1. Gesti, Parole
e Prime Combinazioni
La comparsa del linguaggio
in bambini con sviluppo tipico
Spesso i genitori dicono del loro bambino:
“non parla, ma capisce tutto e si fa capire”
2. Saper parlare significa anche:
• avere intenzione comunicativa
• essere esposto a stimoli adeguati
• essere in grado di passare dal reale al simbolico
• saper ordinare gli oggetti in categorie
• accettare regole implicite condivise
• saper programmare sequenze fonoarticolatorie
complesse
• avere una sviluppata discriminazione uditiva
• saper ordinare i suoni in un ordine lineare
3. “ I bambini di 2 anni hanno in media circa il 150% della
densità sinaptica di un adulto o di un neonato. Dopo i 2
anni l’evento più importante nello sviluppo del cervello non
sta nell’aggiunta di strutture, bensì nella sottrazione di tutte
quelle connessioni extra. Questo è il processo attraverso il
quale l’esperienza scolpisce il cervello nella sua forma
matura.
I cervelli non evolvono secondo un codice genetico che
pianifica tutte e ciascuna connessione sinaptica. Al
contrario, lo sviluppo del cervello è il prodotto congiunto
della maturazione e dell’esperienza, una danza tra due
partners.
4. La maggior parte di questi eventi di modellamento avviene
entro una “finestra di opportunità” che raggiunge il suo
massimo tra 8 e 48 mesi – precisamente il periodo in cui il
linguaggio è normalmente acquisito.
È dunque assolutamente cruciale che impariamo ad
identificare il rischio per un disturbo linguistico e cognitivo
durante questo periodo dello sviluppo, il momento in cui
abbiamo la migliore opportunità di intervenire e modificare le
vite dei bambini.
Da questo punto di vista, i nostri modesti strumenti per la
valutazione del linguaggio possono avere importantissime
implicazioni”
(E.Bates, 1995)
5. Metodologie nello studio del primo
linguaggio
Quando un bambino è molto piccolo l’espressione delle
sue competenze comunicative è fortemente
influenzata dal contesto e dalla metodologia di
osservazione
• Osservazioni in contesti familiari
• Interviste e questionari per i genitori
• Situazioni sperimentali o di osservazione strutturata
6. Tradizionali domini del linguaggio
Fonologia, Lessico, Grammatica, Pragmatica
Nuova prospettiva:
Interdipendenza fra i domini e continuità nei processi
di sviluppo
Cognizione, Relazione e Linguaggio sono strettamente legati.
Percezione, imitazione e processi simbolici
sono le basi con le quali il linguaggio viene “costruito”.
Ma nel sistema adulto, altamente automatizzato ed
efficiente, i sistemi operano in modo indipendente e
con meccanismi propri
7. In quest’ottica il bambino assume un ruolo di creatore
delle proprie competenze linguistiche
Le differenze individuali vengono riconosciute come
vie possibili per arrivare ad un unico obiettivo.
Alcune tra le principali cause della variabilità sono :
•
•
•
•
Le condizioni neurofisiologiche
Le variabili socio economiche
Lo stile materno
Lo stile analitico vs olistico del bambino
8. L’ interesse per le differenze individuali
ha portato:
1) a studiare i fattori NON strettamente linguistici
coinvolti nel processo di acquisizione del linguaggio
ampliando il raggio di osservazione dal bambino a:
i correlati cognitivi
l’ambiente sociale e culturale
l’input materno
gli stili di interazione comunicativa fra
l’adulto e il bambino.
2) a esplicitare criteri per l’identificazione precoce
di bambini con processi di acquisizione “troppo
lontani” dalla “norma”
9. In cammino verso il linguaggio
L’influenza delle capacità analizzate nei periodi più
precoci può trasmettersi fino alle competenze più
avanzate solo attraverso la considerazione delle capacità
intermedie.
La capacità linguistica si sviluppa attraverso passaggi
graduali e sequenziali.
Se in ognuno di questi passaggi il bambino riesce a
sfruttare al massimo le sue potenzialità e quelle offerte
dall’ambiente, il passaggio successivo potrà innestarsi al
precedente in modo ottimale.
Se ciò non avviene, il ritardo o lo specifico disturbo si
trasmette di fase in fase fino a compromettere anche le
capacità più evolute.
10. I bambini “parlatori tardivi” (PT)
Sono parlatori tardivi quei bambini che sviluppano il
linguaggio tra 24 e 36 mesi (Rescorla, 1989; Rescorla e
Alley, 2001) un’età in cui la maggior parte dei bambini è già
in grado di utilizzarlo come uno strumento privilegiato per
comunicare con gli altri e per costruire conoscenze sul
mondo che li circonda.
