SlideShare ist ein Scribd-Unternehmen logo
1 von 49
Psicologia dei gruppi:
teorie e tecniche
Prof.ssa Angela FEDI
NOTA: alcuni lucidi sono tratti dal testo
“Psicologia sociale” di Palmonari, Cavazza,
Rubini, ed. Il Mulino, Bologna 2002, altri
liberamente adattati o tratti dai testi citati
Organizzazione del corso
Il corso prevede
Lezioni ed esercitazioni sui principali costrutti della
teoria psicosociale dei gruppi.
Nella seconda parte del corso si approfondiranno, anche
con l’ausilio di esperti, alcuni contesti ed utilizzi
particolari dello strumento gruppo (gruppo di lavoro,
gruppo di terapia, nella ricerca, nell’azione sociale…)
Programma
Brown, R. (2000). Psicologia sociale dei gruppi. Bologna: Il Mulino
E poi, a scelta, una delle seguenti aree:
AREA GRUPPO DI LAVORO
Quaglino G. P., Casagrande S., Castellano A. M., (1992). Gruppo di lavoro,
lavoro di gruppo. Milano: RaffaelloCortina Editore
AREA GRUPPI E SOCIETA’ (PARTECIPAZIONE/GRUPPI DI AZIONE)
Fedi, A., Mannarini T. (2008), Oltre il NIMBY: La dimensione psicologico-sociale
della protesta contro le opere sgradite. Milano: FrancoAngeli
oppure
Bonomelli R., Fedi A. (2008). Lutto, protesta, democrazia: per una lettura
psicosociale di Madres de Plaza de Mayo, H.I.J.O.S. e Herman@s. Napoli:
Liguori Editore.
AREA CLINICA/LAVORO SOCIALE
Fedi A. (a cura di), (2005). Partecipare il lavoro sociale (introduzione, prefazione,
capp. 1, 2, 3, 6, 8). Milano: FrancoAngeli
oppure
Kaneklin, C. (1993). Il gruppo in teoria e in pratica. Milano: Raffaello Cortina
editore
Elementi per una definizione di
gruppo
Destino comune (Lewin)  es: gli ebrei nell’Europa
nazista
Struttura sociale (Sherif)  es: la famiglia
Interazione faccia-a-faccia (Bales)  es: il piccolo
gruppo
Autocategorizzazione (Turner, Tajfel)  un gruppo
esiste quando due o più individui percepiscono se
stessi come membri della medesima categoria
sociale…
in più: relazione con altri gruppi (Brown)  …e
quando la sua esistenza è riconosciuta da almeno
un’altra persona
Una definizione imprescindibile nell’ottica psicosociale è
quella di Lewin (1948) secondo cui
un gruppo è una totalità dinamica, cioè un’entità diversa
(non superiore) rispetto alla somma degli individui che
la compongono.
Il criterio fondamentale per la definizione di un gruppo è
l’esistenza di interazione o di altri tipi di
interdipendenza fra i membri  la somiglianza non è
sufficiente a definire un gruppo
Non c’è alcuna limitazione numerica
una definizione di gruppo
L’entitatività
Deriva dall’aspetto di “totalità” indicato da Lewin. È il
grado in cui un aggregato sociale è percepito dagli
osservatori come avente la natura di un’entità, dotata
di un’esistenza reale.
Emerge dai principi gestaltici di somiglianza, prossimità,
destino comune e organizzazione. Se presenti, gli
elementi che compongono l’entità diventano
interdipendenti.
NB: percezione ma anche ricadute comportamentali
(vd. favoritismo ingroup)
Il continuum “comportamento
interpersonale - comportamento di
gruppo”
Comportamento
intergruppo
Comportamento
interpersonale
Almeno due categorie
sociali identificabili
assenti presenti
Grado di variabilità
negli atteggiamenti/
comportamenti dei
singoli
alto basso
Grado di variabilità
negli atteggiamenti/
comportamenti di un
individuo vs. membri
degli altri gruppi
alto basso
L’appartenenza a gruppi sociali
(da Voci, 2003)
Il bisogno di appartenere: spinta istintiva a formare e
mantenere relazioni interpersonali durature, positive e
significative; bisogno di contatto sociale regolare con le
persone a cui siamo legati. Da dove nasce?
Spiegazioni evoluzionistiche (Bowlby, 1969, 1988;
Caporael, 1997)
Teoria dell’identità sociale
Teorie motivazionali dell’appartenenza: bisogno di
autostima, bisogno di sicurezza (riduzione
dell’incertezza soggettiva), equilibrio tra bisogno di
assimilazione e di differenziazione (distintività ottimale)
Lo sviluppo di gruppo (Tuckman & Jensen 1977)
La vita dei gruppi passa attraverso 5 stadi:
stadio di forming (formazione)  dipendenza e orientamento
stadio di storming (conflitto)  conflitti
stadio di norming (normativo)  coesione e scambio
stadio di performing (prestazione)  role-taking e problem solving
stadio di adjourning (sospensione)  disimpegno progressivo
(piccoli gruppi)
Lo sviluppo di gruppo (Worchel et al. 1991, 1992)
(grandi gruppi)
periodo di malcontento
evento precipitante
identificazione di gruppo
produttività di gruppo
individuazione
declino
La socializzazione di gruppo (Levine & Moreland,
1994)
L’individuo può passare attraverso 5 fasi della
socializzazione di gruppo:
1) esplorazione
2) socializzazione
3) mantenimento
4) risocializzazione
5) ricordo
La socializzazione di gruppo
(Moreland e Levine 1989; Levine e Moreland 1994)
Per rendere più facile la sua entrata nel gruppo il
newcomer può:
Condurre un efficace processo di ricognizione
Giocare il ruolo di nuovo membro
Cercare referenti di fiducia
Collaborare con gli altri newcomer
Esistono diversi tipi di newcomer:
membri istituenti
visitatori
trasferiti
sostituti
neofiti regolari
L’esclusione morale (da Ravenna, 2004)
Esclusione di determinati individui o gruppi da una comunità
morale.
Indicatori specifici di esclusione morale (cognitivi, morali,
affettivi):
Valutazione distorta dei gruppi; confronti a vantaggio del Sé;
ampliare il bersaglio
Disprezzo e denigrazione degli altri; deumanizzazione;
profanazione; (Bandura) approvare apertamente
comportamenti distruttivi; modificare i propri standard morali;
attuare confronti vantaggiosi; accelerare il ritmo delle azioni
dannose; biasimare la vittima
Timore della contaminazione
L’esclusione morale (da Ravenna, 2004)
… ma ci sono anche criteri ordinari rintracciabili nelle relazioni,
negli scambi interpersonali, negli atteggiamenti e nelle
credenze:
pensiero di gruppo; deindividuazione; adesione a ideologie
trascendenti; sprofondamento morale; distanza psicologica;
condiscendenza; confronti poco lusinghieri; doppio standard;
spostamento della responsabilità; diffusione delle
responsabilità; occultare gli effetti del comportamento dannoso;
ricorso a eufemismi; normalizzazione della violenza;
idealizzazione della violenza; contenimento temporale;
orientamento tecnico; trasformazione del danno in routine
L’esclusione morale (da Ravenna, 2004)
Focus sull’attore sociale
1. disimpegno morale (Bandura): disattivazione selettiva del giudizio morale
Ristrutturazione cognitiva: giustificazione morale; uso di eufemismi; confronti
vantaggiosi
Meccanismi che distorcono rapporto azione/effetti: spostamento della
responsabilità; diffusione della responsabilità
Meccanismi che producono una specifica rappresentazione della vittima:
deumanizzazione; attribuzione di colpa
2. Concezione non integrata Sé/ altri
3. Bisogni e caratteristiche personali: fragilità o ipertrofia del Sé; ricerca di
eccitazione, bisogno di potere, sadismo; personalità autoritaria; chiusura
mentale e dogmatismo; orientamento alla dominanza sociale
Focus sull’influenza sociale (Milgram e Zimbardo)
Deindividuazione e adesione ai ruoli sociali
Ruolo della situazione e norme sociali
Il ruolo
Definizione
Insieme di aspettative condivise rispetto al modo in cui dovrebbe
comportarsi un individuo che occupa una certa posizione nel
gruppo
A che cosa serve una divisione in ruoli?
• Permette una vita di gruppo prevedibile e ordinata; è funzionale
al conseguimento degli scopi di gruppo (Brown, 1988)
Levine e Moreland (1990): in quasi tutti i gruppi è possibile
distinguere tre ruoli: leader, nuovo arrivato, capro espiatorio
Il sistema di status
Definizioni 
• Si riferisce alla posizione occupata dall’individuo nel
gruppo, unitamente alla valutazione di tale posizione in
una scala di prestigio (Scilligo, 1973)
• Il pattern generale di influenza sociale fra i membri di un
gruppo (Levine e Moreland, 1990)
• Uno status elevato è rivelato da due indicatori
fondamentali:
• Tendenza a promuovere iniziative (idee ed attività)
• Consenso sulla valutazione del prestigio connesso alla
posizione dell’individuo nel gruppo (Brown, 1988)
• Le differenziazioni di status sono funzionali rispetto al
bisogno di prevedibilità e ordine
Le norme di gruppo
Definizioni
Le nome costituiscono aspettative condivise rispetto al modo
in cui dovrebbero comportarsi i membri del gruppo (Levine e
Moreland, 1990); riguardano un set di comportamenti e
opinioni cui ci si aspetta che i membri si uniformino
Permettono di definire la “latitudine” entro la quale sono
accettate le differenze individuali
Non hanno lo stesso carattere di obbligatorietà per tutti i
