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GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
ARTE e VITA
“Gabriele D'Annunzio fu forse la figura di maggiore spicco nell'Italia
letteraria fra Otto e Novecento, non tanto per le prerogative
strettamente artistiche quanto per l'esibizione del rapporto arte/vita.
Un'esistenza d'eccezione – gesti eroici, passioni trasgressive,
compiacimenti estetizzanti – per un'artista fuori dalla norma: così
D'Annunzio costruì la sua immagine, con una cura che rivela forse il
tratto più decisamente «moderno», la capacità di tener d'occhio i
meccanismi del mercato e le aspettative del pubblico”
R. Ceserani, L. De Federicis, Il materiale e l'immaginario
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
La famiglia e gli anni di formazione (1863-1881)
Nasce a Pescara il 12 marzo 1863
1874-1881: Prato, città in cui frequenta il liceo presso il prestigioso Convitto
Nazionale Cicognini
Registro degli esami del Liceo Classico “G.B. Vico” - Chieti
Esami di licenza ginnasiale - 23 ottobre 1878
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
La famiglia e gli anni di formazione (1863-1881)
La leera a Giosuè Carducci (1879)
“Iuse signore, quando ne le passate sere d'inverno leggevo avidamente i suoi bei versi, e gli ammiravo dal
profondo de'animo, e senvo il cuore baermi for' di a(ei nuovi e liberi, mi venne mol' vol' il desiderio di
scriverle una leerina in cui si racchiudessero tui ques senmen e ques palpi giovanili. Prendevo il foglieo
e la penna, ed ascoltando la voce genle de'anima ravo giù le prime righe con una -ria e un ardore indicibili;
ma nel voltar pagina mi assalivano a un ao cento curiosi pensieri che mi cosingevano a smeere, ed a
scuo're la 'sta come per dire: che gran sciocco son io!...Mi pareva infai una solenne sciocchezza che un
giovineo di sedici anni come me, oscuro alunno di liceo, scrivesse a un poeta come lei, già famoso in tua l'Italia,
soltan4 per fargli sapere che l'ama, lo riverisce e l'ammira. […]Io le parlo co 'l cuore su le labbra, e sen4 deno di
me una commozione sana e vivissima, e mi ema la mano nel vergar ques' righe. Io voglio seguire le sue orme:
voglio anch'io combaere coraggiosamen' per questa scuola che chiamano nuova, e che è desnata a vedere ion9
ben diversi da quei dea chiesa e dea scuola di Manzoni; anch'io mi sento nel cerveo una scina di genio
baagliero, che mi scuo' tue le 9bre, e mi mee ne'anima una smania 4rmen4sa di gloria e di pugne; anch'io
voglio consacrare a l'ar' vera i baleni più -lgidi del mio ingegno, le forze più po'n dea mia vita, i palpi più
santi del mio cuore, i miei sogni d'oro, le mie aspirazioni giovanili, le emende amarezze, le gioie supreme... E
voglio combaere al suo 9anco, o Poeta! Ma dove mi asporta l'ardore?... Mi perdoni Signore, e pensi che io ho
sedici anni e che son na4 soo il sole degli Abruzzi.
1879: il padre finanzia la pubblicazione di Primo vere, edito dalla tipografia Ricci di Chieti
(nel 1880 la raccolta sarà pubblicata dalla casa editrice Carabba di Lanciano)
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Il periodo romano (1881-1891)
La cultura provinciale e vitalistica di cui il gruppo intellettuale di cui D'Annunzio
(svolgendo attività giornalistica) entra a fare parte appariva al pubblico romano,
ancora molto lontano dall'effervescenza intellettuale che animava le altre capitali
europee, una novità barbarica, eccitante e trasgressiva.
1883: sposa con un matrimonio riparatore Maria Hardouin duchessa di Gallese, da
cui avrà tre figli (Mario, Gabriele Maria, Ugo Veniero). Il matrimonio finisce in una
separazione legale dopo pochi anni per le numerose relazioni extraconiugali del
poeta, tra cui quella con Maria Gravina (da cui nascerà la figlia Renata).
da aprile del 1887: relazione con Barbara Leoni, destinata a restare il più grande
amore della vita del Vate
1889: Il piacere, Milano, Treves
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Il periodo napoletano (1891-1894)
1892: Giovanni Episcopo, Napoli, Pierro
1892: L'innocente, Napoli, Bideri
1894: Il trionfo della morte, Milano, Treves
1893: Poema paradisiaco, Milano, Treves
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Il periodo fiorentino (1894-1904)
1892: relazione epistolare con l'attrice Eleonora Duse
1894: la conosce personalmente e con lei intesse una relazione
Per viverle accanto, D'Annunzio si trasferisce a Firenze, dove affitta la villa La
Capponcina (vicinissima alla villa Porziuncola dell'attrice), trasformandola in un
monumento del gusto estetico decadente, definita da lui la vita del signore
rinascimentale.
1893-1897: D'Annunzio conduce un'esistenza movimentata che lo porta dapprima
nella sua terra d'origine, poi in Grecia.
1895: Le vergini delle rocce, I romanzi del giglio, Roma, De Bosis
1900: Il fuoco, Milano, Treves
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Il trasferimento in Francia (1904-1915)
La relazione con Eleonora Duse si incrina nel 1904, dopo il tradimento con
Alessandra di Rudiní e la pubblicazione de Il fuoco, in cui il poeta aveva descritto
impietosamente la relazione con l'attrice.
A Parigi D'Annunzio era un personaggio noto, cosa che gli permette di mantenere
inalterato il suo dissipato stile di vita fatto di debiti e frequentazioni mondane, tra cui
quelle con Marinetti e Debussy.
1914: Gabriele D'Annunzio rifiutò di diventare Accademico della Crusca, nemico
giurato com'era degli onori letterari e delle università. Ai bolognesi che gli offrivano
una cattedra scrisse infatti: amo più le aper' spiagge che le chiuse scuole dae quali vi
auguro di liberarvi.
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Dalle “radiose giornate” di maggio alla Prima guerra mondiale
5 maggio 1915 Inaugurazione del monumento ai Mille a Genova
“D'Annunzio era allora un'autentica celebrità, qualcosa di simile alle
star televisive di oggi: la sua vita avventurosa, la sua prodigiosa
creatività intelletuale, le sue pose teatrali e le sue abitudini mondane
lo avevano portato alla ribalta facendolo conoscere a una cerchia di
pubblico ben più ampia dei cultori di lettere. D'Annunzio aveva
inaugurato, non solo nella sua poesia ma nella sua vita, una nuova
figura di intellettuale abituato a comparire sugli scenari della vita
pubblica, a dettare aspetti delle moda, a influire sui comportamenti
collettivi, a usare i mezzi di comunicazione di massa”.
A. Gibelli, LA GRANDE GUERRA DEGLI ITALIANI
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Dalle “radiose giornate” di maggio alla Prima guerra mondiale
“Quando D'Annunzio scriveva o parlava, non erano molti quelli che capivano letteralmente il
senso delle sue parole. Il suo linguaggio era raffinato, pieno di allusioni dotte e di citazioni
classiche spesso oscure, ma anche di invenzioni audaci. […] Ma in definitiva a giocare erano il
fascino e la fama del personaggio che si esibiva, ormai divenuto un divo. Estetica della politica e
mitologia del capo carismatico erano in qualche modo collegate, lo stesso Mussolini avrebbe
imparato molto da D'Annunzio”.
“D'Annunzio diede forma suggestiva, elegante e teatrale agli umori dell'Italia nuova […] e lo
faceva utilizzando e riplasmando miti e linguaggi tratti dalle tradizioni più diverse. Questa fu la
sua grande capacità: combinare dinamicamente classicismo e modernità, servendosene per
esprimere la nuova vitalità del paese in fase di crescita e le sue ambizioni espansionistiche. […]
Nella sua oratoria i vecchi argini del linguaggio e dell'immaginario sembravano violati, la sua
estetica vitalistica interpretava inquietudini di generazioni che sentivano il vecchio mondo come
ormai troppo angusto”.
A. Gibelli, LA GRANDE GUERRA DEGLI ITALIANI
GABRIELE D'ANNUNZIO
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Dalle “radiose giornate” di maggio alla Prima guerra mondiale
10 – 11 febbraio 1918 Beffa di Buccari
Raid militare nella Baia di Buccari (Croazia). Gli
incursori della Regia Marina su MAS invece di
siluri lanciano messaggi in bottiglia.
9 agosto 1918 Volo su Vienna
Nove aereoplani italiani sorvolano Vienna
lanciando 50.000 copie di un manifestino in
italiano.
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
L'impresa di Fiume (1919-1920)
12 settembre 1919 Marcia di Ronchi
D'Annunzio alla guida di circa 2.500 volontari (in maggioranza reduci della
Prima Guerra mondiale) occupa la città di Fiume e ne dichiara l'annessione
all'Italia.
