2. IMMANUEL KANT
CRITICA DELLA RAGION PURA
(Kritik der reinen Vernunft)
1ª EDIZIONE 1781
2ª EDIZIONE 1787
STRUTTURA DELL'OPERA
● PREFAZIONE
● INTRODUZIONE
● DOTTRINA TRASCENDENTALE DEGLI ELEMENTI
● DOTTRINA TRASCENDENTALE DEL METODO
Estetica
trascendentale
Logica
trascendentale
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PURA
3. IMMANUEL KANT
PREFAZIONE
(alla seconda edizione)
ESPOSIZIONE DEL
TEMA DELL'OPERA
“È possibile la metafisica
come scienza?”
ESPOSIZIONE
DEL METODO
RIVOLUZIONE COPERNICANA
Non è più la conoscenza che
ruota intorno agli oggetti, ma
sono questi ultimi che
ruotano intorno al modo di
conoscere del soggetto
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PURA
4. IMMANUEL KANT
LA RIVOLUZIONE COPERNICANA
“Sinora si è ammesso che ogni nostra conoscenza dovesse regolarsi sugli oggetti;
ma tutti i tentativi di stabilire intorno ad essi qualche cosa a priori, per mezzo dei
concetti, coi quali si sarebbe potuto allargare la nostra conoscenza, assumendo
un tal presupposto, non riuscirono a nulla. Si faccia, dunque, finalmente la prova
di vedere se saremo più fortunati nei problemi della metafisica, facendo l'ipotesi
che gli oggetti debbano regolarsi sulla nostra conoscenza: ciò che si accorda
meglio colla desiderata possibilità d'una conoscenza a priori, che stabilisca
qualcosa relativamente agli oggetti, prima che essi ci siano dati. Qui è proprio
come per la prima idea di Copernico; il quale, vedendo che non poteva spiegare i
movimenti celesti ammettendo che tutto l'esercito degli astri rotasse intorno allo
spettatore, cercò se non potesse riuscir meglio facendo girare l'osservatore, e
lasciando invece in riposo gli astri.”
I. Kant, Critica della ragion pura
(Prefazione alla seconda edizione)
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PURA
5. IMMANUEL KANT
INTRODUZIONE
DEFINIZIONE DEI GIUDIZI
(definizione dei concetti chiave alla
base dell’esposizione successiva)
SINTETICI
Attribuzione di un predicato ad un soggetto
Il predicato è compreso nel soggetto, dunque
non vi è ampliamento della conoscenza, ma
solo chiarimento di concetti
SEMPRE A PRIORIANALITICI
A PRIORI
A POSTERIORI Derivano dell'esperienza, producono conoscenza
certa, ma non universale
Non derivano dell'esperienza, producono
conoscenza certa e universale
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PURA
6. IMMANUEL KANT
GIUDIZI ANALITICI E GIUDIZI SINTETICI
“Per esempio, quando io dico: tutti i corpi sono estesi, questo è un giudizio
analitico. Perché io non posso procedere oltre il concetto che congiungo con la
parola “corpi”, per trovare l'estensione come connessa con esso, ma soltanto posso
anatomizzare quel concetto, cioè diventare soltanto consapevole del molteplice che
ognora penso in esso, per trovarvi quel predicato: si tratta dunque di un giudizio
analitico. Per contro, quando io dico: tutti i corpi sono pesanti, il predicato è
alcunché di interamente diverso da ciò che io penso in generale nel puro concetto
del corpo. L'attribuzione di un tale predicato ci dà dunque un giudizio sintetico.
I giudizi di esperienza, come tali, sono tutti quanti sintetici ”.