Da un punto di vista diagnostico non presentano particolari
deficit nelle aree uditiva, cognitiva e relazionale.
11. MA
Disordini emotivi, attenzionali, comportamentali
sono fattori che ricorrono con maggiore
frequenza in questa popolazione e costituiscono
un rischio per lo sviluppo affettivo, comunicativo
e sociale
A volte i ritardi o problemi di linguaggio sono la
“spia” di problemi cognitivi o affettivorelazionali.
12. La fascia di età tra 24 e 36 mesi è quindi di grande interesse
clinico, poiché è appunto all'interno dei cosiddetti
‘Parlatori Tardivi', che la ricerca deve reperire criteri precisi
di diagnosi e diagnosi differenziale.
È dunque necessario poter disporre di strumenti e
metodologie che consentano un’indagine accurata delle
diverse competenze linguistiche, sia in produzione che in
comprensione, identificando alcuni parametri distintivi, per
la diagnosi, diversificati per fasi di sviluppo.
13. La ricerca sui ‘predittori’ dello sviluppo linguistico
permette:
L’individuazione di competenze precoci che possano
risultare predittive del futuro sviluppo linguistico;
è utile sia dal punto di vista diagnostico,
permettendo una individuazione precoce dei soggetti a
“rischio”
sia dal punto di vista terapeutico, permettendo
l’applicazione di modalità di intervento centrate
specificatamente sulle variabili individuate come
precursori (D’Odorico, 2002)
14. INDICI DI RISCHIO
dallo studio delle correlazioni tra linguaggio
ed altri aspetti cognitivi e ambientali si ha
un contributo alla ricerca sui “predittori” e
sugli “indicatori di rischio”
15. Dalla letteratura sappiamo che la valutazione dei
bambini che parlano in ritardo perché sia funzionale
all’identificazione di un eventuale disturbo deve
integrare più piani:
• Comprensione
• Gestualità
• Capacità Simboliche
• Produzione (fonologia, lessico, morfosintassi)
16. Se linguaggio non si sviluppa isolatamente da altre abilità
cognitive dove è possibile evidenziare elementi di
continuità nello sviluppo?
Attraverso
• Lo studio dei rapporti fra modalità gestuale e verbale
e fra sviluppo lessicale e grammaticale
• Lo studio del ruolo
acquisizione linguistica.
dell’input
nei
processi
di
17. Negli adulti, il gesto e la parola costituiscono un unico
sistema di comunicazione.
Gesto e parola co-occorrono durante la produzione
perché sono legati e hanno alla base processi cognitivi
comuni, anche se le due modalità esprimono aspetti
diversi del pensiero (McNeill, 1992; 2001).
Nei bambini il linguaggio vocale
isolatamente dalla modalità gestuale
non
si
sviluppa
18. Ancora oggi:
• difficoltà a considerare il linguaggio separatamente
dal parlato;
• scarso utilizzo delle conoscenze sui gesti in ambito
clinico: per la valutazione e per la riabilitazione
19. Linguaggio Verbale
Consapevolezza dell’esistenza degli oggetti
Consapevolezza della relazione tra oggetti e persone
Consapevolezza di poter operare una rappresentazione simbolica
Denominare
Usare gesti rappresentativi
Azioni con oggetti
Indicare
Mostrare
Vocalizzare
Richiedere
Manipolare
Dall’oggetto alla rappresentazione simbolica
20. Il ruolo dei gesti nell’acquisizione linguistica
Alcuni studi hanno descritto come azioni e gesti comunicativi
precedano e accompagnino l’emergere delle prime parole
(Caselli e Casadio, 1989)
e rivestano un ruolo cruciale nel periodo di transizione dalle
parole singole agli enunciati di due o più parole
(Capirci e al., 1996).
21. Gesti Deittici (performativi)
Fin dai primi stadi dello sviluppo il repertorio
comunicativo dei bambini comprende elementi vocali e
elementi gestuali
Tra i 9 e 13 mesi compaiono
RICHIESTA RITUALIZZATA
MOSTRARE
INDICARE
Esprimono soltanto l'intenzione comunicativa del
bambino il referente di questi gesti è dato
interamente dal contesto
Imitazione, Uso di strumenti e Gioco simbolico correlano con
l’emergere del linguaggio
22. Gesti deittici (performativi)
•RICHIESTA
RITUALIZZATA: il bambino si tende verso
un oggetto, talvolta con un gesto ritmato di apertura e
chiusura della mano;
•MOSTRARE
E DARE: quando il bambino tende la mano
verso l’adulto;
•INDICARE:
quando indica con un braccio teso e/o indice
puntato in una certa direzione, guardando
alternativamente l’oggetto e l’adulto.