8 settembre 1920 Reggenza italiana del Carnaro
D'Annunzio si autoproclama capo del governo (Duce) dell'autoproclamato
Stato di Fiume.
12 novembre 1920 Trattato di Rapallo: Fiume viene proclamata città libera.
24 dicembre 1920 Natale di sangue
L'esercito italiano unterviene per sgomberare Fiume da D'Annunzio e dai
suoi legionari.
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
L'impresa di Fiume (1919-1920)
Secondo lo storico tedesco G.L. Mosse, la liturgia
politica del fascismo non fu una creazione di
Mussolini, bensì di D'Annunzio.
La complessa liturgia dannunziana fu sperimentata
appunto durante l'occupazione di Fiume. Essa
prevedeva i “discorsi dal balcone”, gli “squilli” di
tromba, le “bandiere”, la “fiamma”, gli “slogans”, il
discorso scandito con “domande retoriche” cui la folla
rispondeva con risposte obbligate.
L'impresa di Fiume, pensata come
preludio alla rivoluzione italiana, si
concluderà con un fallimento, ma
essa sarà comunque una sorta di
prova generale di quello che il
fascismo realizzerà di lì a poco con
la Marcia su Roma.
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
L'esilio (1921-1938)
Hic manebimus optime
1921: Notturno, Milano, Treves
Reduce dall’impresa di Fiume, D’Annunzio è alla ricerca di una dimora defilata
Sono avido di silenzio dopo tan4 rumore, e di pace dopo tanta guerra (dalla lettera a De
Ambris, suo compagno nell’impresa fiumana)
La scelta cade dunque sulla villa di Cargnacco, sulla costa del lago di Garda:
immersa nel verde, su un colle terrazzato, tra un uliveto e una limonaia, è di
proprietà di Heinrich Thode, illustre tedesco studioso d’arte che, espropriato in base
al decreto del 1918 sui danni di guerra, è costretto ad abbandonare la sua
residenza italiana. Oltre alla villa, con i rustici annessi, d’Annunzio entra in
possesso anche dei circa seimila volumi della sua biblioteca, mobili, quadri e
suppellettili.
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
L'esilio (1921-1938)
Hic manebimus optime
febbraio del 1921: stipulato il contratto d’affitto, fa il suo ingresso nella villa, che
pochi mesi più tardi acquisterà.
Ribattezzata il “Vittoriale degli italiani” sarà ampliata da D'Annunzio, e
successivamente aperta al pubblico.
Qui lavora e vive fino alla morte (1938), curando con gusto teatrale un mausoleo di
ricordi e di simboli mitologici di cui la sua stessa persona costituiva il momento di
attrazione centrale
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Le Novelle della Pescara
Terra vergine (1882) nove bozzetti, che diventeranno undici nella seconda edizione (1884)
● ispirazione provinciale, ambientazione rusticana
● del Verismo resta la teoria della ferinità dell'uomo e del determinismo che ne regola il
comportamento. La natura però viene ridotta all'esigenza sessuale
● del Verismo mancano l'impersonalità e l'analisi scientifica - a vantaggio del momento
istintuale e arazionale
Il libro delle vergini (1884)
San Pantaleone (1886)
Tutta la narrativa di ambientazione abruzzese confluisce nelle Novelle della Pescara (1902)
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
LA FIGURA PIÙ MONUMENTALE DEL DECADENTISMO
“Figlio d'una razza semibarbara”
“La figura più monumentale del decadentismo, quella in cui confluirono le
varie correnti europee della seconda metà dell'Ottocento, non la dette la Francia,
ma l'Italia, e una regione che più partecipava d'una vita istintiva e primordiale, una
vera e propria «Italia barbara», il «remoto e inculto»* Abruzzo.
Certe caratteristiche salienti del D'Annunzio posson farsi salire a peculiarità
d'origine e di cultura; egli è, insomma, sempre e soprattutto il figlio d'una
razza semibarbara che, venuto a contatto con una civiltà più che matura, se l'è
assimilata rapidamente e sommariamente, con le inevitabili dissonanze derivanti
da questo processo d'adattazione imperfetta. Di sotto la vernice, lo «spirito crudo»
di tanto in tanto traspare”.
M. Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica
* G. D'Annunzio, Le faville del maglio
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
LA FIGURA PIÙ MONUMENTALE DEL DECADENTISMO
“... senza umanità”
“Si vedrà un D'Annunzio alle poste dell'ultima novità, tutto teso verso l'esterno,
pronto ad accogliere dall'esterno motivi, filosofie, gusti. Com'è da attendersi, egli
si fisserà sugli aspetti più speciosi, sugli artisti più vistosi.
[…]
Quella mancanza di umanità che si suol notare in tanta parte dell'opera
dannunziana, è da attribuirsi, io credo, a un ambiguo estremismo: il D'Annunzio
è un barbaro e, insieme, un decadente; manca in lui quella zona temperata che
allo stadio attuale della cultura, rappresenta l'«umanità»
[…]
L'abito dannunziano di costruirsi tutto dall'esterno, cercando se stesso negli
altri, appropriandosi e riducendo a un comune denominatore le diverse fonti... ha
fatto sì che l'opera complessiva del poeta presenti l'aspetto d'una monumentale
enciclopedia del decadentismo europeo”.
M. Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
I TRATTI COMUNI DEI ROMANZI
● La centralità del tema dell'arte e del valore dell'artista;
● L'autobiografismo;
● La mancanza di una vera struttura narrativa;
● Lo sperimentalismo;
… E DEI LORO PROTAGONISTI
● Artisti o intellettuali con personalità d'eccezione (eccezione Giovanni Episcopo);
● Rifiuto della modernità e della quotidianità;
● Oscillazione tra tensione al dominio e isolamento;
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
D'ANNUNZIO E IL MERCATO
personaggi da vendere
I personaggi dannunziani si interessano all'arte da “dilettanti”, rimanendo
volutamente estranei ai problemi della produzione per il mercato, anzi
proponendosi proprio di sottrarre l'arte al processo di mercificazione in atto.
Al contrario dei suoi personaggi D'Annunzio, invece, è un ottimo
“professionista”, molto attento alle esigenze del mercato ed alle
caratteritiche del pubblico cui vuole destinare i suoi prodotti.
L'artista dannunziano incarna un'alternativa, una diversità, rispetto alla società
borghese dell'utile e del cattivo gusto; ma, insieme, egli è proprio ciò che il
lettore borghese si aspetta che un artista debba essere.
Videolezione
Estetismo e mercato
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Il piacere (1889)
ovvero l'estetizzazione della vita, e la sua aridità
È il 31 dicembre 1886. Andrea Sperelli, giovane aristocratico di origini
abruzzesi, aspetta con ansia l'ex amante Elena Muti nella sua casa
romana. Durante l'attesa la memoria torna al loro addio, avvenuto
quasi due anni prima, nel marzo del 1885.
Di qui una rievocazione del passato: quando da poco amante della
donna, conosciuta ad una festa mondana, viene a scontrarsi con il
marito di lei.
Ferito, Andrea viene ospitato dalla cugina in una villa a Francavilla al
mare, per vivere la convalescenza, in un'unione mistica con la natura e
l'arte.
Il 15 settembre 1886 arriva, ospite a villa Schifanoja, Maria Ferres con
il marito, ministro plenipotenziario del Guatemala (che riparte subito),
e con la figlia Delfina.
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Andrea, sedotto dalla donna «spirituale ed eletta», le dichiara il suo amore; lei però non
risponde, facendosi schermo della presenza della figlia. Ma Maria tiene un diario di quei giorni,
dove sono annotati i suoi sentimenti, le sue riflessioni, i turbamenti d'amore per Andrea, da cui
non vuole lasciarsi vincere.
Dal 26 settembre in poi, attraverso il diario, vengono narrate le successive fasi del
corteggiamento, sempre più serrato, finché il 4 ottobre, durante una cavalcata in una pineta, la
donna cede.
Tornato il marito, avviene la separazione tra i due innamorati.
Andrea, guarito, torna a Roma, e si rituffa nella sua solita vita mondana, tra feste, passeggiate
amorose e incontri con Elena, che lo lascia, comunicandogli di essere innamorata di un altro.
Presto Andrea viene a sapere di una crisi finanziaria del marito di Maria, e la ospita nel suo
palazzo. Andrea e Maria possono finalmente vivere liberamente la loro relazione, ma Andrea,
ancora troppo legato ad Elena, in poco tempo distrugge anche questo rapporto.
Il piacere (1889)
ovvero l'estetizzazione della vita, e la sua aridità
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Andrea riesce a nascondere con sempre maggior difficoltà la doppia vita amorosa. Dopo aver
visto Elena uscire di casa per andare dal nuovo amante, torna nel rifugio di Palazzo Zuccari,
dove, nell'ultima notte d'amore con Maria, pronuncia inconsciamente il nome di Elena. Maria lo
lascia.
Il 20 giugno Andrea partecipa all'asta dei mobili appartenuti ai Ferres.
