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> ATTUALITÀ:
Sindrome Long Covid: il diritto alla
Salute passa per il diritto alle cure
> SALUTE:
Vaccini: caratteristiche e differenze
> FOCUS:
Assistenza sanitaria per
gli Italiani all’estero: filo diretto
Italia-Romania
> NEWS DEL GRUPPO:
Health Italia
Leader di Solidarietà 2021
il periodico di informazione sulla sanità integrativa
Marzo
Aprile 2021
Anno VIII
N°42
tra ipotesi e ripartenze
GREEN PASS:
PERIODICO BIMESTRALE DI INFORMAZIONE SULLA SANITÀ INTEGRATIVA
Anno VIII - Marzo / Aprile 2021 - N°42
DIRETTORE RESPONSABILE
Nicoletta Mele
DIRETTORE EDITORIALE
Ing. Roberto Anzanello
COORDINAMENTO GENERALE
Health Italia
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
Nicoletta Mele
Alessia Elem
Michela Dominicis
Maura Pistella
Alessandro Notarnicola
DIREZIONE E PROPRIETÀ
Health Italia SpA
c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9
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SOMMARIO
“Tattoo e Salute” - Amiche
per la Pelle e l’impegno per
l’umanizzazione delle cure
36
a cura della Redazione
Sindrome Long Covid: il
diritto alla salute passa per il
diritto alle cure
06
di Nicoletta Mele
Un pass Covid per circolare
liberamente, la stagione
estiva tra ipotesi e incertezze
10
di Alessandro Notarnicola
Covid-19, tutte le fake news
dall’inizio della pandemia
12
di Alessandro Notarnicola
ATTUALITÀ
Recovery Plan e sanità del
futuro: obiettivi definiti e
chiarezza
05
a cura di Roberto Anzanello
EDITORIALE
Vaccini Covid-19:
caratteristiche e differenze
14
di Alessia Elem
Gli effetti negativi della
pandemia sui tumori
dell’apparato digerente
19
di Alessia Elem
SALUTE
PARLIAMO DI...
Assistenza sanitaria, italiani
all’Estero al tempo del Covid:
filo diretto Italia-Romania
22
Bambini e adolescenti ai
tempi del Covid: vissuti,
bisogni e compiti di cura
genitoriale
27
di Maura Pistella
di Nicoletta Mele
FOCUS - ESTERO PSICOLOGIA
Heath Italia tra i “Leader di
Solidarietà 2021”
35
Chirurgia estetica post
Covid-19, è boom di richieste
in Oriente
di Michela Dominicis
31
di Alessandro Notarnicola
BENESSERE NEWS DAL GRUPPO
RECOVERY PLAN E SANITÀ DEL FUTURO: OBIETTIVI DEFINITI E CHIAREZZA
In questo particolare momento storico l’attenzione sia mediatica che sociale, oltre che essere rivolta
evidentemente al tema della pandemia Covid-19, è fortemente canalizzata verso l’importante tema del
Recovery Plan, come diversamente non potrebbe essere.
Il Recovery Plan può rappresentare per l’Europa tutta quello che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale
è stato il Piano Marshall, ufficialmente chiamato piano per la ripresa europea, che fu uno dei piani politico-
economici operato dagli Stati Uniti d’America per la ricostruzione dell’Europa.
Annunciato in un discorso del segretario di Stato statunitense George Marshall il 5 giugno 1947 all’Università
di Harvard, questo piano consisteva in uno stanziamento di oltre 12,7 miliardi di dollari, finalizzato ad aiutare,
proporzionalmente, i paesi europei distrutti dall’evento bellico.
Ora, con i paesi Europei messi in grave difficoltà economica dalla crisi pandemica, le nazioni europee, con
molte difficoltà e anche con presupposti differenti, sono riuscite a mettere a fuoco un piano economico,
chiamato appunto Recovery Plan, indispensabile a rilanciare l’economia europea.
La differenza consiste nel fatto che, mentre all’epoca le risorse economiche del Piano Marshall furono messe
a disposizione dagli Sati Uniti d’America, oggi le risorse economiche del Recovery Plan, vengono trovare sui
mercati finanziari e messe a disposizione dall’Europa tutta.
Al di là dell’impostazione economica, il meccanismo di funzionamento in entrambi i casi prevedeva e prevede
che ogni nazione metta a punto un piano economico particolareggiato da finanziare con le risorse messe a
disposizione, all’epoca dall’unica potenza mondiale uscita con solidità economica dalla guerra quale erano gli
Stati Uniti d’America, oggi tramite un meccanismo finanziario e di solidarietà tra tutti i paesi europei.
Così come il Piano Marshall creò i presupposti della crescita economica degli anni 50 e, ancora in maniera
più sensibile, degli anni 60 del secolo scorso, così il Recovery Plan può costituire il presupposto per la crescita
economica dei prossimi vent’anni.
Tecnologia, infrastrutture, innovazione, valori sociali, istruzione e sanità sono gli argomenti sui quali verranno
focalizzate le attività che vedranno un intenso sviluppo di progetti ed iniziative in tutta Europa, probabilmente
mai affrontato prima.
In questo contesto sicuramente uno dei temi “caldi” è rappresentato dalla sanità, duramente messe alla
prova dall’evento pandemico, che ha mostrato come sia imprescindibile avere una sanità pubblica in grado di
garantire un’assistenza territoriale diffusa e una copertura sanitaria efficiente.
Nel nostro paese le ingenti risorse economiche disponibili per la riorganizzazione del sistema sanitario
verranno indirizzate verso una ristrutturazione che possa prevedere una maggiore assistenza territoriale, un
importante rafforzamento dei presidi sanitari, un continuo adeguamento della classe medica, investimenti in
ricerca medica ed un rinnovamento tecnologico degli strumenti medici disponibili, tra i quali la telemedicina
sarà l’asset fondamentale.
Sarà, se ben gestito come tutti ci auspichiamo, un new deal della sanità europea, ma se pensiamo che ogni
singolo stato potrà in futuro garantire cure e protezione sanitaria a tutta la popolazione a titolo gratuito
faremmo un grandissimo errore.
Come ribadiamo ormai da tempo, dobbiamo tutti essere consapevoli che l’evoluzione della scienza medica,
la sviluppo tecnologico e l’invecchiamento della popolazione rendono economicamente e prospettivamente
impossibile garantire l’assistenza medica gratuita a tutti a prescindere, per la quale nessun Recovery Plan
potrà mai essere sufficiente, come dimostrano i numeri elaborati da qualsiasi modello econometrico.
Su questo punto è necessario fare estrema chiarezza.
Da un lato i fondi economici che verranno resi disponibili dovranno consentire l’efficientamento,
l’ammodernamento e la funzionalità del sistema sanitario pubblico che dovrà essere focalizzato sempre di più
sulla gestione delle crisi sanitarie e sulle fasce deboli della popolazione, per garantire una diffusa protezione
sanitaria.
Dall’altro lato i cittadini dovranno sempre di più organizzarsi in modo mutualistico per attrezzarsi a garantirsi
una maggiore protezione in caso di necessità e per organizzarsi a sviluppare virtuosi precorsi di prevenzione,
che potranno nel tempo spostare il paradigma da soggetto malato-cura a soggetto sano-prevenzione.
Quindi dovremo avere un sistema sanitario pubblico organizzato ed efficiente ed una sanità integrativa
funzionale ed integrata per garantire il diritto costituzionale alla salute di tutti noi.
E questa sanità integrativa, come ormai in Italia stiamo comprendendo, non potrà che essere guidata dal
valore sociale della mutualità, cioè dalla capacità dei cittadini di associarsi, ancor di più di oggi, in forme
mutualistiche, che diventeranno sempre più indispensabili per garantire sia la corretta focalizzazione delle
risorse economiche sulla sanità pubblica sia il diritto alla salute di tutti.
Fondi Sanitari, Società Generali di Mutuo Soccorso e Casse di assistenza Sanitaria, ciascun ente di sanità
integrativa con le proprie peculiarità, diventeranno ancora più essenziali per premettere la completa
realizzazione di un sistema sanitario integrato con un processo che è già attivo nel nostro paese e sul quale
potremmo fare scuola a tutta Europa.
Tutti gli enti di sanità integrativa dovranno esercitare la propria missione sociale conformemente al valore
dei principi mutualistici per ampliare la propria base sociale e rafforzare i sistemi di assistenza e prevenzione
ed in questo dovranno essere, ancor di più di quanto già accade oggi, legislativamente legittimati, fiscalmente
privilegiati ed organizzativamente rinforzati.
Non comprendere che l’affiancamento al sistema sanitario pubblico, rifocalizzato grazie a gli investimenti
del Recovery Plan, di un sistema di sanità integrativa ancora più forte di oggi, significa perdere l’occasione di
creare un sistema sanitario equo, mutualistico e socialmente adeguato anche con i fondi messi a disposizione.
Comprenderlo adesso significa, invece, avere obbiettivi definiti e chiarezza d’intenti sul futuro di una sanità
forte e coerente con il diritto alla cura di ciascun cittadino.
a cura di
Roberto Anzanello
#EDITORIALE
Milanese, ho maturato un’esperienza
ultraventennale nel settore assicurativo
e finanziario, occupandomi sia dei
prodotti che del marketing e dello
sviluppocommerciale, fino alla direzione
di compagnie assicurative, nazionali ed
estere. Nel 2005 sviluppo un progetto
di consulenza e strategia aziendale che
ha consentito di operare con i maggiori
player del settore assicurativo per
realizzare piani strategici di sviluppo
commerciale. Dal 2009 mi occupo
di Sanità Integrativa, assumendo la
carica di Presidente ANSI, Associazione
Nazionale Sanità Integrativa eWelfare,
e contestualmente di Health Holding
Group, importante realtà del settore. Dal
2016 sono presidente di Health Italia,una
delle più grandi realtà nel panorama
della Sanità Integrativa Italiana e società
quotata in Borsa sul mercato AIM Italia.
05
N
egativi al Covid-19, ma apparentemente
guariti. Sono i pazienti long covid con
sintomi debilitanti multiorgano che non
passano a distanza di mesi.
“Post-Acute Covid Syndrome (PACS)” o “Long
Covid”, il vasto spettro di  disturbi  di natura fisica
e psicologica che colpiscono misteriosamente un
numero significativo di pazienti, è un fenomeno
molto diffuso che medici e pazienti di tutto il mondo
stanno denunciando.
Ad accendere i riflettori sulla sindrome da long
Covid è una lunga lista di articoli scientifici. Tra
questiunaricercapubblicatasullaprestigiosarivista
scientifica The Lancet, evidenzia che 3 pazienti su
4 dei ricoverati, fino a 6 mesi dopo la dimissione,
soffrono di patologie varie, «coda» della polmonite
interstiziale: cuore, occhi, pelle, polmoni. Ma non
solo, il trauma da pandemia può lasciare sulla psiche
disagiimportanti,soprattuttonelledonne(l’ipotesiè
una reazione immunologica diversa rispetto al sesso
maschile, n.d.r.) con ansia, depressione e insonnia:
il 96% dei ricoverati sopravvissuti al virus soffre di
Sindrome Post Traumatica da Stress. È recente la
pubblicazione sul British Medical Journal di uno
studio condotto dagli scienziati dell’Università di
Leicester su un campione di 1.077 partecipanti,
secondo il quale a distanza di cinque mesi dalle
dimissioni, il 70% dei pazienti ha ancora dei
sintomi, tra i più comuni: affaticamento, difficoltà
a dormire, dolore o gonfiore delle articolazioni,
debolezza degli arti, perdita di memoria a breve
termine e inconvenienti cognitivi.
Come intervenire per aiutare medici di medicina
generale e pazienti nella gestione della sindrome del post
covid?
Al fine di salvaguardare il paziente che riferisce
sintomi a lungo termine, l’OMS ha invitato i
governi a garantire le cure, l’assistenza necessaria
di base e, quando necessario, cure specialistiche e
riabilitazione.
Negli Stati Uniti e nel Regno Unito sono state
emanate delle linee guida per i medici nella gestione
SINDROME LONG COVID: IL DIRITTO
ALLA SALUTE PASSA PER IL DIRITTO
ALLE CURE
di Nicoletta Mele
Ne parliamo con il Prof. Silvio Gherardi, medico e presidente del Comitato
Scientifico dell’Associazione Giuseppe Dossetti: i Valori
06
ATTUALITÀ
dei pazienti post Covid dimessi dall’ospedale,
mentre l’Europa non si è ancora espressa.
“Per le autorità sanitarie il Long Covid-19 deve
diventare, da subito, una priorità” ha dichiarato
recentemente il direttore dell’Oms Europa,
Hans Kluge.
Nel nostro Paese è necessario sviluppare delle
linee guida che agevolino i medici ospedalieri
e i medici di medicina generale nella gestione
del paziente post covid e creare dei Centri
di riferimento territoriale e strutture con
percorsi ad hoc per i ‘reduci’ da Covid-19.
Questo il messaggio rivolto alle Istituzioni
dell’Associazione Giuseppe Dossetti: I Valori
durante il webinar ‘Sindrome Long Covid: non
solo polmonite, gravi effetti a lungo termine per i
‘reduci’ Covid’ organizzato dalla stessa Onlus
il 9 aprile, al quale è intervenuta, tra gli altri,
Sr Carol Keehan Coordinatrice Task Force di
Salute Pubblica della Commissione Vaticana
COVID- 19.
“Cosa si sta facendo per seguire e affrontare le
patologienelpostmalattia?Èfondamentalepensare
dicrearedegliambulatoriopuntidicuraspecificiper
i pazienti con sintomi post covid in quanto c’è una
“vacatio legis” in grado, purtroppo, di aggravare
la condizione dei pazienti nella fase di remissione
della malattia. Su questo bisogna intervenire senza
correre dietro alla patologia ma anticipandone le
complicanze per aiutare medici e pazienti a gestire
queste situazioni. Bisogna quindi parlare anche di
cure, non solo di vaccini, nella comunicazione e
informazione sul Covid. Ci sono tanti pazienti che
necessitano di risposte”. Le parole del Prof. Silvio
Gherardi, Presidente del Comitato Scientifico
dell’Associazione Giuseppe Dossetti nel suo
intervento di apertura.
L’obiettivo è quindi quello di sviluppare una
serie di regole legislative e sanitarie che possano
aiutare medici e pazienti nella gestione della
sindrome del post covid. Creare dei centri di
riferimento territoriale che prendano in carico
i pazienti e informare loro su come affrontare
questa condizione e il percorso da seguire. In
che modo è possibile avviare questo processo?
Health Online ha fatto il punto con il Prof.
Silvio Gherardi
Quanto preoccupano gli effetti debilitanti di
Covid con cui alcune persone convivono mesi
dopo essere state ricoverate in ospedale?
Dal punto di vista di salute pubblica la malattia
è gestibile perché se diagnosticata per tempo
gli effetti di long covid sono curabili. Dal punto
07
di vista del singolo paziente, la sindrome a volte
può causare una situazione invalidante. Ad oggi
non sappiamo, quanto la patologia può rendere
“invalido” il paziente.
La ricerca gioca un ruolo fondamentale per
comprendere le cause di questi effetti a lungo
termine?
La ricerca in medicina è sempre fondamentale.
All’inizio della pandemia di Covid-19 si parlava
di polmoniti massive, poi con le prime autopsie
si è scoperto che il problema della malattia non
era tanto la polmonite interstiziale quanto la
coagulazione disseminata intravascolare che
portava alla morte il paziente. In questo caso la
ricerca è stata fondamentale e sta andando avanti
con gli studi per lo sviluppo di terapie. Secondo
i dati, la malattia post - Covid-19 colpisce più le
donne che gli uomini. La ricerca sembra stia
mettendo in evidenza che le donne potrebbero
avere una diversa risposta immunitaria rispetto
al sesso maschile. Se così fosse dovremmo
indirizzare la ricerca verso una cura per rendere
meno reattivo il sistema immunitario della donna.
Prevenire è meglio che curare. Della prospettiva
globale ed equità nella prevenzione e nelle cure
post covid ha parlato Sr Carol Keehan nel corso
del suo intervento.
Prof. Silvio Gherardi
Sr Keehan ha ringraziato la comunità scientifica
per ciò che ha fatto, sottolineando che e ancora
necessario focalizzarsi sulla fase acuta della
malattia, così come sulla fase cronica post
infezione per identificare le cause e prevenire il
Long Covid.
Prof. Gherardi, è importante e necessario
utilizzare le cure migliori disponibili per
prevenire il long covid?
Ad oggi ancora non sappiamo se il livello di gravità
della malattia in fase acuta sia anche indice di
sindrome post covid. Sembra che la post covid si
manifesti soprattutto in pazienti che hanno avuto
sintomi medio-gravi o gravi fino al ricovero in
terapia intensiva. La prevenzione è fondamentale,
come lo è interviene con una terapia domiciliare
efficace per evitare che il paziente sviluppi una
sintomatologiagraveediconseguenzalasindrome
da post covid. Un errore clamoroso commesso
in Italia da AIFA e Ministero della Salute, è
stato quello di consigliare ai medici di medicina
generale di non trattare i pazienti positivi al
covid, se asintomatici o con pochi sintomi, e di
aspettare l’evoluzione della malattia con la sola
somministrazione della tachipirina in caso di
febbre. Questo nonostante ci fossero dei protocolli
operativi di cura domiciliare internazionali e
nazionali, come quello sperimentato dall’Istituto
Mario Negri diretto da Giuseppe Remuzzi, che
suggerivano una terapia all’inizio della malattia
con degli antinfiammatori non steroidei ad alte
dosi per evitare il ricovero in ospedale.
Dare un riconoscimento medico-scientifico alla
sindrome Long-Covid seguendo un approccio
multispecialistico è quanto espresso dai
ricercatori e medici intervenuti al convegno.
Cosa rappresenta questo riconoscimento?
È un riconoscimento importante sotto tre aspetti.
Dal punto di vista medico, nel momento in cui si
identifica una patologia o sindrome, ovvero una
concorrenza di sintomi, è più probabile poter
definire una terapia standard o delle linee guida.
Dal punto di vista normativo, nel momento in cui
si riconosce la patologia si consente al sistema
sanitario nazionale di poter erogare terapie
rimborsabili.Infine,dalpuntodivistaassistenziale
o socioassistenziale, una volta stabilita la cronicità
della patologia si deve valutare quale Ente si farà
carico - e come - della gestione della eventuale
invalidità.
In Italia si sta lavorando ad un progetto nazionale
di linee guida per aiutare pazienti e medici nella
gestione della sindrome post-Covid. Al momento
sono attive delle iniziative regionali, come nella
regione Marche - che ha realizzato un sistema
di gestione del paziente post-Covid attraverso
l’ottimizzazione della presa in carico del soggetto -
o di singole strutture sanitarie sparse sul territorio.
Un esempio è l’ambulatorio multi-specialistico
del Policlinico Umberto I di Roma che ha inoltre
avviato progetti di telemedicina non solo per i
pazienti Covid ma anche per i non-Covid, proprio
per gestire il bisogno di salute anche da un punto
di vista sociale oltre che sanitario.
Prof. Gherardi, lei ha fatto riferimento alla
creazione di Long Covid Unit per i medici di
medicina generale che devono seguire i pazienti.
Può spiegare meglio di cosa si tratta?
In Italia, a differenza degli Stati Uniti e
dell’Inghilterra, non sono state ancora emanate
delle linee guida per i medici di medicina
generale nella gestione dei pazienti post Covid
dimessi dall’ospedale. Un paziente che riscontra
dei sintomi long covid a chi deve rivolgersi? Al
medico di medicina generale che lo indirizzerà
ad un ambulatorio polispecialistico “Post covid
Unit”. È quindi necessario, da una parte dare al
paziente un’informazione adeguata, senza creare
allarmismo, su come affrontare una condizione
alla quale potrebbe andare incontro una volta
dimesso dall’ospedale e dall’altra consentire al
medico di medicina generale di indirizzarlo in un
centro specializzato che (collaborando col medico
di MG) lo prenderà in carico senza ricoverarlo.
Tanto più è grave la sintomatologia al momento
del ricovero tanto più è alta la probabilità di
sviluppare la sindrome post covid. Quanto è
importante il diritto di cura?
InItaliaildirittoallacuraèundirittocostituzionale
(Art. 32). È un dovere che lo Stato si assume e è un
dovere ineludibile.
Oltre 80% di soggetti affetti da Covid dichiara di
essere tornato al lavoro ma di non aver ripreso
appieno l’attività lavorativa come prima della
malattia. Se l’invalidità sarà permanente chi si
farà carico di questa situazione?
Per quanto riguarda l’invalidità temporanea è
stata recentemente emanata una circolare sulla
gestione del paziente post covid per il datore di
lavoro. Se la malattia da post covid dovesse portare
ad un’invalidità permanente la situazione diventa
complessa in quanto bisogna definire quale Ente,
(INPS, INAIL, Regione) deve subentrare.
In caso di visite specialistiche il sistema sanitario
è in grado di provvedere in modo efficace?
08
Il sistema sanitario nazionale deve provvedere
all’erogazione delle visite specialistiche e delle
cure,malamalattiadeveessereprimariconosciuta
come entità nosologica, eventualmente
invalidante.
Arrivare prima e non inseguire il virus. Poi
riformare il sistema sanitario. A suo giudizio in
che modo è possibile affrontare il long covid dal
punto di vista sociosanitario?
Il Sistema Sanitario Nazionale com’è oggi
organizzato non funziona, è quindi necessario
riaccentrare sotto un organismo unico la sanità.
L’implementazione delle politiche sanitarie può
essere lasciata ai territori, ma solo se esistono
delle linee guida nazionali obbligatorie. Il sistema
ospedaliero deve essere organizzato con strutture
specializzate per patologie, come ad esempio
lo è l’ospedale Bambino Gesù, una struttura
di eccellenza, specializzata in pediatria. La
medicina territoriale va rivista non solo in termini
di investimento, ma anche di impostazione. Il
medico di medicina generale riveste un ruolo
importantissimo nella gestione della salute a 360
gradi, dalla prevenzione alla terapia, ma necessita
di giusti strumenti per l’assistenza: per esempio
è mai concepibile che un solo medico possa farsi
caricodioltremillepazienti?Comepuòfornireuna
assistenza di qualità? E’infine molto importante,
trovare un equilibro tra sanità pubblica e privata
dandoampiospazioalsecondopilastrodellasanità
(quello assicurativo) quale supporto fondamentale
al Servizio Sanitario Nazionale.
Alla luce di quanto detto e sulla base di quanto
emerso dalla tavola rotonda, quali sono le sue
considerazioni finali?
Vorrei chiudere con un messaggio rivolto al mondo
della politica. Spero che i politici siano in grado di
trarre delle lezioni da quello che è successo con la
malattia da Covid-19. La gestione della malattia è
statadisastrosa:centinaia,senonmigliaia,dimorti
potevano essere evitati. Sono stati spesi milioni di
euro che potevano essere investiti in modo diverso
e più proficuo, è stata uccisa l’economia che
doveva essere salvaguardata. Di contro, un grande
plauso al popolo Italiano che ha dimostrato una
pazienza, uno spirito di sopportazione e una
capacità di aderire alle imposizioni della politica,
in modo encomiabile. Concludo con un sentito
ringraziamento a tutti i medici, infermieri,
personale sanitario non infermieristico, forze
dell’ordine e Croce Rossa che si sono impegnati in
prima linea nell’affrontare l’emergenza sanitaria,
sopperendo con il proprio sacrificio – anche di
vite umane - alla latitanza dello Stato.
09
L
’occupazione da parte dei lavoratori del
mondo dello spettacolo del Globe Theatre,
il teatro elisabettiano costruito nel cuore
di Villa Borghese a Roma, è la rappresentazione
più incisiva di questo anno triste per il settore
culturale.
A più di dodici mesi dallo stop agli spettacoli
da vivo le maestranze del settore hanno chiesto
a gran voce continuità di reddito e una riforma
strutturale per i precari. “Non vogliamo
una riapertura senza sicurezza che ci faccia
ripiombare in un mondo del lavoro ancora più
incerto e privo di garanzie”, hanno precisato.
Del resto, anche il turismo e il futuro della bella
stagione ondeggiano in un mare di ipotesi e di
incertezze ed è per questa ragione che i Paesi
dell’UE sono al lavoro per l’introduzione del
“Green Pass”, o Certificato verde digitale, che
dovrebbe essere pronto per il 1° giugno. Ad
annunciarloèstato ThierryBreton,Commissario
Ue per il Mercato interno, parlando in audizione
al Parlamento europeo, che ha chiarito
l’introduzione dello strumento che dovrebbe
consentire ai Paesi una ripresa del settore
turistico e alla gente di viaggiare liberamente
senza l’incubo del virus. Intanto, prima nel
mondo, la Cina ha lanciato ufficialmente il
passaporto vaccinale. “Il pass europeo è una
possibilità concreta ma la vaccinazione è l’unica
via per il ritorno alla normalità”, commenta Luca
Galastri, Presidente e Fondatore di “Liria”,
Associazione culturale giovanile di Arezzo.