23. L’ INDICAZIONE assume un ruolo “speciale”
due diversi intenti comunicativi:
intenzione richiestiva
per richiedere un oggetto o un’azione desiderati
intenzione dichiarativa
per condividere con l’interlocutore
l’interesse/attenzione su un evento esterno
24. Un décalage temporale tra i due usi
Indicazione richiestiva piu’ precoce rispetto a quella
dichiarativa: questa sembra quindi implicare capacità
cognitive e relazionali piu’ complesse (es. autismo).
Perucchini, 1997
25. L’ INDICAZIONE conserva uno “status “
particolare: il controllo visivo
sull’interlocutore si evolve con l’età
A 12 mesi
i bambini guardano l’interlocutore dopo aver
indicato un bersaglio
A 16 mesi
il bambino guarda il partner prima di produrre
il gesto
Nei mesi successivi
aumentano gli sguardi multipli al partner in
accompagnamento al gesto
Franco e
Butterworth,1996
26. Fra 12 e 18 mesi stretti parallelismi fra le prime
produzioni verbali e le produzioni non verbali:
AZIONI CON OGGETTI
SCHEMI DI GIOCO SIMBOLICO
GESTI RAPPRESENTATIVI
PAROLE RAPPRESENTATIVE
27. PAROLE RAPPRESENTATIVE
Routines: PIU’, CIAO, NO
Azioni/oggetti: AHM, PALLA
Persone: MAMMA, NONNA
GESTI RAPPRESENTATIVI
Routines/Convenzionali/Culturali
BUONO,CIAO,NO
Azioni/oggetti
MANGIARE,DORMIRE,TELEFONARE
Attraverso questi elementi il bambino
“nomina”, “racconta” o “chiede” qualcosa
Caselli et al. 1993
28. Nel secondo anno di vita (12 - 18 mesi), non
sembra esserci una netta distinzione tra gesti e
parole
ll primo repertorio comunicativo dei bambini
comprende elementi vocali e elementi gestuali
Questo periodo è stato definito da alcuni
"bimodale" (Abrahamsen, 2000)
29. I gesti hanno un ruolo fondamentale nelle
prime fasi di acquisizione lessicale
1. I gesti sono prodotti insieme a vocalizzi o parole e
con lo sguardo rivolto all’interlocutore
2. Forti correlazioni tra parole comprese e gesti
prodotti
3. I significati compresi sono prodotti nella modalità
non verbale
4. Graduale processo di decontestualizzazione
30. Il ruolo del gesto nelle fasi successive:
le prime combinazioni
Iverson et al. 1994; Capirci et al. 1996
12 bambini italiani
osservati in due momenti dello sviluppo a
16 e 20 mesi
Obiettivi:
•Analizzare
i rapporti tra gesti e parole: repertorio e uso
•Analizzare le combinazioni prodotte
31. COMBINAZIONI
UNIREFERENZIALI
I due elementi, vocale e gestuale, hanno lo stesso
significato e l’uno rinforza l’altro
Crossmodale: “ahm”/MANGIARE ;“ciao”/CIAO
BIREFERENZIALI
I due elementi hanno significati diversi e uno aggiunge
informazione rispetto all’altro:
Crossmodale: INDICA/ “l’altro”(un biscotto);
“nanna”/INDICA un piccione
Unimodale : - gestuale : INDICA/SI’
- vocale : “pappa più”
32. A 16 mesi
La metà dei bambini hanno più
gesti che parole, gli altri
mostrano il profilo opposto
Quasi tutti i bambini producono
più spesso gesti che parole
Frequenti combinazioni
bireferenziali gesto-parola
A 20 mesi
Quasi tutti i bambini hanno più
parole che gesti
Tutti i bambini producono più spesso
parole che gesti
Raddoppiano le combinazioni
bireferenziali gesto-parola
Compaiono frequenti combinazioni
bireferenziali parola-parola
33. Riassumendo:
I primi enunciati, prodotti sia a 16 che a 20 mesi infatti sono
principalmente cross-modali, ovvero composti di una parola
rappresentativa e un gesto deittico, in particolare l’indicazione.
A 16 mesi
I bambini per comunicare usano per lo più la modalità gestuale,
anche nei pochi casi in cui il repertorio del bambino contiene un
maggior numero di parole differenti che gesti.