Il romanzo si conclude con Andrea che segue gli scaricatori che trasportano l'armadio da lui
comprato all'asta, salendo le scale «di gradino in gradino, fin dentro la casa».
Mentre Maria vede distrutto il proprio patrimonio, dilapidato dai creditori, ad Andrea non resta
che la solitudine e la consapevolezza di assistere al cambiamento di un'epoca storica, al
passaggio del potere dalla nobiltà alla democrazia popolare.
Il piacere (1889)
ovvero l'estetizzazione della vita, e la sua aridità
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
arte è il valore assoluto
● la vita stessa viene concepita come arte
● dunque “l'arte per l'arte” non è solo un programma estetico ma anche uno stile di vita
● anche la morale è subordinata a una visione estetica della vita, i cui valori diventano la
raffinatezza, la bellezza, il languore del gusto e delle sensazioni.
● Stilisticamente si mescolano: tradizione naturalistica del romanzo d'ambiente e la nuova
tendenza decadente della narrativa lirico-evocativa
Il piacere (1889)
ovvero l'estetizzazione della vita, e la sua aridità
Il piacere libro I cap. II
Videolezione “Andrea Sperelli”
“un'opera grande e infame”
(Carlo Michelstaedter)
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Il trionfo della morte (1894)
Giorgio Aurispa è un giovane abruzzese colto e raffinato di
nobile discendenza che ha abbandonato il paese natìo per
trasferirsi a Roma. Intesse una relazione con una donna
sposata, Ippolita Sanzio, che deciderà poi di abbandonare il
marito in favore del protagonista.
Roma per Giorgio e Ippolita non è più una città di pace eterna
come lo era una volta. Dalla visione del cadavere di un suicida
Giorgio comincia a sviluppare un senso di malessere.
Nemmeno Ippolita con il suo amore riesce a consolarlo.
Giorgio decide di partire con la fidanzata per l' Umbria.
Nel secondo libro si spostano in Abruzzo (Guardiagrele, Casalbordino, Santuario della
Madonna dei Miracoli, Fossacesia, San Vito Chietino).
Qui Giorgio ha tutto il tempo di riflettere su ciò che ha compiuto in vita sua fino a quel
momento.
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Il trionfo della morte (1894)
Giorgio attraverso lo studio della filosofia di Nietzsche
presume di potersi disfare di tutti i propri crucci, e arrivare ad
essere padrone di tutti i sentimenti – pur riconoscendo di non
essere mai stato sensibile all'attività speculativa cui tanto va
anelando.
All'ennesimo episodio tragico, Giorgio si convince che la sua
vita sia minata da una Nemica, un essere impalpabile, causa di
tutti i suoi mali.
E ne ha piena consapevolezza non appena subisce una
mancanza di rispetto da parte della sua fidanzata: in una
passeggiata presso il trabocco di Fossacesia, Giorgio vorrebbe
tuffarsi a nuotare tra gli scogli, ma Ippolita è riluttante.
Giorgio cerca di aiutarla, ma lei scioccamente cade in acqua e
rischia di far affogare entrambi.
L'uomo così incomincia a guardare con odio atroce la sua
Ippolita e medita addirittura di ucciderla, riconoscendo in lei la
Nemica.
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
● influenza del modello naturalistico (tara famigliare di violenza,
dissipazione, nevrastenia)
● il protagonista possiede anche i tratti raffinati ed estetizzanti di
Andrea Sperelli
● filosofia di Nietzsche (e citazioni dalle sue opere)
● realizzazione dell'io e sua inettitudine
Il trionfo della morte (1894)
il superuomo e l'inetto
Videolezione “Il Trionfo della morte”
Testo 71 “Ippolita la Nemica”
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Il 25-26 settembre 1892 D’Annunzio pubblica su “Il Mattino” di
Napoli “La bestia elettiva”. I due brevi articoli partono da
considerazioni attorno a Nietzsche per avviare una violenta polemica
contro il suffragio universale e, più in generale, contro la democrazia.
Le letture nietzscheane di D' Annunzio derivavano da un testo francese
di Jean de Néthy intitolato “Nietzsche-Zarathustra” e pubblicato nella
Revue Blanche nell' aprile del 1892.
Indipendentemente da quanto D'Annunzio avesse veramente recepito
della filosofia nietzschiana e da quanto invece sovrapponesse la propria
immagine e il proprio sentire decadente alla riflessione originale di
Nietzsche, i suoi articoli rappresentarono lo strumento più
efficace di penetrazione del pensiero del filosofo tedesco in Italia.
D'Annunzio e Nietzsche
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Negli stessi anni D’Annunzio comincia ad inserire richiami alla filsoofia di
Nietzsche nelle sue opere.
Il Trionfo della Morte si apre con una citazione tratta da Al di là del bene e del male e
si chiude con un richiamo al superuomo profetizzato da Nietzsche.
Vi sono libri che hanno per l'anima e la salute un valore opposto, a seconda che se ne serva
un'anima ignobile, un'inferiore forza vitale, oppure invece quella più alta e più possente: nel
primo caso sono libri pericolosi, frantumanti e dissolventi, nel secondo, sono appelli d'araldo,
che invitano i più prodi alla loro prodezza. I libri per tutti sono sempre libri
maleodoranti: l'odore della piccola gente resta loro attaccato addosso.
Dove il popolo mangia e beve, perfino là dove esso tributa la sua venerazione, c'è di solito del
fetore. Non si deve andare in chiesa se si vuol respirare aria “pura”.
D'Annunzio e Nietzsche
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Nel romanzo Le Vergini delle Rocce D'Annunzio utilizza Nietzsche per legittimare la
sua ideologia politica antidemocratica:
Il mondo, quale oggi appare, è un dono magnifico largito dai pochi ai molti, dai liberi agli
schiavi: da coloro che pensano e sentono a coloro che debbono lavorare … Aspettate dunque e
preparate l’evento. Per fortuna lo Stato eretto sulle basi del suffragio popolare e dell’uguaglianza,
cementato dalla paura, non è soltanto una costruzione ignobile, ma è anche precaria. Lo Stato
non deve essere se non un istituto perfettamente adatto a favorire la
graduale elevazione di una classe privilegiata verso un’ideal forma di esistenza.
Sull’uguaglianza economicae politica, a cui aspira la democrazia, voi andrete dunque formando
una oligarchia nuova, un nuovo reame della forza; e riuscirete in pochi, o prima o poi, a
riprendere le redini per domar le moltitudini a vostro profitto. Non vi sarà troppo
difficile, invero, ricondurre il gregge all’obbedienza. Le plebi restano
sempre schiave, avendo un nativo bisogno di tendere i polsi ai vincoli. Esse non avranno
dentro di loro giammai, fino al termine dei secoli, il sentimento della libertà
D'Annunzio e Nietzsche
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Giovanni Episcopo è un impiegato che conduce una vita mediocre. Subisce il fascino di un suo
collega, Giulio Wanzer, persona risoluta e aggressiva.
Giovanni sposa Ginevra, una cameriera giovane e piacente, dalla discutibile fama. Passati pochi
giorni dal matrimonio, la donna muta carattere, diventa più crudele e scostante col marito e
comincia a tradirlo.
Giovanni pensa di poter ancora salvare il matrimonio in seguito alla nascita del figlio Ciro, ma la
speranza risulta vana. Per i problemi familiari, egli trascurerà i suoi doveri in ufficio fino al
licenziamento.
Così inizierà ad affogare le sue frustrazioni nel vino. Vinto dalla propria inettitudine, sarà
incapace di reagire quando Wanzer, divenuto amante abituale della moglie, si trasferirà
stabilmente a casa sua. Avrà un moto di ribellione quando Wanzer alzerà le mani sul figlio:
Giovanni lo pugnalerà a morte.
Giovanni Episcopo (1891)
una lunga novella sul tema dell'inettitudine
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Tullio Hermil, ex diplomatico e ricco proprietario terriero, è marito di Giuliana, dalla quale ha
avuto due figlie. Uomo dai gusti raffinati, e privo di moralità, ha un temperamento inquieto e
sensuale, e tradisce la moglie continuamente.
Quando, veramente pentito, Tullio torna da lei, deve apprendere che la donna lo ha tradito a sua
volta e aspetta un figlio dallo scrittore Filippo Arborio.
Il nascituro viene visto dai due come un elemento di disturbo del loro improbabile amore.
Venuto al mondo l'innocente, Giuliana si fa silenziosa complice del piano disumano del marito.
Tullio, approfittando della breve assenza della governante, espone il bambino al gelo di una
notte natalizia. Il piccolo ovviamente si ammala e muore poco dopo, fra la disperazione dei
parenti e dei servitori.
L'innocente (1892)
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Claudio Cantelmo è l'ultimo discendente di una nobile e antica famiglia. Concepisce l'idea di
generare un erede (l'«ideal tipo latino») degno di tali illustri antenati, mediante l'unione con una
nobildonna di pari rango.
