzo attacco con acido acetico
27.
28. Banda stagnata e cromata
Costituisce il mezzo più utilizzato per la preparazione di
scatolame soprattutto
per alimenti sterilizzati che devono
durare nel tempo, quali carne,
pesce, bevande.
È costituita da un lamierino che può
essere rivestito di stagno o di
cromo per immersione a temperature di 310/320°C. o
elettroliticamente con coperture diverse sulle pareti e
pesi minori.
29. Le eventuali corrosioni
sono dovute
all’ossigeno, ai nitrati
presenti nei vegetali e
nell’acqua.
I barattoli sono costruiti da
tre o due pezzi,
impiegando un processo
di preparazione
(imbutitura) che evita
una saldatura.
30. Alluminio
Fra i materiali non ferrosi è l’unico che
riveste un certo interesse per il suo basso
peso specifico che lo rende meno
pesante del ferro.
.
Ha buona resistenza alla
corrosione grazie alla
formazione di uno strato
sottilissimo di ossido che
lo protegge ed alla
aggiunta di manganese o
di magnesio.
31. L’unico inconveniente è
l’alto costo che viene
controbilanciato dalla
possibilità di
riciclaggio.
I trattamenti di protezione sono:
Ossidazione chimica o elettrolitica
Uso di vernici
Rivestimento con materie plastiche
Può essere usato come film di
rivestimento per pentole, fogli,
vaschette. Diventa tossico se
assorbito per via parenterale
32. Vetro
Ha una tradizione millenaria.
Presenta:
• perfetta barriera,
• rigidità,
• fragilità,
• inerzia chimica,
• alta densità,
• trasparenza.
La normativa italiana divide il vetro in tre categorie
33. 1. Vetri borosilicati e sodico – calcici.
Sono resistenti a
sbalzi termici, per cui
idonei anche a
trattamenti di
sterilizzazione.
2. Vetri sodico – calcici.
Resistono a temperature
più basse e sono idonei
a trattamenti fino ad 80°C
circa (pastorizzazione)
34. 1. Vetri al piombo.
Utilizzati per la
preparazione di
cristalleria da tavola
non destinata a sbalzi
termici.
L’idonietà viene controllata
mediante determinazione
della migrazione globale e,
ove prescritto, della
migrazione specifica.