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Confartigianato: piccole imprese, anche il 2013 in salita
Per le piccole e medie imprese pugliesi il 2012 finisce pesantemente in negativo con tutti gli indici
“congelati” dalle difficoltà e dall’incertezza. E le prospettive per i primi sei mesi del 2013 non
lasciano spazio a grandi speranze. Questo è il quadro che emerge dall’indagine congiunturale
realizzata dall’ufficio Studi di categoria.

I numeri parlano chiaro: tutti gli indici sono in negativo - ed è emblematico il dato sulla durata del
portafoglio ordini. Per quasi metà delle imprese questo copre appena 1 mese di attività, per
l’altra metà arriva fino a 3 mesi. È evidente la situazione di estrema incertezza nella quale le nostre
imprese lavorano. Guardiamo quindi con attenzione, ma anche con grande preoccupazione alle
prossime settimane e alla imminente tornata elettorale. Le nostre imprese chiedono stabilità e
credibilità.
La crescita è attesa durante i prossimi 12 mesi per metà delle piccole imprese. Attrarre nuovi
clienti e massimizzare le vendite sono in cima alla lista delle priorità. E solo il 24% crede che
Facebook e Twitter possano aiutare l’azienda a costruire una nuova base di consumatori.
All’orizzonte si intravedono segnali di speranza, nonostante un 2012 molto impegnativo.
Soprattutto sotto il profilo economico finanziario.

Il nuovo anno, però, sembra aprire il fronte a prospettive di ripresa praticamente mai intraviste nel
corso degli ultimi dodici mesi. L’assunto emerge da una ricerca condotta fra le piccole imprese.
Entrando nel merito dei dati, il più importante è forse il seguente: poco più della metà dei
proprietari delle imprese censite si aspetta una crescita della propria azienda nell’arco dei prossimi
12 mesi. Moderato ottimismo, dunque, che si scontra con diversi ostacoli alla crescita
rappresentati in primis dalla crisi - citata come principale scoglio da superare e il conseguente
impatto dello stato di recessione presente nell’Eurozona e in secondo luogo dalla diminuzione
della capacità di spesa dei consumatori;

Nella mia piccola i presa, ormai, sono a lavoro tre generazioni di imprenditori, padre, figli e nipoti
che credono con ostinazione e speranza in un progetto che vede coinvolta la mia famiglia con le
atre dieci famiglie, quelle dei miei collaboratori.
La mia impresa oggi conta poco più di 12 persone e che si dà un gran da fare, da sempre.
Quest’anno in piena crisi economica e finanziaria ho voluto con caparbietà e coraggio tentare di
innovare di inventare di creare soluzioni che potessero compensare la naturale perdita di fatturato
e anzi incrementarlo per non dover ricorrere ad alcuna forma di riduzione di personale, che per le
piccole aziende è il vero danno insanabile.
Allora via con un progetto di riqualificazione dell’azienda, nuovi prodotti, nuove e più moderne
tecnologie, un “business planning e un financial way to motivate staff”; preventivi vari, analisi dei
costi, e con l’aiuto di Puglia sviluppo o altri enti Regionale e Governativi a sostegno delle imprese,
parte il progetto, che viene finanziato e garantito per l’80% dell’intero investimento.
Il tutto passa attraverso il sistema Bancario; la pratica giace con i tempi dell’amministrazione
Borbonica. Passano giorni, settimane e mesi, Le Banche non accettano nemmeno il rischio di
finanziare il restante 20% del progetto e allora di quale Cresci Italia “ stiamo parlando?, e le decine
di miliardi di euro che la BCE ha dato alle varie banche a tasso vicino allo zero per poter finanziare
le imprese, che fine hanno fatto?
E l’imprenditore che vede vanificare ogni suo sforzo di fonte al muro di gomma del sistema del
credito, quale strada è costretto a percorrere. Lo lascio immaginare, agli altri, perché è tanta la
rabbia che viene al solo pensarci.
La cosa più semplice e naturale è farsi prendere dallo sconforto, “ ormai mi sta passando la
voglia”.
Ma oggi è diverso o almeno presumo che lo sia, abbiamo avuto un governo di Tecnici e di grandi
esperti di economia e finanza ed è ora che chi ci governa o ci governerà, affronti questo spinoso
problema.
Le piccole e medie imprese, “tutti ormai lo sanno”, sono l’ossatura del sistema economico italiano.
E se tutti lo sanno, come mai si continuano a tassare i costi delle aziende per il personale per lo
sviluppo, per l’innovazione.
Tassate al limite con aliquote maggiori i profitti, ma detassate gli investimenti.
Il costo del lavoro per l’impresa è insostenibile e questo porta ad erogare salari più bassi, mentre
sappiamo benissimo che i nostri collaboratori andrebbero pagati di più e meglio, in media con
l’Europa, ma il prelievo dei costo del lavoro, deve essere ugualmente in linea con l’Europa.
Siamo imprenditori che al mattino si rimboccano le maniche al pari dei nostri collaboratori, il loro
benessere diventa il benessere dell’azienda, ma siamo piccole imprese che da sole non fanno il
solletico a nessuno, ma se ci uniamo diventiamo la più grande impresa mondiale.