Claudio si trasferisce in un'indefinita località dell'ex Regno delle due Sicilie, dove riallaccia i
rapporti con una nobile famiglia del posto: i principi Capece-Montaga, che vivono in un palazzo
in sfacelo, nel culto ossessivo del passato borbonico.
Attratto dalle tre figlie del principe, Violante, Massimilla, Anatolia, Claudio non sa decidersi.
Alla fine la scelta cade su Anatolia, che rifiuterà la proposta di matrimonio per poter continuare
ad assistere i propri familiari. Anatolia stessa, tuttavia, spinge Claudio a prendere in
considerazione come futura consorte sua sorella Violante, la più degna del suo amore.
Così finisce il libro delle vergini e incomincia il libro della Grazia, secondo di una trilogia mai
compiuta.
Le vergini delle rocce (1895)
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
L'ultimo film diretto dal regista, presentato al Festival di
Cannes, due mesi dopo la morte di Visconti.
Il regista realizzò il film in carrozzella - morirà nella
primavera del 1976, colto da una forma grave di
trombosi pochi giorni dopo aver visionato insieme ai
suoi più stretti collaboratori il film nella prima forma del
montaggio.
Il film fu così presentato al pubblico, fatta eccezione per
alcune modifiche apportate dalla co-sceneggiatrice Suso
Cecchi D'Amico, sulla base di indicazioni dello stesso
regista.
L'innocente (1976) di L. Visconti
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Pur nel sostanziale rispetto dei tratti principali della personalità del protagonista
(il superomismo, l'ateismo fiero, lo spirito anticonformista), Visconti introdusse
nella sceneggiatura significative differenze rispetto al romanzo di D'Annunzio:
● non è Tullio a raccontare in prima persona, come avviene nel romanzo;
● maggiore presenza di personaggi femminili: nel film, Giuliana reagisce al
tradimento del marito e non rinuncia a costruirsi una propria esistenza
affettiva autonoma. Rivendica, poi, il controllo sul proprio corpo, rifiutandosi
di abortire, ed infine lascia il marito.
● nel romanzo Tullio sopravvive al suo crimine. Nel film è lui stesso a
giustiziarsi suicidandosi; quasi a sancire l'incapacità di un aristocratico di
venire a patti con la modernità.
L'innocente (1892)
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Claudio Cantelmo è l'ultimo discendente di una nobile e antica famiglia. Concepisce l'idea di
generare un erede (l'«ideal tipo latino») degno di tali illustri antenati, mediante l'unione con una
nobildonna di pari rango.
Claudio si trasferisce in un'indefinita località dell'ex Regno delle due Sicilie, dove riallaccia i
rapporti con una nobile famiglia del posto: i principi Capece-Montaga, che vivono in un palazzo
in sfacelo, nel culto ossessivo del passato borbonico.
Attratto dalle tre figlie del principe, Violante, Massimilla, Anatolia, Claudio non sa decidersi.
Alla fine la scelta cade su Anatolia, che rifiuterà la proposta di matrimonio per poter continuare
ad assistere i propri familiari. Anatolia stessa, tuttavia, spinge Claudio a prendere in
considerazione come futura consorte sua sorella Violante, la più degna del suo amore.
Così finisce il libro delle vergini e incomincia il libro della Grazia, secondo di una trilogia mai
compiuta.
Le vergini delle rocce (1895)
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Una serata in settembre. Stelio Effrena, poeta giovane e geniale, tiene un grande
discorso al Palazzo Ducale di Venezia, davanti a un pubblico entusiasta. Spiega tutta
la sua filosofia sull'arte antica.
Si accompagna da un'attrice celebre: la Foscarina, che nel primo capitolo viene
chiamata Perdita. È una bella donna, anche se non più giovane, e ama Stelio fino
all'abbandono della propria personalità. Pur sapendo che questo suo amore è in
pericolo, presenta una donna giovane e bellissima a Stelio, la cantante Donatella
Arvale. Foscarina è sicura che lei non resterà la sua unica amante.
Il fuoco (1900)
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
In un viaggio in nave con un amico, Stelio incontra Richard Wagner, per lui
incarnazione del genio artistico. Ma Wagner è vecchio e malato, e subisce un colpo
apoplettico. Stelio e il suo amico lo soccorrono e lo fanno scendere dalla nave.
Foscarina decide di lasciare Stelio per renderlo libero nelle sue creazioni poetiche.
Alla notizia della morte di Richard Wagner, Stelio e i suoi discepoli partecipano al
corteo funebre per il grande compositore.
La commovente descrizione del trasporto della salma di Wagner da palazzo
Vendramin alla stazione ferroviaria altro non sembra essere che semplice
trasposizione del reale da parte di un testimone - Gabriele d'Annunzio pretese di
esser stato nel 1883, non ancora ventenne, tra i sei portatori a spalla del feretro del
grande musicista.
Il fuoco (1900)
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Nietzsche, Il caso Wagner (1888) e Contra Wagner (1889-1895)
Presa di distanza del filosofo tedesco dal musicista:
● Motivazioni biografiche:
Conversione al cristianesimo.
● Motivazioni politiche:
Avvicinamento di Wagner al nazionalismo-populista tedesco(e idea di un teatro
per le masse) e sue posizioni antisemite.
● Motivazioni artistiche:
Critica del principio wagneriano secondo cui la musica deve essere solo un mezzo
per conseguire il fine: il dramma.
● Motivazioni filosofiche:
Rifiuto dell'idea della “redenzione” e quindi della possibilità di dare un senso al
dolore.
D'Annunzio tra Nietzsche e Wagner
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
23 luglio, 3 e 9 agosto 1893 articoli di D'Annunzio su “La Tribuna” dedicati al caso
Wagner
Il poeta prende le difese del grande compositore attaccato duramente da
Nietzsche
Per D'Annunzio Wagner è un genio moderno, l’artista completo capace di
esprimere “la profondità della malinconia moderna, i pensieri indefiniti, i desiderii
senza limiti, le ansie senza causa, tutti i turbamenti più oscuri e più angosciosi”.
Wagner è l’interprete di un “bisogno metafisico”.
Innamorato del musicista tedesco, D'Annunzio perseguì costantemente l'idea
wagneriana di creare una nuova grande arte in cui tutte le altre venissero fuse, la
magnifica ambizione dell’opera totale.
D'Annunzio tra Nietzsche e Wagner
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Nietzsche e la musica mediterranea
Mentre ripudia Wagner Nietzsche esalta invece la “musica del Sud”, rappresentata
ad esempio da Bizet e dalla sua Carmen, esempio di opera solare, mediterranea, con
forti contrasti passionali e uno spiccato senso del destino da tragedia greca, quel che
Wagner aveva appunto perduto.
“Non concederò mai che un tedesco possa sapere che cos'è la musica. I cosiddetti
musicisti tedeschi, soprattutto i grandissimi, sono stranieri, slavi, croati, italiani...”
D'Annunzio: “A vucchella”
Il testo della canzone nasce da una scommessa fra Gabriele D'Annunzio e
Ferdinando Russo, autore di note canzoni napoletane, nel 1892, quando entrambi
collaboravano con “Il Mattino”. Il poeta abruzzese scrisse 'A vucchella che Russo
conservò fino al 1904 quando la consegnò' a Francesco Paolo Tosti per farla
musicare. La canzone fu pubblicata dalla Ricordi di Milano ed ebbe un enorme
successo, anche grazie all'interpretazione del celebre tenore Enrico Caruso.
Nietzsche, D'Annunzio e la “canzone napoletana”
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Ambientato nel mondo dell'aviazione, il romanzo descrive lo sviluppo di passioni
che legano e dividono cinque personaggi borghesi.
La vicenda verte sulla nascita di una violenta passione amorosa tra Paolo Tarsis e
Isabella Inghirami. Nel retroscena si intrecciano le vicende di Vanina e Lunetta e
Aldo.
La dolorosa scoperta della storia d'amore tra Paolo e Isabella da parte di Aldo e
Vanina causa una precipitosa caduta verso tendenze suicide: Aldo e Vanina tentano
insieme il suicidio sporgendosi da una muraglia diroccata. Vanina è infatti
innamorata di Paolo. Emerge verso la fine del romanzo che Aldo intrattiene
relazioni sessuali con la sorella Isabella.
Vanina svela a Paolo questa relazione e poi si suicida. Isabella si ammala di una follia
inarrestabile.
Forse che sì forse che no (1910)
GABRIELE D'ANNUNZIO
Proff. Piccirilli - Baldassarre
Frammenti, ricordi, prevalentemente di guerra.
Tornato in Italia per partecipare alla prima guerra mondiale, D'Annunzio fu
costretto all'immobilità in seguito a un incidente aereo.
D'Annunzio scrisse il Notturno utilizzando circa diecimila cartigli, su ciascuno dei
quali era possibile una sola riga di testo. Il materiale così redatto fu poi messo in
ordine dalla figlia Renata che lo aiutava al capezzale.
