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DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 12
novembre 2012 Scioglimento del consiglio comunale di Isola
delle Femmine e nomina della commissione straordinaria.
L’Amministrazione comunale di Isola delle Femmine, rinnovata nelle predette
consultazioni del giugno 2009, appare soggetta a forme di condizionamento
da

parte

di

assoluta

soggetti

appartenenti

continuita’,

alla

peraltro,

locale famiglia

con

la

mafiosa,

precedente

in

compagine

amministrativa che vedeva al vertice il medesimo primo cittadino.
Infatti, se si tiene conto del contesto criminale sopra descritto, non stupisce
come una famiglia mafiosa tanto attiva in vari settori dell’economia locale e
che, soprattutto

nell’ultimo

periodo,

aveva acquisito un ruolo rilevante nel

nuovo assetto di Cosa Nostra della provincia di Palermo, delineatosi secondo
le direttive dei “Omissis”, sia stata assolutamente in grado di’ infiltrarsi nelle
attivita’ di pubblico interesse che l’Amministrazione di Isola delle Femmine
e’ chiamata a regolare.
Inoltre, la particolare levatura degli esponenti di Cosa Nostra operanti nel
territorio

di

componenti
nonche’

Isola

delle

attuali

della

dell’apparato

indicativo

sotto

il

Femmine
Giunta

burocratico,
profilo

capacita’ di penetrazione

della

e

le

loro

Municipale

e

contribuiscono

relazioni

parentali

con

del Consiglio Comunale
a

costituire

un

dato

“densita’ criminale” e della correlata

della locale famiglia mafiosa nelle

piu’ svariate

sfere della vita pubblica, economica e sociale della comunita’.
Questo

dato

va

contestualizzato

tenendo

conto,

altresi’,

della peculiare

posizione geografica nella quale si colloca il Comune di Isola delle Femmine,
vicinissimo al capoluogo e lungo la fascia costiera, che lo rende idoneo a
divenire il fulcro degli interessi economici di Cosa Nostra, primi fra tutti il
racket delle estorsioni e le speculazioni edilizie.
Lo stretto legame tra la famiglia mafiosa di Isola delle Femmine, con al vertice
“Omissis” e i “Omissis”, i quali a loro volta avevano esteso la loro influenza
sull’intera provincia di Palermo, e’ un dato indicativo, infine, di quanto
potente

sia

la

forza

intimidatoria

territorio di riferimento, al punto che
politici

della

criminalita’

diversi

fra

gli

organizzata
stessi

nel

esponenti

ed amministratori, contigui piu’ o meno da vicino ad

ambienti

mafiosi, hanno avuto e continuano ad avere un ruolo determinante nella
vicenda amministrativa dell’ente.
Le ingerenze nelle funzioni e nei compiti curati dall’ente civico hanno preso
corpo

e

sviamenti

si

sono

di

tradotte

potere

e

in

molteplici

anomalie

illegittimita’,

abusi,

eccessi,

dell’attivita’ amministrativa, tutti tesi a

favorire economicamente o sotto forma di altre utilita’, soggetti a vario titolo
collegati, direttamente o indirettamente, a esponenti della locale consorteria
mafiosa e, piu’ in generale, di Cosa Nostra.
L’accesso agli atti dell’amministrazione, infatti ha consentito di fare luce sui
condizionamenti della criminalita’ organizzata
atti amministrativi adottati

nel

della Commissione ispettiva,

corso

che

locale, che si sono tradotte in

del periodo oggetto di osservazione

va principalmente dal giugno del 2009 al

2012.
Si

puo’

decisamente

affermare,

inoltre,

che

l’influenza

mafiosa nella sfera politica e amministrativa locale
tempo,

determinando

situazioni

di

si

della famiglia

e’ protratta

nel

obiettiva incompatibilita’ in soggetti

che ricoprono cariche istituzionali di primo piano.
Giova rammentare infine che oltre al Sindaco, che come gia’ detto
secondo mandato dopo avere ricoperto cariche anche

durante

e’ al suo
i mandati

sindacali di “Omissis”, diversi altri componenti dell’attuale giunta e consiglio
comunale

occupavano

amministrazione

cariche

(“Omissis”,

politiche
“Omissis”,

anche

nella

“Omissis”,

precedente

“Omissis”).

Tate

circostanza pone le due amministrazioni susseguitesi a Isola delle Femmine,
dal 2004 ad oggi, in assoluta continuita’ anche - come vedremo in seguito
- dal punto di vista dell’azione amministrativa.
I collegamenti tra la politica locale e la famiglia mafiosa di

Isola delle

Femmine Il corpo politico chiamato a reggere l’amministrazione di Isola delle
Femmine,

sin

dal

suo

insediamento

significativo numero di soggetti i
o

legami

d’interesse,

alla

territorio nonche’ del sicuro

luce

e’

quali,
della

apparso

per

composto

parentele

da

un

e frequentazioni

situazione socio-economica di quel

radicamento

e diffusione della locale famiglia

mafiosa, sono esposti ai tentativi di infiltrazione e condizionamento posti
in

essere

da

soggetti affiliati o a vario titolo contigui alla criminalita’

organizzata.
Al

riguardo,

si

riportano

di

seguito

emersi. Il Vice Sindaco, “Omissis”, e’

gli

elementi

di controindicazione

nipote

acquisito

di

rapporto di parentela deriva dal fatto che il

“Omissis”

e’

“Omissis”:

il

sposato con

“Omissis”, figlia di “Omissis” (classe “Omissis” omonimo del capo famiglia), la
cui sorella, “Omissis”, e’ coniugata con “Omissis”.
nipote

acquisito

del

noto

“Omissis”

(ci.

L’Assessore “Omissis”e’

“Omissis” attualmente detenuto),

avendo sposato “Omissis”, figlia di “Omissis” (ci. “Omissis”) fratello maggiore
del citato capo famiglia.

L’Assessore, inoltre e’ cognato di “Omissis” (cl.

“Omissis”) titolare del bar “Omissis” sito in “Omissis” di Isola delle Femmine
sul conto del quale si dira’ in seguito.

“Omissis”, nato a Torretta il “Omissis”, e’ un altro elemento di spicco della famiglia
mafiosa di Isola delle Femmine che, oltre ad annoverare precedenti penali per
estorsione aggravata dalle modalita’ di tipo mafioso, sembra avere contribuito a
condizionare in particolar modo l’operato dell’Amministrazione Comunale di Isola
delle Femmine.
Questi, come “Omissis”, veniva tratto in arresto il 13 dicembre 2010 nell’ambito
dell’operazione “ADDIOPIZZO 5” in esecuzione di ordinanza di applicazione della
misura coercitiva della custodia cautelare n. 11213/08 R.G.N.R. e 11998/08 R.G. G.I.P.
emessa il 9 dicembre 2010 dal Tribunale di Palermo, Sezione del Giudice per le
Indagini Preliminari, essendo gravemente indiziato di reita’ in riferimento al delitto di
estorsione aggravata da modalita’ mafiosa (delitto p. e p. dagli artt. 110, 81 cpv, 629
comma 2° e art. 7 D.L. 13 maggio 1991 nr.152, conv. nella legge 12 luglio 1991 nr.203)
per essersi - in concorso con i piu’ noti “Omissis” ed altri - con piu’ azioni
esecutive di un medesimo disegno criminoso, mediante minaccia consistita nel
manifestare la propria appartenenza all’associazione mafiosa Cosa Nostra, ed in virtu’
della forza derivante dal vincolo associativo relativo alla predetta organizzazione,
procurati un ingiusto
profitto,
costringendo
l’imprenditore
“Omissis”,
amministratore unico della “Omissis” e C. S.n.c., a versare, in piu’ soluzioni, ventimila
euro, in relazione ai lavori di costruzione di una scuola materna che lo
“Omissis”stava effettuando nel Comune di Cinisi e costringendo il medesimo
imprenditore a cedere in sub appalto parte dei lavori alle ditte di “Omissis”,
“Omissis”,”Omissis” e “Omissis”. Nella vicenda, “Omissis” aveva svolto il ruolo di
esecutore delle richieste estorsive e di esattore della somma di denaro, mentre i piu’
noti “Omissis” e “Omissis” agivano come mandanti delle pretese estorsive.
Con sentenza n. 736/12 emessa in data 15 giugno 2012, il Tribunale di Palermo Giudice dell’Udienza Preliminare condannava “Omissis” alla pena di anni sei di
reclusione ed euro mille di multa per estorsione aggravata e continuata in concorso.
Con medesima sentenza, il G.U.P. di Palermo condannava “Omissis” alla pena di anni
dieci di reclusione e alla multa di euro quattromila per lo stesso reato.
“Omissis”, nato a Isola delle Femmine (PA) il “Omissis”, risulta gia’ sottoposto, in data
28 dicembre 1984, alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di PS. per
la durata di tre anni. La sua pericolosita’ sociale si evidenzia anche avuto riguardo ai
legami di frequentazione intrattenuti con “Omissis”, il predetto “Omissis”, ed altri
esponenti di calibro della criminalita’ organizzata - tutti colpiti da provvedimenti
giudiziari per associazione di tipo mafioso. Il predetto “Omissis” inoltre risulta avere
partecipato alle societa’ prima citate, riferibili al clan dei “Omissis”, quali la “Omissis
s.p.a.” e la “Immobiliare Omissis”, costituita unitamente a “Omissis” e a “Omissis”,
suo cognato avendo lo stesso “Omissis” sposato la sorella di questi “Omissis”.
“Omissis”, inoltre, risulta avere partecipato - il 4 dicembre 2002 - ai funerali di
“Omissis” classe “Omissis”, madre del capo famiglia “Omissis, unitamente a
“Omissis”.
(Fonte Gazzetta Ufficiale 279 29 novembre 2012 )