I. Kant, Critica della ragion pura
(Introduzione alla seconda edizione)
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PURA
7. IMMANUEL KANT
GIUDIZI ANALITICI E GIUDIZI SINTETICI
“In tutti i giudizi, in cui è pensata la relazione di un soggetto con il predicato (per considerare
solo gli affermativi, perché è poi facile la applicazione ai negativi), questa relazione è possibile
in duplice maniera. O il predicato B appartiene al soggetto A come qualcosa che è contenuto
(in modo riposto) in questo concetto A; ovvero B è posto interamente fuori del concetto A,
sebbene sia in connessione con esso. Nel primo caso dico il giudizio analitico, nel secondo
caso sintetico. I giudizi analitici (affermativi) sono dunque quelli in cui la connessione del
predicato con il soggetto è pensata mediante identità, mentre quelli, in cui questa connessione
è pensata senza identità, si devono chiamare giudizi sintetici. I primi si possono anche
chiamare giudizi dichiarativi, i secondi giudizi estensivi: perché quelli nulla aggiungono al
concetto del soggetto mediante il predicato, ma soltanto lo dissezionano mediante anatomia
nei suoi concetti parziali, che già erano pensati in esso (sebbene confusamente); al contrario i
giudizi sintetici aggiungono al concetto del soggetto un predicato, che in quello non era
affatto pensato, e che non avrebbe potuto esser ricavato da nessuna anatomia di esso”.
I. Kant, Critica della ragion pura
(Introduzione alla seconda edizione)
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PURA
8. IMMANUEL KANT
FILOSOFIA TRASCENDENTALE
L'obiettivo della Critica della ragion pura è quello di stabilire
quali siano le condizioni di possibilità di ogni conoscenza:
“chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupi in generale,
non tanto di oggetti quanto del nostro modo di conoscere gli
oggetti nella misura in cui questo deve essere possibile a priori”.
Prof. Francesco Baldassarre
prescindendo
dall'esperienza
CRITICA DELLA RAGION PURA
9. IMMANUEL KANT
ESTETICA TRASCENDENTALE
“la scienza di tutti i principi a priori della sensibilità”
Analisi delle forme a priori della sensibilità
SPAZIO
Prof. Francesco Baldassarre
TEMPO
Senso esterno
Senso interno
La sensibilità è la facoltà in virtù della quale
gli oggetti ci sono dati, "la capacità di
ricevere rappresentazioni, per il modo in
cui sia modificati dagli oggetti".
geometria
aritmetica
Non si tratta di una facoltà puramente
passiva poiché essa impone alla realtà le
proprie forme a priori. Sul fondamento
delle intuizioni pure dello spazio e del tempo
si costruisce la matematica.
CRITICA DELLA RAGION PURA
10. IMMANUEL KANT
LOGICA TRASCENDENTALE
ANALITICA TRASCENDENTALE
Prof. Francesco Baldassarre
DIALETTICA TRASCENDENTALE
Indagine sul funzionamento dell'INTELLETTO
Indagine sul funzionamento della RAGIONE
Scienza delle regole del pensiero.
Studio di origine, estensione e validità delle
conoscenze a priori.
CRITICA DELLA RAGION PURA
12. IMMANUEL KANT
INTUIZIONI E CONCETTI
“La nostra conoscenza scaturisce da due fonti fondamentali dell'animo, la prima delle
quali è nel ricevere le rappresentazioni (la recettività delle impressioni), la seconda è la
facoltà di conoscere un oggetto mediante quelle rappresentazioni (la spontaneità dei concetti).
Mediante la prima ci è dato un oggetto; mediante la seconda questo viene pensato in relazione
a quella rappresentazione (come semplice determinazione dell'animo). Intuizioni e concetti
costituiscono dunque gli elementi di ogni nostra conoscenza, cosicché né concetti senza
intuizione ad essi in qualche maniera corrispondente, né intuizioni senza concetti potrebbero
dare alcuna conoscenza. Gli uni e le altre sono o puri o empirici. Empirici, quando vi è
contenuta sensazione (che presuppone la presenza effettiva dell'oggetto); puri invece quando
alla rappresentazione non è mescolata alcuna sensazione.”
I. Kant, Critica della ragion pura
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PURA
13. IMMANUEL KANT
INTUIZIONI E CONCETTI
“...la pura intuizione contiene esclusivamente la forma, in cui alcunché vien intuito, e il
concetto puro soltanto la forma del pensiero di un oggetto in generale. Soltanto intuizioni
pure o concetti puri sono possibili a priori, e gli empirici, soltanto a posteriori.
Se noi vogliamo denominare sensibilità la recettività dell'animo nostro nel ricevere
rappresentazioni, in quanto viene in qualche maniera impressionato, l'intelletto è invece
la facoltà di produrre da sé rappresentazioni, è cioè la spontaneità della conoscenza.