La prima edizione del libro, considerato un vero capolavoro dalla critica, fu
pubblicato per la prima volta da Treves nel 1916, quando, tuttavia, non aveva ancora
ricevuto l'ultima mano dall'autore.
L'edizione definitiva, sotto il diretto controllo del poeta, apparve invece nel 1921.
Notturno (1921)
un “commentario della tenebra”

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  • 2. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre ARTE e VITA “Gabriele D'Annunzio fu forse la figura di maggiore spicco nell'Italia letteraria fra Otto e Novecento, non tanto per le prerogative strettamente artistiche quanto per l'esibizione del rapporto arte/vita. Un'esistenza d'eccezione – gesti eroici, passioni trasgressive, compiacimenti estetizzanti – per un'artista fuori dalla norma: così D'Annunzio costruì la sua immagine, con una cura che rivela forse il tratto più decisamente «moderno», la capacità di tener d'occhio i meccanismi del mercato e le aspettative del pubblico” R. Ceserani, L. De Federicis, Il materiale e l'immaginario
  • 3. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre La famiglia e gli anni di formazione (1863-1881) Nasce a Pescara il 12 marzo 1863 1874-1881: Prato, città in cui frequenta il liceo presso il prestigioso Convitto Nazionale Cicognini Registro degli esami del Liceo Classico “G.B. Vico” - Chieti Esami di licenza ginnasiale - 23 ottobre 1878
  • 4. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre La famiglia e gli anni di formazione (1863-1881) La leera a Giosuè Carducci (1879) “Iuse signore, quando ne le passate sere d'inverno leggevo avidamente i suoi bei versi, e gli ammiravo dal profondo de'animo, e senvo il cuore baermi for' di a(ei nuovi e liberi, mi venne mol' vol' il desiderio di scriverle una leerina in cui si racchiudessero tui ques senmen e ques palpi giovanili. Prendevo il foglieo e la penna, ed ascoltando la voce genle de'anima ravo giù le prime righe con una -ria e un ardore indicibili; ma nel voltar pagina mi assalivano a un ao cento curiosi pensieri che mi cosingevano a smeere, ed a scuo're la 'sta come per dire: che gran sciocco son io!...Mi pareva infai una solenne sciocchezza che un giovineo di sedici anni come me, oscuro alunno di liceo, scrivesse a un poeta come lei, già famoso in tua l'Italia, soltan4 per fargli sapere che l'ama, lo riverisce e l'ammira. […]Io le parlo co 'l cuore su le labbra, e sen4 deno di me una commozione sana e vivissima, e mi ema la mano nel vergar ques' righe. Io voglio seguire le sue orme: voglio anch'io combaere coraggiosamen' per questa scuola che chiamano nuova, e che è desnata a vedere ion9 ben diversi da quei dea chiesa e dea scuola di Manzoni; anch'io mi sento nel cerveo una scina di genio baagliero, che mi scuo' tue le 9bre, e mi mee ne'anima una smania 4rmen4sa di gloria e di pugne; anch'io voglio consacrare a l'ar' vera i baleni più -lgidi del mio ingegno, le forze più po'n dea mia vita, i palpi più santi del mio cuore, i miei sogni d'oro, le mie aspirazioni giovanili, le emende amarezze, le gioie supreme... E voglio combaere al suo 9anco, o Poeta! Ma dove mi asporta l'ardore?... Mi perdoni Signore, e pensi che io ho sedici anni e che son na4 soo il sole degli Abruzzi. 1879: il padre finanzia la pubblicazione di Primo vere, edito dalla tipografia Ricci di Chieti (nel 1880 la raccolta sarà pubblicata dalla casa editrice Carabba di Lanciano)
  • 5. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Il periodo romano (1881-1891) La cultura provinciale e vitalistica di cui il gruppo intellettuale di cui D'Annunzio (svolgendo attività giornalistica) entra a fare parte appariva al pubblico romano, ancora molto lontano dall'effervescenza intellettuale che animava le altre capitali europee, una novità barbarica, eccitante e trasgressiva. 1883: sposa con un matrimonio riparatore Maria Hardouin duchessa di Gallese, da cui avrà tre figli (Mario, Gabriele Maria, Ugo Veniero). Il matrimonio finisce in una separazione legale dopo pochi anni per le numerose relazioni extraconiugali del poeta, tra cui quella con Maria Gravina (da cui nascerà la figlia Renata). da aprile del 1887: relazione con Barbara Leoni, destinata a restare il più grande amore della vita del Vate 1889: Il piacere, Milano, Treves
  • 6. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Il periodo napoletano (1891-1894) 1892: Giovanni Episcopo, Napoli, Pierro 1892: L'innocente, Napoli, Bideri 1894: Il trionfo della morte, Milano, Treves 1893: Poema paradisiaco, Milano, Treves
  • 7. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Il periodo fiorentino (1894-1904) 1892: relazione epistolare con l'attrice Eleonora Duse 1894: la conosce personalmente e con lei intesse una relazione Per viverle accanto, D'Annunzio si trasferisce a Firenze, dove affitta la villa La Capponcina (vicinissima alla villa Porziuncola dell'attrice), trasformandola in un monumento del gusto estetico decadente, definita da lui la vita del signore rinascimentale. 1893-1897: D'Annunzio conduce un'esistenza movimentata che lo porta dapprima nella sua terra d'origine, poi in Grecia. 1895: Le vergini delle rocce, I romanzi del giglio, Roma, De Bosis 1900: Il fuoco, Milano, Treves
  • 8. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Il trasferimento in Francia (1904-1915) La relazione con Eleonora Duse si incrina nel 1904, dopo il tradimento con Alessandra di Rudiní e la pubblicazione de Il fuoco, in cui il poeta aveva descritto impietosamente la relazione con l'attrice. A Parigi D'Annunzio era un personaggio noto, cosa che gli permette di mantenere inalterato il suo dissipato stile di vita fatto di debiti e frequentazioni mondane, tra cui quelle con Marinetti e Debussy. 1914: Gabriele D'Annunzio rifiutò di diventare Accademico della Crusca, nemico giurato com'era degli onori letterari e delle università. Ai bolognesi che gli offrivano una cattedra scrisse infatti: amo più le aper' spiagge che le chiuse scuole dae quali vi auguro di liberarvi.
  • 9. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Dalle “radiose giornate” di maggio alla Prima guerra mondiale 5 maggio 1915 Inaugurazione del monumento ai Mille a Genova “D'Annunzio era allora un'autentica celebrità, qualcosa di simile alle star televisive di oggi: la sua vita avventurosa, la sua prodigiosa creatività intelletuale, le sue pose teatrali e le sue abitudini mondane lo avevano portato alla ribalta facendolo conoscere a una cerchia di pubblico ben più ampia dei cultori di lettere. D'Annunzio aveva inaugurato, non solo nella sua poesia ma nella sua vita, una nuova figura di intellettuale abituato a comparire sugli scenari della vita pubblica, a dettare aspetti delle moda, a influire sui comportamenti collettivi, a usare i mezzi di comunicazione di massa”. A. Gibelli, LA GRANDE GUERRA DEGLI ITALIANI
  • 10. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Dalle “radiose giornate” di maggio alla Prima guerra mondiale “Quando D'Annunzio scriveva o parlava, non erano molti quelli che capivano letteralmente il senso delle sue parole. Il suo linguaggio era raffinato, pieno di allusioni dotte e di citazioni classiche spesso oscure, ma anche di invenzioni audaci. […] Ma in definitiva a giocare erano il fascino e la fama del personaggio che si esibiva, ormai divenuto un divo. Estetica della politica e mitologia del capo carismatico erano in qualche modo collegate, lo stesso Mussolini avrebbe imparato molto da D'Annunzio”. “D'Annunzio diede forma suggestiva, elegante e teatrale agli umori dell'Italia nuova […] e lo faceva utilizzando e riplasmando miti e linguaggi tratti dalle tradizioni più diverse. Questa fu la sua grande capacità: combinare dinamicamente classicismo e modernità, servendosene per esprimere la nuova vitalità del paese in fase di crescita e le sue ambizioni espansionistiche. […] Nella sua oratoria i vecchi argini del linguaggio e dell'immaginario sembravano violati, la sua estetica vitalistica interpretava inquietudini di generazioni che sentivano il vecchio mondo come ormai troppo angusto”. A. Gibelli, LA GRANDE GUERRA DEGLI ITALIANI
  • 11. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Dalle “radiose giornate” di maggio alla Prima guerra mondiale 10 – 11 febbraio 1918 Beffa di Buccari Raid militare nella Baia di Buccari (Croazia). Gli incursori della Regia Marina su MAS invece di siluri lanciano messaggi in bottiglia. 9 agosto 1918 Volo su Vienna Nove aereoplani italiani sorvolano Vienna lanciando 50.000 copie di un manifestino in italiano.
