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L’importanza della relazione nel lavoro educativo
Corso operatore Centro Estivo - Cooperativa Crescere
© Dott.ssa Francesca Carubbi, psicologa - psicoterapeuta
2. …. “C’ERA UNA VOLTA…..”
….E ritornò dalla Volpe.
“Addio”, disse.
“Addio”, disse la volpe. “Ecco
il mio segreto. E’ molto
semplice: non si vede bene
che con il cuore.
L’essenziale è invisibile agli
occhi”….
(De Saint – Exupéry, trad.
it., 1949, pp. 96 – 97).
© Antoine De Saint – Exupéry
© Dott.ssa Francesca Carubbi
3. ….PERCHÉ LA RELAZIONE ….
“ Quando le persone si
sentono comprese con
sensibilità e accuratezza,
esse sviluppano un
insieme di atteggiamenti
verso se stesse che
promuovono la crescita”
(Rogers, trad. it., 1983, pag.
137).
© Dott.ssa Francesca Carubbi
4. ….I FATTORI DI UNA BUONA RELAZIONE…
Empatia: capacità di comprendere il vissuto emotivo dell’altro, “come se”
fossimo lui (Rogers, 1957);
Accettazione: sperimentare un’accettazione calorosa di tutti i sentimenti espressi
dal cliente (Rogers, 1957);
Congruenza o genuinità: essere nella relazione autentici e ben integrati, senza
assumere atteggiamenti o facciate di circostanza (Rogers, 1957);
Reciprocità: La consapevolezza, quindi, dell’esistenza di schemi cognitivi
diversi dai propri e dei diversi significati che possono essere attributi ai segni è
un requisito indispensabile per una comunicazione efficace per l’altro, quindi
non egocentrica;
Confronto: attenzione! L’accettazione positiva incondizionata non significa
accettare, appunto, tutti gli atteggiamenti e comportamenti (ad esempio: agiti
aggressivi o offensivi) dell’altro, ma il confronto presuppone il porre dei sani
limiti quando necessario;
Assertività: ovvero la capacità di ascoltare i propri bisogni e di esprimere le
proprie idee e sentimenti con sicurezza senza togliere potere
all’altro, rispettando le sue esigenze e punto di vista (es. “Capisco il tuo punto di
vista, ma io non sono d’accordo”).
© Dott.ssa Francesca Carubbi
5. .. LA GESTIONE NELLA RELAZIONE IN EQUIPE …..
Ovvero gli ingredienti di una relazione e
comunicazioni efficaci (Gordon, trad. it., 2005,
pag. 33):
Come e quando ascoltare;
Come parlare in modo opportuno e quando;
Gestire i conflitti in modo che nessuno ne esca
perdente o risentito;
Stabilire e mantenere un dialogo aperto con le
persone.
© Dott.ssa Francesca Carubbi
6. …… L’ASCOLTO EMPATICO ……..
Quando sono io ad ascoltare è mio compito
(Gordon, trad. it., pag. 42):
Prestare attenzione;
Evitare le barriere;
Rifiutare di salvare;
Fornire un feed – back per appurare che le
mie intuizioni sui vissuti emotivi dell’altro
(ciò che ho compreso) siano corrette.
© Dott.ssa Francesca Carubbi
7. …… GLI ERRORI NELL’ASCOLTO.
Esagerare i sentimenti;
Sminuire i sentimenti;
Dare consigli;
Eliminare una parte del messaggio;
Affrettarsi o anticipare l’altro;
Interpretare il messaggio;
Tornare su argomenti passati;
Ripetere continuamente ciò che l’altro dice.
© Dott.ssa Francesca Carubbi
8. …. IL CONFRONTO …..
Ovvero parlare in modo comprensibile per l’altro. A tal
fine, il nostro linguaggio deve rispettare quattro variabili:
Deve avere una grande probabilità di permettere un
cambiamento utile;
Non deve ledere l’autostima dell’altro;
Non deve compromettere la relazione;
Non deve dare particolari soluzioni.
Esempi di mancato confronto:
“Sei sempre la solita attaccabrighe: ogni volta succede
così”;
“Non devi comportarti cos’ con quel bambino”;
“Smettila di urlare!”
© Dott.ssa Francesca Carubbi
9. ….. COME GESTIRE I CONFLITTI SENZA
PERDENTI ……
Approccio autoritario – Tu vinci e
l’Altro perde
Approccio permissivo – L’altro vince e
tu perdi;
Approccio democratico – Entrambi
vincono, nessuno perde.
