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GIULIANA LAURITA
CECI N’EST PAS UN FREELANCE
RICOPRIRE RUOLI
(DI RESPONSABILITÀ)
IN AZIENDA RIMANENDO
FREELANCE
E LE COSE CHE SI IMPARANO.
QUESTO
INTERVENTO VA
ESATTAMENTE
NELLA DIREZIONE
INDICATA DA
ENRICO
MARCHETTO
PER ESSERE CERTI
DI VENIRE
CAZZIATI.
Quello che noto spesso, da parte del/della
freelance, è un continuo ragionamento
meta-freelance. Ovvero ragionano forse un
po’ troppo sulla propria condizione e sul
proprio status di freelance.
[…] è eccessivo l’effort che viene dato a
questa dimensione. Dovrebbe essere più
facilmente e più velocemente
interiorizzata, per dedicare molto più
tempo al lavoro e a fare business.
UN FREELANCE
È UN’AZIENDA.
Quando
ricopre un
ruolo in
un’altra
azienda,
non lo è più.
È LA PARTE PIÙ DIFFICILE DA DIGERIRE.
Ho un capo e spesso non
sono d’accordo con lui.
HO UN CAPO
E SPESSO NON
SONO D’ACCORDO
CON LUI.
NON POSSO
LAVORARE DA CASA.
DEVO INCASTRARE
TUTTI GLI IMPEGNI
(UN SOLO INCARICO
NON MANTIENE UNA
PARTITA IVA).
NON POSSO FARE
NEW BUSINESS MA
POSSO ESSERE
BUTTATA FUORI IN
QUALUNQUE
MOMENTO.
FACCIO IL CAPO.
MA NON POSSO
FIRMARE LE FERIE.
LAVORO CON I
MILLENNIALS!
È la parte più rassicurante.
Ho un capo e spesso non
sono d’accordo con lui.
HO UN’ENTRATA
FISSA. ANCHE IN
AGOSTO.
POSSO (DEVO)
DELEGARE E LE
COSE PROCEDONO
LO STESSO.
HO UNA
SOCIALITÀ.
POSSO DIFENDERE I
FREELANCE CHE
LAVORANO PER
L’AGENZIA.
NON LAVORO
DA CASA.
SONO COSTRETTA
AD AGGIORNARMI
(PER ESEMPIO
DEVO SAPERE
CHE COSA
SIGNIFICA
“ESKETIT” O “FA
BRUTTO”).
L’ORGANIZZAZIONE PER CUI LAVORI
DIVENTA LA TUA ORGANIZZAZIONE.
LE COSE CHE
HO IMPARATO
NON È UNA
COMFORT ZONE.
La comfort zone non esiste.
Accettare solo
se non ci sono
alternative.
ESSERE MOLTO CHIARI
SUI TERMINI
DELL’IMPEGNO.
Non derogare.
FAR PERCEPIRE IL
VALORE
DELLE ALTRE ATTIVITÀ.
NON PENSARE
CHE I COLLEGHI
POSSANO CAPIRE.
ADERIRE
ALLA VISIONE
DELL’AZIENDA.
O mollare il colpo.
ESSERE UN FREELANCE
È FORSE DIVERSO DA
FARE IL FREELANCE?
#FreeTheFreelance
o
#FattiAssumere
Grazie.

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