  • 12. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre L'impresa di Fiume (1919-1920) 12 settembre 1919 Marcia di Ronchi D'Annunzio alla guida di circa 2.500 volontari (in maggioranza reduci della Prima Guerra mondiale) occupa la città di Fiume e ne dichiara l'annessione all'Italia. 8 settembre 1920 Reggenza italiana del Carnaro D'Annunzio si autoproclama capo del governo (Duce) dell'autoproclamato Stato di Fiume. 12 novembre 1920 Trattato di Rapallo: Fiume viene proclamata città libera. 24 dicembre 1920 Natale di sangue L'esercito italiano unterviene per sgomberare Fiume da D'Annunzio e dai suoi legionari.
  • 13. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre L'impresa di Fiume (1919-1920) Secondo lo storico tedesco G.L. Mosse, la liturgia politica del fascismo non fu una creazione di Mussolini, bensì di D'Annunzio. La complessa liturgia dannunziana fu sperimentata appunto durante l'occupazione di Fiume. Essa prevedeva i “discorsi dal balcone”, gli “squilli” di tromba, le “bandiere”, la “fiamma”, gli “slogans”, il discorso scandito con “domande retoriche” cui la folla rispondeva con risposte obbligate. L'impresa di Fiume, pensata come preludio alla rivoluzione italiana, si concluderà con un fallimento, ma essa sarà comunque una sorta di prova generale di quello che il fascismo realizzerà di lì a poco con la Marcia su Roma.
  • 14. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre L'esilio (1921-1938) Hic manebimus optime 1921: Notturno, Milano, Treves Reduce dall’impresa di Fiume, D’Annunzio è alla ricerca di una dimora defilata Sono avido di silenzio dopo tan4 rumore, e di pace dopo tanta guerra (dalla lettera a De Ambris, suo compagno nell’impresa fiumana) La scelta cade dunque sulla villa di Cargnacco, sulla costa del lago di Garda: immersa nel verde, su un colle terrazzato, tra un uliveto e una limonaia, è di proprietà di Heinrich Thode, illustre tedesco studioso d’arte che, espropriato in base al decreto del 1918 sui danni di guerra, è costretto ad abbandonare la sua residenza italiana. Oltre alla villa, con i rustici annessi, d’Annunzio entra in possesso anche dei circa seimila volumi della sua biblioteca, mobili, quadri e suppellettili.
  • 15. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre L'esilio (1921-1938) Hic manebimus optime febbraio del 1921: stipulato il contratto d’affitto, fa il suo ingresso nella villa, che pochi mesi più tardi acquisterà. Ribattezzata il “Vittoriale degli italiani” sarà ampliata da D'Annunzio, e successivamente aperta al pubblico. Qui lavora e vive fino alla morte (1938), curando con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e di simboli mitologici di cui la sua stessa persona costituiva il momento di attrazione centrale
  • 16. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Le Novelle della Pescara Terra vergine (1882) nove bozzetti, che diventeranno undici nella seconda edizione (1884) ● ispirazione provinciale, ambientazione rusticana ● del Verismo resta la teoria della ferinità dell'uomo e del determinismo che ne regola il comportamento. La natura però viene ridotta all'esigenza sessuale ● del Verismo mancano l'impersonalità e l'analisi scientifica - a vantaggio del momento istintuale e arazionale Il libro delle vergini (1884) San Pantaleone (1886) Tutta la narrativa di ambientazione abruzzese confluisce nelle Novelle della Pescara (1902)
  • 17. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre LA FIGURA PIÙ MONUMENTALE DEL DECADENTISMO “Figlio d'una razza semibarbara” “La figura più monumentale del decadentismo, quella in cui confluirono le varie correnti europee della seconda metà dell'Ottocento, non la dette la Francia, ma l'Italia, e una regione che più partecipava d'una vita istintiva e primordiale, una vera e propria «Italia barbara», il «remoto e inculto»* Abruzzo. Certe caratteristiche salienti del D'Annunzio posson farsi salire a peculiarità d'origine e di cultura; egli è, insomma, sempre e soprattutto il figlio d'una razza semibarbara che, venuto a contatto con una civiltà più che matura, se l'è assimilata rapidamente e sommariamente, con le inevitabili dissonanze derivanti da questo processo d'adattazione imperfetta. Di sotto la vernice, lo «spirito crudo» di tanto in tanto traspare”. M. Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica * G. D'Annunzio, Le faville del maglio
  • 18. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre LA FIGURA PIÙ MONUMENTALE DEL DECADENTISMO “... senza umanità” “Si vedrà un D'Annunzio alle poste dell'ultima novità, tutto teso verso l'esterno, pronto ad accogliere dall'esterno motivi, filosofie, gusti. Com'è da attendersi, egli si fisserà sugli aspetti più speciosi, sugli artisti più vistosi. […] Quella mancanza di umanità che si suol notare in tanta parte dell'opera dannunziana, è da attribuirsi, io credo, a un ambiguo estremismo: il D'Annunzio è un barbaro e, insieme, un decadente; manca in lui quella zona temperata che allo stadio attuale della cultura, rappresenta l'«umanità» […] L'abito dannunziano di costruirsi tutto dall'esterno, cercando se stesso negli altri, appropriandosi e riducendo a un comune denominatore le diverse fonti... ha fatto sì che l'opera complessiva del poeta presenti l'aspetto d'una monumentale enciclopedia del decadentismo europeo”. M. Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica
  • 19. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre I TRATTI COMUNI DEI ROMANZI ● La centralità del tema dell'arte e del valore dell'artista; ● L'autobiografismo; ● La mancanza di una vera struttura narrativa; ● Lo sperimentalismo; … E DEI LORO PROTAGONISTI ● Artisti o intellettuali con personalità d'eccezione (eccezione Giovanni Episcopo); ● Rifiuto della modernità e della quotidianità; ● Oscillazione tra tensione al dominio e isolamento;
  • 20. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre D'ANNUNZIO E IL MERCATO personaggi da vendere I personaggi dannunziani si interessano all'arte da “dilettanti”, rimanendo volutamente estranei ai problemi della produzione per il mercato, anzi proponendosi proprio di sottrarre l'arte al processo di mercificazione in atto. Al contrario dei suoi personaggi D'Annunzio, invece, è un ottimo “professionista”, molto attento alle esigenze del mercato ed alle caratteritiche del pubblico cui vuole destinare i suoi prodotti. L'artista dannunziano incarna un'alternativa, una diversità, rispetto alla società borghese dell'utile e del cattivo gusto; ma, insieme, egli è proprio ciò che il lettore borghese si aspetta che un artista debba essere. Videolezione Estetismo e mercato
  • 21. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Il piacere (1889) ovvero l'estetizzazione della vita, e la sua aridità È il 31 dicembre 1886. Andrea Sperelli, giovane aristocratico di origini abruzzesi, aspetta con ansia l'ex amante Elena Muti nella sua casa romana. Durante l'attesa la memoria torna al loro addio, avvenuto quasi due anni prima, nel marzo del 1885. Di qui una rievocazione del passato: quando da poco amante della donna, conosciuta ad una festa mondana, viene a scontrarsi con il marito di lei. Ferito, Andrea viene ospitato dalla cugina in una villa a Francavilla al mare, per vivere la convalescenza, in un'unione mistica con la natura e l'arte. Il 15 settembre 1886 arriva, ospite a villa Schifanoja, Maria Ferres con il marito, ministro plenipotenziario del Guatemala (che riparte subito), e con la figlia Delfina.