Un anno difficilissimo per l’ambito culturale. La
denuncia degli operatori del settore è unanime
“Siamo allo stremo”. Qual è lo stato di salute
della cultura? 
I dati parlano molto chiaro, rispetto all’anno
precedente il 2020 si è concluso con un meno
31% e la tendenza dei primi mesi del 2021 è la
stessa. Nessun reparto economico ha subìto
danni peggiori di quello culturale, perfino il
turismo è andato un po’ meglio. Inoltre, va
considerato che le attività culturali sono state
tra le prime a chiudere con l’arrivo del COVID-19
e probabilmente saranno tra le ultime a poter
riaprire senza restrizioni.
Teatri chiusi, platee impolverate, industria
cinematografica affaticata. Come si presenta il
futuro del settore? 
Il futuro va ideato in maniera diversa. Occorre
unarobustaazionelegislativadisupportoenuove
sinergie tra pubblico e privato. Questi momenti
difficilissimi, come tutti i momenti di crisi, sono
anche opportunità per trovare nuove soluzioni.
Andrà poi preso in considerazione l’aspetto
psicologico delle persone. Non è scontato che
molte persone, terminate le restrizioni legate
agli spostamenti e agli orari delle attività, si
sentiranno di nuovo a proprio agio in un evento
pubblico come un concerto o un live a teatro.
Servirà lavorare molto sulla fiducia reciproca e
sul ritorno alla vita di ieri.
Con l’avvio della campagna di vaccinazione
diventa sempre più salda la visione di un futuro
prossimo senza restrizioni. A tal proposito, a
livello europeo, si parla di un Certificato per
poter circolare liberamente nei Paesi UE. Quale
il suo giudizio? 
Il pass europeo è una possibilità concreta che
mi vede assolutamente favorevole ma il dato
imprescindibile per attuarlo è vaccinarsi. La
UN PASS COVID PER
CIRCOLARE LIBERAMENTE,
LA STAGIONE ESTIVA TRA
IPOTESI E INCERTEZZE
Intervista a Luca Galastri
Presidente Associazione “Liria”
di Alessandro Notarnicola
10
ATTUALITÀ
vaccinazione è l’unica via per il ritorno alla
normalità, con l’associazione culturale di cui
sono presidente e fondatore abbiamo lavorato
molto per una campagna di sensibilizzazione
semplice e chiara per tutti. Mi terrorizzano
ancora le sacche di no vax esistenti. Anche in
questo la cultura diventa mezzo imprescindibile
per comprendere e aprire la mente delle
persone.
Un passaporto vaccinale con QR integrato
potrebbe garantire una piena ripartenza del
settore culturale e turistico? 
Unapienaripresasiavràsoloconlavaccinazione
completa di tutta la popolazione e con il termine
di tutte le restrizioni esistenti. Sia ben chiaro,
per me il valore della vita e della salute è il più
importante e quindi non critico le giuste misure
di contrasto alla diffusione del virus adottate
fino ad ora ma spero vivamente che quanto
prima possano essere superate semplicemente
perché il virus sia sotto controllo.
Nel corso di questo anno orribile – così è
definito dai più – l’Associazione “Liria”, da
lei presieduta, come ha risposto alla crisi del
momento? 
Ilmioprimopensierodapresidenteèstatoquello
di sostenere, nei modi possibili, le tante ragazze
e ragazzi che ne fanno parte. Un’associazione
è prima di ogni altra cosa volti, storie, persone
e solo insieme possiamo costruire qualcosa
di speciale. Temevo che la lontananza fisica
spezzasse questa volontà di restare uniti sulla
barca comune e di remare nella stessa direzione.
Abbiamo così mutato “Liria” per rispondere
a questo contesto straordinario e aprendoci
a campagne di raccolta fondi per le strutture
sanitarie e di sensibilizzazione, incentivando
momenti di confronto digitali, dando più spazio
al racconto delle passioni ed interessi dei singoli
associati tramite i canali social. Dopo oltre un
anno di pandemia posso dire con orgoglio che
“Liria” è molto più forte di prima, le difficoltà
portate dal Covid ci hanno dato tempo per
riflettere, guardarci dentro e capirci di più senza
rincorrere gli avvenimenti ed immaginare,
sognare insieme il nostro futuro.
Quale potrebbe essere il contributo dei
giovanissimi alla ripresa culturale?  
Infinitamente prezioso. “Liria” si è sempre
scontrata con un certo retaggio culturale
presente in Italia per cui la cultura è roba da
persone di una certa età, con molti capelli
bianchi sulla testa. La cultura è giovane e i
giovani sono affamati di cultura. Devo però
notare con rammarico che a parole si vuole
sempre dare molto spazio ai giovani ma nei fatti
si cerca sempre di relegarli in secondo piano
ed invece i giovani devono essere protagonisti,
sempre. E’ l’unico modo per “ costruire il
futuro “ ( il nostro slogan ). Da ragazzo che
collabora con altre decine di ragazze e ragazzi,
in questo ambito, posso confermare che questa
generazione è ricca di sensibilità, libertà,
iniziativa e creatività. “Liria” nel suo piccolo ne
è prova e speranza.
11
Luca Galastri
Certificato sanitario. Cos’è?
Il Green Pass è un documento sanitario,
comune a tutti gli Stati membri, che
servirà a dimostrare che il viaggiatore è
stato vaccinato contro il Covid-19, che ha
fatto il tampone con esito negativo o che ha
contrattoilvirusedèguarito.Nellospecifico,
saranno inclusi 3 tipi di certificati: il
certificato di vaccinazione, con indicazione
della marca del vaccino utilizzato, data e
luogo della somministrazione e numero
di dosi ricevute; il  certificato di test
negativo (antigenico o PCR); il certificato
medico di attestata guarigione dal Covid-19
negli ultimi 180 giorni. Non solo: i Green
Pass si baseranno sui vaccini approvati
dall’Ema  anche se la Commissione Ue ha
chiarito che i singoli Stati membri potranno
decidere se accettare o meno i vaccini che
non hanno ancora ricevuto l’ok dall’Ema.
COVID-19, TUTTE LE FAKE NEWS
DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA
F
atti, non parole. Un motto degno del
giornalismo vero, dell’informazione
obiettiva e oggettiva che non si presta a
notizie procurate da fonti inattendibili ma che
invece verifica, ispeziona ed elabora.
Se ne corso di questa pandemia c’è stato un
grande problema, questo è stato rappresentato
dall’infaticabilemacchinadellacomunicazione.
Come avremmo potuto viverne senza? Del
resto, è stato proprio un giornalista a informare
il mondo intero che un virus pericoloso era
comparso a Wuhan, in Cina, sin dal dicembre
del 2019. La notizia è confermata l’11 gennaio
del 2020 con la prima vittima in Italia e il 13
successivo con il primo decesso in Thailandia.
Nuovi casi, sempre di più, si sviluppano in
Europa e negli Stati Uniti d’America, fino al
momento in cui l’Organizzazione mondiale
della Sanità dichiara lo stato di emergenza
globale. Tutto il pianeta si ferma, i presidi
ospedalieri sono al collasso e la comunicazione
viaggia su più binari. Tanti. Troppi. Della
verità delle notizie, della verosimiglianza, della
prossimità alla verità e – non meno – delle fake
news.
Ha fatto molto discutere l’omelia pronunciata
da un sacerdote di Cesena incentrata sulla
falsa notizia dei vaccini che contengono feti
abortiti. Sin da subito il mondo della scienza
è intervenuto nel dibattito venutosi a creare
intorno a questa bufala smentendo i contenuti
della predica e chiarendo che si tratta di una
fake news ormai datata. L’ultima “bufalavirus”
arriva proprio da Milano e riporta un episodio
avvenuto in un supermercato dove un medico
di base, recatosi per fare la spesa, tra le corsie
ha incontrato un suo paziente che ha assistito
negli ultimi giorni perché positivo al Covid.
Preoccupato – si legge – si rivolge al direttore
dell’esercizio commerciale che prontamente,
tramite comunicazione con gli altoparlanti,
chiede al paziente positivo di presentarsi in
cassa o al punto accoglienza. Ebbene, poco
dopo si presenta lui insieme ad altre persone. È
bastato qualche clic per far viaggiare la notizia
nelmaremagnodeisocialnetworkesuqualche,
meno accorta, testata giornalistica online. Se
non fosse che si trattasse di una bufala, una
storia falsa, di una leggenda metropolitana
che ha allarmato pur non essendo retta da
fondamenta.
Bufale e disinformazione sono molto pericolose
quando riguardano la salute e spesso non è
facile distinguerle tra milioni di informazioni.
Proprio partendo da questo assoluto pericolo
che subito dopo l’insorgere della pandemia, il
Ministero della Salute, sui canali istituzionali
della comunicazione, ha fatto chiarezza sulle
false notizie e le mezze verità maggiormente
diffuse, smentendole alla luce delle evidenze
disponibili.
Ma quali sono state le fake news più battute nel
corso dell’emergenza sanitaria ancora in atto?
1.	Fare gargarismi con la candeggina, assumere
acido acetico o steroidi, utilizzare oli essenziali
e acqua salata protegge dall’infezione da nuovo
coronavirus.
2.	Bere acqua o bevande calde uccide il virus. 
3.	La vitamina C previene il Covid-19.
4.	Mangiare tante proteine aumenta l’efficacia
del sistema immunitario.
5.	C'è correlazione tra epidemia da nuovo
coronavirus e rete 5G.
6.	Non è vero che i fumatori rischiano più degli
altri di ammalarsi di Covid-19.
7.	Il virus è sensibile all’alcol, quindi se bevo
alcolici non mi ammalo di Covid-19.
8.	Mangiare peperoncino protegge dal nuovo
coronavirus.
9.	È possibile disinfettare mani o aree della
pelle con i raggi UV.
10.	Gli extracomunitari sono immuni
di Alessandro Notarnicola
12
ATTUALITÀ
al  Covid-19  grazie al vaccino contro la
Tubercolosi.
11.	La Tachipirina cura l’infezione da nuovo
coronavirus.
12.	Per sapere se si è contagiati dal nuovo
coronavirus basta pungersi un dito e guardare
il colore del sangue: se anziché rosso vivo è
scuro il contagio è avvenuto. 
13.	Applicare la vaselina intorno alle narici,
intrappola il virus così non entra nel naso.
Per arginare il rischio di una informazione
non vera, è nata AssoHealth, la prima
associazione nazionale che riunisce le
agenzie di comunicazione specializzate sul
fronte sanitario che lavorano a favore di una
comunicazione guidata dai principi della
divulgazione scientifica. Al momento attuale,
in cui tutti siamo chiamati ad affrontare sfide
ritenute impensabili fino a qualche anno fa,
tanto il sistema sanitario, quanto il giornalismo
necessitano di un sistema fondato sulla
chiarezza e sull’etica. Ormai da tempo, ovvero
dall’avvento di Internet e delle piattaforme
social, il regno delle fake news amplia di
continuo i propri confini. È per questa
ragione che occorre diventare arcieri di una
comunicazione responsabile e consapevole al
fine di sciogliere equivoci, sospetti e falsità che
potrebbero generare timori non certo positivi
in un percorso ancora tutto in salita.
13
14
VACCINI COVID-19: CARATTERISTICHE
E DIFFERENZE
di Alessia Elem
I
l27dicembre2020inEuropaeinItaliaèpartitala
campagna vaccinale anti covid-19. Ad oggi sono
4 i vaccini approvati e autorizzati dall’Agenzia
Europea per i medicinali (EMA) e dall’Agenzia
Italiana del farmaco (AIFA): Pfizer-BioNTech,
Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson.
Incosasidistinguono?Iprimidueutilizzanolatecnica
mRNA mentre AstraZeneca e Johnson &Johnson
sono vaccini a vettore virale. Qual è la differenza tra i
vaccini a mRNA e quelli a vettore virale?
Tutti i vaccini attualmente disponibili sono stati
messi a punto per indurre una risposta che blocca
la proteina denominata Spike che agisce come
una chiave di accesso dei virus nelle cellule. I due
vaccini COVID-19 a mRNA utilizzano molecole
di acido ribonucleico messaggero (mRNA) che
contengono le istruzioni perché le cellule della
persona che si è vaccinata sintetizzino le proteine
Spike. Le proteine prodotte stimolano il sistema
immunitario a produrre anticorpi specifici che
bloccano le proteine Spike e ne impediscono
l’ingresso nelle cellule. Il vaccino non introduce
nelle cellule di chi si vaccina il virus vero e
proprio, ma solo l’informazione genetica che
serve alla cellula per costruire copie della proteina
Spike. Se, in un momento successivo, la persona
vaccinata dovesse entrare nuovamente in contatto
con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario
riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo.
L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo, ma
si degrada poco dopo la vaccinazione.
Un vaccino a vettore virale invece utilizza un virus,
generalmente un adenovirus incompetente per la
replicazione, per portare all’interno della cellula
la sequenza del codice genetico che codifica per
la proteina spike. Il sistema immunitario si attiva
contro la proteina e produce degli anticorpi che,
qualora il soggetto entrasse a contatto con il virus,
lo  proteggeranno dall’infezione. Gli adenovirus
utilizzati come trasportatori sono stati resi incapaci
di replicarsi e quindi non possono diffondersi
nell’organismo. In seguito alla vaccinazione,
questi adenovirus trasportatori penetrano in
alcune cellule della persona vaccinata dove il
frammento di DNA trasportato dal virus avvia
la produzione temporanea della proteina Spike.
La presenza di questa proteina estranea stimolerà
il sistema immunitario a reagire producendo
anticorpi che, legandosi alla proteina Spike,
impediranno al virus del COVID-19 di entrare
nelle cellule. La presenza della proteina Spike
SALUTE
15
estranea attiverà anche i linfociti T che
guidano la produzione degli anticorpi e che
uccidono le cellule infettate dal virus. Dopo
la vaccinazione, alcuni dei linfociti che hanno
reagito contro la proteina Spike sopravvivono
per vari mesi. La presenza di questi “linfociti
memoria” permetterà al sistema immunitario
della persona vaccinata di attivare rapidamente
una formidabile risposta contro una eventuale
invasione del virus del COVID-19. Questi
vaccini non utilizzano virus interi, attivi o
inattivati né frammenti del virus, ma solo
un piccolo segmento di DNA che contiene le
istruzioni per far produrre la proteina Spike.
Vaccini mRNA: differenze tra Pfizer-BioNTech
e Moderna
Pfizer è stato il primo vaccino ad essere
autorizzato dalle agenzie regolatorie contro
il Covid-19. Sviluppato dall’americana
Pfizer e dalla tedesca BioNTech può essere
somministrato a soggetti di età pari o superiore
a 16 anni. Si conserva a una temperatura
compresa tra -90°C e -60 °C. Può essere
trasportato a una temperatura compresa tra -25
°C e -15 °C per un unico periodo di tempo della
durata massima di 2 settimane, e può essere
nuovamente riportato a una temperatura
compresa tra -90 °C e -60 °C. Il siero viene
somministrato in due iniezioni a distanza di
almeno 21 giorni l’una dall’altra.
Lasicurezzaedefficacia di questo vaccino sono
stati valutati nel corso di ricerche svolte in sei
Paesi: Stati Uniti, Germania, Brasile, Argentina,
Sudafrica e Turchia, con la partecipazione di
oltre 44.000 persone. La metà dei partecipanti
ha ricevuto il vaccino, l’altra metà ha ricevuto
un placebo, un prodotto identico in tutto e per
tutto al vaccino, ma non attivo. L’efficacia è
stata calcolata su oltre 36.000 persone a partire
dai 16 anni di età (compresi soggetti di età
superiore ai 75 anni) che non presentavano
segni di precedente infezione. Lo studio ha
mostrato che il numero di casi sintomatici di
COVID-19 si è ridotto del 95% nei soggetti che
hanno ricevuto il vaccino rispetto a quelli che
hanno ricevuto il placebo. È stato dimostrato
che la protezione avviene dopo una settimana
dalla seconda dose.
Le reazioni avverse più frequentemente
osservate durante la campagna vaccinale in
corso sono reazioni non gravi, di entità lieve o
moderata che, seppur fastidiose, si risolvono
in poche ore o pochi giorni, spesso senza
nemmeno ricorrere a trattamenti sintomatici
(antidolorifico o simili).
Il 7 gennaio 2021 l’AIFA ha approvato il secondo
vaccinocheutilizzalatecnologiamRNAprodotto
da Moderna, una società di biotecnologie
statunitense che ha sede a Cambridge, nel
Massachusetts. A differenza di quello Pfizer,
il siero di Moderna è destinato a prevenire
la malattia COVID-19 nelle persone a partire
dai 18 anni di età.  Altra differenza riguarda
la distanza temporale che deve intercorrere
tra le due dosi da iniettare: il vaccino viene
somministrato in due iniezioni a distanza di
28 giorni l’una dall’altra. Il profilo di sicurezza
ed efficacia di questo vaccino è stato valutato
nel corso di ricerche svolte negli Stati Uniti,
a cui hanno partecipato 99 centri su tutto il
territorio, che hanno coinvolto 30.420 persone
a partire dai 18 anni. I partecipanti sono stati
suddivisi in due gruppi: 15.210 hanno ricevuto
il vaccino e altrettanti il placebo, un prodotto
identico in tutto e per tutto al vaccino, ma non
attivo. Il vaccino ha dimostrato un’efficacia
del 94,1% nel prevenire l’infezione con
sintomi da SARS-CoV-2 rispetto al placebo.
Anche per il vaccino Moderna la protezione
avviene dopo una settimana dalla seconda
dose e le reazioni avverse più frequentemente
osservate durante la campagna vaccinale in
corso sono reazioni non gravi, di entità lieve o
moderata che, seppur fastidiose, si risolvono
in poche ore o pochi giorni, spesso senza
nemmeno ricorrere a trattamenti sintomatici
(antidolorifico o simili). Il vaccino viene
conservato a temperature comprese tra -15°
e -25°, ma è stabile tra i +2° e i +8° per 30 giorni
se la confezione rimane integra.
A fine gennaio l’AIFA ha autorizzato il vaccino
AstraZeneca realizzato dallo Jenner Institute
di Oxford e dall’Irbm di Pomezia. Può essere
somministrato a tutte le persone con  un’età
pari o superiore ai 18 anni. Rispetto ai vaccini
di Pfizer/BioNTech e Moderna, entrambi
a base di mRNA, Vaxzevria (nuovo nome
di AstraZenca, n.d.r) sfrutta un approccio
diverso per indurre la risposta immunitaria
dell’organismo verso la proteina spike. In
particolare, si tratta di un vaccino a vettore
virale che utilizza una versione modificata
dell’adenovirus dello scimpanzé, non più in
grado di replicarsi, come vettore per fornire
le istruzioni per sintetizzare la proteina spike
di SARS-CoV-2. Una volta prodotta, la proteina
può stimolare una risposta immunitaria
specifica, sia anticorpale che cellulare. Il siero
è somministrato in due iniezioni, la seconda
dose deve essere somministrata nel corso
della dodicesima settimana e comunque
a una distanza di almeno dieci settimane
dalla prima dose. Deve essere conservato a
temperature tra 2°C e 8°C.
La valutazione dell’efficacia clinica di
Vaxzevria è basata sull’analisi intermedia dei
dati di due studi clinici condotti nel Regno
Unito e in Brasile. L’87% dei partecipanti
aveva un’età compresa tra 18 e 64 anni, il
13% era di età pari o superiore a 65 anni. Nei
partecipanti che hanno avuto la seconda dose
dopo 12 settimane dalla prima, l’efficacia
dopo 14 giorni dalla seconda dose è stata
dell’82,4%. Complessivamente l’efficacia
vaccinale di Vaxzevria è risultata pari al
59,5% nel prevenire la malattia sintomatica.
La protezione inizia da circa 3 settimane
dopo la somministrazione della prima
dose di Vaxzevria e persiste fino a 12
settimane. Tuttavia, fino a 15 giorni dopo
la somministrazione della seconda dose
la protezione potrebbe essere incompleta.
Inoltre, come accade con tutti i vaccini, anche
la vaccinazione con Vaxzevria potrebbe non
proteggere tutti i soggetti vaccinati.
Le reazioni avverse più frequentemente
osservate durante la campagna vaccinale in
corso sono la febbre, il mal di testa, i dolori
muscolari o articolari.
Nel mese di marzo 2021 il sistema di
farmacovigilanza europeo ha ricevuto
segnalazioni riguardanti eventi trombotici
ed embolici la maggior parte dei casi
riportati si sono verificati in donne di età
inferiore ai 60 anni, entro 2 settimane dalla
somministrazione della prima dose.
16
Dopo una rigorosa analisi il comitato di
sicurezza dell’EMA (PRAC) ha stabilito che i
benefici del vaccino nel prevenire la malattia
daCOVID-19(cheasuavoltaprovocaproblemi
di coagulazione) superano abbondantemente
i rischi, il vaccino non aumenta il rischio
complessivo di eventi tromboembolici e non
si riscontrano problemi riguardanti singoli
lotti. Il 7 aprile 2021 il comitato ha concluso
che i casi di tromboembolismi in sedi
inusuali associati a trombocitopenia devono
essere elencati tra gli effetti collaterali molto
rari di Vaxzevria. Con la circolare del 7 aprile
2021 il ministero della Salute raccomanda
un uso preferenziale del vaccino Vaxzevria
nelle persone di età superiore ai 60 anni.
A seguito di una rigorosa valutazione dei dati
di qualità, sicurezza ed efficacia, l’11 marzo
2021 l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha
raccomandato il rilascio di un’autorizzazione
condizionataall’immissioneincommerciodel
vaccino sviluppato dall’azienda farmaceutica
Janssen (del gruppo Johnson & Johnson)
ed è l’unico monodose disponibile. È un
vaccino a vettore virale, come AstraZeneca:
un frammento di Dna corrispondente alla
proteina Spike, la chiave con cui il virus Sars-
CoV-2 entra nelle cellule, viene inserito in un
virus innocuo per l’uomo e opportunamente
modificato. Il virus infetta le cellule umane e
il Dna viene così letto e tradotto in proteina.
Quest’ultima è l’antigene contro cui poi
monta la risposta immunitaria. Può essere
conservato in frigorifero e somministrato a
tutte le persone con un’età superiore ai 18
anni.
L’efficacia del siero è stata dimostrata in uno
studio clinico che ha coinvolto oltre 44mila
persone dai 18 anni in su negli Stati Uniti, in
Sudafrica e nei Paesi dell’America Latina. A
metà dei partecipanti è stata somministrata
una singola dose di vaccino e all’altra metà un
placebo. Lo studio ha rilevato una riduzione
del 67% del numero di casi Covid sintomatici
dopo 2 settimane nelle persone che hanno
ricevuto il vaccino Janssen (116 casi su
19.630 persone), rispetto alle persone a cui
è stato somministrato placebo (348 persone
su 19.691). Questo significa che il vaccino
ha avuto un’efficacia del 67%. La protezione
inizia circa 14 giorni dopo la vaccinazione.
Gli effetti collaterali riscontrati durante
gli studi clinici sono nella norma, ma il 13
aprile 2021 la Food and Drug Administration
(FDA), l’ente governativo statunitense che si
occupa della regolamentazione dei prodotti
alimentari e farmaceutici, ha raccomandato
una pausa nell’uso del vaccino Janssen a
seguito di 6 casi segnalati di un tipo raro e
grave di coaguli di sangue in persone che
avevano ricevuto il vaccino. Tutti e sei i casi
hanno interessato donne di età compresa tra
18 e 48 anni e i sintomi si sono verificati tra i 6
e i 13 giorni dopo la vaccinazione. Il 20 aprile
il Comitato per la Valutazione del Rischio in
Farmacovigilanza (PRAC) di EMA ha ritenuto
i benefici del vaccino Janssen superiori ai
rischi e ha confermato l’autorizzazione per
tutta la popolazione over 18 anni. In Italia,
Il Ministero della Salute, acquisito il parere
della Commissione Tecnico Scientifica di
AIFA, ne ha consigliato l’uso per le persone
di età superiore ai 60 anni.
17
18
ISCRIVERSI ALLA MUTUA È SEMPLICE:
• versare la quota associativa annua di € 25
e l’importo del Piano Sanitario tra i 5 disponibili,
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• ‘Opera Senior Plus’ e ‘Opera Senior Premium’ sottoscrivibili dall’età di 68 anni
Mutua Nazionale è una Società di Mutuo Soccorso
per il personale della Pubblica Amministrazione civile e
militare in servizio ed in quiescenza, opera senza fini di
lucro a favore dei propri Soci e loro familiari conviventi al
fine di far partecipare gli stessi ai benefici della mutualità,
nel settore sanitario e socio assistenziale.
Nel rispetto dei principi mutualistici, i piani sanitari:
> Sono accessibili a tutti (principio della porta aperta)
> per tutta la vita del socio;
> facoltà di disdetta;
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Crediamo in un sistema sanitario mutualistico che possa
riabilitazione, interventi ed assistenza con la certezza di
non esser mai abbandonati.
Mutua Nazionale infatti non recede dal sodalizio e
questo permette una garanzia assoluta.