LO PICCOLO Salvatore, LO PICCOLO Sandro, DI MAGGIO Gaspare,
PUGLISI Francesco, EVOLA Alberto, DI MAGGIO Lorenzo, DI MAGGIO
Giuseppe, CINÀ Pietro
13) per il delitto p. e p. dagli artt. 110, 81 cpv, 629 comma 2° e art. 7 D.L.
13 maggio 1991 nr.152, conv. nella legge 12 luglio 1991 nr.203 per
essersi, in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo
disegno criminoso, mediante minaccia consistita nel manifestare la
propria appartenenza all’associazione mafiosa Cosa Nostra, ed in virtù
della forza derivante dal vincolo associativo relativo alla predetta
organizzazione,
procurati
un
ingiusto
profitto,
costringendo
l‟imprenditore SPALLINA Luigi, amministratore unico della Spallina
Costruzioni di SPALLINA Luigi e C. Snc., a versare, in più soluzioni,
ventimila euro, in relazione ai lavori di costruzione di una scuola materna che
lo SPALLINA stava effettuando nel Comune di Cinisi e costringendo il medesimo
imprenditore a cedere in sub appalto parte dei lavori alle ditte di EVOLA
Alberto, DI MAGGIO Lorenzo, DI MAGGIO Giuseppe e CINÀ Pietro;
agendo LO PICCOLO Salvatore e LO PICCOLO Sandro come mandanti
delle pretese estorsive;
DI MAGGIO Gaspare come materiale esecutore delle richieste estorsive;
PUGLISI Francesco come esecutore delle richieste estorsive ed esattore
della somma di denaro;
EVOLA Alberto, DI MAGGIO Lorenzo, DI MAGGIO Giuseppe e CINÀ Pietro,
come
percettori
finali
dei
profitti
derivanti
dall‟imposizione
all’imprenditore dei sub appalti ottenuti utilizzando la forza del vincolo
associativo relativo all‟organizzazione mafiosa. Con la recidiva specifica,
reiterata, infraquinquennale per LO PICCOLO Salvatore ( art.99 comma 1,
comma 2 n.1 e 2, comma 3, comma 4, comma5);
Con la recidiva specifica, reiterata, infraquinquennale per LO PICCOLO
Sandro ( art.99 comma 1, comma 2 n.1 e 2, comma 3, comma 4,
comma5);
Con la recidiva specifica infraquinquennale reiterata per CINÀ Pietro
(art.99 comma 1, comma 2 n.1 e 2, comma 3) In Cinisi nell‟anno 2007.
(ORDINANZA DI APPLICAZIONE DELLA MISURA COERCITIVA DELLA CUSTODIA CAUTELARE IN
CARCERE N. 11213/08 R.G.N.R. pag 9)

https://pinociampolillo.files.wordpress.com/2012/04/mafia-a-isola-delle-femmine-addio-pizzo-5custodia-cautelare-pdf2.pdf
Si ritengono pertanto raggiunti sufficienti elementi indiziari a carico degli
indagati in ordine alla consumazione del reato di estorsione aggrvata in
danno dell‘imprenditore SPALLINA, agendo LO PICCOLO Salvatore e LO
PICCOLO Sandro come mandanti delle pretese estorsive,
DI MAGGIO Gaspare come materiale esecutore delle richieste estorsive,
PUGLISI Francesco come esecutore delle richieste estorsive ed esattore
della somma di denaro, EVOLA Alberto, DI MAGGIO Lorenzo, DI MAGGIO
Giuseppe e CINA‘ Pietro, come percettori finali dei profitti derivanti
dall‘imposizione all‘imprenditore dei sub appalti ottenuti utilizzando la
forza del vincolo associativo relativo all‘organizzazione mafiosa.
(ORDINANZA DI APPLICAZIONE DELLA MISURA COERCITIVA DELLA CUSTODIA CAUTELARE IN
CARCERE N. 11213/08 R.G.N.R. pag 342 )

