2. Garibaldi nacque a Nizza nel 1807 da Domenico, un capitano
mercantile, e da Rosa Raimondi. In giovinezza navigò con il padre in
giro per l'Oriente.
Il giovane Giuseppe Garibaldi era capitano di una propria nave, ma
non appena venne a conoscenza delle idee mazziniane votate alla
causa risorgimentale italiana, si iscrisse alla Giovine Italia.
La vita
3. Giuseppe Garibaldi partecipò alla spedizione mazziniana del febbraio
1834 in Savoia, la quale però fallì. Costretto a fuggire per la sentenza di
condanna a morte, si rifugiò a Marsiglia, in Francia. Dopo avere fatto parte
dell'equipaggio del bey di Tunisi, il giovane Giuseppe tornò a Marsiglia,
ottenendo l'incarico di comandare un brigantino che doveva partire per
Rio de Janeiro, in cui arrivò tra il 1835 e il 1836.
4. A Rio de Janeiro, Garibaldi partecipò alle riunioni della
Giovine Italia. Successivamente decise con il suo amico
Rossetti di partecipare alle insurrezioni dello Stato Rio
Grande do Sul che decise di ribellarsi al governo
brasiliano. Costretto a rifugiarsi a Montevideo, in Uruguay,
sposò la compagna Anita (Giuseppe Garibaldi e Anita si
conobbero in Sud America). Anche a
Montevideo, Giuseppe Garibaldi riprese a combattere nel
nome della libertà in sostegno di Fructuoso Rivera contro il
generale uruguayano Manuel Oribe, sostenuto dal dittatore
argentino de Rosas.
5. Subendo delle sconfitte fu costretto a riparare a terra. Dopo avere risalito il
Plata, organizzò una nuova flottiglia composta da un equipaggio italiano,
riportando degli importanti risultati presso S. Antonio del Salto.
Dopo avere avuto delle notizie propizie all'Unità d'Italia, Garibaldi decise
di lasciare il Sud America e di ripartire verso la patria natia. Tornato a
Nizza, si dichiarò in primo luogo italiano e non repubblicano.
6. Nel biennio 1848-1849 Garibaldi si distinse nel corso della Prima Guerra
d'indipendenza, battendosi a Luino e conquistando Varese il 26 agosto 1848. In
seguito all'intervento degli Austriaci, Garibaldi fu costretto a riparare poi in
Svizzera.
Tornato a Nizza, partì con un centinaio di volontari verso la Sicilia e
successivamente si batté per la difesa della Repubblica romana contro i francesi.
Con la caduta della Repubblica romana, fu costretto a riparare a San Marino, con
l'obiettivo di raggiungere Venezia, città libera.
7. Essendo attaccato dagli austriaci, non riuscì a raggiungere la città e
presso le coste di Magnavacca dovette assistere alla morte
dell'amata Anita, da cui ebbe i figli Ciro, Rosita morta a soli due anni,
Teresita e Ricciotti. In seguito egli fu costretto a lasciare il regno
piemontese, da cui fu espulso e a rifugiarsi presso il console
piemontese di Tangeri.
Il suo secondo esilio continuò all'insegna dell'avventura tra New York e
America centrale.
8. Dopo avere avuto colloqui segreti con Cavour, Giuseppe
Garibaldi fece ritorno in Europa.
Si dimostrò favorevole alla monarchia alla base del futuro
Stato italiano e nel corso della Seconda Guerra
d'indipendenza coordinò i suoi volontari al fianco dei
piemontesi, facendo anche la conoscenza del re Vittorio
Emanuele di Savoia.
9. Dopo l'impegno militare al fianco dei piemontesi che
riportarono varie vittorie nel corso della
guerra, Garibaldi dovette abbandonare altri sogni
rivoluzionari e, deposte le armi, si rifugiò presso l'Isola di
Caprera, in Sardegna, dopo avere dato vita a Genova a un
manifesto in cui criticava apertamente la politica dei
Savoia.
10. Nel corso della Terza Guerra d'indipendenza, alla guida dei volontari, ottenne il
controllo del Trentino nel luglio 1866. Dopo avere annesso il Veneto, ritenne
urgente ripartire alla riconquista di Roma, ma venne bloccato dai soldati italiani
che lo costrinsero a ritornare a Caprera; Giuseppe Garibaldi e i suoi uomini
però fuggirono nuovamente e, riuscendo a tornare nella Penisola, varcarono il
confine giungendo a Mentana, dove però furono nuovamente bloccati dai
francesi il 3 novembre.
11. Dopo Garibaldi fu arrestato a Fligine e ricondotto a Caprera. Negli ultimi
anni di vita Garibaldi aderì alle idee del socialismo e all'Internazionale;
egli scrisse anche le Memorie autobiografiche e altri romanzi. La morte di
Giuseppe Garibaldi avvenne a Caprera il 2 giugno 1882.
12. Spinti dalla speranza di poter sfruttare a proprio favore il malcontento generale
provocato dal dominio borbonico, nel Marzo del 1860 i Mazziniani Siciliani
(sostenitori di Giuseppe Mazzini) chiedono a Garibaldi di guidare una
spedizione per la liberazione dell’isola.