membri: le persone di status elevato sono più vincolate alle
norme centrali
Che cosa succede a chi non rispetta le norme?
I devianti ricevono più comunicazioni; questo stato termina
quando essi si riavvicinano alle opinioni della maggioranza.
Se invece persistono nella posizione assunta, il gruppo finisce
per abbandonarli a se stessi
Come si producono le norme nei
gruppi?
sono imposte dal leader o da autorità esterne  norme
istituzionali
derivano dalla contrattazione dei membri  norme
volontarie
si diffondono tra i membri del gruppo  norme evolutive
i primi pattern di comportamento si stabilizzano in norme
(“si è sempre fatto così”)
script che precisano i comportamenti adatti nelle varie
situazioni  matrice cognitiva delle norme
A che cosa servono le norme?
Cartwright e Zander (1968) individuano quattro funzioni:
• Avanzamento del gruppo: le pressioni verso l’uniformità possono
servire al raggiungimento degli obiettivi
• Mantenimento del gruppo: alcune norme, come ad esempio le
richieste per incontri regolari, permettono al gruppo di preservarsi
• Costruzione della realtà sociale: formazione di una concezione
comune della realtà sociale, utile per fronteggiare situazioni non
familiari e come riferimento per l’autovalutazione individuale
• Definizione dei rapporti con l’ambiente sociale: permettono di
definire le relazioni con altri gruppi, organizzazioni, istituzioni, e
stabilire quali gruppi siano “alleati” o “nemici”
Il conformismo può essere dovuto a:
• cambiamento percettivo o cognitivo personale 
accettazione
• condiscendenza pubblica  compiacenza
• motivazioni di tipo affettivo  convergenza
Perché gli individui si conformano?
Secondo Festinger (1950) ci sono due processi
soggiacenti:
a) la costruzione sociale della realtà
b) la presenza di uno scopo di gruppo importante
Il conformismo evita anche il “ridicolo sociale” (Deutsch
e Gerard, 1955)
L’influenza della minoranza: due processi o uno?
Modelli duali. Moscovici (1976): le minoranze
producono conversione (cambiamenti privati di
opinioni) producendo processi di pensiero
qualitativamente differenti
Anche secondo Nemeth (1986) l’influenza
minoritaria dà luogo a modalità di pensiero più
creative e divergenti
Modelli monofattoriali. Latané e Wolf (1981): la
differenza tra influenza maggioritaria e minoritaria
sta nel numero delle fonti
Potere = capacità di influenzare o vincere le resistenze degli
altri, assicurandosi comportamenti di adesione o acquiescenza-
compiacenza
Autorità = legittimità dell’esercizio del potere che si fonda su
regole stabilite e rispetto ad un certo campo di attività
Controllo = modalità con cui viene valutato il conseguimento
degli obiettivi predefiniti e si assicura il rispetto di un certo patto
sociale che lega fra loro gli attori
Leadership = comprende gli aspetti precedenti, ma è una
specifica forma di influenza caratterizzata dalla capacità di
determinare un consenso volontario, accettazione soggettiva e
motivata delle persone rispetto a certi obiettivi del gruppo o
dell’organizzazione
Il potere nel gruppo
Definizioni
Capacità di influenzare o di controllare altre persone (Levine
e Moreland, 1990).
Secondo French e Raven (1959), il potere costituisce una
influenza potenziale di O su P (French e Raven, 1959)
E’ necessario tenere in considerazione il fatto che, nella realtà, il
potere raramente deriva da un’unica fonte; le relazioni fra O e P
sono caratterizzate da molte variabili, ciascuna delle quali può
essere una base di potere.
Forme del potere (French e Raven, 1959)
Il potere di ricompensa: si basa sull’abilità di O di dare o
promettere ricompense, materiali o simboliche, a P
Il potere coercitivo: la base del potere è nella minaccia o
attuazione di sanzioni punitive di O su P
Il potere legittimo: P ha interiorizzato norme che
stabiliscono che O ha il diritto legittimo di influenzare P, ad
esempio in base a una designazione sociale (elezioni)
Il potere d’esempio: si basa sull’identificazione di P con O
Il potere di competenza: P ritiene O un esperto in un
determinato ambito, ed ha fiducia che O dica la verità
Critiche: la tipologia di French e Raven non considera né i
rapporti economici, né le motivazioni di chi accetta la fonte
di influenza
La leadership
Definizioni
La leadership implica l’influenza di un membro del gruppo
sugli altri (rispettivamente, leader e seguaci) in vista del
raggiungimento degli obiettivi del gruppo (Hollander, 1985)
Il leader è colui che mostra più iniziativa nel dirigere,
suggerire, consigliare, proporre idee rispetto agli altri
membri del gruppo; occupa una posizione elevata nella
gerarchia di status e ricopre una posizione centrale nella
rete di comunicazione nel gruppo (Turner, 1991)
Moscovici (1976) propone una distinzione tra influenza e
potere, in riferimento ai processi di influenza sociale
minoritaria e maggioritaria: mentre la prima produce
accettazione soggettiva, la seconda implica coercizione e
acquiescenza pubblica
Su cosa si basa la capacità di influenzare?
La teoria del “grande uomo”
 Esistono alcuni tratti di personalità che distinguono i leader dagli
altri: un individuo con tali caratteristiche è un leader “naturale”
indipendentemente dalla situazione
 I tratti più tipici di un leader: propensione alla responsabilità ed
alla esecuzione del compito, tenacia nel perseguire gli obiettivi,
originalità nell’affrontare i problemi, tendenza a prendere
l’iniziativa, fiducia in sé, capacità di tollerare le frustrazioni,
abilità nell’influenzare gli altri… (Stodgill,1974)
Critiche: I comportamenti delle persone variano a seconda delle
situazioni ed i tratti non sono statici ma dinamici (Hollander,
1985)
Dalla ricerca di alternative alla teoria del “grande uomo” derivano
due sviluppi teorici: lo studio delle funzioni del leader e l’approccio
situazionista
Lo studio delle funzioni e dello stile di leadership
Bales e Slater (1955) distinguono due tipi di funzioni del leader:
Leader socioemozionale: presta attenzione ai sentimenti dei
membri del gruppo; è teso ad assicurare armonia nel gruppo
Leader centrato sul compito:concentrato sulla realizzazione del
compito e sull’organizzazione del lavoro di gruppo
Secondo gli Autori, i due ruoli sono complementari, e
difficilmente possono essere svolti dalla stessa persona
Approccio situazionista
Si fonda sull’idea che in situazioni diverse il leader deve
assolvere funzioni diverse. Tale ruolo può quindi essere
assunto da diversi membri del gruppo, caso per caso
Esperimento di Carter e Nixon (1949): variando il tipo di
compito, osservano che persone diverse emergono come
leader
Fattori situazionali collegati all’emergere di un leader: natura
del compito; presenza nel gruppo di un membro con
esperienza di leader, grandezza del gruppo, stabilità
ambientale…
Critiche all’approccio situazionista:
trascura le caratteristiche delle persone con ruoli di
leader
la definizione della situazione (centrata sulle richieste
relative al compito) è riduttiva e considera poco elementi
importanti come la storia, la struttura, le risorse del
gruppo
Modello della contingenza (Fiedler, 1964)
Idea interazionista: l’efficienza del leader dipende dalla
corrispondenza fra stile adottato e controllo della
situazione
Stile di leadership misurato mediante punteggio Lpc (Least
Preferred Co-worker): descrizione su scale bipolari
(collaborativo / non collaborativo; amichevole / ostile…) del
collaboratore con cui la persona trova più difficile lavorare
Alto Lpc = leader centrato sulle relazioni
Basso Lpc = leader centrato sul compito
Fattori presenti nella situazione:
Qualità dei legami leader membri
Livello di struttura del compito (es., chiarezza dello scopo)
Potere del leader (es., controllo di sanzioni e premi)
Le ricerche compiute sulla base del modello di Fiedler hanno
evidenziato che le combinazioni efficaci di stile di leadership e
situazione sono le seguenti:
Leadership centrata
sulla relazione + Controllo moderato
della situazione
Leadership centrata
sul compito +
Controllo alto o basso
della situazione
Problemi:
Il punteggio Lpc rimanda per alcuni aspetti ad una stabilità
comportamentale del leader, che ricorda in parte le teorie dei
tratti
Modelli transazionali
Si centrano sulla relazione bidirezionale fra leader e
membri del gruppo
Dinamica processuale: il leader può influenzare i membri
del gruppo, e questi ultimi possono influenzare, con le loro
aspettative e le loro richieste, il leader stesso. E’ perciò
riconosciuto un ruolo più attivo ai membri del gruppo
Esempio: Studio di Merei (1949) in una scuola materna.
