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“Natural disasters, economics development and
              humanitarian aid”
          Articolo tratto dall' American Economic Association
ABSTRACT


I disastri naturali influenzano da sempre le nostre vite , più passa il tempo e più si evolvono le
tecniche di prevenzione,previsione,risposta all' emergenza e superamento dell'emergenza
sopratutto nei paesi più ricchi.
I paesi più ricchi spesso danno aiuti umanitari ai paesi che sono colpiti da disastri e non sono in
grado da soli di dare soccorso e ritornare alla vita normale,in questo breve testo analizzeremo in
particolare questo fattore degli aiuti umanitari.




PRIMA PARTE



Tra il 1980 e il 2004 sono state registrate morti dovute ai disastri per un totale di 2 milioni, mentre
circa 5miliardi di persone sono state colpite da circa 7000 disastri. I costi economici sono
considerevoli e sono in crescita, i danni di questi disastri ammontano a circa 1trilione di dollari.
Le morti e i danni sono si' causa della natura ma sono aggravati da scelte dell' uomo come si evince
dalla storica lettera che Rousseau inviò a Voltaire dove mette in evidenza che i disastri sono fatti
naturali ma la costruzione di insediamenti in zone non idonee sono un atto dell'uomo che provoca in
caso di disastro un maggior numero di morti.

Alcuni studiosi come Spence e Coburn distinguono 3 fattori che contribuiscono al disastro, la
casualità del disastro,la popolazione esposta all'evento e la vulnerabilità di quella popolazione.
Il primo evento in cui lo stato si assunse la responsabilità di rispondere all'emergenza e della
ricostruzione fu il terremoto di Lisbona(Portogallo) nel 1755 e la città fu ricostruita per resistere ai
successivi terremoti. Uno dei motivi per l'efficacia della risposta all'emergenza è il fatto che il
Portogallo era uno stato relativamente ricco e che stava subendo un processo di modernizzazione
istituzionale, dai cui si può dedurre che l'impatto del disastro è un fenomeno sociale legato alla
ricchezza del paese.
Dove succedono i disastri?Sono aumentati nel tempo?

I Criteri del CRED per definire un disastro sono i seguenti: più di 10 vittime, più di 100 colpiti o
sfollati, governo dichiara stato di emergenza o richiede aiuti internazionali.
La registrazione dei disastri può essere falsata in quanto nei paesi industrializzati la registrazione
minuziosa viene fatta anche dei più piccoli eventi mentre in altri paesi magari dittatoriali no,
comunque il database CRED rimane il più attendibile. Da questo database vediamo che, nonostante
il numero dei disastri sia aumentato del 5%negli ultimi anni e il numero dei colpiti del 4%, il
numero dei morti solo dello 0,1% ad eccezione dell' Africa che ha avuto un incremento maggiore.

L'aumento della popolazione può portare ad un aumento dei disastri perchè porta più persone ad
essere esposte- se la popolazione aumenta di 10milioni i disastri aumentano in media di uno 0,9%.
L'Asia risulta essere quella più colpita e con più morti ma il tasso di morti più elevato è in Africa
mentre il tasso di persone colpite è più alto in Asia.
Dal punto di vista economico non sembra esserci un legame tra l'esposizione ai disastri e lo
sviluppo economico in quanto Europa e Giappone sono spesso colpiti da disastri cosi come i PVS.
Il rischio mortalità è più basso nei paesi sviluppati ad esempio negli USA il 33%della popolazione
vive in zone ad alto rischio ma solo 1% è a rischio di morte, mentre molte persone sono morte nel
centro Africa anche se erano zone a basso rischio. Ciò dimostra che i paesi sviluppati sono riusciti a
proteggersi meglio.



Cosa caratterizza i paesi che sono vulnerabili ai disastri

I paesi ad alto reddito possono adottare misure per limitare gli effetti dei disastri, gli edifici possono
essere meglio costruiti,l'agricoltura può essere irrigata per limitare le perdite in caso di necessità,
oppure può disporre di sistemi di allarme che possono salvare vite come nel caso degli uragani.
Inoltre i paesi più sviluppati una volta accaduto il disastro possono disporre di un sistema di
soccorsi migliore e più rapido cosi da limitare le conseguenze negative.
Per contro, gli individui più poveri solitamente hanno case di bassa qualità,hanno pochi risparmi e
sono senza assicurazione, un terzo della popolazione che vive nei paesi a basso reddito subisce i 2/3
dei danni(morti,colpiti e economici) derivanti dai disastri.

Nello studio dei disastri bisogna tenere conto di variabili dipendenti come la magnitudo e
indipendenti come variabili economiche e politiche potenzialmente collegate alla vulnerabilità ai
disastri. Per misurare il reddito si usano dati della World Bank e per misurare la variabile politica si
usa un' altra variabile per indicare il grado di responsabilità del governo basato su qualità dei servizi
pubblici,infrastrutture.



Rispondono meglio ai disastri i paesi democratici o gli altri?