https://pinociampolillo.files.wordpress.com/2012/04/mafia-a-isola-delle-femmine-addio-pizzo-5custodia-cautelare-pdf2.pdf
17.5 “ESTORSIONE LAVORI SCUOLA MATERNA CINISI”
L‘estorsione in oggetto veniva accertata sulla base dei dati incrociati costituiti dalle
dichiarazioni del collaboratore BRIGUGLIO e dai preziosissimi riscontri forniti dal
monumentale carteggio sequestrato ai LO PICCOLO nel corso del blitz di Giardinello.
Le prime tracce della vicenda in oggetto sono rinvenibili nel pizzino D12 già
menzionato manoscritto da Gaspare DI MAGGIO di cui si riporta il relativo stralcio.
Stralcio pizzino D 12
D12
Carissimo padrino, la sequente vi venga a trovare in ottima salute.
Noi bene.
Ti scrivo l‘entrate e uscite di tutto l‘anno 2006
Entrate = € 3470 rimanenza anno 2005 * € 1500 lavoro di fronte
biviratura * € 12000 acconto recinzione P.Raisi * € 8500 acconto
lavoro scuola * € 2500 conto chiuso anno 2005 “Mar” *
€ 9700 conto chiuso anno 2006 ―Mar‖ * Azzolini € 1500 *
cemento (cinisi) €8000 * € 7000 SPIGA acconto P.Raisi*
€ 5000 acconto lavoro Comune * D‘ARRIGO acconto Montagna
€ 2000 + acconto P.Raisi 5000 =
Al fine di identificare la scuola in oggetto la P.G. svolgeva accertamenti a seguito dei
quali si appurava che presso la scuola materna comunale ―Papa Giovanni Paolo II‖
ubicata a Cinisi in via Luigi Einaudi, alle spalle della scuola elementare ―Tenente
Anania‖ sita in via Sacramento, erano stati realizzati lavori ad opera dall‘A.T.I. Spallina
Costruzioni e Spallina Lucio con sede a Gangi in via Repubblica nr. 63.
Veniva pertanto sentito a sommarie informazioni SPALLINA Luigi, amministratore
unico della Spallina Costruzioni di SPALLINA Luigi e C. Snc., il quale riferiva che
nell‘anno 2004 la sua impresa si era aggiudicata l‘appalto per la costruzione di una
scuola materna nel comune di Cinisi, bandito dal comune, per un importo di euro un
milione e trecentomila.
Poco dopo l‘inizio dei lavori era stato avvicinato da DI MAGGIO Gaspare, il quale gli
aveva chiesto l‘assunzione di soggetti e di fare lavorare imprese del paese, tra le quali
la ditta del fabbro EVOLA Alberto.
Poco tempo dopo si presentava in cantiere un uomo a nome PUGLISI il quale gli
imponeva il pagamento del pizzo, pari al 3% dell‘importo dell‘appalto, nonché la
concessione in sub appalto di alcuni lavori ad imprese da lui consigliate. In particolare,
a seguito dell‘intervento dell‘uomo, i lavori di movimento terra venivano affidati
all‘impresa gestita da PUGLISI Baldassare di Torretta. Quest‘ultimo pochi giorni dopo
aveva condiviso la realizzazione delle opere con l‘impresa gestita da DI MAGGIO
Lorenzo di Torretta.
Lo SPALLINA riferiva che per il fatto di avere concesso i lavori in sub appalto a
imprese vicine al DI MAGGIO, era riuscito a mediare la cifra impostagli a titolo di pizzo
Infatti, anziché del 3% dell‘importo dell‘appalto, aveva pagato in più
soluzioni la cifra di 20.000 euro che consegnava personalmente al
PUGLISI.
Si provvedeva a mostrare allo SPALLINA un album fotografico all‘interno
del quale riconosceva:
 DI MAGGIO Gaspare quale soggetto presentatosi a chiedere
l‘assunzione di qualche operaio e di fare lavorare l‘impresa di EVOLA
Alberto di Cinisi;
 DI MAGGIO Giuseppe, figlio di Lorenzo, quale soggetto impegnato nella
realizzazione delle opere in cantiere;
 DI MAGGIO Lorenzo quale soggetto che aveva affiancato il PUGLISI
nella realizzazione dei lavori di movimento terra nel cantiere di Cinisi,
aggiungendo che anche se la ditta era intestata al figlio, gli interessi
erano curati dal padre Lorenzo. Nella circostanza riferiva che DI MAGGIO
Lorenzo gli aveva imposto che le opere di elettricità venissero svolte da
CINA‘ Pietro214 di Palermo. Si rappresenta che il titolare dell‘impresa
della famiglia DI MAGGIO, risulta DI MAGGIO Antonio cl. 79, soggetto
non riconosciuto dallo SPALLINA nella foto mostratagli;
 PUGLISI Francesco quale soggetto al quale aveva consegnato 20 mila
euro in diverse soluzioni, relativi al pizzo per la realizzazione dei lavori
nel cantiere di Cinisi. Lo SPALLINA riferiva di non essere a conoscenza
che l‘uomo era figlio di Baldassare;
 Infine riconosceva EVOLA Alberto e CINA‘ Pietro i quali gli erano stati
imposti per la realizzazione degli infissi e dell‘impianto elettrico.
In merito all‘estorsione in danno dell‘impresa che ha realizzato i lavori
presso la scuola materna di Cinisi, il collaboratore di giustizia BRIGUGLIO
Francesco in data 20.01.2009 riferiva: ―Sono a conoscenza di una
estorsione per lavori ad una scuola di Cinisi come riportato nei pizzini
sequestrati ai LO PICCOLO‖;
Il
collaboratore
veniva
specificamente
risentito
sul
punto
nell‘interrogatorio del 05.02.2009. Nell‘occasione veniva anche esibito il
pizzino ZD12 sopra menzionato e il BRIGUGLIO sul punto riferiva:
interrogatorio di BRIGUGLIO Francesco del 5-2-2009
―Estorsione in danno di: ―LAVORO SCUOLA‖ annotata in un pizzino
sequestrato ai LO PICCOLO. Si tratta di una estorsione relativa della
realizzazione di una scuola materna sita in Cinisi, alle spalle della vecchia
scuola elementare, ad opera di una ditta di fuori della quale non conosco
il nome. Per tale estorsione mi risulta sia stata pagata la somma di
ottomila euro a titolo di parziale pagamento del pizzo;‖
Successivamente, nel corso dell‘interrogatorio del 06.02.2009 il
BRIGUGLIO aggiungeva: ―€ 8500 acconto lavoro scuola‖ fa riferimento
alla messa a posto per la costruzione di un edificio scolastico a Cinisi. Di
ciò si era occupato EVOLA Alberto‖.
Oltre al manoscritto D 12 (più volte menzionato) redatto da Gaspare DI
MAGGIO, nel quale si trova annotato un pagamento, verosimilmente
effettuato dall‘impresa che ha realizzato i lavori della scuola di Cinisi, si
segnala quale documento probabilmente pertinente alla questione, il
manoscritto P 7 , redatto da Sandro LO PICCOLO in cui genericamente
compare l‘indicazione ―scuola Cinisi‖:
Stralcio pizzino P 7
Altro documento che si ritiene attinente all‘estorsione in questione è
quello catalogato E21, dattiloscritto privo di firma. Tuttavia, dall‘esame
del contenuto, alla luce degli elementi di novità ricavati delle
dichiarazioni dello SPALLINA che ha riferito sull‘imposizione della ditta di
CINA‘ Pietro per la realizzazione degli impianti elettrici, nonché dal
raffronto con il documento D22 firmato ―Alfa‖215, anch‘esso
dattiloscritto che presenta caratteri di scrittura meccanica visibilmente
simili, ad esempio l‘uso continuativo del maiuscolo, si ritiene potere
attribuire il succitato documento E21 a CINA‘ Pietro.
Si riporta di seguito uno stralcio del documento E21 in questione:

Per un utile raffronto si riporta uno stralcio del documento D22 attribuibile inequivocabilmente a CINA‘ Pietro:
Si ritengono pertanto raggiunti sufficienti elementi indiziari a carico degli
indagati in ordine alla consumazione del reato di estorsione aggrvata in
danno dell‘imprenditore SPALLINA, agendo LO PICCOLO Salvatore e LO
PICCOLO Sandro come mandanti delle pretese estorsive,
DI MAGGIO Gaspare come materiale esecutore delle richieste estorsive,
PUGLISI Francesco come esecutore delle richieste estorsive ed esattore
della somma di denaro, EVOLA Alberto, DI MAGGIO Lorenzo, DI MAGGIO
Giuseppe e CINA‘ Pietro, come percettori finali dei profitti derivanti
dall‘imposizione all‘imprenditore dei sub appalti ottenuti utilizzando la
forza del vincolo associativo relativo all‘organizzazione mafiosa
(ORDINANZA DI APPLICAZIONE DELLA MISURA COERCITIVA DELLA CUSTODIA CAUTELARE IN
CARCERE N. 11213/08 R.G.N.R. da pag 338 a pag 342 )

https://pinociampolillo.files.wordpress.com/2012/04/mafia-a-isola-delle-femmine-addio-pizzo-5custodia-cautelare-pdf2.pdf

La ferrea legge del pizzo al 3 per cento per i
cantieri di case, scuole e caserme
ARRIVANO pochi giorni dopo l' apertura del cantiere e chiedono: «Che state facendo?». E
subito dopo: «Da dove venite?». Non si presentano e non aggiungono altro. Salutano e se ne
vanno lasciando l' interlocutore con una certezza: qualcun altro, prima o poi, verrà a incassare
direttamente. Un contributo a Natale e a Pasqua o, se il lavoro è di una certa rilevanza, un' una
tantum, il 3 per cento sull' importo complessivo. Prezzi fermi al vecchio tavolino degli appalti,
quello che l' allora ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra, Angelo Siino, gestiva con successo
negli anni Ottanta, spartendosi la torta degli appalti pubblici con politici e imprenditori. Ma qui
a incassare sono solo i mafiosi, gli esattori della cosca che ha monopolizzato il racket del pizzo su
ogni genere di attività imprenditoriale: dall' edilizia allo spettacolo. Storie parallele quelle dei
Conigliaro, padre e figlio, imprenditori edili, titolari della "Comat" che ha pagato per il
complesso di 18 ville nella zona di via dell' Olimpo, per le due palazzine di Carini e per 45 alloggi
a Capaci, e quella di Emerico Lino, dipendente regionale, funzionario già in forza agli Enti locali
(e oggi alla Presidenza) che ai mafiosi lasciava i soldi in una busta nella portineria dell'
assessorato. Una sorta di "obolo" per la sua seconda attività, quella di organizzatore degli
spettacoli della sua compagna, l' attrice teatrale Luciana Turina. Non ci voleva molto a farsi dare
i soldi da lui, la paura era troppa: il primo faccia a faccia minaccioso, la macchina bruciata. Alla
fine, appena sentiva la voce degli esattori al telefono che gli chiedevano un incontro, Emerico
Lino anticipava i tempi e chiedeva subito quanto "doveva" pagare. Da 150 a 750 euro alla volta, e
chi incassava spesso ci pagava solo l' affitto di casa. Per ottenere il pagamento del pizzo per un
grosso lavoro da un milione di euro per la ristrutturazione di Villa Amari-Bonocore-Maletto, ai
mafiosi bastò non fare mai arrivare nel cantiere la gru a torre fornita da un' impresa
subappaltatrice. Quando all' imprenditore Armando Fecarotta il titolare della ditta spiegò che
«non poteva» mandare la gru, per sbloccare i lavori bastò promettere un "regalo". «Da lì a pochi
giorni - racconta l' imprenditore - venne montata la gru e nell' arco di alcuni mesi, in due, tre
rate, consegnai 12.500 euro». Un altro imprenditore, Antonino Candela, che si era aggiudicato
alcuni lavori all' interno dell' aeroporto "incontrò" i suoi esattori per strada. Un tale,
presentatosi come Roberto, lo fermò a Carini mentre attraversava il paese in macchina e gli
chiese di «regolarizzare la sua posizione» con l' organizzazione. «Almeno facciamo una cifra
ragionevole», implorò l' imprenditore. «Il 3 per cento», fu la risposta. E tanto pagò. Alla regola,
naturalmente, non sfuggirono i lavori di un altro appalto, quello per la caserma militare Bichelli
a San Lorenzo, andati sempre alla Sicania servizi srl. Per la costruzione della scuola materna di
Cinisi, la famiglia mafiosa di Gaspare Di Maggio pretese, oltre ai soldi, anche assunzioni e
lavori in subappalto per alcune ditte artigiane del paese, a cominciare da quella del fabbro
Alberto Evola. Un surplus di tangente che consentì all' imprenditore aggiudicatario della
costruzione della scuola, Luigi Spallina, di ottenere uno sconto sul previsto 3 per cento. Spallina
pagò ventimila euro e cedette a ditte segnalate dai mafiosi i lavori di movimento terra, la
realizzazione di infissi e impianto elettrico. Al titolare della discoteca "Goa" e del locale "Baia del
corallo" di Sferracavallo, due luoghi cult delle notti palermitane, le cosche mandarono un
estorsore ragazzino. «Aveva tra i 16 e i 22 anni - racconta Marcello Barbaro - mi avvicinò mentre
mi dirigevo verso il locale. Pensavo che si trattasse di uno dei tanti giovani che frequentano la
discoteca e che chiedono di poter accedere al locale. Invece mi disse che era stato mandato per
informarmi della necessità che mi mettessi a posto. Mi disse che erano necessari cinquemila euro
a Natale e cinquemila a Pasqua. Gli dissi che non avevo mai pagato e che non volevo pagare
adducendo, tra l' altro, che fra i miei soci vi era anche un poliziotto. Il ragazzo mi rispose:
"Quelli vengono a sapere tutto..."». Un dialogo, quello tra il gestore del "Goa" e il babyestorsore, interamente registrato dal cellulare dell' imprenditore, una formidabile testimonianza
audiovideo finita agli atti dell' inchiesta della Procura. E il questore Nicola Zito dice: «L' attività
estorsiva c' è,è evidente, ma confidiamo nei risultati di oggi e del passato perché si volti
definitivamente pagina. Denunciare nonè solo questione di coraggio, ma di convenienza».
ALESSANDRA ZINITI