Io credo nell’impresa competitiva, credo che essa possa essere capace di offrire adeguati
incentivi a tutti i lavoratori che ne fanno parte, siano essi imprenditori o dipendenti. Nella mia
azienda l’imprenditore è un lavoratore ed il lavoratore è un imprenditore che porta il proprio
capitale umano nel processo produttivo ed entrambi sono sottoposti a rischio di impresa.

Ecco quindi la necessità di tutelare il lavoro con ogni modo, di affrontare un percorso di crescita
ormai indispensabile, di cambiare radicalmente il sistema “ credito” di rivedere tutto il percorso
degli incentivi di impresa.

Se chiude una piccola impresa come la mia si perdono 13 posti di lavoro, con tredici famiglie che
vanno ad infoltire i ranghi dell’esercito dei nuovi poveri, ma come spiegano i dati del centro studi
della Ggia di Mestre nei primi 9 mesi del 2012 hanno chiuso i battenti 279.098 imprese:
praticamente 1.033 al giorno. Esercitatevi con un po’ di calcoli di aritmetica e non sbalorditevi dei
risultati.

Gioia del Colle 03/01/2013

Federico Antonicelli,

Imprenditore e Presidente di Confartigianato – Gioia del Colle

Buon Anno a Tutti

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  • 1. Confartigianato: piccole imprese, anche il 2013 in salita Per le piccole e medie imprese pugliesi il 2012 finisce pesantemente in negativo con tutti gli indici “congelati” dalle difficoltà e dall’incertezza. E le prospettive per i primi sei mesi del 2013 non lasciano spazio a grandi speranze. Questo è il quadro che emerge dall’indagine congiunturale realizzata dall’ufficio Studi di categoria. I numeri parlano chiaro: tutti gli indici sono in negativo - ed è emblematico il dato sulla durata del portafoglio ordini. Per quasi metà delle imprese questo copre appena 1 mese di attività, per l’altra metà arriva fino a 3 mesi. È evidente la situazione di estrema incertezza nella quale le nostre imprese lavorano. Guardiamo quindi con attenzione, ma anche con grande preoccupazione alle prossime settimane e alla imminente tornata elettorale. Le nostre imprese chiedono stabilità e credibilità. La crescita è attesa durante i prossimi 12 mesi per metà delle piccole imprese. Attrarre nuovi clienti e massimizzare le vendite sono in cima alla lista delle priorità. E solo il 24% crede che Facebook e Twitter possano aiutare l’azienda a costruire una nuova base di consumatori. All’orizzonte si intravedono segnali di speranza, nonostante un 2012 molto impegnativo. Soprattutto sotto il profilo economico finanziario. Il nuovo anno, però, sembra aprire il fronte a prospettive di ripresa praticamente mai intraviste nel corso degli ultimi dodici mesi. L’assunto emerge da una ricerca condotta fra le piccole imprese. Entrando nel merito dei dati, il più importante è forse il seguente: poco più della metà dei proprietari delle imprese censite si aspetta una crescita della propria azienda nell’arco dei prossimi 12 mesi. Moderato ottimismo, dunque, che si scontra con diversi ostacoli alla crescita rappresentati in primis dalla crisi - citata come principale scoglio da superare e il conseguente impatto dello stato di recessione presente nell’Eurozona e in secondo luogo dalla diminuzione della capacità di spesa dei consumatori; Nella mia piccola i presa, ormai, sono a lavoro tre generazioni di imprenditori, padre, figli e nipoti che credono con ostinazione e speranza in un progetto che vede coinvolta la mia famiglia con le atre dieci famiglie, quelle dei miei collaboratori. La mia impresa oggi conta poco più di 12 persone e che si dà un gran da fare, da sempre. Quest’anno in piena crisi economica e finanziaria ho voluto con