Amartya Sen ha fatto uno studio comparato tra l'India democratica e la Cina e il governo Indiano
risulta essere più efficace e rispondere meglio ai disastri.
Dal 1960 ad oggi, nonostante l'aumento della popolazione, non c'è stata la tendenza all'aumento
delle vittime nei disastri e ciò può essere dovuto allo sviluppo che hanno avuto i paesi. L'Europa e
l'Asia avrebbero dovuto avere un 30% in più di disastri. In particolare i paesi sviluppati grazie alla
prevenzione e ad una migliore risposta alle emergenze hanno registrato un meno 25% di disastri.
Questi dati vengono falsati perchè i paesi più poveri spesso non registrano i disastri e perciò ci può
essere una sottostima che porta a ridurre l'influenza del reddito sui disastri.
L'impatto dei disastri sull'economia non è chiaro, da una parte potrebbe essere favorevole perchè il
PIL crescerebbe grazie agli sforzi per la ricostruzione,(le perdite di capitale fisico e umano non sono
parte del PIL) , però la perdita di produttività potrebbe ridurre il PIL.




Disaster relief

Molte persone colpite dai disastri vivono in paesi poveri dove non sono in grado di dare una
risposta efficace all'emergenza: qui dovrebbero giocare un ruolo fondamentale le nazioni più ricche.
Principalmente gli aiuti umanitari vengono dati per emergenze di alto profilo e che sono sotto la
luce dei riflettori e importanti per la politica a discapito di altri disastri o problemi maggiori che
però non sono sotto la luce dei riflettori...
Gli aiuti si sospetta che vengono dati ai paesi con cui si hanno importanti rapporti
commerciali,paesi amici o importanti per la politica estera..



Chi dà l'aiuto chi lo riceve e quanto?

Secondo il DAC(Development Assistance Committe) tra il 1995 e il 2004 gli aiuti internazionali per
le emergenze ammontano a 4,6miliardi di dollari costanti all'anno, gli Stati Uniti sono il più grande
donatore e contano circa il 33% dell' aiuto, mentre l'Europa nel suo totale 57% di cui i Paesi Bassi,
Regno Unito, Francia, Svezia, Norvegia, Germania che contribuiscono con un 6-9%, altri
importanti donatori sono Canada, Austria e Giappone.
Questi aiuti sono stati dati all'Africa per il 40%,all'Asia per il 35% e all'Europa per il 19%( in questi
dati non sono presenti gli aiuti privati cioè dati tramite Oxfam, Croce Rossa Internazionale, Unicef).
Gli individui provati hanno contribuito con un 10% dal 2000 al 2004.



Perchè i paesi forniscono aiuto nei disastri?

La motivazione umanitaria dell' aiuto è dare aiuti là dove possono essere efficaci, quindi seguendo
questo ragionamento l'aiuto verrebbe dato nei paesi a basso reddito a seguito di grossi disastri, però
nei paesi a basso reddito c' è una alto livello di corruzione che rende poco efficaci gli aiuti..
Gli aiuti si danno dove si conosce che è avvenuto il disastro, pertanto quelli sotto i riflettori dei
media potrebbero ottenere più soldi. I disastri potrebbero destabilizzare il governo perciò un aiuto
ad un governo amico potrebbe aiutarli a rimanere al potere, mentre se l'aiuto viene dato ad un
governo non amico potrebbe destabilizzarlo..
Inoltre gli aiuti vengono usati per proteggere investimenti esteri perciò viene portato aiuto verso
quei paesi dove i donatori hanno una grossa posta in gioco.
-La gravità dei disastri e notizie


Negli USA i disastri che sono stati annunciati dai media hanno ricevuto in media il 39% di un aiuto,
mentre quelli che non sono stati presi in considerazione solo il 13%, i disastri con più morti e feriti
hanno ricevuto il 9% in più di aiuti rispetto ad analoghi disastri.
L'annuncio delle notizie di disastri è condizionata dalla vicinanza geografica e culturale con il paese
colpito.
Per verificare ulteriormente questo fattore, cioè l' influenza dei notiziari sugli aiuti, si può guardare
un altro studio che ha visto che se le notizie del disastro sono affiancate da notizie importanti
concorrenti il disastro riceverà meno aiuti.
Inoltre l'attenzione dei notiziari è data ai disastri più eclatanti (terremoti e vulcani), e non a disastri
altrettanto gravi tipo la siccità.

SECONDA PARTE
I disastri naturali si è visto che sono in aumento a causa dell'incremento della popolazione ma nella
maggior parte del mondo(sviluppato) i morti sono aumentati di pochissimo rispetto a quanto ci si
poteva immaginare.
Un rapido aumento della popolazione a livello mondiale si é verificato agli inizi del novecento per
poi aumentare ancora dagli anni sessanta in poi ed esso è seguito di pari passo ad un innovazione
tecnologica, scientifico/culturale, ad un miglioramento delle condizioni di vita generalizzato ed un
sistema burocratico/politico più efficiente. Questi quattro fattori a mio avviso hanno contribuito più
di tutti gli altri fattori influenti a far ridurre il numero dei morti e limitare il numero dei feriti nei
disastri.
Inoltre ad oggi quasi tutti gli Stati sono dotati di un sistema di risposta alle emergenze denominato
in Italia e Europa “Protezione Civile” che ha lo scopo di tutelare l'ambiente,vite,beni e insediamenti
e interviene non solo nella fase emergenziale ma anche in fase di previsione e prevenzione.
Credo a questo punto che sia fondamentale prima di andare a vedere come intervengono gli aiuti
umanitari a livello mondiale analizzare velocemente come è organizzata la risposta ai disastri in
Italia , con ciò capiremo che sono solo pochi anni che abbiamo un sistema di risposta adeguato alle
emergenze...