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/12/14/la-ferrea-legge-del-pizzo-alper.html

La rete del racket di Lo Piccolo

SALVO PALAZZOLO

Hanno pagato per anni al clan di Salvatore Lo Piccolo per ogni appalto che
realizzavano, adesso hanno deciso di denunciare gli esattori del pizzo. Le dichiarazioni
di tredici imprenditori sono state determinanti per l’ultima indagine della squadra
mobile e della Procura di Palermo nei confronti di 63 persone accusate di aver gestito
il mandamento di Tommaso Natale dopo l’arresto di Lo Piccolo, nel novembre 2007.
Ventisei indagati erano già in carcere, per altre estorsioni. Trentasette sono finiti in
manette questa notte.
I provvedimenti riguardano presunti mafiosi, ma anche insospettabili imprenditori che
avrebbero fatto da prestanome. I boss avevano deciso di investire in nuove attività:
uno dei più noti centri benessere del centro città, “O sole mio”, sarebbe stato
realizzato con i soldi del capomafia Giovanni Bonanno, della famiglia di Resuttana. Il
titolare, Filippo Catania, è stato arrestato con l’accusa di associazione mafiosa e
trasferimento fraudolento di valori.
Il pizzo fu invece pagato per alcuni lavori all’aeropor¬¬to Falcone Borsellino. Questo è
quanto emerge dalle indagini coordinate dai sostituti procuratori Francesco Del Bene,
Lia Sava, Gaetano Paci, Annamaria Picozzi e Marcello Viola nonché dal procuratore
aggiunto Antonio Ingroia. Il pizzo sarebbe stato pagato anche dalla ditta che ha
ristrutturato la caserma Bighelli dell’Esercito. Il mandamento di Tommaso Natale
estendeva il suo potere dal centro città fino ad alcuni centri della provincia. Così,
pagarono pure gli imprenditori che si erano aggiudicati l’appalto per la realizzazione di
una scuola materna a Cinisi: quella volta, i boss non pretesero soldi, ma imposero
alcune ditte di fiducia nei subappalti. Il taglieggiamento dei capimafia era esteso ai
cantieri per la costruzione di palazzine private e ai distributori di benzina.
Tutto questo hanno confermato i tredici imprenditori che nei mesi scorsi sono stati
convocati alla squadra mobile per spiegare quanto emergeva dalla contabilità trovata
nei pizzini di Lo Piccolo. Il pizzo variava dal tre per cento sull’importo degli appalti ai
50 mila euro dei cantieri edili privati. I gestori dei distributori pagavano invece 20 mila
euro all’anno. Il significato di cifre e codici segnati nei pizzini è stato spiegato anche da
alcuni collaboratori di giustizia che un tempo era uomini fidati dei Lo Piccolo. Così è
emerso il nome del capo della famiglia di Capaci e Isola delle femmine, Pietro Bruno, e
del suo collega di Torretta, Salvatore D’Anna. Gli altri arresti riguardano esponenti
delle famiglie di Carini, Montelepre, Tommaso Natale, Sferracavallo, Cardillo,
Resuttana e Passo di Rigano. L’inchiesta fa luce anche su un traffico di droga gestito
nel quartiere Zen.
Negli ultimi due anni sono stati ascoltati alla squadra mobile di Palermo 232 fra
imprenditori e commercianti. Solo 61 hanno deciso di denunciare. “Non siamo ancora
di fronte a una ribellione collettiva contro il racket, il pizzo purtroppo si paga ancora a
Palermo, ma assistiamo a una significativa presa di coscienza da parte degli operatori
economici”, dice il vice questore Nino De Santis, che dirige la sezione Criminalità
organizzata della Mobile. “E’ un processo culturale importante e in evoluzione, che è
stato favorito dal lavoro delle associazioni antiracket e adesso deve essere sostenuto
sempre di più dalle associazioni di categorie”.
I prestanome. L’ultima indagine ha svelato che i soldi delle estorsioni venivano
reinvestiti in attività lecite attraverso una rete di insospettabili. In manette sono finiti gli
imprenditori edili Michele Acquisto, Mario Biondo, Giuseppe e Isidoro Lo Cascio, Mario
e Antonino Lucia.
Nel centro benessere di Filippo Catania si erano imbattute anche le indagini dei
carabinieri. Da alcune intercettazioni era emerso che il 15 dicembre 2005 il boss
Maurizio Spataro, oggi collaboratore di giustizia, aveva telefonato addirittura al
cellulare di Giuseppe Cuffaro, fratello dell’allora presidente della Regione Siciliana, per
invitarlo all’inaugurazione del nuovo solarium “O sole mio”. Gli disse che avrebbe
portato un invito “anche per Totò”. Totò Cuffaro. E un’ora dopo, Spataro chiamò
Catania: “Sto vedendo di fare venire una persona molto speciale”, disse.
In un’altra attività di Filippo Catania, la parruccheria “Loca club” di viale del Fante, il
boss Giovanni Bonanno (assassinato nel gennaio 2006) avrebbe invece organizzato
dei summit di mafia.
http://www.repubblica.it

http://mafieholding.wordpress.com/2010/12/13/la-rete-del-racket-di-lo-piccolo/
Rito abbreviato
7635/11
R.G.N.R
Di Piazza Francesco Paolo 1962
Cusimano Anello 1976
Cusimano Nicolò 1980
D'Anna Salvatore 1960
Corrao Giovanni 1965
Biondo Mario 1966
Ciaramitaro Domenico 1974
Cinà Pietro 1964 (elettricista CALLIOPE)
Acquisto Michele 1953 EDIL RESTAURI S.a.s.
Bruno Pietro 46
Puglisi Francesco 66 “ESTORSIONE LAVORI SCUOLA MATERNA CINISI”
Di Bella Giuseppe 1958
Di Maggio Lorenzo 1951 “ESTORSIONE LAVORI SCUOLA MATERNA CINISI”
Darrica Fabio 1977
Enea Giuseppe 1973
Evola Alberto 1962(fabbro) “ESTORSIONE LAVORI SCUOLA MATERNA CINISI”
Liga Salvatore di Gioacchino 1964
Lo Cascio Isidoro 1946
Lo Cascio Giuseppe di Isidoro 1970
Lo Piccolo salvatore 1942
Lo Piccolo Sandro 1975
Lo Piccolo Filippo di calogero 1974
Messina Giuseppe di Salvatore 1978
Nicoletti Giuseppe 1965
Palazzolo Vito Mario di Giacomo 1976
Randazzo Salvatore di Antonino 1967
Serio Nunzio 1977
Spina Guido 1965
Tognetti Felisiano 1971
Vito Badalamenti in Italian
Figlio del più noto boss Gaetano Badalamenti è ricercato dal 1995, per associazione di tipo mafioso, e dal
22 novembre del 2000 è stato spiccato nei suoi confronti un mandato d'arresto internazionale. . È tra i
trenta più pericolosi criminali ricercati dalle forze dell'ordine italiane.
All'inizio della seconda guerra di mafia, Vito Badalamenti lascia Cinisi insieme al padre nel 1981 per
emigrare prima in Brasile, poi in Spagna dove viene arrestato insieme al padre per l'affare "Pizza
connection". Estradato dalla Spagna verso gli Stati Uniti nel 1984, trascorre quattro anni in carcere poiché
non paga la cauzione di diversi milioni di dollari. Alla fine del processo, mentre il padre sarà condannto a
45 anni di prigione, egli sarà assolto dalle accuse. .