Bambini più grandi, introdotti in un gruppo esistente,
divennero leader solo se prima di introdurre innovazioni di
gioco furono capaci di adattarsi alle norme, al
comportamento ed alle “tradizioni” del gruppo esistente.
Teoria di Hollander (1978)
La sequenza di adesione iniziale alle norme del gruppo e
di successiva introduzione di idee nuove riveste un ruolo
centrale
Introduce la nozione di “credito idiosincratico”, che il leader
deve conquistare nei contatti iniziali con il gruppo
Quattro fonti di legittimità:
conformità iniziale alle norme di gruppo
essere stato scelto dal gruppo
competenza rispetto agli scopi del gruppo
adesione o “lealtà” alle norme di gruppo
I processi di presa di decisione nei gruppi:
dall’assunzione di rischio alla polarizzazione
Secondo il senso comune, i gruppi sono luogo di ricerca
del compromesso: sono perciò poco efficaci nella presa di
decisioni
Effetto di normalizzazione (Sherif,1935): le risposte di
gruppo in una prova di giudizio tendono a concentrarsi
attorno alla media dei giudizi individuali
Stoner (1961), sulla base di evidenze empiriche inattese,
propone una posizione molto diversa: le decisioni prese in
gruppo sono decisamente più rischiose delle decisioni che
i singoli prenderebbero individualmente
Decisione rischiosa = decisione in cui si mette in gioco
qualcosa di acquisito, rischiando di perderlo, in vista
dell’ottenimento di qualcosa di molto più rilevante
Metodologia utilizzata da Stoner
Tre fasi:
Decisione
individuale
Subito dopo,
formazione di gruppi
e decisione di gruppo
Nuova decisione
individuale dopo
alcune settimane
Esempio di problema usato da Stoner:
Il capitano di una squadra universitaria di calcio, negli ultimi secondi di una
partita, giocata contro i più accaniti tra gli avversari dell’istituto, ha la possibilità di
scegliere fra due tecniche di gioco: una che quasi certamente porterebbe al
pareggio e l’altra che in caso di successo porterebbe ad una vittoria completa
ma, in caso di insuccesso, alla totale disfatta
Richiesta del compito: valutare la probabilità minima di riuscita considerata
accettabile nel consigliare al personaggio principale della situazione di scegliere
l’alternativa più rischiosa
Risultati ottenuti da Stoner: 12 gruppi su 13 modificarono la
decisione iniziale, presa individualmente, verso un maggior
rischio.
Come interpretare questo spostamento nelle decisioni di
gruppo verso la direzione rischiosa?
Diffusione della responsabilità: discutendo con altri, un
individuo si sente meno direttamente responsabile (Wallach,
Kogan e Bem, 1964). Tuttavia, la stessa interpretazione era
stata in precedenza avanzata per spiegare perché i gruppi
appaiono conservatori nelle loro decisioni
Familiarità: la discussione di gruppo aumenta la familiarità dei
singoli rispetto a problemi delicati
“Rischio come valore”: nel corso della discussione di gruppo,
diventa saliente un valore proprio della cultura americana,
ossia l’apprezzamento per chi sa correre dei rischi (Brown,
1965)
Effetto polarizzazione
Moscovici e Zavalloni (1969): Gli effetti della discussione di
gruppo sono limitati alle situazioni di assunzioni di rischio? O
sono in rapporto ad un processo socio psicologico più ampio?
Replica dello studio di Stoner, utilizzando un tradizionale
questionario di atteggiamenti invece di dilemmi alla Stoner.
Risultato: gli atteggiamenti del gruppo sono più estremi di
quelli dei singoli individui che ne fanno parte.
L’estremizzazione non è indifferenziata
Polarizzazione degli atteggiamenti = incremento dato dal
gruppo ad un orientamento già presente nei singoli
componenti
La polarizzazione viene spiegata
mediante confronto sociale centratura sulle relazioni
mediante persuasione centratura sui contenuti
come differenziazione intergruppi
centratura sull’identificazione col gruppo
“Group think” (Janis, 1972)
Cosa succede quando nei gruppi il conflitto è totalmente assente?
Analisi di decisioni “disastrose” prese da gruppi di esperti: ad es., il
tentativo americano di invadere Cuba nel 1961
Caratteristiche del processo decisionale
Forte coesione di gruppo
Isolamento del gruppo rispetto a informazioni esterne
Pressione a decidere in tempi brevissimi
Quasi sempre, presenza di un leader molto direttivo
Conseguenze:
Forti pressioni alla ricerca dell’accordo; autocensura; fiducia nella “moralità
interna” del gruppo
Percezione di unanimità; decisione disastrosa
Processo di categorizzazione
(processo fondamentale per
l’organizzazione e la comprensione
del mondo)
Rafforzamento delle
differenze percepite
fra le categorie
(accentuazione)
Diminuzione delle
distinzioni percepite
entro le categorie
(assimilazione)
(Tajfel 1959)
Quali categorie utilizziamo?
Bruner (1957): quelle più accessibili (dipende
dall’osservatore) e più integrate (con la situazione attuale)
Quali fattori consentono di percepire entità discrete (i singoli individui)
come gruppi?
Campbell (1958): destino comune (azioni o eventi comuni);
somiglianza (condivisione di caratteristiche comuni);
prossimità (vicinanza fisica).
Accessibilità e integrazione variano a seconda delle situazioni e
degli obiettivi
Non tutte le categorie sono psicologicamente equivalenti
(Turner et al. 1987)
Teoria dell’autocategorizzazione (SCT): la categoria
adottata è quella che minimizza la differenza tra sé e il membro più
tipico della categoria di appartenenza e contemporaneamente
massimizza la differenza fra questo e il membro prototipico
dell’outgroup  RAPPORTO OTTIMALE DI
METACONTRASTO
Ma…
Conseguenze sociali della categorizzazione:
tendenza a trattare con maggior favore i membri della
propria categoria rispetto all’outgroup  paradigma del gruppo
minimo (Rabbie e Horwitz 1969; Tajfel et al. 1971): la sola
categorizzazione è sufficiente per suscitare favoritismo intergruppi
(discriminazione comportamentale)
rafforzamento delle somiglianze all’interno dell’ingroup 
in realtà si ha anche effetto di percezione di omogeneità nell’outgroup
per
 diversa quantità di informazione disponibile all’osservatore
(familiarità)
oppure
 diversa natura della categoria
Pensiero categoriale  offuscamento delle differenze
tra i membri di uno stesso gruppo
Stereotipo di gruppo
come:
credenze legittimanti  legittimazione dello status quo
aspettative  ipotesi di lavoro da verificare o smentire
profezie che si autoavverano  effetto Pigmalione
I soli processi cognitivi non bastano a spiegare l’asimmetria
degli atteggiamenti intergruppi
necessità dell’introduzione dell’
IDENTITÀ SOCIALE =
parte del concetto di Sé che deriva dalla
consapevolezza della propria appartenenza a un
gruppo (o più gruppi) sociale unitamente al valore e
al significato emotivo di tale appartenenza
(SIT, Social Identity Theory, Tajfel 1978)
La preferenza per un concetto di sé
positivo implica che anche l’ingroup
debba essere connotato positivamente
Pregiudizio linguistico intergruppi (linguistic intergroup
bias) (Maass et al. 1989):
termini denotativi di stati psicologici durevoli (più astratti
dunque generalizzabili) sono utilizzati per descrivere
comportamenti positivi dell’ingroup, mentre per l’outgroup si
utilizzano termini più concreti e situazionali.
Il contrario accade per comportamenti negativi.
Risposte all’ineguaglianza di status:
Anche gli appartenenti a categorie di status superiore mostrano
orientamenti a proprio favore
Se si appartiene a categorie di status inferiore si può
abbandonare il gruppo
confrontarsi con gruppi diversi o su dimensioni diverse
(raramente) mettere in discussione la superiorità dell’outgroup
promuovendo un cambiamento sociale. Lo si fa se si riescono ad
immaginare alternative
in base a:
confini relativamente valicabili fra i gruppi
differenze di status relativamente instabili
percezione dell’illegittimità delle differenze
Produttività effettiva
=
produttività potenziale – perdite per processi imperfetti
Richieste del compito
Risorse del gruppo
Processi di interazione
Prestazione osservata di
un gruppo in un compito
(Steiner 1972)
Problemi di coordinamento
Dinamiche sociali
Perdite di motivazione
Inerzia sociale (all’aumentare delle dimensioni di gruppo)
Effetto free-rider (non essere indispensabili)
Effetto parassita (avere dei compagni che approfittano della
propria disponibilità a lavorare per il gruppo)
La produttività di gruppo
Oltre al social loafing (inerzia sociale) esiste anche un effetto
opposto,
detto social labouring
(laboriosità sociale, aumentato impegno individuale in compiti di
gruppo)
Fattori principali:
l’importanza del compito
la salienza del gruppo
la possibilità per il gruppo di essere
valutato
la cultura