caparbietà e coraggio tentare di innovare di inventare di creare soluzioni che potessero compensare la naturale perdita di fatturato e anzi incrementarlo per non dover ricorrere ad alcuna forma di riduzione di personale, che per le piccole aziende è il vero danno insanabile. Allora via con un progetto di riqualificazione dell’azienda, nuovi prodotti, nuove e più moderne tecnologie, un “business planning e un financial way to motivate staff”; preventivi vari, analisi dei costi, e con l’aiuto di Puglia sviluppo o altri enti Regionale e Governativi a sostegno delle imprese, parte il progetto, che viene finanziato e garantito per l’80% dell’intero investimento. Il tutto passa attraverso il sistema Bancario; la pratica giace con i tempi dell’amministrazione Borbonica. Passano giorni, settimane e mesi, Le Banche non accettano nemmeno il rischio di finanziare il restante 20% del progetto e allora di quale Cresci Italia “ stiamo parlando?, e le decine di miliardi di euro che la BCE ha dato alle varie banche a tasso vicino allo zero per poter finanziare le imprese, che fine hanno fatto?
  • 2. E l’imprenditore che vede vanificare ogni suo sforzo di fonte al muro di gomma del sistema del credito, quale strada è costretto a percorrere. Lo lascio immaginare, agli altri, perché è tanta la rabbia che viene al solo pensarci. La cosa più semplice e naturale è farsi prendere dallo sconforto, “ ormai mi sta passando la voglia”. Ma oggi è diverso o almeno presumo che lo sia, abbiamo avuto un governo di Tecnici e di grandi esperti di economia e finanza ed è ora che chi ci governa o ci governerà, affronti questo spinoso problema. Le piccole e medie imprese, “tutti ormai lo sanno”, sono l’ossatura del sistema economico italiano. E se tutti lo sanno, come mai si continuano a tassare i costi delle aziende per il personale per lo sviluppo, per l’innovazione. Tassate al limite con aliquote maggiori i profitti, ma detassate gli investimenti. Il costo del lavoro per l’impresa è insostenibile e questo porta ad erogare salari più bassi, mentre sappiamo benissimo che i nostri collaboratori andrebbero pagati di più e meglio, in media con l’Europa, ma il prelievo dei costo del lavoro, deve essere ugualmente in linea con l’Europa. Siamo imprenditori che al mattino si rimboccano le maniche al pari dei nostri collaboratori, il loro benessere diventa il benessere dell’azienda, ma siamo piccole imprese che da sole non fanno il solletico a nessuno, ma se ci uniamo diventiamo la più grande impresa mondiale. Io credo nell’impresa competitiva, credo che essa possa essere capace di offrire adeguati incentivi a tutti i lavoratori che ne fanno parte, siano essi imprenditori o dipendenti. Nella mia azienda l’imprenditore è un lavoratore ed il lavoratore è un imprenditore che porta il proprio capitale umano nel processo produttivo ed entrambi sono sottoposti a rischio di impresa. Ecco quindi la necessità di tutelare il lavoro con ogni modo, di affrontare un percorso di crescita ormai indispensabile, di cambiare radicalmente il sistema “ credito” di rivedere tutto il percorso degli incentivi di impresa. Se chiude una piccola impresa come la mia si perdono 13 posti di lavoro, con tredici famiglie che vanno ad infoltire i ranghi dell’esercito dei nuovi poveri, ma come spiegano i dati del centro studi della Ggia di Mestre nei primi 9 mesi del 2012 hanno chiuso i battenti 279.098 imprese: praticamente 1.033 al giorno. Esercitatevi con un po’ di calcoli di aritmetica e non sbalorditevi dei risultati. Gioia del Colle 03/01/2013 Federico Antonicelli, Imprenditore e Presidente di Confartigianato – Gioia del Colle Buon Anno a Tutti