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Okdecreto del presidente della repubblica 12 novembre 2012 scioglimento del consiglio comunale di isola delle femmine e nomina della commissione straordinaria

  • 1. DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 12 novembre 2012 Scioglimento del consiglio comunale di Isola delle Femmine e nomina della commissione straordinaria. L’Amministrazione comunale di Isola delle Femmine, rinnovata nelle predette consultazioni del giugno 2009, appare soggetta a forme di condizionamento da parte di assoluta soggetti appartenenti continuita’, alla peraltro, locale famiglia con la mafiosa, precedente in compagine amministrativa che vedeva al vertice il medesimo primo cittadino. Infatti, se si tiene conto del contesto criminale sopra descritto, non stupisce come una famiglia mafiosa tanto attiva in vari settori dell’economia locale e che, soprattutto nell’ultimo periodo, aveva acquisito un ruolo rilevante nel nuovo assetto di Cosa Nostra della provincia di Palermo, delineatosi secondo le direttive dei “Omissis”, sia stata assolutamente in grado di’ infiltrarsi nelle attivita’ di pubblico interesse che l’Amministrazione di Isola delle Femmine e’ chiamata a regolare. Inoltre, la particolare levatura degli esponenti di Cosa Nostra operanti nel territorio di componenti nonche’ Isola delle attuali della dell’apparato indicativo sotto il Femmine Giunta burocratico, profilo capacita’ di penetrazione della e le loro Municipale e contribuiscono relazioni parentali con del Consiglio Comunale a costituire un dato “densita’ criminale” e della correlata della locale famiglia mafiosa nelle piu’ svariate sfere della vita pubblica, economica e sociale della comunita’. Questo dato va contestualizzato tenendo conto, altresi’, della peculiare posizione geografica nella quale si colloca il Comune di Isola delle Femmine, vicinissimo al capoluogo e lungo la fascia costiera, che lo rende idoneo a divenire il fulcro degli interessi economici di Cosa Nostra, primi fra tutti il racket delle estorsioni e le speculazioni edilizie. Lo stretto legame tra la famiglia mafiosa di Isola delle Femmine, con al vertice “Omissis” e i “Omissis”, i quali a loro volta avevano esteso la loro influenza
  • 2. sull’intera provincia di Palermo, e’ un dato indicativo, infine, di quanto potente sia la forza intimidatoria territorio di riferimento, al punto che politici della criminalita’ diversi fra gli organizzata stessi nel esponenti ed amministratori, contigui piu’ o meno da vicino ad ambienti mafiosi, hanno avuto e continuano ad avere un ruolo determinante nella vicenda amministrativa dell’ente. Le ingerenze nelle funzioni e nei compiti curati dall’ente civico hanno preso corpo e sviamenti si sono di tradotte potere e in molteplici anomalie illegittimita’, abusi, eccessi, dell’attivita’ amministrativa, tutti tesi a favorire economicamente o sotto forma di altre utilita’, soggetti a vario titolo collegati, direttamente o indirettamente, a esponenti della locale consorteria mafiosa e, piu’ in generale, di Cosa Nostra. L’accesso agli atti dell’amministrazione, infatti ha consentito di fare luce sui condizionamenti della criminalita’ organizzata atti amministrativi adottati nel della Commissione ispettiva, corso che locale, che si sono tradotte in del periodo oggetto di osservazione va principalmente dal giugno del 2009 al 2012. Si puo’ decisamente affermare, inoltre, che l’influenza mafiosa nella sfera politica e amministrativa locale tempo, determinando situazioni di si della famiglia e’ protratta nel obiettiva incompatibilita’ in soggetti che ricoprono cariche istituzionali di primo piano. Giova rammentare infine che oltre al Sindaco, che come gia’ detto secondo mandato dopo avere ricoperto cariche anche durante e’ al suo i mandati sindacali di “Omissis”, diversi altri componenti dell’attuale giunta e consiglio comunale occupavano amministrazione cariche (“Omissis”, politiche “Omissis”, anche nella “Omissis”, precedente “Omissis”). Tate circostanza pone le due amministrazioni susseguitesi a Isola delle Femmine, dal 2004 ad oggi, in assoluta continuita’ anche - come vedremo in seguito - dal punto di vista dell’azione amministrativa.
  • 3. I collegamenti tra la politica locale e la famiglia mafiosa di Isola delle Femmine Il corpo politico chiamato a reggere l’amministrazione di Isola delle Femmine, sin dal suo insediamento significativo numero di soggetti i o legami d’interesse, alla territorio nonche’ del sicuro luce e’ quali, della apparso per composto parentele da un e frequentazioni situazione socio-economica di quel radicamento e diffusione della locale famiglia mafiosa, sono esposti ai tentativi di infiltrazione e condizionamento posti in essere da soggetti affiliati o a vario titolo contigui alla criminalita’ organizzata. Al riguardo, si riportano di seguito emersi. Il Vice Sindaco, “Omissis”, e’ gli elementi di controindicazione nipote acquisito di rapporto di parentela deriva dal fatto che il “Omissis” e’ “Omissis”: il sposato con “Omissis”, figlia di “Omissis” (classe “Omissis” omonimo del capo famiglia), la cui sorella, “Omissis”, e’ coniugata con “Omissis”. nipote acquisito del noto “Omissis” (ci. L’Assessore “Omissis”e’ “Omissis” attualmente detenuto), avendo sposato “Omissis”, figlia di “Omissis” (ci. “Omissis”) fratello maggiore del citato capo famiglia. L’Assessore, inoltre e’ cognato di “Omissis” (cl. “Omissis”) titolare del bar “Omissis” sito in “Omissis” di Isola delle Femmine sul conto del quale si dira’ in seguito. “Omissis”, nato a Torretta il “Omissis”, e’ un altro elemento di spicco della famiglia mafiosa di Isola delle Femmine che, oltre ad annoverare precedenti penali per estorsione aggravata dalle modalita’ di tipo mafioso, sembra avere contribuito a condizionare in particolar modo l’operato dell’Amministrazione Comunale di Isola delle Femmine. Questi, come “Omissis”, veniva tratto in arresto il 13 dicembre 2010 nell’ambito dell’operazione “ADDIOPIZZO 5” in esecuzione di ordinanza di applicazione della misura coercitiva della custodia cautelare n. 11213/08 R.G.N.R. e 11998/08 R.G. G.I.P. emessa il 9 dicembre 2010 dal Tribunale di Palermo, Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari, essendo gravemente indiziato di reita’ in riferimento al delitto di estorsione aggravata da modalita’ mafiosa (delitto p. e p. dagli artt. 110, 81 cpv, 629 comma 2° e art. 7 D.L. 13 maggio 1991 nr.152, conv. nella legge 12 luglio 1991 nr.203) per essersi - in concorso con i piu’ noti “Omissis” ed altri - con piu’ azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, mediante minaccia consistita nel