Non si osservano enunciati di due parole, ma i bambini con l’uso del
gesto mostrano tuttavia di essere in grado di combinare due concetti
anche se non nella stessa modalità comunicativa.
34. A 20 mesi
Il sistema comunicativo gestuale si riorganizza conseguentemente
all’accrescersi del repertorio verbale grazie anche alle maggiori
capacità articolatorie del bambino.
Si nota un aumento dei gesti di indicare che giocano un ruolo
fondamentale nella possibilità di stabilire l’attenzione congiunta e
nell’inizio dell’acquisizione lessicale.
I gesti rappresentativi invece in questa fase decrescono, sostituiti
dalle loro controparti verbali, le parole.
Quando i bambini passano dalla produzione di enunciati composti di
una sola parola ad enunciati di due parole il gesto sembra avere un
ruolo di propulsore di queste prime combinazioni.
I bambini producono combinazioni di parole solo dopo aver
prodotto combinazioni gesto parola bireferenziali
35. MacArthur - Bates
Communicative Development Inventory
Uno degli strumenti di valutazione più diffusi
nel mondo è il MacArthur –Bates
Communicative Development Inventory
(MCDI), che raccoglie dati sulle conoscenze
lessicali nelle prime fasi evolutive (Fenson et
al. 1993).
Questo strumento è molto affidabile nel
descrivere lo sviluppo linguistico dei bambini
e la validità delle osservazioni dei genitori è
stata ampiamente verificata.
36. Il Primo Vocabolario del Bambino
(Caselli e Casadio, 1995; Caselli, Pasqualetti, Stefanini, 2007)
Ideato e realizzato in parallelo in due versioni italiana e
americana, oggi è adattato in più di 40 lingue ed è molto
utilizzato per studi di tipo cross-linguistico
Permette la raccolta di campioni ampi e rappresentativi ma si
presta anche alla descrizione del profilo di un singolo bambino
E’ possibile confrontare i questionari rispetto ad un ampio
database che permette di capire se un determinato bambino è
adeguato per la sua età cronologica, se presenta un ritardo che
lo colloca in una situazione “a rischio” o se necessita di un
monitoraggio nel tempo.
37. Il Primo Vocabolario del Bambino
Questionario per i genitori.
Due schede: "Gesti e Parole", per bambini tra gli 8 e i 17 mesi,
"Parole e Frasi", per quelli tra i 18 e i 30 mesi.
Entrambe comprendono, nell'ultima pagina, una stessa scheda
informativa per la raccolta di informazioni relative alla storia del
bambino e dei genitori.
Il campione normativo della scheda “Gesti e Parole” è formato da 315
bambini italiani di età compresa tra 8 e 17 mesi (Caselli e Casadio,
1995).
Il campione normativo della scheda “Parole e Frasi”, formato in
origine da 386 bambini italiani di età compresa tra 18 e 30 mesi
(Caselli e Casadio, 1995) oggi è stato esteso a circa 900 bambini tra 18
e 36 mesi; è stata anche standardizzata una forma breve del
questionario (Caselli et al. 2007).
38. In ambito clinico lo strumento è
ampiamente utilizzato in
progetti di screening e
per lo studio e la valutazione di
bambini a rischio o con problemi
di linguaggio.
39. Il Questionario PVB ci permette di
raccogliere indicazioni su:
• il rapporto comprensione produzione
• il numero totale di parole conosciute
• la composizione del vocabolario
• la completezza e la complessità frasale
• il livello di decontestualizzazione
• l’utilizzo di gesti
• il gioco simbolico
• l’imitazione
quali comportamenti osservare direttamente
40. la scheda “Gesti e Parole”
8-18 mesi
lettura incrociata di:
• Comprensione (come indice globale e
predittivo)
• Produzione vocale
• Produzione gestuale (alta correlazione con
comprensione; gesti diversi corrispondono a
differenti livelli cognitivo- simbolici).
41. Gesti e Parole
Parte 1:
Comprensione "globale" del linguaggio parlato
(due sezioni).