© Dott.ssa Francesca Carubbi
10. GLI EFFETTI DEL POTERE NELLA RELAZIONE
Lotta;
Fuga;
Sottomissione;
© Dott.ssa Francesca Carubbi
11. LE CONDIZIONI PER UN METODO SENZA PERDENTI
NELLA RISOLUZIONE DEI CONFLITTI
L’autorivelazione e i messaggi in prima persona;
Il clima della relazione (fiducia
reciproca, sostegno, obiettivi
comuni, assertività, sano confronto, reciprocità e
rispetto);
Senso di autoefficacia;
Strategie di coping o risoluzione dei problemi
adeguate;
Responsabilizzazione e maturità;
Hardiness, ovvero resistenza verso gli eventi
sfavorevoli;
Empowerment (potere) personale.
© Dott.ssa Francesca Carubbi
12. LE TECNICHE PER IL LAVORO IN EQUIPE
Brain – Storming o “tempesta di idee”;
Circle time: gruppo di discussione, avente lo scopo principale di migliorare la
comunicazione . Obiettivi:
Riconoscere le proprie e altrui emozioni:
Creare un clima di serenità e rispetto reciproco;
Imparare a discutere insieme, ad esprimere le proprie opinioni ad alta voce, a
riassumere ciò che è stato detto, ad ascoltare e a chiedere l’ascolto;
Favorire la conoscenza reciproca,la comunicazione e la cooperazione tra tutti i
membri del gruppo;
Aumentare la vicinanza emotiva e risolvere i conflitti, attraverso l’analisi dei
problemi e trovando insieme le possibili soluzioni.;
Mediazione dei conflitti secondo il metodo “vinci – vinci” o democratico.
© Dott.ssa Francesca Carubbi
13. IL SUPPORTO ALL’EQUIPE
Supervisionieducative;
Equipe organizzative;
Formazione continua;
Coordinatore di progetto o di area.
© Dott.ssa Francesca Carubbi
14. PERCHE’ TUTTO CIO’ E’ IMPORTANTE NELLA
RELAZIONE TRA EDUCATORE E BAMBINO?
Gli insegnanti e gli educatori, spesso, mettono in atto una “dissociazione” tra il loro
comportamento e stile comunicativo, contrassegnato da incoerenze e
contraddizioni: disciplinati e diligenti a biasimare i piccoli per una loro
mancanza, appaiono talvolta meno solerti a esserlo con se stessi, arrivando ad
essere indulgenti verso le proprie. Questa inconsapevole incompetenza
relazionale può creare una inevitabile confusione nel bambino, che, a sua
volta, può provare delusione, frustrazione e rabbia, in quanto sente che l’adulto gli
ha raccontato bugie e tradito la sua fiducia. La capacità da parte del bambino di
entrare in contatto con le proprie emozioni e di sentire i propri bisogni fa sì che
l’insegnante si senta minacciato, a causa della risonanza emotiva che questi
vissuti producono all’interno del “proprio bambino ferito”, la cui conseguenza è uno
stato di incongruenza tra l’esperienza reale dell’organismo e l’immagine di sé con
cui l’individuo (Zucconi, 2008) si rappresenta tale esperienza. Privato del suo
potere e spaventato dai propri limiti personali, l’educatore reagisce allo
smascheramento del segreto con sfida, difendendosi e riappropriandosi del proprio
ruolo in modo autoritario e non facilitante l’apprendimento. Ma “quando il
facilitatore è una persona autentica, mostrandosi per quello che è [….] vi sono
molte più probabilità che egli dimostri la sua efficacia. Questo significa che i
sentimenti che il facilitatore sta sperimentando sono disponibili alla sua
consapevolezza, che è capace di vivere questi sentimenti […] e di comunicarli
quando se ne offre l’opportunità […..] affinché gli studenti possano percepire che
questi elementi esistono nell’insegnante e possano iniziare nuovamente a fidarsi
di lui”(Rogers, 1980).
© Dott.ssa Carubbi Francesca
15. BIBLIOGRAFIA
Bruzzone, D., (2007), Carl Rogers. La relazione efficace nella psicoterapia e nel lavoro
educativo, Carocci, Roma;
De Saint – Exupéry, A., (1943), Le petit prince, Editions Gallimard, Paris, (trad. it. Il Piccolo
Principe, Bompiani, Milano, 2009);
Gordon, T., (2002), Good relationships. What makes them, what breaks them, Gordon, Training
International, Solana Beach, CA, (trad. it., Relazioni Efficaci, La Meridiana, Molfetta, 2005);
Petrini P., Zucconi A. (2008). La Relazione che Cura. Alpes Italia, Roma;
Rogers, C. R., (1957), Journal of Cons. Psychol., 21, Houghton Mifflin Company, Boston (trad. It., La
terapia Centrata sul Cliente, Martinelli, Firenze, 1994);
Rogers, C., (1980), A way of being, Houghton Mifflin Company, Boston, (trad. it., Un modo di
essere, Martinelli, Firenze, 1983);
SITOGRAFIA:
http://http://resilienza.wikispaces.com/Circle+time
© Dott.ssa Francesca Carubbi