  • 4. manifestare la propria appartenenza all’associazione mafiosa Cosa Nostra, ed in virtu’ della forza derivante dal vincolo associativo relativo alla predetta organizzazione, procurati un ingiusto profitto, costringendo l’imprenditore “Omissis”, amministratore unico della “Omissis” e C. S.n.c., a versare, in piu’ soluzioni, ventimila euro, in relazione ai lavori di costruzione di una scuola materna che lo “Omissis”stava effettuando nel Comune di Cinisi e costringendo il medesimo imprenditore a cedere in sub appalto parte dei lavori alle ditte di “Omissis”, “Omissis”,”Omissis” e “Omissis”. Nella vicenda, “Omissis” aveva svolto il ruolo di esecutore delle richieste estorsive e di esattore della somma di denaro, mentre i piu’ noti “Omissis” e “Omissis” agivano come mandanti delle pretese estorsive. Con sentenza n. 736/12 emessa in data 15 giugno 2012, il Tribunale di Palermo Giudice dell’Udienza Preliminare condannava “Omissis” alla pena di anni sei di reclusione ed euro mille di multa per estorsione aggravata e continuata in concorso. Con medesima sentenza, il G.U.P. di Palermo condannava “Omissis” alla pena di anni dieci di reclusione e alla multa di euro quattromila per lo stesso reato. “Omissis”, nato a Isola delle Femmine (PA) il “Omissis”, risulta gia’ sottoposto, in data 28 dicembre 1984, alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di PS. per la durata di tre anni. La sua pericolosita’ sociale si evidenzia anche avuto riguardo ai legami di frequentazione intrattenuti con “Omissis”, il predetto “Omissis”, ed altri esponenti di calibro della criminalita’ organizzata - tutti colpiti da provvedimenti giudiziari per associazione di tipo mafioso. Il predetto “Omissis” inoltre risulta avere partecipato alle societa’ prima citate, riferibili al clan dei “Omissis”, quali la “Omissis s.p.a.” e la “Immobiliare Omissis”, costituita unitamente a “Omissis” e a “Omissis”, suo cognato avendo lo stesso “Omissis” sposato la sorella di questi “Omissis”. “Omissis”, inoltre, risulta avere partecipato - il 4 dicembre 2002 - ai funerali di “Omissis” classe “Omissis”, madre del capo famiglia “Omissis, unitamente a “Omissis”. (Fonte Gazzetta Ufficiale 279 29 novembre 2012 ) LO PICCOLO Salvatore, LO PICCOLO Sandro, DI MAGGIO Gaspare, PUGLISI Francesco, EVOLA Alberto, DI MAGGIO Lorenzo, DI MAGGIO Giuseppe, CINÀ Pietro 13) per il delitto p. e p. dagli artt. 110, 81 cpv, 629 comma 2° e art. 7 D.L. 13 maggio 1991 nr.152, conv. nella legge 12 luglio 1991 nr.203 per essersi, in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, mediante minaccia consistita nel manifestare la propria appartenenza all’associazione mafiosa Cosa Nostra, ed in virtù della forza derivante dal vincolo associativo relativo alla predetta organizzazione, procurati un ingiusto profitto, costringendo l‟imprenditore SPALLINA Luigi, amministratore unico della Spallina Costruzioni di SPALLINA Luigi e C. Snc., a versare, in più soluzioni, ventimila euro, in relazione ai lavori di costruzione di una scuola materna che lo SPALLINA stava effettuando nel Comune di Cinisi e costringendo il medesimo imprenditore a cedere in sub appalto parte dei lavori alle ditte di EVOLA
  • 5. Alberto, DI MAGGIO Lorenzo, DI MAGGIO Giuseppe e CINÀ Pietro; agendo LO PICCOLO Salvatore e LO PICCOLO Sandro come mandanti delle pretese estorsive; DI MAGGIO Gaspare come materiale esecutore delle richieste estorsive; PUGLISI Francesco come esecutore delle richieste estorsive ed esattore della somma di denaro; EVOLA Alberto, DI MAGGIO Lorenzo, DI MAGGIO Giuseppe e CINÀ Pietro, come percettori finali dei profitti derivanti dall‟imposizione all’imprenditore dei sub appalti ottenuti utilizzando la forza del vincolo associativo relativo all‟organizzazione mafiosa. Con la recidiva specifica, reiterata, infraquinquennale per LO PICCOLO Salvatore ( art.99 comma 1, comma 2 n.1 e 2, comma 3, comma 4, comma5); Con la recidiva specifica, reiterata, infraquinquennale per LO PICCOLO Sandro ( art.99 comma 1, comma 2 n.1 e 2, comma 3, comma 4, comma5); Con la recidiva specifica infraquinquennale reiterata per CINÀ Pietro (art.99 comma 1, comma 2 n.1 e 2, comma 3) In Cinisi nell‟anno 2007. (ORDINANZA DI APPLICAZIONE DELLA MISURA COERCITIVA DELLA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE N. 11213/08 R.G.N.R. pag 9) https://pinociampolillo.files.wordpress.com/2012/04/mafia-a-isola-delle-femmine-addio-pizzo-5custodia-cautelare-pdf2.pdf Si ritengono pertanto raggiunti sufficienti elementi indiziari a carico degli indagati in ordine alla consumazione del reato di estorsione aggrvata in danno dell‘imprenditore SPALLINA, agendo LO PICCOLO Salvatore e LO PICCOLO Sandro come mandanti delle pretese estorsive, DI MAGGIO Gaspare come materiale esecutore delle richieste estorsive, PUGLISI Francesco come esecutore delle richieste estorsive ed esattore della somma di denaro, EVOLA Alberto, DI MAGGIO Lorenzo, DI MAGGIO Giuseppe e CINA‘ Pietro, come percettori finali dei profitti derivanti dall‘imposizione all‘imprenditore dei sub appalti ottenuti utilizzando la forza del vincolo associativo relativo all‘organizzazione mafiosa. (ORDINANZA DI APPLICAZIONE DELLA MISURA COERCITIVA DELLA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE N. 11213/08 R.G.N.R. pag 342 ) https://pinociampolillo.files.wordpress.com/2012/04/mafia-a-isola-delle-femmine-addio-pizzo-5custodia-cautelare-pdf2.pdf 17.5 “ESTORSIONE LAVORI SCUOLA MATERNA CINISI”
  • 6. L‘estorsione in oggetto veniva accertata sulla base dei dati incrociati costituiti dalle dichiarazioni del collaboratore BRIGUGLIO e dai preziosissimi riscontri forniti dal monumentale carteggio sequestrato ai LO PICCOLO nel corso del blitz di Giardinello. Le prime tracce della vicenda in oggetto sono rinvenibili nel pizzino D12 già menzionato manoscritto da Gaspare DI MAGGIO di cui si riporta il relativo stralcio. Stralcio pizzino D 12 D12 Carissimo padrino, la sequente vi venga a trovare in ottima salute. Noi bene. Ti scrivo l‘entrate e uscite di tutto l‘anno 2006 Entrate = € 3470 rimanenza anno 2005 * € 1500 lavoro di fronte biviratura * € 12000 acconto recinzione P.Raisi * € 8500 acconto lavoro scuola * € 2500 conto chiuso anno 2005 “Mar” * € 9700 conto chiuso anno 2006 ―Mar‖ * Azzolini € 1500 * cemento (cinisi) €8000 * € 7000 SPIGA acconto P.Raisi* € 5000 acconto lavoro Comune * D‘ARRIGO acconto Montagna € 2000 + acconto P.Raisi 5000 = Al fine di identificare la scuola in oggetto la P.G. svolgeva accertamenti a seguito dei quali si appurava che presso la scuola materna comunale ―Papa Giovanni Paolo II‖ ubicata a Cinisi in via Luigi Einaudi, alle spalle della scuola elementare ―Tenente Anania‖ sita in via Sacramento, erano stati realizzati lavori ad opera dall‘A.T.I. Spallina Costruzioni e Spallina Lucio con sede a Gangi in via Repubblica nr. 63. Veniva pertanto sentito a sommarie informazioni SPALLINA Luigi, amministratore unico della Spallina Costruzioni di SPALLINA Luigi e C. Snc., il quale riferiva che nell‘anno 2004 la sua impresa si era aggiudicata l‘appalto per la costruzione di una scuola materna nel comune di Cinisi, bandito dal comune, per un importo di euro un milione e trecentomila. Poco dopo l‘inizio dei lavori era stato avvicinato da DI MAGGIO Gaspare, il quale gli aveva chiesto l‘assunzione di soggetti e di fare lavorare imprese del paese, tra le quali la ditta del fabbro EVOLA Alberto. Poco tempo dopo si presentava in cantiere un uomo a nome PUGLISI il quale gli imponeva il pagamento del pizzo, pari al 3% dell‘importo dell‘appalto, nonché la concessione in sub appalto di alcuni lavori ad imprese da lui consigliate. In particolare, a seguito dell‘intervento dell‘uomo, i lavori di movimento terra venivano affidati all‘impresa gestita da PUGLISI Baldassare di Torretta. Quest‘ultimo pochi giorni dopo aveva condiviso la realizzazione delle opere con l‘impresa gestita da DI MAGGIO Lorenzo di Torretta. Lo SPALLINA riferiva che per il fatto di avere concesso i lavori in sub appalto a imprese vicine al DI MAGGIO, era riuscito a mediare la cifra impostagli a titolo di pizzo Infatti, anziché del 3% dell‘importo dell‘appalto, aveva pagato in più soluzioni la cifra di 20.000 euro che consegnava personalmente al PUGLISI. Si provvedeva a mostrare allo SPALLINA un album fotografico all‘interno del quale riconosceva:  DI MAGGIO Gaspare quale soggetto presentatosi a chiedere l‘assunzione di qualche operaio e di fare lavorare l‘impresa di EVOLA Alberto di Cinisi;