  • 22. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Andrea, sedotto dalla donna «spirituale ed eletta», le dichiara il suo amore; lei però non risponde, facendosi schermo della presenza della figlia. Ma Maria tiene un diario di quei giorni, dove sono annotati i suoi sentimenti, le sue riflessioni, i turbamenti d'amore per Andrea, da cui non vuole lasciarsi vincere. Dal 26 settembre in poi, attraverso il diario, vengono narrate le successive fasi del corteggiamento, sempre più serrato, finché il 4 ottobre, durante una cavalcata in una pineta, la donna cede. Tornato il marito, avviene la separazione tra i due innamorati. Andrea, guarito, torna a Roma, e si rituffa nella sua solita vita mondana, tra feste, passeggiate amorose e incontri con Elena, che lo lascia, comunicandogli di essere innamorata di un altro. Presto Andrea viene a sapere di una crisi finanziaria del marito di Maria, e la ospita nel suo palazzo. Andrea e Maria possono finalmente vivere liberamente la loro relazione, ma Andrea, ancora troppo legato ad Elena, in poco tempo distrugge anche questo rapporto. Il piacere (1889) ovvero l'estetizzazione della vita, e la sua aridità
  • 23. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Andrea riesce a nascondere con sempre maggior difficoltà la doppia vita amorosa. Dopo aver visto Elena uscire di casa per andare dal nuovo amante, torna nel rifugio di Palazzo Zuccari, dove, nell'ultima notte d'amore con Maria, pronuncia inconsciamente il nome di Elena. Maria lo lascia. Il 20 giugno Andrea partecipa all'asta dei mobili appartenuti ai Ferres. Il romanzo si conclude con Andrea che segue gli scaricatori che trasportano l'armadio da lui comprato all'asta, salendo le scale «di gradino in gradino, fin dentro la casa». Mentre Maria vede distrutto il proprio patrimonio, dilapidato dai creditori, ad Andrea non resta che la solitudine e la consapevolezza di assistere al cambiamento di un'epoca storica, al passaggio del potere dalla nobiltà alla democrazia popolare. Il piacere (1889) ovvero l'estetizzazione della vita, e la sua aridità
  • 24. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre arte è il valore assoluto ● la vita stessa viene concepita come arte ● dunque “l'arte per l'arte” non è solo un programma estetico ma anche uno stile di vita ● anche la morale è subordinata a una visione estetica della vita, i cui valori diventano la raffinatezza, la bellezza, il languore del gusto e delle sensazioni. ● Stilisticamente si mescolano: tradizione naturalistica del romanzo d'ambiente e la nuova tendenza decadente della narrativa lirico-evocativa Il piacere (1889) ovvero l'estetizzazione della vita, e la sua aridità Il piacere libro I cap. II Videolezione “Andrea Sperelli” “un'opera grande e infame” (Carlo Michelstaedter)
  • 25. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Il trionfo della morte (1894) Giorgio Aurispa è un giovane abruzzese colto e raffinato di nobile discendenza che ha abbandonato il paese natìo per trasferirsi a Roma. Intesse una relazione con una donna sposata, Ippolita Sanzio, che deciderà poi di abbandonare il marito in favore del protagonista. Roma per Giorgio e Ippolita non è più una città di pace eterna come lo era una volta. Dalla visione del cadavere di un suicida Giorgio comincia a sviluppare un senso di malessere. Nemmeno Ippolita con il suo amore riesce a consolarlo. Giorgio decide di partire con la fidanzata per l' Umbria. Nel secondo libro si spostano in Abruzzo (Guardiagrele, Casalbordino, Santuario della Madonna dei Miracoli, Fossacesia, San Vito Chietino). Qui Giorgio ha tutto il tempo di riflettere su ciò che ha compiuto in vita sua fino a quel momento.
  • 26. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Il trionfo della morte (1894) Giorgio attraverso lo studio della filosofia di Nietzsche presume di potersi disfare di tutti i propri crucci, e arrivare ad essere padrone di tutti i sentimenti – pur riconoscendo di non essere mai stato sensibile all'attività speculativa cui tanto va anelando. All'ennesimo episodio tragico, Giorgio si convince che la sua vita sia minata da una Nemica, un essere impalpabile, causa di tutti i suoi mali. E ne ha piena consapevolezza non appena subisce una mancanza di rispetto da parte della sua fidanzata: in una passeggiata presso il trabocco di Fossacesia, Giorgio vorrebbe tuffarsi a nuotare tra gli scogli, ma Ippolita è riluttante. Giorgio cerca di aiutarla, ma lei scioccamente cade in acqua e rischia di far affogare entrambi. L'uomo così incomincia a guardare con odio atroce la sua Ippolita e medita addirittura di ucciderla, riconoscendo in lei la Nemica.
  • 27. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre ● influenza del modello naturalistico (tara famigliare di violenza, dissipazione, nevrastenia) ● il protagonista possiede anche i tratti raffinati ed estetizzanti di Andrea Sperelli ● filosofia di Nietzsche (e citazioni dalle sue opere) ● realizzazione dell'io e sua inettitudine Il trionfo della morte (1894) il superuomo e l'inetto Videolezione “Il Trionfo della morte” Testo 71 “Ippolita la Nemica”
  • 28. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Il 25-26 settembre 1892 D’Annunzio pubblica su “Il Mattino” di Napoli “La bestia elettiva”. I due brevi articoli partono da considerazioni attorno a Nietzsche per avviare una violenta polemica contro il suffragio universale e, più in generale, contro la democrazia. Le letture nietzscheane di D' Annunzio derivavano da un testo francese di Jean de Néthy intitolato “Nietzsche-Zarathustra” e pubblicato nella Revue Blanche nell' aprile del 1892. Indipendentemente da quanto D'Annunzio avesse veramente recepito della filosofia nietzschiana e da quanto invece sovrapponesse la propria immagine e il proprio sentire decadente alla riflessione originale di Nietzsche, i suoi articoli rappresentarono lo strumento più efficace di penetrazione del pensiero del filosofo tedesco in Italia. D'Annunzio e Nietzsche
  • 29. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Negli stessi anni D’Annunzio comincia ad inserire richiami alla filsoofia di Nietzsche nelle sue opere. Il Trionfo della Morte si apre con una citazione tratta da Al di là del bene e del male e si chiude con un richiamo al superuomo profetizzato da Nietzsche. Vi sono libri che hanno per l'anima e la salute un valore opposto, a seconda che se ne serva un'anima ignobile, un'inferiore forza vitale, oppure invece quella più alta e più possente: nel primo caso sono libri pericolosi, frantumanti e dissolventi, nel secondo, sono appelli d'araldo, che invitano i più prodi alla loro prodezza. I libri per tutti sono sempre libri maleodoranti: l'odore della piccola gente resta loro attaccato addosso. Dove il popolo mangia e beve, perfino là dove esso tributa la sua venerazione, c'è di solito del fetore. Non si deve andare in chiesa se si vuol respirare aria “pura”. D'Annunzio e Nietzsche
  • 30. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Nel romanzo Le Vergini delle Rocce D'Annunzio utilizza Nietzsche per legittimare la sua ideologia politica antidemocratica: Il mondo, quale oggi appare, è un dono magnifico largito dai pochi ai molti, dai liberi agli schiavi: da coloro che pensano e sentono a coloro che debbono lavorare … Aspettate dunque e preparate l’evento. Per fortuna lo Stato eretto sulle basi del suffragio popolare e dell’uguaglianza, cementato dalla paura, non è soltanto una costruzione ignobile, ma è anche precaria. Lo Stato non deve essere se non un istituto perfettamente adatto a favorire la graduale elevazione di una classe privilegiata verso un’ideal forma di esistenza. Sull’uguaglianza economicae politica, a cui aspira la democrazia, voi andrete dunque formando una oligarchia nuova, un nuovo reame della forza; e riuscirete in pochi, o prima o poi, a riprendere le redini per domar le moltitudini a vostro profitto. Non vi sarà troppo difficile, invero, ricondurre il gregge all’obbedienza. Le plebi restano sempre schiave, avendo un nativo bisogno di tendere i polsi ai vincoli. Esse non avranno dentro di loro giammai, fino al termine dei secoli, il sentimento della libertà D'Annunzio e Nietzsche
  • 31. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Giovanni Episcopo è un impiegato che conduce una vita mediocre. Subisce il fascino di un suo collega, Giulio Wanzer, persona risoluta e aggressiva. Giovanni sposa Ginevra, una cameriera giovane e piacente, dalla discutibile fama. Passati pochi giorni dal matrimonio, la donna muta carattere, diventa più crudele e scostante col marito e comincia a tradirlo. Giovanni pensa di poter ancora salvare il matrimonio in seguito alla nascita del figlio Ciro, ma la speranza risulta vana. Per i problemi familiari, egli trascurerà i suoi doveri in ufficio fino al licenziamento. Così inizierà ad affogare le sue frustrazioni nel vino. Vinto dalla propria inettitudine, sarà incapace di reagire quando Wanzer, divenuto amante abituale della moglie, si trasferirà stabilmente a casa sua. Avrà un moto di ribellione quando Wanzer alzerà le mani sul figlio: Giovanni lo pugnalerà a morte. Giovanni Episcopo (1891) una lunga novella sul tema dell'inettitudine
  • 32. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Tullio Hermil, ex diplomatico e ricco proprietario terriero, è marito di Giuliana, dalla quale ha avuto due figlie. Uomo dai gusti raffinati, e privo di moralità, ha un temperamento inquieto e sensuale, e tradisce la moglie continuamente. Quando, veramente pentito, Tullio torna da lei, deve apprendere che la donna lo ha tradito a sua volta e aspetta un figlio dallo scrittore Filippo Arborio. Il nascituro viene visto dai due come un elemento di disturbo del loro improbabile amore. Venuto al mondo l'innocente, Giuliana si fa silenziosa complice del piano disumano del marito. Tullio, approfittando della breve assenza della governante, espone il bambino al gelo di una notte natalizia. Il piccolo ovviamente si ammala e muore poco dopo, fra la disperazione dei parenti e dei servitori. L'innocente (1892)