Con questi piani sanitari Mutua Nazionale ha voluto raggiungere un triplice scopo:
•  Erogare prestazioni sanitarie e sostenere il socio in momenti di difficoltà
  •  Mantenere un contributo “sociale”, alla portata di tutti
• Rispettare la compliance ministeriale. Mutua Nazionale è regolarmente iscritta
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Grazie alla convenzione stipulata con il Ministero
dell’Economia e delle Finanze - NOIPA, il personale
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mensilmente con modalità TRATTENUTA IN BUSTA PAGA.
Mutua Nazionale sostiene il progetto “Banca delle Visite” di Fondazione Health Italia Onlus,
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Mutua Nazionale collabora con Health Point SpA,
azienda leader nei servizi di telemedicina
INQUADRA IL
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PER SCOPRIRE
I PIANI SANITARI
Il servizio televisite consente la cura
e la tutela della salute dell’associato
in modo semplice anche a distanza,
in questo periodo di emergenza.
GLI EFFETTI NEGATIVI
DELLA PANDEMIA SUI
TUMORI DELL’APPARATO
DIGERENTE
O
cchi puntati su tre “big-killer”
dell’apparato gastrointestinale: tumore
di colon retto, stomaco e pancreas che
rappresentano rispettivamente il secondo,
il sesto e il settimo tumore più frequente in
entrambi i sessi in Italia nel 2020.
In occasione del mese di marzo, mese per la
prevenzione del cancro colorettale, FISMAD
– Federazione Italiana Società Malattie
Apparato Digerente associazione di cui AIGO
– Associazione Italiana Gastroenterologi ed
Endoscopisti Digestivi Ospedalieri è ente
Fondatore - presenta i risultati dell’inchiesta
sugli effetti negativi che la pandemia di SARS-
CoV-2 ha avuto sulla mancata diagnosi dei
tumori dell’apparato digerente. Nello specifico
dall’indagine emerge che, rispetto al triennio
2017-19, nel 2020 le diagnosi di cancro gastrico
sono diminuite del 15,9%, quelle di cancro
colorettale dell’11,9% e quelle di cancro
pancreatico del 9,9%.
Preoccupante è l’interruzione dei programmi
di screening in tutta Italia dovuta all’elevata
percezione del rischio infettivo da SarsCov-2
che ha contribuito a scoraggiare gli utenti di
recarsi in una struttura sanitaria per timore di
essere contagiati.
Health Online ha intervistato Fabio Monica,
Direttore della struttura di gastroenterologia
ed endoscopia digestiva dell’Azienda
Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina
(Trieste) e presidente dell’Associazione dei
Gastroenterologi Ospedalieri (Aigo)
“Il risvolto dell’emergenza che ha provocato
questa pandemia è stato di vanificare, o quasi,
gli sforzi fatti per favorire le diagnosi precoci di
tumori gastrointestinali che, in particolare per
il cancro del colonretto (CCR), avevano prodotto
come risultato ultimo la riduzione del 30%
della mortalità dei pazienti”, ha commentato
Monica.
Qual è stato il ritardo medio nella diagnosi
rispetto allo scorso anno?
L’analisi effettuata per i primi dieci mesi ci
ha permesso di valutare un ritardo medio di
circa 4,7 mesi per lo screening del cancro del
colonretto, con punte fino a oltre 7 mesi nelle
regioni più colpite dalla prima ondata come la
Lombardia. Non abbiamo al momento gli stessi
dati per le altre neoplasie e dovremo aspettare i
dati dei registri tumori italiani.
Marzo è il mese dedicato alla prevenzione del
cancro colorettale, la seconda neoplasia più
frequente in Italia nel 2020. Gli ultimi dati
riflettono le conseguenze dell’interruzione e
dei ritardi dei programmi di screening in tutta
Italia. Tradotto in numeri, sono stati persi alla
diagnosi in tutto il Paese a causa degli esami di
screening dimezzati (-52%) 1.168 casi di cancro
colorettale e 6.700 adenomi avanzati.
Presidente, in che modo la pandemia
ha influito sulle attività di screening?  Il
concentrarsi esclusivamente sulla malattia da
Covid-19 ha molto penalizzato i programmi di
screening...
Gli screening organizzati hanno sospeso tutte le
attività nei mesi di Marzo e Aprile dello scorso
anno con una perdita di circa 600.00 di esami
per quanto riguarda lo screening colorettale.
La riconversione in molte regioni delle unità
L’intervista a Fabio Monica
Presidente Associazione dei Gastroenterologi Ospedalieri &
Endoscopisti Digestivi Ospedalieri (Aigo)
di Alessia Elem
19
SALUTE
di gastroenterologia a reparti COVID ha aggiunto
ulteriori ritardi
Quali sono i rischi maggiori della diagnosi
tardiva?
Il ritardo diagnostico per le neoplasie dell’apparato
digerente comporta uno stadio più avanzato
di malattia, una minor risposta alle terapie
con conseguente riduzione delle probabilità di
guarigione. Ad esempio, per il cancro colorettale
si è stimato che un ritardo superiore a 12 mesi
comporterebbe un aumento della mortalità del
12%
Oggi qual è la situazione? L’attività di screening è
ripresa oppure siamo ancora in una fase critica?
Nell’ultimo periodo le attività sono riprese con
notevoli difficoltà legate alle necessarie misure
di contenimento dell’infezione, alla paura dei
cittadini di accedere alle strutture sanitarie
e all’accumulo di prestazioni arretrate. La
ripartenza è stata graduale e differenziata nelle
diverse regioni consentendo, nel periodo giugno-
settembre, recuperi importanti in alcune (Veneto,
Emilia Romagna), ma rimanendo piuttosto critica
nella maggior parte d’Italia.
L’Associazione dei Gastroenterologi Ospedalieri
& Endoscopisti Digestivi Ospedalieri (Aigo) ha
organizzato campagne di sensibilizzazione?
Gli obiettivi della nostra associazione sono la
prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie
dell’apparato digerente e in tale ottica l’AIGO ha
sempre sostenuto tutte le attività educazionali e di
promozione della salute anche in collaborazione
con altre associazioni sia scientifiche che della
società civile. È in essere a tal proposito un
protocollo d’intesa con la Lega Italiana per la
Lotta ai Tumori. AIGO è inoltre società fondatrice
con SIED e SIGE della Federazione Italiana
Società Malattie Apparato Digerente che sta
promuovendo la campagna di sensibilizzazione
per l’adesione allo screening del cancro colorettale
#nonèquestionediculo (www.fismad.it)
Quanto è importante la prevenzione? Quali
sono i fattori che influiscono all’insorgere della
patologia? Quali i campanelli d’allarme da non
sottovalutare?
L’importanza della prevenzione primaria,
adottandouncorrettostiledivita,èdifondamentale
importanza per ridurre il rischio di ammalarsi
di CCR, ma è altrettanto importante aderire allo
screening organizzato. Ma se nonostante tutto
questo dovessimo notare dei cambiamenti nelle
nostre abitudini nell’andare in bagno con tracce di
sangue nelle feci, soprattutto dopo i 50anni, non
sottovalutiamo questi segnali e rivolgiamoci al
medico curante.
Uno dei fattori di rischio ambientali modificabili
è lo stile di vita. Quali sono i suoi consigli?
I principali suggerimenti che si sono dimostrati
utili li possiamo sintetizzare in poche azioni:
•	 alimentazione corretta: riduci il consumo di
carni lavorate, incrementa il consumo di frutta e
verdura fresca, limita il consumo di alcol
•	 non fumare
•	 attività fisica regolare
•	 controllo del peso corporeo
Alla luce di quanto detto, qual è il suo messaggio?
Un messaggio è per i cittadi ni: la cultura della
prevenzione, come metodo di vita, è fondamentale
nei tumori dell’apparato digerente ma non si limita
al corretto stile di vita, alla sana alimentazione e
all’attività fisica regolare. Non dimentichiamoci
che lo screening organizzato per la prevenzione
del cancro colorettale è un’opportunità importante
per salvarti la vita: Il test per la ricerca di sangue
occulto nelle feci è facile, gratuito, lo fai nel bagno
di casa tua. Sei invitato a eseguirlo ogni due anni,
a partire dai 50 anni di età. Un altro messaggio
è rivolto alle istituzioni affinché affrontino
questa nuova emergenza predisponendo un
piano post pandemico con adeguate risorse per
la gastroenterologia italiana che sia in grado di
recuperare prima possibile il tempo perduto e non
disperda il patrimonio di salute raggiunto prima
della pandemia.
20
Fino al
CUORE
della SALUTE
Un Gruppo unito per sostenere
e diffondere la Cultura della Salute
e della Prevenzione
dalla Ricerca Scientifica alle Soluzioni Personalizzate
ASSISTENZA SANITARIA, ITALIANI
ALL’ESTERO AL TEMPO DEL COVID-19:
FILO DIRETTO ITALIA-ROMANIA
U
n protocollo unico nazionale per la
gestione domiciliare dei pazienti Covid-19
in Italia diventa realtà. L’8 aprile il Senato
ha approvato l’ordine del giorno firmato da tutti i
gruppi parlamentari affinché il Governo si attivi
per l’istituzione di un protocollo nazionale.
L’impegno del Governo - si legge sul sito del Senato
della Repubblica - è quello di: aggiornare, tramite
l’Istituto Superiore di Sanità, Agenas e Aifa, i
protocolli e le linee guida per la presa in carico
domiciliare dei pazienti Covid-19 tenuto conto di
tutte le esperienze dei professionisti impegnati
sul campo; istituire un tavolo di monitoraggio
ministeriale, in cui siano rappresentate tutte le
professionalità coinvolte nei percorsi di assistenza
territoriale; attivare fin dalla diagnosi interventi
che coinvolgano tutto il personale in grado di
fornire assistenza sanitaria, accompagnamento
socio-sanitario e sostegno familiare; ad attivarsi
affinché le diverse esperienze e dati clinici raccolti
dai servizi sanitari regionali confluiscano in un
protocollo nazionale di gestione domiciliare
del paziente Covid-19; affiancare al protocollo
un piano di potenziamento delle forniture di
dispositivi di telemedicina idonei ad assicurare un
adeguato e costante monitoraggio dei parametri
clinici dei pazienti. Il testo apre la strada alle
cure utilizzate da più di un anno da molti medici
in tutta Italia, un gruppo che ormai conta oltre
80mila iscritti al “Comitato per le cure domiciliari
Covid-19”, creato dall’avvocato del foro di Napoli,
Erich Grimaldi nato con l’obiettivo di fornire
supporto ai cittadini durante l’emergenza
Covid-19, scambiarsi informazioni cliniche e
mettere a punto un protocollo di cure domiciliari
in assenza di direttive specifiche.
Non solo in Italia ma anche all’estero si sono
attivate delle collaborazioni per la tutela della
di Nicoletta Mele
Intervista a Giulio Bertola, vicepresidente di Confindustria Est Europa
e Coordinatore Nazionale Rete Romania di Health Italia
22
FOCUS - ESTERO
salute degli italiani che vivono fuori i confini
nazionali in questo difficile periodo. È il caso di
Confindustria Romania che ha recentemente
sottoscritto uno strategico accordo con il Comitato
Terapia domiciliare Covid-19 per garantire agli
italiani che si trovano in Romania, un supporto
gratuito da parte dei medici iscritti al comitato.
Un impegno quello di Confindustria sul fronte
sanitario che ha portato anche ad implementare il
progetto di assistenza e tutela sanitaria avviato nel
2018 con Mutua MBA, società di mutuo soccorso
leader nel panorama della Sanità Integrativa.
Per saperne di più abbiamo intervistato Giulio
Bertola, presidente Confindustria Romania,
vicepresidente di Confindustria Est Europa con
delega alla Sanità e alla Filiera Industriale della
Salute e Coordinatore Nazionale Rete Romania
di Health Italia.
In cosa consiste l’accordo?
Sono mesi che Confindustria in Romania sostiene
la  necessità  di agire subito in caso di contagio,
senza aspettare l’evolversi della malattia,
tramite l’applicazione di uno  schema
terapeutico collaudato da centinaia di medici, in
Italia. Trovarsi soli,  fuori dall’Italia,  avendo
contratto il Covid-19,  è  decisamente spiacevole,
soprattutto non avendo chiaro come comportarsi
e in quanto tempo agire.
L’intervento tempestivo  farmacologico,  per
contrastare il contagio, è determinante per evitare
il ricovero in ospedale. Lo schema terapeutico
di terapia domiciliare precoce, redatto da oltre
200 medici dei territori e specialisti  italiani,
facenti capo al Comitato per le cure domiciliari
Covid-19, è stato condiviso anche negli Stati
Uniti dal dr.  Harvey  Risch, MD, PhD, Professor
of Epidemiology in the Department of
Epidemiology and Public Health at the Yale School
of Public Health and Yale School of Medicine
USA e dal dr. Peter A. McCullough, MD, MPH
President CardiorenalSociety of America, Phoenix
AZ USA Internal Medicine, Cardiology, Dallas TX
USA.
Poter contare su centinaia di medici, del
Comitato terapia  domiciliare, che da mesi si
stanno adoperando, gratuitamente, ad assistere i
contagiati dal virus, anche da remoto, è stato un
risultato straordinario e possibile solo grazie
alla sensibilità dell’Avv. Erich Grimaldi che, come
PresidentedelComitato,si è subitoresodisponibile
a portare supporto sanitario anche agli italiani
all’estero.
Come ulteriore sviluppo di questo Accordo,
nella mia veste anche di Vicepresidente di
Confindustria Est Europa con Delega alla sanità e
alla Filiera Industriale della salute, ho intenzione
di estendere questa opportunità all’interno
dell’intera Federazione, in ben 11 Paesi
Qual è la situazione in Romania in questo
momento? Come la stanno affrontando gli
italiani?
In Romania, grazie ad una campagna vaccinale
che procede abbastanza tempestiva e ai numerosi
contagiati che hanno superato fortunatamente
la malattia, ci si auspica di raggiungere una
normalizzazione, della situazione pandemica,
nei prossimi 6 mesi anche se comunque si dovrà
rimanere cauti e vigili per molto tempo ancora.
Per chi risiede in Romania, per le famiglie italo-
romene e per tutto l’imprenditoria che interagisce
economicamente tra Italia e Romania, sono
stati mesi molto difficili in quanto è mancato
un coordinamento europeo di norme idonee
a fronteggiare questa emergenza sanitaria. Su
questo mi sono impegnato molto, anche con
accesi e continui dibattiti pubblici con il Ministro
Roberto Speranza, sul tema della movimentazione
delle persone tra i due Stati. I nostri imprenditori,
manager e lavoratori hanno potuto contare su
uno straordinario supporto locale, da parte di
Confindustria Romania, attraverso strumenti
innovativi che ci hanno permesso di accorciare le
distanze tra una città e l’altra.
23
Giulio Bertola
Tra misure straordinarie adottate dal
presidente Bertola per fronteggiare
l’emergenza sanitaria, a pochi giorni dal
suo insediamento e dalla prima Ordinanza
Militare di Urgenza, il progetto “Filo Diretto”
un’innovativa piattaforma di interazione
digitale  che tiene unita la comunità italiana
in Romania. “Si tratta di una piattaforma
relazionale, molto semplice da usare –
ha spiegato Bertola– che ci consente,
contemporaneamente, di mantenere una
moltitudine di contatti e gestire informazioni
costanti tra le aziende e l’associazione, anche
nei casi di emergenza di qualsiasi natura, dai
terremotialleepidemie,superandoledistanze
all’interno del Paese e tra la Romania e l’Italia.
In pochi secondi possiamo comunicare con
l’intera base associati, oppure possiamo
segmentarla per regione, città, azienda,
business, tipologia di comunicazione, etc., a
seconda delle esigenze”.
Chi può accedere alla piattaforma e in che
modo?
L’iscrizione al servizio è gratuita. L’utente
si registra, tramite un percorso guidato,
sulla piattaforma che si trova sul sito
confindustria.ro, da quel momento siamo in
grado di interagire con Lui in ogni momento.
Una comunicazione bidirezionale tramite
sms, telefonate, e-mail, che permette di
inviare avvisi urgenti per fasce di età,
professione, funzione aziendale e/o regione
della Romania. L’imprenditore, da parte
sua, da qualsiasi luogo della Romania può
comunicare un eventuale aggravarsi della sua
salute e comunicarlo tramite “Filo diretto”
per ricevere assistenza con le procedure che
prevede la normativa vigente.
Giulio Bertola, in Romania dal 1998, è
Founder & Management Partner della ADV
Communication di Bucarest ed in ambito
sanitario è Coordinatore Nazionale Rete
Romania di Health Italia S.p.A., PMI
innovativa quotata sul mercato AIM Italia, tra
le più grandi realtà indipendenti del mercato
italiano che operano nella Sanità Integrativa.
Bertola da sempre è impegnato nella
internazionalizzazione sanitaria e già nel
2018 ha dato il via ad una collaborazione con
Mutua Mba, società di mutuo soccorso leader
in Italia per numero di associati. Si chiama
“Impresa, Famiglia” ed è un sostengo sanitario
privato costruito insieme a Mutua MBA,
secondo i principi associativi mutualistici,
per gli italiani che vivono in forma stabile
nell’Est Europa.
Un filo diretto di assistenza sanitaria tra l’Italia
e la Romania.
Che cosa rappresenta questo accordo?
Un’opportunità di copertura sanitaria per
gli italiani e le loro famiglie in Romania che
sono sempre stati reticenti all’Iscrizione
obbligatoria all’A.I.R.E. (Anagrafe Italiana
dei Residenti all’Estero, n.d.r.) perché con
tale iscrizione si perde il diritto all’Assistenza
sanitariapubblicainItaliaecisideverivolgere,
in caso di necessità, a quella sanitaria dello
stato estero ospitante. Con l’adesione a
Mutua MBA anche la famiglia italiana e/o
italo romena, in Romania, può riappropriarsi
di questo diritto, addirittura potendosi
rivolgere al Sistema sanitario italiano privato.
Questa internazionalizzazione del sistema
mutualistico italiano in Romania, rimane
un caso unico anche per la complessità
progettualecheharichiestonellarealizzazione
di Piani sanitari adeguati alle capacità
reddituali della popolazione, ma nello stesso
tempo riuscendo a preservare un alto grado
di garanzie sanitarie e di caratteristiche etiche
unichedellemutue,traquestelacoperturaper
l’intero nucleo familiare, indipendentemente
dal numero dei suoi componenti con un’unica
quota di adesione, nessun limite di età in
ingresso e in uscita, nessuna esclusione per
patologie preesistenti e inoltre si instaura con
Mutua MBA un rapporto privilegiato da socio
e non da cliente. Con il Progetto “Familia in
siguranta”, sempre di mutua MBA, siamo
invece riusciti a studiare un Piano sanitario
davvero unico perché prevede l’assistenza
sanitaria usufruibile anche da nuclei
familiari romeni che hanno parte dei loro
componenti in Italia per lavoro, per esempio
i genitori, e in Romania, magari i figli affidati
temporaneamente ai nonni.
La proposta di assistenza e tutela sanitaria che
Confindustria Romania ha studiato con Mutua
24
MBA può contare sul convenzionamento con
migliaia di centri e di strutture ospedaliere di
eccellenza, in Italia e in Romania, garantendo
ai lavoratori, quindi anche stranieri,
un’importante copertura sanitaria.
Con l’arrivo dell’emergenza sanitaria da
Covid-19, il pacchetto di tutela sanitaria
indirizzato al welfare sanitario “Impresa
Famigliaӏstatoulteriormenteimplementato.
Con “Impresa Famiglia & Oltre” si estende il
supporto finanziario anche in caso di contagio
da coronavirus, sia nei casi di ricoveri
ospedalieri ordinari e/o in terapia intensiva
che per il periodo di convalescenza. Vicini
alla famiglia del lavoratore anche nei casi
terminali, quindi non solo assistenza privata
per le malattie tradizionali, che non sono
certo scomparse e che il settore pubblico ha
difficoltà a gestire per sovraccarico di pazienti
a causa della pandemia.
Quali sono i progetti per il futuro?
Sono sempre stato convinto dell’importanza
di saper interpretare e dimensionare il
cambiamento in anticipo, per dare risposte
concrete e risolutive. Ma in contesti gravosi
e inaspettati, come quello di una pandemia,
non si è mai preparati abbastanza, per cui la
reazione non può essere solo frutto di un buon
tempismo, deve essere accompagnata da una
grande assunzione di responsabilità sociale e
sensibilità umana.
Lockdown, limitazioni personali, privazioni
nelle relazioni personali e, purtroppo per
molti, anche il dolore causato dalla perdita
inaspettata dei propri cari, hanno lasciato
un segno indelebile su tutti noi, ma hanno
anche “forgiato” nuove donne e nuovi
uomini, tanto da poterli identificare come
una nuova generazione. Quindi per il futuro
desidero continuare a ricoprire un ruolo
importante anche all’interno di questa nuova
generazione, che non si distingue per l’età o
per la professione ma per tenacia e costanza
nel contrastare avversità epocali come questa
pandemia.
25
Siamo tutti attenti alle notizie relative
all’evolversi della pandemia, da vivere in uno
stato di allerta continuo, il nemico covid-19
assume gli aspetti di normative su come
comportarci, facendoci concentrare sul fare,
lasciando per i bambini e gli adolescenti
l’argomento primario: “Scuola in presenza
o in DAD”; ma cosa provano veramente i
nostri figli? Se noi per primi manifestiamo dei
vissuti di preoccupazione o disagio emotivo
durante la pandemia, sicuramente non ne
sono immuni i bambini e i ragazzi, con la
differenza che questi ultimi non avendo gli
stessi strumenti dell’adulto, possono attivare
comportamenti di attaccamento ai genitori
con richieste di accudimento maggiori,
sentirsi ansiosi, ritirarsi, sentirsi arrabbiati
o agitati, avere incubi notturni, enuresi,
frequenti cambiamenti d’umore (CSTS,
2020a).
Sperimentare sensazioni di sollievo nel
riuscire ad esprimere e comunicare i loro
sentimenti di inquietudine in un ambiente
BAMBINI E ADOLESCENTI AI TEMPI
DEL COVID: VISSUTI, BISOGNI E
COMPITI DI CURA GENITORIALE
di Maura Pistella
27
PSICOLOGIA
sicuro e supportivo è sicuramente importante per
poter normalizzare e validare tali vissuti. I genitori
o i caregiver possono facilitare la self-disclosure e
aiutarli a trovare dei modi positivi per esprimere
sentimenti angoscianti come rabbia, paura e
tristezza, attraverso, ad esempio, un’attività
ricreativa come giocare e disegnare.
È noto, inoltre, che parte delle reazioni emotive e
comportamentali dei bambini si modellino sulla
basedell’esempiofornitodagliadultidiriferimento
e risulta, pertanto importante che questi possano
mostrarsi calmi e fiduciosi e possano esprimere
le proprie emozioni condividendole con loro
e garantirgli il supporto necessario per gestire
emotivamente tale emergenza. In questo modo si
confermerà ai bambini che anche i loro “eroi” più
vicini possono sperimentare emozioni per loro
brutte o inaccettabili.
Come già detto in riferimento agli adulti, è bene
considerare che non tutti i bambini o ragazzi
hanno reazioni psicologiche omogenee e ciò
dipende da una commistione di fattori individuali
e contestuali (NCTSN, 2020).
Le ricerche scientifiche segnalano alcuni
indicatori da tenere in considerazione rispetto al
benessere dei figli, quali:
•	 Pianto eccessivo o episodi di rabbia in bambini
più piccoli.
•	 Comportamenti regressivi rispetto alla fase di
sviluppo.
•	 Eccessiva paura o tristezza.
•	 Cambiamenti nell’alimentazione e nel sonno.
•	 Irritabilità, specialmente negli adolescenti.
•	 Calo del rendimento scolastico.
•	 Difficoltà di attenzione e concentrazione.
•	 Diminuzione di interesse per attività piacevoli
nel passato.
•	 Sintomi somatici.
•	 Uso di sostanze.
È importante ragionare sull’asse evolutivo dei
bambini per poter meglio comprendere quali
possono essere le reazioni più comuni nei
confronti di emozioni negative.
I bambini di 2 anni possono piangere più spesso
del solito e richiedere più attenzioni e affetto,
mentre bambini in età prescolare possono
presentare comportamenti regressivi, come
episodi di enuresi, ansia da separazione dalle
figure genitoriali, capricci o manifestazioni di
rabbia e difficoltà nel sonno.