La Risposta ai disastri in Italia
Il territorio italiano è ad alto rischio disastri(alluvioni,terremoti,vulcani etc...) ma dalla costituzione
dello Stato italiano ben poco è stato fatto se non negli ultimi 20 anni.
Addirittura fino al 1919 il governo Italiano non reputava che fosse tra i compiti dello Stato aiutare
la popolazione colpita dai disastri ma doveva essere lo spirito di beneficenza delle persone a
portarsi aiuto reciproco.
Nel 1919 con il r.d.l. 1915 lo Stato si fa carico della risposta ai disastri e affida il coordinamento al
ministero dei lavori pubblici (in Portogallo lo Stato si occupava della risposta ai disastri dal 1755).
Successivamente a questa legge ne sono seguite altre in particolare negli anni 70-80 ma che sono
risultate inefficaci con l'alluvione di Firenze,terremoto in Friuli e terremoto dell' Irpinia, solamente
nel '92 con la legge 225 viene istituito il Servizio Nazionale di Protezione Civile e successivamente
avvengono delle modifiche per portare una risposta più pronta come il decentramento delle
competenze con il d.l.112 del '98 e la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001. Infine nel
2008 proprio poco prima del terremoto dell'Abruzzo viene emanata una direttiva importantissima
del Dipartimento di Protezione civile in cui si assegnano compiti ben specifici ad ogni Ente
Istituzionale che fa parte del sistema di risposta alle emergenze.
Con questo cenno storico ho voluto mettere in evidenza che è sì importante vedere cosa succede a
livello mondiale ma è altrettanto bene sapere che fino a pochi anni fa anche il nostro Stato
“sviluppato” non aveva un sistema di risposta ai disastri adeguato.

Rispondono meglio ai disastri i paesi democratico o dittatoriali?

La risposta ai disastri non dipende dalla struttura politica dello Stato (se è democratico,dittatoriale
etc...) bensì dipende da quanto uno Stato è in grado, con piani di emergenza, risorse, educazione
della cittadinanza e un coordinamento dei soccorsi adeguato, di rispondere ad un’ emergenza.
Un paese dittatoriale del terzo mondo secondo me è più in grado di rispondere all' emergenza di un
analogo paese neo-democratico del terzo mondo, in quanto come ben sappiamo i paesi che sono
neo-democrazie(es. Iraq) hanno grossissime difficoltà nella gestione dello Stato già in tempi
normali figuriamoci se avviene un disastro.
Invece un governo dittatoriale se è interessato a rispondere all'emergenza può disporre di una
struttura sicuramente più solida e reperire più facilmente le risorse.

Aiuti internazionali in caso di disastro

Gli aiuti umanitari internazionali in caso di disastro sono una pedina fondamentale per prestare
soccorso e ritornare alla normalità per tutti i paesi poveri del mondo che non sono in grado con le
loro risorse di far fronte alle emergenze.
La Comunità Europea da metà anni novanta inizia a pensare a come poter rispondere in maniera
congiunta alle emergenze naturali e agli attacchi terroristici, ma viene subito messo in un cassetto
questo progetto perchè era più urgente arrivare alla moneta unica e attivare altri progetti.
Dopo l'attacco alle torri gemelle di NewYork, la Comunità Europea ha capito la necessità
imminente di creare una struttura per la risposta alle emergenze all'interno del Europa e per le
emergenze “estere”. Nel novembre 2001 viene istituito il Coordinamento della Protezione civile
europeo e viene istituito ECHO che comprende due dipartimenti Protezione Civile e Aiuti
umanitati.
ECHO si avvale di numerosi partners (organizzazioni internazionali, ong, etc...) ai quali elargisce
fondi per la risposta alle emergenze.(1)
Questo è il sistema con il quale la Comunità Europea risponde alle emergenze interne ed esterne,
ma la decisione su quali emergenze intervenire è una questione politica.

I MOTIVI CHE SPINGONO I PAESI A DARE AIUTI INTERNAZIONALI:

Secondo l'articolo dell' Economy American Association gli aiuti umanitari vengono dati spesso a
paesi con i quali il donatore ha rapporti economici importanti: se c’è stato un passato coloniale, se
c’è amicizia tra i due governi, se hanno uno stesso colore politico,sela lingua parlata è la stessa e c’
è vicinanza geografica con il paese colpito.(1)
Anche a mio avviso spesso viene dato l'aiuto umanitario per aumentare i rapporti soprattutto
economici tra i due paesi e vengono dati anche aiuti ad alto impatto mediatico per aumentare
l'importanza internazionale dello stato donatore ma di poca efficacia (basta pensare all'intervento
dello Stato Italiano ad Haiti).
“ La missione della Cavour ad Haiti comporterà costi elevati ma anche positive ricadute
d’immagine per l’Italia e costituirà una vetrina per la nostra industria hi-tech del settore
Difesa. Roma poi ha deciso di non aggregare la Cavour alle forze statunitensi (che coordinano tutti
gli interventi internazionali e controllano lo spazio aereo haitiano) ma la missione italiana verrà
gestita congiuntamente con il Brasile che ad Haiti ha la guida della missione dell’Onu.
 Un’operazione quindi al fianco degli Usa ma che sottolinea l’indipendenza dell’intervento italiano
e rinsalda i rapporti con il Brasile, resi più nervosi negli ultimi tempi dalla richiesta di
estradizione del terrorista Cesare Battisti.”(2).
Inoltre è costato moltissimi soldi e la portaerei ha impiegato più di un mese ad arrivare e infine é
stata costretta ad ancorarsi al largo di Haiti perché troppo grande per entrare nel porto.