Parte 2:
Frequenza con cui il bambino denomina e produce
parole su imitazione
Una lista di vocabolario comprendente 408 parole,
ripartite all'interno di 19 categorie semantiche
(capisce/dice)
Parte 3:
"Azioni e Gesti", suddivisi all'interno di 5 categorie (G:
deittici, convenzionali, iconici; A: con oggetti, su
bambole e pupazzi; facendo finta, imitazione)
42. Per riassumere:
NELLO SVILUPPO TIPICO
Esiste una correlazione positiva tra precoce comparsa
della comprensione e precoce comparsa dell’indicazione
(Bates et al. 1979);
Capacità di gioco e uso di gesti sono più legati al
dominio della comprensione che a quello della produzione
(Tamis-LeMonda e Bornstein, 1990; Fenson et al., 1994);
Numero dei gesti (deittici e referenziali) prodotti a 16
mesi, predicono numero di parole prodotte a 20 mesi e le
combinazioni gesto-parola prodotte a 16 mesi predicono
la produzione linguistica totale a 20 mesi (Capirci et al., 1996)
43. Imitazione
L’imitazione svolge un ruolo fondamentale nel
passaggio dalla comprensione alla produzione
Decontestualizzazione
Inizialmente le prime parole accompagnano
determinati schemi di azione.
Il bambino usa le parole per
1. accompagnare un’azione che sta compiendo
2. ricordare o anticipare la stessa azione
3. designare azioni, agenti, oggetti
4. categorizzare nuovi oggetti, eventi, persone
44. Sviluppo atipico
• Bambini PT osservati a 24 mesi mostravano un
uso più frequente dei gesti del gruppo di
controllo (per livello si vocabolario). Una
seconda osservazione a 36 mesi ha
evidenziato che la maggiore produzione
gestuale a 24 mesi era presente solo nei
bambini allora definiti Late bloomers.
• I bambini invece con problemi più persistenti
non differivano relativamente all’uso di gesti
a 24 mesi e presentavano un problema di
comprensione linguistica, già evidente alla
prima osservazione.
Rescorla e
Goossens, 1992
Thal e Tobias
1992
45. Thal e Tobias (1992): solo i bambini Late Bloomers
usano la comunicazione gestuale con frequenza e
varietà maggiori rispetto ai bambini normali
46. Analisi produzione gestuale e vocale in
interazione con le madri a 20 e 24 mesi di età
11 bambini con ritardo di linguaggio (sulla base del
vocabolario espressivo misurato con il PVB, Caselli e
Casadio, 1995)
11 bambini con sviluppo tipico del linguaggio
•gesti deittici
•gesti referenziali
•sguardi rivolti alla madre
•combinazioni gesto-parola associate con lo sguardo
rivolto alla madre.
Fasolo e
D'Odorico (2002)
47. A 20 mesi
I bambini RL usavano:
•meno gesti di indicazione
•meno gesti referenziali
•meno combinazioni gesto-parola associati allo sguardo rivolto alla
madre
A 24 mesi
Nessuna differenza fra i due gruppi
48. Risultati diversi da Thal et al. per differenze
metodologiche fra i due studi tra cui:
•la diversa classificazione dei comportamenti gestuali prodotti?
•l’ età in cui i bambini sono stati osservati?
•le caratteristiche del disturbo: questi bambini erano Late Bloomers
o futuri DSL?
Necessità di studi longitudinali
Necessità di unificare criteri di trascrizione, analisi e
classificazione dei gesti
Necessità di studiare precocemente la comprensione
verbale
49. Uso dei gesti nei bambini più grandi durante un
compito di conservazione piagettiano
• Church e Goldin Meadow (1986): bambini tra 5 e 8
anni, tra i bambini più piccoli che sbagliavano il compito
di giudizio non sempre c’era coerenza tra vocale e
gestuale. Spesso il gestuale esprimeva contenuti
corretti ed indicava un avvicinamento allo stadio
cognitivo successivo (gesto come base per
l’apprendimento)
• Evans Alibali McNeil (2001): bambini DSL tra 7 e 9
anni usano un linguaggio verbale più semplice ma
veicolano attraverso i gesti significati diversi e più
complessi (competenza espressa vs posseduta)
I rapporti tra gesti e parole si modificano con lo sviluppo e i gesti
sembrano assolvere a funzioni cognitive oltre che comunicative
e linguistiche
50. Quali indicazioni per la valutazione e per la diagnosi?
E' necessario osservare con attenzione non solo i comportamenti
verbali dei bambini che arrivano in valutazione, ma anche la loro
produzione gestuale.
I gesti possono concorrere alla diagnosi precoce di bambini con
ritardo o con disturbo di linguaggio (tipi e frequenze; assenza/età di
comparsa):
•funzioni comunicative dell' indicazione (richiestiva/dichiarativa)
•gesti convenzionali
•gesti iconici
•combinazioni gesto-parola
Considerare i rapporti fra comprensione e produzione, sia vocale che
gestuale.
Sono necessari strumenti di osservazione e valutazione della
modalità gestuale (oggi ancora scarsi) che siano agili e mirati e che
adottino criteri di analisi e classificazione analoghi a quelli utilizzati
per la modalità verbale