  • 7.  DI MAGGIO Giuseppe, figlio di Lorenzo, quale soggetto impegnato nella realizzazione delle opere in cantiere;  DI MAGGIO Lorenzo quale soggetto che aveva affiancato il PUGLISI nella realizzazione dei lavori di movimento terra nel cantiere di Cinisi, aggiungendo che anche se la ditta era intestata al figlio, gli interessi erano curati dal padre Lorenzo. Nella circostanza riferiva che DI MAGGIO Lorenzo gli aveva imposto che le opere di elettricità venissero svolte da CINA‘ Pietro214 di Palermo. Si rappresenta che il titolare dell‘impresa della famiglia DI MAGGIO, risulta DI MAGGIO Antonio cl. 79, soggetto non riconosciuto dallo SPALLINA nella foto mostratagli;  PUGLISI Francesco quale soggetto al quale aveva consegnato 20 mila euro in diverse soluzioni, relativi al pizzo per la realizzazione dei lavori nel cantiere di Cinisi. Lo SPALLINA riferiva di non essere a conoscenza che l‘uomo era figlio di Baldassare;  Infine riconosceva EVOLA Alberto e CINA‘ Pietro i quali gli erano stati imposti per la realizzazione degli infissi e dell‘impianto elettrico. In merito all‘estorsione in danno dell‘impresa che ha realizzato i lavori presso la scuola materna di Cinisi, il collaboratore di giustizia BRIGUGLIO Francesco in data 20.01.2009 riferiva: ―Sono a conoscenza di una estorsione per lavori ad una scuola di Cinisi come riportato nei pizzini sequestrati ai LO PICCOLO‖; Il collaboratore veniva specificamente risentito sul punto nell‘interrogatorio del 05.02.2009. Nell‘occasione veniva anche esibito il pizzino ZD12 sopra menzionato e il BRIGUGLIO sul punto riferiva: interrogatorio di BRIGUGLIO Francesco del 5-2-2009 ―Estorsione in danno di: ―LAVORO SCUOLA‖ annotata in un pizzino sequestrato ai LO PICCOLO. Si tratta di una estorsione relativa della realizzazione di una scuola materna sita in Cinisi, alle spalle della vecchia scuola elementare, ad opera di una ditta di fuori della quale non conosco il nome. Per tale estorsione mi risulta sia stata pagata la somma di ottomila euro a titolo di parziale pagamento del pizzo;‖ Successivamente, nel corso dell‘interrogatorio del 06.02.2009 il BRIGUGLIO aggiungeva: ―€ 8500 acconto lavoro scuola‖ fa riferimento alla messa a posto per la costruzione di un edificio scolastico a Cinisi. Di ciò si era occupato EVOLA Alberto‖. Oltre al manoscritto D 12 (più volte menzionato) redatto da Gaspare DI MAGGIO, nel quale si trova annotato un pagamento, verosimilmente effettuato dall‘impresa che ha realizzato i lavori della scuola di Cinisi, si segnala quale documento probabilmente pertinente alla questione, il manoscritto P 7 , redatto da Sandro LO PICCOLO in cui genericamente compare l‘indicazione ―scuola Cinisi‖: Stralcio pizzino P 7
  • 8. Altro documento che si ritiene attinente all‘estorsione in questione è quello catalogato E21, dattiloscritto privo di firma. Tuttavia, dall‘esame del contenuto, alla luce degli elementi di novità ricavati delle dichiarazioni dello SPALLINA che ha riferito sull‘imposizione della ditta di CINA‘ Pietro per la realizzazione degli impianti elettrici, nonché dal raffronto con il documento D22 firmato ―Alfa‖215, anch‘esso dattiloscritto che presenta caratteri di scrittura meccanica visibilmente simili, ad esempio l‘uso continuativo del maiuscolo, si ritiene potere attribuire il succitato documento E21 a CINA‘ Pietro. Si riporta di seguito uno stralcio del documento E21 in questione: Per un utile raffronto si riporta uno stralcio del documento D22 attribuibile inequivocabilmente a CINA‘ Pietro:
  • 9. Si ritengono pertanto raggiunti sufficienti elementi indiziari a carico degli indagati in ordine alla consumazione del reato di estorsione aggrvata in danno dell‘imprenditore SPALLINA, agendo LO PICCOLO Salvatore e LO PICCOLO Sandro come mandanti delle pretese estorsive, DI MAGGIO Gaspare come materiale esecutore delle richieste estorsive, PUGLISI Francesco come esecutore delle richieste estorsive ed esattore della somma di denaro, EVOLA Alberto, DI MAGGIO Lorenzo, DI MAGGIO Giuseppe e CINA‘ Pietro, come percettori finali dei profitti derivanti dall‘imposizione all‘imprenditore dei sub appalti ottenuti utilizzando la forza del vincolo associativo relativo all‘organizzazione mafiosa (ORDINANZA DI APPLICAZIONE DELLA MISURA COERCITIVA DELLA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE N. 11213/08 R.G.N.R. da pag 338 a pag 342 ) https://pinociampolillo.files.wordpress.com/2012/04/mafia-a-isola-delle-femmine-addio-pizzo-5custodia-cautelare-pdf2.pdf La ferrea legge del pizzo al 3 per cento per i cantieri di case, scuole e caserme ARRIVANO pochi giorni dopo l' apertura del cantiere e chiedono: «Che state facendo?». E subito dopo: «Da dove venite?». Non si presentano e non aggiungono altro. Salutano e se ne vanno lasciando l' interlocutore con una certezza: qualcun altro, prima o poi, verrà a incassare direttamente. Un contributo a Natale e a Pasqua o, se il lavoro è di una certa rilevanza, un' una tantum, il 3 per cento sull' importo complessivo. Prezzi fermi al vecchio tavolino degli appalti, quello che l' allora ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra, Angelo Siino, gestiva con successo negli anni Ottanta, spartendosi la torta degli appalti pubblici con politici e imprenditori. Ma qui a incassare sono solo i mafiosi, gli esattori della cosca che ha monopolizzato il racket del pizzo su ogni genere di attività imprenditoriale: dall' edilizia allo spettacolo. Storie parallele quelle dei Conigliaro, padre e figlio, imprenditori edili, titolari della "Comat" che ha pagato per il complesso di 18 ville nella zona di via dell' Olimpo, per le due palazzine di Carini e per 45 alloggi a Capaci, e quella di Emerico Lino, dipendente regionale, funzionario già in forza agli Enti locali (e oggi alla Presidenza) che ai mafiosi lasciava i soldi in una busta nella portineria dell' assessorato. Una sorta di "obolo" per la sua seconda attività, quella di organizzatore degli spettacoli della sua compagna, l' attrice teatrale Luciana Turina. Non ci voleva molto a farsi dare i soldi da lui, la paura era troppa: il primo faccia a faccia minaccioso, la macchina bruciata. Alla fine, appena sentiva la voce degli esattori al telefono che gli chiedevano un incontro, Emerico Lino anticipava i tempi e chiedeva subito quanto "doveva" pagare. Da 150 a 750 euro alla volta, e chi incassava spesso ci pagava solo l' affitto di casa. Per ottenere il pagamento del pizzo per un grosso lavoro da un milione di euro per la ristrutturazione di Villa Amari-Bonocore-Maletto, ai mafiosi bastò non fare mai arrivare nel cantiere la gru a torre fornita da un' impresa subappaltatrice. Quando all' imprenditore Armando Fecarotta il titolare della ditta spiegò che «non poteva» mandare la gru, per sbloccare i lavori bastò promettere un "regalo". «Da lì a pochi giorni - racconta l' imprenditore - venne montata la gru e nell' arco di alcuni mesi, in due, tre