La nostra natura porta con sé che l'intuizione non può mai essere che sensibile, cioè
contiene soltanto la maniera in cui noi possiamo essere impressionati dagli oggetti.
Invece l'intelletto è la facoltà di pensare l'oggetto dell'intuizione sensibile. Nessuna di
queste proprietà è da preporre all'altra. Senza sensibilità non ci verrebbe dato nessun
oggetto, e senza intelletto nessuno ne verrebbe pensato. I pensieri senza contenuto sono
vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche.
I. Kant, Critica della ragion pura
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PURA
14. IMMANUEL KANT
“intuizioni sensibili”
Prof. Francesco Baldassarre
SENSIBILITÀ
“CONCETTI”
INTELLETTO
EMPIRICHE
PURE
Forme a priori
della sensibilità
Dati forniti
dall'esperienzaEMPIRICHE
PURE
EMPIRICI
PURI
Costruiti con
dati forniti
dall'esperienza
Contenuti a priori
nell'intelletto
CATEGORIESPAZIO
TEMPO
CRITICA DELLA RAGION PURA
15. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CATEGORIE
Modi basilari con cui l'intelletto unifica a priori le intuizioni empiriche
Sono 12 e sono dedotte dalla TAVOLA DEI GIUDIZI
A differenza di quelle aristoteliche, hanno unicamente valore gnoseologico
CRITICA DELLA RAGION PURA
16. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CATEGORIE
TAVOLA DELLE CATEGORIE
QUANTITÀ QUALITÀ RELAZIONE MODALITÀ
Unità Realtà Inerenza/Sussistenza
(sostanza/accidente)
Possibilità/impossibilità
Pluralità Negazione Causalità/dipendenza
(Causa/effetto)
Esistenza/Inesistenza
Singolarità Limitazione Comunanza
(azione reciproca)
Necessità/Contingenza
CRITICA DELLA RAGION PURA
17. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CATEGORIE
Le categorie kantiane entrano in azione in tutti i giudizi o le proposizioni in cui
si concreta il nostro pensiero. Si parla infatti sempre di una totalità di cose o di
più cose o di una cosa (categorie della quantità). Si afferma che una cosa è
reale oppure che non lo è oppure che non e quella tale realtà (categorie della
qualità). Si giudica che una certa proprietà appartiene a una certa sostanza o
che un certo fatto e causa di un altro fatto, o che due cose agiscono e
reagiscono l'una sull'altra (categorie della relazione). Infine si afferma che una
cosa e possibile o impossibile, che esiste o non esiste, che deve
necessariamente esistere o e puramente accidentale (categorie della
modalità).
CRITICA DELLA RAGION PURA
18. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
DEDUZIONE TRASCENDENTALE
(terminologia giuridica)
“dimostrazione della
legittimità di diritto di
una pretesa di fatto”
Perché le categorie funzionano?
“IO PENSO” Centro mentale unificatore
Attività ordinatrice
né SOSTANZA
né Principio creatore
1. Tutti i pensieri presuppongono l'Io penso
2. L'Io penso opera attraverso le categorie
3. Le categorie funzionano
“Legislatore della natura”
CRITICA DELLA RAGION PURA
19. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
IO PENSO
“L'Io penso deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni; ché altrimenti verrebbe
rappresentato in me qualcosa che non potrebbe essere per nulla pensato, il che poi significa
appunto che la rappresentazione o sarebbe impossibile, o, almeno per me, non sarebbe. Quella
rappresentazione che può esser data prima di ogni pensiero, dicesi intuizione. Ogni molteplice,
dunque, della intuizione ha una relazione necessaria con l'Io penso, nello stesso soggetto in cui
questo molteplice s'incontra. Ma questa rappresentazione è un atto della spontaneità, cioè non
può esser considerata come appartenente alla sensibilità. Io la chiamo appercezione pura, per
distinguerla dalla empirica, o anche appercezione originaria, poiché è appunto quella
autocoscienza che, in quanto produce la rappresentazione Io penso, — che deve poter
accompagnare tutte le altre, ed è in ogni coscienza una e identica, — non può più essere
accompagnata da nessun'altra. L'unità di essa la chiamo pure unità trascendentale della
autocoscienza, per indicare la possibilità della conoscenza a priori, che ne deriva”.