I bambini più grandi (7-10 anni) possono
sperimentare tristezza o paura che l’emergenza
possa ripresentarsi, anche come esito
dell’esposizione ad informazioni distorte tra pari;
inoltre, alcuni bambini possono manifestare
difficoltà di concentrazione o focalizzarsi sui
dettagli dell’evento e parlarne durante buona parte
della giornata, mentre altri possono manifestare
evitamento;
I preadolescenti ed adolescenti possono
manifestare disturbi comportamentali o, d’altro
canto, ridurre il tempo di frequentazione con
i pari. Possono talvolta sperimentare vissuti
emotivi di elevata intensità e sentirsi incapaci di
esprimerli a parole; talvolta tali vissuti emergono
attraverso irritabilità e comportamenti oppositivi
verso fratelli, genitori o altri adulti;
I bambini con bisogni speciali, neuro-
diversità, problematiche psicologiche, possono
sperimentare uno stress più intenso ed un minore
sensodicontrollo.Potrebberopertantonecessitare
di maggiori spiegazioni e rassicurazioni oltre che
un maggiore conforto attraverso il contatto fisico.
Tra gli interventi che possiamo agire affinché i
bambini e adolescenti diminuiscano lo stress,
uno è sicuramente limitare l’esposizione dei
bambini alle notizie negative, soprattutto se
non accompagnati da adulti, dal momento che i
bambini possono interpretare in maniera distorta
ciò che ascoltano e spaventarsi di conseguenza.
Possiamo cercare di mantenere una regolarità
rispetto alla routine e agli orari, creandone anche
di nuovi, è importante pianificare le attività
come l’apprendimento e lo studio, il gioco, anche
motorio, e momenti di relax, nel rispetto della
sicurezza dei bambini e delle diverse disposizioni
nazionali.
Alcuniesempidiattivitàpotrebberocomprendere:
incoraggiare la partecipazione dei bambini
nelle faccende domestiche per facilitare il loro
senso di efficacia in modo anche coinvolgente
ed accogliente; rendere il momento dell’igiene
sereno, accurato e divertente anche attraverso
l’uso di rime, canzoni o giochi o storie immaginarie
(storie immaginarie sul virus da creare insieme,
leggere o disegni da colorare).
È fondamentale dedicare del tempo per parlare
con i bambini circa il COVID-19 utilizzando un
linguaggio chiaro ed adeguato all’età e adottare
un atteggiamento autenticamente comprensivo
ed accogliente, confrontandosi con loro su idee
sbagliate e talvolta stigmatizzanti, per esempio,
28
evitando termini diversi da “coronavirus”, come
ad esempio “Virus cinese”, poiché aumentano
lo stigma e consentono il perpetuarsi di idee
sbagliate sulla malattia.
Fornire esempi concreti su ciò che sta accadendo
ed informazioni chiare, a misura di bambino,
spiegandocos’èilCOVID-19,comeridurreilrischio
di infezione e rimanere al sicuro a casa, dandogli
la possibilità di esprimere preoccupazioni e dubbi.
-Dimostrare ai bambini come possono mantenersi
al sicuro (ad esempio, mostrando loro un
efficace lavaggio delle mani), rassicurandoli che
riceverannocuremedicheadeguatenell’eventualità
che si ammalino. -Evitare di speculare su voci o
informazioni non verificate di fronte ai bambini.
Limitare e monitorare attentamente l’utilizzo dei
media da parte dei bambini cercando di ridurre
la potenziale confusione, preoccupazione e
paura, chiarificando ciò che è certo e ciò che è
sconosciuto.
Mantenere un ambiente sensibile e premuroso
intorno ai bambini. I bambini hanno bisogno
dell’amore degli adulti e spesso di un’attenzione
più dedicata nei momenti difficili, che va accolta
come richiesta di aiuto, sicurezza e conforto. È
bene assicurare la vicinanza ai genitori e alla
famiglia, se considerati come un posto sicuro per i
bambini, ed evitare il più possibile di separarli dai
loro caregiver. Se, per varie ragioni, i bambini non
hanno la possibilità di restare con i loro genitori,
assicurare contatti regolari e frequenti (ad es.
tramite telefono, videochiamate) e rassicurarli.
Laddove il bambino debba essere separato dal
suo caregiver primario, è importante assicurarsi
che siano fornite adeguate cure alternative e che
siano garantite tutte le misure di protezione e
accudimento.
Laddove i segnali di malessere del bambino
espressi a livello somatico o comportamentale
risultino particolarmente intensi o persistenti,
non aver timore di contattare un professionista
per collaborare insieme al fine di garantire il
benessere del bambino.
Nel momento in cui l’emergenza si riduce,
assicurare comunque al bambino l’opportunità di
parlare di quanto accaduto e di esprimere i propri
pensieri, dubbi e preoccupazioni. E’ anche bene
mantenere contatti tra le figure che si prendono
cura del bambino per confrontarsi su eventuali
reazioni o comportamenti manifestati dallo stesso
(Center for Disease Control and Prevention, 2020a)
Per gli adolescenti, questo periodo di isolamento,
che sia il lockdown o in dad, il non avere un
confronto reale con i coetanei li porta a non
aver mediazione rispetto alle loro pulsioni e ai
loro pensieri e a vivere moltissimo la noia. La
noia rinforza alcuni pensieri e circuiti viziosi,
facilitando l’umore depresso… Su questo la
scuola in quanto luogo di socialità dà al ragazzo
la possibilità di incontrare un altro, di raccontare
quel che gli passa per la testa, c’è una mediazione
tra il suo pensiero interiore e la realtà. I compagni
e gli insegnanti diventano un ammortizzatore di
alcuni pensieri.
La ricerca che studia e promuove la crescita
post-traumatica, tutti quei processi psicologici,
conseguenti a esperienze traumatiche, alla base
dei cambiamenti in positivo nella percezione di
sé, nelle relazioni interpersonali, nel progetto di
vita. Questi processi si fondano sulla possibilità di
trovare una cornice di significato e di dare valore
all’esperienza traumatica che se sapientemente
supportati possono promuovere vere e proprie
occasioni di rinascita. Tutto questo ci restituisce
fiducia e speranza nel futuro, anche perché
possiamo contare sui protocolli d’intervento
psicologico fondati su solide basi scientifiche e
verificati nell’efficacia, che ci potranno consentire
di armonizzare e affrontare con competenza le
tante sofferenze derivanti dalla pandemia.
29
Maura Pistella
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CHIRURGIA ESTETICA POST COVID-19,
È BOOM DI RICHIESTE IN ORIENTE
Labbra, zigomi, decollete e glutei. A seguito della
prima fase dell’emergenza sanitaria in Italia si è
registrato un vero e proprio boom delle richieste
di interventi di chirurgia estetica. Il desiderio
del maxi ritocco coinvolge tanto gli uomini
quanto le donne che oggi, più che mai, hanno
voglia di rifarsi il look dopo mesi di isolamento
sociale, di mascherine e di limitazioni che
hanno condizionato naturalmente le abitudini
del quotidiano. Se in Italia, e negli altri Paesi
occidentali, l’asticella delle richieste tocca l’apice,
in Oriente si osa certamente di più con interventi
più o meno invasivi e strutturati e con modelli
tesi a imitare la bellezza occidentale. Tuttavia,
per paesi come Cina, Iran e Libano non è questa
una novità. A dirlo è Sam Jalbout, Dermatologo
di Beirut attivo tanto in Libano e in Italia, a
Ravenna, che afferma: “La corsa all’estetica ha
preso il volo dapprima nei Paesi caldi per poi
svilupparsi nell’area occidentale. Ciò che invece
oggi è cambiato è l’approccio all’estetica nel
mondo arabo”.
Sempre più, negli ultimi anni, in Libano la
chirurgia estetica va per la maggiore. A cosa
si deve questo boom di richieste e per quale
ragione i libanesi, più di altri popoli, ricorrono
a questa pratica medica?
Da sempre il Libano è stato un crocevia tra
Oriente e Occidente e la sua cultura ha subìto
l’influenza di numerose altre culture storiche:
Fenici, Babilonesi, Macedoni, e ancora pensiamo
all’Impero Romano e ai Bizantini per cedere il
posto all’Islam fino all’intervento francese dell’era
contemporanea. Questo melting pot culturale ha
avuto come conseguenze una popolazione dai
fenotipi variegati: dalla carnagione chiara, capelli
biondi e occhi azzurri al fototipo scuro con occhi
a mandorla. Questa diversificazione morfologica,
da un lato, e l’alto livello di istruzione, dall’altro
lato, hanno messo il Libano e nello specifico
Beirut, la sua capitale, al centro dell’attenzione del
mondo Mediorientale. L’alto livello di medicina,
dovuto alla presenza di due  Università di livello
internazionale (l’università Saint Joseph de France
di Alessandro Notarnicola
Voce al Dermatologo Sam Jalbout
31
BENESSERE
e l’American University of Beirut) ha indotto le
donne arabe ad avviare nel tempo una ricerca
della perfezione che ha fatto di Beirut la ‘’Mecca’’
regionale della chirurgia estetica. Questo settore
conosce il suo vero boom come lo sottolinea il
giornale libanese francofono L’Orient Le jour,
nel 2000. A partire da questo momento Beirut
diventa la destinazione per il turismo estetico del
Medioriente  attirando circa il 40% dei pazienti
all’anno proveniente dai vari paesi arabi.
Un indotto economico non da poco, dunque..
Gli interventi di chirurgica plastica eseguiti nel
Libano si aggirano attorno ad 1,5 milioni all’anno
e quasi 10 milioni invece il numero annuo di
trattamenti estetici, come il  botulino e l’acido
ialuronico. I mediorientali in generale e i libanesi
nello specifico seguono ardentemente la cultura
del Bello, cercando la perfezione estetica data dal
ruolo di  “vetrina’’  che  rappresenta il paese sia
sul versante orientale che da quello occidentale.
La  vivacità del popolo, lo sviluppo della vita
all’aperto data dal clima mite perenne e l’intenso
turismoregionalelussuosohannoportatoledonne
libanesi a cercare sempre di  più la perfezione
della loro apparenza. Per una libanese essere bella
e appariscente non è una questione di lusso, ma fa
proprio parte della sua identità culturale. Questo
trend ha anche colpito la popolazione maschile in
una percentuale che supera il 30%.
Qual è l’intervento più richiesto?
Numerose sono le richieste dei pazienti che
ricorrono alle cure estetiche in Medioriente,
nello specifico a Beirut. Malgrado le guerre
che hanno sempre rallentato lo sviluppo che si
merita il Libano, nella corsa verso l’industria
della bellezza il Paese si piazza in seconda
posizione a livello mondiale dopo il Brasile. Le
richieste più frequenti hanno a che vedere con
la rinoplastica (rimodellamento del naso), la
blefaroplastica (togliere l’eccesso di cute e di
borse dalle palpebre),  la mastoplastica (aumento,
riduzione e lifting del seno), l’addominoplastica/
liposcultura (rimodellamento della silhouette del
corpo) e il lifting del viso. Per gli uomini invece
il trapianto dei capelli si conferma il trattamento
più richiesto. Se la chirurgia estetica raggiunge 1,5
milioni di interventi all’anno, la sua versione più
soft con medicina estetica batte il record con oltre
10 milioni di prestazioni. Sono in pole position le
iniezioni di botulino per distendere le rughe della
mimica, il riempimento delle labbra con acido
ialuronico e il lifting liquido non chirurgico del
viso.
L’ideale di bellezza europeo ha avuto un ruolo
primario nel boom della chirurgia estetica in
questi Paesi?
La corsa all’estetica ha preso il volo in un primo
momento nei paesi caldi per poi svilupparsi nei
paesi occidentali. Negli anni passati, l’approccio
all’estetica nel mondo arabo era un tantino
esagerato: bisognava sfoggiare a tutti i costi la
bellezza a 360 gradi, renderla appariscente al
punto da suscitare gelosia fra le donne come se
fossero concorrenti tra di loro e alla ricerca di
un’opportunità lavorativa migliore. Gradualmente
la globalizzazione ha aperto le frontiere anche dal
punto di visto estetico: oggi si osservavano nuovi
trend di bellezza ispirati alle scuole europee.
Questo ha consentito di rivalutare il concetto
dell’eccesso mediorientale permettendo di istruire
le pazienti ad un approccio più naturale. In effetti
la tendenza attuale cerca di risaltare la bellezza
mediorientale con delicati ritocchi mettendo in
mostra al meglio la peculiarità delle donne arabe:
labbra più definite ma meno voluminose, seno
liftato ma  di volume moderato, viso definito ma
meno gonfio.
La chirurgia estetica è un’ottima risposta a
difetti fisici e ad insicurezze. Lei opera tra l’Italia
e il Libano. In che modo cambiano le richieste
di coloro che si rivolgono al suo studio per un
intervento?
In ambito lavorativo, i desideri estetici cambiano
a seconda della localizzazione geografica. In Italia
32
Sam Jalbout
c’e molta attenzione alla cura del corpo, spesso
anche funzionale oltre che estetica. Faccio
riferimento, ad esempio, al trattamento delle
venevaricosedellegambeoallafastidiosissima
cellulite. Quando parliamo invece di terapie
applicabili sul viso, il concetto di naturalezza
spicca: ritocchi leggeri sono sempre graditi
senza dover stravolgere i propri connotati.
Principalmente mi viene chiesto di eseguire
la tecnica di bioristrutturazione che consiste
nell’iniettare attraverso aghi sottilissimi un
cocktail di acido ialuronico liquido, vitamine
e aminoacidi che vanno a ristrutturare la
pelle, dandole luminosità e compattezza. In
quest’ultimo trattamento riconosco molto
il mio approccio alla medicina estetica
che deve rispettare la fisionomia di ogni
paziente consentendo cosi al paziente di
‘invecchiare in buona salute’. Sull’altra costa
del Mediterraneo invece le richieste sono più
sostanziose: labbra ben designate, viso più
contornato, sopraciglia ben liftate. Ad ogni
modo, il Libano rappresenta il trait d’union
fra Oriente e Medioriente.
Non sempre chirurgia estetica, e più in
generale la sanità, e la solidarietà vanno a
braccetto. Nel suo caso invece diverse sono
state le occasioni in cui questi due mondi si
sono incontrati.
Beirut ha un destino segnato dall’avidità
delle potenze mondiali: un piccolo bijou del
Mediorente, la Svizzera del Medioriente, che
ha sempre succitato l’interesse delle nazioni
leader del mondo. Questo ha sfortunatamente
portato a una serie di conflitti sul territorio
libanese. La mia generazione è cresciuta in
un clima di tensione e ricostruzione fino ai
nuovi episodi degli anni 2000. Questo vissuto
ha lasciato una forte impronta nella mia
persona stimolandomi ad aiutare il prossimo
prima attraverso lo svolgimento del mestiere
di medico e successivamente attraverso il mio
impegno dal punto di vista sociale in diverse
azioni mirate al sostegno altrui. Se è vero che
la medicina estetica viene considerata come
lusso, oggi occorre sfatare questo concetto.
La considero come una branca della medicina
attraverso cui si cerca di stabilire un equilibrio
fra la psiche e la fisicità di ognuno di noi. Ho
sempre creduto nelle ‘attività impegnate’ a
favore di una buona causa. Cosi come un
cantante può cantare contro il razzismo, un
ballerino può salire sul palco di un teatro
contro la violenza, anche un medico può
impegnarsi sul fronte solidale.
33
HEALTH ITALIA TRA I
“LEADER DI SOLIDARIETÀ 2021”
R
iconoscere l’eccellenza, promuovere
l’impegno, premiare la generosità - recita
la mission del riconoscimento “Leader di
Solidarietà”, un ‘sigillo’ internazionale di cui ogni
anno possono fregiarsi le aziende che hanno fatto
qualcosa di concreto in termini di sostenibilità,
solidarietà e innovazione.
Gli stessi valori fondanti del gruppo Health
Italia, che con la diffusione della pandemia, ha
prontamente ridisegnato la proposta dei servizi
secondo le sopraggiunte esigenze.
In collaborazione con le mutue partner e in linea
con le richieste di ANSI – Associazione Nazionale
Sanità Integrativa e Welfare - sono state adottate
misure straordinarie per una maggior tutela dei
Soci, stanziando fondi speciali e integrando i piani
sanitari con prestazioni in telemedicina fornite
da Health Point SpA. Ciò ha consentito ai Soci
colpiti dal virus o in quarantena di sospendere il
pagamento dei sussidi per due mesi e godere di
contributi una tantum che sono stati confermati
per il 2021. Lo stesso importo è stato riconosciuto
anche ai Promotori Mutualistici di Health Italia,
come “premio per l’impegno nella divulgazione
dei principi mutualistici e nell’assistenza ai Soci”.
Per i dipendenti è stato appositamente creato
il sussidio sanitario Health Prime, un esempio
concreto di welfare aziendale e tutela della salute,
e sono state garantite le dovute misure di sicurezza
per la fruizione degli spazi in azienda, come anche
l’introduzione dello smart working.
Il Gruppo è inoltre impegnato a sostenere progetti
solidali ad alto impatto sociale attraverso le attività
della sua Fondazione, come Banca delle Visite, che
dona prestazioni mediche a persone in difficoltà.
Per comunicare in maniera trasparente i valori,
le strategie e le performance collegate ai propri
impatti economici, sociali e ambientali, Health
Italia nel 2020 ha infine redatto il suo primo
bilancio di Sostenibilità, e ottenuto il proprio
rating Esg, valutato ‘BBB’, iniziando un percorso
che intende perseguire e migliorare nel corso del
2021.
Il riconoscimento del sigillo in Italia è curato
dal Class Editori che raccoglie tutte le aziende in
un volume in edicola da fine aprile con Milano
Finanza.
di Michela Dominicis
35
NEWS DAL GRUPPO
“TATTOO E SALUTE”
AMICHE PER LA PELLE E L’IMPEGNO
PER L’UMANIZZAZIONE DELLE CURE
“
Amiche per la Pelle” è una Associazione che
promuove progetti per la prevenzione del
tumore alla mammella e l’umanizzazione
del percorso di cura, tra cui il progetto “Tattoo e
Salute”.
È costituita in particolare da donne che hanno
vinto la malattia e spesso ne portano i segni sulla
loro pelle. Donne che dopo un periodo terribile,
hanno scoperto cosa vuol dire ricominciare a
prendersi cura di loro stesse.
Abbiamo incontrato la Presidente
dell’Associazione Amiche per la Pelle, Manuela
Tonon, che ci ha fatto conoscere meglio questa
realtà.
Come nasce l’Associazione Amiche per la Pelle e
quali sono gli obiettivi?
Nel 2016 io e alcune altre donne operate di
tumore al seno, eravamo già piuttosto avanti nel
percorso terapeutico e il nostro comune Chirurgo
Senologo, il Dottor Nicola Balestrieri - che è
tra i fondatori della rete delle breast unit della
Regione Veneto e oggi è il nostro Responsabile
scientifico e ispiratore di molti dei nostri progetti
- ci suggerì di unirci per dare supporto a chi
questa malattia la iniziava ad affrontare, in modo
da prepararle per migliorarne lo spirito con cui
si affronta la terapia e i suoi effetti collaterali.
Attività appartenenti appunto all’ambito della
umanizzazione delle cure e alle quali abbiamo
poi affiancato campagne di sensibilizzazione
alla prevenzione del carcinoma mammario,
a supporto delle attività di screening svolte
dal Servizio Sanitario Nazionale, cercando di
estendere il numero di donne protette dalla
diagnosi precoce, specie nelle fasce di età dove
maggiori sono l’incidenza e la mortalità del
tumore al seno.
Che cosa si intende per “umanizzazione delle
cure”?
Bisogna tener presente che il progresso della
medicina degli ultimi 15-20 anni ha portato il
successo terapeutico nel tumore del seno a oltre
il 90% dei casi, dando alle donne operate una
prospettiva di vita anche molto lunga. Potendo
disporre di un tempo dilatato, con un margine di
a cura di Redazione Health Online
36
PARLIAMO DI...
guarigione rilevante, il concetto di qualità di vita
assume sicuramente proporzioni significative
nella gestione e nell’assistenza quotidiana:
umanizzare le cure significa dunque sviluppare
soluzioni per il ritorno a una qualità di vita
soddisfacente.
Inoltre, dati sempre più significativi suggeriscono
come la percentuale di sopravvivenza dopo
una malattia oncologica sia strettamente
correlata, oltre che alle terapie specifiche, anche
all’atteggiamento psicologico con cui la persona
si pone nei confronti della patologia: non c’è
dubbio che le persone che hanno subito una
malattia piuttosto pesante con ripercussioni
anche a livello estetico, sia è importante trovare
o ritrovare la propria immagine, non rinunciare
alla propria femminilità e vivere la quotidianità
senza forzatamente sentire la diversità della loro
nuovo “io”, accettandolo e amandolo per ritrovare
una armonia interiore che è fondamentale per se
stessi e per relazionarsi con gli altri.
Dopo aver superato un tumore al seno la qualità
della vita va ritrovata lavorando su diversi aspetti,
tra i quali l’aspetto esteriore, la sfera dei rapporti
intimi e l’attività fisica, insomma tutto ciò che
concorre alla “self confidence”, al sentirsi di
nuovo bene con il proprio corpo e di conseguenza
con gli altri.v
Ritornare a sentirsi belle dopo la malattia:
questo è fondamentale per superare davvero
il tumore anche dal punto di vista psicologico.
Quanto è diffusa oggi, in Italia, l’estetica
oncologica e in che cosa consiste?
Oggi è possibile notare una crescente
collaborazione fra le professioni mediche e
quelle del benessere e ai progressi della ricerca
estetico-scientifica. Anche se al grande pubblico
non appare ancora così visibile, anche in Italia
si sta progressivamente diffondendo l’estetica
oncologica, ovvero l’insieme dei trattamenti
di bellezza e di benessere volti a migliorare lo
stato psico-fisico della paziente per sopportare
meglio gli effetti collaterali delle terapie, come
inestetismi, fastidi e irritazioni della pelle,
recuperando – e in alcuni casi scoprendo quasi
per la prima volta – il piacere per la propria
immagine corporea.
Per questo dal 2018 abbiamo avviato il progetto
“Coccole e Bellezza” presso le strutture
della Ulss2 Marca Trevigiana; si tratta di un
programma di cosmesi oncologica in cui le
nostre volontarie professioniste dell’estetica e
di discipline del benessere, qualificate anche
grazie a specifici corsi realizzati dalla direzione
scientifica dell’Associazione e affiancate dalle
psicologhe di supporto, si prendono cura delle
pazienti, organizzate in una serie di gruppi di
condivisione, realizzando laboratori pratici i cui
nomi “Ti insegno un trucco…”, “Dolci Coccole”
e “Rossetti Rossi”, ne esprimono chiaramente le
specifiche finalità.
Il progetto si sviluppa efficacemente anche grazie
al contributo che ci offrono aziende produttrici
di cosmesi tecnologicamente avanzata, quali la
Dolomia del gruppo Unifarco e la Microcore-
Zefiro, con la quale abbiamo anche dato supporto
al personale medico e infermieristico della Ulss2
durante la pandemia.
Uno dei cavalli di battaglia dell’associazione è il
progetto “Tattoo e Salute”. Di che cosa si tratta?
Tattoo e Salute è il nostro progetto per lo
sviluppo e la diffusione di un sistema per la
dermopigmentazione sanitaria sicura che
permetta di applicare il tatuaggio in ambito
medicale, come strumento efficace per risolvere
le cicatrici post-operatorie, con particolare
riguardo alla ricostruzione del complesso areola-
capezzolo generando inoltre nuove applicazioni
a beneficio di varie patologie in ambito
dermatologico.
Il progetto si prefigge di definire le regole per una
dermopigmentazione efficace e sicura, attraverso
l’adozione di un protocollo igienico sanitario
messo a punto dal Dr. Balestrieri, approvato
dall’Istituto Superiore di Sanità e sperimentato
per 4 anni presso la Ulss9 di Treviso, in modo
37
Manuela Tonon
da rendere sicuro e tracciabile il tatuaggio,
generando e diffondendo un Sistema che,
certifichi operatori, metodiche, apparecchi e
prodotti.
Il progetto, patrocinato dall’Accademia
Chirurgica Durante Scacchi, punta a ridurre
la necessità di ulteriori interventi di chirurgia
estetica a carico dei pazienti con cute lesa e i
relativi costi per il sistema sanitario, elevando
la qualità dei dermopigmentisti e del personale
sanitario impegnati nel tatuaggio a fini medicali
e a questo scopo Amiche per la Pelle organizza
corsi di dermopigmentazione sanitaria dedicati al
personale sanitario.
Tra le altre cose avete anche promosso
recentemente una raccolta fondi per l’acquisto
di un dermografo per le pazienti operate al
seno. Come è andata?
La raccolta è andata bene e abbiamo centrato
l’obiettivo! Volevamo dotarci dello strumento più
avanzato in questo campo, per poter offrire il
tatuaggio di areola e capezzolo alle nostre socie
che ne hanno bisogno, nel quadro del progetto
“Prevenzione Amica” che abbiamo dedicato loro
presso un ambulatorio medico della provincia
di Treviso, lo studio della Dssa Elisa Bernardi di
Oderzo. Pensi che circa metà delle donne colpite
dal tumore, hanno la necessità di completare la
ricostruzione della mammella con il ripristino
della zona areolare, quindi per la nostra missione
istituzionale il dermografo assume sicuramente
un significato simbolico potente. Inoltre, la
campagna di raccolta fondi per acquistare questo
apparecchio ci ha dato lo spunto per realizzare
un calendario che abbiamo voluto chiamare
“Rinascita!” per regalarlo a chi avesse partecipato
alla campagna ed è stato un altro successo
inatteso!