Vittorio Emanuele II si dice favorevole e anche Cavour, inizialmente contrario,
perché spaventato dalla possibile reazione dell’Europa, accetta la spedizione.
La spedizione dei Mille
13. Spinti dalla speranza di poter sfruttare a proprio favore il malcontento generale
provocato dal dominio borbonico, nel Marzo del 1860 i Mazziniani Siciliani
(sostenitori di Giuseppe Mazzini) chiedono a Garibaldi di guidare una
spedizione per la liberazione dell’isola.
Il 5 Maggio 1860 Garibaldi salpa da Quarto (GE) con 1089 seguaci, i cosiddetti
“Mille”.
14. Garibaldi e i “Mille” sbarcano in Sicilia l’11 Maggio e da li ha inizio una serie di
vittorie:
- Il 15 Maggio vince a Calatafimi;
- Il 30 Maggio conquista Palermo;
- Il 20 Luglio sconfigge totalmente le truppe borboniche a Milazzo.
La Sicilia ora per mano di Garibaldi è sotto il potere di Vittorio Emauele II.
15. Il 7 Settembre Garibaldi entra a Napoli con l’intento di conquistarla e nei primi
di Ottobre sconfigge i Borboni a Volturno ed esce da Napoli con la fama di
“liberatore del sud”. Per evitare che Garibaldi conquistasse Roma, Cavour
convince Vittorio Emanuele ad intervenire nel centro Italia. Convinti anche i
Francesi a collaborare, Marche e Umbria furono invase e un plebiscito del 4-5
Novembre confermò le 2 regioni annesse al Regno di Sardegna.
16. Tra il 21 e il 22 di Ottobre Garibaldi con un plebiscito dichiara l’Italia
Meridionale annessa al Regno di Sardegna. Il 26 Ottobre Vittorio Emanuele
incontra Garibaldi a Teano e si fa consegnare ufficialmente i territori conquistati
a suo nome. Consegnato ciò che di dovere, Garibaldi scioglie le truppe e si
ritira a Caprera (Sardegna).
17. Nel Gennaio 1861 viene eletto il nuovo Parlamento. Il 17 Marzo 1861 venne
proclamata ufficialmente l’Unita d’Italia con Vittorio Emanuele re d’Italia. All’Italia
come la conosciamo oggi mancavano ancora, però, il Lazio, il Veneto, il
Trentino e la Venezia Giulia, alla cui annessione stava lavorando Cavour prima
di morire il 6 Giugno 1861.
18. Nel 1866 si presentò l’occasione per conquistare il Veneto. La Prussia, infatti,
propose un’alleanza all’Italia per fare guerra all’Austria. Il 19 Giugno 1866 Italia
e Prussia dichiarano guerra all’Austria:
- L’Italia viene sconfitta a Custoza (VR) e la flotta combatte a Lissa, dove
perse;
- La Prussia esce vincitrice dal conflitto, sconfiggendo gli Austriaci a
Sadowa.
Essendo alleate, anche l’Italia venne premiata con l’acquisizione del Veneto,
stabilita nella Pace di Vienna.
19. Garibaldi, nel frattempo, raccolto un piccolo gruppo di volontari, si diresse
verso il Trentino per tentare di liberarlo. Sconfisse gli Austriaci a Bezzeca, ma fu
costretto a ritrarsi e non riuscì nell’impresa. Successivamente all’annessione del
Veneto, tutta Italia puntava sul Lazio e, più precisamente, su Roma, da tutti
considerata capitale d’Italia. Uno dei principali problemi che si presentavano
era Napoleone III, alleato del Papa, intento a proteggere i diritti del Papa e dello
Stato Pontificio.
20. Nel 1862 Garibaldi decise di passare all’azione e organizzò una spedizione per
la conquista di Roma. Intimorito dall’Imperatore francese, lo Stato Italiano si
trovò costretto a bloccare l’avanzata garibaldina verso Roma e il 29 Agosto
1862 lo stesso Garibaldi venne ferito. Nel 1867 Garibaldi ritentò la conquista di
Roma, ma venne nuovamente sconfitto dai Francesi.
21. Nel 1870 Napoleone III fu costretto a ritirare il proprio esercito (posto a difesa di
Roma) per fronteggiare l’attacco della Prussia. Il 20 Settembre 1870 l’esercito
Italiano entrò a Roma e la conquistò. Il 2 Ottobre con un plebiscito il Lazio
venne proclamato annesso al Regno d’Italia e Roma ne divenne capitale.
22. Come risarcimento al Papa della perdita, lo Stato Italiano:
- Inserì la Legge delle Garantigie(1871), ossia l’assegnamento al Pontefice dei
Palazzi Vaticani e della residenza di Castelgandolfo;
- Si impegnava a versare annualmente una quota per il mantenimento del clero;
- Riconosceva al Papa il potere di sovrano;
- Garantiva alla Chiesa la libertà di organizzazione, di culto e di propaganda.
23. Pio IX non accettò queste condizioni e scomunicò sia il re Vittorio Emanuele, sia
il Governo Italiano. Nel 1874, con il documento Non expedit (“non è
opportuno”) vietò ai cattolici di partecipare alla politica italiana. Così si aprì la
“Questione Romana”, che non venne risolta per oltre 50 anni.