I. Kant, Critica della ragion pura
CRITICA DELLA RAGION PURA
20. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
SCHEMATISMO TRASCENDENTALE
l'intelletto agisce sull'esperienza
TRAMITE IL TEMPO
Regole attraverso cui l'intelletto
cala le categorie nel tempo
SCHEMI TRASCENDENTALI
CRITICA DELLA RAGION PURA
21. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
IL NOUMENO
“Il concetto di noumeno è dunque solo un concetto limite, per circoscrivere le pretese
della sensibilità, e di uso, perciò, puramente negativo. […] Il concetto di noumeno, preso
solo problematicamente, rimane, ciò malgrado, non soltanto ammissibile, ma anzi
inevitabile, come concetto che limita la sensibilità. Ma, allora, esso non è un particolare
oggetto intelligibile per il nostro intelletto; ma un intelletto, al quale esso appartenesse,
sarebbe già di per sé un problema, in quanto intelletto capace di conoscere il proprio oggetto
non discorsivamente, mediante le categorie, ma in modo intuitivo, con una intuizione non
sensibile; né della possibilità di tale oggetto noi possiamo farci la più piccola idea. Ora il
nostro intelletto riceve in tal modo una estensione negativa, cioè non viene limitato dalla
sensibilità, ma piuttosto la limita, pel fatto che chiama le cose in sé (non considerate come
fenomeni) noumeni. Ma, nell'atto stesso, pone anche a sé il limite di non poterle conoscere
per nessuna categoria, e poterle soltanto pensare a titolo di un che ignoto”.
I. Kant, Critica della ragion pura
CRITICA DELLA RAGION PURA
22. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
FENOMENO E NOUMENO
Realtà come ci appare
attraverso le forme a priori
“Cosa in sè”
Conoscenza soggettiva,
ma universale
Concetto limite, pensabile,
ma non conoscibile
Il conoscere non può estendersi
mai al di là dell'esperienza
CRITICA DELLA RAGION PURA
23. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
LA METAFORA DELL'ISOLA
“Noi abbiamo fin qui non solo percorso il territorio dell'intelletto puro esaminandone con
cura ogni parte; ma l'abbiamo anche misurato, e abbiamo in esso assegnato a ciascuna cosa il
suo posto. Ma questa terra è un'isola, chiusa dalla stessa natura entro confini
immutabili. E la terra della verità (nome allettatore!), circondata da un vasto oceano
tempestoso, impero proprio dell'apparenza, dove nebbie grosse e ghiacci, prossimi a
liquefarsi, danno a ogni istante l'illusione di nuove terre, e, incessantemente ingannando con
vane speranze il navigante errabondo in cerca di nuove scoperte, lo traggono in avventure,
alle quali egli non sa mai sottrarsi, e delle quali non può mai venire a capo. Ma, prima di
affidarci a questo mare, per indagarlo in tutta la sua distesa, e assicurarci se mai qualche cosa
vi sia da sperare, sarà utile che prima diamo ancora uno sguardo alla carta della regione, che
vogliamo abbandonare, e chiederci anzi tutto se non potessimo in ogni caso star contenti a
ciò che essa contiene.”.
I. Kant, Critica della ragion pura
CRITICA DELLA RAGION PURA
24. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
LA METAFORA DELLA COLOMBA
“Eccitato da una siffatta prova del potere della ragione, l'impulso a spaziare più largamente
non vede più confini. La colomba leggera, mentre nel libero volo fende l'aria di cui sente la
resistenza, potrebbe immaginare che le riuscirebbe assai meglio volare nello spazio vuoto di
aria. Ed appunto così Platone abbandonò il mondo sensibile, poiché esso pone troppo angusti
limiti all'intelletto; e si lanciò sulle ali delle idee al di là di esso, nello spazio vuoto
dell'intelletto puro. Egli non si accorse che non guadagnava strada, malgrado i suoi sforzi;
giacché non aveva, per così dire, nessun appoggio, sul quale potesse sostenersi e a cui
potesse applicare le sue forze per muovere l'intelletto. Ma è un consueto destino della
ragione umana nella speculazione allestire più presto che sia possibile il suo edifizio, e solo
alla fine cercare se gli sia stato gettato un buon fondamento. Se non che, poi si cercano
abbellimenti esterni di ogni specie per confortarci sulla sua saldezza, o anche per evitare del
tutto tale tardiva e pericolosa verifica”.
