Visuale, interattiva, multimediale e sociale: ecco come sarà la comunicazione tecnica I4.0 rivolta ai nativi digitali; con monitoraggio e profilazione che giocheranno un ruolo fondamentale nel miglioramento continuo e nella personalizzazione di informazioni, prodotti e servizi.
Spunti dal bellissimo libro di Annalisa Magone e Tatiana Mazali (a cura di), Industria 4.0. Uomini e macchine nella fabbrica digitale, Guerini e Associati, Milano, 2016
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Comunicazione tecnica a misura di nativi digitali nell’Industria 4.0
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Industria 4.0: comunicazione tecnica a misura di nativi digitali
Petra Dal Santo – KEA S.r.l. (dalsanto@keanet.it) | Settembre 2016
Comunicazione tecnica a misura di nativi
digitali nell’Industria 4.0
Visuale, interattiva, multimediale e sociale: ecco come sarà la comunicazione
tecnica I4.0 rivolta ai nativi digitali; con monitoraggio e profilazione che
giocheranno un ruolo fondamentale nel miglioramento continuo e nella
personalizzazione di informazioni, prodotti e servizi.
Spunti dal bellissimo libro di Annalisa Magone e Tatiana Mazali (a cura di),
Industria 4.0. Uomini e macchine nella fabbrica digitale, Guerini e Associati, Milano,
2016
Tentativo di definizione dell’I4.0
L’Industria 4.0 è un “insieme di nuove tecnologie, nuovi fattori produttivi e nuove organizzazioni del lavoro,
che stanno modificando il modo di produrre e le relazioni tra gli attori economici, compresi i consumatori”:
si tratta di “tenere insieme industria e personalizzazione, serialità e unicità”, andando verso una
“industrializzazione dell’artigianalità”.
I4.0: modello statunitense ed europeo a confronto
In Europa, negli USA e in Cina fioccano iniziative pubbliche e private a supporto dell’Industria 4.0.
Gli autori mettono a confronto in particolare il modello statunitense e quello europeo, improntato
fortemente al modello tedesco, poiché la Germania è stata fra le prime nazioni a muoversi in modo
sistemico su questo terreno.
Entrambi i modelli puntano sull’interazione fra macchine, oggetti e persone, intese come lavoratori e
consumatori. Obiettivo è la creazione di un sistema cyber-fisico, data-driven.
Passando alle differenze fra i due modelli:
• Il modello statunitense pone l’accento su IOT (Internet of Things, Internet delle Cose) e
servitizzazione dei prodotti (cioè sull’integrazione tra prodotto e servizio, che determina una
sfumatura dei confini fra industria e terziario e lo sviluppo da parte dell’industria di nuove aree di
affari service-oriented, basate per esempio sul pay-per-use, anziché sulla vendita di prodotti; sulla
manutenzione predittiva; sul monitoraggio e sull’assistenza in tempo reale; sul ripianamento
proattivo e data-driven delle scorte, ecc.); mira a realizzare piattaforme tecnologiche aperte a tutti
gli operatori; si caratterizza per l’apporto privato e delle fondazioni di ricerca
• Il modello europeo, plasmato dalle esigenze dell’industria tedesca, pone l’accento
sull’ottimizzazione dei processi produttivi e distributivi (centralità del settore manifatturiero e della
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smart factory); mira a elaborare standard comuni, che tutti gli operatori dovrebbero adottare; si
caratterizza per l’apporto principalmente pubblico.
Tecnologie abilitanti dell’I4.0
Prima di illustrare i casi studio, derivati da un anno di viaggi nelle grandi fabbriche innovative italiane, gli
autori forniscono una panoramica sulle tecnologie abilitanti dell’ Industria 4.0.
• IOT. L’oggetto tende a diventare un terminale per comunicare informazioni e ricevere istruzioni,
creando i presupposti per la servitizzazione del prodotto. L’IOT si colloca nel trend per cui “i
mutamenti culturali e dei significati del consumo hanno accresciuto la quota di valore immateriale
incorporata nei prodotti: design e progettazione, comunicazione … formazione, assistenza,
marketing, distribuzione”
• Big Data. La sfida trasformare moli ingenti di dati (caratterizzati da velocità, volumi e varietà
elevati) in informazioni, conoscenza, decisioni e azioni di persone e macchine
• Additive Manufacturing (stampa 3D): promette personalizzazione di massa; produzione di forme
complesse, non realizzabili con processi produttivi tradizionali, sottrattivi; flessibilità nell’uso della
stessa linea di produzione per produzioni diverse
• Realtà aumentata e realtà virtuale: contribuiscono ad accrescere l’efficienza e l’efficacia delle
attività di progettazione e formazione, nonché dell’operatività
• Robot collaborativi in grado di lavorare a fianco delle persone, senza barriere di protezione
• Digital Manufaturing. Processo produttivo che usa le tecnologie dell’Industria 4.0 per simulare
l’intero ciclo produttivo prima del suo avvio e per raccogliere successivamente i dati necessari ad
alimentare il processo di miglioramento continuo del ciclo produttivo.