Il Calendario di Amiche per la pelle raccoglie
bellissime immagini delle modelle guerriere.
Perché avete scelto Venezia per il set?
Perché Venezia, colpita dall’acqua “granda”
record del 2019 e poi svuotata dal lockdown nel
2020, ci è parsa davvero simile al corpo delle
donne colpite dal tumore al seno: tutto cambia
in un istante e poi comincia un lungo percorso
di lotta e di cura per rinascere, per rimanere se
stessi e per cambiare allo stesso tempo.
Se ci si pensa un attimo, il percorso di rinascita
di un individuo è simile a quello della rinascita
delle comunità umane dopo un evento negativo
improvviso e violento: così abbiamo seguito l’idea
di Silvia Cappelletto, giovane fotografa veneziana
e nostra accesissima sostenitrice, di ritrarre le
nostre guerriere a Venezia e in particolare nelle
botteghe artigiane della tradizione veneziana,
accanto ad artigiani tenaci e intelligenti che
curano con amore le loro opere come le mani
dei medici curano le nostre donne, cercando di
infondere loro, di nuovo, forza e bellezza.
Tutto questo ci ha portato a creare il calendario
“Rinascita!”, per dire che, anche se vieni colpito
duramente, puoi e devi provare a rinascere e per
rassicurarti che in questo percorso non sei solo,
ma puoi appoggiarti ad una comunità solidale in
cui ci si prende cura gli uni degli altri. E questo é
ciò che conta.
L’Associazione è anche attiva per la promozione
della diagnosi precoce all’interno delle
aziende. Con il Pink Camper, i dipendenti delle
aziende aderenti possono sottoporsi a visite
specialistiche e controlli. Ci descrive questa
iniziativa?
E’ un progetto di prevenzione e diagnosi precoce
38
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  • 1. > ATTUALITÀ: Sindrome Long Covid: il diritto alla Salute passa per il diritto alle cure > SALUTE: Vaccini: caratteristiche e differenze > FOCUS: Assistenza sanitaria per gli Italiani all’estero: filo diretto Italia-Romania > NEWS DEL GRUPPO: Health Italia Leader di Solidarietà 2021 il periodico di informazione sulla sanità integrativa Marzo Aprile 2021 Anno VIII N°42 tra ipotesi e ripartenze GREEN PASS:
  • 2. PERIODICO BIMESTRALE DI INFORMAZIONE SULLA SANITÀ INTEGRATIVA Anno VIII - Marzo / Aprile 2021 - N°42 DIRETTORE RESPONSABILE Nicoletta Mele DIRETTORE EDITORIALE Ing. Roberto Anzanello COORDINAMENTO GENERALE Health Italia HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Nicoletta Mele Alessia Elem Michela Dominicis Maura Pistella Alessandro Notarnicola DIREZIONE E PROPRIETÀ Health Italia SpA c/o Palasalute - Via di Santa Cornelia, 9 00060 - Formello (RM) www.healthitalia.it ISCRITTO PRESSO IL REGISTRO STAMPA DEL TRIBUNALE DI TIVOLI n. 2/2016 - diffusione telematica n.3/2016 - diffusione cartacea 9 maggio 2016 IMMAGINI © AdobeStock Scarica Health Online in versione digitale su www.healthonline.it Per info e contatti: mkt@healthonline.it ***** ® 2021 Health Ittalia S.p.A. - Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo senza permesso scritto del direttore editoriale. Articoli, notizie e recensioni firmati o siglati esprimono soltanto l’opinione dell’autore e comportano di conseguenza esclusivamente la sua responsabilità diretta.
  • 3. SOMMARIO “Tattoo e Salute” - Amiche per la Pelle e l’impegno per l’umanizzazione delle cure 36 a cura della Redazione Sindrome Long Covid: il diritto alla salute passa per il diritto alle cure 06 di Nicoletta Mele Un pass Covid per circolare liberamente, la stagione estiva tra ipotesi e incertezze 10 di Alessandro Notarnicola Covid-19, tutte le fake news dall’inizio della pandemia 12 di Alessandro Notarnicola ATTUALITÀ Recovery Plan e sanità del futuro: obiettivi definiti e chiarezza 05 a cura di Roberto Anzanello EDITORIALE Vaccini Covid-19: caratteristiche e differenze 14 di Alessia Elem Gli effetti negativi della pandemia sui tumori dell’apparato digerente 19 di Alessia Elem SALUTE PARLIAMO DI... Assistenza sanitaria, italiani all’Estero al tempo del Covid: filo diretto Italia-Romania 22 Bambini e adolescenti ai tempi del Covid: vissuti, bisogni e compiti di cura genitoriale 27 di Maura Pistella di Nicoletta Mele FOCUS - ESTERO PSICOLOGIA Heath Italia tra i “Leader di Solidarietà 2021” 35 Chirurgia estetica post Covid-19, è boom di richieste in Oriente di Michela Dominicis 31 di Alessandro Notarnicola BENESSERE NEWS DAL GRUPPO
  • 4.
  • 5. RECOVERY PLAN E SANITÀ DEL FUTURO: OBIETTIVI DEFINITI E CHIAREZZA In questo particolare momento storico l’attenzione sia mediatica che sociale, oltre che essere rivolta evidentemente al tema della pandemia Covid-19, è fortemente canalizzata verso l’importante tema del Recovery Plan, come diversamente non potrebbe essere. Il Recovery Plan può rappresentare per l’Europa tutta quello che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale è stato il Piano Marshall, ufficialmente chiamato piano per la ripresa europea, che fu uno dei piani politico- economici operato dagli Stati Uniti d’America per la ricostruzione dell’Europa. Annunciato in un discorso del segretario di Stato statunitense George Marshall il 5 giugno 1947 all’Università di Harvard, questo piano consisteva in uno stanziamento di oltre 12,7 miliardi di dollari, finalizzato ad aiutare, proporzionalmente, i paesi europei distrutti dall’evento bellico. Ora, con i paesi Europei messi in grave difficoltà economica dalla crisi pandemica, le nazioni europee, con molte difficoltà e anche con presupposti differenti, sono riuscite a mettere a fuoco un piano economico, chiamato appunto Recovery Plan, indispensabile a rilanciare l’economia europea. La differenza consiste nel fatto che, mentre all’epoca le risorse economiche del Piano Marshall furono messe a disposizione dagli Sati Uniti d’America, oggi le risorse economiche del Recovery Plan, vengono trovare sui mercati finanziari e messe a disposizione dall’Europa tutta. Al di là dell’impostazione economica, il meccanismo di funzionamento in entrambi i casi prevedeva e prevede che ogni nazione metta a punto un piano economico particolareggiato da finanziare con le risorse messe a disposizione, all’epoca dall’unica potenza mondiale uscita con solidità economica dalla guerra quale erano gli Stati Uniti d’America, oggi tramite un meccanismo finanziario e di solidarietà tra tutti i paesi europei. Così come il Piano Marshall creò i presupposti della crescita economica degli anni 50 e, ancora in maniera più sensibile, degli anni 60 del secolo scorso, così il Recovery Plan può costituire il presupposto per la crescita economica dei prossimi vent’anni. Tecnologia, infrastrutture, innovazione, valori sociali, istruzione e sanità sono gli argomenti sui quali verranno focalizzate le attività che vedranno un intenso sviluppo di progetti ed iniziative in tutta Europa, probabilmente mai affrontato prima. In questo contesto sicuramente uno dei temi “caldi” è rappresentato dalla sanità, duramente messe alla prova dall’evento pandemico, che ha mostrato come sia imprescindibile avere una sanità pubblica in grado di garantire un’assistenza territoriale diffusa e una copertura sanitaria efficiente. Nel nostro paese le ingenti risorse economiche disponibili per la riorganizzazione del sistema sanitario verranno indirizzate verso una ristrutturazione che possa prevedere una maggiore assistenza territoriale, un importante rafforzamento dei presidi sanitari, un continuo adeguamento della classe medica, investimenti in ricerca medica ed un rinnovamento tecnologico degli strumenti medici disponibili, tra i quali la telemedicina sarà l’asset fondamentale. Sarà, se ben gestito come tutti ci auspichiamo, un new deal della sanità europea, ma se pensiamo che ogni singolo stato potrà in futuro garantire cure e protezione sanitaria a tutta la popolazione a titolo gratuito faremmo un grandissimo errore. Come ribadiamo ormai da tempo, dobbiamo tutti essere consapevoli che l’evoluzione della scienza medica, la sviluppo tecnologico e l’invecchiamento della popolazione rendono economicamente e prospettivamente impossibile garantire l’assistenza medica gratuita a tutti a prescindere, per la quale nessun Recovery Plan potrà mai essere sufficiente, come dimostrano i numeri elaborati da qualsiasi modello econometrico. Su questo punto è necessario fare estrema chiarezza. Da un lato i fondi economici che verranno resi disponibili dovranno consentire l’efficientamento, l’ammodernamento e la funzionalità del sistema sanitario pubblico che dovrà essere focalizzato sempre di più sulla gestione delle crisi sanitarie e sulle fasce deboli della popolazione, per garantire una diffusa protezione sanitaria. Dall’altro lato i cittadini dovranno sempre di più organizzarsi in modo mutualistico per attrezzarsi a garantirsi una maggiore protezione in caso di necessità e per organizzarsi a sviluppare virtuosi precorsi di prevenzione, che potranno nel tempo spostare il paradigma da soggetto malato-cura a soggetto sano-prevenzione. Quindi dovremo avere un sistema sanitario pubblico organizzato ed efficiente ed una sanità integrativa funzionale ed integrata per garantire il diritto costituzionale alla salute di tutti noi. E questa sanità integrativa, come ormai in Italia stiamo comprendendo, non potrà che essere guidata dal valore sociale della mutualità, cioè dalla capacità dei cittadini di associarsi, ancor di più di oggi, in forme mutualistiche, che diventeranno sempre più indispensabili per garantire sia la corretta focalizzazione delle risorse economiche sulla sanità pubblica sia il diritto alla salute di tutti. Fondi Sanitari, Società Generali di Mutuo Soccorso e Casse di assistenza Sanitaria, ciascun ente di sanità integrativa con le proprie peculiarità, diventeranno ancora più essenziali per premettere la completa realizzazione di un sistema sanitario integrato con un processo che è già attivo nel nostro paese e sul quale potremmo fare scuola a tutta Europa. Tutti gli enti di sanità integrativa dovranno esercitare la propria missione sociale conformemente al valore dei principi mutualistici per ampliare la propria base sociale e rafforzare i sistemi di assistenza e prevenzione ed in questo dovranno essere, ancor di più di quanto già accade oggi, legislativamente legittimati, fiscalmente privilegiati ed organizzativamente rinforzati. Non comprendere che l’affiancamento al sistema sanitario pubblico, rifocalizzato grazie a gli investimenti del Recovery Plan, di un sistema di sanità integrativa ancora più forte di oggi, significa perdere l’occasione di creare un sistema sanitario equo, mutualistico e socialmente adeguato anche con i fondi messi a disposizione. Comprenderlo adesso significa, invece, avere obbiettivi definiti e chiarezza d’intenti sul futuro di una sanità forte e coerente con il diritto alla cura di ciascun cittadino. a cura di Roberto Anzanello #EDITORIALE Milanese, ho maturato un’esperienza ultraventennale nel settore assicurativo e finanziario, occupandomi sia dei prodotti che del marketing e dello sviluppocommerciale, fino alla direzione di compagnie assicurative, nazionali ed estere. Nel 2005 sviluppo un progetto di consulenza e strategia aziendale che ha consentito di operare con i maggiori player del settore assicurativo per realizzare piani strategici di sviluppo commerciale. Dal 2009 mi occupo di Sanità Integrativa, assumendo la carica di Presidente ANSI, Associazione Nazionale Sanità Integrativa eWelfare, e contestualmente di Health Holding Group, importante realtà del settore. Dal 2016 sono presidente di Health Italia,una delle più grandi realtà nel panorama della Sanità Integrativa Italiana e società quotata in Borsa sul mercato AIM Italia. 05
  • 6. N egativi al Covid-19, ma apparentemente guariti. Sono i pazienti long covid con sintomi debilitanti multiorgano che non passano a distanza di mesi. “Post-Acute Covid Syndrome (PACS)” o “Long Covid”, il vasto spettro di  disturbi  di natura fisica e psicologica che colpiscono misteriosamente un numero significativo di pazienti, è un fenomeno molto diffuso che medici e pazienti di tutto il mondo stanno denunciando. Ad accendere i riflettori sulla sindrome da long Covid è una lunga lista di articoli scientifici. Tra questiunaricercapubblicatasullaprestigiosarivista scientifica The Lancet, evidenzia che 3 pazienti su 4 dei ricoverati, fino a 6 mesi dopo la dimissione, soffrono di patologie varie, «coda» della polmonite interstiziale: cuore, occhi, pelle, polmoni. Ma non solo, il trauma da pandemia può lasciare sulla psiche disagiimportanti,soprattuttonelledonne(l’ipotesiè una reazione immunologica diversa rispetto al sesso maschile, n.d.r.) con ansia, depressione e insonnia: il 96% dei ricoverati sopravvissuti al virus soffre di Sindrome Post Traumatica da Stress. È recente la pubblicazione sul British Medical Journal di uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Leicester su un campione di 1.077 partecipanti, secondo il quale a distanza di cinque mesi dalle dimissioni, il 70% dei pazienti ha ancora dei sintomi, tra i più comuni: affaticamento, difficoltà a dormire, dolore o gonfiore delle articolazioni, debolezza degli arti, perdita di memoria a breve termine e inconvenienti cognitivi. Come intervenire per aiutare medici di medicina generale e pazienti nella gestione della sindrome del post covid? Al fine di salvaguardare il paziente che riferisce sintomi a lungo termine, l’OMS ha invitato i governi a garantire le cure, l’assistenza necessaria di base e, quando necessario, cure specialistiche e riabilitazione. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito sono state emanate delle linee guida per i medici nella gestione SINDROME LONG COVID: IL DIRITTO ALLA SALUTE PASSA PER IL DIRITTO ALLE CURE di Nicoletta Mele Ne parliamo con il Prof. Silvio Gherardi, medico e presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione Giuseppe Dossetti: i Valori 06 ATTUALITÀ
  • 7. dei pazienti post Covid dimessi dall’ospedale, mentre l’Europa non si è ancora espressa. “Per le autorità sanitarie il Long Covid-19 deve diventare, da subito, una priorità” ha dichiarato recentemente il direttore dell’Oms Europa, Hans Kluge. Nel nostro Paese è necessario sviluppare delle linee guida che agevolino i medici ospedalieri e i medici di medicina generale nella gestione del paziente post covid e creare dei Centri di riferimento territoriale e strutture con percorsi ad hoc per i ‘reduci’ da Covid-19. Questo il messaggio rivolto alle Istituzioni dell’Associazione Giuseppe Dossetti: I Valori durante il webinar ‘Sindrome Long Covid: non solo polmonite, gravi effetti a lungo termine per i ‘reduci’ Covid’ organizzato dalla stessa Onlus il 9 aprile, al quale è intervenuta, tra gli altri, Sr Carol Keehan Coordinatrice Task Force di Salute Pubblica della Commissione Vaticana COVID- 19. “Cosa si sta facendo per seguire e affrontare le patologienelpostmalattia?Èfondamentalepensare dicrearedegliambulatoriopuntidicuraspecificiper i pazienti con sintomi post covid in quanto c’è una “vacatio legis” in grado, purtroppo, di aggravare la condizione dei pazienti nella fase di remissione della malattia. Su questo bisogna intervenire senza correre dietro alla patologia ma anticipandone le complicanze per aiutare medici e pazienti a gestire queste situazioni. Bisogna quindi parlare anche di cure, non solo di vaccini, nella comunicazione e informazione sul Covid. Ci sono tanti pazienti che necessitano di risposte”. Le parole del Prof. Silvio Gherardi, Presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione Giuseppe Dossetti nel suo intervento di apertura. L’obiettivo è quindi quello di sviluppare una serie di regole legislative e sanitarie che possano aiutare medici e pazienti nella gestione della sindrome del post covid. Creare dei centri di riferimento territoriale che prendano in carico i pazienti e informare loro su come affrontare questa condizione e il percorso da seguire. In che modo è possibile avviare questo processo? Health Online ha fatto il punto con il Prof. Silvio Gherardi Quanto preoccupano gli effetti debilitanti di Covid con cui alcune persone convivono mesi dopo essere state ricoverate in ospedale? Dal punto di vista di salute pubblica la malattia è gestibile perché se diagnosticata per tempo gli effetti di long covid sono curabili. Dal punto 07 di vista del singolo paziente, la sindrome a volte può causare una situazione invalidante. Ad oggi non sappiamo, quanto la patologia può rendere “invalido” il paziente. La ricerca gioca un ruolo fondamentale per comprendere le cause di questi effetti a lungo termine? La ricerca in medicina è sempre fondamentale. All’inizio della pandemia di Covid-19 si parlava di polmoniti massive, poi con le prime autopsie si è scoperto che il problema della malattia non era tanto la polmonite interstiziale quanto la coagulazione disseminata intravascolare che portava alla morte il paziente. In questo caso la ricerca è stata fondamentale e sta andando avanti con gli studi per lo sviluppo di terapie. Secondo i dati, la malattia post - Covid-19 colpisce più le donne che gli uomini. La ricerca sembra stia mettendo in evidenza che le donne potrebbero avere una diversa risposta immunitaria rispetto al sesso maschile. Se così fosse dovremmo indirizzare la ricerca verso una cura per rendere meno reattivo il sistema immunitario della donna. Prevenire è meglio che curare. Della prospettiva globale ed equità nella prevenzione e nelle cure post covid ha parlato Sr Carol Keehan nel corso del suo intervento. Prof. Silvio Gherardi
  • 8. Sr Keehan ha ringraziato la comunità scientifica per ciò che ha fatto, sottolineando che e ancora necessario focalizzarsi sulla fase acuta della malattia, così come sulla fase cronica post infezione per identificare le cause e prevenire il Long Covid. Prof. Gherardi, è importante e necessario utilizzare le cure migliori disponibili per prevenire il long covid? Ad oggi ancora non sappiamo se il livello di gravità della malattia in fase acuta sia anche indice di sindrome post covid. Sembra che la post covid si manifesti soprattutto in pazienti che hanno avuto sintomi medio-gravi o gravi fino al ricovero in terapia intensiva. La prevenzione è fondamentale, come lo è interviene con una terapia domiciliare efficace per evitare che il paziente sviluppi una sintomatologiagraveediconseguenzalasindrome da post covid. Un errore clamoroso commesso in Italia da AIFA e Ministero della Salute, è stato quello di consigliare ai medici di medicina generale di non trattare i pazienti positivi al covid, se asintomatici o con pochi sintomi, e di aspettare l’evoluzione della malattia con la sola somministrazione della tachipirina in caso di febbre. Questo nonostante ci fossero dei protocolli operativi di cura domiciliare internazionali e nazionali, come quello sperimentato dall’Istituto Mario Negri diretto da Giuseppe Remuzzi, che suggerivano una terapia all’inizio della malattia con degli antinfiammatori non steroidei ad alte dosi per evitare il ricovero in ospedale. Dare un riconoscimento medico-scientifico alla sindrome Long-Covid seguendo un approccio multispecialistico è quanto espresso dai ricercatori e medici intervenuti al convegno. Cosa rappresenta questo riconoscimento? È un riconoscimento importante sotto tre aspetti. Dal punto di vista medico, nel momento in cui si identifica una patologia o sindrome, ovvero una concorrenza di sintomi, è più probabile poter definire una terapia standard o delle linee guida. Dal punto di vista normativo, nel momento in cui si riconosce la patologia si consente al sistema sanitario nazionale di poter erogare terapie rimborsabili.Infine,dalpuntodivistaassistenziale o socioassistenziale, una volta stabilita la cronicità della patologia si deve valutare quale Ente si farà carico - e come - della gestione della eventuale invalidità. In Italia si sta lavorando ad un progetto nazionale di linee guida per aiutare pazienti e medici nella gestione della sindrome post-Covid. Al momento sono attive delle iniziative regionali, come nella regione Marche - che ha realizzato un sistema di gestione del paziente post-Covid attraverso l’ottimizzazione della presa in carico del soggetto - o di singole strutture sanitarie sparse sul territorio. Un esempio è l’ambulatorio multi-specialistico del Policlinico Umberto I di Roma che ha inoltre avviato progetti di telemedicina non solo per i pazienti Covid ma anche per i non-Covid, proprio per gestire il bisogno di salute anche da un punto di vista sociale oltre che sanitario. Prof. Gherardi, lei ha fatto riferimento alla creazione di Long Covid Unit per i medici di medicina generale che devono seguire i pazienti. Può spiegare meglio di cosa si tratta? In Italia, a differenza degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, non sono state ancora emanate delle linee guida per i medici di medicina generale nella gestione dei pazienti post Covid dimessi dall’ospedale. Un paziente che riscontra dei sintomi long covid a chi deve rivolgersi? Al medico di medicina generale che lo indirizzerà ad un ambulatorio polispecialistico “Post covid Unit”. È quindi necessario, da una parte dare al paziente un’informazione adeguata, senza creare allarmismo, su come affrontare una condizione alla quale potrebbe andare incontro una volta dimesso dall’ospedale e dall’altra consentire al medico di medicina generale di indirizzarlo in un centro specializzato che (collaborando col medico di MG) lo prenderà in carico senza ricoverarlo. Tanto più è grave la sintomatologia al momento del ricovero tanto più è alta la probabilità di sviluppare la sindrome post covid. Quanto è importante il diritto di cura? InItaliaildirittoallacuraèundirittocostituzionale (Art. 32). È un dovere che lo Stato si assume e è un dovere ineludibile. Oltre 80% di soggetti affetti da Covid dichiara di essere tornato al lavoro ma di non aver ripreso appieno l’attività lavorativa come prima della malattia. Se l’invalidità sarà permanente chi si farà carico di questa situazione? Per quanto riguarda l’invalidità temporanea è stata recentemente emanata una circolare sulla gestione del paziente post covid per il datore di lavoro. Se la malattia da post covid dovesse portare ad un’invalidità permanente la situazione diventa complessa in quanto bisogna definire quale Ente, (INPS, INAIL, Regione) deve subentrare. In caso di visite specialistiche il sistema sanitario è in grado di provvedere in modo efficace? 08
  • 9. Il sistema sanitario nazionale deve provvedere all’erogazione delle visite specialistiche e delle cure,malamalattiadeveessereprimariconosciuta come entità nosologica, eventualmente invalidante. Arrivare prima e non inseguire il virus. Poi riformare il sistema sanitario. A suo giudizio in che modo è possibile affrontare il long covid dal punto di vista sociosanitario? Il Sistema Sanitario Nazionale com’è oggi organizzato non funziona, è quindi necessario riaccentrare sotto un organismo unico la sanità. L’implementazione delle politiche sanitarie può essere lasciata ai territori, ma solo se esistono delle linee guida nazionali obbligatorie. Il sistema ospedaliero deve essere organizzato con strutture specializzate per patologie, come ad esempio lo è l’ospedale Bambino Gesù, una struttura di eccellenza, specializzata in pediatria. La medicina territoriale va rivista non solo in termini di investimento, ma anche di impostazione. Il medico di medicina generale riveste un ruolo importantissimo nella gestione della salute a 360 gradi, dalla prevenzione alla terapia, ma necessita di giusti strumenti per l’assistenza: per esempio è mai concepibile che un solo medico possa farsi caricodioltremillepazienti?Comepuòfornireuna assistenza di qualità? E’infine molto importante, trovare un equilibro tra sanità pubblica e privata dandoampiospazioalsecondopilastrodellasanità (quello assicurativo) quale supporto fondamentale al Servizio Sanitario Nazionale. Alla luce di quanto detto e sulla base di quanto emerso dalla tavola rotonda, quali sono le sue considerazioni finali? Vorrei chiudere con un messaggio rivolto al mondo della politica. Spero che i politici siano in grado di trarre delle lezioni da quello che è successo con la malattia da Covid-19. La gestione della malattia è statadisastrosa:centinaia,senonmigliaia,dimorti potevano essere evitati. Sono stati spesi milioni di euro che potevano essere investiti in modo diverso e più proficuo, è stata uccisa l’economia che doveva essere salvaguardata. Di contro, un grande plauso al popolo Italiano che ha dimostrato una pazienza, uno spirito di sopportazione e una capacità di aderire alle imposizioni della politica, in modo encomiabile. Concludo con un sentito ringraziamento a tutti i medici, infermieri, personale sanitario non infermieristico, forze dell’ordine e Croce Rossa che si sono impegnati in prima linea nell’affrontare l’emergenza sanitaria, sopperendo con il proprio sacrificio – anche di vite umane - alla latitanza dello Stato. 09
  • 10. L ’occupazione da parte dei lavoratori del mondo dello spettacolo del Globe Theatre, il teatro elisabettiano costruito nel cuore di Villa Borghese a Roma, è la rappresentazione più incisiva di questo anno triste per il settore culturale. A più di dodici mesi dallo stop agli spettacoli da vivo le maestranze del settore hanno chiesto a gran voce continuità di reddito e una riforma strutturale per i precari. “Non vogliamo una riapertura senza sicurezza che ci faccia ripiombare in un mondo del lavoro ancora più incerto e privo di garanzie”, hanno precisato. Del resto, anche il turismo e il futuro della bella stagione ondeggiano in un mare di ipotesi e di incertezze ed è per questa ragione che i Paesi dell’UE sono al lavoro per l’introduzione del “Green Pass”, o Certificato verde digitale, che dovrebbe essere pronto per il 1° giugno. Ad annunciarloèstato ThierryBreton,Commissario Ue per il Mercato interno, parlando in audizione al Parlamento europeo, che ha chiarito l’introduzione dello strumento che dovrebbe consentire ai Paesi una ripresa del settore turistico e alla gente di viaggiare liberamente senza l’incubo del virus. Intanto, prima nel mondo, la Cina ha lanciato ufficialmente il passaporto vaccinale. “Il pass europeo è una possibilità concreta ma la vaccinazione è l’unica via per il ritorno alla normalità”, commenta Luca Galastri, Presidente e Fondatore di “Liria”, Associazione culturale giovanile di Arezzo. Un anno difficilissimo per l’ambito culturale. La denuncia degli operatori del settore è unanime “Siamo allo stremo”. Qual è lo stato di salute della cultura?  I dati parlano molto chiaro, rispetto all’anno precedente il 2020 si è concluso con un meno 31% e la tendenza dei primi mesi del 2021 è la stessa. Nessun reparto economico ha subìto danni peggiori di quello culturale, perfino il turismo è andato un po’ meglio. Inoltre, va considerato che le attività culturali sono state tra le prime a chiudere con l’arrivo del COVID-19 e probabilmente saranno tra le ultime a poter riaprire senza restrizioni. Teatri chiusi, platee impolverate, industria cinematografica affaticata. Come si presenta il futuro del settore?  Il futuro va ideato in maniera diversa. Occorre unarobustaazionelegislativadisupportoenuove sinergie tra pubblico e privato. Questi momenti difficilissimi, come tutti i momenti di crisi, sono anche opportunità per trovare nuove soluzioni. Andrà poi preso in considerazione l’aspetto psicologico delle persone. Non è scontato che molte persone, terminate le restrizioni legate agli spostamenti e agli orari delle attività, si sentiranno di nuovo a proprio agio in un evento pubblico come un concerto o un live a teatro. Servirà lavorare molto sulla fiducia reciproca e sul ritorno alla vita di ieri. Con l’avvio della campagna di vaccinazione diventa sempre più salda la visione di un futuro prossimo senza restrizioni. A tal proposito, a livello europeo, si parla di un Certificato per poter circolare liberamente nei Paesi UE. Quale il suo giudizio?  Il pass europeo è una possibilità concreta che mi vede assolutamente favorevole ma il dato imprescindibile per attuarlo è vaccinarsi. La UN PASS COVID PER CIRCOLARE LIBERAMENTE, LA STAGIONE ESTIVA TRA IPOTESI E INCERTEZZE Intervista a Luca Galastri Presidente Associazione “Liria” di Alessandro Notarnicola 10 ATTUALITÀ
  • 11. vaccinazione è l’unica via per il ritorno alla normalità, con l’associazione culturale di cui sono presidente e fondatore abbiamo lavorato molto per una campagna di sensibilizzazione semplice e chiara per tutti. Mi terrorizzano ancora le sacche di no vax esistenti. Anche in questo la cultura diventa mezzo imprescindibile per comprendere e aprire la mente delle persone. Un passaporto vaccinale con QR integrato potrebbe garantire una piena ripartenza del settore culturale e turistico?  Unapienaripresasiavràsoloconlavaccinazione completa di tutta la popolazione e con il termine di tutte le restrizioni esistenti. Sia ben chiaro, per me il valore della vita e della salute è il più importante e quindi non critico le giuste misure di contrasto alla diffusione del virus adottate fino ad ora ma spero vivamente che quanto prima possano essere superate semplicemente perché il virus sia sotto controllo. Nel corso di questo anno orribile – così è definito dai più – l’Associazione “Liria”, da lei presieduta, come ha risposto alla crisi del momento?  Ilmioprimopensierodapresidenteèstatoquello di sostenere, nei modi possibili, le tante ragazze e ragazzi che ne fanno parte. Un’associazione è prima di ogni altra cosa volti, storie, persone e solo insieme possiamo costruire qualcosa di speciale. Temevo che la lontananza fisica spezzasse questa volontà di restare uniti sulla barca comune e di remare nella stessa direzione. Abbiamo così mutato “Liria” per rispondere a questo contesto straordinario e aprendoci a campagne di raccolta fondi per le strutture sanitarie e di sensibilizzazione, incentivando momenti di confronto digitali, dando più spazio al racconto delle passioni ed interessi dei singoli associati tramite i canali social. Dopo oltre un anno di pandemia posso dire con orgoglio che “Liria” è molto più forte di prima, le difficoltà portate dal Covid ci hanno dato tempo per riflettere, guardarci dentro e capirci di più senza rincorrere gli avvenimenti ed immaginare, sognare insieme il nostro futuro. Quale potrebbe essere il contributo dei giovanissimi alla ripresa culturale?   Infinitamente prezioso. “Liria” si è sempre scontrata con un certo retaggio culturale presente in Italia per cui la cultura è roba da persone di una certa età, con molti capelli bianchi sulla testa. La cultura è giovane e i giovani sono affamati di cultura. Devo però notare con rammarico che a parole si vuole sempre dare molto spazio ai giovani ma nei fatti si cerca sempre di relegarli in secondo piano ed invece i giovani devono essere protagonisti, sempre. E’ l’unico modo per “ costruire il futuro “ ( il nostro slogan ). Da ragazzo che collabora con altre decine di ragazze e ragazzi, in questo ambito, posso confermare che questa generazione è ricca di sensibilità, libertà, iniziativa e creatività. “Liria” nel suo piccolo ne è prova e speranza. 11 Luca Galastri Certificato sanitario. Cos’è? Il Green Pass è un documento sanitario, comune a tutti gli Stati membri, che servirà a dimostrare che il viaggiatore è stato vaccinato contro il Covid-19, che ha fatto il tampone con esito negativo o che ha contrattoilvirusedèguarito.Nellospecifico, saranno inclusi 3 tipi di certificati: il certificato di vaccinazione, con indicazione della marca del vaccino utilizzato, data e luogo della somministrazione e numero di dosi ricevute; il  certificato di test negativo (antigenico o PCR); il certificato medico di attestata guarigione dal Covid-19 negli ultimi 180 giorni. Non solo: i Green Pass si baseranno sui vaccini approvati dall’Ema  anche se la Commissione Ue ha chiarito che i singoli Stati membri potranno decidere se accettare o meno i vaccini che non hanno ancora ricevuto l’ok dall’Ema.