Gli USA e gli aiuti umanitari-aiuti allo sviluppo:

Con la fine del colonialismo gli Stati Uniti sono la prima nazione che capisce che attraverso l’aiuto
economico in caso di emergenza e l’aiuto allo sviluppo si può attuare una politica colonialistica
indiretta. Pertanto gli USA fino a pochi anni fa sono stati il principale finanziatore nell’aiuto allo
sviluppo e nella risposta alle emergenze internazionali con circa 800-900 milioni di dollari donati
all’anno.
Questo tipo di politica anche se oneroso ha fatto sì che gli stati uniti riuscissero a farsi “amici”
numerosi stati strategici in particolare dal punti di vista militare( Israele) fino alla fine della guerra
fredda, per poi successivamente puntare ad aiutare stati “utili” dal punto di vista economico.
In particolare gli USA hanno dato negli anni a Israele e Turchia più del quadruplo delle risorse di
tutti gli altri stati con analoghe problematiche di reddito a cui gli usa danno sovvenzioni.

Gli aiuti umanitari dei privati

Organizzazioni Internazionali e ONG sono sempre in prima linea nella risposta ai disastri e nello
sviluppo economico, ma hanno dei grossi limiti in quanto le ONG spesso non sono abbastanza
grandi da dare un aiuto su larga scala ma solo su progetti mirati e di piccola o media entità, mentre
le organizzazioni internazionali hanno il limite che spesso sono finanziate da governi e che pertanto
anche il loro aiuto umanitario può essere sì dato in autonomia ma potrebbe essere influenzato nelle
scelte su dove intervenire dalle politiche econonico/politiche dello stato finanziatore.

Come limitare i danni nei disastri naturali?

Gli stati dovrebbero puntare, come sostiene anche Elvezio Galanti in un suo recente articolo(3), ad
una formazione di base dei cittadini su come comportarsi in caso di emergenza e, successivamente,
devono essere gli stessi cittadini a mettersi a lavoro per prestare soccorso e aiutare gli organi
statuari che dovrebbero occuparsi di rispondere all’emergenza, questo per il semplice principio di
sussidiarietà, cioè i problemi prima si risolvono per quanto possibile “in casa” e poi si chiede aiuto.
Questa visione può sicuramente essere applicata agli stati sviluppati forse un po’ meno a quelli
sottosviluppati però come principio può essere valido..
Un altro fattore importate deve essere la costruzione di insediamenti umani in zone sicure e non
costruire in zone avverse a disastri naturali quando poi lo stato non é in grado di rispondere ad un
eventuale emergenza.
Infine per gli aiuti umanitari internazionali sarebbe necessario una presa di coscienza da parte dei
leader dei principali stati del mondo e iniziare a dare un aiuto anche agli stati che non sono
strategicamente importanti.
_______________________________________________________________________________
1)Economy American Association-“Natural disasters, economics development and humanitarian aid”
(2) Panorama. -“la portaerei italiana cavour salpa per haiti”
     (3)   www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it-Articolo di Elvezio Galanti
BIBLIOGRAFIA:

Panorama,La portaerei Italiana Cavour salpa per Haiti.

Il giornale della Protezione Civile,La Resilienza, di Elvezio Galanti.

Economy American Association,“Natural disasters, economics development and humanitarian aid”.

Sito della Protezione civile italiana, www.protezionecivile.it .

Sito aiuti umanitari comunità europea, www.europa.eu




L'Autore dell'articolo




  Jacopo Caridi nato a Grosseto il 5 gennaio 1989 studente presso l'Università degli studi di
Firenze      al corso Development Economics.
Segue da anni il mondo del volontariato e del terzo settore con particolare riguardo allo sviluppo
delle condizioni di vita dei soggetti vulnerabili in situazioni ordinarie e di emergenza.
Appassionato di organizzazione del personale ha creato presso alcune associazioni di volontariato
attività in ambito sociale, sanitarie, formazione in ambito sanitario e di risposta alle emergenze.
-Ha partecipato a workshop sul tema Web.2.0 e la risposta alle emergenze a Roma nel 2012.
-Ha partecipato alla realizzazione del regolamento organizzazione associazioni di volontariato in
ambito di Protezione Civile del Comune di Firenze.
-Rappresenta un importante Associazione in Regione Toscana per le attività di Protezione Civile in
ambito di sviluppo del ruolo dei Volontari all'interno del sistema di coordinamento della colonna
mobile della Regione Toscana.
-Si occupa di un progetto di Formazione all' interno del Carcere minorile di Firenze che riguarda
la tutela della salute.
-è stato docente di tematiche inerenti il soccorso laico presso importanti aziende nazionali e
internazionali.
-ha curato la formazione al soccorso laico di base per l'Esercito Italiano Caserma Perotti,Firenze.