Come cambia il mondo del lavoro nell’I4.0
Lasciando aperto ogni giudizio valutativo, gli autori sottolineano i profondi cambiamenti che l’Industria 4.0
sta iniziando a produrre sull’organizzazione e sulle gerarchie aziendali, sul rapporto fra le generazioni, sul
concetto di lavoro e sul ruolo del lavoratore, sulle figure professionali tradizionali ed emergenti, sulla
formazione pubblica e privata, nonché sul ruolo degli organi di rappresentanza. Ecco alcuni spunti:
• Dal punto di vista organizzativo, l’attenzione si sposta dalla singola macchina al ciclo produttivo,
con la possibilità di intervenire in tempo reale sulle singole fasi grazie a interfacce utente
interattive, visuali e multimediali derivate dall’ambito consumer. Il lavoratore tende a diventare un
media-user non solo perché utilizza questo tipo di applicazioni per formarsi e operare, ma anche
perché grazie a esse produce in modo partecipativo (nella logica dei social network) informazioni,
che saranno poi formalizzate e trasmesse come patrimonio comune dell’azienda e della sua filiera,
in termini di sapere e saper fare
• L’interazione fra engineering e manufacturing si fa più stretta, sia per sfruttare a livello progettuale
le potenzialità date da nuove tecnologie produttive (es. stampa 3D), sia per ottimizzare il progetto
in funzione della realizzabilità del prodotto
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• Il lavoro va incontro a un processo di soggettivizzazione, che si manifesta in una duplice richiesta di
coinvolgimento da parte del lavoratore: 1) coinvolgimento funzionale. “Il coinvolgimento attivo dei
lavoratori … (è) un pilastro della produzione intelligente … L’esigenza di ottenere livelli di
coinvolgimento adeguati al rilevamento di imperfezioni e non conformità … eliminare in tempo
reale i difetti e incorporare i controlli di qualità direttamente nel flusso … per recuperare efficienza
negli interstizi del ciclo che presentano margini di miglioramento”; 2) coinvolgimento emotivo e
adesione a valori e obiettivi comuni dell’azienda
• Nel complesso di impone una “metodologia di lavoro orientata al miglioramento continuo”.
Comunicazione tecnica a misura di nativi digitali
Nell’ottica della comunicazione tecnica è di interesse particolare il tema relativo a dati, informazioni e
conoscenza, che attraverso il libro come un fiume carsico. Chi li produce e in che modo? Come vengono
trasmessi?
Digitalizzazione e reti si confermano come fattori costitutivi dell’azienda: «Quando abbiamo investito su
SAP, anni fa, abbiamo cercato di fare previsioni sulle efficienze che avremmo potuto ottenere … la
questione è diversa: come faremmo oggi a comunicare con i nostri partner cinesi e coreani senza questa
infrastruttura? Non è questione di contenimento dei costi, è in gioco la stessa sostenibilità del business»
(Ansaldo).
Knowledge base e community online aiutano ad esplicitare, raccogliere, formalizzare e trasmettere sapere
e saper fare all’interno dell’azienda e lungo la sua filiera. «Non si può mettere un’azienda nelle mani di una
sola persona». «Fatto questo passaggio, dalla testa dell’operaio al software, l’esperienza non resta nelle
abilità di una sola persona ma passa allo staff divenendo di dominio pubblico» (Avio Aero).
La comunicazione tecnica si trasforma in funzione sia dei linguaggi e degli strumenti a cui sono abituati i
nativi digitali (a cui appartengono i giovani che entrano nel mercato del lavoro), sia della contrazione dei
tempi di formazione. «… l’alfabetizzazione informatica … ci permette di eliminare l’informazione scritta,
non sempre recepita e memorizzata … oggi si richiede una didattica più visiva». «Abbiamo dovuto lavorare
su immagini, procedure video, perché l’attenzione è abituata a questo, i ragazzi hanno bisogno di velocità e
rapidità del messaggio» «La formazione deve rendere una persona utilizzabile in tre mesi e non in due
anni» (Avio Aero).
Sistemi esperti erogano in modo proattivo informazioni multimediali, interattive e scritte in linguaggio
controllato / semplificato, supportando decisioni e azioni: il sistema «trasferisce una quantità di
informazioni in modo immediatamente fruibile anche per chi non ha competenza specifica» (Alstom
Sistemi e Avio Aero), compensando il tendenziale abbassamento del livello di competenze ed esperienze (a
favore di una maggiore poliedricità), standardizzando i comportamenti e accelerando i processi.
Il single sourcing diventa un fattore strategico, che permea il modello organizzativo e gestionale
dell’azienda: «Dal 2012, tutti i progetti in Alstom sono sviluppati attraverso un modello 3D che si comporta
come un master per tutta l’azienda: in officina arriva un ipertesto tridimensionale, gli editor lo usano per i
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cataloghi, il post-vendita ne trae le istruzioni per il manutentore, gli acquisti ottengono la distinta dei
prodotti. Le informazioni … si elaborano una sola volta per alimentare tutta la catena industriale» (Alstom).