I. Kant, Critica della ragion pura
CRITICA DELLA RAGION PURA
25. IMMANUEL KANT
DIALETTICA TRASCENDENTALE
Prof. Francesco Baldassarre
“È possibile la metafisica come scienza?”
ANALISI DELLE TRE IDEE TRASCENDENTALI
ANALISI DELLA “RAGIONE” in senso stretto
Tentativo di pensare
senza dati sensibili
CRITICA DELLA RAGION PURA
26. IMMANUEL KANT
IDEE TRASCENDENTALI
Prof. Francesco Baldassarre
ANIMA
DIO
MONDO
fenomeni interni
fenomeni esterni
totalità dei fenomeni
Errori della psicologia razionale (paralogismi)
Errori della cosmologia razionale (antinomie)
Errori della teologia razionale
Critica alle prove dell'esistenza di Dio
Possono avere solo funzione
“regolativa”, mai conoscitiva
CRITICA DELLA RAGION PURA
27. IMMANUEL KANT
UN NUOVO CONCETTO DI METAFISICA
Prof. Francesco Baldassarre
La metafisica è un bisogno insopprimibile dell'uomo
La metafisica è impossibile come scienza della natura
La metafisica è possibile solo come scienza dei principi a priori
CRITICA DELLA RAGION PURA
28. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PRATICA
CRITICA DELLA RAGION PRATICA
Analisi della ragione in quanto guida dell'agire umano
La ragion pura pratica non ha limiti
I limiti sono della ragion pratica empirica
Analisi dei caratteri e dei limiti della volontà umana
Come devo
agire?
29. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PRATICA
I TRE POSTULATI DELLA RAGION PRATICA
Essi partono tutti dal principio fondamentale della moralità, che non è un postulato,
m a una legge, mediante la quale la ragione determina mediatamente la
volontà. E la volontà, appunto perché essa è così determinata, come volontà pura
esige queste condizioni necessarie dell’osservanza del suo precetto. Questi
postulati non sono dogmi teoretici, ma presupposti di intento necessariamente
pratico non ampliano dunque la conoscenza speculativa, ma attribuiscono realtà
oggettiva alle idee della ragione speculativa in genere (mediante la loro relazione
alla prassi) e le giustificano quali concetti, di cui essa altrimenti non si potrebbe
permettere di sostenere anche solo la possibilità.
Questi postulati sono quelli dell’immortalità, della libertà, considerata in senso
positivo (come la causalità propria di un’essenza in quanto questa appartiene al
mondo intelligibile) e dell’esistenza di Dio.
I. Kant, Critica della ragion pratica
30. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PRATICA
LA VOLONTÀ UMANA
È GUIDATA DA:
MASSIME
IMPERATIVI
IPOTETICI
CATEGORICI
prescrizione
soggettiva
prescrizione
oggettiva
mezzo in vista
di un fine
dovere
incondizionato
31. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PRATICA
LE TRE FORMULAZIONE DELL'IMPERATIVO CATEGORICO
● Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere
nello stesso tempo come principio di una legislazione universale
● Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in
quella di ogni altro, sempre e anche come fine e mai semplicemente
come mezzo
● [agisci in modo che] la volontà, in base alla massima, possa
considerare contemporaneamente se stessa come universalmente
legislatrice
32. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PRATICA
In ogni uomo c'è una legge morale a priori,
valida per tutti e sempre
MORALITÀ
=
DOVERE PER IL DOVERE
LA LEGGE MORALE
IMPERATIVO CATEGORICO
=
DOVERE INCONDIZIONATO
Agire in maniera tale che i
propri comportamenti
siano universalizzabili
33. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PRATICA
Indica come agire, non il
contenuto delle azioni
RIVOLUZIONE
COPERNICANA
I CARATTERI DELLA MORALE KANTIANA
FORMALE
INTENZIONALE
Etica non precettistica
È determinante l'intenzione
dell'azione, non il risultato
Etica anti-utilitaristica
La fonte dell'agire morale
non è all'esterno, nell'uomoAUTONOMA Etica non eteronoma
È la legge morale a
determinare bene e male
34. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PRATICA
La santità
è un'illusione
PRIMATO DELLA RAGION PRATICA
IL PRIMATO DELLA RAGION PRATICA
Nella vita terrena c'è una frattura fra
VIRTÙ e FELICITÀ
La volontà è
condizionata dagli
impulsi
L'agire morale non ha
come fine la felicità
● POSTULATO DELL'IMMORTALITÀ DELL'ANIMA
● POSTULATO DELL'ESITENZA DI DIO
Ricomposizione della frattura
fra virtù e felicità nell'aldilà
Cosa posso
sperare?
35. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DELLA RAGION PRATICA
LA CONCLUSIONE
Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più
spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in
me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte
nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto
immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima comincia dal posto che io occupo nel
mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo a una grandezza interminabile, con
mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del
loro principio e della loro durata. La seconda comincia dal mio io indivisibile, dalla mia personalità, e
mi rappresenta in un mondo che ha la vera infinitezza, ma che solo l’intelletto può penetrare, e con cui
(ma perciò anche in pari tempo con tutti quei mondi visibili) io mi riconosco in una connessione non,
come là, semplicemente accidentale, ma universale e necessaria. Il primo spettacolo di una quantità
innumerevole di mondi annulla affatto la mia importanza di creatura animale che deve restituire al
pianeta (un semplice punto nell’Universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata provvista
per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale. Il secondo, invece, eleva infinitamente il mio
valore, come [valore] di una intelligenza, mediante la mia personalità in cui la legge morale mi
manifesta una vita indipendente dall’animalità e anche dall’intero mondo sensibile, almeno per
quanto si può riferire dalla determinazione conforme ai fini della mia esistenza mediante questa legge:
la quale determinazione non è ristretta alle condizioni e ai limiti di questa vita, ma si estende
all’infinito.
I. Kant, Critica della ragion pratica
36. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
CRITICA DEL GIUDIZIO
Analisi del
SENTIMENTO
Facoltà del provare
piacere o dolore
giudizi riflettenti
Consente all'uomo di
fare esperienza della
finalità delle cose
Non producono conoscenza
Riflettono sugli oggetti
Cercano di unificare la conoscenza
estetici teleologici
Riguardano la bellezza
(finalità vissuta intuitivamente)
Riguardano i fini della natura
(finalità pensata concettualmente)
Derivano da un'esigenza
del soggetto
Hanno valore regolativo,
non conoscitivo
37. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
GIUDIZI RIFLETTENTI E GIUDIZI DETERMINANTI
Il Giudizio in generale è la facoltà di pensare il particolare in quanto contenuto nell’universale. Se
l’universale (la regola, il principio, la legge) è dato, il Giudizio che sussume sotto questo il particolare
[...] è determinante. Se invece è dato soltanto il particolare, ed il Giudizio deve trovargli
l’universale, allora esso è meramente riflettente. […]
Qui viene a presentarsi ora il concetto di una finalità della natura, e appunto come un principio
proprio del giudizio riflettente, non della ragione; in quanto il fine non viene posto nell’oggetto,
ma esclusivamente nel soggetto e precisamente nella sua mera facoltà di riflettere. […]
Il concetto dei fini di natura è dunque esclusivamente un concetto del giudizio riflettente per suo
proprio uso, e cioè per seguire il nesso causale negli oggetti dell’esperienza. Nell’usare un principio
teleologico della spiegazione dell’interna possibilità di certe forme naturali viene lasciato
indeterminato, se la finalità di esse sia intenzionale, o non intenzionale. Quel giudizio, che sostenesse
una delle due alternative, non sarebbe più semplicemente riflettente, ma determinante.