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  • 2. ABSTRACT I disastri naturali influenzano da sempre le nostre vite , più passa il tempo e più si evolvono le tecniche di prevenzione,previsione,risposta all' emergenza e superamento dell'emergenza sopratutto nei paesi più ricchi. I paesi più ricchi spesso danno aiuti umanitari ai paesi che sono colpiti da disastri e non sono in grado da soli di dare soccorso e ritornare alla vita normale,in questo breve testo analizzeremo in particolare questo fattore degli aiuti umanitari. PRIMA PARTE Tra il 1980 e il 2004 sono state registrate morti dovute ai disastri per un totale di 2 milioni, mentre circa 5miliardi di persone sono state colpite da circa 7000 disastri. I costi economici sono considerevoli e sono in crescita, i danni di questi disastri ammontano a circa 1trilione di dollari. Le morti e i danni sono si' causa della natura ma sono aggravati da scelte dell' uomo come si evince dalla storica lettera che Rousseau inviò a Voltaire dove mette in evidenza che i disastri sono fatti naturali ma la costruzione di insediamenti in zone non idonee sono un atto dell'uomo che provoca in caso di disastro un maggior numero di morti. Alcuni studiosi come Spence e Coburn distinguono 3 fattori che contribuiscono al disastro, la casualità del disastro,la popolazione esposta all'evento e la vulnerabilità di quella popolazione. Il primo evento in cui lo stato si assunse la responsabilità di rispondere all'emergenza e della ricostruzione fu il terremoto di Lisbona(Portogallo) nel 1755 e la città fu ricostruita per resistere ai successivi terremoti. Uno dei motivi per l'efficacia della risposta all'emergenza è il fatto che il Portogallo era uno stato relativamente ricco e che stava subendo un processo di modernizzazione istituzionale, dai cui si può dedurre che l'impatto del disastro è un fenomeno sociale legato alla ricchezza del paese.
  • 3. Dove succedono i disastri?Sono aumentati nel tempo? I Criteri del CRED per definire un disastro sono i seguenti: più di 10 vittime, più di 100 colpiti o sfollati, governo dichiara stato di emergenza o richiede aiuti internazionali. La registrazione dei disastri può essere falsata in quanto nei paesi industrializzati la registrazione minuziosa viene fatta anche dei più piccoli eventi mentre in altri paesi magari dittatoriali no, comunque il database CRED rimane il più attendibile. Da questo database vediamo che, nonostante il numero dei disastri sia aumentato del 5%negli ultimi anni e il numero dei colpiti del 4%, il numero dei morti solo dello 0,1% ad eccezione dell' Africa che ha avuto un incremento maggiore. L'aumento della popolazione può portare ad un aumento dei disastri perchè porta più persone ad essere esposte- se la popolazione aumenta di 10milioni i disastri aumentano in media di uno 0,9%. L'Asia risulta essere quella più colpita e con più morti ma il tasso di morti più elevato è in Africa mentre il tasso di persone colpite è più alto in Asia. Dal punto di vista economico non sembra esserci un legame tra l'esposizione ai disastri e lo sviluppo economico in quanto Europa e Giappone sono spesso colpiti da disastri cosi come i PVS. Il rischio mortalità è più basso nei paesi sviluppati ad esempio negli USA il 33%della popolazione vive in zone ad alto rischio ma solo 1% è a rischio di morte, mentre molte persone sono morte nel centro Africa anche se erano zone a basso rischio. Ciò dimostra che i paesi sviluppati sono riusciti a proteggersi meglio. Cosa caratterizza i paesi che sono vulnerabili ai disastri I paesi ad alto reddito possono adottare misure per limitare gli effetti dei disastri, gli edifici possono essere meglio costruiti,l'agricoltura può essere irrigata per limitare le perdite in caso di necessità, oppure può disporre di sistemi di allarme che possono salvare vite come nel caso degli uragani. Inoltre i paesi più sviluppati una volta accaduto il disastro possono disporre di un sistema di soccorsi migliore e più rapido cosi da limitare le conseguenze negative. Per contro, gli individui più poveri solitamente hanno case di bassa qualità,hanno pochi risparmi e sono senza assicurazione, un terzo della popolazione che vive nei paesi a basso reddito subisce i 2/3 dei danni(morti,colpiti e economici) derivanti dai disastri. Nello studio dei disastri bisogna tenere conto di variabili dipendenti come la magnitudo e indipendenti come variabili economiche e politiche potenzialmente collegate alla vulnerabilità ai disastri. Per misurare il reddito si usano dati della World Bank e per misurare la variabile politica si usa un' altra variabile per indicare il grado di responsabilità del governo basato su qualità dei servizi pubblici,infrastrutture. Rispondono meglio ai disastri i paesi democratici o gli altri? Amartya Sen ha fatto uno studio comparato tra l'India democratica e la Cina e il governo Indiano risulta essere più efficace e rispondere meglio ai disastri. Dal 1960 ad oggi, nonostante l'aumento della popolazione, non c'è stata la tendenza all'aumento delle vittime nei disastri e ciò può essere dovuto allo sviluppo che hanno avuto i paesi. L'Europa e l'Asia avrebbero dovuto avere un 30% in più di disastri. In particolare i paesi sviluppati grazie alla prevenzione e ad una migliore risposta alle emergenze hanno registrato un meno 25% di disastri.