Weitere ähnliche Inhalte

Was ist angesagt?

Was ist angesagt? (20)

Tecniche di comunicazione e relazione interpersonale
Tecniche di comunicazione e relazione interpersonaleTecniche di comunicazione e relazione interpersonale
Tecniche di comunicazione e relazione interpersonale
 
COME GESTIRE LE EMOZIONI
COME GESTIRE LE EMOZIONICOME GESTIRE LE EMOZIONI
COME GESTIRE LE EMOZIONI
 
Elementi di psicologia sociale
Elementi di psicologia socialeElementi di psicologia sociale
Elementi di psicologia sociale
 
Gestione del conflitto e della relazione
Gestione del conflitto e della relazioneGestione del conflitto e della relazione
Gestione del conflitto e della relazione
 
L'ascolto attivo
L'ascolto attivoL'ascolto attivo
L'ascolto attivo
 
I processi dell’ ascolto
I processi dell’ ascoltoI processi dell’ ascolto
I processi dell’ ascolto
 
PNL e tecniche di comunicazione
PNL e tecniche di comunicazionePNL e tecniche di comunicazione
PNL e tecniche di comunicazione
 
Relazione d'aiuto
Relazione d'aiutoRelazione d'aiuto
Relazione d'aiuto
 
Sviluppo bambino
Sviluppo bambinoSviluppo bambino
Sviluppo bambino
 
Comunicazione efficace
Comunicazione efficaceComunicazione efficace
Comunicazione efficace
 
Comunicazione Assertiva
Comunicazione AssertivaComunicazione Assertiva
Comunicazione Assertiva
 
Le dinamiche dei gruppi
Le dinamiche dei gruppiLe dinamiche dei gruppi
Le dinamiche dei gruppi
 
Stili di apprendimento
Stili di apprendimentoStili di apprendimento
Stili di apprendimento
 
Stili comunicativi
Stili comunicativiStili comunicativi
Stili comunicativi
 
Intelligenza emotiva
Intelligenza emotivaIntelligenza emotiva
Intelligenza emotiva
 
Motivazione, fare gruppo, Leadership
Motivazione, fare gruppo, LeadershipMotivazione, fare gruppo, Leadership
Motivazione, fare gruppo, Leadership
 
INTELLIGENZA EMOTIVA
INTELLIGENZA EMOTIVAINTELLIGENZA EMOTIVA
INTELLIGENZA EMOTIVA
 
Intelligenza emotiva
Intelligenza emotivaIntelligenza emotiva
Intelligenza emotiva
 
Lezione12
Lezione12Lezione12
Lezione12
 
Pragmatica della comunicazione
Pragmatica della comunicazionePragmatica della comunicazione
Pragmatica della comunicazione
 

Andere mochten auch

Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezza
Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezzaPsicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezza
Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezzaAda Moscarella
 
Progetto psicologia sociale e cognitiva
Progetto psicologia sociale e cognitivaProgetto psicologia sociale e cognitiva
Progetto psicologia sociale e cognitivaFranco Bevilacqua
 
1466 sviluppo sociale
1466 sviluppo sociale1466 sviluppo sociale
1466 sviluppo socialeimartini
 
198 assiomi comunicazione
198 assiomi comunicazione198 assiomi comunicazione
198 assiomi comunicazioneiva martini
 
Slide pubblicità psicologia ecologica
Slide pubblicità psicologia ecologicaSlide pubblicità psicologia ecologica
Slide pubblicità psicologia ecologicaclaudiacantalamessa
 
Lezione 1. introduzione, definizione, storia
Lezione 1. introduzione, definizione, storiaLezione 1. introduzione, definizione, storia
Lezione 1. introduzione, definizione, storiaMarco Gorini
 
Ferro matteo raccordi film
Ferro matteo  raccordi filmFerro matteo  raccordi film
Ferro matteo raccordi filmfefi93
 
Corso di formazione 3°Giornata
Corso di formazione 3°GiornataCorso di formazione 3°Giornata
Corso di formazione 3°GiornataSilviaRaffaldi
 
La psicopatologia della memoria
La psicopatologia della memoriaLa psicopatologia della memoria
La psicopatologia della memoriaimartini
 
Individuo e organizzazione, stili di leadership e dinamiche strutturali
Individuo e organizzazione, stili di leadership e dinamiche strutturaliIndividuo e organizzazione, stili di leadership e dinamiche strutturali
Individuo e organizzazione, stili di leadership e dinamiche strutturaliGiovanni Capello
 
Dinamiche di gruppo e leadership
Dinamiche di gruppo e leadershipDinamiche di gruppo e leadership
Dinamiche di gruppo e leadershipVeronica Gallo
 
Pragmatica Della Comunicazione Umana V2.1
Pragmatica Della Comunicazione Umana V2.1Pragmatica Della Comunicazione Umana V2.1
Pragmatica Della Comunicazione Umana V2.1Marco Binotto
 
Prof. olga capirci psicologia dello sviluppo del linguaggio
Prof. olga capirci  psicologia dello sviluppo del linguaggioProf. olga capirci  psicologia dello sviluppo del linguaggio
Prof. olga capirci psicologia dello sviluppo del linguaggioiva martini
 
Emozioni attaccamento
Emozioni attaccamentoEmozioni attaccamento
Emozioni attaccamentoimartini
 

Andere mochten auch (20)

Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezza
Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezzaPsicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezza
Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezza
 
Manuale 146pag
Manuale 146pagManuale 146pag
Manuale 146pag
 
Progetto psicologia sociale e cognitiva
Progetto psicologia sociale e cognitivaProgetto psicologia sociale e cognitiva
Progetto psicologia sociale e cognitiva
 
Il gruppo
Il gruppoIl gruppo
Il gruppo
 
1466 sviluppo sociale
1466 sviluppo sociale1466 sviluppo sociale
1466 sviluppo sociale
 
198 assiomi comunicazione
198 assiomi comunicazione198 assiomi comunicazione
198 assiomi comunicazione
 
Slide pubblicità psicologia ecologica
Slide pubblicità psicologia ecologicaSlide pubblicità psicologia ecologica
Slide pubblicità psicologia ecologica
 
Identità personale
Identità personaleIdentità personale
Identità personale
 
Lezione 1. introduzione, definizione, storia
Lezione 1. introduzione, definizione, storiaLezione 1. introduzione, definizione, storia
Lezione 1. introduzione, definizione, storia
 
Ferro matteo raccordi film
Ferro matteo  raccordi filmFerro matteo  raccordi film
Ferro matteo raccordi film
 
Corso di formazione 3°Giornata
Corso di formazione 3°GiornataCorso di formazione 3°Giornata
Corso di formazione 3°Giornata
 
La psicopatologia della memoria
La psicopatologia della memoriaLa psicopatologia della memoria
La psicopatologia della memoria
 
Identita
IdentitaIdentita
Identita
 
Individuo e organizzazione, stili di leadership e dinamiche strutturali
Individuo e organizzazione, stili di leadership e dinamiche strutturaliIndividuo e organizzazione, stili di leadership e dinamiche strutturali
Individuo e organizzazione, stili di leadership e dinamiche strutturali
 
Identità
IdentitàIdentità
Identità
 
Dinamiche di gruppo e leadership
Dinamiche di gruppo e leadershipDinamiche di gruppo e leadership
Dinamiche di gruppo e leadership
 
Pragmatica Della Comunicazione Umana V2.1
Pragmatica Della Comunicazione Umana V2.1Pragmatica Della Comunicazione Umana V2.1
Pragmatica Della Comunicazione Umana V2.1
 
Prof. olga capirci psicologia dello sviluppo del linguaggio
Prof. olga capirci  psicologia dello sviluppo del linguaggioProf. olga capirci  psicologia dello sviluppo del linguaggio
Prof. olga capirci psicologia dello sviluppo del linguaggio
 
Emozioni attaccamento
Emozioni attaccamentoEmozioni attaccamento
Emozioni attaccamento
 
Gruppo e Gruppo di lavoro
Gruppo e Gruppo di lavoroGruppo e Gruppo di lavoro
Gruppo e Gruppo di lavoro
 

Ähnlich wie Slide prima parte

Capitolo12
Capitolo12Capitolo12
Capitolo12acceole
 
Neopsiche Franco Gattafoni Analisi Transazionale Leadership and Management
Neopsiche  Franco Gattafoni Analisi Transazionale Leadership and  ManagementNeopsiche  Franco Gattafoni Analisi Transazionale Leadership and  Management
Neopsiche Franco Gattafoni Analisi Transazionale Leadership and ManagementFranco Gattafoni
 