  • 12. COVID-19, TUTTE LE FAKE NEWS DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA F atti, non parole. Un motto degno del giornalismo vero, dell’informazione obiettiva e oggettiva che non si presta a notizie procurate da fonti inattendibili ma che invece verifica, ispeziona ed elabora. Se ne corso di questa pandemia c’è stato un grande problema, questo è stato rappresentato dall’infaticabilemacchinadellacomunicazione. Come avremmo potuto viverne senza? Del resto, è stato proprio un giornalista a informare il mondo intero che un virus pericoloso era comparso a Wuhan, in Cina, sin dal dicembre del 2019. La notizia è confermata l’11 gennaio del 2020 con la prima vittima in Italia e il 13 successivo con il primo decesso in Thailandia. Nuovi casi, sempre di più, si sviluppano in Europa e negli Stati Uniti d’America, fino al momento in cui l’Organizzazione mondiale della Sanità dichiara lo stato di emergenza globale. Tutto il pianeta si ferma, i presidi ospedalieri sono al collasso e la comunicazione viaggia su più binari. Tanti. Troppi. Della verità delle notizie, della verosimiglianza, della prossimità alla verità e – non meno – delle fake news. Ha fatto molto discutere l’omelia pronunciata da un sacerdote di Cesena incentrata sulla falsa notizia dei vaccini che contengono feti abortiti. Sin da subito il mondo della scienza è intervenuto nel dibattito venutosi a creare intorno a questa bufala smentendo i contenuti della predica e chiarendo che si tratta di una fake news ormai datata. L’ultima “bufalavirus” arriva proprio da Milano e riporta un episodio avvenuto in un supermercato dove un medico di base, recatosi per fare la spesa, tra le corsie ha incontrato un suo paziente che ha assistito negli ultimi giorni perché positivo al Covid. Preoccupato – si legge – si rivolge al direttore dell’esercizio commerciale che prontamente, tramite comunicazione con gli altoparlanti, chiede al paziente positivo di presentarsi in cassa o al punto accoglienza. Ebbene, poco dopo si presenta lui insieme ad altre persone. È bastato qualche clic per far viaggiare la notizia nelmaremagnodeisocialnetworkesuqualche, meno accorta, testata giornalistica online. Se non fosse che si trattasse di una bufala, una storia falsa, di una leggenda metropolitana che ha allarmato pur non essendo retta da fondamenta. Bufale e disinformazione sono molto pericolose quando riguardano la salute e spesso non è facile distinguerle tra milioni di informazioni. Proprio partendo da questo assoluto pericolo che subito dopo l’insorgere della pandemia, il Ministero della Salute, sui canali istituzionali della comunicazione, ha fatto chiarezza sulle false notizie e le mezze verità maggiormente diffuse, smentendole alla luce delle evidenze disponibili. Ma quali sono state le fake news più battute nel corso dell’emergenza sanitaria ancora in atto? 1. Fare gargarismi con la candeggina, assumere acido acetico o steroidi, utilizzare oli essenziali e acqua salata protegge dall’infezione da nuovo coronavirus. 2. Bere acqua o bevande calde uccide il virus.  3. La vitamina C previene il Covid-19. 4. Mangiare tante proteine aumenta l’efficacia del sistema immunitario. 5. C'è correlazione tra epidemia da nuovo coronavirus e rete 5G. 6. Non è vero che i fumatori rischiano più degli altri di ammalarsi di Covid-19. 7. Il virus è sensibile all’alcol, quindi se bevo alcolici non mi ammalo di Covid-19. 8. Mangiare peperoncino protegge dal nuovo coronavirus. 9. È possibile disinfettare mani o aree della pelle con i raggi UV. 10. Gli extracomunitari sono immuni di Alessandro Notarnicola 12 ATTUALITÀ
  • 13. al  Covid-19  grazie al vaccino contro la Tubercolosi. 11. La Tachipirina cura l’infezione da nuovo coronavirus. 12. Per sapere se si è contagiati dal nuovo coronavirus basta pungersi un dito e guardare il colore del sangue: se anziché rosso vivo è scuro il contagio è avvenuto.  13. Applicare la vaselina intorno alle narici, intrappola il virus così non entra nel naso. Per arginare il rischio di una informazione non vera, è nata AssoHealth, la prima associazione nazionale che riunisce le agenzie di comunicazione specializzate sul fronte sanitario che lavorano a favore di una comunicazione guidata dai principi della divulgazione scientifica. Al momento attuale, in cui tutti siamo chiamati ad affrontare sfide ritenute impensabili fino a qualche anno fa, tanto il sistema sanitario, quanto il giornalismo necessitano di un sistema fondato sulla chiarezza e sull’etica. Ormai da tempo, ovvero dall’avvento di Internet e delle piattaforme social, il regno delle fake news amplia di continuo i propri confini. È per questa ragione che occorre diventare arcieri di una comunicazione responsabile e consapevole al fine di sciogliere equivoci, sospetti e falsità che potrebbero generare timori non certo positivi in un percorso ancora tutto in salita. 13
  • 14. 14 VACCINI COVID-19: CARATTERISTICHE E DIFFERENZE di Alessia Elem I l27dicembre2020inEuropaeinItaliaèpartitala campagna vaccinale anti covid-19. Ad oggi sono 4 i vaccini approvati e autorizzati dall’Agenzia Europea per i medicinali (EMA) e dall’Agenzia Italiana del farmaco (AIFA): Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson. Incosasidistinguono?Iprimidueutilizzanolatecnica mRNA mentre AstraZeneca e Johnson &Johnson sono vaccini a vettore virale. Qual è la differenza tra i vaccini a mRNA e quelli a vettore virale? Tutti i vaccini attualmente disponibili sono stati messi a punto per indurre una risposta che blocca la proteina denominata Spike che agisce come una chiave di accesso dei virus nelle cellule. I due vaccini COVID-19 a mRNA utilizzano molecole di acido ribonucleico messaggero (mRNA) che contengono le istruzioni perché le cellule della persona che si è vaccinata sintetizzino le proteine Spike. Le proteine prodotte stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici che bloccano le proteine Spike e ne impediscono l’ingresso nelle cellule. Il vaccino non introduce nelle cellule di chi si vaccina il virus vero e proprio, ma solo l’informazione genetica che serve alla cellula per costruire copie della proteina Spike. Se, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare nuovamente in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo. L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo, ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Un vaccino a vettore virale invece utilizza un virus, generalmente un adenovirus incompetente per la replicazione, per portare all’interno della cellula la sequenza del codice genetico che codifica per la proteina spike. Il sistema immunitario si attiva contro la proteina e produce degli anticorpi che, qualora il soggetto entrasse a contatto con il virus, lo  proteggeranno dall’infezione. Gli adenovirus utilizzati come trasportatori sono stati resi incapaci di replicarsi e quindi non possono diffondersi nell’organismo. In seguito alla vaccinazione, questi adenovirus trasportatori penetrano in alcune cellule della persona vaccinata dove il frammento di DNA trasportato dal virus avvia la produzione temporanea della proteina Spike. La presenza di questa proteina estranea stimolerà il sistema immunitario a reagire producendo anticorpi che, legandosi alla proteina Spike, impediranno al virus del COVID-19 di entrare nelle cellule. La presenza della proteina Spike SALUTE
  • 15. 15 estranea attiverà anche i linfociti T che guidano la produzione degli anticorpi e che uccidono le cellule infettate dal virus. Dopo la vaccinazione, alcuni dei linfociti che hanno reagito contro la proteina Spike sopravvivono per vari mesi. La presenza di questi “linfociti memoria” permetterà al sistema immunitario della persona vaccinata di attivare rapidamente una formidabile risposta contro una eventuale invasione del virus del COVID-19. Questi vaccini non utilizzano virus interi, attivi o inattivati né frammenti del virus, ma solo un piccolo segmento di DNA che contiene le istruzioni per far produrre la proteina Spike. Vaccini mRNA: differenze tra Pfizer-BioNTech e Moderna Pfizer è stato il primo vaccino ad essere autorizzato dalle agenzie regolatorie contro il Covid-19. Sviluppato dall’americana Pfizer e dalla tedesca BioNTech può essere somministrato a soggetti di età pari o superiore a 16 anni. Si conserva a una temperatura compresa tra -90°C e -60 °C. Può essere trasportato a una temperatura compresa tra -25 °C e -15 °C per un unico periodo di tempo della durata massima di 2 settimane, e può essere nuovamente riportato a una temperatura compresa tra -90 °C e -60 °C. Il siero viene somministrato in due iniezioni a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra. Lasicurezzaedefficacia di questo vaccino sono stati valutati nel corso di ricerche svolte in sei Paesi: Stati Uniti, Germania, Brasile, Argentina, Sudafrica e Turchia, con la partecipazione di oltre 44.000 persone. La metà dei partecipanti ha ricevuto il vaccino, l’altra metà ha ricevuto un placebo, un prodotto identico in tutto e per tutto al vaccino, ma non attivo. L’efficacia è stata calcolata su oltre 36.000 persone a partire dai 16 anni di età (compresi soggetti di età superiore ai 75 anni) che non presentavano segni di precedente infezione. Lo studio ha mostrato che il numero di casi sintomatici di COVID-19 si è ridotto del 95% nei soggetti che hanno ricevuto il vaccino rispetto a quelli che hanno ricevuto il placebo. È stato dimostrato che la protezione avviene dopo una settimana dalla seconda dose. Le reazioni avverse più frequentemente osservate durante la campagna vaccinale in corso sono reazioni non gravi, di entità lieve o moderata che, seppur fastidiose, si risolvono in poche ore o pochi giorni, spesso senza nemmeno ricorrere a trattamenti sintomatici (antidolorifico o simili). Il 7 gennaio 2021 l’AIFA ha approvato il secondo vaccinocheutilizzalatecnologiamRNAprodotto da Moderna, una società di biotecnologie statunitense che ha sede a Cambridge, nel Massachusetts. A differenza di quello Pfizer, il siero di Moderna è destinato a prevenire la malattia COVID-19 nelle persone a partire dai 18 anni di età.  Altra differenza riguarda la distanza temporale che deve intercorrere tra le due dosi da iniettare: il vaccino viene somministrato in due iniezioni a distanza di 28 giorni l’una dall’altra. Il profilo di sicurezza ed efficacia di questo vaccino è stato valutato nel corso di ricerche svolte negli Stati Uniti, a cui hanno partecipato 99 centri su tutto il territorio, che hanno coinvolto 30.420 persone a partire dai 18 anni. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: 15.210 hanno ricevuto il vaccino e altrettanti il placebo, un prodotto identico in tutto e per tutto al vaccino, ma non
  • 16. attivo. Il vaccino ha dimostrato un’efficacia del 94,1% nel prevenire l’infezione con sintomi da SARS-CoV-2 rispetto al placebo. Anche per il vaccino Moderna la protezione avviene dopo una settimana dalla seconda dose e le reazioni avverse più frequentemente osservate durante la campagna vaccinale in corso sono reazioni non gravi, di entità lieve o moderata che, seppur fastidiose, si risolvono in poche ore o pochi giorni, spesso senza nemmeno ricorrere a trattamenti sintomatici (antidolorifico o simili). Il vaccino viene conservato a temperature comprese tra -15° e -25°, ma è stabile tra i +2° e i +8° per 30 giorni se la confezione rimane integra. A fine gennaio l’AIFA ha autorizzato il vaccino AstraZeneca realizzato dallo Jenner Institute di Oxford e dall’Irbm di Pomezia. Può essere somministrato a tutte le persone con  un’età pari o superiore ai 18 anni. Rispetto ai vaccini di Pfizer/BioNTech e Moderna, entrambi a base di mRNA, Vaxzevria (nuovo nome di AstraZenca, n.d.r) sfrutta un approccio diverso per indurre la risposta immunitaria dell’organismo verso la proteina spike. In particolare, si tratta di un vaccino a vettore virale che utilizza una versione modificata dell’adenovirus dello scimpanzé, non più in grado di replicarsi, come vettore per fornire le istruzioni per sintetizzare la proteina spike di SARS-CoV-2. Una volta prodotta, la proteina può stimolare una risposta immunitaria specifica, sia anticorpale che cellulare. Il siero è somministrato in due iniezioni, la seconda dose deve essere somministrata nel corso della dodicesima settimana e comunque a una distanza di almeno dieci settimane dalla prima dose. Deve essere conservato a temperature tra 2°C e 8°C. La valutazione dell’efficacia clinica di Vaxzevria è basata sull’analisi intermedia dei dati di due studi clinici condotti nel Regno Unito e in Brasile. L’87% dei partecipanti aveva un’età compresa tra 18 e 64 anni, il 13% era di età pari o superiore a 65 anni. Nei partecipanti che hanno avuto la seconda dose dopo 12 settimane dalla prima, l’efficacia dopo 14 giorni dalla seconda dose è stata dell’82,4%. Complessivamente l’efficacia vaccinale di Vaxzevria è risultata pari al 59,5% nel prevenire la malattia sintomatica. La protezione inizia da circa 3 settimane dopo la somministrazione della prima dose di Vaxzevria e persiste fino a 12 settimane. Tuttavia, fino a 15 giorni dopo la somministrazione della seconda dose la protezione potrebbe essere incompleta. Inoltre, come accade con tutti i vaccini, anche la vaccinazione con Vaxzevria potrebbe non proteggere tutti i soggetti vaccinati. Le reazioni avverse più frequentemente osservate durante la campagna vaccinale in corso sono la febbre, il mal di testa, i dolori muscolari o articolari. Nel mese di marzo 2021 il sistema di farmacovigilanza europeo ha ricevuto segnalazioni riguardanti eventi trombotici ed embolici la maggior parte dei casi riportati si sono verificati in donne di età inferiore ai 60 anni, entro 2 settimane dalla somministrazione della prima dose. 16
  • 17. Dopo una rigorosa analisi il comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) ha stabilito che i benefici del vaccino nel prevenire la malattia daCOVID-19(cheasuavoltaprovocaproblemi di coagulazione) superano abbondantemente i rischi, il vaccino non aumenta il rischio complessivo di eventi tromboembolici e non si riscontrano problemi riguardanti singoli lotti. Il 7 aprile 2021 il comitato ha concluso che i casi di tromboembolismi in sedi inusuali associati a trombocitopenia devono essere elencati tra gli effetti collaterali molto rari di Vaxzevria. Con la circolare del 7 aprile 2021 il ministero della Salute raccomanda un uso preferenziale del vaccino Vaxzevria nelle persone di età superiore ai 60 anni. A seguito di una rigorosa valutazione dei dati di qualità, sicurezza ed efficacia, l’11 marzo 2021 l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione condizionataall’immissioneincommerciodel vaccino sviluppato dall’azienda farmaceutica Janssen (del gruppo Johnson & Johnson) ed è l’unico monodose disponibile. È un vaccino a vettore virale, come AstraZeneca: un frammento di Dna corrispondente alla proteina Spike, la chiave con cui il virus Sars- CoV-2 entra nelle cellule, viene inserito in un virus innocuo per l’uomo e opportunamente modificato. Il virus infetta le cellule umane e il Dna viene così letto e tradotto in proteina. Quest’ultima è l’antigene contro cui poi monta la risposta immunitaria. Può essere conservato in frigorifero e somministrato a tutte le persone con un’età superiore ai 18 anni. L’efficacia del siero è stata dimostrata in uno studio clinico che ha coinvolto oltre 44mila persone dai 18 anni in su negli Stati Uniti, in Sudafrica e nei Paesi dell’America Latina. A metà dei partecipanti è stata somministrata una singola dose di vaccino e all’altra metà un placebo. Lo studio ha rilevato una riduzione del 67% del numero di casi Covid sintomatici dopo 2 settimane nelle persone che hanno ricevuto il vaccino Janssen (116 casi su 19.630 persone), rispetto alle persone a cui è stato somministrato placebo (348 persone su 19.691). Questo significa che il vaccino ha avuto un’efficacia del 67%. La protezione inizia circa 14 giorni dopo la vaccinazione. Gli effetti collaterali riscontrati durante gli studi clinici sono nella norma, ma il 13 aprile 2021 la Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha raccomandato una pausa nell’uso del vaccino Janssen a seguito di 6 casi segnalati di un tipo raro e grave di coaguli di sangue in persone che avevano ricevuto il vaccino. Tutti e sei i casi hanno interessato donne di età compresa tra 18 e 48 anni e i sintomi si sono verificati tra i 6 e i 13 giorni dopo la vaccinazione. Il 20 aprile il Comitato per la Valutazione del Rischio in Farmacovigilanza (PRAC) di EMA ha ritenuto i benefici del vaccino Janssen superiori ai rischi e ha confermato l’autorizzazione per tutta la popolazione over 18 anni. In Italia, Il Ministero della Salute, acquisito il parere della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA, ne ha consigliato l’uso per le persone di età superiore ai 60 anni. 17
  • 18. 18 ISCRIVERSI ALLA MUTUA È SEMPLICE: • versare la quota associativa annua di € 25 e l’importo del Piano Sanitario tra i 5 disponibili, sottoscrivibili in formula singola oppure in formula nucleo: • ‘Opera Smart’, ‘Opera Plus’ e ‘Opera Premium’ sottoscrivibili fino all’età di 67 anni • ‘Opera Senior Plus’ e ‘Opera Senior Premium’ sottoscrivibili dall’età di 68 anni Mutua Nazionale è una Società di Mutuo Soccorso per il personale della Pubblica Amministrazione civile e militare in servizio ed in quiescenza, opera senza fini di lucro a favore dei propri Soci e loro familiari conviventi al fine di far partecipare gli stessi ai benefici della mutualità, nel settore sanitario e socio assistenziale. Nel rispetto dei principi mutualistici, i piani sanitari: > Sono accessibili a tutti (principio della porta aperta) > per tutta la vita del socio; > facoltà di disdetta; > un massimo di € 1.300 (cfr. Art. 83 comma 5, lg. 117/2017). Crediamo in un sistema sanitario mutualistico che possa riabilitazione, interventi ed assistenza con la certezza di non esser mai abbandonati. Mutua Nazionale infatti non recede dal sodalizio e questo permette una garanzia assoluta. Con questi piani sanitari Mutua Nazionale ha voluto raggiungere un triplice scopo: •  Erogare prestazioni sanitarie e sostenere il socio in momenti di difficoltà   •  Mantenere un contributo “sociale”, alla portata di tutti • Rispettare la compliance ministeriale. Mutua Nazionale è regolarmente iscritta all’anagrafe dei Fondi Sanitari del Ministero della Salute Grazie alla convenzione stipulata con il Ministero dell’Economia e delle Finanze - NOIPA, il personale della Pubblica Amministrazione può versare il contributo mensilmente con modalità TRATTENUTA IN BUSTA PAGA. Mutua Nazionale sostiene il progetto “Banca delle Visite” di Fondazione Health Italia Onlus, con la sottoscrizione di ogni sussidio il Socio contribuisce a donare una prestazione medica Mutua Nazionale collabora con Health Point SpA, azienda leader nei servizi di telemedicina INQUADRA IL QR-CODE PER SCOPRIRE I PIANI SANITARI Il servizio televisite consente la cura e la tutela della salute dell’associato in modo semplice anche a distanza, in questo periodo di emergenza.