I clienti e, in prospettiva, l’IOT si confermano il ruolo di motori dell’innovazione di prodotti e servizi: il
«monitoraggio delle informazioni provenienti dai clienti, (è) già oggi una delle principali sorgenti di
innovazione dei prodotti e dei processi, che l’IOT consentirà di potenziare». Si tratta di «di mettere al lavoro
il consumo integrandolo pienamente nel ciclo produttivo per generare informazioni e segnali da trasferire a
creatori, progettisti, sviluppatori di prodotto». Si registra quindi una «trasformazione in lavoro del
consumo».
Nell’ottica della comunicazione tecnica un aspetto è particolarmente interessante: nella raccolta,
formalizzazione e trasmissione di informazioni e conoscenze l’ambito business e industrial stanno
adottando sempre più strumenti e metodi desunti dal mondo consumer, già famigliari agli utenti, in
particolare se nativi digitali.
Si tratta di applicazioni usate sia per la formazione e trasmissione del sapere e saper fare in azienda e lungo
la sua filiera, sia per raccogliere dati e informazioni sull’uso dei prodotti, generati da oggetti e utilizzatori.
I tratti distintivi di questi strumenti e metodi sono:
• Visualità, immediatezza, interattività (in ambito di: formazione, supporto decisionale e dialogo con
le macchine)
• Multimedialità
• Socialità (per esplicitare, raccogliere, formalizzare e trasmettere conoscenza)
• Monitoraggio, profilazione, personalizzazione (per alimentare il miglioramento continuo con input
di lavoratori, utilizzatori, macchine e oggetti).
Se il lavoratore assume “i caratteri di un media-user, non solo per la cospicua presenza di media digitali che
si frappongono fra lui e il suo lavoro, ma anche per l’attitudine a produrre contenuti e modelli
partecipativi”, i comunicatori tecnici hanno il compito di tenere d’occhio l’evoluzione delle applicazioni in
ambito consumer per individuare tendenze da rielaborare nel segmento business e industrial.
Temi principali I4.0 che emergono dai casi studio
Per ritornare ai casi studio, a cui è dedicato il primo e interessantissimo capitolo del libro, ecco in estrema
sintesi le principali tematicheche emergono:
• Logistica di magazzino, di trasporto e lungo le linee di produzione: una delle frontiere più avanzate
dell’Industria 4.0, a cui si ispira l’innovazione della produzione
• Marketing: una delle funzioni aziendali più interessate dal cambiamento, perché la “digitalizzazione
delle relazioni tra gli operatori del mercato” porta alla “creazione di community a cui partecipano
imprenditori, consumatori, macchine, oggetti, lavoratori … le comunicazioni digitalizzate
determineranno flussi circolari dell’informazione e coinvolgeranno tutti”
• Simulazione, realtà virtuale, realtà aumentata applicate in particolare ai seguenti ambiti:
formazione nuovi assunti (Alstom e Pirelli); Ricerca e Sviluppo di nuovi prodotti per integrare più
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strettamente engineering e manufacturing (Avio Aero), con l’instaurazione di un rapporto più
stretto e biunivoco fra progettazione e produzione (miglioramento della producibilità del
prodotto); Ricerca e Sviluppo di nuove linee e cicli di produzione (Maserati)
• Automazione: robot collaborativi in grado di lavorare a fianco delle persone, senza barriere di
protezione (Comau)
• Stampa 3D: le nuove tecniche produttive, come la stampa 3D, permettono di progettare prodotti
finora non realizzabili, come per esempio le geometrie estreme delle palette delle turbine dei Boing
737 (Avio Aero)
• IOT: contiene in sé la promessa “di utilizzare i dati generati dalla produzione per migliorare
l’intelligenza del ciclo”, per migliorare i prodotti e per innovare servizi e modelli di marketing /
vendita (CSM Centro Sviluppo Materiali e Ducati Motor)
• Modelli organizzativi e formativi improntati alla soggettivizzazione del lavoro (Pirelli)
• Scommessa sui giovani ed esperimenti partnership fra impresa e istituti scolastici sul territorio (Avio
Aero e Solvay)
• Integrazione di filiera: aziende specializzate nella selezione dei fornitori e nel coordinamento del
processo complessivo, incentrate sul cliente e sulle funzioni di marketing e vendita. Gli autori
riportano non solo i casi di Ducati Motor e Fincantieri di Monfalcone, ma anche delle multinazionali
informatiche che si stanno orientando alla produzione di beni materiali, come Amazon, Apple,
Google e Tesla Motors
• Gestione del rapporto con il territorio, soprattutto per migliorare l’accettazione sociale di fabbriche
a elevata criticità (TRM termovalorizzatore di Torino).
Autore: Petra Dal Santo – KEA S.r.l. (dalsanto@keanet.it)