I. Kant, Critica del Giudizio
38. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
GIUDIZIO ESTETICO
Distinzione tra
piacevole
ciò che piace ai sensi
giudizio estetico empirico
(SOGGETTIVO)
BELLO
pura contemplazione
giudizio estetico puro
(UNIVERSALE)
39. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
IL GIUDIZIO ESTETICO
Per decidere se una cosa sia bella o no, noi non riferiamo le rappresentazioni all’oggetto mediante
l’intelletto, in vista della conoscenza; ma, mediante l’immaginazione (forse congiunta con l’intelletto),
la riferiamo al soggetto e al suo sentimento di piacere e dispiacere. Il giudizio di gusto non è
dunque un giudizio di conoscenza, cioè logico, ma estetico. Il che significa che il suo fondamento
non può essere se non puramente soggettivo [...]. Il rappresentarsi con la facoltà conoscitiva (in una
rappresentazione chiara o confusa) un edificio regolare e appropriato al suo scopo, è una cosa del tutto
diversa dall’essere cosciente di questa rappresentazione con il sentimento del piacere. In quest’ultimo
caso la rappresentazione è riferita esclusivamente al soggetto, e, veramente, sotto il nome di
piacere o dispiacere, al sentimento che quello ha della vita; la qual cosa dà luogo a una facoltà
interamente distinta di discernere e di giudicare, che non porta alcun contributo alla conoscenza,
ma pone soltanto in rapporto, nel soggetto, la rappresentazione data con la facoltà
rappresentativa nella sua totalità; di che l’anima ha coscienza nel sentimento del proprio stato. […]
Se [le rappresentazioni] vengono riferite in un giudizio unicamente al soggetto (al suo sentimento), il
giudizio resterà sempre estetico.
I. Kant, Critica del Giudizio
40. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
IL BELLO
ciò che piace senza
alcun interesse
Universale
Disinteressato
Extra-concettuale
ciò che piace
universalmente
senza concetto
ciò che è percepito
come finalità senza
scopo
ciò che è riconosciuto
come oggetto di
piacere necessario
41. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
IL BELLO (1)
Il colore verde dei prati è una sensazione oggettiva, in quanto percezione d’un oggetto del senso; la
gradevolezza invece è una sensazione soggettiva, mediante la quale nessun oggetto è rappresentato:
vale a dire, un sentimento, nel quale l’oggetto viene considerato come oggetto di soddisfazione (e
non di conoscenza) […]
Definizione del bello desunta dal primo momento: il gusto è la facoltà di giudicare d’un oggetto o
d’una specie di rappresentazione, mediante una soddisfazione od insoddisfazione scevra d’ogni
interesse [...] chi giudica si sente completamente libero nei confronti della soddisfazione con cui si
volge all’oggetto, per cui non riesce ad attribuire tale soddisfazione ad alcuna circostanza particolare,
esclusiva del proprio oggetto, e deve quindi considerarla fondata su ciò che può presupporre in ogni
altro: di conseguenza dovrà credere d’aver motivo di attendersi da ciascun altro una simile
soddisfazione.
I. Kant, Critica del Giudizio
42. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
IL BELLO (2)
… Al giudizio di gusto si deve annettere, con la consapevolezza del suo carattere disinteressato, una
pretesa di validità universale, senza che tale universalità poggi sull’oggetto; vale a dire, la pretesa
ad una universalità soggettiva deve essere legata al giudizio di gusto. Definizione del bello desunta dal
secondo momento: è bello ciò che piace universalmente senza concetto. [...] La soddisfazione che
noi, senza concetto, giudichiamo universalmente comunicabile, e quindi causa determinante del
giudizio di gusto, non può consistere in altro che nella finalità soggettiva della rappresentazione di un
oggetto, senza fini di sorta (né oggettivi né soggettivi), quindi nella semplice forma della finalità nella
rappresentazione con la quale un oggetto ci viene dato, nella misura in cui ne siamo coscienti.
I. Kant, Critica del Giudizio
43. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
IL BELLO (3)
Non può esservi alcuna regola oggettiva di gusto, capace di determinare tramite concetti che cosa
sia il bello. Infatti, ogni giudizio che scaturisca da questa fonte è estetico, trova cioè il proprio principio
di determinazione nel sentimento del soggetto e non nel concetto d’un oggetto.