  • 4. Questi dati vengono falsati perchè i paesi più poveri spesso non registrano i disastri e perciò ci può essere una sottostima che porta a ridurre l'influenza del reddito sui disastri. L'impatto dei disastri sull'economia non è chiaro, da una parte potrebbe essere favorevole perchè il PIL crescerebbe grazie agli sforzi per la ricostruzione,(le perdite di capitale fisico e umano non sono parte del PIL) , però la perdita di produttività potrebbe ridurre il PIL. Disaster relief Molte persone colpite dai disastri vivono in paesi poveri dove non sono in grado di dare una risposta efficace all'emergenza: qui dovrebbero giocare un ruolo fondamentale le nazioni più ricche. Principalmente gli aiuti umanitari vengono dati per emergenze di alto profilo e che sono sotto la luce dei riflettori e importanti per la politica a discapito di altri disastri o problemi maggiori che però non sono sotto la luce dei riflettori... Gli aiuti si sospetta che vengono dati ai paesi con cui si hanno importanti rapporti commerciali,paesi amici o importanti per la politica estera.. Chi dà l'aiuto chi lo riceve e quanto? Secondo il DAC(Development Assistance Committe) tra il 1995 e il 2004 gli aiuti internazionali per le emergenze ammontano a 4,6miliardi di dollari costanti all'anno, gli Stati Uniti sono il più grande donatore e contano circa il 33% dell' aiuto, mentre l'Europa nel suo totale 57% di cui i Paesi Bassi, Regno Unito, Francia, Svezia, Norvegia, Germania che contribuiscono con un 6-9%, altri importanti donatori sono Canada, Austria e Giappone. Questi aiuti sono stati dati all'Africa per il 40%,all'Asia per il 35% e all'Europa per il 19%( in questi dati non sono presenti gli aiuti privati cioè dati tramite Oxfam, Croce Rossa Internazionale, Unicef). Gli individui provati hanno contribuito con un 10% dal 2000 al 2004. Perchè i paesi forniscono aiuto nei disastri? La motivazione umanitaria dell' aiuto è dare aiuti là dove possono essere efficaci, quindi seguendo questo ragionamento l'aiuto verrebbe dato nei paesi a basso reddito a seguito di grossi disastri, però nei paesi a basso reddito c' è una alto livello di corruzione che rende poco efficaci gli aiuti.. Gli aiuti si danno dove si conosce che è avvenuto il disastro, pertanto quelli sotto i riflettori dei media potrebbero ottenere più soldi. I disastri potrebbero destabilizzare il governo perciò un aiuto ad un governo amico potrebbe aiutarli a rimanere al potere, mentre se l'aiuto viene dato ad un governo non amico potrebbe destabilizzarlo.. Inoltre gli aiuti vengono usati per proteggere investimenti esteri perciò viene portato aiuto verso quei paesi dove i donatori hanno una grossa posta in gioco.
  • 5. -La gravità dei disastri e notizie Negli USA i disastri che sono stati annunciati dai media hanno ricevuto in media il 39% di un aiuto, mentre quelli che non sono stati presi in considerazione solo il 13%, i disastri con più morti e feriti hanno ricevuto il 9% in più di aiuti rispetto ad analoghi disastri. L'annuncio delle notizie di disastri è condizionata dalla vicinanza geografica e culturale con il paese colpito. Per verificare ulteriormente questo fattore, cioè l' influenza dei notiziari sugli aiuti, si può guardare un altro studio che ha visto che se le notizie del disastro sono affiancate da notizie importanti concorrenti il disastro riceverà meno aiuti. Inoltre l'attenzione dei notiziari è data ai disastri più eclatanti (terremoti e vulcani), e non a disastri altrettanto gravi tipo la siccità. SECONDA PARTE I disastri naturali si è visto che sono in aumento a causa dell'incremento della popolazione ma nella maggior parte del mondo(sviluppato) i morti sono aumentati di pochissimo rispetto a quanto ci si poteva immaginare. Un rapido aumento della popolazione a livello mondiale si é verificato agli inizi del novecento per poi aumentare ancora dagli anni sessanta in poi ed esso è seguito di pari passo ad un innovazione tecnologica, scientifico/culturale, ad un miglioramento delle condizioni di vita generalizzato ed un sistema burocratico/politico più efficiente. Questi quattro fattori a mio avviso hanno contribuito più di tutti gli altri fattori influenti a far ridurre il numero dei morti e limitare il numero dei feriti nei disastri. Inoltre ad oggi quasi tutti gli Stati sono dotati di un sistema di risposta alle emergenze denominato in Italia e Europa “Protezione Civile” che ha lo scopo di tutelare l'ambiente,vite,beni e insediamenti e interviene non solo nella fase emergenziale ma anche in fase di previsione e prevenzione. Credo a questo punto che sia fondamentale prima di andare a vedere come intervengono gli aiuti umanitari a livello mondiale analizzare velocemente come è organizzata la risposta ai disastri in Italia , con ciò capiremo che sono solo pochi anni che abbiamo un sistema di risposta adeguato alle