  • 10. rate, consegnai 12.500 euro». Un altro imprenditore, Antonino Candela, che si era aggiudicato alcuni lavori all' interno dell' aeroporto "incontrò" i suoi esattori per strada. Un tale, presentatosi come Roberto, lo fermò a Carini mentre attraversava il paese in macchina e gli chiese di «regolarizzare la sua posizione» con l' organizzazione. «Almeno facciamo una cifra ragionevole», implorò l' imprenditore. «Il 3 per cento», fu la risposta. E tanto pagò. Alla regola, naturalmente, non sfuggirono i lavori di un altro appalto, quello per la caserma militare Bichelli a San Lorenzo, andati sempre alla Sicania servizi srl. Per la costruzione della scuola materna di Cinisi, la famiglia mafiosa di Gaspare Di Maggio pretese, oltre ai soldi, anche assunzioni e lavori in subappalto per alcune ditte artigiane del paese, a cominciare da quella del fabbro Alberto Evola. Un surplus di tangente che consentì all' imprenditore aggiudicatario della costruzione della scuola, Luigi Spallina, di ottenere uno sconto sul previsto 3 per cento. Spallina pagò ventimila euro e cedette a ditte segnalate dai mafiosi i lavori di movimento terra, la realizzazione di infissi e impianto elettrico. Al titolare della discoteca "Goa" e del locale "Baia del corallo" di Sferracavallo, due luoghi cult delle notti palermitane, le cosche mandarono un estorsore ragazzino. «Aveva tra i 16 e i 22 anni - racconta Marcello Barbaro - mi avvicinò mentre mi dirigevo verso il locale. Pensavo che si trattasse di uno dei tanti giovani che frequentano la discoteca e che chiedono di poter accedere al locale. Invece mi disse che era stato mandato per informarmi della necessità che mi mettessi a posto. Mi disse che erano necessari cinquemila euro a Natale e cinquemila a Pasqua. Gli dissi che non avevo mai pagato e che non volevo pagare adducendo, tra l' altro, che fra i miei soci vi era anche un poliziotto. Il ragazzo mi rispose: "Quelli vengono a sapere tutto..."». Un dialogo, quello tra il gestore del "Goa" e il babyestorsore, interamente registrato dal cellulare dell' imprenditore, una formidabile testimonianza audiovideo finita agli atti dell' inchiesta della Procura. E il questore Nicola Zito dice: «L' attività estorsiva c' è,è evidente, ma confidiamo nei risultati di oggi e del passato perché si volti definitivamente pagina. Denunciare nonè solo questione di coraggio, ma di convenienza». ALESSANDRA ZINITI http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/12/14/la-ferrea-legge-del-pizzo-alper.html La rete del racket di Lo Piccolo SALVO PALAZZOLO Hanno pagato per anni al clan di Salvatore Lo Piccolo per ogni appalto che realizzavano, adesso hanno deciso di denunciare gli esattori del pizzo. Le dichiarazioni
  • 11. di tredici imprenditori sono state determinanti per l’ultima indagine della squadra mobile e della Procura di Palermo nei confronti di 63 persone accusate di aver gestito il mandamento di Tommaso Natale dopo l’arresto di Lo Piccolo, nel novembre 2007. Ventisei indagati erano già in carcere, per altre estorsioni. Trentasette sono finiti in manette questa notte. I provvedimenti riguardano presunti mafiosi, ma anche insospettabili imprenditori che avrebbero fatto da prestanome. I boss avevano deciso di investire in nuove attività: uno dei più noti centri benessere del centro città, “O sole mio”, sarebbe stato realizzato con i soldi del capomafia Giovanni Bonanno, della famiglia di Resuttana. Il titolare, Filippo Catania, è stato arrestato con l’accusa di associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori. Il pizzo fu invece pagato per alcuni lavori all’aeropor¬¬to Falcone Borsellino. Questo è quanto emerge dalle indagini coordinate dai sostituti procuratori Francesco Del Bene, Lia Sava, Gaetano Paci, Annamaria Picozzi e Marcello Viola nonché dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia. Il pizzo sarebbe stato pagato anche dalla ditta che ha ristrutturato la caserma Bighelli dell’Esercito. Il mandamento di Tommaso Natale estendeva il suo potere dal centro città fino ad alcuni centri della provincia. Così, pagarono pure gli imprenditori che si erano aggiudicati l’appalto per la realizzazione di una scuola materna a Cinisi: quella volta, i boss non pretesero soldi, ma imposero alcune ditte di fiducia nei subappalti. Il taglieggiamento dei capimafia era esteso ai cantieri per la costruzione di palazzine private e ai distributori di benzina. Tutto questo hanno confermato i tredici imprenditori che nei mesi scorsi sono stati convocati alla squadra mobile per spiegare quanto emergeva dalla contabilità trovata nei pizzini di Lo Piccolo. Il pizzo variava dal tre per cento sull’importo degli appalti ai 50 mila euro dei cantieri edili privati. I gestori dei distributori pagavano invece 20 mila euro all’anno. Il significato di cifre e codici segnati nei pizzini è stato spiegato anche da alcuni collaboratori di giustizia che un tempo era uomini fidati dei Lo Piccolo. Così è emerso il nome del capo della famiglia di Capaci e Isola delle femmine, Pietro Bruno, e del suo collega di Torretta, Salvatore D’Anna. Gli altri arresti riguardano esponenti delle famiglie di Carini, Montelepre, Tommaso Natale, Sferracavallo, Cardillo, Resuttana e Passo di Rigano. L’inchiesta fa luce anche su un traffico di droga gestito nel quartiere Zen. Negli ultimi due anni sono stati ascoltati alla squadra mobile di Palermo 232 fra imprenditori e commercianti. Solo 61 hanno deciso di denunciare. “Non siamo ancora di fronte a una ribellione collettiva contro il racket, il pizzo purtroppo si paga ancora a Palermo, ma assistiamo a una significativa presa di coscienza da parte degli operatori economici”, dice il vice questore Nino De Santis, che dirige la sezione Criminalità organizzata della Mobile. “E’ un processo culturale importante e in evoluzione, che è stato favorito dal lavoro delle associazioni antiracket e adesso deve essere sostenuto sempre di più dalle associazioni di categorie”. I prestanome. L’ultima indagine ha svelato che i soldi delle estorsioni venivano reinvestiti in attività lecite attraverso una rete di insospettabili. In manette sono finiti gli
  • 12. imprenditori edili Michele Acquisto, Mario Biondo, Giuseppe e Isidoro Lo Cascio, Mario e Antonino Lucia. Nel centro benessere di Filippo Catania si erano imbattute anche le indagini dei carabinieri. Da alcune intercettazioni era emerso che il 15 dicembre 2005 il boss Maurizio Spataro, oggi collaboratore di giustizia, aveva telefonato addirittura al cellulare di Giuseppe Cuffaro, fratello dell’allora presidente della Regione Siciliana, per invitarlo all’inaugurazione del nuovo solarium “O sole mio”. Gli disse che avrebbe portato un invito “anche per Totò”. Totò Cuffaro. E un’ora dopo, Spataro chiamò Catania: “Sto vedendo di fare venire una persona molto speciale”, disse. In un’altra attività di Filippo Catania, la parruccheria “Loca club” di viale del Fante, il boss Giovanni Bonanno (assassinato nel gennaio 2006) avrebbe invece organizzato dei summit di mafia. http://www.repubblica.it http://mafieholding.wordpress.com/2010/12/13/la-rete-del-racket-di-lo-piccolo/ Rito abbreviato 7635/11 R.G.N.R Di Piazza Francesco Paolo 1962 Cusimano Anello 1976 Cusimano Nicolò 1980 D'Anna Salvatore 1960 Corrao Giovanni 1965 Biondo Mario 1966 Ciaramitaro Domenico 1974 Cinà Pietro 1964 (elettricista CALLIOPE) Acquisto Michele 1953 EDIL RESTAURI S.a.s. Bruno Pietro 46 Puglisi Francesco 66 “ESTORSIONE LAVORI SCUOLA MATERNA CINISI” Di Bella Giuseppe 1958 Di Maggio Lorenzo 1951 “ESTORSIONE LAVORI SCUOLA MATERNA CINISI” Darrica Fabio 1977 Enea Giuseppe 1973 Evola Alberto 1962(fabbro) “ESTORSIONE LAVORI SCUOLA MATERNA CINISI” Liga Salvatore di Gioacchino 1964 Lo Cascio Isidoro 1946
  • 13. Lo Cascio Giuseppe di Isidoro 1970 Lo Piccolo salvatore 1942 Lo Piccolo Sandro 1975 Lo Piccolo Filippo di calogero 1974 Messina Giuseppe di Salvatore 1978 Nicoletti Giuseppe 1965 Palazzolo Vito Mario di Giacomo 1976 Randazzo Salvatore di Antonino 1967 Serio Nunzio 1977 Spina Guido 1965 Tognetti Felisiano 1971 Vito Badalamenti in Italian Figlio del più noto boss Gaetano Badalamenti è ricercato dal 1995, per associazione di tipo mafioso, e dal 22 novembre del 2000 è stato spiccato nei suoi confronti un mandato d'arresto internazionale. . È tra i trenta più pericolosi criminali ricercati dalle forze dell'ordine italiane. All'inizio della seconda guerra di mafia, Vito Badalamenti lascia Cinisi insieme al padre nel 1981 per emigrare prima in Brasile, poi in Spagna dove viene arrestato insieme al padre per l'affare "Pizza connection". Estradato dalla Spagna verso gli Stati Uniti nel 1984, trascorre quattro anni in carcere poiché non paga la cauzione di diversi milioni di dollari. Alla fine del processo, mentre il padre sarà condannto a 45 anni di prigione, egli sarà assolto dalle accuse. .