Gruppo competenze
Gruppo competenze Gruppo competenze
Gruppo competenze imartini
 
Rete e l'atmosfera di gruppo
Rete e l'atmosfera di gruppoRete e l'atmosfera di gruppo
Rete e l'atmosfera di gruppoCarmine Acheo
 
Corso di comunicazione (2/5) - Comunicazione verbale e non verbale
Corso di comunicazione (2/5) - Comunicazione verbale e non verbaleCorso di comunicazione (2/5) - Comunicazione verbale e non verbale
Corso di comunicazione (2/5) - Comunicazione verbale e non verbalePaolo Savoldi
 
Il gruppo clemente danieli
Il gruppo  clemente danieliIl gruppo  clemente danieli
Il gruppo clemente danielimaxilprof
 
Lo sviluppo organizzativo ad approccio clinico nelle imprese innovative
Lo sviluppo organizzativo ad approccio clinico nelle imprese innovative  Lo sviluppo organizzativo ad approccio clinico nelle imprese innovative
Lo sviluppo organizzativo ad approccio clinico nelle imprese innovative Cristina David
 
Teambuilding unimol bonometti
Teambuilding unimol bonomettiTeambuilding unimol bonometti
Teambuilding unimol bonomettiStefano Bonometti
 
Lezione 5 stereotipi e pregiudizi
Lezione 5 stereotipi e pregiudiziLezione 5 stereotipi e pregiudizi
Lezione 5 stereotipi e pregiudiziimartini
 
Agile Lean Conference 2015 - Team Building for Agile (Spagnuolo Sabrina)
Agile Lean Conference 2015 - Team Building for Agile (Spagnuolo Sabrina)Agile Lean Conference 2015 - Team Building for Agile (Spagnuolo Sabrina)
Agile Lean Conference 2015 - Team Building for Agile (Spagnuolo Sabrina)Agile Lean Conference
 
Breve storia della Leadership. Teorie principali. A brief history of leadersh...
Breve storia della Leadership. Teorie principali. A brief history of leadersh...Breve storia della Leadership. Teorie principali. A brief history of leadersh...
Breve storia della Leadership. Teorie principali. A brief history of leadersh...dott. Domenico Bozzi
 
Slide_Webinar_Matini_CL-Istruzioni.pdf
Slide_Webinar_Matini_CL-Istruzioni.pdfSlide_Webinar_Matini_CL-Istruzioni.pdf
Slide_Webinar_Matini_CL-Istruzioni.pdfImmaPetito1
 
Potere (ir)Resistibile?
Potere (ir)Resistibile?Potere (ir)Resistibile?
Potere (ir)Resistibile?Domenico Fama
 
La conoscenza di sè
La conoscenza di sèLa conoscenza di sè
La conoscenza di sèiva martini
 
La leadership. Un processo in evoluzione. The leadership of an evolving proc...
La leadership. Un processo in evoluzione.  The leadership of an evolving proc...La leadership. Un processo in evoluzione.  The leadership of an evolving proc...
La leadership. Un processo in evoluzione. The leadership of an evolving proc...dott. Domenico Bozzi
 

Ähnlich wie Slide prima parte (20)

Capitolo12
Capitolo12Capitolo12
Capitolo12
 
Ii modulo
Ii moduloIi modulo
Ii modulo
 
Neopsiche Franco Gattafoni Analisi Transazionale Leadership and Management
Neopsiche  Franco Gattafoni Analisi Transazionale Leadership and  ManagementNeopsiche  Franco Gattafoni Analisi Transazionale Leadership and  Management
Neopsiche Franco Gattafoni Analisi Transazionale Leadership and Management
 
peter pan
peter panpeter pan
peter pan
 
Gruppo competenze
Gruppo competenze Gruppo competenze
Gruppo competenze
 
presentazione tesi PdG
presentazione tesi PdGpresentazione tesi PdG
presentazione tesi PdG
 
Rete e l'atmosfera di gruppo
Rete e l'atmosfera di gruppoRete e l'atmosfera di gruppo
Rete e l'atmosfera di gruppo
 
Corso di comunicazione (2/5) - Comunicazione verbale e non verbale
Corso di comunicazione (2/5) - Comunicazione verbale e non verbaleCorso di comunicazione (2/5) - Comunicazione verbale e non verbale
Corso di comunicazione (2/5) - Comunicazione verbale e non verbale
 
Il gruppo clemente danieli
Il gruppo  clemente danieliIl gruppo  clemente danieli
Il gruppo clemente danieli
 
0667.6128.file
0667.6128.file0667.6128.file
0667.6128.file
 
Lo sviluppo organizzativo ad approccio clinico nelle imprese innovative
Lo sviluppo organizzativo ad approccio clinico nelle imprese innovative  Lo sviluppo organizzativo ad approccio clinico nelle imprese innovative
Lo sviluppo organizzativo ad approccio clinico nelle imprese innovative
 
l\'influenza settaria
l\'influenza settarial\'influenza settaria
l\'influenza settaria
 
Teambuilding unimol bonometti
Teambuilding unimol bonomettiTeambuilding unimol bonometti
Teambuilding unimol bonometti
 
Lezione 5 stereotipi e pregiudizi
Lezione 5 stereotipi e pregiudiziLezione 5 stereotipi e pregiudizi
Lezione 5 stereotipi e pregiudizi
 
Agile Lean Conference 2015 - Team Building for Agile (Spagnuolo Sabrina)
Agile Lean Conference 2015 - Team Building for Agile (Spagnuolo Sabrina)Agile Lean Conference 2015 - Team Building for Agile (Spagnuolo Sabrina)
Agile Lean Conference 2015 - Team Building for Agile (Spagnuolo Sabrina)
 
Breve storia della Leadership. Teorie principali. A brief history of leadersh...
Breve storia della Leadership. Teorie principali. A brief history of leadersh...Breve storia della Leadership. Teorie principali. A brief history of leadersh...
Breve storia della Leadership. Teorie principali. A brief history of leadersh...
 
Slide_Webinar_Matini_CL-Istruzioni.pdf
Slide_Webinar_Matini_CL-Istruzioni.pdfSlide_Webinar_Matini_CL-Istruzioni.pdf
Slide_Webinar_Matini_CL-Istruzioni.pdf
 
Potere (ir)Resistibile?
Potere (ir)Resistibile?Potere (ir)Resistibile?
Potere (ir)Resistibile?
 
La conoscenza di sè
La conoscenza di sèLa conoscenza di sè
La conoscenza di sè
 
La leadership. Un processo in evoluzione. The leadership of an evolving proc...
La leadership. Un processo in evoluzione.  The leadership of an evolving proc...La leadership. Un processo in evoluzione.  The leadership of an evolving proc...
La leadership. Un processo in evoluzione. The leadership of an evolving proc...
 

Mehr von imartini

2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismoimartini
 
Scheda bambino
Scheda bambinoScheda bambino
Scheda bambinoimartini
 
Subitizing
SubitizingSubitizing
Subitizingimartini
 
intelligenza emotiva
intelligenza emotivaintelligenza emotiva
intelligenza emotivaimartini
 
Il quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaIl quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaimartini
 
comunicazione_non_verbale
 comunicazione_non_verbale comunicazione_non_verbale
comunicazione_non_verbaleimartini
 
osservazione fattoei di rischio dsa
osservazione fattoei  di rischio dsaosservazione fattoei  di rischio dsa
osservazione fattoei di rischio dsaimartini
 
Prerequisiti
Prerequisiti Prerequisiti
Prerequisiti imartini
 
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura imartini
 
Dispensa dsa
Dispensa  dsaDispensa  dsa
Dispensa dsaimartini
 
Dentro ai dsa n
Dentro ai dsa nDentro ai dsa n
Dentro ai dsa nimartini
 
stili di apprendimento
stili di apprendimentostili di apprendimento
stili di apprendimentoimartini
 
Dsa fasce eta
Dsa  fasce etaDsa  fasce eta
Dsa fasce etaimartini
 
Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio imartini
 
prerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaprerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaimartini
 

Mehr von imartini (20)

2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo
 
Scheda bambino
Scheda bambinoScheda bambino
Scheda bambino
 
Subitizing
SubitizingSubitizing
Subitizing
 
intelligenza emotiva
intelligenza emotivaintelligenza emotiva
intelligenza emotiva
 
Il quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaIl quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematica
 
comunicazione_non_verbale
 comunicazione_non_verbale comunicazione_non_verbale
comunicazione_non_verbale
 
Adhd u
Adhd uAdhd u
Adhd u
 
DSA
DSADSA
DSA
 
osservazione fattoei di rischio dsa
osservazione fattoei  di rischio dsaosservazione fattoei  di rischio dsa
osservazione fattoei di rischio dsa
 
Prerequisiti
Prerequisiti Prerequisiti
Prerequisiti
 
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
 
scrittura
scritturascrittura
scrittura
 
Dispensa dsa
Dispensa  dsaDispensa  dsa
Dispensa dsa
 
Dentro ai dsa n
Dentro ai dsa nDentro ai dsa n
Dentro ai dsa n
 
dislessia
dislessiadislessia
dislessia
 
stili di apprendimento
stili di apprendimentostili di apprendimento
stili di apprendimento
 