  • 33. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Claudio Cantelmo è l'ultimo discendente di una nobile e antica famiglia. Concepisce l'idea di generare un erede (l'«ideal tipo latino») degno di tali illustri antenati, mediante l'unione con una nobildonna di pari rango. Claudio si trasferisce in un'indefinita località dell'ex Regno delle due Sicilie, dove riallaccia i rapporti con una nobile famiglia del posto: i principi Capece-Montaga, che vivono in un palazzo in sfacelo, nel culto ossessivo del passato borbonico. Attratto dalle tre figlie del principe, Violante, Massimilla, Anatolia, Claudio non sa decidersi. Alla fine la scelta cade su Anatolia, che rifiuterà la proposta di matrimonio per poter continuare ad assistere i propri familiari. Anatolia stessa, tuttavia, spinge Claudio a prendere in considerazione come futura consorte sua sorella Violante, la più degna del suo amore. Così finisce il libro delle vergini e incomincia il libro della Grazia, secondo di una trilogia mai compiuta. Le vergini delle rocce (1895)
  • 34. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre L'ultimo film diretto dal regista, presentato al Festival di Cannes, due mesi dopo la morte di Visconti. Il regista realizzò il film in carrozzella - morirà nella primavera del 1976, colto da una forma grave di trombosi pochi giorni dopo aver visionato insieme ai suoi più stretti collaboratori il film nella prima forma del montaggio. Il film fu così presentato al pubblico, fatta eccezione per alcune modifiche apportate dalla co-sceneggiatrice Suso Cecchi D'Amico, sulla base di indicazioni dello stesso regista. L'innocente (1976) di L. Visconti
  • 35. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Pur nel sostanziale rispetto dei tratti principali della personalità del protagonista (il superomismo, l'ateismo fiero, lo spirito anticonformista), Visconti introdusse nella sceneggiatura significative differenze rispetto al romanzo di D'Annunzio: ● non è Tullio a raccontare in prima persona, come avviene nel romanzo; ● maggiore presenza di personaggi femminili: nel film, Giuliana reagisce al tradimento del marito e non rinuncia a costruirsi una propria esistenza affettiva autonoma. Rivendica, poi, il controllo sul proprio corpo, rifiutandosi di abortire, ed infine lascia il marito. ● nel romanzo Tullio sopravvive al suo crimine. Nel film è lui stesso a giustiziarsi suicidandosi; quasi a sancire l'incapacità di un aristocratico di venire a patti con la modernità. L'innocente (1892)
  • 36. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Claudio Cantelmo è l'ultimo discendente di una nobile e antica famiglia. Concepisce l'idea di generare un erede (l'«ideal tipo latino») degno di tali illustri antenati, mediante l'unione con una nobildonna di pari rango. Claudio si trasferisce in un'indefinita località dell'ex Regno delle due Sicilie, dove riallaccia i rapporti con una nobile famiglia del posto: i principi Capece-Montaga, che vivono in un palazzo in sfacelo, nel culto ossessivo del passato borbonico. Attratto dalle tre figlie del principe, Violante, Massimilla, Anatolia, Claudio non sa decidersi. Alla fine la scelta cade su Anatolia, che rifiuterà la proposta di matrimonio per poter continuare ad assistere i propri familiari. Anatolia stessa, tuttavia, spinge Claudio a prendere in considerazione come futura consorte sua sorella Violante, la più degna del suo amore. Così finisce il libro delle vergini e incomincia il libro della Grazia, secondo di una trilogia mai compiuta. Le vergini delle rocce (1895)
  • 37. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Una serata in settembre. Stelio Effrena, poeta giovane e geniale, tiene un grande discorso al Palazzo Ducale di Venezia, davanti a un pubblico entusiasta. Spiega tutta la sua filosofia sull'arte antica. Si accompagna da un'attrice celebre: la Foscarina, che nel primo capitolo viene chiamata Perdita. È una bella donna, anche se non più giovane, e ama Stelio fino all'abbandono della propria personalità. Pur sapendo che questo suo amore è in pericolo, presenta una donna giovane e bellissima a Stelio, la cantante Donatella Arvale. Foscarina è sicura che lei non resterà la sua unica amante. Il fuoco (1900)
  • 38. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre In un viaggio in nave con un amico, Stelio incontra Richard Wagner, per lui incarnazione del genio artistico. Ma Wagner è vecchio e malato, e subisce un colpo apoplettico. Stelio e il suo amico lo soccorrono e lo fanno scendere dalla nave. Foscarina decide di lasciare Stelio per renderlo libero nelle sue creazioni poetiche. Alla notizia della morte di Richard Wagner, Stelio e i suoi discepoli partecipano al corteo funebre per il grande compositore. La commovente descrizione del trasporto della salma di Wagner da palazzo Vendramin alla stazione ferroviaria altro non sembra essere che semplice trasposizione del reale da parte di un testimone - Gabriele d'Annunzio pretese di esser stato nel 1883, non ancora ventenne, tra i sei portatori a spalla del feretro del grande musicista. Il fuoco (1900)
  • 39. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Nietzsche, Il caso Wagner (1888) e Contra Wagner (1889-1895) Presa di distanza del filosofo tedesco dal musicista: ● Motivazioni biografiche: Conversione al cristianesimo. ● Motivazioni politiche: Avvicinamento di Wagner al nazionalismo-populista tedesco(e idea di un teatro per le masse) e sue posizioni antisemite. ● Motivazioni artistiche: Critica del principio wagneriano secondo cui la musica deve essere solo un mezzo per conseguire il fine: il dramma. ● Motivazioni filosofiche: Rifiuto dell'idea della “redenzione” e quindi della possibilità di dare un senso al dolore. D'Annunzio tra Nietzsche e Wagner
  • 40. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre 23 luglio, 3 e 9 agosto 1893 articoli di D'Annunzio su “La Tribuna” dedicati al caso Wagner Il poeta prende le difese del grande compositore attaccato duramente da Nietzsche Per D'Annunzio Wagner è un genio moderno, l’artista completo capace di esprimere “la profondità della malinconia moderna, i pensieri indefiniti, i desiderii senza limiti, le ansie senza causa, tutti i turbamenti più oscuri e più angosciosi”. Wagner è l’interprete di un “bisogno metafisico”. Innamorato del musicista tedesco, D'Annunzio perseguì costantemente l'idea wagneriana di creare una nuova grande arte in cui tutte le altre venissero fuse, la magnifica ambizione dell’opera totale. D'Annunzio tra Nietzsche e Wagner
  • 41. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Nietzsche e la musica mediterranea Mentre ripudia Wagner Nietzsche esalta invece la “musica del Sud”, rappresentata ad esempio da Bizet e dalla sua Carmen, esempio di opera solare, mediterranea, con forti contrasti passionali e uno spiccato senso del destino da tragedia greca, quel che Wagner aveva appunto perduto. “Non concederò mai che un tedesco possa sapere che cos'è la musica. I cosiddetti musicisti tedeschi, soprattutto i grandissimi, sono stranieri, slavi, croati, italiani...” D'Annunzio: “A vucchella” Il testo della canzone nasce da una scommessa fra Gabriele D'Annunzio e Ferdinando Russo, autore di note canzoni napoletane, nel 1892, quando entrambi collaboravano con “Il Mattino”. Il poeta abruzzese scrisse 'A vucchella che Russo conservò fino al 1904 quando la consegnò' a Francesco Paolo Tosti per farla musicare. La canzone fu pubblicata dalla Ricordi di Milano ed ebbe un enorme successo, anche grazie all'interpretazione del celebre tenore Enrico Caruso. Nietzsche, D'Annunzio e la “canzone napoletana”
  • 42. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Ambientato nel mondo dell'aviazione, il romanzo descrive lo sviluppo di passioni che legano e dividono cinque personaggi borghesi. La vicenda verte sulla nascita di una violenta passione amorosa tra Paolo Tarsis e Isabella Inghirami. Nel retroscena si intrecciano le vicende di Vanina e Lunetta e Aldo. La dolorosa scoperta della storia d'amore tra Paolo e Isabella da parte di Aldo e Vanina causa una precipitosa caduta verso tendenze suicide: Aldo e Vanina tentano insieme il suicidio sporgendosi da una muraglia diroccata. Vanina è infatti innamorata di Paolo. Emerge verso la fine del romanzo che Aldo intrattiene relazioni sessuali con la sorella Isabella. Vanina svela a Paolo questa relazione e poi si suicida. Isabella si ammala di una follia inarrestabile. Forse che sì forse che no (1910)
  • 43. GABRIELE D'ANNUNZIO Proff. Piccirilli - Baldassarre Frammenti, ricordi, prevalentemente di guerra. Tornato in Italia per partecipare alla prima guerra mondiale, D'Annunzio fu costretto all'immobilità in seguito a un incidente aereo. D'Annunzio scrisse il Notturno utilizzando circa diecimila cartigli, su ciascuno dei quali era possibile una sola riga di testo. Il materiale così redatto fu poi messo in ordine dalla figlia Renata che lo aiutava al capezzale. La prima edizione del libro, considerato un vero capolavoro dalla critica, fu pubblicato per la prima volta da Treves nel 1916, quando, tuttavia, non aveva ancora ricevuto l'ultima mano dall'autore. L'edizione definitiva, sotto il diretto controllo del poeta, apparve invece nel 1921. Notturno (1921) un “commentario della tenebra”