emergenze... La Risposta ai disastri in Italia Il territorio italiano è ad alto rischio disastri(alluvioni,terremoti,vulcani etc...) ma dalla costituzione dello Stato italiano ben poco è stato fatto se non negli ultimi 20 anni. Addirittura fino al 1919 il governo Italiano non reputava che fosse tra i compiti dello Stato aiutare la popolazione colpita dai disastri ma doveva essere lo spirito di beneficenza delle persone a portarsi aiuto reciproco. Nel 1919 con il r.d.l. 1915 lo Stato si fa carico della risposta ai disastri e affida il coordinamento al ministero dei lavori pubblici (in Portogallo lo Stato si occupava della risposta ai disastri dal 1755). Successivamente a questa legge ne sono seguite altre in particolare negli anni 70-80 ma che sono risultate inefficaci con l'alluvione di Firenze,terremoto in Friuli e terremoto dell' Irpinia, solamente nel '92 con la legge 225 viene istituito il Servizio Nazionale di Protezione Civile e successivamente avvengono delle modifiche per portare una risposta più pronta come il decentramento delle competenze con il d.l.112 del '98 e la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001. Infine nel 2008 proprio poco prima del terremoto dell'Abruzzo viene emanata una direttiva importantissima del Dipartimento di Protezione civile in cui si assegnano compiti ben specifici ad ogni Ente Istituzionale che fa parte del sistema di risposta alle emergenze.
  • 6. Con questo cenno storico ho voluto mettere in evidenza che è sì importante vedere cosa succede a livello mondiale ma è altrettanto bene sapere che fino a pochi anni fa anche il nostro Stato “sviluppato” non aveva un sistema di risposta ai disastri adeguato. Rispondono meglio ai disastri i paesi democratico o dittatoriali? La risposta ai disastri non dipende dalla struttura politica dello Stato (se è democratico,dittatoriale etc...) bensì dipende da quanto uno Stato è in grado, con piani di emergenza, risorse, educazione della cittadinanza e un coordinamento dei soccorsi adeguato, di rispondere ad un’ emergenza. Un paese dittatoriale del terzo mondo secondo me è più in grado di rispondere all' emergenza di un analogo paese neo-democratico del terzo mondo, in quanto come ben sappiamo i paesi che sono neo-democrazie(es. Iraq) hanno grossissime difficoltà nella gestione dello Stato già in tempi normali figuriamoci se avviene un disastro. Invece un governo dittatoriale se è interessato a rispondere all'emergenza può disporre di una struttura sicuramente più solida e reperire più facilmente le risorse. Aiuti internazionali in caso di disastro Gli aiuti umanitari internazionali in caso di disastro sono una pedina fondamentale per prestare soccorso e ritornare alla normalità per tutti i paesi poveri del mondo che non sono in grado con le loro risorse di far fronte alle emergenze. La Comunità Europea da metà anni novanta inizia a pensare a come poter rispondere in maniera congiunta alle emergenze naturali e agli attacchi terroristici, ma viene subito messo in un cassetto questo progetto perchè era più urgente arrivare alla moneta unica e attivare altri progetti. Dopo l'attacco alle torri gemelle di NewYork, la Comunità Europea ha capito la necessità imminente di creare una struttura per la risposta alle emergenze all'interno del Europa e per le emergenze “estere”. Nel novembre 2001 viene istituito il Coordinamento della Protezione civile europeo e viene istituito ECHO che comprende due dipartimenti Protezione Civile e Aiuti umanitati. ECHO si avvale di numerosi partners (organizzazioni internazionali, ong, etc...) ai quali elargisce fondi per la risposta alle emergenze.(1) Questo è il sistema con il quale la Comunità Europea risponde alle emergenze interne ed esterne, ma la decisione su quali emergenze intervenire è una questione politica. I MOTIVI CHE SPINGONO I PAESI A DARE AIUTI INTERNAZIONALI: Secondo l'articolo dell' Economy American Association gli aiuti umanitari vengono dati spesso a paesi con i quali il donatore ha rapporti economici importanti: se c’è stato un passato coloniale, se c’è amicizia tra i due governi, se hanno uno stesso colore politico,sela lingua parlata è la stessa e c’ è vicinanza geografica con il paese colpito.(1) Anche a mio avviso spesso viene dato l'aiuto umanitario per aumentare i rapporti soprattutto economici tra i due paesi e vengono dati anche aiuti ad alto impatto mediatico per aumentare l'importanza internazionale dello stato donatore ma di poca efficacia (basta pensare all'intervento dello Stato Italiano ad Haiti). “ La missione della Cavour ad Haiti comporterà costi elevati ma anche positive ricadute d’immagine per l’Italia e costituirà una vetrina per la nostra industria hi-tech del settore Difesa. Roma poi ha deciso di non aggregare la Cavour alle forze statunitensi (che coordinano tutti gli interventi internazionali e controllano lo spazio aereo haitiano) ma la missione italiana verrà gestita congiuntamente con il Brasile che ad Haiti ha la guida della missione dell’Onu. Un’operazione quindi al fianco degli Usa ma che sottolinea l’indipendenza dell’intervento italiano