DSA
DSADSA
DSA
 
Dsa fasce eta
Dsa  fasce etaDsa  fasce eta
Dsa fasce eta
 
Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio
 
prerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaprerequisiti della scrittura
prerequisiti della scrittura
 

Slide prima parte

  • 1. Psicologia dei gruppi: teorie e tecniche Prof.ssa Angela FEDI NOTA: alcuni lucidi sono tratti dal testo “Psicologia sociale” di Palmonari, Cavazza, Rubini, ed. Il Mulino, Bologna 2002, altri liberamente adattati o tratti dai testi citati
  • 2. Organizzazione del corso Il corso prevede Lezioni ed esercitazioni sui principali costrutti della teoria psicosociale dei gruppi. Nella seconda parte del corso si approfondiranno, anche con l’ausilio di esperti, alcuni contesti ed utilizzi particolari dello strumento gruppo (gruppo di lavoro, gruppo di terapia, nella ricerca, nell’azione sociale…)
  • 3. Programma Brown, R. (2000). Psicologia sociale dei gruppi. Bologna: Il Mulino E poi, a scelta, una delle seguenti aree: AREA GRUPPO DI LAVORO Quaglino G. P., Casagrande S., Castellano A. M., (1992). Gruppo di lavoro, lavoro di gruppo. Milano: RaffaelloCortina Editore AREA GRUPPI E SOCIETA’ (PARTECIPAZIONE/GRUPPI DI AZIONE) Fedi, A., Mannarini T. (2008), Oltre il NIMBY: La dimensione psicologico-sociale della protesta contro le opere sgradite. Milano: FrancoAngeli oppure Bonomelli R., Fedi A. (2008). Lutto, protesta, democrazia: per una lettura psicosociale di Madres de Plaza de Mayo, H.I.J.O.S. e Herman@s. Napoli: Liguori Editore. AREA CLINICA/LAVORO SOCIALE Fedi A. (a cura di), (2005). Partecipare il lavoro sociale (introduzione, prefazione, capp. 1, 2, 3, 6, 8). Milano: FrancoAngeli oppure Kaneklin, C. (1993). Il gruppo in teoria e in pratica. Milano: Raffaello Cortina editore
  • 4. Elementi per una definizione di gruppo Destino comune (Lewin)  es: gli ebrei nell’Europa nazista Struttura sociale (Sherif)  es: la famiglia Interazione faccia-a-faccia (Bales)  es: il piccolo gruppo Autocategorizzazione (Turner, Tajfel)  un gruppo esiste quando due o più individui percepiscono se stessi come membri della medesima categoria sociale… in più: relazione con altri gruppi (Brown)  …e quando la sua esistenza è riconosciuta da almeno un’altra persona
  • 5. Una definizione imprescindibile nell’ottica psicosociale è quella di Lewin (1948) secondo cui un gruppo è una totalità dinamica, cioè un’entità diversa (non superiore) rispetto alla somma degli individui che la compongono. Il criterio fondamentale per la definizione di un gruppo è l’esistenza di interazione o di altri tipi di interdipendenza fra i membri  la somiglianza non è sufficiente a definire un gruppo Non c’è alcuna limitazione numerica una definizione di gruppo
  • 6. L’entitatività Deriva dall’aspetto di “totalità” indicato da Lewin. È il grado in cui un aggregato sociale è percepito dagli osservatori come avente la natura di un’entità, dotata di un’esistenza reale. Emerge dai principi gestaltici di somiglianza, prossimità, destino comune e organizzazione. Se presenti, gli elementi che compongono l’entità diventano interdipendenti. NB: percezione ma anche ricadute comportamentali (vd. favoritismo ingroup)
  • 7. Il continuum “comportamento interpersonale - comportamento di gruppo” Comportamento intergruppo Comportamento interpersonale Almeno due categorie sociali identificabili assenti presenti Grado di variabilità negli atteggiamenti/ comportamenti dei singoli alto basso Grado di variabilità negli atteggiamenti/ comportamenti di un individuo vs. membri degli altri gruppi alto basso
  • 8. L’appartenenza a gruppi sociali (da Voci, 2003) Il bisogno di appartenere: spinta istintiva a formare e mantenere relazioni interpersonali durature, positive e significative; bisogno di contatto sociale regolare con le persone a cui siamo legati. Da dove nasce? Spiegazioni evoluzionistiche (Bowlby, 1969, 1988; Caporael, 1997) Teoria dell’identità sociale Teorie motivazionali dell’appartenenza: bisogno di autostima, bisogno di sicurezza (riduzione dell’incertezza soggettiva), equilibrio tra bisogno di assimilazione e di differenziazione (distintività ottimale)
  • 9. Lo sviluppo di gruppo (Tuckman & Jensen 1977) La vita dei gruppi passa attraverso 5 stadi: stadio di forming (formazione)  dipendenza e orientamento stadio di storming (conflitto)  conflitti stadio di norming (normativo)  coesione e scambio stadio di performing (prestazione)  role-taking e problem solving stadio di adjourning (sospensione)  disimpegno progressivo (piccoli gruppi)
  • 10. Lo sviluppo di gruppo (Worchel et al. 1991, 1992) (grandi gruppi) periodo di malcontento evento precipitante identificazione di gruppo produttività di gruppo individuazione declino
  • 11. La socializzazione di gruppo (Levine & Moreland, 1994) L’individuo può passare attraverso 5 fasi della socializzazione di gruppo: 1) esplorazione 2) socializzazione 3) mantenimento 4) risocializzazione 5) ricordo
  • 12. La socializzazione di gruppo (Moreland e Levine 1989; Levine e Moreland 1994) Per rendere più facile la sua entrata nel gruppo il newcomer può: Condurre un efficace processo di ricognizione Giocare il ruolo di nuovo membro Cercare referenti di fiducia Collaborare con gli altri newcomer Esistono diversi tipi di newcomer: membri istituenti visitatori trasferiti sostituti neofiti regolari
  • 13. L’esclusione morale (da Ravenna, 2004) Esclusione di determinati individui o gruppi da una comunità morale. Indicatori specifici di esclusione morale (cognitivi, morali, affettivi): Valutazione distorta dei gruppi; confronti a vantaggio del Sé; ampliare il bersaglio Disprezzo e denigrazione degli altri; deumanizzazione; profanazione; (Bandura) approvare apertamente comportamenti distruttivi; modificare i propri standard morali; attuare confronti vantaggiosi; accelerare il ritmo delle azioni dannose; biasimare la vittima Timore della contaminazione
  • 14. L’esclusione morale (da Ravenna, 2004) … ma ci sono anche criteri ordinari rintracciabili nelle relazioni, negli scambi interpersonali, negli atteggiamenti e nelle credenze: pensiero di gruppo; deindividuazione; adesione a ideologie trascendenti; sprofondamento morale; distanza psicologica; condiscendenza; confronti poco lusinghieri; doppio standard; spostamento della responsabilità; diffusione delle responsabilità; occultare gli effetti del comportamento dannoso; ricorso a eufemismi; normalizzazione della violenza; idealizzazione della violenza; contenimento temporale; orientamento tecnico; trasformazione del danno in routine
  • 15. L’esclusione morale (da Ravenna, 2004) Focus sull’attore sociale 1. disimpegno morale (Bandura): disattivazione selettiva del giudizio morale Ristrutturazione cognitiva: giustificazione morale; uso di eufemismi; confronti vantaggiosi Meccanismi che distorcono rapporto azione/effetti: spostamento della responsabilità; diffusione della responsabilità Meccanismi che producono una specifica rappresentazione della vittima: deumanizzazione; attribuzione di colpa 2. Concezione non integrata Sé/ altri 3. Bisogni e caratteristiche personali: fragilità o ipertrofia del Sé; ricerca di eccitazione, bisogno di potere, sadismo; personalità autoritaria; chiusura mentale e dogmatismo; orientamento alla dominanza sociale Focus sull’influenza sociale (Milgram e Zimbardo) Deindividuazione e adesione ai ruoli sociali Ruolo della situazione e norme sociali
  • 16. Il ruolo Definizione Insieme di aspettative condivise rispetto al modo in cui dovrebbe comportarsi un individuo che occupa una certa posizione nel gruppo A che cosa serve una divisione in ruoli? • Permette una vita di gruppo prevedibile e ordinata; è funzionale al conseguimento degli scopi di gruppo (Brown, 1988) Levine e Moreland (1990): in quasi tutti i gruppi è possibile distinguere tre ruoli: leader, nuovo arrivato, capro espiatorio
  • 17. Il sistema di status Definizioni  • Si riferisce alla posizione occupata dall’individuo nel gruppo, unitamente alla valutazione di tale posizione in una scala di prestigio (Scilligo, 1973) • Il pattern generale di influenza sociale fra i membri di un gruppo (Levine e Moreland, 1990) • Uno status elevato è rivelato da due indicatori fondamentali: • Tendenza a promuovere iniziative (idee ed attività) • Consenso sulla valutazione del prestigio connesso alla posizione dell’individuo nel gruppo (Brown, 1988) • Le differenziazioni di status sono funzionali rispetto al bisogno di prevedibilità e ordine