  • 19. GLI EFFETTI NEGATIVI DELLA PANDEMIA SUI TUMORI DELL’APPARATO DIGERENTE O cchi puntati su tre “big-killer” dell’apparato gastrointestinale: tumore di colon retto, stomaco e pancreas che rappresentano rispettivamente il secondo, il sesto e il settimo tumore più frequente in entrambi i sessi in Italia nel 2020. In occasione del mese di marzo, mese per la prevenzione del cancro colorettale, FISMAD – Federazione Italiana Società Malattie Apparato Digerente associazione di cui AIGO – Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri è ente Fondatore - presenta i risultati dell’inchiesta sugli effetti negativi che la pandemia di SARS- CoV-2 ha avuto sulla mancata diagnosi dei tumori dell’apparato digerente. Nello specifico dall’indagine emerge che, rispetto al triennio 2017-19, nel 2020 le diagnosi di cancro gastrico sono diminuite del 15,9%, quelle di cancro colorettale dell’11,9% e quelle di cancro pancreatico del 9,9%. Preoccupante è l’interruzione dei programmi di screening in tutta Italia dovuta all’elevata percezione del rischio infettivo da SarsCov-2 che ha contribuito a scoraggiare gli utenti di recarsi in una struttura sanitaria per timore di essere contagiati. Health Online ha intervistato Fabio Monica, Direttore della struttura di gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (Trieste) e presidente dell’Associazione dei Gastroenterologi Ospedalieri (Aigo) “Il risvolto dell’emergenza che ha provocato questa pandemia è stato di vanificare, o quasi, gli sforzi fatti per favorire le diagnosi precoci di tumori gastrointestinali che, in particolare per il cancro del colonretto (CCR), avevano prodotto come risultato ultimo la riduzione del 30% della mortalità dei pazienti”, ha commentato Monica. Qual è stato il ritardo medio nella diagnosi rispetto allo scorso anno? L’analisi effettuata per i primi dieci mesi ci ha permesso di valutare un ritardo medio di circa 4,7 mesi per lo screening del cancro del colonretto, con punte fino a oltre 7 mesi nelle regioni più colpite dalla prima ondata come la Lombardia. Non abbiamo al momento gli stessi dati per le altre neoplasie e dovremo aspettare i dati dei registri tumori italiani. Marzo è il mese dedicato alla prevenzione del cancro colorettale, la seconda neoplasia più frequente in Italia nel 2020. Gli ultimi dati riflettono le conseguenze dell’interruzione e dei ritardi dei programmi di screening in tutta Italia. Tradotto in numeri, sono stati persi alla diagnosi in tutto il Paese a causa degli esami di screening dimezzati (-52%) 1.168 casi di cancro colorettale e 6.700 adenomi avanzati. Presidente, in che modo la pandemia ha influito sulle attività di screening?  Il concentrarsi esclusivamente sulla malattia da Covid-19 ha molto penalizzato i programmi di screening... Gli screening organizzati hanno sospeso tutte le attività nei mesi di Marzo e Aprile dello scorso anno con una perdita di circa 600.00 di esami per quanto riguarda lo screening colorettale. La riconversione in molte regioni delle unità L’intervista a Fabio Monica Presidente Associazione dei Gastroenterologi Ospedalieri & Endoscopisti Digestivi Ospedalieri (Aigo) di Alessia Elem 19 SALUTE
  • 20. di gastroenterologia a reparti COVID ha aggiunto ulteriori ritardi Quali sono i rischi maggiori della diagnosi tardiva? Il ritardo diagnostico per le neoplasie dell’apparato digerente comporta uno stadio più avanzato di malattia, una minor risposta alle terapie con conseguente riduzione delle probabilità di guarigione. Ad esempio, per il cancro colorettale si è stimato che un ritardo superiore a 12 mesi comporterebbe un aumento della mortalità del 12% Oggi qual è la situazione? L’attività di screening è ripresa oppure siamo ancora in una fase critica? Nell’ultimo periodo le attività sono riprese con notevoli difficoltà legate alle necessarie misure di contenimento dell’infezione, alla paura dei cittadini di accedere alle strutture sanitarie e all’accumulo di prestazioni arretrate. La ripartenza è stata graduale e differenziata nelle diverse regioni consentendo, nel periodo giugno- settembre, recuperi importanti in alcune (Veneto, Emilia Romagna), ma rimanendo piuttosto critica nella maggior parte d’Italia. L’Associazione dei Gastroenterologi Ospedalieri & Endoscopisti Digestivi Ospedalieri (Aigo) ha organizzato campagne di sensibilizzazione? Gli obiettivi della nostra associazione sono la prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie dell’apparato digerente e in tale ottica l’AIGO ha sempre sostenuto tutte le attività educazionali e di promozione della salute anche in collaborazione con altre associazioni sia scientifiche che della società civile. È in essere a tal proposito un protocollo d’intesa con la Lega Italiana per la Lotta ai Tumori. AIGO è inoltre società fondatrice con SIED e SIGE della Federazione Italiana Società Malattie Apparato Digerente che sta promuovendo la campagna di sensibilizzazione per l’adesione allo screening del cancro colorettale #nonèquestionediculo (www.fismad.it) Quanto è importante la prevenzione? Quali sono i fattori che influiscono all’insorgere della patologia? Quali i campanelli d’allarme da non sottovalutare? L’importanza della prevenzione primaria, adottandouncorrettostiledivita,èdifondamentale importanza per ridurre il rischio di ammalarsi di CCR, ma è altrettanto importante aderire allo screening organizzato. Ma se nonostante tutto questo dovessimo notare dei cambiamenti nelle nostre abitudini nell’andare in bagno con tracce di sangue nelle feci, soprattutto dopo i 50anni, non sottovalutiamo questi segnali e rivolgiamoci al medico curante. Uno dei fattori di rischio ambientali modificabili è lo stile di vita. Quali sono i suoi consigli? I principali suggerimenti che si sono dimostrati utili li possiamo sintetizzare in poche azioni: • alimentazione corretta: riduci il consumo di carni lavorate, incrementa il consumo di frutta e verdura fresca, limita il consumo di alcol • non fumare • attività fisica regolare • controllo del peso corporeo Alla luce di quanto detto, qual è il suo messaggio? Un messaggio è per i cittadi ni: la cultura della prevenzione, come metodo di vita, è fondamentale nei tumori dell’apparato digerente ma non si limita al corretto stile di vita, alla sana alimentazione e all’attività fisica regolare. Non dimentichiamoci che lo screening organizzato per la prevenzione del cancro colorettale è un’opportunità importante per salvarti la vita: Il test per la ricerca di sangue occulto nelle feci è facile, gratuito, lo fai nel bagno di casa tua. Sei invitato a eseguirlo ogni due anni, a partire dai 50 anni di età. Un altro messaggio è rivolto alle istituzioni affinché affrontino questa nuova emergenza predisponendo un piano post pandemico con adeguate risorse per la gastroenterologia italiana che sia in grado di recuperare prima possibile il tempo perduto e non disperda il patrimonio di salute raggiunto prima della pandemia. 20
  • 21. Fino al CUORE della SALUTE Un Gruppo unito per sostenere e diffondere la Cultura della Salute e della Prevenzione dalla Ricerca Scientifica alle Soluzioni Personalizzate
  • 22. ASSISTENZA SANITARIA, ITALIANI ALL’ESTERO AL TEMPO DEL COVID-19: FILO DIRETTO ITALIA-ROMANIA U n protocollo unico nazionale per la gestione domiciliare dei pazienti Covid-19 in Italia diventa realtà. L’8 aprile il Senato ha approvato l’ordine del giorno firmato da tutti i gruppi parlamentari affinché il Governo si attivi per l’istituzione di un protocollo nazionale. L’impegno del Governo - si legge sul sito del Senato della Repubblica - è quello di: aggiornare, tramite l’Istituto Superiore di Sanità, Agenas e Aifa, i protocolli e le linee guida per la presa in carico domiciliare dei pazienti Covid-19 tenuto conto di tutte le esperienze dei professionisti impegnati sul campo; istituire un tavolo di monitoraggio ministeriale, in cui siano rappresentate tutte le professionalità coinvolte nei percorsi di assistenza territoriale; attivare fin dalla diagnosi interventi che coinvolgano tutto il personale in grado di fornire assistenza sanitaria, accompagnamento socio-sanitario e sostegno familiare; ad attivarsi affinché le diverse esperienze e dati clinici raccolti dai servizi sanitari regionali confluiscano in un protocollo nazionale di gestione domiciliare del paziente Covid-19; affiancare al protocollo un piano di potenziamento delle forniture di dispositivi di telemedicina idonei ad assicurare un adeguato e costante monitoraggio dei parametri clinici dei pazienti. Il testo apre la strada alle cure utilizzate da più di un anno da molti medici in tutta Italia, un gruppo che ormai conta oltre 80mila iscritti al “Comitato per le cure domiciliari Covid-19”, creato dall’avvocato del foro di Napoli, Erich Grimaldi nato con l’obiettivo di fornire supporto ai cittadini durante l’emergenza Covid-19, scambiarsi informazioni cliniche e mettere a punto un protocollo di cure domiciliari in assenza di direttive specifiche. Non solo in Italia ma anche all’estero si sono attivate delle collaborazioni per la tutela della di Nicoletta Mele Intervista a Giulio Bertola, vicepresidente di Confindustria Est Europa e Coordinatore Nazionale Rete Romania di Health Italia 22 FOCUS - ESTERO
  • 23. salute degli italiani che vivono fuori i confini nazionali in questo difficile periodo. È il caso di Confindustria Romania che ha recentemente sottoscritto uno strategico accordo con il Comitato Terapia domiciliare Covid-19 per garantire agli italiani che si trovano in Romania, un supporto gratuito da parte dei medici iscritti al comitato. Un impegno quello di Confindustria sul fronte sanitario che ha portato anche ad implementare il progetto di assistenza e tutela sanitaria avviato nel 2018 con Mutua MBA, società di mutuo soccorso leader nel panorama della Sanità Integrativa. Per saperne di più abbiamo intervistato Giulio Bertola, presidente Confindustria Romania, vicepresidente di Confindustria Est Europa con delega alla Sanità e alla Filiera Industriale della Salute e Coordinatore Nazionale Rete Romania di Health Italia. In cosa consiste l’accordo? Sono mesi che Confindustria in Romania sostiene la  necessità  di agire subito in caso di contagio, senza aspettare l’evolversi della malattia, tramite l’applicazione di uno  schema terapeutico collaudato da centinaia di medici, in Italia. Trovarsi soli,  fuori dall’Italia,  avendo contratto il Covid-19,  è  decisamente spiacevole, soprattutto non avendo chiaro come comportarsi e in quanto tempo agire. L’intervento tempestivo  farmacologico,  per contrastare il contagio, è determinante per evitare il ricovero in ospedale. Lo schema terapeutico di terapia domiciliare precoce, redatto da oltre 200 medici dei territori e specialisti  italiani, facenti capo al Comitato per le cure domiciliari Covid-19, è stato condiviso anche negli Stati Uniti dal dr.  Harvey  Risch, MD, PhD, Professor of Epidemiology in the Department of Epidemiology and Public Health at the Yale School of Public Health and Yale School of Medicine USA e dal dr. Peter A. McCullough, MD, MPH President CardiorenalSociety of America, Phoenix AZ USA Internal Medicine, Cardiology, Dallas TX USA. Poter contare su centinaia di medici, del Comitato terapia  domiciliare, che da mesi si stanno adoperando, gratuitamente, ad assistere i contagiati dal virus, anche da remoto, è stato un risultato straordinario e possibile solo grazie alla sensibilità dell’Avv. Erich Grimaldi che, come PresidentedelComitato,si è subitoresodisponibile a portare supporto sanitario anche agli italiani all’estero. Come ulteriore sviluppo di questo Accordo, nella mia veste anche di Vicepresidente di Confindustria Est Europa con Delega alla sanità e alla Filiera Industriale della salute, ho intenzione di estendere questa opportunità all’interno dell’intera Federazione, in ben 11 Paesi Qual è la situazione in Romania in questo momento? Come la stanno affrontando gli italiani? In Romania, grazie ad una campagna vaccinale che procede abbastanza tempestiva e ai numerosi contagiati che hanno superato fortunatamente la malattia, ci si auspica di raggiungere una normalizzazione, della situazione pandemica, nei prossimi 6 mesi anche se comunque si dovrà rimanere cauti e vigili per molto tempo ancora. Per chi risiede in Romania, per le famiglie italo- romene e per tutto l’imprenditoria che interagisce economicamente tra Italia e Romania, sono stati mesi molto difficili in quanto è mancato un coordinamento europeo di norme idonee a fronteggiare questa emergenza sanitaria. Su questo mi sono impegnato molto, anche con accesi e continui dibattiti pubblici con il Ministro Roberto Speranza, sul tema della movimentazione delle persone tra i due Stati. I nostri imprenditori, manager e lavoratori hanno potuto contare su uno straordinario supporto locale, da parte di Confindustria Romania, attraverso strumenti innovativi che ci hanno permesso di accorciare le distanze tra una città e l’altra. 23 Giulio Bertola
  • 24. Tra misure straordinarie adottate dal presidente Bertola per fronteggiare l’emergenza sanitaria, a pochi giorni dal suo insediamento e dalla prima Ordinanza Militare di Urgenza, il progetto “Filo Diretto” un’innovativa piattaforma di interazione digitale  che tiene unita la comunità italiana in Romania. “Si tratta di una piattaforma relazionale, molto semplice da usare – ha spiegato Bertola– che ci consente, contemporaneamente, di mantenere una moltitudine di contatti e gestire informazioni costanti tra le aziende e l’associazione, anche nei casi di emergenza di qualsiasi natura, dai terremotialleepidemie,superandoledistanze all’interno del Paese e tra la Romania e l’Italia. In pochi secondi possiamo comunicare con l’intera base associati, oppure possiamo segmentarla per regione, città, azienda, business, tipologia di comunicazione, etc., a seconda delle esigenze”. Chi può accedere alla piattaforma e in che modo? L’iscrizione al servizio è gratuita. L’utente si registra, tramite un percorso guidato, sulla piattaforma che si trova sul sito confindustria.ro, da quel momento siamo in grado di interagire con Lui in ogni momento. Una comunicazione bidirezionale tramite sms, telefonate, e-mail, che permette di inviare avvisi urgenti per fasce di età, professione, funzione aziendale e/o regione della Romania. L’imprenditore, da parte sua, da qualsiasi luogo della Romania può comunicare un eventuale aggravarsi della sua salute e comunicarlo tramite “Filo diretto” per ricevere assistenza con le procedure che prevede la normativa vigente. Giulio Bertola, in Romania dal 1998, è Founder & Management Partner della ADV Communication di Bucarest ed in ambito sanitario è Coordinatore Nazionale Rete Romania di Health Italia S.p.A., PMI innovativa quotata sul mercato AIM Italia, tra le più grandi realtà indipendenti del mercato italiano che operano nella Sanità Integrativa. Bertola da sempre è impegnato nella internazionalizzazione sanitaria e già nel 2018 ha dato il via ad una collaborazione con Mutua Mba, società di mutuo soccorso leader in Italia per numero di associati. Si chiama “Impresa, Famiglia” ed è un sostengo sanitario privato costruito insieme a Mutua MBA, secondo i principi associativi mutualistici, per gli italiani che vivono in forma stabile nell’Est Europa. Un filo diretto di assistenza sanitaria tra l’Italia e la Romania. Che cosa rappresenta questo accordo? Un’opportunità di copertura sanitaria per gli italiani e le loro famiglie in Romania che sono sempre stati reticenti all’Iscrizione obbligatoria all’A.I.R.E. (Anagrafe Italiana dei Residenti all’Estero, n.d.r.) perché con tale iscrizione si perde il diritto all’Assistenza sanitariapubblicainItaliaecisideverivolgere, in caso di necessità, a quella sanitaria dello stato estero ospitante. Con l’adesione a Mutua MBA anche la famiglia italiana e/o italo romena, in Romania, può riappropriarsi di questo diritto, addirittura potendosi rivolgere al Sistema sanitario italiano privato. Questa internazionalizzazione del sistema mutualistico italiano in Romania, rimane un caso unico anche per la complessità progettualecheharichiestonellarealizzazione di Piani sanitari adeguati alle capacità reddituali della popolazione, ma nello stesso tempo riuscendo a preservare un alto grado di garanzie sanitarie e di caratteristiche etiche unichedellemutue,traquestelacoperturaper l’intero nucleo familiare, indipendentemente dal numero dei suoi componenti con un’unica quota di adesione, nessun limite di età in ingresso e in uscita, nessuna esclusione per patologie preesistenti e inoltre si instaura con Mutua MBA un rapporto privilegiato da socio e non da cliente. Con il Progetto “Familia in siguranta”, sempre di mutua MBA, siamo invece riusciti a studiare un Piano sanitario davvero unico perché prevede l’assistenza sanitaria usufruibile anche da nuclei familiari romeni che hanno parte dei loro componenti in Italia per lavoro, per esempio i genitori, e in Romania, magari i figli affidati temporaneamente ai nonni. La proposta di assistenza e tutela sanitaria che Confindustria Romania ha studiato con Mutua 24
  • 25. MBA può contare sul convenzionamento con migliaia di centri e di strutture ospedaliere di eccellenza, in Italia e in Romania, garantendo ai lavoratori, quindi anche stranieri, un’importante copertura sanitaria. Con l’arrivo dell’emergenza sanitaria da Covid-19, il pacchetto di tutela sanitaria indirizzato al welfare sanitario “Impresa Famiglia”èstatoulteriormenteimplementato. Con “Impresa Famiglia & Oltre” si estende il supporto finanziario anche in caso di contagio da coronavirus, sia nei casi di ricoveri ospedalieri ordinari e/o in terapia intensiva che per il periodo di convalescenza. Vicini alla famiglia del lavoratore anche nei casi terminali, quindi non solo assistenza privata per le malattie tradizionali, che non sono certo scomparse e che il settore pubblico ha difficoltà a gestire per sovraccarico di pazienti a causa della pandemia. Quali sono i progetti per il futuro? Sono sempre stato convinto dell’importanza di saper interpretare e dimensionare il cambiamento in anticipo, per dare risposte concrete e risolutive. Ma in contesti gravosi e inaspettati, come quello di una pandemia, non si è mai preparati abbastanza, per cui la reazione non può essere solo frutto di un buon tempismo, deve essere accompagnata da una grande assunzione di responsabilità sociale e sensibilità umana. Lockdown, limitazioni personali, privazioni nelle relazioni personali e, purtroppo per molti, anche il dolore causato dalla perdita inaspettata dei propri cari, hanno lasciato un segno indelebile su tutti noi, ma hanno anche “forgiato” nuove donne e nuovi uomini, tanto da poterli identificare come una nuova generazione. Quindi per il futuro desidero continuare a ricoprire un ruolo importante anche all’interno di questa nuova generazione, che non si distingue per l’età o per la professione ma per tenacia e costanza nel contrastare avversità epocali come questa pandemia. 25
  • 26. Siamo tutti attenti alle notizie relative all’evolversi della pandemia, da vivere in uno stato di allerta continuo, il nemico covid-19 assume gli aspetti di normative su come comportarci, facendoci concentrare sul fare, lasciando per i bambini e gli adolescenti l’argomento primario: “Scuola in presenza o in DAD”; ma cosa provano veramente i nostri figli? Se noi per primi manifestiamo dei vissuti di preoccupazione o disagio emotivo durante la pandemia, sicuramente non ne sono immuni i bambini e i ragazzi, con la differenza che questi ultimi non avendo gli stessi strumenti dell’adulto, possono attivare comportamenti di attaccamento ai genitori con richieste di accudimento maggiori, sentirsi ansiosi, ritirarsi, sentirsi arrabbiati o agitati, avere incubi notturni, enuresi, frequenti cambiamenti d’umore (CSTS, 2020a). Sperimentare sensazioni di sollievo nel riuscire ad esprimere e comunicare i loro sentimenti di inquietudine in un ambiente BAMBINI E ADOLESCENTI AI TEMPI DEL COVID: VISSUTI, BISOGNI E COMPITI DI CURA GENITORIALE di Maura Pistella 27 PSICOLOGIA
  • 27. sicuro e supportivo è sicuramente importante per poter normalizzare e validare tali vissuti. I genitori o i caregiver possono facilitare la self-disclosure e aiutarli a trovare dei modi positivi per esprimere sentimenti angoscianti come rabbia, paura e tristezza, attraverso, ad esempio, un’attività ricreativa come giocare e disegnare. È noto, inoltre, che parte delle reazioni emotive e comportamentali dei bambini si modellino sulla basedell’esempiofornitodagliadultidiriferimento e risulta, pertanto importante che questi possano mostrarsi calmi e fiduciosi e possano esprimere le proprie emozioni condividendole con loro e garantirgli il supporto necessario per gestire emotivamente tale emergenza. In questo modo si confermerà ai bambini che anche i loro “eroi” più vicini possono sperimentare emozioni per loro brutte o inaccettabili. Come già detto in riferimento agli adulti, è bene considerare che non tutti i bambini o ragazzi hanno reazioni psicologiche omogenee e ciò dipende da una commistione di fattori individuali e contestuali (NCTSN, 2020). Le ricerche scientifiche segnalano alcuni indicatori da tenere in considerazione rispetto al benessere dei figli, quali: • Pianto eccessivo o episodi di rabbia in bambini più piccoli. • Comportamenti regressivi rispetto alla fase di sviluppo. • Eccessiva paura o tristezza. • Cambiamenti nell’alimentazione e nel sonno. • Irritabilità, specialmente negli adolescenti. • Calo del rendimento scolastico. • Difficoltà di attenzione e concentrazione. • Diminuzione di interesse per attività piacevoli nel passato. • Sintomi somatici. • Uso di sostanze. È importante ragionare sull’asse evolutivo dei bambini per poter meglio comprendere quali possono essere le reazioni più comuni nei confronti di emozioni negative. I bambini di 2 anni possono piangere più spesso del solito e richiedere più attenzioni e affetto, mentre bambini in età prescolare possono presentare comportamenti regressivi, come episodi di enuresi, ansia da separazione dalle figure genitoriali, capricci o manifestazioni di rabbia e difficoltà nel sonno. I bambini più grandi (7-10 anni) possono sperimentare tristezza o paura che l’emergenza possa ripresentarsi, anche come esito dell’esposizione ad informazioni distorte tra pari; inoltre, alcuni bambini possono manifestare difficoltà di concentrazione o focalizzarsi sui dettagli dell’evento e parlarne durante buona parte della giornata, mentre altri possono manifestare evitamento; I preadolescenti ed adolescenti possono manifestare disturbi comportamentali o, d’altro canto, ridurre il tempo di frequentazione con i pari. Possono talvolta sperimentare vissuti emotivi di elevata intensità e sentirsi incapaci di esprimerli a parole; talvolta tali vissuti emergono attraverso irritabilità e comportamenti oppositivi verso fratelli, genitori o altri adulti; I bambini con bisogni speciali, neuro- diversità, problematiche psicologiche, possono sperimentare uno stress più intenso ed un minore sensodicontrollo.Potrebberopertantonecessitare di maggiori spiegazioni e rassicurazioni oltre che un maggiore conforto attraverso il contatto fisico. Tra gli interventi che possiamo agire affinché i bambini e adolescenti diminuiscano lo stress, uno è sicuramente limitare l’esposizione dei bambini alle notizie negative, soprattutto se non accompagnati da adulti, dal momento che i bambini possono interpretare in maniera distorta ciò che ascoltano e spaventarsi di conseguenza. Possiamo cercare di mantenere una regolarità rispetto alla routine e agli orari, creandone anche di nuovi, è importante pianificare le attività come l’apprendimento e lo studio, il gioco, anche motorio, e momenti di relax, nel rispetto della sicurezza dei bambini e delle diverse disposizioni nazionali. Alcuniesempidiattivitàpotrebberocomprendere: incoraggiare la partecipazione dei bambini nelle faccende domestiche per facilitare il loro senso di efficacia in modo anche coinvolgente ed accogliente; rendere il momento dell’igiene sereno, accurato e divertente anche attraverso l’uso di rime, canzoni o giochi o storie immaginarie (storie immaginarie sul virus da creare insieme, leggere o disegni da colorare). È fondamentale dedicare del tempo per parlare con i bambini circa il COVID-19 utilizzando un linguaggio chiaro ed adeguato all’età e adottare un atteggiamento autenticamente comprensivo ed accogliente, confrontandosi con loro su idee sbagliate e talvolta stigmatizzanti, per esempio, 28