Definizione di bello desunta da questo terzo momento: la bellezza è la forma della finalità d’un
oggetto, in quanto viene percepita in questo senza la rappresentazione d’uno scopo
I. Kant, Critica del Giudizio
44. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
IL BELLO (4)
Di ogni rappresentazione posso dire che è almeno possibile che essa (in quanto conoscenza) sia legata
ad un piacere. Di ciò che dico piacevole affermo che produce in me realmente piacere. Quanto al
bello, si pensa che esso abbia col piacere una relazione necessaria. Questa necessità è però di natura
particolare: non una necessità teorica oggettiva, per la quale si possa a priori riconoscere che ognuno
proverà la stessa soddisfazione per l’oggetto che io ho chiamato bello; neppure una necessità pratica,
per la quale, mediante i concetti di un volere razionale puro, che serve da regola ad un agente libero,
questa soddisfazione rappresenti la necessaria conseguenza d’una legge oggettiva, e non significhi altro
che il dovere assoluto d’agire in un certo modo (senz’altro intento).
[...] Definizione del bello dedotta dal quarto momento: Bello è ciò che, senza concetto, è riconosciuto
come oggetto d’una soddisfazione necessaria.
I. Kant, Critica del Giudizio
45. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
LA RIVOLUZIONE COPERNICANA ESTETICA
La bellezza non è nelle cose, ma nel
soggetto che la percepisce
si fonda sul
senso comune estetico
RIVOLUZIONE COPERNICANA ESTETICA
distinzione tra
Bellezza libera
Bellezza aderente
UNIVERSALITÀ DEL BELLO
Autonomia
dell'arte
Esaltazione del
GENIO
46. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
IL SUBLIME
Percezione dell'incommensurabile
Sublime
MATEMATICO
distinzione tra
Sublime
DINAMICO
dal TIMORE
all'ESALTAZIONE
Grandezza
della natura
Potenza
della natura
47. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
BELLO E SUBLIME
Il bello si accorda con il sublime in questo, che entrambi piacciono per se stessi. Inoltre, entrambi
non presuppongono un giudizio determinato dal senso o dall'intelletto, ma un giudizio di
riflessione; per conseguenza, in essi il piacere non dipende da una sensazione, come per il
piacevole, né da un concetto determinato, come per il buono; nondimeno si riferiscono a concetti,
sebbene indeterminati, per cui il piacere è legato alla pura esibizione o alla facoltà della esibizione, in
modo che questa facoltà, o in altri termini, l'immaginazione, è considerata in accordo, in una intuizione
data, con la facoltà dei concetti dell'intelletto o della ragione, e a vantaggio di essa. Perché entrambi i
giudizi [bello e sublime] sono particolari, ma si danno come giudizi universali rispetto a ogni
soggetto, sebbene pretendano solo al sentimento di piacere e non alla conoscenza dell'oggetto
I. Kant, Critica del Giudizio
48. IMMANUEL KANT
Prof. Francesco Baldassarre
CRITICA DEL GIUDIZIO
IL SUBLIME
Il bello della natura si riferisce alla forma dell'oggetto, la quale consiste nella limitazione. Il sublime
invece può riferirsi anche ad un oggetto informe, in quanto in esso, o per suo motivo, sia
rappresentata un'illimitatezza a cui si aggiunga il pensiero della sua totalità. L'oggetto stesso può
essere rappresentato come sublime in duplice modo: sublime matematico e sublime dinamico. Noi
diciamo sublime matematico ciò che è assolutamente grande, ciò che è grande al di là di ogni
comparazione. Se poi la Natura deve essere giudicata da noi dinamicamente sublime, deve essere
rappresentata come tale da provocare timore. Il piacere del sublime è diverso da quello del bello;
questo infatti produce direttamente un sentimento di esaltazione della vita; quello invece è un
piacere che ha solo un'origine indiretta, giacché esso sorge dal sentimento di un momentaneo
arresto delle energie vitali, seguito da una più intensa loro esaltazione. Possiamo aggiungere alle
formule precedenti della definizione del sublime anche questa: Sublime è ciò di cui la sola possibilità di
esser pensato dimostra la presenza di una facoltà dell'animo nostro che trascende ogni misura sensibile.
[…] La sublimità dunque non sta in nessuna cosa della Natura, ma solo nell'animo nostro, in
quanto noi possiamo riconoscerci superiori alla Natura.
I. Kant, Critica del Giudizio