  • 18. Le norme di gruppo Definizioni Le nome costituiscono aspettative condivise rispetto al modo in cui dovrebbero comportarsi i membri del gruppo (Levine e Moreland, 1990); riguardano un set di comportamenti e opinioni cui ci si aspetta che i membri si uniformino Permettono di definire la “latitudine” entro la quale sono accettate le differenze individuali Non hanno lo stesso carattere di obbligatorietà per tutti i membri: le persone di status elevato sono più vincolate alle norme centrali Che cosa succede a chi non rispetta le norme? I devianti ricevono più comunicazioni; questo stato termina quando essi si riavvicinano alle opinioni della maggioranza. Se invece persistono nella posizione assunta, il gruppo finisce per abbandonarli a se stessi
  • 19. Come si producono le norme nei gruppi? sono imposte dal leader o da autorità esterne  norme istituzionali derivano dalla contrattazione dei membri  norme volontarie si diffondono tra i membri del gruppo  norme evolutive i primi pattern di comportamento si stabilizzano in norme (“si è sempre fatto così”) script che precisano i comportamenti adatti nelle varie situazioni  matrice cognitiva delle norme
  • 20. A che cosa servono le norme? Cartwright e Zander (1968) individuano quattro funzioni: • Avanzamento del gruppo: le pressioni verso l’uniformità possono servire al raggiungimento degli obiettivi • Mantenimento del gruppo: alcune norme, come ad esempio le richieste per incontri regolari, permettono al gruppo di preservarsi • Costruzione della realtà sociale: formazione di una concezione comune della realtà sociale, utile per fronteggiare situazioni non familiari e come riferimento per l’autovalutazione individuale • Definizione dei rapporti con l’ambiente sociale: permettono di definire le relazioni con altri gruppi, organizzazioni, istituzioni, e stabilire quali gruppi siano “alleati” o “nemici”
  • 21. Il conformismo può essere dovuto a: • cambiamento percettivo o cognitivo personale  accettazione • condiscendenza pubblica  compiacenza • motivazioni di tipo affettivo  convergenza Perché gli individui si conformano? Secondo Festinger (1950) ci sono due processi soggiacenti: a) la costruzione sociale della realtà b) la presenza di uno scopo di gruppo importante Il conformismo evita anche il “ridicolo sociale” (Deutsch e Gerard, 1955)
  • 22. L’influenza della minoranza: due processi o uno? Modelli duali. Moscovici (1976): le minoranze producono conversione (cambiamenti privati di opinioni) producendo processi di pensiero qualitativamente differenti Anche secondo Nemeth (1986) l’influenza minoritaria dà luogo a modalità di pensiero più creative e divergenti Modelli monofattoriali. Latané e Wolf (1981): la differenza tra influenza maggioritaria e minoritaria sta nel numero delle fonti
  • 23. Potere = capacità di influenzare o vincere le resistenze degli altri, assicurandosi comportamenti di adesione o acquiescenza- compiacenza Autorità = legittimità dell’esercizio del potere che si fonda su regole stabilite e rispetto ad un certo campo di attività Controllo = modalità con cui viene valutato il conseguimento degli obiettivi predefiniti e si assicura il rispetto di un certo patto sociale che lega fra loro gli attori Leadership = comprende gli aspetti precedenti, ma è una specifica forma di influenza caratterizzata dalla capacità di determinare un consenso volontario, accettazione soggettiva e motivata delle persone rispetto a certi obiettivi del gruppo o dell’organizzazione
  • 24. Il potere nel gruppo Definizioni Capacità di influenzare o di controllare altre persone (Levine e Moreland, 1990). Secondo French e Raven (1959), il potere costituisce una influenza potenziale di O su P (French e Raven, 1959) E’ necessario tenere in considerazione il fatto che, nella realtà, il potere raramente deriva da un’unica fonte; le relazioni fra O e P sono caratterizzate da molte variabili, ciascuna delle quali può essere una base di potere.
  • 25. Forme del potere (French e Raven, 1959) Il potere di ricompensa: si basa sull’abilità di O di dare o promettere ricompense, materiali o simboliche, a P Il potere coercitivo: la base del potere è nella minaccia o attuazione di sanzioni punitive di O su P Il potere legittimo: P ha interiorizzato norme che stabiliscono che O ha il diritto legittimo di influenzare P, ad esempio in base a una designazione sociale (elezioni) Il potere d’esempio: si basa sull’identificazione di P con O Il potere di competenza: P ritiene O un esperto in un determinato ambito, ed ha fiducia che O dica la verità Critiche: la tipologia di French e Raven non considera né i rapporti economici, né le motivazioni di chi accetta la fonte di influenza
  • 26. La leadership Definizioni La leadership implica l’influenza di un membro del gruppo sugli altri (rispettivamente, leader e seguaci) in vista del raggiungimento degli obiettivi del gruppo (Hollander, 1985) Il leader è colui che mostra più iniziativa nel dirigere, suggerire, consigliare, proporre idee rispetto agli altri membri del gruppo; occupa una posizione elevata nella gerarchia di status e ricopre una posizione centrale nella rete di comunicazione nel gruppo (Turner, 1991) Moscovici (1976) propone una distinzione tra influenza e potere, in riferimento ai processi di influenza sociale minoritaria e maggioritaria: mentre la prima produce accettazione soggettiva, la seconda implica coercizione e acquiescenza pubblica
  • 27. Su cosa si basa la capacità di influenzare? La teoria del “grande uomo”  Esistono alcuni tratti di personalità che distinguono i leader dagli altri: un individuo con tali caratteristiche è un leader “naturale” indipendentemente dalla situazione  I tratti più tipici di un leader: propensione alla responsabilità ed alla esecuzione del compito, tenacia nel perseguire gli obiettivi, originalità nell’affrontare i problemi, tendenza a prendere l’iniziativa, fiducia in sé, capacità di tollerare le frustrazioni, abilità nell’influenzare gli altri… (Stodgill,1974) Critiche: I comportamenti delle persone variano a seconda delle situazioni ed i tratti non sono statici ma dinamici (Hollander, 1985)
  • 28. Dalla ricerca di alternative alla teoria del “grande uomo” derivano due sviluppi teorici: lo studio delle funzioni del leader e l’approccio situazionista Lo studio delle funzioni e dello stile di leadership Bales e Slater (1955) distinguono due tipi di funzioni del leader: Leader socioemozionale: presta attenzione ai sentimenti dei membri del gruppo; è teso ad assicurare armonia nel gruppo Leader centrato sul compito:concentrato sulla realizzazione del compito e sull’organizzazione del lavoro di gruppo Secondo gli Autori, i due ruoli sono complementari, e difficilmente possono essere svolti dalla stessa persona
  • 29. Approccio situazionista Si fonda sull’idea che in situazioni diverse il leader deve assolvere funzioni diverse. Tale ruolo può quindi essere assunto da diversi membri del gruppo, caso per caso Esperimento di Carter e Nixon (1949): variando il tipo di compito, osservano che persone diverse emergono come leader Fattori situazionali collegati all’emergere di un leader: natura del compito; presenza nel gruppo di un membro con esperienza di leader, grandezza del gruppo, stabilità ambientale…
  • 30. Critiche all’approccio situazionista: trascura le caratteristiche delle persone con ruoli di leader la definizione della situazione (centrata sulle richieste relative al compito) è riduttiva e considera poco elementi importanti come la storia, la struttura, le risorse del gruppo
  • 31. Modello della contingenza (Fiedler, 1964) Idea interazionista: l’efficienza del leader dipende dalla corrispondenza fra stile adottato e controllo della situazione Stile di leadership misurato mediante punteggio Lpc (Least Preferred Co-worker): descrizione su scale bipolari (collaborativo / non collaborativo; amichevole / ostile…) del collaboratore con cui la persona trova più difficile lavorare Alto Lpc = leader centrato sulle relazioni Basso Lpc = leader centrato sul compito Fattori presenti nella situazione: Qualità dei legami leader membri Livello di struttura del compito (es., chiarezza dello scopo) Potere del leader (es., controllo di sanzioni e premi)
  • 32. Le ricerche compiute sulla base del modello di Fiedler hanno evidenziato che le combinazioni efficaci di stile di leadership e situazione sono le seguenti: Leadership centrata sulla relazione + Controllo moderato della situazione Leadership centrata sul compito + Controllo alto o basso della situazione Problemi: Il punteggio Lpc rimanda per alcuni aspetti ad una stabilità comportamentale del leader, che ricorda in parte le teorie dei tratti
  • 33. Modelli transazionali Si centrano sulla relazione bidirezionale fra leader e membri del gruppo Dinamica processuale: il leader può influenzare i membri del gruppo, e questi ultimi possono influenzare, con le loro aspettative e le loro richieste, il leader stesso. E’ perciò riconosciuto un ruolo più attivo ai membri del gruppo Esempio: Studio di Merei (1949) in una scuola materna. Bambini più grandi, introdotti in un gruppo esistente, divennero leader solo se prima di introdurre innovazioni di gioco furono capaci di adattarsi alle norme, al comportamento ed alle “tradizioni” del gruppo esistente.