  • 28. evitando termini diversi da “coronavirus”, come ad esempio “Virus cinese”, poiché aumentano lo stigma e consentono il perpetuarsi di idee sbagliate sulla malattia. Fornire esempi concreti su ciò che sta accadendo ed informazioni chiare, a misura di bambino, spiegandocos’èilCOVID-19,comeridurreilrischio di infezione e rimanere al sicuro a casa, dandogli la possibilità di esprimere preoccupazioni e dubbi. -Dimostrare ai bambini come possono mantenersi al sicuro (ad esempio, mostrando loro un efficace lavaggio delle mani), rassicurandoli che riceverannocuremedicheadeguatenell’eventualità che si ammalino. -Evitare di speculare su voci o informazioni non verificate di fronte ai bambini. Limitare e monitorare attentamente l’utilizzo dei media da parte dei bambini cercando di ridurre la potenziale confusione, preoccupazione e paura, chiarificando ciò che è certo e ciò che è sconosciuto. Mantenere un ambiente sensibile e premuroso intorno ai bambini. I bambini hanno bisogno dell’amore degli adulti e spesso di un’attenzione più dedicata nei momenti difficili, che va accolta come richiesta di aiuto, sicurezza e conforto. È bene assicurare la vicinanza ai genitori e alla famiglia, se considerati come un posto sicuro per i bambini, ed evitare il più possibile di separarli dai loro caregiver. Se, per varie ragioni, i bambini non hanno la possibilità di restare con i loro genitori, assicurare contatti regolari e frequenti (ad es. tramite telefono, videochiamate) e rassicurarli. Laddove il bambino debba essere separato dal suo caregiver primario, è importante assicurarsi che siano fornite adeguate cure alternative e che siano garantite tutte le misure di protezione e accudimento. Laddove i segnali di malessere del bambino espressi a livello somatico o comportamentale risultino particolarmente intensi o persistenti, non aver timore di contattare un professionista per collaborare insieme al fine di garantire il benessere del bambino. Nel momento in cui l’emergenza si riduce, assicurare comunque al bambino l’opportunità di parlare di quanto accaduto e di esprimere i propri pensieri, dubbi e preoccupazioni. E’ anche bene mantenere contatti tra le figure che si prendono cura del bambino per confrontarsi su eventuali reazioni o comportamenti manifestati dallo stesso (Center for Disease Control and Prevention, 2020a) Per gli adolescenti, questo periodo di isolamento, che sia il lockdown o in dad, il non avere un confronto reale con i coetanei li porta a non aver mediazione rispetto alle loro pulsioni e ai loro pensieri e a vivere moltissimo la noia. La noia rinforza alcuni pensieri e circuiti viziosi, facilitando l’umore depresso… Su questo la scuola in quanto luogo di socialità dà al ragazzo la possibilità di incontrare un altro, di raccontare quel che gli passa per la testa, c’è una mediazione tra il suo pensiero interiore e la realtà. I compagni e gli insegnanti diventano un ammortizzatore di alcuni pensieri. La ricerca che studia e promuove la crescita post-traumatica, tutti quei processi psicologici, conseguenti a esperienze traumatiche, alla base dei cambiamenti in positivo nella percezione di sé, nelle relazioni interpersonali, nel progetto di vita. Questi processi si fondano sulla possibilità di trovare una cornice di significato e di dare valore all’esperienza traumatica che se sapientemente supportati possono promuovere vere e proprie occasioni di rinascita. Tutto questo ci restituisce fiducia e speranza nel futuro, anche perché possiamo contare sui protocolli d’intervento psicologico fondati su solide basi scientifiche e verificati nell’efficacia, che ci potranno consentire di armonizzare e affrontare con competenza le tante sofferenze derivanti dalla pandemia. 29 Maura Pistella
  • 29. make it You Y Scatena il tuo benessere. Entra in Be Health. Be Health è un percorso concreto e coinvolgente per raggiungere l’indipendenza personale e professionale attraverso una concreta opportunità di business meritocratico, con un solido Gruppo alle spalle. Un percorso che inizia con la cura di se stessi e la ricerca di uno stile di vita sano e ispirato al ‘made in Italy’ fino all’unione di tante persone che hanno in comune la volontà di costruire la propria dimensione di benessere. Un vero e proprio Community Network dove poter scatenare e riscoprire il tuo naturale benessere. Scopri di più su www.behealthglobal.com
  • 30. CHIRURGIA ESTETICA POST COVID-19, È BOOM DI RICHIESTE IN ORIENTE Labbra, zigomi, decollete e glutei. A seguito della prima fase dell’emergenza sanitaria in Italia si è registrato un vero e proprio boom delle richieste di interventi di chirurgia estetica. Il desiderio del maxi ritocco coinvolge tanto gli uomini quanto le donne che oggi, più che mai, hanno voglia di rifarsi il look dopo mesi di isolamento sociale, di mascherine e di limitazioni che hanno condizionato naturalmente le abitudini del quotidiano. Se in Italia, e negli altri Paesi occidentali, l’asticella delle richieste tocca l’apice, in Oriente si osa certamente di più con interventi più o meno invasivi e strutturati e con modelli tesi a imitare la bellezza occidentale. Tuttavia, per paesi come Cina, Iran e Libano non è questa una novità. A dirlo è Sam Jalbout, Dermatologo di Beirut attivo tanto in Libano e in Italia, a Ravenna, che afferma: “La corsa all’estetica ha preso il volo dapprima nei Paesi caldi per poi svilupparsi nell’area occidentale. Ciò che invece oggi è cambiato è l’approccio all’estetica nel mondo arabo”. Sempre più, negli ultimi anni, in Libano la chirurgia estetica va per la maggiore. A cosa si deve questo boom di richieste e per quale ragione i libanesi, più di altri popoli, ricorrono a questa pratica medica? Da sempre il Libano è stato un crocevia tra Oriente e Occidente e la sua cultura ha subìto l’influenza di numerose altre culture storiche: Fenici, Babilonesi, Macedoni, e ancora pensiamo all’Impero Romano e ai Bizantini per cedere il posto all’Islam fino all’intervento francese dell’era contemporanea. Questo melting pot culturale ha avuto come conseguenze una popolazione dai fenotipi variegati: dalla carnagione chiara, capelli biondi e occhi azzurri al fototipo scuro con occhi a mandorla. Questa diversificazione morfologica, da un lato, e l’alto livello di istruzione, dall’altro lato, hanno messo il Libano e nello specifico Beirut, la sua capitale, al centro dell’attenzione del mondo Mediorientale. L’alto livello di medicina, dovuto alla presenza di due  Università di livello internazionale (l’università Saint Joseph de France di Alessandro Notarnicola Voce al Dermatologo Sam Jalbout 31 BENESSERE
  • 31. e l’American University of Beirut) ha indotto le donne arabe ad avviare nel tempo una ricerca della perfezione che ha fatto di Beirut la ‘’Mecca’’ regionale della chirurgia estetica. Questo settore conosce il suo vero boom come lo sottolinea il giornale libanese francofono L’Orient Le jour, nel 2000. A partire da questo momento Beirut diventa la destinazione per il turismo estetico del Medioriente  attirando circa il 40% dei pazienti all’anno proveniente dai vari paesi arabi. Un indotto economico non da poco, dunque.. Gli interventi di chirurgica plastica eseguiti nel Libano si aggirano attorno ad 1,5 milioni all’anno e quasi 10 milioni invece il numero annuo di trattamenti estetici, come il  botulino e l’acido ialuronico. I mediorientali in generale e i libanesi nello specifico seguono ardentemente la cultura del Bello, cercando la perfezione estetica data dal ruolo di  “vetrina’’  che  rappresenta il paese sia sul versante orientale che da quello occidentale. La  vivacità del popolo, lo sviluppo della vita all’aperto data dal clima mite perenne e l’intenso turismoregionalelussuosohannoportatoledonne libanesi a cercare sempre di  più la perfezione della loro apparenza. Per una libanese essere bella e appariscente non è una questione di lusso, ma fa proprio parte della sua identità culturale. Questo trend ha anche colpito la popolazione maschile in una percentuale che supera il 30%. Qual è l’intervento più richiesto? Numerose sono le richieste dei pazienti che ricorrono alle cure estetiche in Medioriente, nello specifico a Beirut. Malgrado le guerre che hanno sempre rallentato lo sviluppo che si merita il Libano, nella corsa verso l’industria della bellezza il Paese si piazza in seconda posizione a livello mondiale dopo il Brasile. Le richieste più frequenti hanno a che vedere con la rinoplastica (rimodellamento del naso), la blefaroplastica (togliere l’eccesso di cute e di borse dalle palpebre),  la mastoplastica (aumento, riduzione e lifting del seno), l’addominoplastica/ liposcultura (rimodellamento della silhouette del corpo) e il lifting del viso. Per gli uomini invece il trapianto dei capelli si conferma il trattamento più richiesto. Se la chirurgia estetica raggiunge 1,5 milioni di interventi all’anno, la sua versione più soft con medicina estetica batte il record con oltre 10 milioni di prestazioni. Sono in pole position le iniezioni di botulino per distendere le rughe della mimica, il riempimento delle labbra con acido ialuronico e il lifting liquido non chirurgico del viso. L’ideale di bellezza europeo ha avuto un ruolo primario nel boom della chirurgia estetica in questi Paesi? La corsa all’estetica ha preso il volo in un primo momento nei paesi caldi per poi svilupparsi nei paesi occidentali. Negli anni passati, l’approccio all’estetica nel mondo arabo era un tantino esagerato: bisognava sfoggiare a tutti i costi la bellezza a 360 gradi, renderla appariscente al punto da suscitare gelosia fra le donne come se fossero concorrenti tra di loro e alla ricerca di un’opportunità lavorativa migliore. Gradualmente la globalizzazione ha aperto le frontiere anche dal punto di visto estetico: oggi si osservavano nuovi trend di bellezza ispirati alle scuole europee. Questo ha consentito di rivalutare il concetto dell’eccesso mediorientale permettendo di istruire le pazienti ad un approccio più naturale. In effetti la tendenza attuale cerca di risaltare la bellezza mediorientale con delicati ritocchi mettendo in mostra al meglio la peculiarità delle donne arabe: labbra più definite ma meno voluminose, seno liftato ma  di volume moderato, viso definito ma meno gonfio. La chirurgia estetica è un’ottima risposta a difetti fisici e ad insicurezze. Lei opera tra l’Italia e il Libano. In che modo cambiano le richieste di coloro che si rivolgono al suo studio per un intervento? In ambito lavorativo, i desideri estetici cambiano a seconda della localizzazione geografica. In Italia 32 Sam Jalbout
  • 32. c’e molta attenzione alla cura del corpo, spesso anche funzionale oltre che estetica. Faccio riferimento, ad esempio, al trattamento delle venevaricosedellegambeoallafastidiosissima cellulite. Quando parliamo invece di terapie applicabili sul viso, il concetto di naturalezza spicca: ritocchi leggeri sono sempre graditi senza dover stravolgere i propri connotati. Principalmente mi viene chiesto di eseguire la tecnica di bioristrutturazione che consiste nell’iniettare attraverso aghi sottilissimi un cocktail di acido ialuronico liquido, vitamine e aminoacidi che vanno a ristrutturare la pelle, dandole luminosità e compattezza. In quest’ultimo trattamento riconosco molto il mio approccio alla medicina estetica che deve rispettare la fisionomia di ogni paziente consentendo cosi al paziente di ‘invecchiare in buona salute’. Sull’altra costa del Mediterraneo invece le richieste sono più sostanziose: labbra ben designate, viso più contornato, sopraciglia ben liftate. Ad ogni modo, il Libano rappresenta il trait d’union fra Oriente e Medioriente. Non sempre chirurgia estetica, e più in generale la sanità, e la solidarietà vanno a braccetto. Nel suo caso invece diverse sono state le occasioni in cui questi due mondi si sono incontrati. Beirut ha un destino segnato dall’avidità delle potenze mondiali: un piccolo bijou del Mediorente, la Svizzera del Medioriente, che ha sempre succitato l’interesse delle nazioni leader del mondo. Questo ha sfortunatamente portato a una serie di conflitti sul territorio libanese. La mia generazione è cresciuta in un clima di tensione e ricostruzione fino ai nuovi episodi degli anni 2000. Questo vissuto ha lasciato una forte impronta nella mia persona stimolandomi ad aiutare il prossimo prima attraverso lo svolgimento del mestiere di medico e successivamente attraverso il mio impegno dal punto di vista sociale in diverse azioni mirate al sostegno altrui. Se è vero che la medicina estetica viene considerata come lusso, oggi occorre sfatare questo concetto. La considero come una branca della medicina attraverso cui si cerca di stabilire un equilibrio fra la psiche e la fisicità di ognuno di noi. Ho sempre creduto nelle ‘attività impegnate’ a favore di una buona causa. Cosi come un cantante può cantare contro il razzismo, un ballerino può salire sul palco di un teatro contro la violenza, anche un medico può impegnarsi sul fronte solidale. 33
  • 33.
  • 34. HEALTH ITALIA TRA I “LEADER DI SOLIDARIETÀ 2021” R iconoscere l’eccellenza, promuovere l’impegno, premiare la generosità - recita la mission del riconoscimento “Leader di Solidarietà”, un ‘sigillo’ internazionale di cui ogni anno possono fregiarsi le aziende che hanno fatto qualcosa di concreto in termini di sostenibilità, solidarietà e innovazione. Gli stessi valori fondanti del gruppo Health Italia, che con la diffusione della pandemia, ha prontamente ridisegnato la proposta dei servizi secondo le sopraggiunte esigenze. In collaborazione con le mutue partner e in linea con le richieste di ANSI – Associazione Nazionale Sanità Integrativa e Welfare - sono state adottate misure straordinarie per una maggior tutela dei Soci, stanziando fondi speciali e integrando i piani sanitari con prestazioni in telemedicina fornite da Health Point SpA. Ciò ha consentito ai Soci colpiti dal virus o in quarantena di sospendere il pagamento dei sussidi per due mesi e godere di contributi una tantum che sono stati confermati per il 2021. Lo stesso importo è stato riconosciuto anche ai Promotori Mutualistici di Health Italia, come “premio per l’impegno nella divulgazione dei principi mutualistici e nell’assistenza ai Soci”. Per i dipendenti è stato appositamente creato il sussidio sanitario Health Prime, un esempio concreto di welfare aziendale e tutela della salute, e sono state garantite le dovute misure di sicurezza per la fruizione degli spazi in azienda, come anche l’introduzione dello smart working. Il Gruppo è inoltre impegnato a sostenere progetti solidali ad alto impatto sociale attraverso le attività della sua Fondazione, come Banca delle Visite, che dona prestazioni mediche a persone in difficoltà. Per comunicare in maniera trasparente i valori, le strategie e le performance collegate ai propri impatti economici, sociali e ambientali, Health Italia nel 2020 ha infine redatto il suo primo bilancio di Sostenibilità, e ottenuto il proprio rating Esg, valutato ‘BBB’, iniziando un percorso che intende perseguire e migliorare nel corso del 2021. Il riconoscimento del sigillo in Italia è curato dal Class Editori che raccoglie tutte le aziende in un volume in edicola da fine aprile con Milano Finanza. di Michela Dominicis 35 NEWS DAL GRUPPO
  • 35. “TATTOO E SALUTE” AMICHE PER LA PELLE E L’IMPEGNO PER L’UMANIZZAZIONE DELLE CURE “ Amiche per la Pelle” è una Associazione che promuove progetti per la prevenzione del tumore alla mammella e l’umanizzazione del percorso di cura, tra cui il progetto “Tattoo e Salute”. È costituita in particolare da donne che hanno vinto la malattia e spesso ne portano i segni sulla loro pelle. Donne che dopo un periodo terribile, hanno scoperto cosa vuol dire ricominciare a prendersi cura di loro stesse. Abbiamo incontrato la Presidente dell’Associazione Amiche per la Pelle, Manuela Tonon, che ci ha fatto conoscere meglio questa realtà. Come nasce l’Associazione Amiche per la Pelle e quali sono gli obiettivi? Nel 2016 io e alcune altre donne operate di tumore al seno, eravamo già piuttosto avanti nel percorso terapeutico e il nostro comune Chirurgo Senologo, il Dottor Nicola Balestrieri - che è tra i fondatori della rete delle breast unit della Regione Veneto e oggi è il nostro Responsabile scientifico e ispiratore di molti dei nostri progetti - ci suggerì di unirci per dare supporto a chi questa malattia la iniziava ad affrontare, in modo da prepararle per migliorarne lo spirito con cui si affronta la terapia e i suoi effetti collaterali. Attività appartenenti appunto all’ambito della umanizzazione delle cure e alle quali abbiamo poi affiancato campagne di sensibilizzazione alla prevenzione del carcinoma mammario, a supporto delle attività di screening svolte dal Servizio Sanitario Nazionale, cercando di estendere il numero di donne protette dalla diagnosi precoce, specie nelle fasce di età dove maggiori sono l’incidenza e la mortalità del tumore al seno. Che cosa si intende per “umanizzazione delle cure”? Bisogna tener presente che il progresso della medicina degli ultimi 15-20 anni ha portato il successo terapeutico nel tumore del seno a oltre il 90% dei casi, dando alle donne operate una prospettiva di vita anche molto lunga. Potendo disporre di un tempo dilatato, con un margine di a cura di Redazione Health Online 36 PARLIAMO DI...
  • 36. guarigione rilevante, il concetto di qualità di vita assume sicuramente proporzioni significative nella gestione e nell’assistenza quotidiana: umanizzare le cure significa dunque sviluppare soluzioni per il ritorno a una qualità di vita soddisfacente. Inoltre, dati sempre più significativi suggeriscono come la percentuale di sopravvivenza dopo una malattia oncologica sia strettamente correlata, oltre che alle terapie specifiche, anche all’atteggiamento psicologico con cui la persona si pone nei confronti della patologia: non c’è dubbio che le persone che hanno subito una malattia piuttosto pesante con ripercussioni anche a livello estetico, sia è importante trovare o ritrovare la propria immagine, non rinunciare alla propria femminilità e vivere la quotidianità senza forzatamente sentire la diversità della loro nuovo “io”, accettandolo e amandolo per ritrovare una armonia interiore che è fondamentale per se stessi e per relazionarsi con gli altri. Dopo aver superato un tumore al seno la qualità della vita va ritrovata lavorando su diversi aspetti, tra i quali l’aspetto esteriore, la sfera dei rapporti intimi e l’attività fisica, insomma tutto ciò che concorre alla “self confidence”, al sentirsi di nuovo bene con il proprio corpo e di conseguenza con gli altri.v Ritornare a sentirsi belle dopo la malattia: questo è fondamentale per superare davvero il tumore anche dal punto di vista psicologico. Quanto è diffusa oggi, in Italia, l’estetica oncologica e in che cosa consiste? Oggi è possibile notare una crescente collaborazione fra le professioni mediche e quelle del benessere e ai progressi della ricerca estetico-scientifica. Anche se al grande pubblico non appare ancora così visibile, anche in Italia si sta progressivamente diffondendo l’estetica oncologica, ovvero l’insieme dei trattamenti di bellezza e di benessere volti a migliorare lo stato psico-fisico della paziente per sopportare meglio gli effetti collaterali delle terapie, come inestetismi, fastidi e irritazioni della pelle, recuperando – e in alcuni casi scoprendo quasi per la prima volta – il piacere per la propria immagine corporea. Per questo dal 2018 abbiamo avviato il progetto “Coccole e Bellezza” presso le strutture della Ulss2 Marca Trevigiana; si tratta di un programma di cosmesi oncologica in cui le nostre volontarie professioniste dell’estetica e di discipline del benessere, qualificate anche grazie a specifici corsi realizzati dalla direzione scientifica dell’Associazione e affiancate dalle psicologhe di supporto, si prendono cura delle pazienti, organizzate in una serie di gruppi di condivisione, realizzando laboratori pratici i cui nomi “Ti insegno un trucco…”, “Dolci Coccole” e “Rossetti Rossi”, ne esprimono chiaramente le specifiche finalità. Il progetto si sviluppa efficacemente anche grazie al contributo che ci offrono aziende produttrici di cosmesi tecnologicamente avanzata, quali la Dolomia del gruppo Unifarco e la Microcore- Zefiro, con la quale abbiamo anche dato supporto al personale medico e infermieristico della Ulss2 durante la pandemia. Uno dei cavalli di battaglia dell’associazione è il progetto “Tattoo e Salute”. Di che cosa si tratta? Tattoo e Salute è il nostro progetto per lo sviluppo e la diffusione di un sistema per la dermopigmentazione sanitaria sicura che permetta di applicare il tatuaggio in ambito medicale, come strumento efficace per risolvere le cicatrici post-operatorie, con particolare riguardo alla ricostruzione del complesso areola- capezzolo generando inoltre nuove applicazioni a beneficio di varie patologie in ambito dermatologico. Il progetto si prefigge di definire le regole per una dermopigmentazione efficace e sicura, attraverso l’adozione di un protocollo igienico sanitario messo a punto dal Dr. Balestrieri, approvato dall’Istituto Superiore di Sanità e sperimentato per 4 anni presso la Ulss9 di Treviso, in modo 37 Manuela Tonon
  • 37. da rendere sicuro e tracciabile il tatuaggio, generando e diffondendo un Sistema che, certifichi operatori, metodiche, apparecchi e prodotti. Il progetto, patrocinato dall’Accademia Chirurgica Durante Scacchi, punta a ridurre la necessità di ulteriori interventi di chirurgia estetica a carico dei pazienti con cute lesa e i relativi costi per il sistema sanitario, elevando la qualità dei dermopigmentisti e del personale sanitario impegnati nel tatuaggio a fini medicali e a questo scopo Amiche per la Pelle organizza corsi di dermopigmentazione sanitaria dedicati al personale sanitario. Tra le altre cose avete anche promosso recentemente una raccolta fondi per l’acquisto di un dermografo per le pazienti operate al seno. Come è andata? La raccolta è andata bene e abbiamo centrato l’obiettivo! Volevamo dotarci dello strumento più avanzato in questo campo, per poter offrire il tatuaggio di areola e capezzolo alle nostre socie che ne hanno bisogno, nel quadro del progetto “Prevenzione Amica” che abbiamo dedicato loro presso un ambulatorio medico della provincia di Treviso, lo studio della Dssa Elisa Bernardi di Oderzo. Pensi che circa metà delle donne colpite dal tumore, hanno la necessità di completare la ricostruzione della mammella con il ripristino della zona areolare, quindi per la nostra missione istituzionale il dermografo assume sicuramente un significato simbolico potente. Inoltre, la campagna di raccolta fondi per acquistare questo apparecchio ci ha dato lo spunto per realizzare un calendario che abbiamo voluto chiamare “Rinascita!” per regalarlo a chi avesse partecipato alla campagna ed è stato un altro successo inatteso! Il Calendario di Amiche per la pelle raccoglie bellissime immagini delle modelle guerriere. Perché avete scelto Venezia per il set? Perché Venezia, colpita dall’acqua “granda” record del 2019 e poi svuotata dal lockdown nel 2020, ci è parsa davvero simile al corpo delle donne colpite dal tumore al seno: tutto cambia in un istante e poi comincia un lungo percorso di lotta e di cura per rinascere, per rimanere se stessi e per cambiare allo stesso tempo. Se ci si pensa un attimo, il percorso di rinascita di un individuo è simile a quello della rinascita delle comunità umane dopo un evento negativo improvviso e violento: così abbiamo seguito l’idea di Silvia Cappelletto, giovane fotografa veneziana e nostra accesissima sostenitrice, di ritrarre le nostre guerriere a Venezia e in particolare nelle botteghe artigiane della tradizione veneziana, accanto ad artigiani tenaci e intelligenti che curano con amore le loro opere come le mani dei medici curano le nostre donne, cercando di infondere loro, di nuovo, forza e bellezza. Tutto questo ci ha portato a creare il calendario “Rinascita!”, per dire che, anche se vieni colpito duramente, puoi e devi provare a rinascere e per rassicurarti che in questo percorso non sei solo, ma puoi appoggiarti ad una comunità solidale in cui ci si prende cura gli uni degli altri. E questo é ciò che conta. L’Associazione è anche attiva per la promozione della diagnosi precoce all’interno delle aziende. Con il Pink Camper, i dipendenti delle aziende aderenti possono sottoporsi a visite specialistiche e controlli. Ci descrive questa iniziativa? E’ un progetto di prevenzione e diagnosi precoce 38