  • 7. e rinsalda i rapporti con il Brasile, resi più nervosi negli ultimi tempi dalla richiesta di estradizione del terrorista Cesare Battisti.”(2). Inoltre è costato moltissimi soldi e la portaerei ha impiegato più di un mese ad arrivare e infine é stata costretta ad ancorarsi al largo di Haiti perché troppo grande per entrare nel porto. Gli USA e gli aiuti umanitari-aiuti allo sviluppo: Con la fine del colonialismo gli Stati Uniti sono la prima nazione che capisce che attraverso l’aiuto economico in caso di emergenza e l’aiuto allo sviluppo si può attuare una politica colonialistica indiretta. Pertanto gli USA fino a pochi anni fa sono stati il principale finanziatore nell’aiuto allo sviluppo e nella risposta alle emergenze internazionali con circa 800-900 milioni di dollari donati all’anno. Questo tipo di politica anche se oneroso ha fatto sì che gli stati uniti riuscissero a farsi “amici” numerosi stati strategici in particolare dal punti di vista militare( Israele) fino alla fine della guerra fredda, per poi successivamente puntare ad aiutare stati “utili” dal punto di vista economico. In particolare gli USA hanno dato negli anni a Israele e Turchia più del quadruplo delle risorse di tutti gli altri stati con analoghe problematiche di reddito a cui gli usa danno sovvenzioni. Gli aiuti umanitari dei privati Organizzazioni Internazionali e ONG sono sempre in prima linea nella risposta ai disastri e nello sviluppo economico, ma hanno dei grossi limiti in quanto le ONG spesso non sono abbastanza grandi da dare un aiuto su larga scala ma solo su progetti mirati e di piccola o media entità, mentre le organizzazioni internazionali hanno il limite che spesso sono finanziate da governi e che pertanto anche il loro aiuto umanitario può essere sì dato in autonomia ma potrebbe essere influenzato nelle scelte su dove intervenire dalle politiche econonico/politiche dello stato finanziatore. Come limitare i danni nei disastri naturali? Gli stati dovrebbero puntare, come sostiene anche Elvezio Galanti in un suo recente articolo(3), ad una formazione di base dei cittadini su come comportarsi in caso di emergenza e, successivamente, devono essere gli stessi cittadini a mettersi a lavoro per prestare soccorso e aiutare gli organi statuari che dovrebbero occuparsi di rispondere all’emergenza, questo per il semplice principio di sussidiarietà, cioè i problemi prima si risolvono per quanto possibile “in casa” e poi si chiede aiuto. Questa visione può sicuramente essere applicata agli stati sviluppati forse un po’ meno a quelli sottosviluppati però come principio può essere valido.. Un altro fattore importate deve essere la costruzione di insediamenti umani in zone sicure e non costruire in zone avverse a disastri naturali quando poi lo stato non é in grado di rispondere ad un eventuale emergenza. Infine per gli aiuti umanitari internazionali sarebbe necessario una presa di coscienza da parte dei leader dei principali stati del mondo e iniziare a dare un aiuto anche agli stati che non sono strategicamente importanti. _______________________________________________________________________________ 1)Economy American Association-“Natural disasters, economics development and humanitarian aid” (2) Panorama. -“la portaerei italiana cavour salpa per haiti” (3) www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it-Articolo di Elvezio Galanti
  • 8. BIBLIOGRAFIA: Panorama,La portaerei Italiana Cavour salpa per Haiti. Il giornale della Protezione Civile,La Resilienza, di Elvezio Galanti. Economy American Association,“Natural disasters, economics development and humanitarian aid”. Sito della Protezione civile italiana, www.protezionecivile.it . Sito aiuti umanitari comunità europea, www.europa.eu L'Autore dell'articolo Jacopo Caridi nato a Grosseto il 5 gennaio 1989 studente presso l'Università degli studi di Firenze al corso Development Economics. Segue da anni il mondo del volontariato e del terzo settore con particolare riguardo allo sviluppo delle condizioni di vita dei soggetti vulnerabili in situazioni ordinarie e di emergenza. Appassionato di organizzazione del personale ha creato presso alcune associazioni di volontariato attività in ambito sociale, sanitarie, formazione in ambito sanitario e di risposta alle emergenze. -Ha partecipato a workshop sul tema Web.2.0 e la risposta alle emergenze a Roma nel 2012. -Ha partecipato alla realizzazione del regolamento organizzazione associazioni di volontariato in ambito di Protezione Civile del Comune di Firenze. -Rappresenta un importante Associazione in Regione Toscana per le attività di Protezione Civile in ambito di sviluppo del ruolo dei Volontari all'interno del sistema di coordinamento della colonna mobile della Regione Toscana. -Si occupa di un progetto di Formazione all' interno del Carcere minorile di Firenze che riguarda la tutela della salute. -è stato docente di tematiche inerenti il soccorso laico presso importanti aziende nazionali e internazionali. -ha curato la formazione al soccorso laico di base per l'Esercito Italiano Caserma Perotti,Firenze.