  • 34. Teoria di Hollander (1978) La sequenza di adesione iniziale alle norme del gruppo e di successiva introduzione di idee nuove riveste un ruolo centrale Introduce la nozione di “credito idiosincratico”, che il leader deve conquistare nei contatti iniziali con il gruppo Quattro fonti di legittimità: conformità iniziale alle norme di gruppo essere stato scelto dal gruppo competenza rispetto agli scopi del gruppo adesione o “lealtà” alle norme di gruppo
  • 35. I processi di presa di decisione nei gruppi: dall’assunzione di rischio alla polarizzazione Secondo il senso comune, i gruppi sono luogo di ricerca del compromesso: sono perciò poco efficaci nella presa di decisioni Effetto di normalizzazione (Sherif,1935): le risposte di gruppo in una prova di giudizio tendono a concentrarsi attorno alla media dei giudizi individuali Stoner (1961), sulla base di evidenze empiriche inattese, propone una posizione molto diversa: le decisioni prese in gruppo sono decisamente più rischiose delle decisioni che i singoli prenderebbero individualmente Decisione rischiosa = decisione in cui si mette in gioco qualcosa di acquisito, rischiando di perderlo, in vista dell’ottenimento di qualcosa di molto più rilevante
  • 36. Metodologia utilizzata da Stoner Tre fasi: Decisione individuale Subito dopo, formazione di gruppi e decisione di gruppo Nuova decisione individuale dopo alcune settimane Esempio di problema usato da Stoner: Il capitano di una squadra universitaria di calcio, negli ultimi secondi di una partita, giocata contro i più accaniti tra gli avversari dell’istituto, ha la possibilità di scegliere fra due tecniche di gioco: una che quasi certamente porterebbe al pareggio e l’altra che in caso di successo porterebbe ad una vittoria completa ma, in caso di insuccesso, alla totale disfatta Richiesta del compito: valutare la probabilità minima di riuscita considerata accettabile nel consigliare al personaggio principale della situazione di scegliere l’alternativa più rischiosa
  • 37. Risultati ottenuti da Stoner: 12 gruppi su 13 modificarono la decisione iniziale, presa individualmente, verso un maggior rischio. Come interpretare questo spostamento nelle decisioni di gruppo verso la direzione rischiosa? Diffusione della responsabilità: discutendo con altri, un individuo si sente meno direttamente responsabile (Wallach, Kogan e Bem, 1964). Tuttavia, la stessa interpretazione era stata in precedenza avanzata per spiegare perché i gruppi appaiono conservatori nelle loro decisioni Familiarità: la discussione di gruppo aumenta la familiarità dei singoli rispetto a problemi delicati “Rischio come valore”: nel corso della discussione di gruppo, diventa saliente un valore proprio della cultura americana, ossia l’apprezzamento per chi sa correre dei rischi (Brown, 1965)
  • 38. Effetto polarizzazione Moscovici e Zavalloni (1969): Gli effetti della discussione di gruppo sono limitati alle situazioni di assunzioni di rischio? O sono in rapporto ad un processo socio psicologico più ampio? Replica dello studio di Stoner, utilizzando un tradizionale questionario di atteggiamenti invece di dilemmi alla Stoner. Risultato: gli atteggiamenti del gruppo sono più estremi di quelli dei singoli individui che ne fanno parte. L’estremizzazione non è indifferenziata Polarizzazione degli atteggiamenti = incremento dato dal gruppo ad un orientamento già presente nei singoli componenti
  • 39. La polarizzazione viene spiegata mediante confronto sociale centratura sulle relazioni mediante persuasione centratura sui contenuti come differenziazione intergruppi centratura sull’identificazione col gruppo
  • 40. “Group think” (Janis, 1972) Cosa succede quando nei gruppi il conflitto è totalmente assente? Analisi di decisioni “disastrose” prese da gruppi di esperti: ad es., il tentativo americano di invadere Cuba nel 1961 Caratteristiche del processo decisionale Forte coesione di gruppo Isolamento del gruppo rispetto a informazioni esterne Pressione a decidere in tempi brevissimi Quasi sempre, presenza di un leader molto direttivo Conseguenze: Forti pressioni alla ricerca dell’accordo; autocensura; fiducia nella “moralità interna” del gruppo Percezione di unanimità; decisione disastrosa
  • 41. Processo di categorizzazione (processo fondamentale per l’organizzazione e la comprensione del mondo) Rafforzamento delle differenze percepite fra le categorie (accentuazione) Diminuzione delle distinzioni percepite entro le categorie (assimilazione) (Tajfel 1959) Quali categorie utilizziamo? Bruner (1957): quelle più accessibili (dipende dall’osservatore) e più integrate (con la situazione attuale)
  • 42. Quali fattori consentono di percepire entità discrete (i singoli individui) come gruppi? Campbell (1958): destino comune (azioni o eventi comuni); somiglianza (condivisione di caratteristiche comuni); prossimità (vicinanza fisica). Accessibilità e integrazione variano a seconda delle situazioni e degli obiettivi Non tutte le categorie sono psicologicamente equivalenti (Turner et al. 1987) Teoria dell’autocategorizzazione (SCT): la categoria adottata è quella che minimizza la differenza tra sé e il membro più tipico della categoria di appartenenza e contemporaneamente massimizza la differenza fra questo e il membro prototipico dell’outgroup  RAPPORTO OTTIMALE DI METACONTRASTO Ma…
  • 43. Conseguenze sociali della categorizzazione: tendenza a trattare con maggior favore i membri della propria categoria rispetto all’outgroup  paradigma del gruppo minimo (Rabbie e Horwitz 1969; Tajfel et al. 1971): la sola categorizzazione è sufficiente per suscitare favoritismo intergruppi (discriminazione comportamentale) rafforzamento delle somiglianze all’interno dell’ingroup  in realtà si ha anche effetto di percezione di omogeneità nell’outgroup per  diversa quantità di informazione disponibile all’osservatore (familiarità) oppure  diversa natura della categoria
  • 44. Pensiero categoriale  offuscamento delle differenze tra i membri di uno stesso gruppo Stereotipo di gruppo come: credenze legittimanti  legittimazione dello status quo aspettative  ipotesi di lavoro da verificare o smentire profezie che si autoavverano  effetto Pigmalione
  • 45. I soli processi cognitivi non bastano a spiegare l’asimmetria degli atteggiamenti intergruppi necessità dell’introduzione dell’ IDENTITÀ SOCIALE = parte del concetto di Sé che deriva dalla consapevolezza della propria appartenenza a un gruppo (o più gruppi) sociale unitamente al valore e al significato emotivo di tale appartenenza (SIT, Social Identity Theory, Tajfel 1978) La preferenza per un concetto di sé positivo implica che anche l’ingroup debba essere connotato positivamente
  • 46. Pregiudizio linguistico intergruppi (linguistic intergroup bias) (Maass et al. 1989): termini denotativi di stati psicologici durevoli (più astratti dunque generalizzabili) sono utilizzati per descrivere comportamenti positivi dell’ingroup, mentre per l’outgroup si utilizzano termini più concreti e situazionali. Il contrario accade per comportamenti negativi.
  • 47. Risposte all’ineguaglianza di status: Anche gli appartenenti a categorie di status superiore mostrano orientamenti a proprio favore Se si appartiene a categorie di status inferiore si può abbandonare il gruppo confrontarsi con gruppi diversi o su dimensioni diverse (raramente) mettere in discussione la superiorità dell’outgroup promuovendo un cambiamento sociale. Lo si fa se si riescono ad immaginare alternative in base a: confini relativamente valicabili fra i gruppi differenze di status relativamente instabili percezione dell’illegittimità delle differenze
  • 48. Produttività effettiva = produttività potenziale – perdite per processi imperfetti Richieste del compito Risorse del gruppo Processi di interazione Prestazione osservata di un gruppo in un compito (Steiner 1972) Problemi di coordinamento Dinamiche sociali Perdite di motivazione Inerzia sociale (all’aumentare delle dimensioni di gruppo) Effetto free-rider (non essere indispensabili) Effetto parassita (avere dei compagni che approfittano della propria disponibilità a lavorare per il gruppo) La produttività di gruppo
  • 49. Oltre al social loafing (inerzia sociale) esiste anche un effetto opposto, detto social labouring (laboriosità sociale, aumentato impegno individuale in compiti di gruppo) Fattori principali: l’importanza del compito la salienza del gruppo la possibilità per il gruppo di essere valutato la cultura